arriva la normativa che regola il biologico nell`attività
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arriva la normativa che regola il biologico nell`attività
RISTORANTI DOSSIER Arriva la normativa che regola il biologico nell’attività: anticipazioni al SANA con Ristoranti Scegliere bio? Ristoranti crede che sia un’opportunità, soprattutto alla luce della legge che regolerà il bio opzione Scenario, mercato, norme prospettive. Riccardo Oldani Fotolia Bio nella somministrazione. consumi Il biologico è l’unico comparto che ha visto crescere i consumi nonostante la crisi; nella grande distribuzione sono nate e si moltiplicano le insegne specializzate. stili Gli stili alimentari danno più valore di un tempo alle scelte nutrizionali, alla trasparenza e stagionalità degli alimenti, alle garanzie, ai territori delle tipicità. I consumatori potenziali di bio sono un mercato enorme, che la ristorazione può intercettare con grande profitto. normativa Lo sviluppo del bio nel mondo della somministrazione viene oggi stimolato da una normativa che regola, per la prima volta, la materia nei pubblici esercizi, secondo la direttiva recepita dalla Comunità Europea. La normativa (conclusione dell’iter in autunno) stabilisce in sintesi gli accorgimenti necessari alla conservazione e preparazione degli alimenti bio e prevede la certificazione dell’esercizio. biodiversità La disciplina del bio fuori casa apre uno scenario particolarmente virtuoso sullo sfondo del cibo 51 organico e della biodiversità, dove L’Italia è tra i produttori leader nel mondo. benefici Il progetto è stimolante: i consumatori avranno a disposizione una rete di locali bio identificabili; i ristoranti accoglieranno nuovi clienti; e le imprese agricole, con industrie e distributori, potranno rispondere con nuovi valori. DOSSIER BIOLOGICO DOSSIER BIOLOGICO la crescita delle aziende biologiche in Italia dal 1983, primo anno per cui esistono dati ufficiali, alla situazione attuale Nel nostro Paese i consumi di cibi biologici sono in aumento, nonostante il caro-vita. E si moltiplicano le iniziative commerciali. 1.106.684 C gli ettari totali coltivati secondo criteri bio in Italia, una superficie pari a quella della Giamaica 40.462 sono i produttori agricoli che nel nostro Paese hanno scelto la strada del biologico, circa un quinto di tutti quelli in Europa 598 i gruppi di acquisto solidali votati al biologico (+68% nel 2009 rispetto all’anno precedente) 900 comuni italiani hanno introdotto l’obbligo dell’alimentazione bio nelle mense scolastiche. Ne usufruisce più di un milione di bambini 404 ristoranti e locali pubblici in Italia propongono menu con almeno il 70% di alimenti biologici Boom per pomodori e confetture ercate un sinonimo per cibo naturale? Biologico è la parola giusta. Almeno stando alle preferenze alimentari dimostrate dagli italiani, che sempre di più privilegiano il consumo di frutta, verdura e carne prodotti secondo le rigide regole della filiera bio. Prodotto alimentare Uova Latte fresco Yogurt Bevande alla frutta Miele Pasta di semola Olio d’oliva Confetture Pomodori polpa Una passione che va oltre la crisi Variazione % 2009/2008 +24,3 +3,2 -17,6 +27,1 +10,4 -13 -4 +173 +40,2 rilevare un balzo in avanti del 5,4% rispetto al 2007. Secondo Coldiretti il 2009 si è chiuso con un incremento nelle vendite di alimenti biologici del 4% rispetto al 2008: una crescita che si è manifestata soprattutto in ipermercati e supermercati, dove gli acquisti di questo genere di alimenti sono aumentati del 6%. E la tendenza pare essere ancora più accentuata nelle grandi città. Principali colture biologiche in Italia Tipi di aziende biologiche in Italia 46% Frutta, vite e olive La Camera di commercio di Milano, che tiene sotto controllo i consumi di 800 nuclei familiari, ha rilevato come quasi una famiglia su due preferisca prodotti biologici, considerati più sani e di migliore qualità. Una sfida anche per i grandi marchi Produttori e Preparatori 5% 45% Ortaggi 6% Colture industriali 3% Preparatori 11% ristoranti Produttori 52 84% Fonte: Sinab 51 miliardi il valore delle vendite mondiali di alimenti organici del 2008, il doppio rispetto al 2003 % su totale bio 8,3 6,6 5,7 4,9 3,6 3,3 2,8 2,7 1,1 I consumi domestici di prodotti bio confezionati: come sono saliti tra 2009 e 2008 e quale quota coprono sul totale del mercato. Lo attestano numerose indagini sui consumi. A partire da quella di Ismea, l’Istituto di servizi per il mercato agricolo e alimentare (www.ismea.it), che in collaborazione con Nielsen tiene d’occhio le nostre abitudini alimentari. Secondo gli ultimi rilevamenti disponibili, nel primo semestre 2009 gli acquisti di prodotti biologici confezionati sono saliti del 7,4% rispetto allo stesso periodo del 2008, quando già avevano fatto Cereali quenti e più stringenti rispetto a quanto stabilisce la normativa. Il biologico “tira” così tanto, che in Italia è nata anche la prima rete di supermercati interamente dedicata. Si chiama NaturaSì (www.naturasi.eu), con punti vendita in tutte le principali città d’Italia e anche in Spagna e un catalogo di oltre 4.000 prodotti. Sembra logico quindi che marchi importanti della grande distribuzione abbiano dato vita a linee specifiche per assecondare questo orientamento dei consumatori. È il caso di Esselunga, che dal 1999 ha messo in commercio linea EsselungaBio con oltre 250 prodotti, mentre sono più di 300 le referenze di Viviverde, il marchio ideato da Coop per contrassegnare i suoi alimenti biologici. Quest’ultimo gruppo ha anche definito un disciplinare di produzione specifico per i proprio fornitori, che sono anche soci, con controlli costanti, più fre- imprese del gusto Fonte: Ismea/Nielsen +910% Tante aziende qualche problema Non solo: nel 2009 gli operatori attivi nella filiera sono stati oltre 48.500, secondo quanto riporta il Sinab, Sistema d’informazione nazionale sull’agricoltura biologica (www. sinab.it). Circa 40.500 sono produttori esclusivi, cioè interamente dedicati a questo tipo di coltura. Eppure, i consumatori lamentano ancora una certa difficoltà nel reperire gli alimenti biologici. Lo attesta un’indagine, condotta dal periodico “Vie del gusto”, su un microcampione di 350 italiani che, nelle rispettive famiglie, si occupano degli acquisti. Ben il 69% indica come principale ostacolo all’acquisto la reperibilità. Ma i consumatori si stanno attrezzando a superare anche questo problema, attraverso i gruppi d’acquisto solidali (Gas), associazioni spontanee di cittadini che si uniscono per comprare a prezzi favorevoli direttamente dal produttore. Secondo il rapporto BioBank, che ogni anno fotografa il settore, i Gas biologici in Italia sono 598 e sono cresciuti del 68% nel 2009. Opzione bio, nuovo mercato per i ristoranti D a un po’ di tempo a questa parte il biologico è sbarcato anche nella ristorazione. Sfugge ancora alle statistiche, perché è difficile individuare con esattezza un ristorante “bio”. Secondo gli autori del rapporto BioBank (consultabile anche online sul sito www.biobank.it) possono fregiarsi di questo “titolo” gli esercizi che in menu propongono almeno un 70% di ingredienti provenienti dalla filiera organica. Le caratteristiche dei prodotti bio e i loro vantaggi per l’ambiente e la nutrizione. U no dei motivi del successo degli alimenti organici tra i consumatori italiani è la loro ottima immagine: li consideriamo più salubri e ricchi di nutrienti e coltivati in modo da rispettare l’ambiente. In altre parole, il biologico nell’accezione comune è divenuto sinonimo di “naturale”. Si tratta ovviamente di una semplificazione, dato che anche i pomodori o il grano coltivati con metodi tradizionali non sono certo “artificiali”. E non si possono certo negare i successi ottenuti nell’ultimo secolo dall’agricoltura classica, che è riuscita a moltiplicare la resa per ettaro, stravolgendo completamente gli orizzonti produttivi. Demografia e qualità delle colture La popolazione mondiale è ancora in crescita vorticosa, nel 2050 toccherà i 9 miliardi. Solo negli Secondo i dati forniti da BioBank (e pubblicati anche nell’annuario TuttoBio 2010) i ristoranti bio italiani sono 404, di cui 206 al Nord, 125 al Centro, 53 al Sud e 20 nelle Isole. Con il 51% del totale degli esercizi l’Italia settentrionale si dimostra più sensibile al fenomeno, e diciamo anche alla moda, dell’alimentazione organica. Sul totale, inoltre, 228 locali sono ristoranti, pizzerie, self-service, fast food, asporto e catering. I restanti 176 sono agriturismi che offrono ristorazione anche al pubblico, oltre che ai propri ospiti. Il quadro del biologico fuori casa in Italia si completa poi con gli agriturismi, 1.222 in totale in tutta la Penisola, di cui ben 262, il 21% del totale, concentrati in due sole regioni, Toscana e Marche. Quest’ultima in particolare vanta la più alta densità di agriturismi bio rispetto alla popolazione: ben 11 ogni 100 mila abitanti. 404 51% i ristoranti biologici censiti nel 2009 dal rapporto BioBank è la percentuale di ristoranti biologici nel Nord Italia 253 1.222 propongono cucina tipica e tradizionale sono gli agriturismi italiani che si sono orientati al biologico 201 ristoranti biologici hanno optato per un menu vegetariano cibi sani, sicuri e qualitativi anni successivi dovrebbe cominciare a diminuire, secondo le previsioni degli esperti. Questo boom della popolazione solo fino a pochi decenni fa era visto con terrore, di fronte alla prospettiva di non avere cibo per tutti. Ora la stessa Fao (l’organizzazione mondiale per il cibo e l’agricoltura) ritiene che, con le attuali rese e metodiche agricole abbiamo sul Pianeta territorio sufficiente per dare da mangiare a tutti. Ma non è solo un problema di quantità, conta moltissimo anche la qualità. Sempre secondo la Fao, che ogni anno produce un rapporto sullo stato dell’agricoltura mondiale (www.fao. org) il vero problema della produzione agricola attuale è un’organizzazione errata della produzione, che crea troppo cibo in alcune parti del mondo e troppo poco in altre. La risposta è nell’organico A questo problema, secondo l’organizzazione, il biologico può essere una delle risposte, «perché migliora l’accesso al cibo, garantisce una dieta più equilibrata, migliora la qualità dell’ambiente e l’equità sociale». L’obiettivo fissato dall’associazione è portare la produzione agricola mondiale a un 56% di organico entro il 2030. Il vantaggio di questo tipo di produzione sta nel privilegiare varietà ideali per i luoghi di coltura, adattate ai climi e ai terreni, inserite nelle tradizioni dei popoli. L’impossibilità di organizzare colture estensive rende invece praticabile una produzione più varia, con più specie vegetali e più foraggi per gli animali locali, garantendo un ventaglio completo di cibi indispensabile per una nutrizione equilibrata dei popoli. Contenuti nutritivi: l’organico rispetto al tradizionale contenuti più elevaticontenuti ridotti Materia secca nelle verdure Pesticidi residui Minerali (ferro e magnesio)Nitrati nelle verdure AntiossidantiAcidi grassi saturi Vitamine e polifenoli nella carne Acidi grassi polinsaturi Contenuto di proteine nella carne e nel latte nel grano Nutrienti dei cereali grezzi 53 contenuti equivalenti Micotossine in cereali Micotossine nel latte La gran parte dei minerali in frutta, verdura e cereali Beta-carotene in frutta e verdura 21% degli agriturismi bio è tra Marche e Toscana Proprietà nutritive eccezionali Fonte: elaborazioni Cateringross il mercato cresce NUMERI Fin qui abbiamo parlato di massimi sistemi e di un sistema mondiale che, organizzato in modo organico, salverebbe molte vite, facendo bene anche alle nostre anime occidentali. Ma per il corpo quali sono i benefici? Il biologico ormai è diffuso da decenni e non mancano quindi le ricerche scientifiche sulle sue proprietà nutritive. Una delle ricerche più complete e interessanti è quella pubblicata nel 2009 da un team di ricerca francese dell’Inra (Institut national de la recherche agronomique), coordinato da Denis Lairon, esperto di nutrizione e prevenzione delle malattie metaboliche della facoltà di Medicina all’università di Aix-Marseille. Lo studio raccoglie e analizza i dati raccolti fin dal 2001 da una squadra di 50 ricercatori formata dall’Agenzia francese per la sicurezza alimentare (Afssa). L’esito mostra come i vegetali organici abbiano, rispetto a quelli tradizionali, più materia secca (e quindi meno contenuto d’acqua) e una maggior quantità di minerali DOSSIER BIOLOGICO Quando la scelta è bio M entre il Ministero delle Politiche Agricole sta lavorando a una bozza per regolare la ristorazione biologica (vedi anche pag 56) Ristoranti ha voluto immaginare un modello d’impresa bio che - una volta osservate le regole - abbia solide fondamenta per affrontare la competitività del mercato. Ecco le linee d’azione che, a nostro giudizio, potranno fare acquisire reali valori professionali e dare concreti benefici alla filiera. Il decalogo del locale virtuoso 1 Utilizza e trasforma alimenti 6 Crea preparazioni di Contro i pregiudizi di origine biologica e identifica gastronomia bio “specialità”, o marca con evidenza la propria capaci di ottenere forte attività di somministrazione. notorietà presso i consumatori. 2 Rispetta rigorosamente ogni punto della normativa vigente e degli eventuali disciplinari privati (per esempio: spazi di stoccaggio e conservazione; spazi, attrezzature e tempi di preparazione ben distinti dagli alimenti convenzionali; opportune pulizie prima di ogni ciclo produttivo). 7 Promuove i principi di una sana e corretta alimentazione proponendo bevande e alimenti bio in tutte le occasioni di consumo di pertinenza: prima colazione, pasti, aperitivi ed happy hour 8 Valorizza la propria identità o vocazione o percorso bio attraverso tutti i canali di Individua con scrupolo comunicazione al pubblico i fornitori che producono a disposizione: vetrina, e consegnano alimenti biologici segnaletica, carta delle vivande e laddove è possibile ne predilige e bevande, sito internet, la vicinanza geografica che newsletter, social network, consente di valorizzare i prodotti pubblicità, recensioni su del territorio e ridurre l’impatto guide, adesione a circuiti ambientale dei trasporti. enogastronomici della tipicità e del territorio. Instaura un rapporto di conoscenza diretta dei fornitori Programma eventi per approfondire e verificare gli di valorizzazione della cultura aspetti della filiera e dei metodi del biologico e della biodiversità di produzione biologica. volti a destare interesse presso i consumatori e notorietà Favorisce presso gli addetti presso i media. alle preparazioni alimentari e al servizio la conoscenza Si impegna a correlare dei prodotti biologici e la propria proposta bio l’acquisizione di elementi atti con elementi, attenzioni e azioni ad approfondire la cultura mirati alla più generale salute del sistema bio affinché si e benessere dell’ospite trasformino in un concreto e ad un’attività coscienziosa bagaglio professionale. e rispettosa dell’ambiente. 3 4 9 5 10 e antiossidanti. Le carni di animali da allevamenti biologici presentano invece maggiori quantitativi di grassi polinsaturi, quelli buoni. La grande maggioranza del cibo organico, poi (dal 94 al 100%) non contiene affatto pesticidi e molti meno nitrati (circa la metà). I cereali biologici, infine, contengono livelli di micotossine (funghi potenzialmente pericolosi per la salute umana) paragonabili a quelle dei cereali “tradizionali”. Lo studio francese mette in discussione alcune critiche rivolte in passato ai cibi organici, soprattutto vegetali, da alcuni considerati più soggetti a deteriorarsi dopo la raccolta e ad essere aggrediti da parassiti o funghi. Secondo Lairon, invece, «L’agricoltura biologica ha il potenziale di regalare prodotti di alta qualità. Dopo decenni in cui queste colture sono aumentate in misura contenuta, ora ci troviamo di fronte a un picco di domanda e di consapevolezza da parte di consumatori e produttori. I sistemi agricoli biologici, riorganizzati in modo efficiente e sostenibile, possono trasformarsi da fenomeno di nicchia a soluzione con un impatto globale e a lungo termine». Uno studio sulle colture italiane Anche in Italia sono comunque stati prodotti studi interessanti sulla qualità degli alimenti biologici, in particolare da parte dell’Inran, Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (www.inran.it). Un progetto pluriennale ha preso in esame alcune colture, ristoranti 54 DOSSIER BIOLOGICO confrontando produzioni frutticole tradizionali e bio. Queste ultime, recita lo studio, «sono caratterizzate da una presenza più massiccia di antiossidanti, molecole preziose per la nostra salute, dal momento che aiutano a prevenire cancro e malattie cardiovascolari». Più nel dettaglio, le pere William’s bio contengono meno fibra ma più zuccheri, vitamina C e antiossidanti, le pe- rischio di contaminazione, gli agricoltori devono prevedere zone di rispetto che separino i loro campi da eventuali colture vicine condotte in modo tradizionali. La separazione è accentuata da “barriere” naturali, come filari di alberi o siepi. Anche il diserbo è scoraggiato e può essere condotto solo con mezzi meccanici e non chimici. Lo scopo è favorire la biodiversità nei campi, indi- Severità biodinamica S e il biologico è severo nel determinare regole per il produttore, il biodinamico lo è ancora di più. Questo metodo di coltura nasce nel 1924 per iniziativa di Rudolf Steiner, filosofo e pedagogo, ideatore della medicina “antroposofica”. Si basa sull’osservazione dei cicli della natura e programma semine e interventi in campo secondo un rigoroso calendario sincronizzato con le fasi lunari. Sono vietati gli interventi chimici e tutto deve essere orientato a favorire le dinamiche fisiche e chimiche del terreno, applicando adeguate rotazioni colturali o preparando il terreno con composti rigorosamente naturali. In Italia i prodotti biodinamici sono contrassegnati con il marchio Demeter (www.demeter.it), associazione privata di produttori, trasformatori e distributori. Altro punto di riferimento è l’Associazione per l’agricoltura biodinamica (www.biodinamica.org), che organizza corsi e diffonde la cultura legata a questa disciplina agricola. valori Superficie coltivata in Italia Valore della produzione (in euro) 5.000 ettari 20 milioni Dati ministero Politiche agricole sche hanno una maggiore concentrazione di ferro e calcio, le susine più fosforo, potassio e zinco. Sistemi di coltura e allevamento Questi risultati sono possibili grazie ai metodi colturali. Nell’agricoltura biologica è proibito l’impiego di qualsiasi additivo di sintesi, dai concimi agli antiparassitari. Inoltre, per evitare il imprese del gusto spensabile per trovare un equilibrio ecologico anche nelle colture. Anche per gli animali vigono regole stringenti, che riguardano non solo la qualità dei mangimi, ma anche la “felicità”. Banditi i sistemi in batteria, gli allevatori biologici sono tenuti a lasciare il più possibile i loro animali all’aria aperta e sui pascoli, affinché si nutrano in modo naturale. Gli organismi di certificazione C hi garantisce la matrice biologica dei prodotti alimentari in Italia sono gli organismi di controllo, autorizzati dal ministero delle Politiche agricole. Si tratta di 17 enti (il cui elenco completo è disponibile sul sito del Sinab, www.sinab. it). Quattro operano esclusivamente nella provincia autonoma di Bolzano, mentre altri controllano un numero limitato di produttori. I più importanti però sono dieci, tutti membri di Federbio, che ha l’obiettivo di migliorare il servizio di certificazione a favore delle imprese del set- L’ Italia è l’Eldorado del Biologico. Nel nostro Paese almeno un abitante su due consuma abitualmente prodotti di questo tipo. La passione dei nostri connazionali non nasce però dal nulla, ma da un movimento che ha profonde radici e che pone l’Italia ai primi posti nelle classifiche mondiali dell’agricoltura organica. Secondo i dati forniti dal Sinab, al 31 dicembre 2009 gli operatori della filiera organica erano 48.509, di cui 40.462 produttori esclusivi. Crescita anche in tempi difficili Il numero delle aziende, a dir la verità, è calato del 2,3% rispetto al 2008, ma si tratta di un fenomeno facilmente spiegabile. Nel 2009 infatti è calato in generale il numero delle aziende agricole in Italia che, per effetto della crisi economica, hanno dovuto in parte chiudere e in parte essere accorpate da società di dimensioni maggiori. Osservando i dati assoluti, il biologico è il comparto che è calato di meno per quanto riguar- tore biologico al fine di assicurare il mercato circa l’affidabilità e la credibilità delle produzioni biologiche. La lista è sulla pagina web www.federbio.it/soci-organismi-controllo.php. bioagricert.org biozoo.it icea.info bio.sidelitalia.it certbios.it imcert.it ccpb.it bio.sidelitalia.it qcsrl.it ecocertitalia.it IL BIO Italiano Siamo al secondo posto in Europa per superficie coltivata e al primo per numero di aziende. Con qualità e quantità invidiabili. da il numero delle imprese. Che in realtà il settore sia in ottima salute è attestato anche dal fatto che la superficie di territorio S adibita a colture organiche è salita del 10,4% e ha raggiunto la ragguardevole estensione di 1 milione e 106.684 ettari. È sceso Extravergine leader e c’è un settore delle produzioni biologiche in cui l’Italia detiene senza discussione lo scettro mondiale è senz’altro quello dell’olio extravergine di oliva. Da sempre deteniamo il record di cultivar, oltre 500, di per sé non un indicatore di appartenenza alla filiera organica, ma senz’altro sinonimo di tipicità e qualità. Ma i dati più recenti confermano che abbiamo anche l’oliveto biologico più grande del mondo, 118 mila ettari, pari al 26% del totale mondiale. Ben al di sopra della Spagna che ha il 23% e molte meno cultivar, circa una quarantina. Merito del traino della Puglia, che ha convertito al bio il 9% di tutti i suoi oliveti. L’Italia è anche alla guida di un progetto transnazionale, denominato BiolMed, per la promozione dell’olio biologico nell’area del Mediterraneo. estensione coltivazioni Superficie coltivata 118.000 ettari Quota italiana sulla superficie mondiale 26% Totale oliveti bio in Puglia 34.000 ettari 55 invece il numero di capi da allevamenti bio, che nel 2007 e nel 2008 avevano registrato un forte aumento, come rimarca FederBio, la Federazione italiana dell’agricoltura biologica e biodinamica. Tra i primi produttori al mondo I dati italiani si inseriscono in un quadro mondiale ed europeo in crescita. In tutto il mondo sono 154 i Paesi con produzioni biologiche, per un totale di superficie agricola utilizzata (Sau) di 31 milioni di ettari, più del doppio dell’intero territorio della Penisola. In Europa siamo i secondi per estensione coltivata, subito dopo la Spagna: insieme i due Paesi mettono insieme un quarto dell’intero territorio europeo coltivato secondo criteri organici, che ammonta a circa 8,2 milioni di ettari, il 23% del totale mondiale. E per quanto riguarda la qualità, come siamo messi? Qualità da primi della classe Il livello della nostra produzione è eccellente, come indicato anche dal rapporto Inran su alcune nostre colture. E si inserisce in una tradizione che ci vede storicamente ai vertici mondiali del settore ortofrutticolo: l’Italia è tra i primi produttori del globo per quanto riguarda moltissime varietà, come i kiwi, le pesche, le ciliegie, le fragole, ma anche l’uva e le olive. E questo primato si riflette anche sulla produzione biologica. Interessanti anche le valutazioni sui prodotti derivati. Per quanto riguarda il latte, per esempio, una ricerca condotta da Veneto Agricoltura e dal dipartimento di Scienze animali dell’Università di Padova mette in evidenza come «il latte bovino ha un rapporto più favorevole fra acidi grassi saturi e insaturi e un miglior apporto di acidi grassi omega-3, omega-6 e Cla (acido linoleico coniugato) rispetto al latte DOSSIER BIOLOGICO Disaccordi sul vino bio S e per l’olio biologico le cose vanno a gonfie vele, sul fronte del vino, pur in uno scenario di crescita, il decollo si fa attendere. Le imprese tradizionali continuano a ritenere indispensabili molti trattamenti chimici effettuati in vigna e in cantina. Non solo, c’è anche disaccordo sulle regole comuni. È in corso un tentativo della Commissione europea per fissare criteri comuni sul vino biologico, ma la discussione non trova soluzione. Al centro del dibattito i livelli di solfiti e di zuccheri aggiunti nei vini bianchi e rossi, che per l’Italia dovrebbero essere più rigidi di quanto propongono la Francia e, soprattutto, Paesi carenti di sole, come la Germania. convenzionale». Per quanto riguarda le razze da allevamento, si privilegiano quelle autoctone, che si adattano più facilmente alle situazioni locali. «Il numero degli animali – sottolinea Roberto Pinton di FederBio – è limitato per ridurre il sovrappascolo, il calpestio del suolo, l’erosione o l’inquinamento provocato dalle deiezioni». Inoltre è vietato tenere i capi legati o in isolamento, la riproduzione non viene indotta con ormoni e l’alimentazione va fatta con piante coltivate in loco. Non si possono somministrare antibiotici e altri medicinali e i piccoli devono essere alimentati con latte naturale e non in polvere. Quale verità dietro i marchi? Ma quello che è venduto come biologico in Italia è veramente tale? In passato sono stati sollevati dubbi sull’efficacia dei sistemi di controllo, soprattutto dopo il boom del comparto. La norma europea, da noi recepita, prescrive ispezioni annuali da parte di organismi di controllo individuati e autorizzati dal ministero. I controlli avvengono all’atto della domanda, per verificare che l’azienda abbia i requisiti necessari e poi, recita la legge “In Italia su quasi 50.000 aziende biologiche, nel 2008, sono state effettuate oltre 63.000 visite ispettive, con il prelievo e l’analisi di 5.500 campioni”. BOLLO e norme in vista L’Europa adotta un nuovo marchio per i prodotti confezionati. Attese regole anche per i locali bio. R iusciremo, come auspica la Fao, a far sì che nel 2030 le colture biologiche costituiscano il 56% dell’intera produzione agricola mondiale? Non sarà facile se pensiamo che oggi, in Europa, è condotto in modo organico soltanto l’1,7% della superficie agricola utilizzata. Ma le cose si stanno muovendo, a partire dall’introduzione del nuovo marchio europeo, l’Eurofoglia (vedi immagine), che dal primo luglio scorso contrassegna tutto il biologico confezionato. Il marchio sostituisce il vecchio bollino e i Paesi membri dell’Unione hanno tempo due anni per completare la transizione completa nell’etichettatura. Il provvedimento è l’atto finale di un lungo percorso per eliminare le differenze di certificazione tra i vari Paesi e creare uno standard unico europeo. Al tempo stesso una garanzia per i consumatori, ma anche per i produttori, che in questo modo dovrebbero acquisire la certezza di un comune scenario d’azione. Verso regole condivise da tutti Il passo ulteriore dovrebbe essere uno standard mondiale. Anche se sembrano aspetti prettamente politici e poco interessanti per consumatori e operatori, questi temi sono fondamentali per un ulteriore salto di qualità del biologico. Inserire in un mercato mondiale certificato le produzioni di molti Paesi, anche in via di sviluppo, è l’unico viatico per far crescere in modo deciso la superficie di territorio dedicata e per dare un ulteriore impulso ai consumi. Di pari passo si auspicano La direttiva in sintesi norme più rigide per l’agricoltura tradizionale. Secondo dati ufficiali, ancora oggi in Italia il 22% della frutta venduta contiene residui di un pesticida. Imporre limiti più rigidi e vincolanti ai produttori non soltanto può garantire maggiormente la sicurezza dei consumatori, ma può spingere anche nuovi operatori verso la via dell’agricoltura organica. Uno slancio per tutto il settore Un’ulteriore spinta al settore verrebbe poi impressa dall’introduzione di un contrassegno per identificare i locali della ristorazione (ne parliamo nel riquadro a destra). Oltre a garantire i consumatori aprirebbe un canale ai produttori, che troverebbero un mercato interessato nei 200.000 locali dediti alla somministrazione. ristoranti 56 M entre in tutti i settori della filiera si moltiplicano gli sforzi per certificare il prodotto, l’ambito della somministrazione resta ancora escluso dal sistema, a parte le collettività che tra scuole e ospedali generano un business bio da 200-250 milioni di euro l’anno. Ma lo scenario sta per cambiare. A livello europeo si sta già ragionando su un regolamento per la ristorazione commerciale. Lo ha anticipato lo scorso giugno Jean-François Hulot, responsabile dell’Unità Agricoltura biologica della Commissione europea. In Italia il Ministero delle Politiche agricole sta lavorando a un decreto per regolare l’attività della ristorazione biologica. L’indirizzo, a quanto sembra, è non imporre una conversione totale al biologico, ma di consentire anche solo l’introduzione di qualche piatto o bevanda, probabilmente evitando la presenza in parallelo di un prodotto simile non biologico. Tra gli aspetti salienti della normativa, la separazione degli alimenti bio dai convenzionali nello stoccaggio, conservazione e preparazione; attrezzature dedicate e la certificazione da parte di un ente autorizzato dal Ministero. La direttiva viene approfonditamente tratteggiata e fa il suo esordio pubblico a Sana, l’annuale fiera del benessere che si svolge a Bologna. Il 12 settembre è in cartellone il convegno “Il Bio esce di casa - dalla normativa nuove opportunità per ristoranti, bar e tutta la filiera” (www.sana.it) imprese del gusto