Istituto MEME: Il traffico illecito di organi e tessuti
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Istituto MEME: Il traffico illecito di organi e tessuti
Istituto MEME associato a Université Européenne Jean Monnet A.I.S.B.L. Bruxelles Il TRAFFICO ILLECITO DI ORGANI E TESSUTI Scuola di Specializzazione: Scienze Criminologiche Relatore: Dott.ssa Roberta Frison Contesto di Project Work: Il traffico illecito di organi e tessuti Tesista Specializzando: Tomassina Polverari Anno di corso: Secondo Modena: 14 giugno 2015 Anno Accademico: 2014 - 2015 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 Indice dei Contenuti 1. Introduzione .................................................................................................................. 3 2. Cos’è un trapianto ......................................................................................................... 5 3. Perché un traffico illecito ............................................................................................. 7 4. Vivo o morto? ............................................................................................................. 10 5. Cosa si compera da chi e come................................................................................... 12 6. Una voce fuori dal coro .............................................................................................. 16 7. Dove vanno gli italiani ............................................................................................... 20 8. Ucraina - America ....................................................................................................... 24 9. Kossovo ...................................................................................................................... 28 10. La legge nel mondo .................................................................................................. 32 11. La legge in Italia ....................................................................................................... 37 12. Ho comprato un rene in Nepal .................................................................................. 57 13. Un caso italiano ........................................................................................................ 72 14. Vaccino infetto a bambini di cui non si hanno notizie .............................................. 86 15. Conclusioni ............................................................................................................... 87 16. Bibliografia ............................................................................................................... 88 17. Sitografia .................................................................................................................. 89 2 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 1. Introduzione Scrivere una tesi sul traffico d’organi e tessuti non è stato certamente un compito facile, in quanto il materiale a disposizione è scarsissimo, sia cartaceo che sul web. Le forze politiche e i governi in generale, solo ultimamente stanno prendendo coscienza della realtà del problema, e va considerato il fatto che la globalizzazione può far sì che un italiano comperi un rene in India, che la Cina offra organi ad un Iraniano e via dicendo, cosi che sì le forze da mettere in campo debbano essere non in competizione tra loro, ma lavorare sinergicamente, e per attuare questo è necessaria la cooperazione tra nazioni diverse, che non sempre hanno facilità a collaborare. A complicare il quadro c’è il fatto che molti dei paesi in cui questi traffici vengono maggiormente perpetrati sono appena usciti da una guerra, quindi con governi instabili e con ben altri problemi da affrontare quali la lotta al traffico d’armi e di esseri umani ecc., o ancora in mano a dittatori o governi scarsamente collaborativi, se non addirittura complici di questo reato o gravati da un alto tasso di povertà ed analfabetizzazione. Fortissima è la reticenza da parte di tutti a parlarne, forse perché l’idea di impossessarsi illegalmente di qualcosa che si trova all’interno del corpo, è considerato un tabù anche per i delinquenti più incalliti, prendere qualcosa che si trova all’interno non è come vendere armi o rubare un quadro, è un po’ come rubare l’anima. Prova ne è il fatto che il traffico, ad esempio di sangue o di tessuto cutaneo, crea meno imbarazzo di quello, di un rene, anche se sempre di traffico illecito si tratta. Fino a pochi anni fa questo reato sembrava così assurdo e lontano dal credibile, che addirittura si pensava che si trattasse di leggende metropolitane, fatti inventati. Ad allontanare dall’idea che un traffico simile fosse possibile, oltre all’immaginario ripugnante di appropriarsi illecitamente di una cosa che alloggia 3 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 all’interno di qualcuno, è anche il ragionare obbiettivamente sulla difficoltà e sulle attenzioni che richiedono il trapianto stesso; la necessità di attrezzature sofisticate, personale specializzato, esami pre-operatori, controlli post operatori, fa sì che la cosa possa sembrare una fantasticheria. Il mio interesse a questo argomento deriva dal fatto che sono un chirurgo generale che si è specializzato proprio presso una facoltà che si occupava di trapianti, in particolare mi sono occupata personalmente di trapianti di fegato in fase sperimentale e poi su vivente, ed ho anche assistito a diversi trapianti di rene su vivente presso la clinica chirurgica seconda dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna dal 1984 al 1991, guidata dal Prof. Gozzetti. Le mie conoscenze tecniche e la consapevolezza delle difficoltà da affrontare affinché un trapianto venga effettuato in condizione che attecchisca e in sicurezza, hanno fatto si che restassi allibita di fronte nel momento in cui sono venuta a conoscenza di questo traffico. Chi non è del settore può pensare che la difficoltà del trapianto stia nell’atto di per se, che avviene in sala operatoria, in parte è vero, più per alcuni organi che per altri, es. fegato e cuore, ma esiste tutto un contorno di difficoltà in fase pre e post trapianto che non possono essere trascurate. 4 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 2. Cos’è un trapianto Per trapianto si intende il trasferimento di un organo o tessuto da un soggetto vivente o no ad un altro soggetto vivente. Incontriamo già le prime difficoltà, perché se anche chi non è del campo medico sa bene che un rene è un organo, probabilmente però non sa che il sangue è catalogato dai più come un tessuto, ma da eminenti professori di istologia anche come un organo, per cui, già nella classificazione ci sono alcune incertezze ne, che si ripercuoteranno poi in campo legislativo. Comunemente per organo si intende: un'unità definibile morfologicamente, costituita dall'associazione di tessuti diversi che svolgono funzioni tra loro integrate. Rappresentano parti spazialmente definite nel corpo, formano delle unità di lavoro specializzate e presentano rapporti, struttura e funzioni caratteristiche e un tessuto invece è: una struttura fatta di cellule che si aggregano per svolgere le loro funzioni. I tipi di tessuto nel corpo umano sono quattro: tessuto nervoso, tessuto muscolare, tessuto epiteliale e tessuto connettivale. Per capire una delle maggiori difficoltà nell’attecchimento di un trapianto occorre fare una premessa; ogni organismo è dotato di un sistema immunitario (linfociti, macrofagi,immunoglobuline) che serve al riconoscimento ed al mantenimento del “SE”, e che gli consente di difendersi da eventuali agenti esterni patogeni, es. virus e batteri, e da tutto ciò che potrebbe invadere fisicamente l’organismo. Chi almeno una volta si è punto con la spina di una rosa, rimasta infilzata sotto la pelle per giorni, avrà notato come l’organismo cerchi di circoscriverla, distruggerla ed eliminarla, e, se questo non è possibile, bloccarla costruendole addosso una sorta di capsula che “separi”, “confini” l’agente estraneo dall’organismo affinché questa possa limitare il suo danno. La stessa cosa avviene quando immettiamo un organo od un tessuto in un organismo “ospite” o “ricevente”; il sistema immunitario riconosce che l’organo non fa parte di “SE” e cerca di espellerlo, attaccandolo, isolandolo, non rendendolo più funzionante (rigetto). 5 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 Da qui si evince il primo problema, cioè la compatibilità tra donatore e ricevente. Prima di poter impiantare un organo occorre verificare che il donatore ed il ricevente siano compatibili geneticamente, cioè che abbiano in comune alcune parti del codice genetico al fine di ridurre il più possibile il rischio di “incompatibilità tra organismo ricevente e organo donato, e quindi il rigetto. Per verificare la compatibilità occorrono esami in laboratori specializzati, ecco perché, quando è possibile, si ricorre alla donazione tra consanguinei, perché è più probabile che si abbia una parte di patrimonio genetico simile, e comunque anche in caso di forte compatibilità, che avviene solo tra gemelli omonzigoti, saranno necessarie, per il ricevente, cure immunodepressive che richiedono controlli serrati, aggiustamenti della posologia, e che danno comunque gravi effetti collaterali, che vanno curati, tanto che il paziente necessita di essere seguito costantemente. Chi riceve un trapianto non riceve una nuova vita, non ricomincia da capo senza problemi, riceve un’altra possibilità di vita migliore, ma comunque complicata, per lo meno i primi anni post intervento. È da tenere presente, inoltre, che il paziente candidato al trapianto è spesso in fase terminale, cioè è un paziente gravemente ammalato sia perché, gli organi donati sono pochi, per cui si attendono anni per un trapianto e la malattia di base si aggrava, sia perché per, esempio nel caso del rene, in attesa del trapianto possono essere necessarie terapie e trattamenti (es. dialisi) che di per se portano ad altri problemi, ad esempio il paziente può essere fortemente scoagulato, diabetico, quindi cardiopatico, per cui mi chiedo come e da chi viene seguito nelle fasi preliminari al trapianto? Considerate queste premesse mi sono chiesta: come dove e chi verifica la compatibilità tra donatore e ricevente? Come dove e chi segue il donatore una volta effettuato il trapianto?1 1 http://it.wikipedia.org/wiki/Organo http://glossario.paginemediche.it/it/glossario_popup/glossario/search.aspx?text=Tessuto&ispopup=1 (18 gennaio 2015). 6 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 3. Perché un traffico illecito Le prime voci di traffico di organi emergono, intorno alla metà degli anni 1980 ma occorrerà aspettare una decina d’anni prima che si prenda in mano la situazione. Il 13 settembre 1993, l'eurodeputato Léon Schwartzenberg, noto cancerologo francese, nel presentare al Parlamento Europeo un’importante mozione sull’interdizione del commercio degli organi, accusava la camorra napoletana di controllare un traffico di bambini in America Latina, al solo fine di prelevare loro organi per, poi, rivenderli e il trafficante di bambini Luca Di Nuzzo di aver fatto venire dal Brasile 4000 bambini perché fossero adottati. Mille bambini furono ritrovati, degli altri nessuna traccia. Lo stesso anno, spuntavano in Polonia e in Ungheria agenzie, che proponevano organi umani a ospedali tedeschi e svizzeri. Come tutti sappiamo la chirurgia dei trapianti ha tecnicamente fatto passi da gigante, cioè spostare un organo o un tessuto da un soggetto ad un altro è ormai tecnicamente fattibile per quasi tutti gli organi. Questo ha fatto si che nell’immaginario collettivo si sia fatta strada la convinzione che se un “pezzetto” non funziona si sostituisce con un altro. Questo cambio di mentalità ha aumentato la richiesta di organi, la quale purtroppo non ha coinciso con un aumento della loro disponibilità in fatto di numeri. Nel nostro organismo esistono organi pari es. rene ed organi dispari es. fegato e cuore, la legge italiana consente la donazione di organi pari e dispari da cadavere, da parte dei familiari del de cuius e la donazione di parti di organi dispari es. fegato o organi pari tra consanguinei. La donazione da cadavere, invece, può avvenire, su concessione dei familiari, solo dopo che sia stata diagnosticata la morte cerebrale, cioè tre elettroencefalogramma piatti per un certo tempo), ma affinché gli organi da espiantare restino in buono stato occorre che la perfusione sia efficace, per cui la pompa cardiaca deve funzionare per più tempo possibile 7 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 prima dell’espianto e questo in termini pratici significa che quando si trapianta un organo pari il donatore deve essere morto da poco, e quindi deve essere anche relativamente vicino o raggiungibile in breve tempo, per gli organi dispari può essere anche vivo, ma comunque non distante o facilmente raggiungibile. In poche parole, gli organi da reimpiantare, oltre che ad essere prelevati in maniera tecnicamente corretta e soprattutto sterile, hanno bisogno di essere ossigenati per rimanere integri per cui in caso di arresto cardiaco (es. incidente) occorre che ci sia un equipe specializzata in grado di prelevare l’organo in maniera corretta e nel più breve tempo possibile per poi reimpiantarlo in maniera corretta e nel più breve tempo possibile. Qui si pone l’ulteriore problema: tempo + equipe specializzata. Ecco perché molti organi vengono sprecati. Si aggiunga la questione morale, dovuta alla morte cerebrale; staccare una spina ad un cuore che batte e chiedere ad un genitore di donare gli organi del proprio figlio, apre tutto un dibattito morale e, in alcuni casi religioso, che esula da questo trattato, ma rende chiaramente comprensibile come si difficile reperire organi da trapiantare. Inoltre, veti di carattere religioso, stimolano la ricerca di organi in territori più laici, ad esempio i residenti del Golfo si recano in Europa dell’est o in India per i reni, poiché il fondamentalismo islamico consente il trapianto, ma paradossalmente limita la donazione, i giapponesi si recano in Nord America, perché in Giappone la definizione di morte clinica è accettata con molta riluttanza. Fino al 1994, quando la pratica venne condannata dall’associazione medica mondiale, i pazienti asiatici andavano a Taiwan ad acquistare organi dei prigionieri giustiziati. La difficoltà a reperire organi da espiantare e la sempre crescente richiesta di organi da impiantare, anche da parte di soggetti che trenta anni fa a 60 anni si consideravano a “fine corsa” e che oggi, a ragione, si sentono di avere tutta una vita davanti, negli stati uniti esistono 100.000 persone in attesa del trapianto di rene e con le più rosee aspettative neanche il 10% potrà essere soddisfatto, senza 8 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 contare che per quello di cuore, fegato e polmone la donazione si abbassa drasticamente al 4 %.2 2 http://www.ildialogo.org/inchieste/indice_1326211621.htm (4 gennaio 2012). 9 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 4. Vivo o morto? Christian Barnard, cardiochirurgo antesiniano nella chirurgia del trapianto di cuore scrive: “Vi sono due stati organici: vivo e morto. “Morto “ è quando il cuore cessa di battere e gli organi si decompongono. ”Morte celebrale” non vuol dire morto. È ancora vivo. I medici lo sanno bene, e dovrebbero confessare la verità alle famiglie a se stessi. Ad esempio potrebbero rivolgersi alle famiglie dicendo: ”il vostro caro è oltre ogni speranza di recupero. Ci permettete di spegnere le macchine che lo tengono in uno stato liminale a metà tra la vita e la morte, così da poter prelevare gli organi per salvare la vita di un’altra persona?”. Questo sarebbe etico, questo sarebbe una transazione onesta. Il fatto che la morte cerebrale anticipi la morte somatica ha sempre creato un grande conflitto tra medici, la stessa definizione di morte cerebrale ha provocato accesi dibattiti tra addetti ai lavori, tanto che si diceva che i tre famosi test dell’apnea, di per se fossero dannosi tanto da provocare lesioni definitive al cervello e quindi eticamente insostenibili. Inoltre il corpo può essere considerato clinicamente morto per uno scopo, ma non per l’affettività parentale che considera la morte cerebrale eventualmente come una morte “sociale” ma non biologica. La reticenza a donare il corpo è presente da secoli, non per niente la scienza ha avuto sempre difficoltà a reperire questo tipo di materiale anche a scopo di studio, se non cadaveri di reietti della società, non reclamati da nessuno, considerati “spazzatura” e naturalmente prelevati negli ambienti più poveri di società del terzo mondo. Nel XVI e XVII secolo, ai chirurgi (o meglio barbieri o cerusici, la chirurgia come branca medica non era neanche contemplata, tanto che nel giuramento di Ippocrate si giura di non professare arte cerusica), venivano dati, per studio, corpi di gente mandata al patibolo. La realtà, ad oggi non è molto cambiata, nei paesi del terzo mondo, o in quelli in 10 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 guerra, o con governi totalitari, c’è ancora uno spostamento d’organi dal ricco al povero, dal reietto della società al più abbiente, da paesi poveri a stati ricchi. Questo vale anche per le banche d’organi ufficiali, di tessuti, di cornee, i laboratori americani tengono le cornee migliori per il mercato autoctono, e le cornee di qualità minore per i mercati del terzo mondo.3 3 https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=2&cad=rja&uact=8&ved =0CCgQFjAB&url=http%3A%2F%2Fwww.ecologiasociale.org%2Fpg%2Fdum_trap_scheperh ugues.html&ei=BA1TVbbgH8GhyAOr44DYDA&usg=AFQjCNFO6UGJ3SCepUO6zMXFEC cRJIMbeQ&bvm=bv.93112503,d.bGQ (21 febbraio 2015). 11 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 5. Cosa si compera da chi e come Si possono acquistare organi e tessuti. I tessuti sono il sangue, sperma, tendini, cornee, ossa, cute, possono essere acquistati da vivente o da cadavere. Nel settore dei tessuti umani si sviluppa un altro tipo di attività commerciali che, se tollerate da certi Stati, non sembrano meno contestabili. Infatti, contrariamente agli organi, che debbono essere, imperativamente, trapiantati nelle quarantotto ore, i tessuti umani possono essere conservati, molto più a lungo, in banche, specializzate nella raccolta, la conservazione e il trattamento dei tessuti. Ne esistono due tipi: le banche dei tessuti senza fini lucrativi e le società commerciali. Le prime si limitano a fatturare il lavoro di preparazione e di conservazione dei tessuti al prezzo di costo. Per loro, il no-profit è la regola. Le seconde, per la maggior parte di origine nord-americana, partono dal principio che ogni servizio meriti una parcella e traggono importanti benefici dal trattamento dei tessuti. Una volta di più, la legge del profitto si scontra con l’etica di una medicina egualitaria e basata sulla solidarietà e la generosità. Per quanto riguarda il sangue non sono lontani i tempi dello scandalo dell’ex ministro della salute Poggiolini il quale, sotto lauta ricompensa, autorizzò l’utilizzo di sangue di provenienza da mercati esteri, non controllato dal punto di vista infettivo, che provocò l’infezione di migliaia di individui con epatite c ed HIV. Questo tipo di prelievo viene fatto su vivente, non sempre consenziente, in America latina, Brasile e paesi asiatici c’è chi lo vende in maniera consenziente ma ci sono state anche molte denunce di soggetti che dicono di essere stati derubati del sangue contro la loro volontà. Per quanto riguarda i tendini, le ossa e la cute, vengono prelevati illecitamente dagli obitori, con la connivenza del personale medico e paramedico, operatori del pronto soccorso, autisti di ambulanze, manager di banche degli occhi e del sangue, coordinatori di trapianti. In alcuni paesi, Cina, ex Jugoslavia, fino a pochi 12 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 anni fa la cosa avveniva, pur se illegale, alla luce del sole, nel senso che si faceva di routine. Gli acquirenti sono le case farmaceutiche, grosse multinazionali, che ritirano i tessuti, li lavorano per poi reimmetterli sul mercato legalizzato. Chi di voi non ha mai sentito parlare della polvere d’osso usata dai dentisti? Per quanto riguarda gli organi le cose sono più complicate e variegate, si può comperare un organo pari da un venditore consenziente, che resterà in vita, mentre l’organo dispari si acquista da un mediatore che in un modo o in un altro lo preleverà da un cadavere. Le case di cura private cinesi, brasiliane, indiane, nepalesi, kossovare ecc. o gli ospedali delle stesse nazioni che possono operare anche in regime privato hanno una sorta di patto con lo stato per cui gli organi dei condannati a morte o di certi prigionieri vengono acquistati per il mercato libero professionale. In Cina addirittura, le condanne di morte pare siano implementate proprio per incrementare questo traffico. Nelle stesse zone ci sono state diverse denunce anche da parte di pazienti che venivano persuasi, senza reale necessità a farsi operare, ad esempio, di appendicectomia, per poi accorgersi dopo anni, in seguito a controlli occasionali, che gli era stato prelevato anche un rene. Infatti, in questi paesi, dove il fenomeno è molto ben conosciuto dalla popolazione locale, esiste una certa reticenza ad andare negli ospedali a farsi operare proprio per questo tipo di timore. Frequenti sono anche le denunce dei famigliari di vittime di incidenti nell’ex Jugoslavia che denunciano il fatto che gli siano stati restituiti cadaveri di parenti, non immediatamente, ma dopo diversi giorni dalla morte e soprattutto con cicatrici a livello renale o gastriche che niente avevano a che vedere con l’incidente, stessa cosa nel caso di familiari morti in carcere. L’acquisto e la vendita di organi pari, anche se vietata, spesso avviene tra soggetti consenzienti. Diversi sono i soggetti, che in tutto il mondo, si propongono come venditore di organi, Basta andare su Internet per vedere, anche in Italia, quanta gente disperata si propone come venditore, anche se la polizia postale sta facendo di tutto per arginare il problema, ma con scarsi risultati. Disperati che in Italia 13 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 chiedono 100.000, 150.000 euro per un rene, sono equiparabili a indiani o nepalesi che lo vendono per 1000 euro. All’estero l’acquisto avviene sempre tramite un intermediario che promette che l’organo richiesto sia proviene da un soggetto sano, preferibilmente giovane, che spesso viene fatto incontrare con l’acquirente stesso. Esistono testimonianze, anche di giornalisti che hanno finto di dover comperare un rene, come ad esempio testimonia Alessandro Gilioli nel libro “Premiata macelleria delle indie” ai quali viene praticamente venduto un ragazzino, al quale, si garantisce, vengono fatti gli esami infettivi preliminari, ed a garanzia di ciò l’acquirente ed il mediatore accompagnano assieme il bambino al laboratorio analisi, che, nei giorni precedenti l’intervento, vivrà in albergo a stretto contatto con l’acquirente, fino al momento di recarsi in clinica per l’espianto. La figura del mediatore è molto importante, a volte, raramente, è un ex donatore, comunque una figura che si sa muovere molto bene nell’ambito dei sobborghi urbani, dell’ospedale, coi medici e con la burocrazia. Esiste addirittura una quotazione in stellette dei mediatori, riferita al fatto che abbia avuto clienti più o meno “IN” nel senso che gli occidentale, in particolar modo i tedeschi, gli inglesi e gli svizzeri, sono considerati clienti top da esibire come conferma di qualità di servizio. Il costo totale dell’intervento, nei paesi del terzo mondo asiatici, si aggira attorno agli 8.000 euro, di cui 1.000 vanno al donatore, 1.000 al mediatore, il resto in corruzione dei burocrati, clinica e medici. Di questi neanche una parte resterà per le cure post operatorie del donatore il quale viene immediatamente abbandonato a se stesso sia dal punto di vista sanitario che economico. Va fatto notare che la maggior parte dei donatori, non solo non risolvono i loro problemi economici, ma le mutilazioni li rendono invalidi peggiorando ancora di più le loro condizioni generali. Anche dal punto di vista morale, spesso vengono additati, ad esempio, durante la guerra del Kossovo, per sollevarsi dalla miseria le donne si prostituivano e gli uomini vendevano gli 14 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 organi, a causa di ciò venivano appellati anch’essi come “prostituti”.4 4 http://www.ildialogo.org/inchieste/indice_1326211621.htm (3 febbraio 2015). 15 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 6. Una voce fuori dal coro Ha suscitato grande scalpore la proposta lanciata da un premio Nobel per l’economia, Gary Becker, di favorire la nascita di un mercato legale degli organi umani – in particolare reni – per offrire «un chiaro rimedio alla crescente carenza di donatori». L’idea, è bene precisarlo, non è particolarmente nuova. Tanto da esserci già un menù con i vari prezzi à la carte. Nell’Iran “campione di democrazia” – come ricorda lo stesso autore nell’articolo scritto a quattro mani col collega Julio Elias e pubblicato sul Wall Street Journal –, ad esempio, comprare un rene costa circa 4000 dollari e (si precisa con una vena di soddisfazione) i tempi di attesa per ottenere un trapianto sono stati in gran parte eliminati. Ma la Repubblica islamica non è l’unico caso virtuoso. Com’è possibile leggere in un recente rapporto del Comitato italiano per la bioetica sul traffico illegale di organi umani tra viventi, attualmente «i Paesi che hanno legalizzato e gestito la compravendita degli organi umani sono l’Iran (1988), limitatamente al rene e ai soli cittadini iraniani, e Singapore (2009) che consente l’acquisto anche ai cittadini stranieri». È significativo che in questa ristrettissima cerchia compaia la città stato asiatica, considerata un paradiso per la libera impresa e posizionata infatti al secondo posto al mondo per libertà economica nella classifica stilata annualmente dallo stesso Wall Street Journal insieme alla Heritage Foundation. Propugnando la sua idea sulle pagine del più importante quotidiano economico al mondo, Becker non ha infatti fatto altro che continuare con coerenza il suo percorso: dottorato con il neoliberista per antonomasia Milton Friedman, è stato poi premiato nel 1992 col Nobel proprio per «aver esteso il dominio dell’analisi microeconomica a un ampio raggio di comportamenti e interazioni umane, incluso il comportamento non legato al mercato». Come la donazione degli organi, appunto. Ad onor del vero idee analoghe non sono diffuse soltanto all’interno delle elite 16 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 del turboliberismo. La proposta originaria di Herman Daly per raggiungere un’economia di stato stazionario prevedeva ad esempio l’istituzione di licenze di nascita trasferibili, aprendo la vita umana al mercato. Per mantenere sotto controllo una crescita delle nascite che all’epoca sembrava inarrestabile (era il 1977), il grande economista ecologico propose di assegnare a ogni donna 2 licenze di nascita (o 1 a individuo), vendibili sul mercato suddivise in decimali. «Così – scriveva Daly – l’equità distributiva è ottenuta nella distribuzione originaria e l’efficienza allocativa è conseguente alla ridistribuzione di mercato». Questa è solo una dimostrazione di come nell’economia ecologica sia presente la dimensione di mercato, più di quanto molti si aspetterebbero (o sarebbero disposti ad ammettere), ma il contesto in cui la proposta di Daly si muoveva era profondamente diverso da quello di Becker. Il primo caso è quello di una soluzione estrema (ma necessariamente condivisa per poter funzionare) per garantire un futuro sostenibile all’umanità nel suo insieme – e soprattutto la sua parte più svantaggiata –, l’altro è certamente tragico ma con evidenti vantaggi per la fetta più ricca della popolazione. Chi si pensa, infatti, sarebbe disposto a presentarsi a un ospedale per chiedere che gli venga asportato un rene, dietro il magro corrispettivo di 15.000 dollari (circa 11.000 euro), come proposto da Becker & C.? Di certo non chi di quei soldi può fare benissimo a meno. Il premio Nobel se ne rende benissimo conto ma, approfondendo la sua posizione, sembra non preoccuparsene più di tanto: si tratta semplicemente della legge di domanda e offerta, dopotutto. Becker parte da difficoltà oggettive. Si stima che il 10% circa dei trapianti di reni al mondo attinga oggi dal traffico illegale. Al contempo, nei soli Usa 4.500 persone sono morte nel solo 2012 aspettando un trapianto di rene che non è arrivato in tempo per salvarle. Ma allungare la lista dei “donatori” di organi andando a pescare tra quella crescente dei disoccupati nei centri per l’impiego non sembra la soluzione migliore. Certamente non la più equa, andando a infierire in modo macabro su un modello di distribuzione della ricchezza che è la fonte di crescenti problemi (economici, sociali e ambientali, e di fatto 17 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 avvallandolo). La proposta di Becker non è quella di un mostro, ma è perfettamente coerente all’interno di questo modello; chi respinge la prima dovrebbe rifiutare anche tutto il secondo, anziché cullarsi all’interno di un ribrezzo ipocrita. La risposta per una soluzione alternativa potrebbe invece arrivare proprio dalla garanzia di maggiore uguaglianza come cemento per una più profonda coesione sociale e, dunque, un maggiore altruismo. Pionieristici studi di economia comportamentali sembrano confermare da tempo questa ipotesi: «Richard Titmuss (1970), il celebre sociologo inglese, è stato il primo – ricorda ad esempio l’economista Stefano Zamagni – a portare all’attenzione degli scienziati sociali il fatto che la promessa di un pagamento per la donazione di sangue diminuiva il numero delle donazioni e riduceva la qualità del sangue donato. Fortunatamente la nostra stessa natura umana non sembra favorire questo tipo di scambi. Trattare il corpo umano come negozio per i pezzi di ricambio non è dunque utile alla causa. Può andar bene per l’asettico “homo aeconomicus” dei classici libri di economia, ma non per un essere umano in carne, ossa, organi e tessuti. Perché, allora, la vendita di organi è così eticamente sbagliata? Perché è molto peggio di quella del seme o degli ovuli, operazioni consentite e addirittura reclamizzate? In effetti, secondo alcuni, la commercializzazione del seme o degli ovuli è più discutibile della vendita di organi, perché da queste cellule può derivare un essere umano interamente nuovo. È ovvio, comunque, che la vendita di sangue o di seme è molto meno traumatica della vendita di organi non rimpiazzabili come il rene, che richiede per la sua rimozione una complessa operazione chirurgica, l'anestesia totale, rischi immediati e deficit futuri. A. S. Daar, professore di Etica applicata e di biotecnologie all'Università di Toronto (Canada), ha affermato: "Secondo la Società Americana per i Trapianti l'acquisto e la vendita di organi sono sbagliati, bisogna basare i trapianti sull'altruismo, è necessario promuovere una legislazione che proibisca il commercio di organi, e ogni membro che partecipi all'acquisto o alla vendita di organi sarà radiato dalla Società. Ma questa posizione da sé totalmente inutile e non aiuta a fermare gli acquisti e le vendite di 18 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 organi". Secondo i professori E. A. Friedman, dell'Università di Stato di New York, e A. L. Friedman, dell'Università di Yale, l'introduzione di una legislazione appropriata per regolamentare e gestire la vendita di reni attraverso un organismo centrale potrebbe favorire il miglioramento di tutto il sistema. Il denaro risparmiato grazie alla diminuzione del ricorso alla dialisi potrebbe finanziare un maggior numero di trapianti. Secondo i due docenti, qualcosa bisogna fare: attualmente la situazione è di stallo. Il dibattere una simile opportunità è un dovere scientifico ed etico, ed è molto meglio che lamentarsi dei difetti e delle insufficienze dell'attuale sistema. È prevedibile, tuttavia, che la domanda di organi da parte di pazienti nei Paesi ricchi, anche nel caso di un ipotizzato sistema pubblico di garanzie, non farebbe che attrarre aspiranti donatori dai Paesi poveri in una sorta di "globalizzazione del trapianto", la quale andrebbe ancora una volta a danno di persone svantaggiate in paesi poveri, ulteriormente sfruttate da una prevedibile "corsa" alla ricerca del donatore da parte di "cacciatori" senza scrupoli.5 5 http://www.greenreport.it/news/economia-ecologica/limpietoso-vademecum-delleconomista- che-compra-i-reni-al-mercato-degli-organi/#prettyPhoto (20 aprile 2015). https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&uact=8&ved= 0CCEQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.saverianibrescia.com%2Fmissione_oggi.php%3Fce ntro_missionario%3Darchivio_rivista%26rivista%3D200703%26id_r%3D49%26sezione%3Dlopinione%26articolo%3Dla_compravendita_di_organi_orr ore_morale_o_via_percorribile%26id_a%3D1412&ei=Aw9TVY27LMefsAHi1oDoBA&usg=A FQjCNFQzHdZ-YbbXhMJJcNOIvKpJ1mlow&bvm=bv.93112503,d.bGQ (20 aprile 2015). 19 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 7. Dove vanno gli italiani Bagdad è stata per molto tempo ed è la capitale del traffico d’organi, per lo meno il maggiore dal 1970 ad oggi. Il più grande Eldorado del traffico di organi è stata l'Irak di Saddam Hussein, nonostante l'embargo internazionale. Con cinquanta milioni di lire, in sonanti dollari americani, si può acquistare un rene da un altro essere umano, che solitamente lo vende per un decimo della cifra pattuita direttamente con le cliniche specializzate di Bagdad. Gli italiani, però, non hanno ancora scoperto il nuovo mercato, e nel corso degli anni, almeno 2.500 ammalati sono andati a comprarsi un rene da vivente all'estero, in paesi come India, Israele e Turchia. Un'inchiesta del New York Times sul traffico di organi ha rivelato come il vituperato Irak offra "trapianti di reni eseguiti da eccellenti chirurghi, con un controllo accurato della compatibilità del donatore, un'ottima terapia post intervento e una percentuale di successo allo stesso livello dei migliori ospedali americani". La conferma arriva da Michael Friedlaender, nefrologo dell'ospedale dell'università Hadassah di Gerusalemme, che ha curato almeno trecento pazienti trapiantati all'estero con un rene non da cadavere. Il costo dell'intervento a Bagdad si aggira sui ventimila dollari, che vengono consegnati nell'ufficio "trapianti stranieri" delle cliniche nella capitale irachena. Secondo Sami, un paziente palestinese proveniente dalla striscia di Gaza, sono sei i centri specializzati in questo genere di interventi. Ufficialmente l'acquisto di organi in Irak è illegale, ma Sami ha addirittura incontrato e fatto amicizia con il suo donatore, Essam, un ventiquattrenne profugo palestinese in Giordania. Essam veniva da una famiglia povera e voleva sposarsi, ma non aveva denaro, così ha deciso di vendere un rene per soli duemila dollari. La clinica dove è stato operato Sami, che dopo sei settimane è tornato a casa in perfetta salute, eseguirebbe un centinaio di interventi del genere all'anno. I pazienti arrivano via terra dalla Giordania e sono soprattutto libanesi, turchi, algerini, libici e marocchini attratti dai costi contenuti. 20 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 Difatti sembra che non esista mediazione e si contratti il prezzo direttamente con le cliniche. Friedlaender, il nefrologo di Gerusalemme intervistato dal New York Times non ha dubbi: "Dopo avere visto i risultati devo ammettere che se qualcuno decide di intraprendere questa strada, dovrebbe andare in Irak". Gli italiani, alla disperata ricerca di un rene, hanno scelto fino ad oggi altri lidi; Secondo i dati raccolti dall'Aned, l'associazione nazionale emodializzati con sede a Milano, i trapianti all'estero, dal 1969, sono stati cinquemila, ma si tratta in gran parte di interventi eseguiti in Francia, Belgio, Austria e Usa con l'organo di cadaveri.' I casi accertati di acquisto di un rene da vivente sono circa 250, ma potrebbe trattarsi solo della punta di un iceberg. L'anima dell'Aned, (associazione nazionale emodializzati e trapiantati) Franca Pellini, elenca un intervento di trapianto di rene in Colombia, un altro in Brasile, due in Egitto, uno in Iran, cinque in Israele, almeno duecento in India e cinque o sei in Turchia negli ultimi anni. Tutto cominciò in Israele verso il 1984, ma poi ci furono problemi con le autorità locali. Agli inizi degli anni novanta si scopri l'India, ma solo il 50% dei trapianti andarono a buon fine, mentre nel resto dei casi i pazienti sono morti o ritornati in dialisi. Le carenze professionali e delle strutture sanitarie nelle cliniche di Bombay e Calcutta comportavano problemi di rigetto e infezioni talvolta sconosciute. Un paziente campano che aveva acquistato un rene in India è morto addirittura di lebbra, altri due hanno contratto l'Aids, compresa una signora di Roma di 45 anni ritornata in dialisi e poi deceduta. Un farmacista di Salerno è rientrato in Italia con una grave infezione, che gli ha intaccato il cervello uccidendolo in tre mesi. Infine è spuntata la Turchia, ma negli ultimi tempi il fenomeno si è per fortuna affievolito. I malati hanno preso coscienza che l'avventura all'estero comporta dei rischi molto alti e comunque l'attività di trapianto in Italia, pur non soddisfacendo completamente le richieste, rappresenta una speranza concreta. Difatti sono 40.200 le persone attualmente in dialisi nel nostro paese, ovvero costrette per tutta la vita a "lavarsi il sangue", ogni 48 ore, con una macchina. Di 21 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 queste, 6.980 rimangono in lista d'attesa per il trapianto di rene e lo scorso anno ne sono stati effettuati 1.311 da cadaveri e 88 da familiari viventi. Qualcuno sta aspettando da dieci e addirittura vent'anni. Per questo calvario è passato anche Giuseppe, un impiegato pubblico romano, che oggi sta bene e a quarant'anni ha due figli. La sua storia, è iniziata a undici anni, quando per una semplice tonsillite curata male, un'infezione gli distrugge i reni. "La dialisi ti consuma lentamente, non ce la facevo più“ - racconta Giuseppe -. Un altro paziente con dei by-pass al cuore, per questo escluso da un trapianto in Italia, andò in India e mi passò il contatto". Il 15 settembre del 1994 Giuseppe sbarca a Bombay: "Non avrei mai pensato di fare una cosa del genere, ma alla fine mi hanno trovato un ragazzo di 29 anni, che vendeva un rene perché aveva bisogno di soldi per aprire un'attività e garantire una minima dote alla sorella. Non me la sentivo di incontrarlo e allora gli ho fatto portare un orologio, a cui tenevo molto, dai miei genitori. Mi hanno detto che era contento del regalo e soprattutto dei quattro milioni di lire, in dollari, per la vendita del rene". La spesa totale è stata di settanta milioni raccolti in parte con una colletta dei colleghi di lavoro. I donatori si fanno incerottare i soldi alla pelle, sotto i vestiti, perché spesso vengono derubati, una volta dimessi dall'ospedale, da criminali che evidentemente sanno degli interventi e magari lavorano proprio presso l’ospedale "Le condizioni sanitarie erano da terzo mondo e altri due italiani ricoverati nello stesso periodo sono morti pochi mesi dopo essere tornati in Italia, a causa di terribili infezioni” – dice Giuseppe - ”Mi reputo fortunato, perché dopo il trapianto ho ricominciato a vivere. Quando incontro qualche vecchio amico, ancora in dialisi, e vedo come è ridotto mi metto a piangere". La legislazione indiana è diventata ben più restrittiva facendo arenare, almeno in parte, il mercato. Il traffico è rispuntato in Turchia dove il chirurgo Yusuf Sonmez, soprannominato "l'avvoltoio", continua a operare, pur con qualche inchiesta sulle spalle. Sotto i suoi ferri, a Istanbul, è finito l'italiano M. R. che nell'agosto 1997 si ritrova a bordo di un aereo privato all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, assieme a tre israeliani. La destinazione era Istanbul dove un mediatore aveva organizzato gli interventi conclusi con tre 22 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 successi e un fallimento. Moshe Tati, l'israeliano al quale era stato trapiantato un rene andato in necrosi, ha rivelato al New York Times di avere pagato ben 145mila dollari (oltre trecento milioni di lire). In Italia, invece, M. R. ha cominciato a mandare fax e messaggi di posta elettronica in giro proponendosi come collegamento con Istanbul. Probabilmente lo faceva solo per motivi umanitari, ma quando gli è stato fatto presente che stava compiendo un reato ha smesso. Pochi mesi fa è stata condannata a Roma Rosanna Piermatteo, che ai tempi dell'India organizzava viaggi della speranza per due o tre pazienti alla volta. Il pacchetto completo, comprensivo del rene nuovo, si aggirava sui 35 milioni di lire. Nel 1999 finì in trappola a Roma l'americano Jim Cohan attirato in Italia da un chirurgo, che si spacciava per un acquirente di organi. Dopo cinque mesi di carcere venne scarcerato per non avere commesso alcun reato, ma oggi da Los Angeles continua a definirsi "un coordinatore internazionale di trapianti", che ha aiutato trecento americani a trovarsi un rene. "Il traffico di organi è ignobile, non possiamo accettare che qualsiasi cosa sia venduta e comprata” - sottolinea Franca Pellini - “Quando un paziente è disperato e mi viene a chiedere dove può acquistare un rene, cerco di aiutarlo con liste d'attesa in Italia o indirizzarlo in Belgio o in Francia dove, però, è diventato molto difficile farsi operare".6 6 Da Il Giornale - lunedì 25 giugno 2001. http://www.italianiliberi.it/bioetica/trafficoorgani0601.htm (3 marzo 2015). 23 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 8. Ucraina - America Il 24 febbraio scorso la polizia ucraina ha fatto irruzione in un laboratorio medico di Nikoalev, una città della Ucraina, nel sud del paese che si affaccia sul Mar Nero, e ha scoperto che alcuni addetti stavano caricando in un furgone delle celle frigorifere che contenevano ossa e tessuti umani con sopra l’etichetta “Made in Germany”. Il sito americano NBC NEWS ha pubblicato un’inchiesta del Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (un ente privato che sovvenziona inchieste contro la corruzione e gli abusi di potere) che ha denunciato il commercio illegale di tessuti umani prelevati sui cadaveri, all’insaputa dei familiari e senza che il defunto avesse lasciato per iscritto la volontà di donare gli organi. Secondo le indagini e le ricostruzioni dietro al commercio illegale ci sarebbe RTI Biologics, una grande azienda americana che vende prodotti medici realizzati nei propri laboratori ai centri che ricostruiscono impianti dentali e centri di chirurgia estetica. L’inchiesta denuncia che i prodotti terapeutici sono realizzati con i tessuti di cadaveri umani. Gli investigatori ucraini hanno trovato tra i resti di corpi umani documenti relativi alle autopsie fatte nel laboratorio e scritti in lingua inglese. Questo e altri elementi hanno rivelato un commercio internazionale di organi e tessuti rivenduti a centri chirurgici medici ed estetici, che parte dall’Ucraina, passa in Germania per la lavorazione dei tessuti e arriva negli Stati Uniti, nelle mani di RTI che poi rivende “il prodotto” finito in tutto il mondo per essere impiantato. Per ogni cadavere trafugato gli Ucraini si possono guadagnare fino a 10 mila dollari tramite i contatti in ospedali, obitori e camere mortuarie. Anche le aziende di pompe funebri hanno collaborato al prelievo di parti e tessuti. I tessuti di un uomo ucraino di 35 anni, Oleksandr Frolov, erano nel furgone fermato il 24 febbraio. L’uomo era morto a causa di un attacco epilettico e la madre ha detto che nel recuperare le parti del corpo «non è stata rispettata la 24 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 legge né la sua volontà» e che l’altra sua figlia, toccando i piedi dell’uomo, «ha notato che il piede sembrava vuoto». Eppure nell’elenco degli organi di cui la famiglia aveva autorizzato il prelievo non comparivano le parti del piede che mancavano. Tra il 2005 e il 2008 c’è stata in Ucraina un’indagine sulla filiale tedesca di RTI. Secondo l’accusa più di mille parti di tessuto sono state vendute ogni mese, esportandole illegalmente. Il giudice aveva confermato la tesi dell’accusa che ai familiari dei defunti venissero offerti dei soldi per dare il consenso all’espianto e che in altri casi le firme fossero state falsificate. L’indagine si è conclusa quando è morto il principale sospettato, un medico ucraino. Altre accuse di commercio internazionale di organi ci sono state in Repubblica Ceca nel 2002 e in Lettonia nel 2003: la polizia aveva indagato un fornitore di Tutogen, la filiale tedesca di RTI Biologics, per il prelievo di tessuti da 400 corpi senza il consenso dei familiari. Oltre ai tessuti scoperti il 24 febbraio, altri corpi in passato sarebbero stati saccheggiati per il riutilizzo dei tessuti negli istituti di medicina legale ucraini. RTI Biologics non ha voluto rispondere alle domande fatte da NBC, né ha voluto commentare l’inchiesta del Consorzio dei giornalisti. Ha pubblicato un comunicato in cui sostiene che «la società ha sempre rispettato le regole delle donazioni degli organi con lo scopo di utilizzare i tessuti per aiutare il maggior numero di pazienti». RTI ha sede in Florida ed è quotata alla Borsa di New York. Nel 2011 ha fatturato 169 milioni di dollari producendo dai 500 mila ai 600 mila impianti. Il 90% dei prodotti della società sono costituiti da tessuti umani, mentre il restante 10% proviene da mucche e maiali allevati nel suo stabilimento in Germania. Faccio presente che alcuni tessuti derivati da maiali non sono considerati pregiati in quanto fortemente allergenici, mentre quelli di derivazione bovina hanno subito un grande gap dopo l’inizio della patologia definita “mucca pazza” potenzialmente trasmissibile all’uomo (stessa cosa dicasi per materiale derivante da pollame a causa dell’aviaria). 25 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 Il Consorzio di giornalisti investigativi ha denunciato però che il livello di sicurezza sul trattamento dei tessuti è «insufficiente e rischia di provocare infezioni dopo essere impiantati nei pazienti». Molti dei medici americani intervistati hanno detto di essere preoccupati del fatto che i tessuti possano trasmettere l’epatite o il virus dell’Hiv ai pazienti. La Food and Drug Administration (FDA), l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha documentato che dal 2001 ci sono state negli Stati Uniti 1.352 infezioni a causa dei trapianti, ma non ha specificato se trattasi di infezioni portate dal donatore o causate da quello che in gergo si chiama “malpractice”. La legge federale degli Stati Uniti vieta qualsiasi commercio di organi e tessuti. È previsto soltanto un incentivo economico di rimborso per le spese che le famiglie del donatore defunto o vivente, sostengono. Il pagamento di questa cifra però nasconde, secondo gli investigatori, «un’effettiva operazione di compravendita di organi». A rendere tutto più complicato è il commercio illecito internazionale di prodotti che si spostano da un paese all’altro senza controlli. A regolare il settore dei tessuti degli organi negli Stati Uniti è l’American Association of Tissue Banks che ha pubblicato un comunicato con cui ha respinto le accuse degli investigatori di «tenere segrete le banche dati dei tessuti registrati». Il dottor Matthew Kuehnert del Centro per la Prevenzione e il Controllo dei Malati degli Stati Uniti ha detto di «essere preoccupato sulla provenienza dei tessuti». Malgrado le regole e i controlli sui polmoni e il cuore trapiantati, le autorità americane hanno ammesso che non ci sono invece norme specifiche sul commercio internazionale dei tessuti. I funzionari dell’agenzia hanno spiegato che le imprese che si occupano dei tessuti umani hanno l’obbligo di segnalare soltanto i casi più gravi d’infezione che scoprono. Inoltre i medici non sono obbligati a dire ai pazienti che subiscono trapianti che i tessuti provengono da un cadavere. Gli Stati Uniti sono il più grande fornitore di tessuti umani, con circa due milioni 26 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 di pezzi venduti ogni anno. E la cifra è raddoppiata negli ultimi dieci anni. Le aziende del settore, oltre a vendere ad altri centri i tessuti, promuovono anche direttamente dei trattamenti, ad esempio trapianti di cornee per ipovedenti o la ricostruzione di tendini per chi si rompe un ginocchio. Si vendono circa 2 milioni di prodotti derivati da tessuti umani ogni anno.7 7 http://www.ilpost.it/2012/07/19/il-traffico-mondiale-dei-tessuti-umani/ (3 marzo 2015). 27 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 9. Kossovo La Serbia è la provincia che costituiva la zona meno sviluppata, più povera ed impaurita del Kossowo. Zona in cui i capi delle milizie locali sono totalmente corrotti, dove nel 1999 i serbi intrapresero la pulizia etnica della popolazione albanese, dove una fiumana di gente si versava verso le frontiere, dove venivano confiscate le carte d’identità e i pochi beni che riuscivano a portarsi dietro, In seguito alle accuse di traffico di organi in Kosovo avanzate da Carla Del Ponte, ex-procuratore presso il Tribunale Penale Internazionale dell’Aja per l’exJugoslavia, nel suo libro, “La caccia: Io e i criminali di guerra”, nel 2008, la Commissione degli Affari Legali e dei Diritti Umani nell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa nominava Dick Marty, come suo incaricato per avviare un’inchiesta. Indagine che lo portava ad accusare il Primo Ministro kosovaro Hashim Thaci di aver gestito un traffico di organi per molti anni, ricavandone ingenti guadagni e mutilando, senza ritegno, prigionieri serbi e cittadini kosovari, accusati di tradimento. Un ruolo fondamentale avrebbe avuto in tutta la vicenda Shaip Muja, anch’egli ex-comandante dell’UCK. La Del Ponte scrive che i rapporti che arrivavano su presunti crimini dell’UCK a questo proposito, e su cui indagare, erano moltissimi. All’ufficio della procura aveva ricevuto notizie secondo le quali, nel 1998 e 99 i soldati dell’UCK avevano sequestrato centinaia di serbi, albanesi rom, e membri di altri gruppi etnici, “alcuni di questi prigionieri erano detenuti in campi di fortuna, alcuni confinati nelle stalle del bestiame, alcuni picchiati, altri stuprati, altri torturati, giustiziati, e in fine alcuni semplicemente sparivano.” Alcuni dei prigionieri più giovani e più in forma fisicamente, che venivano nutriti, visitati dai medici e non venivano mai picchiati, erano stati trasferiti in alcune strutture di detenzione in Burrel e dintorni una dei quali era una baracca dietro una casa gialla. Una stanza dentro questa casa gialla, riferivano i giornalisti, era stata sistemata come una sala operatoria di fortuna; e qui i 28 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 chirurghi espiantavano organi ai prigionieri. Questi organi, poi, stando alle fonti, venivano inviati attraverso l’aereoporto di Rinas presso Tirana, a cliniche chirurgiche all’estero per essere impiantati in pazienti paganti: uno degli informatori aveva effettuato personalmente una di queste consegne all’aereoporto. Le vittime, private di un rene, venivano chiuse nuovamente nella baracca fino al momento in cui venivano uccise per altri organi vitali, in questo modo, gli altri prigionieri nella baracca, erano consapevoli della sorte che toccava anche a loro; e secondo la relazione, scongiuravano di essere uccisi immediatamente anche loro. Tra i prigionieri che sarebbero stati portati in questa baracca, c’erano donne provenienti da Kosovo, dall’Albania, dalla Russia e da altri paesi Slavi, e due delle fonti dicevano che aiutavano a seppellire i morti intorno alla casa gialla e in un cimitero vicino. Secondo le fonti, le operazioni di contrabbando degli organi avveniva con la conoscenza e il coinvolgimento attivo degli ufficiali intermedi e superiori dell’UCK. Gli investigatori del tribunale dell’Aia scoprirono che, se le informazione dei giornalisti e di alcuni funzionari erano lacunose, i dettagli erano coerenti tra loro e confermavano le informazioni raccolte direttamente dal tribunali. In un promemoria scoperto dalla Del Ponte si cita ”Tutti gli individui che le fonti citano come presenti nei campi di Albania nell’estate inoltrata del 1999, erano dichiarati dispersi nell’estate del 1999, e da allora non sono stati più visti” ed ancora: ”tenendo presente la natura estremamente grave di questi casi, il fatto che praticamente nessuno dei corpi delle vittime dell’UCK sia stato ritrovato nelle esumazioni in Kossovo, e il fatto che queste atrocità sarebbero state commesse sotto la supervisione o il comando della leadership di medio o alto livello dell’ UCK, devono essere indagate nel modo più accurato possibile da investigatori professionali ed esperti”. Gli investigatori del Tribunale dell’AIA e dell’UNMIK hanno visitato la casa 29 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 gialla che i giornalisti avevano indicato come il luogo in cui i prigionieri venivano uccisi per espiantare organi. I giornalisti accompagnarono sul sito gli investigatori e un procuratore albanese. La casa ora è bianca, ed il proprietario nega che sia mai stata ridipinta, anche se gli investigatori hanno individuato tracce di giallo alla base delle sue mura. Sul posto sono stati trovati pezzi di garza, siringhe usate, due sacche di plastica da fleboclisi incrostate di fango, flaconi vuoti di medicinali, alcuni dei quali di un miorilassante, impiegato abitualmente negli interventi chirurgici. Gli uomini della scientifica hanno poi rilevato schizzi di sangue sulle pareti e sul pavimento di una stanza all’interno della casa, tranne che in una zona pulita del pavimento di circa un metro e ottanta per settanta centimetri. Il proprietario ha offerto una varietà d’interpretazioni a proposito della presenza delle macchie di sangue nel corso dei due giorni trascorsi dagli investigatori nel villaggio. Inizialmente dice che anni prima la moglie aveva partorito in quella stanza. Poi, quando la moglie dichiara, che in realtà i figli erano stati partoriti altrove, afferma che la famiglia aveva usato il locale per macellare gli animali per una festività musulmana. Le conclusioni che si possono ricavare dai rilievi degli investigatori, combinati con le informazioni frammentarie offerte dai giornalisti sono a dir poco sconvolgenti. Storie di prigionieri uccisi per il traffico d’organi circolano in ogni zona in cui c’è un conflitto, amaramente si trovano prove concrete capaci di togliere questi racconti dal regno delle leggende metropolitane. Siringhe, fleboclisi, garze, sono materiali di conferma, che non vengono usati in un macello, ma purtroppo come prove sono insufficienti. Gli investigatori purtroppo non sono stati in grado di rilevare se le tracce di sangue rinvenute fossero di derivazione umana, non sono state ritrovate le fosse delle presunte vittime, quindi non sono stati ritrovati i corpi, che però come dicevamo qui sopra, appartengono a persone scomparse nel nulla. Le persone che vivono attorno alla casa gialla sono trincerate sotto la più cocente omertà, i giornalisti non sono disposti a svelare le loro fonti e gli 30 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 investigatori del tribunale non sono stati in grado di identificarli.8 8 Carla Del Ponte “La Caccia: io ed i criminali di guerra” Ed, serie bianca Feltrinelli Milano Aprile 2008. 31 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 10. La legge nel mondo In Iran, i pazienti, che non possono trovare un donatore deceduto o un donatore vivo nell’ambito della famiglia, possono iscriversi presso un organismo, che identifica i potenziali donatori. Il governo iraniano offre 1.200 dollari al donatore e gli assicura una copertura medica, per un anno. I riceventi pagano, egualmente, dai 2.300 e ai 4.500 dollari ai donatori. Singapore applica la presunzione legale di assenso di donazione di organo, dopo la morte, ma anche un programma di reciprocità. Quelli che desiderano lasciare questo programma perdono la priorità nella lista di attesa. Un compenso economico, fino a 25mila dollari, è, generalmente, pagato ai donatori. In Israele, vige una versione più flessibile di questo programma di reciprocità: le persone che accettano di donare un rene ricevono punti che li mettono in migliore posizione nella lista di attesa. Sono concessi punti a riceventi potenziali, dei quali un membro immediato della famiglia è stato o sarà donatore. Come abbiamo visto nel loro studio Introducing incentives in the market for live and cadaveric organ donations, il Premio Nobel per l’economia Gary Becker e Julio Jorge Elias stimano che un compenso economico di 15mila dollari a un donatore vivo potrebbe evitare la penuria di reni. E questo compenso potrebbe anche essere pagato dallo Stato, che ne trarrebbe un profitto, economizzando sulle interminabili dialisi, nell’attesa di un organo. Gli economisti William Barnett II, Michael Saliba e Deborah Walker, nel loro studio, A free market in Kidneys: efficient and equitable, mostrano come un libero mercato di reni, congiunto a un sistema di pagamento da parte di compagnie assicurative eliminerebbe gli effetti negativi del sistema attuale, aumenterebbe l’offerta di reni e incoraggerebbe a migliorare la qualità dei trapianti. Infine, nel suo articolo A “gift of life” with money attached, pubblicato nel New York Times, Sallty Satel equipara il compenso economico per le donazioni di 32 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 organi al compenso ricevuto, contrattualmente, per il tempo e i rischi assunti dalle madri in prestito, che affittano il proprio utero. Nella maggior parte dei Paesi dell’Europa e dell’America del Nord, esiste una legislazione che vieta il commercio di organi. Ma non è il caso nel resto del mondo. La maggior parte delle vendite sono effettuate nei Paesi poveri per conto di riceventi di Paesi ricchi. Questi riceventi sono, sovente, costretti a viaggiare in Paesi, dove non esiste una legislazione in materia o meglio in Paesi, dove i governi danno prova di lassismo nell’applicazione delle leggi esistenti o nella sorveglianza degli istituti medici, cosa che vale al traffico di essere soprannominato dalle organizzazioni internazionali e non governative: “turismo di trapianto”. E, il progresso di farmaci immunosoppressori, quali la ciclosporina, combinato all’espansione del turismo medico e di Internet, ha contribuito allo sviluppo del turismo di trapianto. In Africa, non esiste una legislazione in materia, tranne in Algeria, in Tunisia, in Sud Africa e nello Zimbawe. Nei Paesi Membri della Lega Araba, una legge, che vieta ogni forma di commercio, è adottata, in seno alla Conferenza della stessa Lega, svoltasi a Khartum dal 14 al 16 marzo 1987, che riunisce i Ministri della Sanità Pubblica dei vari Paesi: Legge Arabia Unificata, sui trapianti di organi umani. In Asia, la Cina, l’Indonesia, Singapore e lo Sri Lanka dispongono di una legislazione. In India, il Parlamento Federale ha adottato, nel 1994, una legge che punisce, severamente, la vendita di organi. La responsabilità della salute pubblica riposa, tuttavia, su ciascuno dei 25 Stati Membri, di cui solo 5 hanno, fino a oggi, adottato questa legge. La Repubblica delle Filippine era, fino a molto recentemente, una destinazione di predilezione per i turisti di trapianto, che beneficiavano di organi prelevati, egualmente, su persone povere. Nel 2007, 1050 trapianti di rene sono stati praticati nel Paese, di cui il 50% a beneficio di stranieri, nonostante una regolamentazione, datata dal 2002, limitasse questa percentuale al 10%. Per lottare contro questo flagello, il governo filippino ha vietato, nel 2008, la vendita di organi agli stranieri e i contravventori incorrono in 33 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 20 anni di carcere. La vendita di organi resta, in mancanza di una legislazione chiara, autorizzata nei diversi Paesi del continente, quali il Giappone. Nel Pakistan, quasi i 2/3 dei trapianti renali sono destinati a stranieri. In Oceania, solo l’Australia possiede una legislazione. In Europa, in pratica, tutti i Paesi possiedono una legislazione. I Paesi dell’exblocco dell’Est non la hanno, ancora, a eccezione dell’Ungheria, della Romania e dell’ex-Jugoslavia. In Inghilterra, una legislazione è apparsa, nel 1989, dopo lo scandalo di un traffico di organi prelevati a soggetti turchi. In Francia, in conformità al principio di indisponibilità del corpo umano, la legge del 29 luglio 1994 è venuta a modificare la legislazione già esistente (legge n. 76-1181), in materia di trapianto di organi, e ha rafforzato questo divieto. I contravventori rischiano sette anni di carcere e più di 100mila euro di ammenda. Solo il Regno Unito definisce il commercio di organi un crimine. Non è, tuttavia, l’Inghilterra che punisce il commercio più severamente, poiché certi Paesi, quali la Polonia e la Turchia], puniscono gli autori con 2 anni di carcere. In Germania, una legge federale, che prevede fino a 5 anni di carcere, è stata adottata, nel 1997. Gli argomenti contro la vendita degli organi sono quelli che hanno portato al suo divieto. In particolare ragioni etiche. Fin dal 1970, la International Transplantation Society stigmatizza: “La vendita di organi di un donatore vivo o morto non è in alcun caso giustificabile.” Alla base di ogni prevenzione del traffico di organi si pone la domanda etica della strumentalizzazione della persona. Questo traffico porta a vedere l’Altro, non più un uomo, ma una riserva di organi. È, dunque, sul fondamento del principio superiore di dignità della persona umana che hanno potuto essere emanate regole di un’etica dei trapianti. Queste regole sono il primo baluardo contro ogni forma di traffico di organi. La Risoluzione 29 dell’11 maggio 1978, adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio Europeo sull’armonizzazione delle legislazioni degli Stati Membri su prelievo, innesto e trapianto di sostanze di origine umana, all’art. 9 afferma che 34 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 “nessuna materia biologica può essere offerta per profitto” e l’Atto Finale della Conferenza dei Ministri della Sanità, nel novembre del 1987, precisa che nessun organo umano può essere offerto per denaro da nessuna organizzazione impegnata nei trapianti. Principio fatto proprio dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, con la Risoluzione WHA 44.25 del 13 maggio 1991, relativa alle linee guida sul trapianto di organi umani, la quale definisce, in particolare, le modalità dell’esigenza del consenso del donatore (linea guida 1) e pone il principio della gratuità del trapianto (linee guida 5-9), mentre, nella Risoluzione del Parlamento Europeo del 14 settembre 1993, si assume il principio dell’anonimato e della gratuità della donazione. Ma la Convenzione sui Diritti dell’Uomo e la Biomedicina, firmata a Oviedo, il 4 aprile 1997, unitamente al Protocollo Addizionale del 12 gennaio 1998, n. 168, sul divieto di clonazione di esseri umani, enunciano condizioni, nettamente, meno restrittive di quelle previste dalla succitata risoluzione. Infatti, la condizione di un legame di parentela genetico è scomparsa, a profitto di relazioni personali strette, perfino, in assenza di ogni relazione, se la legislazione del Paese lo prevede. La regola del consenso preliminare è ricordata da tutti i grandi testi internazionali riguardanti la bioetica: dal Codice di Norimberga del 1947 fino alla Dichiarazione Universale sulla Bioetica e i Diritti Umani, adottata per acclamazione, il 19 ottobre 2005 dalla Conferenza Generale dell’Unesco. Nel rapporto del 2003, il Segretario dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Bess Shields, ricordava, del resto, che una relazione genetica tra donatore e ricevente, anche se diminuisce il rischio di pressione, non lo elimina interamente. Infine, autorizzare un mercato di organi e di tessuti farebbe pensare a una valutazione venale delle persone, contro l’affermazione della loro autonomia e la loro dignità intrinseche. E quale valutazione ufficiale dare a un organo? Come definire un prezzo “equo” per gli organi dei più poveri, senza compromettere i principi etici e i valori della democrazia? Condannato dal 1987 dall’Organizzazione Mondiale della Salute, il traffico di 35 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 organi non è incriminato, a livello internazionale, finché, nel 2000, dal Protocollo Addizionale della Convenzione delle Nazioni Unite contro la Criminalità Organizzata Transnazionale per combattere il traffico di migranti via terra, via mare e via aria, sottoscritto nel corso della Conferenza di Palermo (12-15 dicembre 2000), questo protocollo fa del prelievo di organi uno dei possibili elementi della tratta delle persone. Al contrario, né l’Unione Europea, né il Consiglio Europeo hanno integrato il prelievo di organi nel quadro della loro definizione della tratta di persone. I trapianti illeciti di organi restano, dunque, unicamente integrati in quello delle legislazioni sui trapianti. Da queste due logiche repressive sono scaturite due ottiche nazionali diverse, che riguardano la repressione del traffico di organi. Un primo gruppo di Stati ha, così, legiferato, criminalizzando il traffico di organi, nel quadro delle pratiche contrarie alle regole etiche sui trapianti. Il traffico di organi è, dunque, punito da queste legislazioni a solo titolo di una violazione delle norme, derivate dalla bioetica (es. Brasile, Bulgaria, Francia). Di fronte a questi esempi, un altro gruppo di Paesi, reprimendo, penalmente, le violazioni dell’etica medica, ha preferito seguire la logica delle Nazioni Unite, sanzionando il traffico di organi attraverso le sue regole sulla tratta delle persone (a esempio la Danimarca, la Finlandia e i Paesi Bassi). Per affrontare il problema degli urgenti e crescenti problemi della vendita di organi, del turismo a scopo di trapianto e del traffico di donatori in un contesto di carenza globale di organi, si è tenuto a Istanbul, dal 30 aprile al 2 maggio 2008, un Summit Meeting, cui hanno partecipato più di 150 rappresentati di istituzioni scientifiche e mediche provenienti da tutto il mondo, ufficiali governativi, esperti di scienze sociali ed esperti di etica.9 9 http://ma-tvideo.france3.fr/video/iLyROoafteBC.html (21 febbraio 2015). 36 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 11. La legge in Italia Il 23 maggio del 2013 la presidenza del consiglio dei ministri, assieme al comitato di bioetica, ha stilato un documento riguardante la definizione e la regolamentazione del trapianto d’organi umani e per la lotta al traffico illegale di cui si riporta parte integrale: Presentazione L’esistenza a livello mondiale del traffico illecito di organi umani ai fini di trapianto è un fatto drammatico che rappresenta un pericolo reale per la salute pubblica e individuale e viola i diritti fondamentali e la dignità dell’uomo. L’impressione generale è che non siano stati ancora adottati, tanto a livello nazionale che internazionale, strumenti efficaci per prevenire, contenere e contrastare questa attività criminale. Una vicenda illecita che necessariamente coinvolge anche la comunità scientifica (chirurghi, nefrologi, responsabili dei centri trapianti, rianimatori, ecc.). Aggiungasi che questo mercato vede con sempre maggiore frequenza vittime persone vulnerabili, quali prigionieri, condannati a morte, minori (bambini rapiti per acquisire organi). Soprattutto in questi ultimi decenni il flusso di organi e parti del corpo percorre le moderne rotte internazionali tracciate dal capitale: dal Sud al Nord, dal terzo al primo Mondo, dai poveri verso i ricchi. Nel peggiore dei casi questo traffico si traduce in forme di esproprio, sfruttamento e coercizione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità in plurime occasioni e nel corso degli anni ha invitato gli Stati ad adottare misure volte a proteggere i più poveri e i gruppi vulnerabili dal turismo del trapianto e dalla vendita di organi. Attualmente anche il Consiglio d’Europa ha in corso la preparazione di una Convenzione mirata a reprimere il traffico di organi umani e a formulare uno strumento giuridico internazionale (Projet de convention du Conseil de l’Europe contre le trafic d’organes humain). Lo studio preparatorio raccomanda fin d’ora da un lato la necessità che il legislatore nazionale preveda sanzioni anche di carattere 37 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 penale, e dall’altro la promozione di una più specifica convenzione internazionale contro il traffico strictu sensu considerato, così da individuarne i presupposti e le condotte che lo caratterizzano e lo definiscono. Come altri Paesi europei, anche l’Italia sebbene regolamenti diverse fattispecie relative al trapianto di organi, presenta un ridotto apparato sanzionatorio in merito al traffico clandestino degli organi. Le due principali normative (L. 26.06.1967, n. 458 sul trapianto del rene tra persone viventi e L. 1.04.1999, n. 91 sui prelievi di organi e tessuti da cadavere) prevedono sanzioni esclusivamente a carico di chi svolge attività di mediazione e dell’operatore sanitario che si avvale di organi frutto di commercio, ma nessuna pena è prevista nei confronti di altre parti direttamente o indirettamente coinvolte nell’illecito traffico. Il Comitato non intende con questo documento analizzare in modo specifico il problema del traffico illecito di organi con esclusivo riferimento alla realtà italiana, ma vuole affrontare il problema su un piano generale, sollecitato dalla attuale riflessione ed elaborazione del Consiglio d’Europa. Tale riflessione ed elaborazione, su un piano transnazionale, si rivolge ai singoli Stati, nella convinzione che solo con una normativa omogenea e coerente su un piano nazionale ed internazionale sarà possibile dare una risposta forte a tale fenomeno diffuso. Il Comitato, inoltre, considerato che il mercato di parti del corpo umano presenta plurime e diverse problematiche a seconda che si tratti di un commercio tra individui viventi o che provenga da cadavere o che riguardi cellule e tessuti, ritiene opportuno limitare il parere al traffico di organi tra viventi, in specie del rene, che attualmente risulta essere l’organo di cui è più diffuso il mercato. Ciò premesso la conclusione a cui è giunto il CNB è che, sebbene l’idea di una regolamentazione sia difficile da realizzare nelle realtà sociali e mediche di molte parti del mondo, specialmente nei Paesi poveri, almeno in Europa si possa prevedere una regolamentazione giuridica, internazionale e nazionale, con l’introduzione anche di fattispecie penali, mirata a definire il traffico di organi, a prevenirlo, a far rispettare il principio che il corpo umano o le sue parti sono 38 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 fuori dal commercio. A tal fine si è auspicato che gli Stati collaborino a livello internazionale per migliorare le pratiche del trapianto e della donazione degli organi e cooperino, nel rispetto degli strumenti internazionali pertinenti e del proprio diritto interno, nella misura la più larga possibile, al fine di svolgere indagini in merito alle eventuali infrazioni commesse sul proprio territorio e al di fuori di questo. Necessario stabilire inoltre, in via convenzionale, con trattati multilaterali fondati sul principio di doppia incriminazione, il mutuo riconoscimento della fattispecie di reato, al fine di garantire adeguata collaborazione fra i Paesi richiedenti e i Paesi nei quali il fatto è stato commesso intenzionalmente. Il parere, redatto e curato da Lorenzo d’Avack e Adriano Bompiani, è stato approvato nella seduta plenaria del 23 maggio 2013 e approvato da Salvatore Amato, Adriano Bompiani, Stefano Canestrari, Antonio Da Re, Lorenzo d’Avack, Carlo Flamigni, Romano Forleo, Laura Guidoni, Assuntina Morresi, Andrea Nicolussi, Laura Palazzani, Alberto Piazza, Rodolfo Proietti, Monica Toraldo di Francia. Si sono astenuti Cinzia Caporale e Vittorio Possenti. In quanto non presenti alla votazione, hanno successivamente aderito al parere Luisella Battaglia, Bruno Dallapiccola, Francesco D’Agostino, Maria Luisa Di Pietro, Riccardo Di Segni, Silvio Garattini, Marianna Gensabella, Demetrio Neri, Giancarlo Umani Ronchi, Grazia Zuffa. In allegato al parere è la postilla redatta da Luisella Battaglia, Lorenzo d’Avack, Silvio Garattini, Rodolfo Proietti, Vittorio Possenti e Lucetta Scaraffia con la quale si è voluto richiamare l’attenzione del CNB sulla posizione del medico o della struttura medica nei Paesi di origine, investiti dei loro compiti terapeutici e di assistenza, quando l’attività viene richiesta da quel paziente acquirente che abbia operato in clandestinità. Il Presidente Prof. Francesco Paolo Casavola 39 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 1. Premessa 1.1. I trapianti di organo hanno segnato nel processo di sviluppo della medicina attuale una delle svolte più importanti e più ricche di significato, consentendo di prolungare e migliorare la vita di pazienti in tutto il mondo. Soprattutto la donazione di organi da parte del vivente è considerato come un atto supererogatorio e tale pertanto da godere di un apprezzamento etico altissimo, in vista dello scopo solidaristico che intende realizzare. Tuttavia si è insistito sui pericoli obiettivi che sono collegati a questa pratica, così da raccomandare che un tale procedimento conservi sempre un carattere di eccezionalità, che sia garantita una donazione assolutamente libera e che di principio e di fatto sia combattuta ogni commercializzazione. Questi principi non risultano allo stato sempre rispettati e sono numerose le denunce di “traffico clandestino di organi”. Un illecito non sempre ben definito nelle legislazioni statali, confuso con altre fattispecie criminose, ricomprendendo in questa espressione non solo la compravendita di organi e il c.d. ‘turismo dei trapianti’ (pazienti provenienti da Paesi ricchi che si recano all’estero per l’acquisto di organi dalle persone indigenti), ma anche l’attività di organizzazioni di intermediazione mirate alla vendita clandestina e la tratta di persone a scopo di rimozione di organi. Questo non aiuta né la prevenzione né la repressione del reato. Vi sono poi governi che evitano di fare trapianto nel loro territorio e spingono i propri pazienti ad andare all’estero, pur sapendo che si tratta di Paesi vulnerabili, accettando di rimborsare la spesa dell’operazione, perché tutto è più semplice e meno costoso. I Paesi poveri sono il fulcro del mercato, con quotazioni differenti degli organi nelle diverse parti del mondo per l’acquirente e compensi altrettanto variabili per il cedente. Una vicenda illecita sia eticamente che giuridicamente, che necessariamente coinvolge anche la comunità scientifica (chirurghi, nefrologi, responsabili dei centri trapianti, rianimatori, ecc.). Aggiungasi che questo mercato vede con sempre maggiore frequenza vittime persone vulnerabili, quali prigionieri, 40 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 condannati a morte, minori (bambini rapiti per acquisire organi). Soprattutto in questi ultimi decenni il flusso di organi e parti del corpo percorre le moderne rotte internazionali tracciate dal capitale: dal Sud al Nord, dal terzo al primo Mondo, dai poveri verso i ricchi. Nel peggiore dei casi questo traffico si traduce in forme di esproprio, sfruttamento e coercizione. Vi sono dati pubblicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che indicano che un quinto dei 70.000 reni trapiantati deriva da una transazione economica. L’esistenza a livello mondiale del traffico illecito di organi umani ai fini di trapianto è dunque un fatto indiscutibile. Non è facile avere dati ‘ufficiali’ data la clandestinità del fenomeno. L’impressione generale è che non siano stati ancora adottati, tanto a livello nazionale che internazionale, strumenti efficaci per prevenire, contenere e contrastare questa attività criminale, che rappresenta un pericolo reale per la salute pubblica e individuale e viola i diritti fondamentali e la dignità dell’uomo. 1.2. Nei confronti di questa vicenda si possono riscontrare in linea di massima almeno due diverse opzioni sul piano giuridico: una che ritiene che il corpo sia oggetto di libero scambio regolamentato dallo Stato, l’altra invece che ritiene che sia fuori mercato stabilendo come illecita la compra-vendita. Dall’analisi delle leggi nazionali (e anche della nostra) e delle normative e convenzioni internazionali emerge come dato prevalente che il corpo è fuori dall’area delle relazioni di mercato. Ne consegue la necessità, divenuta ormai prioritaria e urgente, di combattere il traffico clandestino di organi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità in plurime occasioni e nel corso degli anni ha invitato gli Stati ad adottare misure volte a proteggere i più poveri e i gruppi vulnerabili dal turismo del trapianto e dalla vendita di organi. Per affrontare gli urgenti e crescenti problemi legati al commercio degli organi, nel maggio 2008 si è tenuto a Istanbul un vertice con oltre 150 rappresentanti di organizzazioni scientifiche e mediche provenienti da tutto il mondo che ha formulato una dichiarazione (la Dichiarazione di Istanbul sul traffico di organi e sul turismo del trapianto) al fine di un inquadramento giuridico e professionale 41 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 che disciplini la donazione di organi e le attività di trapianto, così come di una supervisione trasparente da parte di un sistema normativo che garantisca la sicurezza del donatore e del ricevente e il rispetto della dignità dell’uomo. Attualmente anche il Consiglio d’Europa ha in corso la preparazione di una Convenzione mirata a reprimere il traffico di organi umani e a formulare uno strumento giuridico internazionale (Projet de convention du Conseil de l’Europe contre le trafic d’organes humain). Lo studio preparatorio raccomanda fin d’ora da un lato la necessità che il legislatore nazionale preveda sanzioni anche di carattere penale, e dall’altro la promozione di una più specifica convenzione internazionale contro il traffico strictu sensu considerato, così da individuarne i presupposti e le condotte che lo caratterizzano e lo definiscono. Una pratica, quella del traffico clandestino, che, come detto, coesiste con i paralleli traffici di schiavi, di bambini, di donne: la c.d. tratta degli esseri umani. Pertanto il dissenso verso il traffico di organi è contenuto non solo nei già menzionati Protocolli e Convenzioni che esplicitamente lo condannano, ma anche nelle disposizioni e nelle normative relative all’incriminazione dello sfruttamento e della tratta degli esseri umani. 2. La normativa in Italia La disciplina del trapianto da vivente e da cadavere ha visto l’avvicendarsi di una serie di provvedimenti normativi: L. 3.04.1957, n. 235 (prelievi di parti di cadavere a scopo di trapianto terapeutico); L. 26.06.1967, n. 458 (trapianto del rene tra persone viventi); L. 2.12.1975, n. 644 (prelievi di parte del cadavere a scopo di trapianto terapeutico); L. 12.08.1993, n. 301 (prelievi ed innesti di cornea); L. 1.04.1999, n. 91 (prelievi e trapianti di organi e di tessuti); L. 16.12.1999, n. 483 (trapianto parziale di fegato) e L. 19.09.2012, n. 167 (trapianto parziale di polmone, pancreas e intestino tra persone viventi). Se ne evince una graduale tendenza legislativa a ridurre i limiti di questa pratica sanitaria, muovendo nella direzione di un ampliamento dell’ambito di liceità. In specie la legge 1.04.1999, n. 91 ha disciplinato sotto un triplice profilo la materia 42 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 dei trapianti da cadavere: quello relativo alle strutture e agli aspetti organizzativi; quello relativo alla sicurezza dei trapianti; quello relativo alla modalità della formulazione del consenso al prelievo. Tuttavia, si notano una scarsa regolamentazione e un ridotto apparato sanzionatorio in merito al traffico clandestino degli organi. La L. 26.06.1967, n. 458 sul trapianto del rene tra persone viventi all’art. 6 prevede che “qualsiasi pattuizione privata che preveda un compenso in denaro o altra utilità in favore del donatore, per indurlo all’atto di disposizione o destinazione è nulla e di nessun effetto” e all’art. 7 la reclusione da tre mesi ad un anno e con multa da lire 100.000 a due milioni a chiunque a scopo di lucro svolga opera di mediazione nella donazione di un rene. La L. 1.04.1999, n. 91 sui prelievi di organi e tessuti da cadavere prevede sanzioni più severe per chiunque procuri per scopo di lucro un organo o un tessuto prelevato da un soggetto di cui sia stata accertata la morte, ovvero ne fa commercio: reclusione da due a cinque anni e con multa da lire 20 milioni a lire 300 milioni, oltre all’interdizione perpetua dall’esercizio della professione se il fatto è commesso da persona che esercita la professione sanitaria. La pena risulta più contenuta nei confronti di chi compie il reato senza scopo di lucro. In entrambe le normative le sanzioni sono dunque previste esclusivamente a carico di chi svolge attività di mediazione e dell’operatore sanitario che si avvale di organi frutto di commercio, ma nessuna sanzione penale è prevista nei confronti di altre parti direttamente o indirettamente coinvolte nell’illecito traffico. 3. Osservazioni Il Comitato non intende con questo documento analizzare in modo specifico il problema del traffico illegale di organi con esclusivo riferimento alla realtà italiana. Il CNB vuole affrontare il problema su un piano generale, sollecitato dalla attuale riflessione ed elaborazione del Consiglio d’Europa. Tale riflessione ed 43 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 elaborazione, su un piano transnazionale, si rivolge ai singoli Stati, nella convinzione che solo con una normativa omogenea e coerente su un piano nazionale ed internazionale sarà possibile dare una risposta forte a tale fenomeno diffuso. Il Comitato, inoltre, considerato che il mercato di parti del corpo umano presenta plurime e diverse problematiche a seconda che si tratti di un commercio tra individui viventi o che provenga da cadavere o che riguardi cellule e tessuti, ritiene opportuno limitare il parere al traffico di organi tra viventi, in specie del rene, che attualmente risulta essere l’organo di cui è più diffuso il mercato. Ciò premesso si osserva quanto segue. a) Il Comitato ritiene indispensabile una precisa definizione della fattispecie e propone che per “traffico di organi” vadano intese tutte quelle attività che, mediante l’uso della forza, la minaccia, la coercizione, il rapimento, l’inganno, l’abuso di potere o lo sfruttamento di una posizione di vulnerabilità, in particolare economica, siano mirate ad ottenere e prelevare organi da persona vivente. Rientra in questa fattispecie altresì la corresponsione di somme di denaro o altri benefici al datore o al terzo, direttamente o attraverso intermediazione. Il traffico d’organi porta di sovente al c.d. “turismo del trapianto” ogni qualvolta vi sia un movimento di organi, donatori, riceventi e di personale specializzato (medici, operatori sanitari) attraverso i confini giurisdizionali, senza autorizzazione sia del proprio Paese che di quello dove il prelievo e l’impianto viene effettuato. Questa vicenda vede coinvolte diverse categorie di persone: i pazienti malati, di sovente già in dialisi per quanto concerne i reni, disposti a percorrere grandi distanze e ad affrontare rischi per la loro salute al fine di ottenere il trapianto di cui hanno bisogno; i venditori generalmente poveri e in gravi difficoltà; i chirurghi e le strutture mediche, disposti a violare leggi e regole fondamentali dell’etica e della deontologia; i broker e altri intermediari che hanno legami con 44 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 la malavita del traffico di organi e infine i medici che nei Paesi di origine danno assistenza al paziente che ha fatto uso del mercato. Il Comitato ribadisce, come già in altri documenti, in via primaria la condanna del commercio del corpo quale violazione dei diritti fondamentali all’integrità della persona e alla sua salute, e raccomanda che i Paesi nazionali e gli organismi internazionali apprestino una regolamentazione mirata a meglio contenere e combattere questa vicenda illecita; a contrastare e disincentivare la domanda, a sanzionare coloro che acquistano organi per sé o per altri, anche attraverso la configurazione di specifici reati; a proteggere i diritti delle vittime offese; a promuovere la donazione degli organi; a promuovere la collaborazione a livello internazionale per migliorare le pratiche della donazione e del trapianto. b) Per ciò che concerne i pazienti acquirenti di organi, anche se malati gravemente e più o meno sollecitati da ragioni di urgenza, al CNB non appare lecito che questi possano essere esenti da responsabilità penali quando, direttamente o indirettamente, si appropriano di parti del corpo altrui, approfittando di persone più povere e più vulnerabili. Nel trapianto da vivente questa pratica, se legittimata, avalla l’idea che certi individui non abbiano pari dignità e che siano dei semplici oggetti utilizzabili a beneficio di altri. È Nancy Scheper-Hughes, che da molti anni si batte contro il mercato degli organi, ad osservare che questo commercio ha inizio nel momento in cui una persona debole e malata ne guarda un’altra, realizzando che dentro costei vi è qualcosa di cui ha bisogno e che può allungarle la vita. Una forma definita di “neocannibalismo” che considera il corpo degli altri come una fonte di pezzi di ricambio smontabili con cui prolungare le nostre vite. Dinnanzi alla necessità di proteggere la propria salute è facile che si dia corso ad una “zona grigia” in campo etico, dove principi consolidati siano messi in discussione a favore dello stato di emergenza, e che si dia ascolto ad auto-giustificazioni casistiche di mera opportunità o convenienza. Il CNB ritiene pertanto necessario apprestare una più energica repressione di un fenomeno ritenuto incompatibile con valori etici e giuridici fondamentali, e che il 45 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 nostro legislatore preveda l’estensione della responsabilità penale anche verso le persone acquirenti, al fine di tradurre giuridicamente la gravità morale delle loro azioni, anche con finalità deterrente. Pur nella estrema diversificazione delle situazioni e dei casi, il diritto è chiamato a stabilire un principio generale che condanni in modo forte il traffico d’organi anche nei confronti dei pazienti fruitori che, intenzionalmente, non rispettano il sistema condiviso a livello nazionale. Il CNB ritiene che sarebbe in alcune ipotesi un valido deterrente per chiunque la prospettiva che, a fronte di un organo comperato per migliorare le proprie condizioni di salute, vi sia il concreto rischio di essere incriminato una volta rientrato dall’estero. In tale contesto, che coinvolge il commercio d’organi tra viventi, si possono integrare ulteriori fattispecie criminose, come i delitti di omicidio nell’ipotesi in cui si verifichi il decesso della vittima, o alcune circostanze aggravanti o attenuanti come previste per altri illeciti dal codice penale. In questa fattispecie non deve essere applicato il principio della rilevanza del consenso dell’interessato capace di intendere e di volere come causa di esclusione dell’antigiuridicità del fatto. Inoltre nella maggior parte dei Paesi, e così anche nel nostro, non esiste allo stato una normativa che vieti al cittadino di recarsi all’estero per acquistare organi da donatori viventi in Paesi in cui tale pratica non è considerata illegale. Si tratterebbe allora di inserire, seguendo l’esempio della Germania, una clausola di extraterritorialità che vieta ai cittadini di acquistare organi in qualsiasi parte del mondo, anche in quei Paesi non europei dove il commercio di organi è legalizzato. Ciò in considerazione che questo tipo di transazione commerciale tra adulti capaci e consenzienti, sebbene molto diverso dall’uso di violenza, frode, minaccia o rapimento, finalizzato al reperimento di organi, pone comunque una forte problematicità sul piano morale e giuridico anche per molte delle ragioni sopra descritte. Tuttavia il legislatore, qualora non giudichi necessario stabilire una clausola di tal genere, deve cercare almeno di prevedere dei controlli sulle modalità di 46 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 attuazione del trapianto di organi effettuato dal cittadino fuori dai propri confini, e tali da scoraggiare la tentazione di andare all’estero per ottenere un organo a pagamento. c) Altri attori di questa tragedia umana, morale e sociale sono i cedenti, in genere indicati come vittime in quanto individui disperati, in condizione di forte vulnerabilità a causa della situazione economica e della mancanza di prospettive, allettati dai mediatori. Si è scritto con frequenza di una popolazione di “colonizzati”. Andando su Internet o su web specializzati è facile trovare “il corpo in vendita” (“offro rene”, “cedo porzione di fegato”, “vendo polmone”) e si spalancano delle porte di un commercio sempre più in espansione. In tutte le parti del mondo, in specie nei Paesi poveri, lo spettro dei potenziali venditori è estremamente ampio ed è soprattutto in continuo e allarmante aumento. Anche quando trattasi di iniziativa personale, deve essere ribadito e difeso il principio che gli organi non possono che essere l’oggetto di un dono, di un atto gratuito per salvare o migliorare la vita di altri. Verso questi individui la sanzione penale non appare, tuttavia, come uno strumento adeguato e proporzionato, in considerazione delle loro particolari condizioni di vulnerabilità, che evocano un disagio economico proprio o dei propri familiari. d) A livello preventivo deve considerarsi importante garantire un’assistenza sociale ed un welfare attenti alla soddisfazione dei bisogni primari della popolazione. Ad entrambe le categorie (potenziali datori e fruitori), dovrebbe poi essere rivolta una forte ed efficace campagna di sensibilizzazione, di educazione per cercare di fare acquisire consapevolezza della illiceità dell’atto, creare una coscienza collettiva sulle conseguenze delle operazioni di prelievo e sui diritti fondamentali riconosciuti a tutela di ciascuna persona umana. Far capire che chi cede parti del proprio corpo non si priva solo di queste, ma pone a repentaglio la propria salute, la propria esistenza e probabilmente anche quella di chi compra. Ribadire che il commercio di organi non è il semplice frutto della legge della domanda e dell’offerta in cui tutti avranno un vantaggio: chi compra, recuperando la propria 47 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 salute, e chi vende, ottenendo denaro per migliorare le proprie necessità di vita. Anche chi muove da una visione proprietaria del corpo non deve dimenticare che la rivendicazione di tale diritto incontra dei limiti ben precisi nei documenti internazionali e negli ordinamenti giuridici e che chiedere alla legge di consentire di negoziare un giusto prezzo per un rene va contro tutto ciò che la teoria del contratto rappresenta (manca spesso una volontà libera e consapevole, manca l’oggetto dato che gli organi non sono legittimamente beni di consumo). È anche possibile domandarsi “se coloro che vivono in condizioni di insicurezza sociale e abbandono economico alla periferia del nuovo ordine mondiale siano realmente “proprietari” dei loro corpi”. Il compratore deve essere consapevole che colui che vende un organo in condizioni di clandestinità rischia di ridurre la propria vita in termine di durata e che le statistiche dimostrano che a breve si troverà in condizioni di povertà mediamente peggiori. Deve inoltre essere consapevole che in molte parti del mondo questi venditori, spesso giovani, si trovano a dovere affrontare lo scherno e l’ostracismo dell’ambiente sociale che li circonda. Va infine richiamata l’attenzione dei datori/fruitori, come scrive il chirurgo Ignazio Marino, sul dato “che se un chirurgo è così privo di scrupoli da eseguire un trapianto nella piena illegalità e non curante delle regole fondamentali dell’etica e della deontologia, con ogni probabilità non sarà molto scrupoloso nel verificare la compatibilità del donatore o altri aspetti clinici relativi a questo delicato intervento, perché il suo interesse è puramente economico e certamente non gli starà a cuore la salute della persona che finirà in sala operatoria”. E, potremmo aggiungere, anche dopo l’intervento. e) Cardine delle operazioni di trapianto di organi con provenienza illegale è l’organizzazione che supporta l’intervento: dal reperimento illegale dell’organo e dal reclutamento del paziente ricevente, alla garanzia dei trattamenti sanitari e delle procedure necessarie per il trapianto. Devono essere considerate come reato, se commesse intenzionalmente, la sollecitazione fatta da professionisti sanitari e da altre persone (intermediari/brokers) per ottenere organi fuori dal 48 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 sistema nazionale dei trapianti, e l’offerta di guadagno o di comparabili vantaggi ai potenziali datori. Deve altresì essere ritenuto reato, se commesso intenzionalmente, la preparazione, la preservazione, lo stoccaggio, il trasporto, il trasferimento, la ricezione, l’importazione e l’esportazione di organi prelevati nelle condizioni descritte al punto 3a, in considerazione che tutte queste attività costituiscono momenti essenziali del traffico di organi umani. In riferimento alla gravità delle infrazioni legate al traffico di organi umani è appropriato includere la responsabilità delle società commerciali, delle strutture pubbliche e delle organizzazioni che possono essere coinvolte in casi di azione criminale commessa da qualsiasi persona che eserciti all’interno di esse un potere di direzione, di rappresentanza e di controllo. La responsabilità di tali organismi non esclude la responsabilità individuale delle persone fisiche che ne fanno parte. In tutte queste differenti situazioni una parte rilevante devono avere le politiche di dissuasione, prevedendo meccanismi focalizzati sull’aumento dei rischi e delle difficoltà per attuare l’illecito. Soprattutto aumentare i rischi significa mettere a repentaglio non solo il patrimonio e/o la libertà personale dei chirurghi, infermieri, tecnici, ecc., attraverso sanzioni penali, ma anche incidere sulla loro reputazione professionale. E per questo ultimo aspetto un ruolo importante possono averlo i codici deontologici laddove prevedano in questo settore sanzioni rigorose per i trasgressori. f) Il legislatore nel contrastare queste pratiche dovrebbe includere un divieto di tutti i tipi di pubblicità che sollecitino contatti con intermediari/brokers. È noto che il traffico clandestino si avvale soprattutto di siti web che mettono in rapporto datore-organizzazione-acquirente e la rete diventa il luogo di uno scambio di informazioni e di una trattativa globalizzata. Necessario allora un controllo, un monitoraggio e la censura di siti sospetti e di mass media cartacei al fine di evitare propagande accattivanti e di accrescere le difficoltà per il venditore ad entrare in contatto con le organizzazioni criminali. A tal fine si rileverebbe utile istituire gruppi di ricerca specializzati nell’esame di 49 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 sfruttamento informatico e trappole virtuali, che possono fungere da deterrente per la pubblicizzazione online di annunci da parte dei mercanti degli organi. g) Tenuto conto delle conseguenze potenzialmente gravi del traffico d’organi umano per la salute psicofisica dei datori, il Comitato ritiene necessaria una protezione specifica di queste persone. In specie si ritiene necessario che le vittime di questo mercato siano tenute informate dello stato d’avanzamento del loro dossier da parte delle autorità competenti e che venga data loro la possibilità, nel rispetto del diritto interno degli Stati, di essere ascoltati e di ricevere adeguata protezione qualora siano chiamate a fornire degli elementi di prova. Un altro impegno è quello di scoraggiare il passaggio da “vittima” a “carnefice”. Dati statistici dimostrano che i brokers comuni con frequenza sono ex venditori di organi, reclutati nelle fila dei mediatori tramite l’invito a stabilire una partnership negli affari e la promessa di guadagno. Un passaggio agevolato dalle condizioni precarie in cui si trova il datore, che, come detto, non risolve i propri problemi con l’alienazione di un organo. Sono “gli intermediari degli intermediari” che hanno presso le stesse comunità sociali più facilità a reperire potenziali donatori. Bloccando questa catena di ingaggio, si indebolisce senza dubbio l’azione dei trafficanti, che in questo modo viene a perdere gran parte dei suoi affiliati. Si tratta di un metodo di prevenzione attuabile dando ampia diffusione e risalto alle sanzioni nazionali e internazionali previste per i brokers, e aumentando così i rischi e i costi delle condotte di mediazione. h) Il Comitato sottolinea poi l’importanza di una cooperazione internazionale. Una efficace attività di contrasto ad un reato dinamico che coinvolge il territorio di più Stati non può incardinarsi solo attraverso normative statuali, ma deve poter contare su di una collaborazione giudiziaria, politica e di polizia tra i Paesi interessati. Come in altre situazioni di criminalità organizzata transnazionale (si pensi al narco traffico o ai reati di pedofilia) la collaborazione muove dalle informative date e scambiate fra gli Stati, dalla necessità di centralizzare le indagini e di istituire delle banche dati applicate al traffico di organi. Da non trascurare infine l’esigenza di una progressiva armonizzazione della 50 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 normativa al fine di evitare che la mancata o differenziata criminalizzazione di taluni comportamenti impediscano o rendano più difficoltosa la collaborazione internazionale fra le diverse autorità. Al fine di migliorare la risposta giudiziaria è dunque indispensabile la promozione di più congrue convenzioni internazionali contro il traffico strictu sensu, a condizione che lo individuino nei suoi presupposti e ne enucleino le condotte che lo caratterizzano, in breve che lo definiscano. i) Infine, considerato che le pratiche che non rispettano i principi etici sono in parte una conseguenza della carenza globale di organi per il trapianto, il nostro Paese deve impegnarsi a sostenere, anche economicamente, programmi atti ad incrementare la donazione di organi sia da vivo che da cadavere. Si ribadisce, poi, anche in questa sede che la soluzione del problema relativo alla persona malata potrebbe aprire un problema di malattia del donatore. In alcune normative proprio di ciò si tiene conto, quando questo atto di generosità si traduce in un criterio di preferenza nelle liste di attesa in caso di bisogno sopravvenuto di un organo da parte del donatore stesso. Una indicazione che anche il nostro legislatore, come altri, dovrebbe considerare in modo da attenuare il rischio che il donatore possa incorrere in patologie mortali causate dal suo atto che aveva come fine quello di risolvere una patologia altrui. 4. Raccomandazioni 4.1. Il Comitato auspica che si realizzi il progetto del Consiglio d’Europa di addivenire ad una convenzione tra i vari Stati membri che abbia come scopo quello di prevenire, combattere e criminalizzare il traffico illegale di organi, una minaccia di dimensione mondiale che mette in pericolo i diritti fondamentali dell’uomo. 4.2. Il Comitato ritiene che, sebbene l’idea di una regolamentazione sia difficile da realizzare nelle realtà sociali e mediche di molte parti del mondo, specialmente nei Paesi poveri, almeno in Europa si possa prevedere una regolamentazione giuridica, internazionale e nazionale, con l’introduzione anche 51 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 di fattispecie penali, mirata a definire il traffico di organi, a prevenirlo, a far rispettare il principio che il corpo umano o le sue parti sono fuori dal commercio. 4.3. È auspicabile che gli Stati collaborino a livello internazionale per migliorare le pratiche del trapianto e della donazione degli organi e cooperino, nel rispetto degli strumenti internazionali pertinenti e del proprio diritto interno, nella misura la più larga possibile, al fine di svolgere indagini in merito alle eventuali infrazioni commesse sul proprio territorio e al di fuori di questo. Occorre inoltre stabilire, in via convenzionale, con trattati multilaterali fondati sul principio di doppia incriminazione, il mutuo riconoscimento della fattispecie di reato, al fine di garantire adeguata collaborazione fra i Paesi richiedenti e i Paesi nei quali il fatto è stato commesso intenzionalmente. 4.4. È altresì necessario che gli Stati rafforzino una politica destinata a favorire la donazione di organi e si auspica inoltre che collaborino a livello internazionale per promuovere la ricerca nell’ambito della medicina rigenerativa cosicché in futuro si possano raggiungere traguardi tali da rendere non più necessario il ricorso ai trapianti di organi. Postilla a firma dei Proff. Luisella Battaglia, Lorenzo d’Avack, Silvio Garattini, Rodolfo Proietti, Vittorio Possenti e Lucetta Scaraffia. Il parere raccomanda di elaborare uno strumento giuridico internazionale che abbia come finalità e scopi quelli di prevenire e combattere il traffico di organi, criminalizzare detti atti e proteggere i diritti delle vittime delle offese. I membri del Comitato sono giunti a trovare un accordo su molte misure di protezione delle vittime e nel prevedere una infrazione penale per gli atti che caratterizzano e completano il traffico d’organi umani. Tuttavia particolarmente delicata appare la posizione del medico nei Paesi di origine, investito dei suoi compiti terapeutici e di assistenza, quando l’attività viene richiesta da quel paziente acquirente che abbia operato in clandestinità. Fermo restando l’obbligo della cura da parte del medico, si potrebbe ravvisare anche quello di dare notizia dell’attività illecita alla competente autorità giudiziaria per avviare una indagine. 52 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 Il CNB nel discutere sul problema, pur richiedendo la supervisione e la responsabilità da parte delle autorità sanitarie di ciascun Paese per garantire la trasparenza e la sicurezza, ha ritenuto opportuno non affrontare il problema in merito all’obbligo di denuncia da parte del medico o della struttura medica. I motivi di questa scelta sono due: il richiamo all’etica medica classica basata sulla tradizione ippocratica con la sua concezione della responsabilità del medico in scienza e coscienza verso il paziente, da una parte. Dall’altra, affiora la preoccupazione che il paziente, nel timore delle sanzioni, resti nella clandestinità con possibili aggravi per le sue condizioni di salute. Tali argomenti, seppur ragionevoli, non includono altri valori non meno rilevanti ed eticamente rispettabili, ricchi di valenze pubblicistiche, che richiedono specifiche informazioni utili al soddisfacimento di finalità pur sempre previste dalla legge e soggette al controllo della pubblica sicurezza. Soprattutto non prendono in considerazione il fatto che questa sarebbe una delle poche vie a nostra disposizione per venire a conoscenza di illecito mercato di organi. L’obbligo deontologico del rispetto del segreto professionale e della privacy del paziente potrebbe del resto significare, per i medici, assecondare chi commette un reato, considerato un crimine contro l’umanità, e “diventare di conseguenza conniventi in quanto consapevoli della compravendita”. Tanto più che è ben evidente la disparità di trattamento tra cedente e ricevente: mentre in genere il primo è abbandonato a se stesso in qualche parte del mondo; il secondo viene seguito e protetto dai medici che lo avevano in cura prima del trapianto illegale. Anche prendendo in considerazione la privacy e il segreto professionale, si può ben ritenere che il medico - a fronte di valori confliggenti, sia etici che giuridici in ogni caso sia libero di decidere secondo scienza e coscienza, riservando l’obbligo deontologico in merito alla prestazione della cura. 53 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 IL DDL SUL TRAFFICO D'ORGANI IN SINTESI Il disegno di legge approvato in prima lettura dall'aula del Senato si compone di soli quattro articoli, il primo dei quali introduce nel codice penale, modificando l'articolo 601, un nuovo reato volto ad incriminare la condotta di traffico di organi prelevati da persona vivente: Il delitto è punito con la reclusione da tre a dodici anni e con la multa da euro 50.000 ad euro 300.000. Se il fatto è commesso da persona che esercita una professione sanitaria, alla condanna consegue l'interdizione perpetua dall'esercizio della professione. È inoltre punito, con la reclusione da tre a sette anni e con la multa da euro 50.000 ad euro 300.000, chiunque organizza o propaganda viaggi ovvero pubblicizza o diffonde, con qualsiasi mezzo, anche per via informatica o telematica, annunci finalizzati al traffico di organi o parti di organi. Per punire anche l'intermediazione à stato specificato che la "tratta" di organi è reato "in qualsiasi modo e a qualsiasi titolo". Elemento qualificante del nuovo delitto è comunque il fatto che l'organo o la parte di organo prelevato provenga da persona vivente, il che denota il particolare allarme sociale delle azioni punite e, al contempo, serve a distinguere e qualificare l'impianto sanzionatorio rispetto alla disciplina già prevista dalle norme penali speciali recate dalla legge 1° aprile 1999, n. 91. L'articolo 2 del ddl introduce modifiche all'articolo 416 del codice penale concernente il reato di associazione per delinquere. In particolar modo, al sesto comma dell'articolo 416 viene introdotto il riferimento al nuovo articolo 601-bis nell'elenco dei reati per i quali si applica l'aggravante che prevede la reclusione da cinque a quindici anni e da quattro a nove anni a seconda che si tratti dell'attività di promozione, costituzione od organizzazione dell'associazione criminosa, oppure che vi si prenda semplicemente parte. È evidente l'intenzione di conferire particolare allarme sociale al reato di traffico d'organi prelevati da persona vivente, ma anche da cadavere, se consumato in forma organizzata e di associazione criminosa. L'articolo 3 del disegno di legge si occupa di coordinare l'introduzione della nuova disciplina con l'articolo 22-bis della legge n. 91 del 1999. Da ultimo, l'articolo 4 del disegno di legge si limita a svolgere un ulteriore coordinamento 54 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 con la legge 26 giugno 1967, n. 458, in materia di trapianto del rene tra persone viventi. Durante l'esame in aula Ncd ha rinunciato all'emendamento sul traffico di cellule e tessuti di origine umana prelevati da persona vivente ribattezzata dalle opposizioni "blitz sulle staminali per il divieto di eterologa". Ho saputo che proprio in questi giorni Il Partito democratico italiano si è interessato di questa questione ed ho contattato la parlamentare Camilla Fabbri di Pesaro per sapere a che punto fossero i lavori e molto gentilmente mi ha mandato un sunto dell’attuale situazione in senato che sotto riporto: IL DDL SUL TRAFFICO D’ORGANI IN SINTESI (marzo 2015) Il disegno di legge approvato in prima lettura dall'aula del Senato si compone di soli quattro articoli, il primo dei quali introduce nel codice penale, modificando l'articolo 601, un nuovo reato volto ad incriminare la condotta di qualsiasi modo e a qualsiasi titolo". Elemento qualificante del nuovo delitto è comunque il fatto che l'organo o la parte di organo prelevato provenga da persona vivente, il che denota il particolare allarme sociale delle azioni punite e, al contempo, serve a distinguere e qualificare l'impianto sanzionatorio rispetto alla disciplina già prevista dalle norme penali speciali recate dalla legge 1° aprile 1999, n. 91. L'articolo 2 del ddl introduce modifiche all'articolo 416 del codice penale concernente il reato di associazione per delinquere. In particolar modo, al sesto comma dell'articolo 416 viene introdotto il riferimento al nuovo traffico di organi prelevati da persona vivente: Il delitto è punito con la reclusione da tre a dodici anni e con la multa da euro 50.000 ad euro 300.000. Se il fatto è commesso da persona che esercita una professione sanitaria, alla condanna consegue l'interdizione perpetua dall'esercizio della professione. È inoltre punito, con la reclusione da tre a sette anni e con la multa da euro 50.000 ad euro 300.000, chiunque organizza o propaganda viaggi ovvero pubblicizza o diffonde, con qualsiasi mezzo, anche per via informatica o telematica, annunci finalizzati al traffico di organi o parti di organi. Per punire anche l'intermediazione è stato specificato che la "tratta" di organi è reato "in articolo 601-bis nell'elenco dei 55 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 reati per i quali si applica l'aggravante che prevede la reclusione da cinque a quindici anni e da quattro a nove anni a seconda che si tratti dell'attività di promozione, costituzione od organizzazione dell'associazione criminosa, oppure che vi si prenda semplicemente parte. È evidente l'intenzione di conferire particolare allarme sociale al reato di traffico d'organi prelevati da persona vivente, ma anche da cadavere, se consumato in forma organizzata e di associazione criminosa. L'articolo 3 del disegno di legge si occupa di coordinare l'introduzione della nuova disciplina con l'articolo 22-bis della legge n. 91 del 1999. Da ultimo, l'articolo 4 del disegno di legge si limita a svolgere un ulteriore coordinamento con la legge 26 giugno 1967, n. 458, in materia di trapianto del rene tra persone viventi. Durante l'esame in aula Ncd ha rinunciato all'emendamento sul traffico di cellule e tessuti di origine umana prelevati da persona vivente ribattezzata dalle opposizioni "blitz sulle staminali per il divieto di eterologa".10 10 https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&uact=8&ve d=0CCEQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.governo.it%2Fbioetica%2Fpdf%2F14_Traffico_i llegale_organi_umani_tra_viventi.pdf&ei=sBlTVd8O6PcywPty4HACw&usg=AFQjCNFDFVzPIuI_-zlmJyqOZ83MeQwUqw (12 aprile 2015). 56 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 12. Ho comprato un rene in Nepal Mille euro al donatore. Mille all'intermediario. Cinquemila per il trapianto illegale in India. Un giornalista de L'espresso, Alessandro Gilioli è entrato nel mercato clandestino degli organi, Tra documenti falsi e chirurghi corrotti. Ecco il suo racconto. “Tutto si può dire di Krishna Kanki, malavitoso nepalese in carriera, tranne che non sappia vendere la sua merce: ‘I miei donatori sono ragazzi sani, robusti e di campagna’, dice: ‘Io prendo solo gente a posto, niente fumo, niente droghe, niente alcol. E poi faccio sempre tutti gli esami: HIV, epatite, tubercolosi. Alla fine scegliamo il migliore e ve lo portate via. è facile, l'abbiamo già fatto decine di volte con gente che veniva dall'Europa, dall'America e da Singapore...’. Allora non è una leggenda metropolitana. La macelleria internazionale degli organi umani è una realtà concreta, prospera e diffusa. E adesso ha anche volti, nomi e indirizzi precisi, almeno in una delle sue tante incarnazioni: quella del traffico di reni che avviene tra il Nepal e l'India, i paesi più attivi dell'Asia insieme al Pakistan - in questo oscuro mercato globale. “L'espresso” ne ha percorso tutto il cammino, dai vicoli di Kathmandu fino alle cliniche di lusso di Calcutta, acquistando il rene di un ragazzo nepalese e prenotandone il trapianto con il consenso di un chirurgo indiano. È appunto a Kathmandu, l'ex capitale degli hippies oggi stremata da dieci anni di guerra civile e sovrappopolata da un'inurbazione selvaggia, che nel novembre del 2006 sento le prime voci sul boom locale dell'offerta di organi. Si dice che i contadini sfollati, la gente dei villaggi indebitata e le vedove senza speranza siano diventati il serbatoio di questo commercio gestito da una dozzina di 'middle men', gli intermediari tra pazienti benestanti (quasi sempre stranieri) e aspiranti venditori di organi. Nella confusione del dopoguerra in città è venuto meno il potere dello Stato, si è impennata la criminalità, è dilagata la corruzione. E all'anarchia nepalese fanno riscontro appena al di là del confine le moderne 57 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 cliniche private indiane, dove molti medici (retribuiti 'a cottimo' per ogni intervento) accettano i certificati fasulli prodotti in Nepal, pur consapevoli della loro fraudolenza. Così, a fine aprile, torno a Kathmandu con una falsa diagnosi di 'malattia renale policistica bilaterale', in cerca di un trapianto per evitare di entrare in dialisi. Ho con me un paio di analisi del sangue contraffatte - con la creatinina impazzita e altri valori alterati - più la diagnosi su carta intestata di un medico che certifica le mie condizioni. Con una matita da trucco mi appesantisco le occhiaie e vado al National Kidney Center, la più nota struttura privata locale per la cura dei reni. Qui, senza bisogno di mostrare alcunché, scopro subito che basta rivolgersi a un qualsiasi paramedico - ma va bene anche un guardiano o un barelliere - per mettere in giro la voce che si ha urgentemente bisogno di un rene nuovo, lasciando il proprio numero di cellulare e una mancia. Nessuno si stupisce, nessuno chiede alcunché, molti promettono aiuto. Nemmeno tre giorni dopo arrivano le prime telefonate, con i nomi, i numeri e gli indirizzi di due intermediari. Così inizia il mio viaggio nella malavita di Kathmandu, riconvertita dallo spaccio di droga al più remunerativo business degli organi. Il primo 'middle man' che mi fissa un appuntamento si chiama Krishna Kanki e ha la sua base accanto a un negozio di pashmine sulla Tridevi Marg, uno stradone pieno di mendicanti a due passi dal quartiere turistico di Thamel. Per maggiore sicurezza, vado a trovarlo accompagnato da Sudarshan, un amico nepalese il cui fratello un anno fa si è comprato un rene e che quindi ha un po' di esperienza nel giro. Krishna che ci aspetta davanti al negozio. Ha una trentina d'anni, i baffetti curati e una polo viola. Ci fa cenno di seguirlo e - senza voltarsi - ci porta in una piazzetta appartata, la Bhagwan Bahal. Sotto un ombrellone aperto davanti a un baretto malconcio ci sono quattro sedie di legno bianco che costituiscono evidentemente il suo informale ufficio. Krishna parla solo con Sudarshan, in 58 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 nepalese, a voce bassa e senza mai guardarmi. Non sembrano interessargli granché le mie condizioni di salute - a parte il gruppo sanguigno - e dopo le rassicurazioni sulla robustezza dei suoi ragazzi ci spiega la procedura successiva, a sentir lui semplicissima e rodata: "Lo sapete, per la legge indiana bisogna che tra il donatore e il paziente ci sia una relazione di consanguineità. Con i malati di qui facciamo un paio di falsi certificati e diciamo che sono fratelli. Per gli occidentali invece il sistema migliore è quello di inventarci un figlio". Un figlio? "Sì, certo. Diciamo che tu sei venuto in Nepal una ventina di anni fa e hai avuto una storia con una ragazza locale. Bene, il bambino non te lo sei portato a casa ma l'hai sempre aiutato da lontano, mandandogli soldi e vestiti. Ora lui è diventato grande, vuole sdebitarsi e ti dà il suo rene. è facile, funziona sempre. Basta costruire un documento di paternità con il timbro del ministero, che noi ovviamente sappiamo come procurarci". E la mamma chi sarebbe? "Non è un problema. Troviamo una donna più o meno della tua età che certifica la vostra vecchia relazione e garantisce la paternità del ragazzo...". L'estrema facilità con cui il broker descrive i vari passaggi ha un che di irreale, come se fossi lì a comprare un souvenir. Tuttavia, di fronte alla sua irritante sicurezza, cerco di mostrare le paure e l'incredulità proprie del paziente occidentale timoroso che qualcosa vada storto: "Ma sono documenti credibili? E se poi in India il medico li rifiuta?". Krishna sorride appena, senza mai rivolgere lo sguardo a me: "Vedete, non importa a nessuno se sono credibili o no. Certo, noi produciamo dei falsi perfetti, ma è solo per sicurezza. In realtà in India i chirurghi sanno benissimo che è tutto fasullo e fanno solo finta di crederci". E ancora, sempre con una punta d'ironia: "A volte sono loro stessi a telefonarci per dirci che cosa dobbiamo scrivere su quei fogli, in modo da non avere problemi con i loro consigli di amministrazione o magari con qualche collega invidioso. Ricordatevi bene una cosa: se il dottore in India vi fa qualche domanda di troppo, è solo per avere un sovrapprezzo in nero sulla parcella della clinica, che pure gli dà il 50 per cento di ogni operazione. Voi passategli una buona mancia e vedrete che tutto finisce lì". 59 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 Dopo un po', Krishna sembra perfino scocciato dalle nostre ansiose domande, quasi che queste possano mettere in dubbio la sua professionalità e le sue connessioni con i medici di là del confine. E a fronte dei miei timori sulle capacità dei chirurghi indiani, il mediatore fa già, tranquillamente, il primo nome: "Io lavoro con i migliori trapiantologi del Paese. A Chennai mando la gente al St.Thomas Hospital, dal dottor Ravichandran, il capo del dipartimento di nefrologia. Bravissimo, un luminare mondiale. Mi ha già fatto diversi occidentali come te, e sono tornati tutti a casa felici e contenti". Dopo una mezz'oretta di rassicurazioni e chiacchiere, inevitabilmente il discorso cade sui costi. E qui Krishna snocciola senza imbarazzi le sue parcelle: "Servono subito 160 mila rupie (circa 200 euro) per fare gli esami del sangue ad almeno due possibili donatori. Poi, se va tutto bene, il rene costa 1.800 euro: un terzo subito, un terzo appena hai fatto l'operazione, l'ultima parte dopo le dimissioni dall'ospedale". Altre spese? "Al donatore non devi dare niente, ci penso io. Semmai compragli qualche vestito per renderlo decente quando lo presenti al dottore. Il ricovero in India e tutte le medicine sono naturalmente a tuo carico. Poi calcola tre biglietti aerei per Chennai: per te, per il donatore e per il mio watchman". E chi sarebbe questo watchman? "Ci vuole sempre un mio uomo che controlli tutto. Mettiamo che al donatore salti in testa di scappare all'ultimo minuto: bene, il mio watchman è lì per impedirglielo. Questi ragazzi a volte sono strani, si prendono paura all'improvviso, è sempre meglio tenerli d'occhio...". Poi si ferma, guarda l'orologio d'oro e finalmente alza lo sguardo: "A proposito, ne volete conoscere un paio?". Così Krishna sfodera la sua arma a sorpresa: un numero digitato in fretta al cellulare, poche frasi secche in nepalese e tre minuti dopo da dietro l'angolo si materializzano, a passi lenti e in silenzio totale, due ragazzi già reclutati. "Naturalmente prima dobbiamo verificare il gruppo sanguigno", dice il mediatore, "ma loro sarebbero già pronti". Uno è poco più di un bambino. Ha tratti tibetani, una magrezza impressionante sotto la T shirt lurida. La gamba sinistra gli trema, non solleva lo sguardo dal 60 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 tavolo. Sembra terrorizzato dalla situazione che pure ha scelto di vivere. L'altro è molto più tranquillo, ha un inizio di barba sul mento e si siede accanto al suo carnefice. Bevono una Sprite, sempre senza aprire bocca. Io li guardo in faccia, loro fissano l'asfalto sotto le loro infradito di plastica. È lo stesso Krishna, pochi minuti dopo, a farli un po' parlare: forse ha paura che risultino antipatici al ricco cliente venuto dall'Europa. Inizia il ragazzo più piccolo, quello spaventato. Si chiama Daniel Rai e dichiara vent'anni: una palese bugia, probabilmente è minorenne. Proviene da un piccolo villaggio del Terai, l'afosa pianura lungo i confini meridionali del Nepal. Sua madre - dice - è morta quando lui aveva otto anni. Papà ha trovato un'altra donna e ha cominciato a bere, facendo debiti per l'alcol, per poi andarsene dal villaggio con la nuova compagna. Lasciando lui - primo figlio maschio - a difendersi dai creditori. Allora Rai è venuto nella capitale, ha trovato qualche lavoretto. Ma i soldi raccattati qua e là non bastano, deve tornare in fretta al villaggio per pagare gli usurai: gli interessi sono del 30 per cento l'anno. Altrimenti quelli gli prendono la casa e sbattono in strada tutti i suoi fratelli. L'altro ragazzo, il più grande, si chiama Sonam, dice di avere 25 anni e viene dal villaggio di Kavre, sempre nel Terai. A Kathmandu fa l'aiuto meccanico, porta a casa una quarantina di euro al mese ma ora la moglie si è ammalata di cuore e "in Nepal le medicine si pagano care, senza i miei soldi muore". Quando hanno finito, Krishna fa un mezzo sorriso ironico rivolgendosi a noi in modo complice: "Raccontano tutti storie strappalacrime, poi non lo saprai mai che cosa ci fanno davvero con i soldi. Io sono onesto, gli dò sempre metà di quello che prendo, ma quando vedono tutte quelle rupie in una botta sola non capiscono più niente. Qualcuno se le beve, qualcuno si compra la moto: una bella Hero Honda con cui tornare al villaggio a fare il gradasso. Poi sì, ci sono anche quelli bravi, che magari si comprano un campo per coltivare il riso, ma sono sì e no due su dieci. Comunque, fatti loro". Già, fatti loro. L'importante, per me, è che siano davvero disposti a vendersi un organo. Come faccio a sapere che sono d'accordo con quello che stiamo per fare? 61 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 Alle mie perplessità Krishna si volta verso i ragazzi e dice qualcosa in nepalese. Daniel risponde con un semplice cenno di sì con la testa, tenendo sempre gli occhi bassi; Sonam - forse più bravo a recitare - si dice addirittura "felice" di poter salvare la mia vita. In tutto, il primo incontro con Krishna e i suoi ragazzi da macello dura quasi un'ora, in un'atmosfera vagamente irreale: Daniel Rai, Sudarshan e io molto tesi, Krishna e l'altro donatore tranquilli. Poi lui spedisce via i due ragazzi e ci fornisce gli ultimi dettagli: "Se ci state, datemi subito i soldi per gli esami, così li facciamo domattina. Poi preparo i documenti, in un paio di giorni sono pronti. Se è tutto okay, tra una settimana siete a Chennai e fra un mese tu torni a casa col rene nuovo". Le 160 mila rupie passano di mano in mano, Krishna le infila rapido nelle tasche dei jeans senza nemmeno contarle. Mi dà appuntamento per il giorno dopo alla Pathology Laboratory Clinic, nella zona di Kalanki, in modo che io possa verificare che i ragazzi fanno davvero i test del sangue. Poi si alza di scatto e si dilegua verso la folla di Thamel. Non lo rivedrò più, perché la mia compravendita avverrà attraverso altri canali. Probabilmente, in questo momento, Daniel Rai avrà già venduto il suo rene a un altro paziente straniero. Sonam, chissà: l'impressione - condivisa dal mio amico Sudarshan - è che fosse solo un complice del mediatore, portato lì per far numero e darci l'apparenza di una scelta, mentre la vittima predestinata pareva comunque l'altro ragazzo. L'appuntamento con il secondo mediatore avviene il giorno dopo, nel pomeriggio. Hari Tamang, una cinquantina d'anni, corporatura tozza e occhiali azzurri di marca, ha un negozio di copertura - fotocopie e fax - in un vicolo sulla strada commerciale del Bagh Bazar. Dentro, una sola fotocopiatrice, un vecchio computer, una grande foto del defunto re Birendra e un tavolo di finto legno. Hari sa perché sono lì, mi fa sedere e parla per primo, soprattutto di sé: "Qui mi conoscono tutti, sono il migliore in città. Ho avuto pazienti canadesi e tedeschi, i miei documenti sono sempre perfetti. Adesso qui in Nepal c'è il boom e si improvvisano tutti mediatori, ma non devi fidarti. Io faccio questo mestiere da 62 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 dieci anni, mi sono venduto un rene anch'io e mia moglie pure". Poi indica un adolescente con un orecchino turchese cha sta ascoltando musica al desktop lì accanto: "E quello è Prakash, mio figlio: appena ha l'età, mandiamo in India anche lui". Il suo punto di forza, racconta orgoglioso Hari, sono i rapporti con i chirurghi indiani, coltivati in due lustri di corruzione. Hari fa il nome di Ravichandran, a Chennai: lo stesso medico indicato da Krishna. Sempre a Chennai, il mediatore dice di lavorare anche con un'altra clinica privata, il Medical Madras hospital, dove il suo riferimento - dice - è "un medico famoso, Georgi Abraham". Ma nel mio caso, dice, la cosa migliore è puntare sull'Apollo Gleneagles Hospital di Calcutta dove - sostiene lui - conosce tutto il reparto di nefrologia: "Lì hanno appena fatto il trapianto a tre occidentali, giusto la settimana scorsa", spiega, "e poi in questo periodo il West Bengala è il posto migliore". Fino a pochi mesi fa, racconta, la sua base preferita era invece Madurai, nel Tamil Nadu: all'Apollo Hospital locale lavorava senza problemi con tale dottor Palani Rajan, anche lui nefrologo esperto in trapianti. Ma "ora su Madurai la polizia ha gli occhi puntati, meglio starci lontano". Perché? Hari fa una smorfia e spiega che nel Tamil Nadu - la regione indiana più colpita dallo tsunami del 2004 - negli ultimi due anni la vendita degli organi è esplosa oltre ogni misura perché la gente aveva bisogno dei soldi per ricostruirsi le case. Il mercato dei pezzi di ricambio umani ha raggiunto dimensioni tali da costringere a muoversi perfino la pigra polizia locale. Così sono partite un po' di inchieste e ora i dottori devono stare quatti. Del resto anche a Delhi - si lamenta Hari - non si lavora più bene come una volta: nel dicembre scorso a Noida, un centro industriale non lontano dalla capitale, hanno trovato gli scheletri di 15 bambini nel giardino di una casa privata e il giudice sospetta che siano stati ammazzati per estrarne i pezzi. I cadaveri erano conciati troppo male e sepolti da troppo tempo per capire se gli organi ne erano stati asportati o no. Ma intanto a Delhi i medici stanno in campana e il mercato dei reni è quasi bloccato. Per fortuna a Calcutta, invece, continua tutto come prima. Dopo il racconto sulle cliniche, Hari passa finalmente alla parte economica: il 63 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 rene da lui costa circa 2 mila euro, metà prima e metà dopo il trapianto. Provo un po' a contrattare ma lui non si smuove ("Sorry, fixed prices", e "per un occidentale è la tariffa minima"). Interviene anche Prakash, il figlio adolescente già destinato a un prossimo espianto, che molla per un attimo il pc e si rivolge a me con impavida arroganza: "Guarda che mio papà è il migliore sulla piazza, lui fa una telefonata in India e il trapianto è già fatto...". Alla fine Hari accetta solo una diversa distribuzione delle rate, un terzo alla volta come Krishna. E anche lui mi dà appuntamento è per il giorno dopo per conoscere i donatori e fargli fare i test del sangue. Se l'incontro con Krishna era stato pieno di silenzi e tensioni, la trattativa con Hari si è svolta invece in modo molto diretto, magari un po' rude ma senza alcuna emotività: come esige una qualsiasi transazione commerciale da concludere in fretta, per il bene di tutti. La sera, a cena con un paio di amici nepalesi, chiedo notizie sui due mediatori incontrati in giornata e scopro che in città sono ben conosciuti. Krishna Kalki - il primo che ho incontrato - è un emergente del settore: cresciuto alla scuola di Hari, ora si è messo in proprio e sta cercando il suo spazio in un mercato in rapida crescita. Non ha mai voluto vendersi direttamente un suo rene, ma l'ha fatto fare al suo vice, Ashok, che usa anche come watchman da spedire in India. Hari Tamang invece è un veterano, considerato davvero il numero uno a Kathmandu, con una media di dieci clienti al mese. Mille euro netti di profitto l'uno, e il calcolo di quanto si porta a casa è presto fatto. Ogni mattina i suoi uomini fanno il giro della città - ma a volte vanno anche fuori Kathmandu, nei sobborghi della vallata - a cercare nuovi ragazzi da squartare. Hari ha avuto anche i suoi problemi con la giustizia: tre anni fa ha litigato con un donatore pare per una percentuale non pagata - e quello l'ha denunciato. Lui è finito in galera ma ne è uscito sette mesi dopo, pagando una cauzione e aggiungendo una stecca al magistrato. Quindi ha ripreso l'attività, che ora gira a pieni motori. Il giorno dopo, al negozio, Hari dà prova di efficienza facendo arrivare in pochi minuti i tre donatori che in meno di 24 ore ha trovato per me, sulla base del mio 64 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 gruppo sanguigno. Entrano nel vicolo un po' ciondolanti, uno accanto all'altro, e richiesti dal mediatore - si presentano al loro acquirente europeo come alunni disciplinati. Uno si chiama Dinesh, ha 24 anni e viene da Hetauda, cittadona del sud nepalese. Dice di essersi sposato a 13 anni, ora ha tre figli e con il suo stipendio di 35 euro al mese - fa l'operaio in una fabbrica di tappeti - non riesce a mantenerli. Il secondo, Bikran, 22 anni, con un cappellino da baseball e una T-shirt di Kurt Cobain, sorseggia una Fanta e parla pochissimo: dice solo di venire dal Terai e di avere bisogno di soldi. Il terzo, più giovane di tutti, si chiama Deepak Lama: ha un volto timido e pulito, l'aspetto apparentemente curato, anche se la maglietta che indossa è poco più di uno straccio. È nato in un villaggio del Terai, sempre nell'area di Hetauda, e spiega che la sua è una famiglia di 'sukumbashi': parola nepalese che si potrebbe tradurre come 'rifugiati', ma qui indica semplicemente quelli che non hanno nemmeno una casa di frasche e quindi dormono per strada. Anche Deepak lavora alla fabbrica di tappeti - la stessa di Dinesh - e questo consente al mediatore di cantare le lodi della sua merce: "Sono tutt'e tre di etnia Lama, come la mia. Gente robusta, fisici sani, per questo li prendono nelle carpet factories. Credetemi, sono i donatori migliori, ve lo dico io che ho esperienza". Poi Hari, di buon umore, esce dal negozio e ferma un taxi, per andare tutti insieme al Siddharta Hospital a fare gli esami. Io devo restare fuori, in un baretto di strada. Lui entra insieme ai ragazzi e mezz'ora dopo si riappalesa con le ricevute in mano, per farsi restituire subito i soldi. Indica i buchi sulle braccia dei donatori, a dimostrare che i prelievi li hanno fatti davvero. Poi mi dà appuntamento nel pomeriggio - quando avrà i risultati - sempre nel negozietto di fotocopie. Puntuale, poche ore dopo, nel vicolo sulla Bagh Bazar arriva il verdetto. Il primo, Dinesh, ha un paio di valori sballati ("Si vede che mangia male", sentenzia Hari): in un paio di mesi sarà pronto per un altro cliente, ma per adesso è fuori gioco. Di Biktan - quello che parlava poco - neanche a parlarne: "Ha i calcoli, tanto vale 65 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 rimandarlo al villaggio che qui ci fa solo perdere tempo". Meno male che c'è Deepak, il ragazzino. Lui ha tutto in regola: sangue, reni, fegato, Hiv, Tbc, epatite e così via. Quindi, dice Hari, me lo posso portare via anche subito, dopo aver versato ovviamente il 30 per cento del totale pattuito, cioè quasi 700 euro. Lì per lì resto un po' sorpreso: non pensavo che le cose si sarebbero concluse così in fretta. Portarmelo via? E dove? Per fare che? Hari sorride, quasi bonario: "Da questo momento lui è tuo figlio no? Beh, allora dovete conoscervi, familiarizzare. Portalo al mercato e rivestilo, offrigli una cena al ristorante, fallo dormire nel tuo hotel. Intanto io preparo i documenti e fra due o tre giorni andiamo tutti a Calcutta. Guarda, invece di mandarti il mio watchman per questa volta vi accompagno io in persona, così vi faccio vedere com'è tutto semplice e veloce. Però tu in cambio quando torni in Europa spargi la voce su di me, okay? Dici in giro che a Kathmandu c'è il buon Hari pronto a salvare la vita a chi ha bisogno di un trapianto...". Poi il buon Hari allunga la mano e il rotolo di rupie che gli passo finisce subito nel cassetto del tavolo in finto legno. Così, poco dopo, mi ritrovo con Deepak all'Hong Kong Bazar di Kathmandu, un mercato popolare a due passi dal palazzo reale, cercando di immaginare che cosa devo comprare al ragazzo per affrontare il viaggio a Calcutta. Lui non apre bocca e guarda le merci con gli occhi sgranati. Sudarshan lo prende, anche letteralmente, per mano. Davanti a ogni bancarella quello sorride incredulo. Io penso a uno zainetto per il viaggio e lui entusiasta sceglie un falso Diesel a 250 rupie, circa tre euro. Poi mi rendo conto che in effetti non ha niente - ma proprio niente - da metterci dentro, allora gli compriamo pantaloni, camicie, calze, mutande, spazzolino, tagliaunghie, sapone... Alla bancarella delle false Nike (quattro euro il paio), Deepak agguanta le scarpe ancora allacciate e cerca di infilarsele così. Gli spieghiamo che prima deve slacciare le stringhe e lui sorride imbarazzato: in vita sua non ha mai indossato altro che infradito di plastica. Chiudiamo lo shopping con un orologino digitale - quello con le lancette non sa leggerlo - e una cintura simil Gucci a tre euro, su cui il calzolaio deve fare tre 66 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 buchi in più perché Deepak sarà anche di robusta etnia Lama, ma è pure magro da far spavento. Nel taxi che ci porta in albergo, appena fuori città, il ragazzo si guarda intorno spaesato senza chiedere niente. Alla guest house fa una doccia ed esce dalla stanza orgoglioso dei nuovi vestiti, prima di accettare da bere - una Sprite, naturalmente - e di sedersi nel giardino del Planet Bhaktapur per iniziare quel rapporto di conoscenza tra paziente e donatore tanto auspicato da Hari. Deepak ha lasciato il suo villaggio in autobus, a 14 anni, perché tanto lì - appunto - viveva per strada. Nella capitale ha iniziato a lavorare subito alla fabbrica di tappeti ed è quello che fa ancora adesso che di anni ne ha 19 - o almeno così dice lui, chissà se è davvero maggiorenne. Attacca al telaio alle cinque del mattino, alle 10 fa una pausa di un'ora per mangiare, poi riprende e va avanti fino alle otto di sera, con un'altra mezz'ora di pausa nel pomeriggio. Questo sei giorni a settimana, dalla domenica al venerdì. Il sabato gran vita: si lavora solo dalle cinque alle dieci, poi la giornata è libera per bighellonare in giro con gli amici. Guadagna poco più di 3 mila rupie nepalesi al mese (35 euro) ma in tasca gliene resta poco più di metà, perché 1.300 sono detratte dal padrone della fabbrica in cambio del vitto (riso e lenticchie) e dell'alloggio (una camera senza bagno divisa con altri tre). Con le rupie che gli avanzano, Deepak compra qualcosa in più da mangiare o da bere e parla con i suoi una volta al mese: da un apparecchio pubblico chiama un conoscente al villaggio, quello va a chiamargli la mamma e dopo dieci minuti Deepak ritelefona. Ovviamente ha una nostalgia struggente ("Non torno a casa da tre anni") ma pensa che non lascerà più Kathmandu: "Con i soldi del rene apro un negozietto qui, di quelli che vendono sigarette sfuse, saponi, shampoo, cose così. Mi basta un metro quadro, non chiedo di più, pur di non stare tutto il giorno davanti al telaio. Se poi mi avanza qualcosa lo mando alla mamma e ai miei fratellini, che almeno si costruiscano una baracca di legno e non dormano più o davanti al tempio". Nei due giorni successivi - mentre Deepak resta in albergo a guardare la tv - Hari prepara come promesso i documenti in cui il donatore si dichiara mio figlio e 67 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 un'ignota signora locale assicura di essere sua madre confermando la mia paternità. Il primo foglio che arriva - pur con tutti i timbri ministeriali - è francamente imbarazzante per gli errori di grammatica e sintassi inglese. Ne parlo con Sudarshan e lui ci ride su: "Beh, meglio se ci sono un po' di strafalcioni: i documenti del governo nepalese sono tutti così. E poi si sa che gli indiani ci considerano degli analfabeti, se vedono un documento di qui scritto in un buon inglese pensano che sia falso...". Alla fine, tuttavia, conveniamo che forse gli svarioni sono un po' troppi (il mio anno di nascita, '62, si è trasformato nell'età, 62 anni; la parola 'son', figlio, è stata confusa con 'husband', marito... ) e quindi chiediamo a Hari una nuova edizione, appena più corretta, che arriva il giorno dopo con gli stessi timbri e la stessa carta intestata. Forse un po' piccato per essere stato bocciato al suo primo tentativo, il broker ci aggiunge due differenti versioni del documento sulla falsa madre, con altrettante foto di donne che avrei frequentato alla fine degli anni Ottanta. In entrambe le varianti, le signore confermano che il ragazzo è nostro figlio e si dicono d'accordo con la sua decisione di donarmi un rene. Alla fine scegliamo il certificato firmato da tale Seti Maya, forse la più credibile in termini di somiglianza con il mio donatore. A Calcutta, con Hari e Deepak, viene anche il mio amico Sudarshan: formalmente per aiutarmi durante il ricovero, di fatto per gestire una situazione che a quel punto è un po' più delicata. Per giustificare la mia condizione di malato - sia con Hari sia con i medici - so che devo dare segni di frequente stanchezza: in fondo dovrei essere già in dialisi, e se non l'ho ancora iniziata è solo perché voglio tornare dall'Asia con il mio rene nuovo. Cammino sempre con lentezza e mi siedo appena posso, ma la recita è più difficile passando tutto il tempo con un intermediario abituato a frequentare pazienti veri. La sera, dovendo far cena tutti insieme, mi attengo alla dieta di un malato di reni: solo acqua, poche verdure e riso bianco. Probabilmente è tutto superfluo, perché Hari non sembra avere il minimo sospetto e anzi si lascia andare a racconti orgogliosi sul suo lavoro: "Non capisco perché questa cosa sia vietata, è una vergogna", dice. Poi indica Deepak: "Se lui ha bisogno di soldi e tu di un rene nuovo, perché non 68 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 potete combinare? Mah!". Poi, arrivato al dolce, tira fuori di tasca la foto di un monaco buddista di nemmeno vent'anni: "Guarda, è il mio prossimo paziente. Per lo Stato potrebbe morire, io lo porto qui in India e lui campa un altro mezzo secolo. Dimmi tu perché deve essere vietato!". E ancora: "La verità è che io non lavoro per soldi, lavoro per fare felice la gente. Guarda com'è contento Deepak, e pensa come sarai felice tu quanto sarai tornato in Italia e invece di quel riso bianco potrai mangiarti una bella pizza!". Infine ritorna pragmatico: "Però quando torni a casa ricordati di parlare di me ai tuoi amici. Chissà quanti ne hai conosciuti di malati di reni, in ospedale...". Il giorno dopo, venerdì, arriva finalmente il momento dell'incontro con il chirurgo. Hari esce dall'hotel il mattino presto e prende il taxi per andare all'ospedale - l'Apollo Gleneagles - e incontrare il medico prima di me, in modo che poi tutto fili liscio. Mi spiega che il suo referente abituale, il dottor Mishra, quel giorno non può vederci: è a un congresso o qualcosa di simile. Però c'è il suo vice, tale dottor M. H. Raibagi: "Non ti preoccupare, conosco bene anche lui ed è un ottimo chirurgo". Dopo un paio d'ore arriva la telefonata: tutto a posto, possiamo andare. Attraversando l'insopportabile caldo umido di Calcutta, arriviamo all'Apollo Gleneagles, un grande complesso moderno in cemento, a pochi metri dalle 'bustees' della periferia in cellophane e bambù. Hari resta fuori con Deepak ("Se il dottore vuole vedere subito il donatore, chiamatemi al cellulare o venite a qui a prenderlo, ma per adesso è meglio che noi stiamo qui"). Io dunque entro solo con Sudarshan. È a pian terreno, reparto di nefrologia, stanza numero 25, che il dottor Raibagi riceve i clienti. è un uomo di mezza età, in camice bianco e cravatta, con un inglese fluente e un sorriso mellifluo. Gli spiego brevemente la mia situazione, fingendo di non sapere che ha già parlato con Hari. Gli racconto della mia malattia e della dialisi che non voglio affrontare perché "in Italia ho una vita brillante, un lavoro nel marketing che mi impegna tutto il giorno, sono sempre tra 69 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 taxi, aerei e riunioni, non posso stare per ore attaccato a una macchina sennò mi rovino la carriera". Lui conviene con me ("Eh sì, la dialisi è molto noiosa..."), non chiede niente di più e pensa solo a vendere bene il suo prodotto: "La nostra media di successo, nel trapianto dei reni, sfiora il 99 per cento. Abbiamo i migliori farmaci antirigetto, stanze private con aria condizionata e un secondo letto per l'accompagnatore". Quanto ai tempi, non sono un problema: "Naturalmente dobbiamo ripetere gli esami, a lei e al donatore, ma in tre o quattro giorni si conclude tutto. Poi lei si fa solo una settimana di dialisi, qui da noi, ed è pronto per il trapianto. Quindici-venti giorni di convalescenza e può tornare a casa con il suo rene nuovo". I costi? Il dottor Raibagi non ha falsi pudori: "Tra operazione, test clinici e ricovero siamo attorno ai 5 mila euro, tutto compreso. Deve aggiungere soltanto i soldi per le medicine, che gli ospedali indiani non passano...". Dopodiché, finalmente, il chirurgo chiede di vedere i documenti: le mie analisi del sangue - quelle truccate al computer prima di partire dall'Italia - e i certificati falsi del donatore. Prende in mano i fogli preparati da Hari e li guarda per pochi secondi. Solleva gli occhi rassicurante: "Tutto okay, possiamo ricoverarla anche lunedì". Poi sospira: "Certo, se questo ragazzo fosse veramente suo figlio, le possibilità di successo sarebbero del 100 per cento...". A questo punto sono io a provocarlo: "E se invece non lo fosse, mio figlio?". Raibagi mi guarda: "Beh, in questo caso dovrò prescriverle una terapia antirigetto un po' più potente, ma vedrà che andrà bene lo stesso". Per lui, l'ipotesi che Deepak non sia mio consanguineo costituisce solo un ostacolo tecnico, non certo un impedimento etico o legale. Sbalordito dall'assurda facilità con cui il tutto sta avvenendo, provo a immaginare qualche possibile ostacolo: "Ma che cosa succede se il rene di Deepak non risulta compatibile? C'è qualcuno che può aiutarmi a trovarne un altro qui?". Il dottore sorride ancora: "Affronteremo la questione solo al momento, ma vedrà che non ce ne sarà bisogno. Comunque ci arrangeremo ('Anyhow we'll manage it')". Alla fine del colloquio, il dottor Raibagi si offre anche di visitarmi subito, sul 70 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 lettino. Lo ringrazio ma declino accampando stanchezza, caldo, una gran voglia di tornare subito in albergo. La cosa non gli sembra strana: "Allora venga lunedì, quando vuole. Basta che bussi alla mia porta, senza fare la coda. Iniziamo subito le analisi e poi la ricoveriamo. Vedrà, andrà tutto benissimo...". Sudarshan e io usciamo dall'ospedale un po' frastornati. Hari non c'è, ma ha lasciato detto di aspettarlo: è andato "un attimo a salutare un altro dottore", cioè probabilmente a corromperlo. Deepak beve una spremuta di canna da zucchero sotto il sole. Se fossi davvero un malato, nel giro di dieci giorni il suo rene sarebbe nel mio corpo. Invece è arrivato il momento di chiudere tutto. Lascio a Sudarshan un po' di soldi per Deepak, poi salgo su un taxi e sparisco nel torrido caos di Calcutta.11 11 https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&uact=8&ved= 0CCEQFjAA&url=http%3A%2F%2Fespresso.repubblica.it%2Fdossier%2F2007%2F05%2F24 %2Fnews%2Fho-comprato-un-rene-in-nepal1.3674&ei=9xRTVZ_zC4a2swHx4IGwBA&usg=AFQjCNHWPnvNlDhJTKXc27wWMlqOxoa plA&bvm=bv.93112503,d.bGQ (dicembre 2014). Alessandro Gilioli Premiata macelleria delle Indiel” Ed. BUR Milano 2007. 71 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 13. Un caso italiano Fino ad alcuni anni fa, il sangue veniva considerato un tessuto, oggi, sulla base delle nuove conoscenze, il sangue viene considerato un organo, in quanto le sue cellule costituiscono un unicum funzionale all’interno di esso, essendo dotate della possibilità di svolgere funzioni finalizzate al mantenimento dello stesso, ma anche funzioni necessarie al mantenimento ed allo sviluppo di altri organi. Trento, 27 marzo 1995, un brigadiere della guardia di finanza è addetto alle intercettazioni, sta cercando di pizzicare in flagrante due pesci piccoli dell’industria del sangue, Riccardo G. e Alessandro C.,indagati per un piccolo affare di corruzione locale, ma la telefonata delle 13,08 di quel giorno si rivelerà fatale. R - pronto? A- Riccardo? R- ma che è successo… hanno preso una cella… A- Ahh… hanno preso una cella?? R- Ahhh boh??? Hanno scaricato roba che Michele ha detto “So cose un po’ strane,” boh . Comunque è meglio non impicciarsi, perché dice che è? roba dell’ottanta, non testata per l’HIV. A- Cazzo… R- poi avevano paura della finanza, arriverà... non arriverà… aho, questi sono dell’azienda che già conosciamo. Se pagheranno o non pagheranno, questo non lo so, siamo andati a prendere un caffè con sta’ bionda che parla molto toscano… (parolacce)... fortunatamente sono scappato… ecco… A- allora non mi hai capito… se scoprono quella monnezza li… va bene?? Perchè quella è monnezza che loro dovevano bruciare, dovevano distruggere e ancora non hanno distrutto, va bene?? Vengono poi contemporaneamente a rompere il cazzo anche a noi. E che?? Non lo sappiamo com’è??? noi non centriamo niente, noi lavoriamo sul pulito, sul limpido, su… su… su.. quella è 72 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 roba che deve essere bruciata, mandata a fare in culo. Capito???? Dopo tre ore Alessandro C. richiama Riccardo G., i due sono ancora più nervosi, hanno paura che “la monnezza” sia finita in una delle loro celle frigorifere. A- guarda, quella deve essere singola per forza, perché quella merda li loro non la posso o mettere in mezzo alle altre cose… quella è una bomba, ricordati… è per questo che io… R- Ma abbiamo a che fare con gente grande, con gente piccola, io non l’ho ancora… Ogni giorno ne imparo una. A- con gente figlia di mignotta!!! Padova 30 maggio 1995, la guardia di finanza identifica, finalmente, il luogo in cui è conservata la “bomba” e piomba, di mattina presto, ai magazzini generali con quattro volanti; a capo della spedizione c’è il sostituto procuratore di Trento Bruno Giardina, i magazzinieri stupiti conducono i finanzieri presso le celle frigo dove aziende di tutt’Italia conservano i prodotti alimentari destinati ai grossisti. Alessandro e Riccardo facevano bene ad essere preoccupati, ma avevano sbagliato su una cosa: “la monnezza” non era in una cella unica. I verbali descrivono le celle 7 ed 8 come enormi e freddissime, a 30 gradi sotto zero trovano baccalà, gelato al limone marca gipi, asparagi, filetti di pesce “mare pronto”, cervella di bovino ecc… e tra queste merci trovano anche varie decine di tonnellate di “monnezza” descritta nelle telefonate, destinata alle industrie farmaceutiche, plasma umano congelato, cioè il componente del sangue necessario per la produzione di farmaci per emofilici. Alcune delle sacche di plasma erano addirittura rotte. Una parte del plasma rinvenuto appartiene alla società Copla, quella dei pesci piccoli intercettati, la maggior parte risulterà invece della società Sclavo societa’ controllata dalla famiglia Marcucci, già all’epoca maggior fornitore di emoderivati in Italia ed esportatore all’estero. Dai prodotti della Sclavo dipendono migliaia di emofilici, la cui sopravvivenza è 73 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 affidata al fattore ottavo della coagulazione, fattore coagulante, che manca a causa di una alterazione congenita. Il plasma Scalvo sembrava a posto, ma i dubbi rimanevano su una partita di 5 tonnellate di plasma ed altri prodotti derivati del sangue, che appartengono, sulla carta, ad un’ignota società straniera chiamata Padmore, questo materiale non ha i certificati di analisi contro tutti i virus noti, come richiesto dalla legge. Vengono prelevati campioni da ogni lotto e mandati in laboratorio. Siamo nel 1995 ed i rischi associati ai emoderivati sono già ben noti in tutto il mondo, dal 1985 è disponibile il test per l’HIVl e da prima quello per l’epatite B e C ed era successo che negli anni precedenti alcuni pazienti emofilici fossero stati infettati occasionalmente con emoderivati provenienti da sangue infetto ma mai si era potuto parlare d una contaminazione di massa. Per testare tutto il plasma trovato nelle celle frigorifere di Padova, proveniente dagli stati uniti, ci sono volute diverse settimane. Il risultato è stato sconcertante, non solo era scaduto da anni, ma era tutto infettato di epatite c ed in parte dal virus dell’HIV, ma la cosa peggiore che la guardia di finanza scoprì, controllando i documenti, fu che una parte del plasma della Padmore non era più nelle celle, e poiché non era stato dichiarato perso ne’ rubato, era già stato mandato in produzione senza essere testato. Gli inquirenti cercarono di capire dove fosse finito il plasma che mancava, ma l’unico documento a disposizione era un foglio di carta intestata Padmore con un indirizzo di casella postale 488 Tropical Isle Building, strano che una società Britannica delle isole vergini, stoccasse del plasma umano nelle celle del mercato generale di Padova. Fortunatamente i magazzinieri di Padova informano la finanza che quello stock di materiale era arrivata tutta assieme ed era stata consegnata dalla Sclavo di Siena, gruppo Marcucci. In seguito ad un bliz delle forze dell’ordine presso gli uffici e gli stabilimenti della Sclavo, vengono sequestrati documenti, campioni di sangue, fatture. Purtroppo della Padmore non c’è traccia. Comunque la documentazione dell’archivio della Sclavo risulta spesso 74 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 incompleta e mancano i certificati di qualità sul sangue in precedenza importato, infatti molte partite nel verbale vengono descritte come “non testate” o addirittura “positive a qualche virus come l’epatite C o l’HIV ma non c’è nulla che certifichi che siano state distrutte. Si scatena lo scandalo Si scatena così lo scandalo e Guelfo Marcucci, patriarca a capo del gruppo Marcucci viene appellato dai giornali “il conte Dracula”. Lo scandalo darà il via ad una sequela di controlli a tutto il gruppo Marcucci, oltre che nei centri trasfusionali, ed al ministero della sanità. La misteriosa Padmore per il momento passa in secondo piano, mentre alla ribalta salgono Marcucci e Duilio Poggiolini direttore generale del ministero della salute e già diventato famoso due anni prima per il famoso scandalo delle mazzette ai fini di avere l’autorizzazione al commercio di alcuni farmaci, scoperto da mani pulite. Qualche anno dopo, i magistrati di Trento, sentono come testimone Maria Pia Garavaglia, ministro della salute per un anno (dal maggio 93 al maggio 94) la quale dichiara: “Quando sono diventata ministro mi sono resa conto che la situazione di gestione della direzione generale del farmaco presentava grandi lacune; le stesse condizioni generali in cui erano tenuti gli uffici… nei corridoi risultavano accatastati ed apparentemente abbandonati fascicoli anche di rilevante importanza”. La guardia di finanza compì controlli certosini, incrocia le autorizzazioni rilasciate da Poggiolini ad industrie farmaceutiche con le fatture di queste ultime per l’acquisto di sangue dall’estero, con i documenti d’ingresso delle stesse merci scovati negli archivi delle varie dogane d’itali e purtroppo il risultato è stato che per anni, regole e controlli sono stati elusi, c’erano addirittura autorizzazioni di Poggiolini firmate “In bianco”, le stesse bolle di ingresso d’accompagnamento di lotti di sangue erano state riutilizzate più volte in scali diversi. Alcuni numeri erano stati aggiunti a mano, ad esempio sull’autorizzazione all’importazione di 1000 litri di sangue da una data società estera era stato aggiunto un 1 cosicché 75 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 diventassero 11000 litri, in questo modo diventava impossibile verificare con certezza se centinaia di migliaia di litri importate dalle società Marcucci, nel corso degli anni fossero state testate o meno. Inoltre, sulla carta, i Marcucci compravano dalle società offshore, domiciliate in Inghilterra o in Irlanda, in particolare da una società chiamata Sarafia la quale a sua volta non era dato di sapere da dove importasse il suo sangue ne tantomeno se fosse o meno testato. L’unica cosa che si è riusciti a sapere è che questa Sarafia non era una azienda farmaceutica, ma solo una società offshore che rilasciava certificati di qualità senza avere nessuna competenza medica. Maria Pia Garavaglia, ministro della salute, pur essendo ignara di tutto, capisce che c’è qualche cosa che non va e con un decreto nel novembre del 1993 già aveva dato ordine di distruggere immediatamente tutte le giacenze non testate, senza eccezioni, ma purtroppo questo non fu fatto, perché, dalla sera alla mattina, partite di sangue che valevano miliardi diventano spazzatura da buttare. Perché sprecare tutte quelle preziose scorte di sangue non testato, solo per il capriccio di una ministra scrupolosa Guelfo Marcucci ordina alla Sclavo di vendere alla Padmore di Tortola (isole vergini) 5 tonnellate di plasma ed altri prodotti emoderivati che gli rimanevano in magazzino. Il 15 novembre 1993, proprio mentre la ministra Garavaglia ordina la distruzione del sangue non testato la “monnezza” passa di mano dalla Sclavo alla Padmore ad un prezzo complessivo di 12 miliardi e 650 milioni di lire. Ad incaricarsi della trattativa, come rappresentante della Padmore, sarà una società londinese fondata da David Mills (legale di Silvio Berlusconi). Il contratto tra Padmore e Sclavo ha un fine dichiarato, si è decisa la cessione in blocco alla società Padmore Limited, di tutti gli emoderivati proveniente da plasma non selezionato per anticorpi anti–HCV al fine di renderne possibile l’utilizzazione. “Al di la del vero valore commerciale” scriveva la Sclavo in un memo interno trovato successivamente, “trattasi di prodotti di alto interesse terapeutico… Sarebbe, per tanto, una perdita incalcolabile non poter usufruire di 76 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 questi prodotti nei paesi che dal punto di vista normativo ne consentano la ulteriore lavorazione e commercializzazione“. Se i clienti italiani erano schizzinosi, evidentemente, qualcun altro non lo era, nella Isole Vergini la Garavaglia non era nessuno. Intanto però visto che 5 tonnellate di plasma in una casella postale non ci stanno, la merce rimane nella celle frigorifero di Padova, fino al sequestro della guardia di finanza che complica l’affare. Padmore ha già pagato una rata da 10 miliardi alla Sclavo, dopo il raid della guardia di finanza protesta col venditore e dalla casella postale dell’esotico paradiso fiscale arrivano le prime lettere dei legali che chiedono perché il loro materiale in deposito ai magazzini generali sia stato sequestrato. La Padmore non risponde, il suo legale è Nicolò Ghedini (Legale di Silvio Berlusconi), Ma la Padmore vuole la sua merce, la Sclavo vuole il resto dei soldi e per due anni le due società sono ai ferri corti. Alla fine si svolge un processo presso la Royal cout of Londra che condannerà la Padmore a pagare quanto dovuro, nel frattempo però la società fallisce ed anche la Sclavo non vedrà il resto dovuto. Nel frattempo i magistrati di Trento stanno ancora lavorando al caso Marcucci, ma nel 1997 arrivano ad un vicolo cieco sul caso Padmore, il materiale sequestrato appartiene ad una società delle isole vergini che non da segno di vita, il plasma scomparso dal magazzino per 1 miliardo e 300 milioni di lire è potenzialmente infetto, ma non si sa dove sia finito, ci sono vittime senza volto, di vittime con nomi e cognomi, invece, ce ne sono tante altre. Le associazioni italiane di emofilici, si costituiscono parte civile, vengono contattati e schedati, hanno contratto HIV ed epatite B e C, dopo aver utilizzato prodotti del gruppo dell’azienda Marcucci, come la Sclavo, la Farma Biagini, o Aima Derivati. I magistrati ritennero che ci fosse un nesso tra le infezioni e gli emoderivati utilizzati, e ritennero le varie aziende del gruppo Marcucci, responsabili assieme ai funzionari corrotti come Poggiolini ed un’altra dozzina. Il reato contestato fu epidemia colposa in quanto avevano creato o aggravato un’epidemia preesistente attraverso una serie di comportamenti negligenti ed illeciti che si erano 77 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 ripetuti per anni, inclusa l’importazione, senza autorizzazione di centinaia di migliaia di litri di sangue da società straniere come la Misteriosa Sarafia, società registrata in Irlanda, amministrata a Londra, con due vecchietti come consiglieri d’amministrazione nelle Isole della Manica e due prestanome come azionisti a Panama. Purtroppo, però dimostrare un reato colposo non è facile senza prove. Uno spiraglio si aprì quando la guardia di finanza riuscì ad avere il certificato di fondazione della società Panmore nel paradiso fiscale delle Isole Vergini e da qui si scopre che la Sclavo aveva venduto il sangue “Monnezza” alla Panmore, prima ancora che questa esistesse, il contratto era fittizio. Il magistrato chiede una rogatoria internazionale per ottenere i documenti ed interrogare gli amministratori della Padmore a Londra, il primo è David Mills, già conosciuto per il caso Berlusconi All-iberian. Nel 1999, dopo varie lungaggini burocratiche i magistrati arrivarono a Londra e leggendo i documenti capirono ,non solo che il contratto era falso, ma dozzine di lettere tra Panmore e Sclavo erano scritte in un periodo e poi retrodatate, su documenti della Padmon datati a giugno figura un numero di partita iva che la Padmore ottiene solo sei mesi dopo, i pagamenti della Padmore a Sclavo risultano ricevuti da anonimi conti Svizzeri inoltre risulta che la Padmore abbia versato 450 milioni di lire nel conto clienti della società di Mills esattamente tre giorni dopo il blitz di Padova e tutto il carteggio era stato preparato a Londra, ma per ordine di chi?? Mills dice di non sapere niente dei carteggi e dei soldi dei suoi clienti (sembra strano considerando che Marcucci era suo cliente da anni 9 in più si trova in una situazione imbarazzante dal momento che sua moglie è sottosegretario alla salute del governo Tony Blair. Il socio di Mills però disse che gli ordini dei contratti venivano da Paolo Marcucci, figlio di Guelfo, residente a Londra, quindi la Pandmore era un’azienda controllata dai Marcucci, dunque il sangue infetto non aveva cambiato proprietà, il contratto di vendita era stato retrodatato per eludere l’ultimatun della Garavaglia ed utilizzare altrove il sangue non testato. Le minacce, le cause in tribunale erano tutta una messa in scena per fare credere che 78 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 Padmore non avesse niente a che vedere col gruppo Marcucci. Nel 2002, dopo 7 anni di inchiesta, guelfo e Paolo Marcucci vengono rinviati a giudizio per epidemia Dolosa. Il giudice per l’indagine preliminare rigetta l’ipotesi del dolo e conferma il rinvio a giudizio per epidemia colposa, ma il processo è destinato a fallire, un magistrato viene trasferito a Roma, un altro muore di leucemia, l’istruttoria di due milioni di pagine viene divisa in due, la parte Padmore e i fatti dal 1994 in avanti restano a Trento con imputati i Marcucci il processo per i reati precedenti il 1994 vede imputati i Marcucci e Poggiolini e si sposta a Napoli. Nel 2004 si chiude il processo a Trento e i Marcucci vengono assolti perché’ non si è riusciti a dimostrare l’avvenuta epidemia provocata dopo il 1994 e la Padmore era solo un’operazione di “abbellimento del bilancio”, ed il reato amministrativo è già prescritto. Per quanto riguarda le irregolarità amministrative sulle importazioni, la mancanza di certificazione dell’esecuzione di test prescritti di legge, le falsità realizzate su atti ufficiali, le sbianchettature, le apposizione di cifra davanti ad un’autorizzazione, allo scopo di importare più materiale di quanto concesso ed altro il processo è stato trasferito a Napoli, dove rischierà di giungere al capolinea per archiviazione se brillantemente un giudice non avesse tramutato il reato da epidemia dolosa in omicidio plurimo colposo, anno di prescrizione 2020 Per quanto riguarda la società Sarafia da cui Sclavo comprava il sangue, nonostante altre due moratorie internazionali, i documenti non sono mai arrivati, ma si sospetta che anche questa azienda facesse parte del gruppo Marcucci. Oggi la Marcucci ha una nuova azienda, si chiama Kedrion, ed il governo di centrosinistra ha stanziato 12 milioni di euro per la ricerca e lo sviluppo di un farmaco contro il virus dell’epatite C, questo farmaco è un emoderivato, Il finanziamento è stato accordato al CNR, all’università di Napoli e, guarda caso ad una società leader nel settore degli emoderivati chiamata KERION. Purtroppo nella nostra nazione, nel 1993, lo scandalo all’interno della sanità come abbiamo visto, anche, amministratori e politici oltre ad aziende 79 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 farmaceutiche e, purtroppo, 30.000 pazienti. L’interprete principale, a livello politico amministrativo di questo scandalo fu Duilio Poggiolini nato a Roma nel 1929, ex dirigente pubblico italiano, direttore generale del servizio farmaceutico nazionale del Ministero della Sanità e coinvolto nell'inchiesta Mani Pulite sullo scandalo di Tangentopoli membro della loggia massonica P2. Laureatosi in medicina nel 1954, si specializzò in fisiologia e prima di diventare alto funzionario ebbe una carriera accademica nella Capitale che lo portò a essere nominato professore di microbiologia nel 1963, poi di chemioterapia nel 1966, quindi di igiene nel 1972; proprio in quell'anno divenne ispettore generale al Ministero della Sanità. Nel 1981 divenne il rappresentante italiano nell'Organizzazione mondiale della sanità per il programma sui farmaci essenziali. Nel 1991 fu eletto presidente della Commissione per i prodotti farmaceutici della CEE che si occupa dell'armonizzazione dei medicinali tra gli Stati europei membri della comunità economica. È stato anche vicepresidente della Commissione della Farmacopea italiana lui e la moglie accettavano tangenti e regali dagli industriali del farmaco e in cambio assicuravano favori sulle procedure d’approvazione dei loro prodotti. Il 20 settembre 1993 venne arrestato a Losanna, in Svizzera, per via di una serie di accuse legate a manipolazioni e tangenti nelle procedure di gestione del servizio sanitario, in favore di grandi aziende farmaceutiche. Poggiolini aveva tentato la fuga, ma la latitanza era stata di poche settimane. Una settimana dopo, nella villa della moglie Pierr Di Maria, fu rinvenuto il famoso “tesoro Poggiolini”: gioielli, lingotti d’oro, monete rare, quadri, diamanti e 10 miliardi in titoli di Stato nascosti all’interno di un puff del salotto. Nell’aprile 2012 la Corte di cassazione condannò lui e l’allora ministro della Salute Francesco De Lorenzo a un risarcimento allo Stato di oltre 5 milioni di euro ciascuno. • «La prima volta che dopo la scarcerazione si presentò in posta a incassare la pensione, i veri pensionati scatenarono una sommossa» (Luca Fazzo). 80 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 • Pierr Di Maria è morta il 30 ottobre 2007. • Nel 2008 fu rinviato a giudizio nell’inchiesta napoletana sul plasma infetto che avrebbe causato 2.605 morti tra il 1985 e il 2008. Il processo è in corso. All'atto dell'arresto vennero sequestrati oltre 15 miliardi di lire su un conto svizzero intestato alla moglie, Pierr Di Maria: inoltre nella casa di Napoli della coppia vennero trovati diversi miliardi di lire in lingotti d'oro, gioielli, dipinti e monete antiche e moderne (fra cui rubli d'oro dello zar Nicola II e krugerrand sudafricani). Venne rinchiuso nel carcere napoletano di Poggioreale, dove fu sottoposto ad interrogatori da parte dei PM impiegati nell'inchiesta "Mani Pulite", tra cui Antonio di Pietro, rimanendovi per sette mesi e dando numerose deposizioni. Con l'esplodere dello scandalo, Poggiolini fu denominato con vari soprannomi dalla stampa, tra cui Il Re Mida della Sanità o Il boss della malasanità (o addirittura il mostro della malasanità); fino alla scoperta del tesoro, Poggiolini aveva avuto uno stile di vita sobrio, quasi povero, ma all'atto della perquisizione furono necessarie dodici ore per catalogare i tesori nascosti negli armadi e persino, fatto che divenne poi "macchietta" del personaggio, in divani, materassi e pouf. Gli illeciti secondo quanto emerso in sede di processo erano compiuti tramite una "società a delinquere", composta da Duilio Poggiolini e dalla moglie Pierr Di Maria: il primo siglava gli atti, mentre la seconda procedeva a riscuotere i compensi. La difesa chiese l'applicazione di attenuanti, in quanto la ricerca di ricchezze sarebbe stata per Poggiolini "un fatto morboso", tesi che non venne accolta dai giudici che con 48 ore di camera di consiglio lo condannarono in primo grado, il 21 luglio 2000, a sette anni e mezzo di reclusione e la moglie a quattro anni, escludendo però il reato di associazione a delinquere. Dei 40 episodi di tangenti contestati, venti vennero confermati. L'appello ridusse la condanna a quattro anni e quattro mesi, e il verdetto fu confermato dalla Corte di Cassazione, che dispose il sequestro di beni per 39 miliardi (29 per lui, 10 per lei). La condanna di Duilio Poggiolini è stata scontata 81 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 prevalentemente agli arresti domiciliari e con l'opera nei servizi sociali, mentre le riduzioni di pena per Pierr Di Maria l'hanno portata a rientrare all'interno dei termini minimi per invocare la sospensione condizionale della pena. Il 30 agosto 2006 Poggiolini ha beneficiato dell'indulto, vedendo la condanna ridotta di due anni, mentre la moglie era già tornata a vivere nella sua villa del quartiere romano dell’Eur insieme al figlio, affetto da una patologia cerebrale. Il 30 ottobre 2007 muore la moglie Pierr Di Maria. Poggiolini ha pubblicato un memoriale, Niente Altro Che La Verità: I Farmaci in Italia, Le Mie Lotte, I Miei Errori, che però è stato un insuccesso editoriale tale da esser ritirato dal mercato e mandato al macero. La Corte di Cassazione sancisce nell'Aprile 2012 con sentenza definitiva, confermando la sentenza della Corte dei Conti dell'Aprile 2011, l'obbligo da parte di Poggiolini a risarcire 5.164.569 euro allo Stato per i reati di corruzione o concussione “ascritti ai convenuti che, negli anni 1982-1992, nelle posizioni rispettivamente rivestite nell’ambito della pubblica amministrazione, avevano percepito somme da numerose case farmaceutiche, producendo un danno erariale derivato dalla ingiustificata lievitazione della complessiva spesa farmaceutica”. Nella stessa sentenza è coinvolto Francesco De Lorenzo. Ma la cosa in assoluto più grave, al di la del gioco di tangenti e’ che Duilio Poggiolini è stato indagato anche dalla Procura di Trento per il reato di epidemia colposa, in seguito ad una serie di infezioni da HIV e epatite C avvenute nei primi anni novanta tramite la trasfusione di sacche di plasma che non erano state adeguatamente controllate, fornite dal Gruppo Marcucci di proprietà di Guelfo Marcucci. Secondo i dati dell'Associazione politrasfusi, tra il 1985 ed il 2008 sono state 2605 le vittime di trasfusioni con plasma infetto. Sono 66 mila le richieste di risarcimento giunte dai pazienti al Ministero della Salute; a dicembre 2008 circa 49 mila persone hanno ottenuto un assegno di 1080 euro a bimestre. Il risarcimento che lo Stato Italiano ha chiesto a Duilio Poggiolini è di 60 milioni di euro. 82 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 Gli emoderivati, in particolare sandoglobuline destinati al trattamento dell'emofilia, come abbiamo visto sopra, non venivano controllati per la presenza di virus letali né trattati con inattivatori virali, cosa che ha portato alla commercializzazione di materiale infetto e al contagio dei pazienti riceventi. Dell'inchiesta - che nella sua struttura escludeva il dolo basandosi su una teoria della colpa per assenza di controlli - la Procura della Repubblica di Napoli (a cui era stata trasferita dal tribunale di Trento l'8 aprile 2003), aveva richiesto l'archiviazione il 18 giugno 2005 per prescrizione dei termini, impossibilità di prova del nesso di causa, incompetenza territoriale. A luglio del 2007 si erano tenute alcune udienze avanti l'VIII sez. G.I.P. di Napoli nel corso delle quali le parti civili avevano spiegato le motivazioni della loro netta opposizione alla richiesta di archiviazione. Il 27 dicembre 2007 il G.I.P. Maria Vittoria De Simone, in accoglimento dell'opposizione, ha ordinato alla Procura della Repubblica di Napoli di formulare l'imputazione di omicidio colposo plurimo a carico di Duilio Poggiolini ed altri 10 indagati. Di conseguenza, dopo più di 25 anni dai primi decessi per AIDS tra emofilici e talassemici, il 2008 ha visto in Italia l'avvio di uno storico processo penale per centinaia di morti italiani. Il 31 luglio 2008 la Procura della Repubblica di Napoli ha effettivamente richiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo plurimo di Duilio Poggiolini e altri 10 imputati ed il 12 novembre 2008 si è tenuta l'udienza preliminare. Tuttavia il processo non ha superato la fase dell'udienza preliminare ed è stato interrotto per un vizio di forma nel mese di febbraio del 2009, con restituzione del fascicolo alla Procura della Repubblica. Nel dicembre del 2013, dopo 5 anni di permanenza in indagini, il PM di Napoli ha depositato nuova richiesta di rinvio a giudizio sia per Duilio Poggiolini che per il resto degli indagati, Guelfo Marcucci ed i dirigenti delle aziende italiane Farmabiagini ed Aimaderivati. Guelfo Marcucci ed i dirigenti delle aziende italiane sono stati rinviati a giudizio con decreto del GUP di Napoli Francesco De Falco Giannone il 9 maggio 2014, 83 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 prima udienza dibattimentale fissata per il 29 dicembre 2014, VI sez. Penale, giudice Ceppaluni. Il 13 novembre 2014 lo stesso GUP di Napoli ha accolto la richiesta del PM nei confronti di Duilio Poggiolini, rinviando anche lui a giudizio per omicidio colposo plurimo aggravato per la morte di nove emofilici italiani. Il processo per epidemia colposa che stava andando in prescrizione, grazie al Gip di Napoli ha subito una svolta elevando il reato da epidemia colposa, che era stava ormai andando in prescrizione, in omicidio plurimo colposo, che andrà in prescrizione nel 2020. Il dibattimento si aprirà alle ore 9 del 5 gennaio 2015 al Tribunale di Napoli, giudice Francesco Pellecchia. L'accusa sarà sostenuta in entrambi i casi dal PM Lucio Giugliano. Al processo del gennaio 2015 Duilio Poggiolini 85 enne non si è presentato adducendo motivi sanitari, ma il giudice Pellacchia ha insistito per ascoltarlo e nell’udienza di marzo ha obbligato in maniera coatta Poggilini, ad intervenire al processo. Poggiolini il 27 aprile 2015 si è presentato davanti al giudice in pessime condizioni di salute, con aspetto trasandato accompagnato da una badante, e si rifiutava di rispondere adducendo il pretesto che non sentiva le domande, il giudice ha disposto una perizia per capire se Poggiolini era in grado di interloquire nel processo la quale ha esperito che il Poggiolini era in grado di sentire e quindi rispondere, ma comunque tutto quello che è riuscito a rispondere ogni volta è stato “non ricordo”. Fa sorridere il fatto che tra le attenuanti a suo tempo richieste dalla difesa, non accolte dai giudici, venne indicata anche la ricerca della ricchezza intesa come “fatto morboso”. Nel 2008 si è avviata una class action ad opera dell’associazione politrasfusi italiani il cui presidente è Angelo Magrini, trasfuso in seguito ad incidente stradale ed infettato di epatite c, oggi cirrotico. Secondo Magrini, all’inizio del 2008 i morti erano quasi 2.000 di cui 238 bambini, e gli infetti 30.000, oggi sappiamo che sono quasi il doppio. A dicembre 2008 circa 49.000 persone hanno 84 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 ottenuto un assegno di 1.080 euro a bimestre. Il risarcimento che lo Stato Italiano ha chiesto a Duilio Poggiolini è di 60 milioni di euro. A onor del vero dobbiamo dire che le case farmaceutiche (compresa la Bayer) immisero sul mercato alcuni flaconi di sangue presi da individui ad alto rischio (es. carcerati, tossicodipendenti che si iniettavano droghe, persone con rischiose attività sessuali, etc.) e di conseguenza infettarono migliaia di persone occorre anche dire però che all'epoca non esistevano test specifici contro l'AIDS o l'epatite C, ma la scelta delle case farmaceutiche di usare sangue da persone ad alto rischio venne ritenuta criminale, inoltre la Bayer e la Baxter continuarono la vendita dei flaconi infetti anche dopo che lo scandalo venne reso pubblico. Le case farmaceutiche hanno continuato a corrompere o pressare i politici o il personale sanitario per vendere i loro prodotti che anche all'epoca erano conosciuti per essere facilmente infetti con i virus dell'HIV e delle epatiti. La maggioranza degli infettati si è avuta tra i malati talassemici ed emofiliaci che sono costretti ad assumere periodicamente sangue intero o emoderivati. Il sangue intero e gli emoderivati, in particolare sandoglobuline destinati al trattamento dell'emofilia, non venivano controllati per la presenza di virus letali né trattati con inattivatori virali, cosa che ha portato alla commercializzazione di materiale infetto e al contagio dei pazienti riceventi. Dell'inchiesta, che nella sua struttura escludeva il dolo basandosi su una teoria della colpa per assenza di controlli, tanto che, come dicevamo sopra, la Procura della Repubblica di Napoli (a cui era stata trasferita dal tribunale di Trento l'8 aprile 2003), aveva richiesto l'archiviazione il 18 giugno 2005 per prescrizione dei termini, impossibilità di prova del nesso di causa, incompetenza territoriale.12 12 http://www.anadma.it/doc/AvvocatoDelDiavolo.pdf http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=POGGIOLINI+Duilio (2 marzo 2015). http://it.wikipedia.org/wiki/Duilio_Poggiolini (27 febbraio 2015). 85 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 14. Vaccino infetto a bambini di cui non si hanno notizie Il problema degli emoderivati non controllati dal punto di vista infettivo, purtroppo non ha coinvolto solo gli emofilici, anche se sono la maggior parte, ma anche coloro che hanno avuto bisogno di trasfusioni in seguito ad incidenti di varia natura o a pesanti interventi chirurgi, Purtroppo sedici bambini piccoli tra il 24 e il 25 marzo del 1996 furono vaccinati con plasma infetto presso l'ospedale Annunziata di Napoli. Delle loro sorti non si è mai saputo nulla. Il dato agghiacciante è contenuto in un dossier dell'associazione Lidu (Lega Italiana per i Diritti dell'Uomo), presieduta da Nicola D'Ambrosio. Secondo le informazioni raccolte dai volontari dell'associazione il vaccino infetto era contro il morbillo e prodotto da una casa farmaceutica straniera. In quei due giorni furono vaccinati con quel medicinale sedici bambini, quattordici di meno di un anno e due di circa cinque anni. Inoltre tremila fiale dello stesso vaccino furono cedute dall'Annunziata all'ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia. Anche di questo trasferimento, dell'eventuale utilizzo del vaccino, si conosce ben poco. L'associazione lamenta che nessuno mai (magistratura compresa) si sia occupato di questo caso nonostante numerose sollecitazioni, facendo finire la vicenda nel dimenticatoio. E soprattutto senza dare la possibilità a chi si è ammalato oppure ha visto morire un figlio, di poter far valere i propri diritti.13 13 www.lagev.org 86 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 15. Conclusioni Il traffico illecito di organi e/o tessuti in generale, in quanto illecito ci pone di fronte al problema legale e morale. Se da una parte c’è chi specula su materiale umano, chi compie delitti quale il sequestro di bambini o la truffa ai donatori, dall’altro si pone il dilemma di chi è gravemente malato, di chi è al limite tra la vita e la morte sua o di un figlio. In Italia il medico trapiantologo spesso non sa neanche da chi arriva l’organo, quando arriva da una persona deceduta, magari arriva anche da una città distante, con un aereo, espiantato da un’altra equipe, lui viene solo allertato assieme al ricevente ed aspetta in sala operatoria, così che non ci possa esse alcun risentimento affettivo, e nel campo delle trasfusioni e dei vaccini, si trova materiale già confezionato ed approvato sul quale non ha nessuna possibilità di controllo. In verità questa ricerca mi ha turbato relativamente ai trapianti che avvengono nei paesi asiatici, dove il medico sa che si trova di fronte al dover espiantare un organo ad un donatore sano che lo vende per disperazione ed ad impiantarlo ad un ricevente ricco, anche lui li, solo per disperazione, ed allora mi sono chiesta, al di la della legge, al di la della scienza, come dovevano sentirsi questi medici trapiantisti, al di la della legge, moralmente il medico ha sempre l’obbligo di curare? 87 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 16. Bibliografia - Carla Del Ponte, ”La Caccia: io ed i criminali di guerra”, Serie bianca Feltrinelli, Milano, Aprile 2008. - Da Il Giornale – lunedì 25 giugno 2001. - Alessandro Gilioli – “Premiata macelleria delle Indie” Ed. BUR Milano 2007. 88 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 17. Sitografia http://it.wikipedia.org/wiki/Organo http://glossario.paginemediche.it/it/glossario_popup/glossario/search.as px?text=Tessuto&ispopup=1 (18 gennaio 2015). http://www.ildialogo.org/inchieste/indice_1326211621.htm (4 gennaio 2012). https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=2&c ad=rja&uact=8&ved=0CCgQFjAB&url=http%3A%2F%2Fwww.ecologia sociale.org%2Fpg%2Fdum_trap_scheperhugues.html&ei=BA1TVbbgH8 GhyAOr44DYDA&usg=AFQjCNFO6UGJ3SCepUO6zMXFECcRJIMbe Q&bvm=bv.93112503,d.bGQ (21 febbraio 2015). http://www.ildialogo.org/inchieste/indice_1326211621.htm (3 febbraio 2015). http://www.greenreport.it/news/economia-ecologica/limpietosovademecum-delleconomista-che-compra-i-reni-al-mercato-degliorgani/#prettyPhoto (20 aprile 2015). https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&c ad=rja&uact=8&ved=0CCEQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.saverian ibrescia.com%2Fmissione_oggi.php%3Fcentro_missionario%3Darchivio _rivista%26rivista%3D200703%26id_r%3D49%26sezione%3Dlopinione%26articolo%3Dla_comprav endita_di_organi_orrore_morale_o_via_percorribile%26id_a%3D1412&e i=Aw9TVY27LMefsAHi1oDoBA&usg=AFQjCNFQzHdZYbbXhMJJcNOIvKpJ1mlow&bvm=bv.93112503,d.bGQ (20 aprile 2015). http://www.italianiliberi.it/bioetica/trafficoorgani0601.htm (3 marzo 2015). http://www.ilpost.it/2012/07/19/il-traffico-mondiale-dei-tessuti-umani/ (3 marzo 2015). 89 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Tomassina Polverari – Scuola di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (II anno) A.A. 2014 - 2015 http://ma-tvideo.france3.fr/video/iLyROoafteBC.html (21 ebbraio 2015). https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&c ad=rja&uact=8&ved=0CCEQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.governo .it%2Fbioetica%2Fpdf%2F14_Traffico_illegale_organi_umani_tra_vivent i.pdf&ei=sBlTVd-8O6PcywPty4HACw&usg=AFQjCNFDFVzPIuI_zlmJyqOZ83MeQwUqw (12 aprile 2015). https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&c ad=rja&uact=8&ved=0CCEQFjAA&url=http%3A%2F%2Fespresso.repubbli ca.it%2Fdossier%2F2007%2F05%2F24%2Fnews%2Fho-comprato-unrene-in-nepal1.3674&ei=9xRTVZ_zC4a2swHx4IGwBA&usg=AFQjCNHWPnvNlDhJTKXc2 7wWMlqOxoaplA&bvm=bv.93112503,d.bGQ (dicembre 2014). http://www.anadma.it/doc/AvvocatoDelDiavolo.pdf http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=POGGI OLINI+Duilio (2 marzo 2015). http://it.wikipedia.org/wiki/Duilio_Poggiolini (27 febbraio 2015). www.lagev.org 90