Alba Rohrwacher
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Alba Rohrwacher
incontro 67 Alba Rohrwacher nel nome della libertà Tre nuovi film confermano il talento dell’attrice fiorentina e la sua predilezione per ruoli sempre più complessi e ambiziosi. che questo mese la portano alla Berlinale di Emanuela Giampaoli Contadina che lascia la campagna alla ricerca di una vita diversa in città nel film di Giorgio Diritti L’uomo che verrà. Rampolla di una famiglia dell’alta borghesia milanese, con aspirazioni artistiche, che fugge a Londra per vivere una relazione omosex in Io sono l’amore, pellicola di Luca Guadagni- no. Tranquilla impiegata che manda all’aria fidanzamento e sicurezze in nome di una felicità che non è mai troppo tardi inseguire in Cosa voglio di più per la regia di Silvio Soldini. Ruoli diversissimi ma accomunati dalla voglia di trasgredire, di andare oltre le regole, di rompere gli schemi Febbraio 2010 S_Incontro_AlbaRorchwacher 67 29-01-2010 13:09:56 incontro per l’attrice Alba Rohrwacher che questo mese è a Berlino alla sessantesima edizione della Berlinale (11-21 febbraio) con l’anteprima, fuori concorso, del film di Soldini e con l’opera di Guadagnino che fa parte della sezione Culinary Cinema. Attualmente è impegnata sul set torinese di La solitudine dei numeri primi, pellicola del regista Saverio Costanzo direttamente ispirata dall’omonimo bestseller di Paolo Giordano. 68 L’uomo che verrà, nelle sale, racconta una delle pagine più tragiche della storia italiana, definita dal premio Nobel Quasimodo «il più vile sterminio di popolo». Che cosa ne sapeva prima di girare il film? «L’eccidio di Marzabotto è stato a lungo rimosso dalla memoria collettiva del Paese, è una vicenda di cui si è parlato poco. Dopo la guerra in Italia occorreva ricostruire e su molti di questi fatti è calato il silenzio, fino alla riapertura dei cosiddetti “armadi della vergogna”, che hanno portato ai primi processi solo cinquant’anni dopo. In quelle zone sono state spazzate via vite umane. Un’intera generazione è stata spazzata via. Per questo è stato un lavoro difficile ma importantissimo, necessario. Avevamo il dovere di restituire la verità storica di quel tragico evento.» In apertura, 1 e 2 Alba Rohrwacher, 30 anni, nel film di Silvio Soldini Che cosa voglio di più in uscita il 30 aprile 3 e 4 Immagini di L’uomo che verrà, attualmente nelle sale Nell’opera lei è una contadina in tempo di guerra ed è la zia della protagonista, la bambina attraverso i cui occhi il regista racconta la strage di Marzabotto. È stato complicato calarsi nei panni di una donna dell’Appennino emiliano della metà del secolo scorso? «Di solito un film lo scelgo per la storia o per il regista. In questo caso quello che mi ha convinto subito, ancor prima di leggere il soggetto, è stata una foto sul copione di una delle famiglie coinvolte nella strage di Marzabotto. Ho sentito un’immediata empatia per quelle persone. Beniamina è una ribelle, una che cerca di fuggire dalla povertà e che cercherà, a tutti i costi, di non cedere alla violenza nazista.» Si tratta di un film corale in cui recitano professionisti come Maya Sansa e Claudio Casala freccia S_Incontro_AlbaRorchwacher 68 29-01-2010 13:09:59 in the name of freedom. A peasant farmer during the war in the Apennines of Emilia in Giorgio Diritti’s film. A descendant 2 of an upper middleclass family in Luca Guadagnino’s movie. A quiet office worker who breaks up with her fiancé in Silvio Soldini’s. These incredibly different roles all have one thing in common, a desire for transgression by Alba Rohrwacher, the actress who will also be attending the 60th Berlin Film Festival this month. 69 1 3 dio accanto ad attori non professionisti. Come è stata l’esperienza sul set? «Davvero un bel regalo. Ho ritrovato Maya con cui avevo recitato nel mio film d’esordio, L’amore ritrovato, che è davvero una “grande”. Ho conosciuto un attore come Claudio che viene dal teatro ed è stato un altro incontro importante. L’aria che si respirava era quella di una grande famiglia, forse proprio perché non c’erano solo attori di professione ma molta gente comune, selezionata nell’Appennino emiliano, il che rendeva l’atmosfera molto vera.» 4 Tutt’altro registro per Che cosa voglio di più, dove con Pierfrancesco Favino portate sullo schermo una storia di passione, tradimento, sesso. «Mi sono fidata completamente di Silvio Soldini che ci chiedeva di raccontare questa vicenda lasciando da parte ogni pregiudizio. Non sempre è stato facile recitare nei panni di Anna, che tradisce il suo fidanzato con un uomo sposato. È il mio personaggio che prende l’iniziativa inviando un sms che dà inizio alla relazione: i due si inFebbraio 2010 S_Incontro_AlbaRorchwacher 69 1-02-2010 12:53:10 incontro «Confrontarsi con lei ha rappresentato una crescita dal punto di vista professionale e umano. Tilda è una grande artista, da cui si può solo imparare.» contrano prima in un bar, poi devono andare in un motel perché non hanno nessun altro luogo dove stare insieme.» A proposito delle scene nel motel, è stato difficile girarle? «Silvio ha avuto un’intuizione molto giusta, quella di spiegarci le scene di sesso con grande dovizia di particolari. Di solito accade il contrario nel cinema: nelle scene di passione si lascia agli attori una maggior libertà rispetto a quanto accade per altre sequenze. Mentre in questo caso se ne discuteva talmente a lungo prima che, nel momento in cui si girava, non c’erano più né imbarazzo né vergogna.» Ancora una volta un personaggio che sfugge alle regole. «Se le regole sono solo dettate da vuote convenzioni occorre sfuggirle.» Quando si parla di lei, l’aggettivo più ricorrente è fragile. Forse a una prima impressione, poi prevale tutta la sua determinazione. Lei come si vede? «A volte sono fragile. Altre molto determinata. Non credo che le due cose si escludano. In definitiva non saprei dirle se sono fragile o no. Non so parlare di me. Mi piace di più leggere come mi vedono gli altri. In fondo è anche il mio lavoro.» Lei che cosa pensa del tradimento? «La difficoltà è stata cercare di non porsi questa domanda. Facevo fatica a comprendere le motivazioni di Anna, ma l’intenzione era raccontare una situazione, peraltro molto comune, senza dare giudizi moralistici. Anna è sopraffatta da questo incontro che vive con libertà, con gioia e naturalmente anche con molto dolore quando entrano in campo le responsabilità nei confronti degli altri esseri umani coinvolti.» In Io sono l’amore il regista Luca Guadagnino l’ha voluta nel ruolo di Elisabetta, la figlia del personaggio interpretato da Tilda Swinton. Com’è stato lavorare accanto a un’icona del cinema? 70 S_Incontro_AlbaRorchwacher 70 Nella foto in alto il cast del film di Luca Guadagnino Io sono l’amore in uscita a marzo Gli attori sono spesso in viaggio. Le piace il treno come mezzo di trasporto? «È il mio preferito. E poi in treno si fanno sempre incontri inattesi quanto speciali. È stato su un convoglio notturno verso la Danimarca che, per la prima volta, una persona mi ha raccontato nel dettaglio del Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma. Fino ad allora ne avevo solo sentito parlare, mentre lui stava partecipando alle audizioni. Un incontro decisamente importante.» la freccia 29-01-2010 13:10:08