Il Futuro del Lavoro: Sfide per Stato e Imprese nelle

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Il Futuro del Lavoro: Sfide per Stato e Imprese nelle
Il Futuro del Lavoro:
Sfide per Stato e Imprese
nelle Economie Avanzate
VITTORIO TERZI
Master OP Reunion - Università Bocconi, Milano
27 novembre 2012
RISERVATO ED ESCLUSIVO
È severamente vietato qualsiasi utilizzo
del presente materiale senza specifica
autorizzazione di McKinsey & Company.
RISERVATO
Il Futuro del Lavoro:
Sfide per Stato e Imprese nelle
Economie Avanzate
Nelle economie avanzate si stanno verificando alcuni trend di lungo termine che
stanno cambiando in modo strutturale il mondo del lavoro. Tecnologia e
globalizzazione stanno modificando il modo di lavorare all’interno delle imprese e
la dinamica tra domanda e offerta. Il recupero di livelli occupazionali pre-crisi
2007 non avverrà in tempi brevi se si trascurano questi cambiamenti.
Obiettivo di questo intervento è di illustrare l’impatto di tecnologia e
globalizzazione sul lavoro nelle economie avanzate e le implicazioni per Stato e
Imprese. In sintesi, la tesi che viene proposta afferma che:
1. Il mondo del lavoro nelle economie avanzate si trova di fronte a una vera e
propria discontinuità provocata da avanzamento di tecnologia e
globalizzazione.
2. La natura del lavoro nonché la dinamica dell’offerta e della domanda stanno
subendo cambiamenti che porranno nuove sfide sia dal lato del recupero e della
tenuta dei livelli occupazionali, sia dal lato della capacità competitiva delle
imprese.
3. Per creare nuovo lavoro e ritornare ai livelli occupazionali pre-crisi 2007 gli
Stati devono accelerare il loro adattamento ai cambiamenti del mercato del
lavoro su molteplici fronti.
4. In parallelo le imprese devono continuare a cavalcare i cambiamenti in corso
portando innovazione nella gestione del “fattore lavoro” per mantenere la loro
competitività.
5. La funzione Risorse Umane delle imprese in queste economie dovrà evolvere
da un ruolo spesso assimilato a servizio amministrativo a uno di funzione
strategica con responsabilità di regia nel processo di valorizzazione del capitale
umano.
1
1. DISCONTINUITA’ NEL MONDO DEL LAVORO DELLE ECONOMIE
AVANZATE
Il mondo del lavoro nelle economie avanzate si trova di fronte a una nuova vera e
propria discontinuità provocata dall’avanzamento della tecnologia e della
globalizzazione.
a. Disallineamento tra domanda e offerta.
□
Disoccupazione per 40 milioni di persone con persistente debolezza
della domanda
□
Gap di offerta per la copertura dei profili professionali a più alta
qualificazione denunciato dalle imprese.
b. Impatto di tecnologia e globalizzazione sui fondamentali del mercato.
□
Domanda di lavoro a basso valore aggiunto ridotta dall’aumento di
produttività e migrazione verso geografie low cost
□
Domanda di operatori con educazione superiore e a più alta
qualificazione stimolata dallo sviluppo dell’economia della conoscenza
e della tecnica ma non soddisfatta dal mercato del lavoro
□
Gestione all’interno delle imprese della presenza parallela di
generazioni molto diverse tra loro (baby boomer, millenium).
c. Sfide nuove per Stato e Imprese.
□
Allungamento dei tempi di recupero dell’occupazione (da 6 mesi nel
1990 a 2 anni almeno oggi)
□
Cambiamento radicale del rapporto “dipendente-impresa”
□
Strategia competitiva di arbitraggio del lavoro a basso costo
insufficiente.
2
2. CAMBIAMENTO DI NATURA DEL LAVORO E DINAMICA DI DOMANDA
E OFFERTA
Cinque trend stanno influenzando i livelli di occupazione e la natura del lavoro
nelle economie avanzate.
a. Impatto della tecnologia sul modo di lavorare. Nelle economie avanzate,
le occupazioni a basso valore aggiunto scompaiono a favore di quelle ad alto
valore aggiunto. La tecnologia, dopo aver contribuito all’aumento di
produttività nel manifatturiero e nei processi di gestione delle informazioni,
sta avendo i suoi effetti sui lavori che comportano interazioni complesse che
hanno generato occupazione negli ultimi dieci anni.
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Nelle economie avanzate, la maggiore crescita occupazionale riguarda
interazioni complesse, produzione non routinaria o attività transazionali
Nuove occupazioni create negli Stati Uniti, 2001–09
Milioni di dipendenti
Interazioni
Scambi che coinvolgono
problem solving, esperienza,
contesto (es., avvocato,
infermiere)
4,8
Transazioni
Scambi che possono essere
schematizzati in un copione/
una routine o automatizzati
(es., cassiere di banca, della
GDO)
Produzione
Processo di conversione da
materiali fisici a beni finiti (es.,
operaio, agricoltore)
FONTE: US Bureau of Labor Statistics; analisi McKinsey Global Institute
-0,7
-2,7
McKinsey & Company | 1
L’interpretazione del lavoro diviene più flessibile, e il posto di lavoro si
virtualizza favorendo lo sviluppo di schemi contrattuali più aperti. Le
imprese acquisiscono maggiori gradi di libertà nella gestione del costo del
lavoro e, negli ultimi vent’anni, hanno raddoppiato la creazione di
opportunità basate sui nuovi contratti più flessibili rispetto ai rapporti di
lavoro regolati secondo un’impostazione tradizionale.
b. Polarizzazione delle competenze e freno alla crescita. La costruzione
delle nuove capacità di cui le aziende hanno bisogno non sta arrivando con
la necessaria velocità. Nelle economie avanzate si sta verificando una
polarizzazione delle competenze che non aiuta la crescita.
I lavoratori con educazione primaria sono in eccesso rispetto alla domanda e
alimentano tassi di disoccupazione crescenti.
3
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Nelle economie avanzate, il tasso di disoccupazione per lavoratori non
Livello inferiore
qualificati è 2-3 volte maggiore a lavoratori qualificati
all’istruzione
secondaria superiore
Secondaria
Tasso di disoccupazione, anni 25-64, per livello di istruzione
% della forza lavoro
Terziaria
Gran
Bretagna
Francia
Danimarca
Germania
Svezia
Spagna
Italia
26
2011
19
14
13
10
6
4
7
9
5
6
5
12
11
6
5
2
4
9
6
6
McKinsey & Company |
SOURCE: Eurostat; OECD Education at a Glance 2001 and 2011 analisi McKinsey Global Institute
La quota di lavoratori con educazione universitaria o superiore non basterà a
coprire la domanda delle imprese in questo segmento, nonostante il suo forte
aumento dimensionale sia nelle economie avanzate sia in quelle emergenti.
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I tassi relativi al conseguimento dell’istruzione terziaria sono raddoppiati
nelle economie avanzate e aumentati di 2,5 volte in quelli in via di sviluppo
dagli anni ‘80
Livello di istruzione
% del totale della popolazione in età lavorativa; milioni di persone
Economie avanzate1
100% =
Terziaria
618
12
Economie in via di sviluppo2
808
1.968
4
3.703
10
24
32
46
Secondaria
64
65
64
Primaria o
inferiore
44
25
1980
11
2010
1980
2010
1 Include 25 paesi appartenenti alle categorie Giovani avanzati, Avanzati maturi e Paesi dell’Europa meridionale.
2 Include 45 paesi appartenenti alle categorie Giovani con reddito medio, Cina, India, Giovani in via di sviluppo, Russia e CEE.
NOTA: I numeri potrebbero non dare la stessa somma indicata causa arrotondamento.
FONTE: Divisione Popolazione delle Nazioni Unite (revisione 2010); Istituto Interno per l’Analisi di Sistemi Applicati (IIASA) McKinsey & Company | 2
4
Nel 2020 si prevede un gap di 16-18 milioni di lavoratori qualificati e un
eccesso di 32-35 milioni di lavoratori non qualificati nelle economie
avanzate.
ROM-14.1/13.12-19112012-04510/CS
Entro il 2020, le economie avanzate potrebbero avere troppo pochi
lavoratori con istruzione universitaria e troppi con istruzione secondaria
Paragone tra le proiezioni di domanda e offerta di lavoro, 2020E
Milioni di lavoratori
Divario
478
Milioni di lavoratori %1
150
-16 to -18
-10
253–256
288
+32 to +35
+11
60
59
-1
Domanda
Offerta
Terziaria
166–168
Secondaria
Primaria
497
-1
1 Il divario è indicato in percentuale della domanda, nel caso di mancanza di risorse, e dell’offerta, nel caso di eccesso di risorse
NOTA: I numeri potrebbero non dare la stessa somma indicata causa arrotondamento
FONTE: Divisione Popolazione delle Nazioni Unite (revisione 2010); IIASA; ILO; Global Insight; stime PIL; fonti nazionali
per gli Stati Uniti e Francia; analisi McKinsey Global Institute
McKinsey & Company | 4
Uno squilibrio di queste proporzioni influenza in modo sensibile la finanza
pubblica, la capacità competitiva delle imprese, la distribuzione dei redditi
nella società e può portare a un rallentamento prolungato della crescita
economica complessiva.
c. Squilibrio geografico del mercato del lavoro. Il disallineamento tra domanda
e offerta si ripropone anche a livello geografico. Si rileva un eccesso di
offerta di capacità lavorativa nelle aree geografiche a bassa crescita e un
difetto in aree che offrono opportunità (specie per occupazioni ad alta
qualificazione).
Lo sbilanciamento tra geografie si verifica anche all’interno dei confini
nazionali. In Gran Bretagna, Germania, Francia - e si pensi all’Italia stessa il gap tra domanda e offerta di lavoro in aree territoriali diverse è tangibile.
Questo squilibrio sta creando una spinta alla mobilità dei lavoratori e allo
sviluppo del lavoro virtuale per attività che possono essere svolte in remoto.
Si calcola che oggi oltre 200 milioni di lavoratori operano al di fuori del loro
paese di origine e che circa la metà di questi crea flussi di immigrazione dai
paesi emergenti verso le economie avanzate. Questo sbilanciamento
comporta importanti sfide anche per lo Stato nel recupero dei livelli
occupazionali pre-crisi.
5
La proprietà diffusa dell’abitazione è un disincentivo alla mobilità. Al
contrario, le politiche di housing sociale e di immigrazione, gli incentivi alla
mobilità, la creazione di un sistema informativo nazionale sulle opportunità
di lavoro nelle diverse geografie sono strumenti fondamentali per facilitare
la mobilità e evitare di prolungare oltre misura i tempi di recupero dei livelli
occupazionali.
d. La sfida del pool di risorse non utilizzate. Anche la sfida di un maggiore e
migliore utilizzo dei giovani, delle donne e degli over 55 è strategica per
Stato e Imprese nelle economie avanzate.
□
La disoccupazione giovanile è a livelli mai visti da moltissimi anni (19
% in media nel 2010). Ritardo nell’accesso al lavoro e occupazioni
saltuarie significano per queste generazioni una minore accumulazione
nel tempo (oltre a un disagio sociale nell’immediato) con un potenziale
impatto sul costo per lo Stato (100 miliardi di dollari di sussidi per 6,1
milioni di adulti tra 16 e 24 anni fuori dalle scuole e dal lavoro in USA).
Queste risorse vengono sottratte alla crescita e sarebbero meglio spese
incentivando le imprese a creare occupazione per loro.
ROM-14.1/13.12-19112012-04510/CS
Il tasso di disoccupazione giovanile è alto e in crescita, mettendo l’intera
generazione a rischio
Tasso di disoccupazione giovanile
Per cento
Paesi sviluppati
Paesi selezionati, 2011
17,9
17,2
17,5
48,7
Spagna
47,2
Grecia
32,1
Italia
14,0
30,8
Portogallo
29,0
Irlanda
23,8
Francia
Svezia
22,9
Gran Bretagna
22,3
Olanda
8,6
Germania
7,8
Media globale
1998
2010
2011
2012E
12,6
EU-27
22,1
A livello globale più di 75 milioni di giovani sono disoccupati,
pari a circa la metà della forza lavoro degli Stati Uniti
1 Include gli EU-27 e altre economie avanzate, come Australia, Canada, Giappone, e Stati Uniti.
FONTE: ILO Trend di Occupazione Giovanile Globale, 2011 e outlook 2012; ISTAT; analisi McKinsey Global Institute
□
McKinsey & Company |
Gli over 55 stanno aumentando a livello globale (dal 10% della
popolazione attiva nel 1990 al 22% stimato per il 2030). Questa
categoria avrà una crescente esigenza di prolungare la vita lavorativa per
la continua riduzione della capacità di accumulo a fini pensionistici.
Nelle economie avanzate, dove la crescita della popolazione ristagna, un
loro corretto impiego, basato su un ridisegno delle mansioni da parte
6
□
delle imprese, potrebbe contribuire a colmare il gap di competenze
qualificate (si stima almeno per il 25% in Germania).
Anche le donne, nonostante la recente crescita di attenzione a livello
mondiale nel livello di istruzione, continuano a rappresentare una
categoria sotto utilizzata. Anche in questo caso una gestione più
flessibile e innovativa del rapporto di lavoro renderebbe produttivo un
bacino di popolazione oggi escluso dal lavoro e contribuirebbe a
colmare il divario di lavoratori con istruzione superiore denunciato
dalle imprese (si stima fino al 33% in Germania).
La gestione del pool di risorse non utilizzate non è un gioco a somma zero e
richiede, da parte dello Stato, una particolare abilità politica nel calibrare le
diverse iniziative a vantaggio di ciascuna categoria.
e. Crescente divaricazione delle remunerazioni. Nelle economie avanzate
l’aumento della domanda di lavoro qualificato e la caduta di opportunità di
lavoro di basso valore negli ultimi 25 anni hanno avuto un diverso impatto
sulla crescita delle remunerazioni producendo una crescente divaricazione
tra categorie.
Questo fenomeno è accentuato dalle mutazioni nel processo di formazione
delle famiglie (crescita del 25% della quota di famiglie formate da single dal
1980 in OECD) e sta producendo una rarefazione della classe media (poco
evidente negli ultimi 10 anni per effetto della facilità di accesso al credito
ma oggi sempre più netta).
7
Nel corso degli ultimi 25 anni, i redditi sono aumentati più velocemente per
le famiglie benestanti rispetto a quelle povere in molti paesi sviluppati
Variazione media annua del reddito reale delle famiglie, metà anni ‘80 - fine 2000
Per cento
Decile superiore delle remunerazioni
4,5
3,5
3,0
2,5
2,0
1,5
1,0
0,5
Australia
Paesi con una crescita del
reddito più veloce nel decile
superiore
4,0
Norvegia
Gran Bretagna
Irlanda
Finlandia
Svezia Nuova Zelanda
Stati Uniti
Canada
Germania
Francia
Olanda
Danimarca
Italia
Belgio
Austria
Grecia
Portogallo
Giappone
Paesi con una crescita del reddito
più veloce nel decile inferiore
0
-0,5
-0,5
0
Spagna
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
3,5
4,0
4,5
Decile inferiore delle remunerazioni
FONTE: Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo; analisi McKinsey Global Institute
McKinsey & Company | 1
Una stagnazione del reddito lascia la classe media e inferiore con meno
risorse da spendere mentre l’aumento dei redditi delle classi agiate
innalzano solo in parte i consumi, dal momento che queste risparmiano più
in proporzione di quanto guadagnino.
Una disoccupazione prolungata e una mancanza strutturale di competenze
per crescere possono portare a una deriva preoccupante nelle economie
avanzate. Ne risentirebbero quindi le capacità di sviluppo economico, il
costo dei programmi di sostegno statale e la coesione sociale.
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3. NECESSITÀ DELLO STATO DI ACCELERARE LA CAPACITÀ DI
ADATTAMENTO AL MERCATO
Nonostante le resistenze della politica e delle parti sociali, lo Stato è stato
sorpassato dal mercato (es., arbitraggio sui mercati a basso costo di lavoro,
virtualizzazione del posto di lavoro, ecc.). Per recuperare il ritardo accumulato, si
deve riconoscere che la creazione di nuovo lavoro richiede crescita economica e
viceversa, e si deve accelerare su tre dimensioni.
■ Nel breve, è necessario rivitalizzare la domanda interna mantenendo
stabilità economica. L’obiettivo è perseguibile attraverso 1) politiche fiscali
e monetarie orientate alla crescita, 2) l’attivazione di progetti statali mirati
alla creazione di occupazione ma soprattutto 3) il recupero della fiducia di
famiglie, imprese e investitori. Per ridare vigore alla domanda interna, è
infatti importante rilanciare i consumi, assicurare un ambiente favorevole alle
imprese, e promuovere importanti programmi di investimento che
compensino le debolezza della domanda aggregata. Tutte le economie
avanzate possono trarre beneficio da nuovi investimenti in infrastrutture. A
titolo di esempio gli attuali piani di manutenzione infrastrutturale di ferrovie,
strade, sistemi di controllo aereo, impianti di produzione di energia ecc.
superano i 1000 miliardi di dollari in US e 500 miliardi di dollari in UK. Per
attrarre capitali necessari alla crescita è essenziale ricostruire la fiducia degli
investitori dimostrando disciplina nella gestione della finanza pubblica e
credibilità nella riduzione del debito dello Stato. Una banca pubblica per le
infrastrutture (secondo il modello Cassa Depositi e Prestiti) può essere un
efficace canale di accesso ai progetti per gli investitori internazionali.
■ In parallelo è importante incentivare imprenditorialità e semplificazione
nel “fare impresa”. L’iniziativa imprenditoriale rappresenta un importante
motore di generazione di nuova occupazione e va incentivata, facilitando
l’accesso da parte delle nuove imprese ai capitali di funzionamento e
semplificando tutte le regole che governano il “fare impresa”. Inoltre, vanno
introdotte norme e meccanismi di “quasi mercato” per creare la liquidità che
permette agli investitori grandi e piccoli di partecipare alle nuove iniziative,
senza il rischio di rimanere immobilizzati a tempo indeterminato. E’ un punto
su cui si può fare e si sta già facendo molto.
■ Nel medio termine lo sviluppo del capitale umano deve essere messo al
centro della politica di crescita economica nei paesi sviluppati. Significa
intervenire su diversi fronti, in particolare su:
a) Il rinnovamento del sistema educativo primario, secondario e superiore
per preparare meglio i giovani alle nuove professioni e alla domanda di
lavoro delle imprese.
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b) L’arresto della fuga dei migliori talenti e l’incentivazione
dell’importazione di risorse ad alta qualificazione da altre geografie
(immigrazione di qualità).
c) La trasformazione degli ammortizzatori sociali in strumenti per la
riqualificazione professionale e la ricollocazione sul mercato.
d) La creazione di nuovi strumenti (su modello dell’agenzia del lavoro
tedesca) dedicati a una gestione sistematica dell’incrocio tra domanda
e offerta di lavoro nel paese.
Le economie avanzate riacquisteranno vitalità se sapranno assicurare valore e
qualità del proprio capitale umano. Un’economia dotata dei migliori talenti, infatti,
riesce a produrre innovazione e ad attirare il capitale richiesto per sostenere ogni
tipo di attività economica.
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4. IMPERATIVO PER LE IMPRESE CONTINUARE A INNOVARE PER
MANTENERE COMPETITIVITÀ
Le imprese non sono rimaste ferme: hanno delocalizzato in geografie a basso costo
del lavoro, hanno sfruttato i trend della globalizzazione, stanno usando la
tecnologia per rendere più produttiva la loro attività ed essere più competitive.
Se i mercati emergenti rappresentano per loro una grande opportunità di crescita, i
ricchi mercati dei paesi di origine rimangono molto importanti quanto a
dimensione e qualità della domanda potenziale. In queste economie le imprese
devono prendere atto che lo Stato non riuscirà a dare una risposta in tempi brevi
alle sfide della bassa crescita, della carenza di risorse qualificate in nuovi lavori,
dei crescenti costi sociali ecc.
Per mantenere competitività devono continuare a innovare la gestione della leva
“lavoro” cogliendo le opportunità offerte dall’evoluzione di contesto. Vediamo tre
nuove direttrici strategiche.
■ Ottimizzare la supply chain globale. Significa continuare a portare le
attività dove i costi sono più bassi ma anche dove c’è più abbondanza di
risorse di qualità. Significa anche aumentare la flessibilità e l’agilità
organizzativa in quanto la velocità di risposta richiesta dal mercato aumenta e
le scelte di localizzazione stanno diventando più complesse.
Significa inoltre essere più granulari nelle scelte di impostazione della filiera
produttiva e commerciale. Ad esempio, le remunerazioni nelle aree costiere
della Cina e nelle grandi città dell’India hanno raggiunto i livelli delle
economie sviluppate e molte attività delocalizzate nei paesi emergenti stanno
ritornando indietro per essere collocate in aree interne a basso costo o a
maggiore disponibilità di manodopera qualificata.
■ Fare leva sulla tecnologia per superare gli squilibri di competenze e
geografie. La tecnologia consente di adattare il lavoro alle capacità
disponibili e di spostare le attività dove c’è offerta delle necessarie capacità.
Attraverso l’innovazione delle modalità lavorative è anche possibile offrire
opportunità a risorse che non vogliono essere impegnate a tempo pieno o
preferiscono lavorare in remoto. Tecnologia e flessibilità contrattuale
consentono di variabilizzare una parte del costo del lavoro.
■ Mettere il capitale umano al centro delle strategie aziendali. In attesa del
rinnovamento del sistema educativo statale, le imprese possono decidere di
sviluppare il tipo di competenze e la pipeline di talenti richiesti per la loro
attività lanciando programmi interni di formazione e training su larga scala.
Infosys o IBM sono esempi di aziende che investono in modo tangibile nella
formazione di studenti e dipendenti in funzione delle proprie esigenze
aziendali.
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Le imprese in settori omogenei possono intervenire, attraverso le associazioni che
le rappresentano, sul disegno dei nuovi programmi universitari assicurando un
migliore allineamento con le richieste del mondo del lavoro. Inoltre in ogni Stato
le imprese possono contribuire con l’Agenzia del Lavoro locale nella costruzione
del sistema informativo che incrocia domanda e offerta di lavoro, fornendo tutte le
informazioni relative alle opportunità che ciascuna di esse dispone.
La motivazione per Stato e imprese nelle economie avanzate è identica: senza un
maggiore impegno nello sviluppo del capitale umano è difficile immaginare di
dare impulso alla crescita economica e alla creazione di nuova occupazione.
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5. EVOLUZIONE DELLA FUNZIONE RISORSE UMANE VERSO UN
RUOLO STRATEGICO
Nelle imprese, la funzione Risorse Umane è di solito concepita come una funzione
di servizio. In quanto tale, non ha al proprio interno le competenze per
comprendere in profondità le sfide strategiche dell’impresa e non è un
interlocutore delle funzioni di business trainanti. La gestione del capitale umano
viene svolta in modo reattivo anziché proattivo. La difficoltà che spesso la
funzione Risorse Umane incontra nel collegare il ROI e i risultati economici
dell’impresa al ruolo da essa svolta - in particolare dal lato dello sviluppo del
capitale umano aziendale - non sempre le permette di esprimere una rilevante
“autorità strategica” verso le altre funzioni aziendali più critiche per il business.
Livello di fiducia nella pianificazione strategica della forza lavoro
Livello di fiducia degli intervistati sulla pianificazione della forza lavoro1
Million workers
Abbastanza incerto
o non fiduciosi
11
Molto fiduciosi
27
61
Solo il 27 per cento degli
intervistati sono altamente
fiduciosi nella
pianificazione della forza
lavoro condotta dalla loro
azienda
Abbastanza
fiduciosi
n=274
1 Il campione include intervistati che hanno posizionato ogni priorità delle risorse umane come una delle loro 3 maggiori priorità
al mometo
NOTE: Le percentuali non raggiungono 100 causa arrotondamento
SOURCE: Lo status del Capitale Umano, Indagine 2012, The Conference Board e McKinsey & Company
Alla luce di quanto sta accadendo nel mondo del lavoro, il ruolo e i compiti della
funzione Risorse Umane stanno cambiando. In particolare la funzione si deve
attivare per:
■ Anticipare il futuro e comprendere come il cambiamento della modalità di
lavoro avranno impatto sull’organizzazione.
■ Gestire la pipeline di risorse assicurando che si verifichi una produzione
stabile e di qualità delle nuove capacità richieste dal business.
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■ Mantenere alto il livello di energia di tutto il personale seguendo
l’evoluzione del rapporto “dipendente e impresa” e facendo leva sulle
determinanti della motivazione individuale delle nuove generazioni.
■ Assicurare l’agilità organizzativa richiesta per fare fronte in continuità al
più alto livello di incertezza.
In altre parole, è cruciale che la funzione Risorse Umane diventi interlocutore
primario dei business leader, si doti delle capacità per leggere le criticità
strategiche dell’azienda entrando nei processi di definizione della strategia
aziendale. Inoltre, è necessario che impari a tradurre la strategia in requisiti per le
risorse umane e acquisisca familiarità con il processo di innovazione e i rischi a
esso connessi. Mai come in questo momento la funzione Risorse Umane ha avuto
l’opportunità di poter esprimere tutto il suo potenziale.
□
□
□
Se tutto quello che abbiamo tratteggiato non accade, le economie avanzate sono
condannate al declino e alla decrescita.
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