i genitori di naruto
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FANFICTION su NARUTO I GENITORI DI NARUTO 5 capitoli (concluso) Note: R Autrice: Maia (indirizzo mail: [email protected]) ATTENZIONE: questa fanfiction tratta argomenti riservati ad un pubblico maturo. Se continui a leggere, ti prendi la responsabilità di dichiararti con più di 14 anni. - I personaggi di questa fanfiction sono tutti maggiorenni, e in ogni modo si tratta di un’opera di finzione che non trova alcun riscontro nella realtà. - NOTA: Allora…tutte le persone che hanno letto questa storia mi hanno detto che è bella…ma lunga…vi prego non fate come loro…capite anche me….ho dovuto...grazie…XD…cmq buona lettura! 1 - I GENITORI DI NARUTO MINATO NAMIZAKE “Uffa, non ci riesco!” esclamò Minato esausto. Si stava allenando ormai da giorni, e ancora la tecnica della moltiplicazione del corpo non gli riusciva. “So che puoi farcela, ci devi riuscire se vuoi diventare hokage!” lo incoraggiò Jiraiya. “Va bene, maestro. Ma adesso vado a mangiare, ho una fame!” e corse via. Jiraiya sospirò, non c’era proprio niente da fare, era troppo testardo, non ce l’avrebbe mai fatta a diventare ninja, tanto meno hokage. Minato era un ragazzo di 14 anni, testardo e cocciuto. Sognava un giorno di diventare hokage, ma aveva ben poche speranze di farcela. Durante le lezioni dormiva, e il suo unico scopo quando interveniva era quello di far divertire la classe. Minato si sedette al banco del ristorante. “Vorrei del ramen, per favore.” disse rivolgendosi all’uomo dietro al bancone. “Oh, buongiorno, Minato, come te la passi? Duri gli allenamenti?” “Non più del solito, ancora non riesco a moltiplicarmi!” “Ah, stai tranquillo, ci riuscirai presto!” “Si, lo spero proprio!” e così dicendo finì il suo ramen. “Buongiorno, papà” era la voce di Kushina. “Ah, buongiorno figliola! Com’è andata oggi a scuola?” “Come al solito, papà. Tsunade ci ha insegnato alcune tecniche mediche.” rispose la ragazza:”Oh, ciao, Minato, non ti avevo visto.” Minato arrossì. “B…buongiorno Kushina!” rispose balbettando. “Ehm, io papà adesso esco, va bene?” “Si, certo, cara, vai pure, divertiti!” “Ok, ciao! Ciao Minato!” disse e se ne andò. Minato sospirò. FINALMENTE NINJA! “Minato Namizake?” chiamò Jiraiya. Il ragazzo si precipitò sul palco a ritirare il suo coprifronte. Il maestro gli sorrise. “Sono fiero di te!” disse. “Anche io, porterò questo coprifronte con onore, maestro.” rispose Minato, orgoglioso. Prese in mano il coprifronte, lo indosso, togliendosi dalla fronte i capelli biondi, ormai lunghi. Fece un profondo inchino al secondo hokage e tornò al suo posto. L’elenco dei nuovi ninja proseguì. “Minatoooo!?!” sua madre cominciava ad agitarsi. Il ragazzo non era più tornato dalla cerimonia di premiazione dei ninja. Dov’era finito? “Minatoooo?!” chiamò di nuovo. Nessuna risposta. Cominciò a cercare nel bosco. Minato, intanto, era al torrente, che provava la sua nuova spada. “Prendi questo, e questo, e quest…ooohh!!” cadde nell’acqua, un piccolo rospo gli saltò sulla testa. “Uffa…” mormorò. “Serve una mano?!” era la voce di Kushina, si trovava da quelle parti per caso; anche lei aveva indossato il coprifronte. Gli allungò la mano. Minato sorrise. “Si, grazie.” “Che ci facevi a mollo nel torrente?” rise Kushina. “Oh, ah…diciamo che…oh, lascia perdere!” rispose imbarazzato Minato. “Ah…” Rimasero in silenzio per alcuni minuti, che a Minato sembrarono secoli. “Senti…” disse allora il ragazzo. “…Ti andrebbe di…” sua madre gli interruppe. “Minato! Eccoti finalmente è più di un’ora che ti cerco! Dov’eri finito? Torna subito a casa!” e così dicendo lo trascinò via. Kushina rimase sola. Uffa, perché si era dovuta intromettere sua madre? Minato aveva finalmente preso il coraggio di chiederle di uscire e prima che lei potesse rispondergli sua madre arriva e se lo porta via. Era possibile una sfortuna così?! Lanciò un calcio ad un sasso e tornò a casa. MINATO PRENDE CORAGGIO Kushina se ne stava seduta in riva al torrente, dove il giorno prima aveva incontrato Minato, completamente rilassata, quando, ad un tratto, una voce fin troppo famigliare interruppe la sua meditazione. “Kushinaaa?” era Minato, allegro come sempre. “Che vuoi?” rispose lei senza degnarlo di uno sguardo. “Niente, volevo chiederti se…” Minato s’interruppe. “Scappa, Kushina!” urlò allora, con lo sguardo pieno di terrore. “Cosa…o mio dio!” gridò spaventata la ragazza. Davanti ai due c’era una figura mostruosa, un rospo, ma di dimensioni nettamente superiori a quelle di un comune animale di quella razza. “Va via, Kushina, ci penso io!” disse allora Minato parandosi davanti al mostro. Lei fece per scappare ma il rospo gigante la bloccò tenendola per la gamba con la propria lingua. “Lasciala stare!” gridò Minato e sguainò la sua spada. Il rospo abbassò lo sguardo e guardò con superiorità il ragazzo che, impressionato, lasciò cadere la spada nel torrente. “Stupido! Ora con cosa ti batterai?!” gli disse Kushina sconfortata. Chi l’avrebbe salvata? Cercò di divincolarsi, ma il rospo la teneva stretta, impedendole qualunque movimento. Minato era in preda alla disperazione: aveva perso la sua spada nuova, era completamente disarmato davanti al nemico (che aveva appena sfidato) e avrebbe fatto una figura da idiota davanti alla ragazza che gli piaceva. Ripensò velocemente alle lezioni che aveva tenuto con il maestro Jiraiya. Allora, poteva tentare la moltiplicazione…no, non gli sarebbe servita a molto. Gli venne un colpo di genio: il rasengan! Sperò con tutto il cuore che funzionasse, era nelle sue mani. “RASENGAN!” urlò. Una grande sfera di chacra comparve nella mano destra. “Evviva, ce l’ho fatta!” esultò felice. “Dai, Minato, colpiscilo!” lo incitò Kushina. “Si.” rispose lui. Prese la rincorsa e fece un salto verso il mostro lanciando a massima potenza il suo rasengan. Il rospo, per tutta risposta, l’inghiottì. Minato rimase atterrito, sconfortato. Cos’era successo? Perché non aveva funzionato? “Ehi ragazzino?!” disse allora la voce cupa e profonda del mostro:”Ti dispiacerebbe farmi un’altra di quelle sfere?” chiese. “Eh? Ma lei chi è?” disse allora Minato. “Sono il re dei rospi, sono stato evocato da Jiraiya, a proposito, non è che lo hai visto in giro? Quel bell‘imbusto mi ha svegliato e poi se ne andato chissà dove…” il ragazzo deglutì. Jiraiya aveva evocato quel mostro? “Ehm, no, mi spiace. Ma tu, piuttosto, perché hai imprigionato la mia amica? Liberala subito, o sarà peggio per te!” disse Minato con aria eroica. “La tua amica? Oh, scusa, credevo fosse una lucertola…sai com’è la fame!” disse imbarazzato il mostro liberando dalla stretta Kushina. “Come un lucertola?! Io non assomiglio per niente ad una lucertola brutto rospo!” gridò appena fu liberata la ragazza. “Minato, Kushina! State bene?!” era la voce di Jiraiya. “Maestro Jiraiya?! Cosa le è saltato in mente?! Questo coso stava per mangiarsi Kushina!” lo rimproverò Minato. “No, di nuovo? Come te lo devo dire, re dei rospi, non si mangiano gli esseri umani!” disse allora li maestro rivolto al rospo che lo fissava. “Ehm, scusa, Jiraiya, ma mi hai lasciato da solo, a stomaco vuoto…” “Si, si…ho capito. Dai, torna a casa adesso!” “Finalmente! Beh, è stato un piacere, ragazzo!” e detto questo, il rospo scomparve. “Ehm, ragazzi…posso spiegarvi tutto…” cercò di giustificarsi il maestro appena l’enorme mostro se ne fu andato. “Spiegarci cosa?!” gli urlò allora Minato:”Quel mostro stava per mangiarsi Kushina!” “Già, mi ha scambiata per una lucertola!” protestò allora la ragazza offesa. “Ah, bene…” “Come bene?!” “No, intendevo dire…lasciate stare ragazzi…” “No, ci ha esposti ad un serio pericolo maestro! Ma, dov’è finito?!” Jiraiya era scomparso. “Oh, guarda Minato! La tua spada!” esclamò ad un certo punto Kushina e gliela porse. “Ah, per fortuna! Grazie Kushina!” “Grazie a te!” e diede al ragazzo un bacio sulla guancia. Minato arrossì. “Ehm, Kushina?” dove trovò il coraggio di chiederlo non lo seppe mai. “Si?” rispose subito lei. “No, ecco, volevo sapere se…ti andrebbe se qualche volta uscissimo insieme?” chiese tutto d’un fiato Minato. “Uscire dici? Ma certo, perché no? Fammi sapere quando! Ciao!” disse sorridendo, e se andò. Minato si sdraiò sul prato ridendo: non poteva crederci! La ragazza che gli piaceva aveva accettato di uscire con lui! Evviva! Cominciò a correre e ad urlare come un pazzo su quella distesa verde che sembrava infinita. “Ehi, Kushina!” esclamò Minato vedendola entrare all’accademia. “Oh, Minato! Come stai?!” disse lei sorridendo appena lo vide. “Bene! E te?! Ascolta, volevo chiederti, ti andrebbe di incontrarci al torrente questo pomeriggio?” “Umh, si ve bene! Ci vediamo li!” disse contenta la ragazza. “Ok, a dopo, ciao!” Minato entrò felice in classe per la prima volta. L’APPUNTAMENTO “Più in fretta, mamma!” Kushina era agitatissima, sua madre le stava pettinando i capelli. “Stai calma, Kushina, vedrai, sarai bellissima e quel ragazzo…com’è che si chiama?…non potrà resisterti!” “Si chiama Minato, mamma!” “Ah, si…ma chi? Minato l’allievo di Jiraiya?!” “Si, mamma, proprio lui!” “Sembra tanto un bravo ragazzo! Buona scelta!” “Ehm, grazie mamma, ma adesso devo davvero andare! Ciao!” e uscì di corsa da casa. “Mamma mia! Sono in un ritardo pazzesco!” Minato correva come un pazzo, aveva fatto tardi, magari Kushina lo stava già aspettando! Per fortuna quando arrivò al torrente ancora non c’era. Riprese fiato, aveva corso troppo, era esausto. Bevve un po’ d’acqua del torrente, cominciava a sentirsi meglio. Si sedette sul prato e aspettò con pazienza l’arrivo di Kushina. Ad un tratto sentì un lieve movimento dietro di lui. Temeva potesse essere un nemico. Impugnò il suo pugnale Kunai e facendo finta di niente si avvicinò agli alberi da cui proveniva il rumore. Proprio mentre aveva localizzato il nemico e lo stava per attaccare dagli alberi saltò giù Kushina, armata anche lei del Kunai. “Ciao!” disse:”Ho fatto tardi, mia madre non mi mollava più!” “Ah, credevo non venissi più!” “Questo non l’avrei fatto mai!” “Io credevo che l’avessi fatto…” “Ma no! Te lo assicuro…non l’avrei mai fatto!” “E va bene, lasciamo stare!” “Si, è meglio!” disse ridendo Kushina. La giornata passò in fretta, tra gli scherzi e le battute che i due si facevano. All’ora di salutarsi… “Mi sono divertita oggi, Minato!” disse Kushina. “Anche io!” rispose allegro Minato. “Ci troviamo qui anche domani?” “Ci puoi contare!” “Ok, beh, allora ciao…” Minato fece per andarsene. “Aspetta, Minato…” “Si? Cosa c’è?” Kushina lo baciò sulle labbra, e poi, senza dire niente, ma sorridendo, andò via. Minato si sedette sul prato. Ancora non ci credeva: Kushina lo aveva baciato, fantastico! Tornò a casa barcollando, non si reggeva in piedi. “Cos’è successo?!” chiese sua madre allarmata quando lo vide tornare a casa conciato in quel modo. “Oh, niente. Sono innamorato…” rispose lui senza prestargli attenzione. Sua madre sospirò. LA PROPOSTA DEL VILLAGGIO DELLA FOGLIA Alcuni anni dopo, Minato, ormai cresciuto e maturato, continuava il suo allenamento, per diventare, un giorno, hokage. Era diventato a tutti gli effetti un chunin, e aveva cominciato ad insegnare ad un gruppo di giovani apprendisti. Era fidanzato con Kushina da molti anni, con la promessa fatta ai suoi genitori di sposarsi un giorno o l’altro. Stava provando una nuova tecnica che gli stava insegnando Jiraiya: la tecnica del richiamo. Aveva appena imparato ad evocare il rospo, proprio quello che aveva cercato di affrontare anni prima, quando era al torrente con Kushina. “Tu sei stato la mia fortuna.” disse. “Oh, e perché mai, ragazzo?” “Perché hai catturato la ragazza che mi piaceva quando avevo 13 anni! E mi hai permesso così da fare bella figura davanti a lei!” rispose Minato con un sorriso. “Ah, eri tu quel pivello? Eh, lo dicevo io…non sei cambiato per niente sei incapace come sempre!” “Come incapace? Ti ho domato, ora devi ubbidirmi, erano questi i patti, no?” “Si, si, ma tu non eccedere con gli ordini, ho la mia reputazione da mantenere.” “Stai tranquillo, amico! Eh, eh…andremo s’accordo noi due.” “Non lo so…” “Oh, dai. Fai meno il brontolone qualche volta…mi sembri Kushina quando non faccio quello che vuole lei!” “Bravo, non siete ancora sposati e già ti lamenti di lei, complimenti amico!” “Era per scherzare, l’amo più della mia stessa vita e…” SPASH! Il rospo se ne era andato, lasciandolo cadere nell’acqua. Jiraiya, che lo spiava da dietro un cespuglio, sbucò dall’improvviso dicendo:”Tu e quel vecchio rospo andate ogni giorno sempre più d’accordo.” “E tu gli somigli ogni giorno di più caro vecchio Jiraiya…” rispose il ragazzo ridendo. “Come, non porti più rispetto al tuo maestro?” “Si, quello sempre, ma ammettilo, stai cominciando ad invecchiare, tra un po’ ti potrò chiamare “Nonno Jiraiya”!” “Ah, si certo…comunque, andiamo al sodo: ti osservo da parecchi giorni e il villaggio ha fatto la sua scelta.” “Cosa?” “Oh, seguimi!” Minato seguì il suo maestro fino nella piazza del villaggio, dove l’intera popolazione si era radunata. All’arrivo di Minato tutti l’accolsero con grande clamore. Ancora non capiva. Sua madre l’avvicinò. “Sono così fiera di te…” gli disse. A Minato non era chiaro il perché di tutto questo ma cominciò a farsi delle idee. Jiraiya lo portò davanti al palazzo dell’hokage, dove questi lo aspettava, sorridendo. “Minato, ragazzo mio…” disse. “L’intero villaggio si è radunato qui, oggi, per un ben preciso motivo, credo saprai già qual è…” “Ehm…è perché oggi finalmente ho imparato la tecnica del richiamo?” chiese imbarazzato. “Oh, no, no!” rispose l’hokage ridendo:”Minato, la gente di questo paese ti sta proponendo di diventare il quarto hokage!” A queste parole, Minato, non seppe cosa dire. “Wow…ehm, ecco…io non so che dire…” balbettò emozionato. “Beh, dì se accetti o meno…” “Ma…ma certo che accetto! Che domande!” Scoppiò un applauso. “Grazie mille! Grazie a tutti! Davvero…” “Bene, da oggi in poi il tuo nome sarà Yondaime Hokage!” “Oh, sarà difficile abituarmi signor hokage…” “Minato! Ehm…No…cioè Yondaime!” Kushina gli saltò al collo allegra:”Sei contento? Finalmente hai realizzato il tuo sogno! Sono tanto felice per te!” “Ah, Kushina, ce una cosa…davanti a queste persone…” e si inginocchiò davanti a lei. “Kushina, mi vuoi sposare?” “Oh…ma certo che voglio sposarti!” e lo abbracciò, baciandolo. UN BAMBINO INASPETTATO Kushina camminava avanti e indietro per la stanza. Era molto nervosa. Attendeva con impazienza l’arrivo del marito; era uscito per discutere sulla questione degli Akatsuki, un gruppo di ninjia traditori molto pericolosi. Una voce la distolse dai suoi pensieri, Yondaime era tornato. “Tesoro? Sei in casa?” “Si, Yondaime, sono qui!” “Ah, bene…devo parlarti!” “Oh, anche io…” Yondaime era seduto sul divano, si era tolto il cappello e si stava concedendo un momento di riposo. “Ehm, caro…” disse cercando si nascondere l’incertezza Kushina:”Ti piacerebbe avere un figlio?” “Mah, non so…non ho mai preso in considerazione l’idea di avere un frugoletto tutto mio da coccolare…ma si…sarebbe fantastico!” “Ah…bene…” “Oddio…ma non vorrai mica dire che…che aspetti un bambino?” “Ehm…si…” “Ma è fantastico tesoro…evviva…sono padre! Aspetta che vado a dirlo al mio maestro…eh eh…è una notizia bellissima!” e fece per andarsene. “Oh, ti amo!” disse; e uscì di casa. “Ah, bene!” sospirò Kushina sollevata:”L’ha presa bene…credevo peggio!” e si lasciò cadere sul divano. “Maestro Jiraiya?! Sei in casa?!” “Eh? Oh sei tu, Yondaime, prego, vieni su!” Jiraiya si affacciò alla finestra. “No, non posso! Devo dirti una cosa!” “Non tenermi sulle spine, dai dimmi!” “Diventerò padre!” “COSA?!?! È…è fantastico!” “Lo so! Beh, adesso devo tornare da Kushina, ciao!” e corse via. Nei mesi che seguirono Yondaime rimase accanto a Kushina, cercando di sostituirla in ogni suo compito finché, alcuni mesi più tardi, il quarto hokage venne chiamato per una missione di vitale importanza: doveva battersi contro Pein, il capo dell’Akatsuki. NOTA: Wow, questa è la seconda puntata, credo sia un buon lavoro, beh, giudicate voi…ah…so che Minato muore…ma…ho trovato una spiegazione plausibile….2° me potrebbe essere vero….speriamo!XD 2 --LA VOLPE A NOVE CODE LA MALEDIZIONE “No, no e no!” Kushina stava dando prova della sua testardaggine. “Ma, tesoro…prova a ragionare, in quanto hokage devo proteggere il villaggio e…” Yondaime doveva partire per un incontro con uno dei membri dell’Akatsuki, Pein, ma Kushina non voleva saperne di lasciar partire il marito. “In quanto padre dovresti proteggere la tua famiglia!” esclamò. “Ma…” “Niente ma, tu resti qui!” “PERCHÉ?! NON POSSO DECIDERE DELLA MIA VITA?!” urlò Yondaime. “Potresti morire! Tuo figlio potrebbe crescere senza un padre! È questo che vuoi?!” “No ma…” “E allora rimanimi vicino, ti prego…” Kushina si addolcì improvvisamente. “Lasciami andare, ti prometto che sarò di ritorno entro due ore!” “Vedo che non riuscirò mai a convincerti, va bene, vai, ma torna entro due (e dico DUE) ore!” “Si, grazie!” e la baciò con amore. La salutò con lo sguardo e se ne andò. Arrivato nel bosco, dov’era fissato l’appuntamento tra i due, Yondaime, vedendo che il nemico ancora non c’era, urlò:”Fatti vedere, Pein! Ehi, vigliacco, dove sei?!” “Sono qui…” Pein comparve dal nulla, stava seduto s’un albero. “Perché hai chiesto di vedermi? Cosa vuoi da me?” “Oh, niente, volevo avvertirti…tra qualche mese si scatenerà su questo paese la furia di un demone, la terribile volpe a nove code, essa è capace, con un solo colpo di coda, di radere al suolo un intero villaggio…” “E a te cosa interessa?” “Voglio proporti di schierarti con noi, in modo da avere salva la vita, una volta che il demone si abbatterà sul tuo villaggio…” Yondaime rise. “Credevo mi conoscessi bene, Pein.” disse:”Lo sai che sarei pronto a morire per il mio villaggio. E poi, non ti ho detto la cosa più interessante, mia moglie, Kushina, aspetta un bambino, nascerà tra poco, non intendo lasciarli soli.” “Sapevo che avresti risposto così.” fece allora Pein:”Ma credo sarai obbligato a venire con noi.” “E perché mai?” “Osservati intorno. I miei uomini stanno eseguendo uno speciale rito.” “Ma cosa…” “Ora hai addosso una delle nostre maledizioni. Quando morirai, qualunque giorno esso sia, ritornerai in vita, e sarai obbligato a servirci per tutta l’eternità…” “Maledetti…” ghignò allora il quarto hokage:”Non finisce qui.” e sparì. Tornò a casa turbato, ma cercò comunque di sorridere quando entrò a in casa. “Kushina?! Sono tornato!” La moglie non rispondeva. Era distesa per terra, gemeva. “P…portami all’ospedale, tuo figlio sta nascendo!” disse Kushina appena vide il marito. Senza pensarci due volte, Yondaime, la portò di corsa all’ospedale, dove Tsunade gli prestò immediatamente attenzione. Dopo alcune ore, Tsunade, uscì dalla stanza, e disse:”Abbiamo finito.” “Kushina come sta? E il bambino?” “Stanno entrambi bene…ti stanno aspettando dentro.” Yondaime entrò nella stanza. Sue moglie era sdraiata a terra, in braccio il bambino che dormiva già. “Ciao.” ebbe la forza di dire Yondaime appena vide la moglie:”Come ti senti?” “Un po’ stanca, ma molto felice.” rispose lei. “È…è nostro figlio?” disse emozionato il ragazzo guardando quel tenero batuffolo accoccolato tra le braccia della moglie. “Si, ma abbiamo ancora da decidere il nome…” “Già…avevo pensato…che ne dici di Naruto?!” “Naruto?…si è un bel nome…come ti è venuto in mente?” “Oh, non so…così…” “Ah, Naruto…Naruto Uzumaki…si mi piace!” LO SCONTRO CON LA VOLPE A NOVE CODE Pochi giorni dopo, a casa, Yondaime ricevette la visita del terzo hokage. Parlarono a lungo, Naruto ascoltava con attenzione la loro conversazione. “Yondaime, la volpe a nove code si dirige verso il nostro paese, lo raderà al suolo!” “Non ti preoccupare, ci penso io…” “Tu? E come?…” “Mi scontrerò con lei, ce la farò, ci puoi scommettere!” “No, tu sei il quarto hokage, non puoi morire, e tuo figlio?” disse indicando Naruto che aveva smesso di giocherellare e si era addormentato in braccio al padre. “Proprio perché sono l’hokage devo battermi, a costo della mia stessa vita!” “No, non posso permettertelo!” Il bambino si svegliò. “Papà…” disse incerto Naruto che da poco aveva cominciato a parlare. Yondaime sorrise. “Si piccolo?” rispose con dolcezza. “Tu no combattere…” “No, stai tranquillo, rimarrò sempre qui con te!” “Parlavo di questo…” si intromise il terzo hokage:”Non puoi lasciarlo solo…” “Non ti preoccupare, so badare a me stesso, e sono consapevole di quello che faccio!” Il terzo hokage abbassò il capo, e sparì. “Nonno sparito…” disse Naruto vedendo il vecchietto sparire. Yondaime si sedette, sconsolato: come avrebbe fatto a spiegarlo a Kushina? Pazienza, se ne sarebbe fatta una ragione. “Sta arrivando! Presto, correte via!” Era vero. La volpe a nove code aveva raggiunto il villaggio. Era a poco più di qualche ora da esso e già si vedevano in lontananza le sue code infuocate. Yondaime partì subito, Kushina dormiva ancora, le diede un’ ultimo bacio, poi guardò il figlio. Naruto si svegliò, e quando vide il padre davanti a se ridacchiò allegramente, cercando di richiamare l’attenzione. “Papà…” disse. “Si, piccolo mio, addio, non so se ci rivedremo!” Naruto, per tutta risposta lo guardò, con i suoi azzurri occhi profondi. Il quarto hokage sapeva che era una pazzia: dubitava fortemente di tornare vivo da quest’impresa, ma in fondo, in cuor suo, sentiva di potercela fare. Uscì di casa, la gente intorno a lui lo acclamava entusiasta. Ad un tratto, una voce famigliare lo chiamò. “Non andare, maestro Yondaime!” era Kakashi, un suo giovane allievo. Lo rassicurò, lo abbracciò per l’ultima volta e proseguì nel suo triste viaggio. Era davanti alla volpe a nove code, l’osservò in tutta la sua maestosità, non poteva farcela, era troppo persino per il quarto hokage. Rifletté sulle tecniche che aveva imparato nel corso degli anni. “Yondaime!” era la voce di Kushina. Si era svegliata, era subito accorsa dal marito per sorreggerlo. Aveva in braccio Naruto. “Kushina!” urlò allora l’hokage:”Va via, è pericoloso!” Kushina non si mosse. La volpe a nove code richiamò l’attenzione dell’hokage. Doveva agire in fretta, gli venne in mente una soluzione, era l’unica possibile. La tecnica che voleva mettere in atto era molto pericolosa: richiedeva il sacrificio di due vite umane. La prima, l’esecutore del rito, cioè lui stesso; e la seconda era la persona in cui veniva imprigionato lo spirito del demone. L’unica persona su cui era possibile eseguire il rito, era Naruto. No, non poteva farlo, non poteva sacrificare la vita di suo figlio! La volpe a nove code lo distolse dai suoi pensieri: agitò la coda che diede fuoco ad un albero. Yondaime doveva agire in fretta, si rivolse a Kushina:”Tesoro?…” disse timoroso. “Si…” sua moglie aveva già capito, purtroppo non esisteva altra soluzione. Yondaime le fece un cenno di riconoscenza, lei ricambiò, triste. Il quarto hokage prese in braccio il bambino, lo posò a terra, e tracciò delle linee nel terreno. Eseguì il rito nervoso, cercando di fare in fretta senza però sbagliare. Disegno il simbolo magico sulla pancia di suo figlio, che piangeva, spaventato. Il villaggio assisteva in silenzio al sacrificio. La volpe mosse la coda, incendiando il bosco li intorno. Yondaime non perse la concentrazione. “Mi dispiace.” disse a suo figlio. Aveva le lacrime agli occhi, quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto il suo paese, sua moglie, suo figlio. Si guardò intorno sconsolato, doveva riuscire, anche se gli sarebbe costata la vita. Entrò con il proprio spirito in quello del demone, obbligandolo ad entrare nel corpo del bambino. Sulla valle si levò una nube di fumo. L’unico suono che si udiva era il piangere del bambino. Quando il fumo si posò tutto il villaggio trattenne per un istante il respiro. La battaglia era conclusa. Pioveva. Kushina si precipitò sul campo di combattimento. Naruto piangeva, spaventato. Non c’era più traccia del demone. “Yondaime?” chiamò la moglie spaventata non vedendo il marito. Conosceva i rischi del rito, ma sperava che a Yondaime fosse stata risparmiata la vita. Si sbagliava. Il corpo del quarto hokage era a pochi passi dal campo di combattimento, privo di vita. “Oh no…” mormorò Kushina vedendo il marito in quelle condizioni. Jiraiya le mise una mano sulla spalla. “Vedrai.” le disse:”Andrà tutto bene.” Il giorno seguente si celebrarono i funerali del quarto hokage. Ogni abitante del paese era presente, tutti molto addolorati per la perdita. Kushina teneva in braccio il piccolo Naruto, che, anche se non poteva capire, era anch’esso triste. GLI AKATSUKI RITORNANO Alcuni giorni dopo i funerali, Pein e Itachi tornarono al villaggio della Foglia. Era una notte di luna piena; nel cimitero, i due, scavano sulla tomba del quarto hokage. Quando finalmente riuscirono a tirarne fuori il corpo lo posarono a terra e ricoprirono tutto. Eseguirono un rito molto particolare, che, incredibilmente, riportò in vita Yondaime. “Ora sei in nostro potere.” ghignò Pein appena vide l’hokage rialzarsi:”Dicci il segreto dei Kyuubi ora!” “Ve lo avevo già detto tempo fa, e ve lo ripeto: non rivelerò mai il segreto, anche se mi costerà la vita!” “Stupido, in questo caso, tornerai nella tomba.” “Non credo vi convenga uccidermi.” rise allora Yondaime:”Questo è un antichissimo segreto che conosco solo io, se mi uccidete andrà perso per sempre!” “Giusto, perciò tu verrai con noi, e ci rimarrai per l’eternità!” “Maledetti…” Senza opporre resistenza, Yondaime, seguì i due, non sapeva dove l’avrebbero portato. Pein e Itachi, però, non si accorsero di essere osservati. 3--GLI AKATSUKI LA DECISIONE DI KUSHINA Iruka non si trovava li per caso, stava svolgendo il suo turno di guardia. Da quando al villaggio erano arrivati gli Akatsuki, seguiti dalla volpe a nove code, tutti avevano paura ad uscire di casa. Comunque, Iruka aveva il compito di sorvegliare la zona del cimitero e dell’entrata. Stava per tornare a casa quando udì delle voci provenienti dalla zona che aveva appena perlustrato. Tornò indietro, erano nel cimitero, due persone, ragazzi dalla statura. Iruka capii subito: erano degli Akatsuki! Rimase nascosto nella vegetazione che lo circondava. I due stavano scavando sulla tomba del quarto hokage. Decise di non intervenire; avrebbe avvertito il terzo hokage in seguito. I due tirarono fuori il corpo dell’hokage dalla bara. Compirono uno strano rito. Iruka per un istante non credette a quello che vide. Il corpo di Yondaime riprese vita e si rialzò da terra. Non poteva essere vero, quei due ragazzi avevano davvero eseguito la famosa tecnica proibita?? I due discussero a lungo con Yondaime, e alla fine se ne andarono, con il quarto hokage, che stranamente li seguii senza nemmeno opporre resistenza. Iruka, quando fu certo che i due se n’erano andati, si precipitò in casa, dove alloggiavano provvisoriamente anche Kushina e Naruto. “Kushina!” disse appena fu entrato in casa. Kushina si svegliò di soprassalto. “Che c’è? Pericolo?” rispose subito allarmata. Si svegliò anche Naruto, che si mise a piangere. “Tuo marito…la tomba…gli Akatsuki…” disse Iruka affannato per la corsa. “Calmati, Iruka, dimmi tutto…” “Gli Akatsuki, gli ho visti disseppellire tuo marito…l’hanno riportato in vita, ora è con loro, non so dove.” “Davvero? Non mi stai mentendo?” “No, gli ho visti con i miei occhi!” Naruto si mise a gridare più forte. “Arrivo, Naruto…dormi dai…” disse Kushina prendendo il figlio in braccio e cullandolo. “Va bene, Iruka, ma adesso va a dormire, sarai stanco, riprenderemo il discorso domani!” “Si, va bene…” La notte, Kushina, pensò ad una soluzione. Certamente suo marito era prigioniero degli Akatsuki. Doveva andare a salvarlo. Ma come? Non sapeva niente di quelle persone, ne quante erano, ne dove si trovavano. E poi c’era Naruto, chi si sarebbe preso cura di lui? Sospirò, l’indomani avrebbe parlato con Iruka. Chiuse gli occhi e si addormentò, piena di speranza e di preoccupazione. Il giorno dopo, Kushina parlò ad Iruka:”Devo partire. Chi salverà Yondaime altrimenti?” “Ci penseranno i jonin! Siamo squadre addestrate, no?” “Ti ricordo che anch’io sono una jonin!, diplomata con il massimo dei voti!” “Avanti, Kushina, lo sai che non puoi farcela da sola.” “Si, invece!” “E va bene, ma chi si occuperà di Naruto? Crescerà senza genitori? È questo che vuoi?” “No, in merito a questo, ti chiedo di pensare a lui…” “E va bene, lo farò diventare un grande ninja come suo padre.” “Te ne sono grata!” Prese in braccio Naruto, sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe visto per molto tempo. “Mamma…” disse preoccupato il bambino vedendola triste, aveva capito che sua madre se ne sarebbe andata. “Non ti preoccupare, figlio mio, andrà tutto bene.” disse Kushina tra le lacrime. Rimase alcuni istanti sola, cullando il suo bambino, che era triste, percepiva la tristezza della madre. “Un giorno tornerò…” gli disse. Naruto brontolò qualcosa di incomprensibile, come per esprimere il suo disappunto. “Kushina…” fece allora Iruka:”Senti, ho capito che non riuscirò mai a convincerti a restare, ma, ti prego, bada a te stessa.” “Si, certo, puoi contarci.” In lacrime lasciò Naruto nelle braccia di Iruka, e se ne andò. IL COVO DEGLI AKATSUKI Yondaime, intanto, era appena arrivato nel covo. “Non ti capisco, Pein” fece Itachi:”Perché ti interessa tanto quest’uomo?!” “È semplice…” rispose ridendo Pein:”Yondaime custodisce il segreto di Kyuubi, e non posso permettermi di perderlo.” “Avremo potuto trovare altri informatori, perché proprio il quarto hokage?” “Prova a pensarci…Yondaime ama troppo il suo villaggio…e poi…non sai che ha da poco avuto un figlio…Naruto mi dicono si chiami. Potremo usarlo un giorno.” “Umh, non sono molto convinto…” Pein lo ignorò. “Tobi, porta a Yondaime l’uniforme degli Akatsuki.” disse. Un ragazzo con il volto coperto da una strana maschera accorse al richiamo di Pein e porse all’hokage un’uniforme. Era nera, con disegnate sopra delle nuvole rosse. “Non l’indosserò mai…” ghignò Yondaime. “E invece dovrai, se ci tieni alla vita…” rispose secco Pein minacciandolo con uno shuriken. Yondaime lasciò perdere. Non valeva la pena di litigare per una cosa così. Senza dire niente si cambiò. Doveva andarsene da quel posto, ma come fare? Gli Akatsuki sicuramente non l’avrebbero mai lasciato solo, poteva battersi, ma non ce l’avrebbe fatta contro tutto il gruppo. Si rassegnò al suo destino, tanto valeva schierarsi con loro. No, questo no, amava troppo il suo paese, non poteva tradirlo! Ripensò con tenerezza a suo figlio e a sua moglie, come gli mancavano! Come poteva vivere senza di loro? Una voce lo distolse dai tuoi pensieri; era quella di Itachi. “Vieni, andiamo…” disse. “Dove?” rispose Yondaime alzandosi. “Non ti importa dove, andiamo e basta.” Il quarto hokage non rispose; seguì Itachi fuori dal covo. Kushina, correva più in fretta che poteva, doveva raggiungere il villaggio della Sabbia, dove intendeva raccogliere informazioni riguardo agli Akatsuki. L’accolse il Kazekage, la conosceva molto bene. “Oh, Kushina. Il terzo hokage mi ha avvisato del tuo arrivo, dimmi, cosa ti porta in questo paese?” “Kazekage.” disse lei con un profondo inchino:”Sono venuta fin qui per avere informazioni riguardo agli Akatsuki, sto cercando il loro nascondiglio!” “Uhm…lasciami pensare, se non sbaglio si trova nel paese della Nebbia, ma non vorrei dirti falsità.” rispose allora pensieroso l’uomo. “Grazie, comincerò da li la mia ricerca, purtroppo non posso trattenermi.” disse, e se ne andò. Il kazekage rientrò nel villaggio, soddisfatto. Kushina, diretta al villaggio della Nebbia, era preoccupata, come avrebbe fatto ad affrontare tutti quegli uomini da sola?! Avrebbe cercato di penetrare nel covo passando inosservata, avrebbe corso il rischio, almeno. Doveva tentare, a qualunque costo. Quell’operazione avrebbe richiesto mesi, forse anni, chissà se Naruto si sarebbe ricordato ancora di lei una volta tornata a casa, se sarebbe tornata. Nel villaggio della Foglia, intanto, il terzo hokage aveva emanato l’ordine di mettere a tacere le voci che giravano sulla famiglia di Naruto. Aveva emanato il verdetto: il piccolo non avrebbe mai dovuto venire a conoscenza del demone nascosto in lui, ne delle radici della sua famiglia. Il terzo hokage aveva l’intenzione di proteggere il bambino dall’Akatsuki, che probabilmente un giorno sarebbe venuta a prendere. Sperò di aver fatto la scelta giusta. Alcuni anni dopo, Kushina, era ancora alla ricerca degli Akatsuki, ma non si arrendeva, continuava a vagare per il paese, raccogliendo informazioni ed indicazioni. Aveva visitato posti di cui ignorava l’esistenza, pensava ogni giorno al suo piccolo Naruto, voleva tornare indietro, ma una strana forza dentro di lei la obbligava ad andare avanti nella sua disperata ricerca. Era sicura che Yondaime fosse vivo, non l’avevano ucciso, o almeno così credeva. Arrivò nel villaggio del Suono, sperava che almeno li qualcuno avesse informazioni certe sugli Akatsuki. Incontrò un vecchio, che le disse di avere un amico che sapeva tutto riguardo agli Akatsuki, persino dove si trovavano. Disse di cercarlo nel villaggio della Roccia. Si precipitò subito li, e cominciò a cercare l’amico di quello strano vecchio. “Cara ragazza…” disse appena la vide:”Ti aspettavo da parecchio tempo…” “Cos’ha da dirmi? Parli per favore…” lo supplicò Kushina. “Io ero un membro degli Akatsuki, un tempo.” “Come? Sa dove si trovano?” “Si, dunque dicevo, il ragazzo che ha preso il tuo sposo si chiama Pein, il figlio del capo che mi comandava. Entrambi erano ossessionati da un segreto che solo poche persone conoscono.” “Il segreto di Kyuubi…” disse Kushina come ipnotizzata. “Esatto, mia cara. Allora, quei due vennero a sapere un giorno che questo segreto era in possesso del quarto hokage, e da allora gli diedero la caccia; fu per questo che me ne andai, non sarei mai riuscito a far del male al mio idolo.” “Capisco, ma mi dica, sa dove si ritrovano?” “Se non si sono trasferiti, credo si trovino nella grotta, vicino alla montagna, quella vicino al villaggio del Suono, ma non ne sono sicuro.” “È da molto tempo, ormai che girovago per questo paese, spero che questa volta sia quella buona.” e fece per andarsene. “No, aspetta, puoi provare anche a cercare vicino alla palude, quella di questo paese, magari sono lì…” “Ok, grazie, farò buon uso dei suoi consigli.” rispose allora la donna, e, con un sorriso, se ne andò. Cominciò subito a cercare vicino alla palude, si era accampata lì, e ogni giorno si spingeva sempre più avanti, fino ad attraversare completamente la palude. Una sera, mentre stava per addormentarsi esausta, Kushina sentì delle voci. Si alzò subito dal suo giaciglio, e seguì il suono, finché, ad un certo punto, in lontananza non scorse due distinte figure. Erano ragazzi, che ci facevano dispersi per la palude a quell’ora? Si avvicinò con cautela, i due discutevano. “No, non possiamo permetterci di lasciarlo andare! Dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per catturarlo!” disse uno dei due. “Ma…” “Niente ma, è meglio così, Tobi.” “Ma capo, lui non ci vuole rivelare niente…cosa ce ne facciamo di lui? E poi, magari ci condurrà lui stesso dove vogliamo…” “Meglio non rischiare, lo conosco bene, è molto furbo, non cadrà in trappola così facilmente!” “Si…forse hai ragione, ma io resto della mia idea.” disse con convinzione il ragazzo che diceva di chiamarsi Tobi “Va bene, ma decideremo insieme agli altri, ora rientriamo, devo partire con gli altri…” “E dove andiamo questa volta?” “Non ti preoccupare, tu resterai qui con Deidara, farete la guardia a Yondaime…” A Kushina mancò il fiato, dunque erano loro i temuti Akatsuki? Decise di seguire i due ragazzi, forse l’avrebbero portata da suo marito. Li seguì con molta cautela, tenendosi a debita distanza, cercando di non farsi vedere. “No, tu rimarrai qui!” disse con fermezza Kakuzu. “Invece verrò con voi.” Yondaime voleva assolutamente uscire dalla caverna, erano mesi che gli Akatsuki lo tenevano rinchiuso la dentro; perché? “Che c’è, Deidara?” gli interruppe Itachi, entrando nella stanza. “Yondaime vuole uscire, che facciamo?” “Tienilo qui, sta arrivando Tobi, ti darà una mano.” Deidara non rispose, nemmeno a lui andava l’idea di rimanere nel covo mentre gli altri compagni uscivano. “Allora, siete pronti?” Pein e Tobi erano appena entrati nel covo. “La via è libera, vi conviene partire subito.” “Già, Kakuzu, Itachi, andiamo…” “Si, Pein…” “Voglio venire anche io!” protestò Yondaime alzandosi. “No, tu rimarrai qui con Deidara e Tobi…” “Ma…” Pein lo zittì. “Andiamo…” disse ignorando le pretese di Yondaime. Gli altri lo seguirono. Dopo qualche ora Deidara e Tobi decisero di uscire dal covo; legarono Yondaime ad una roccia e se andarono. Fuori dal covo, Kushina, attendeva con impazienza che tutti gli Akatsuki fossero usciti. Stava per andarsene quando…due voci…eccoli, gli ultimi due Akatsuki stavano uscendo dal covo, lasciando finalmente solo Yondaime. Kushina attese qualche minuto, per essere sicura che i due non tornassero. Questi pochi minuti furono sufficienti a Yondaime per scappare. Il quarto hokage aveva infatti approfittato della situazione utilizzando un rasengan per liberarsi, poi, in fretta aveva radunato i suoi averi. Si rimise i suoi abiti da ninja, non voleva più avere niente a che fare con gli Akatsuki. Lasciò cadere la divisa a terra. Uscì dal covo attraverso un uscita secondaria, voleva tornare subito al villaggio della Foglia; ripensò a sua moglie e a suo figlio…chissà com’era diventato grande Naruto, erano passati anni da quando l’aveva visto per l’ultima volta. Cominciò a correre, era felice di essere scappato, ma aveva molta paura, se l’avessero preso, di certo l’avrebbero ucciso. Non sapeva nemmeno dove si trovava, avrebbe usato l’istinto. Si fece coraggio, ormai ce l’aveva fatta, non poteva arrendersi così. Kushina entrò nel covo con cautela. Assicuratasi che ogni Akatsuki fosse uscito chiamò suo marito:”Yondaime? Yondaime, amore mio, dove sei?” “Tuo marito non è più qui. È scappato appena ne ha avuto l’occasione.” Kushina si girò allarmata: davanti a lei, il capo dell’Akatsuki, Pein, la guardava con aria minacciosa. “Bene, allora io andrei eh?” disse imbarazzata la ragazza cercando di nascondere il timore. “No, visto che Yondaime se ne è andato sarai tu a prendere il suo posto, e da quanto mi diceva conosci anche tu il segreto di Kyuubi…” rise Pein. “No, non lo conosco, e anche se fosse non te lo rivelerei mai.” “Parlerai, mia cara…” e fece un cenno a Itachi, che si preparò all’attacco. Senza nemmeno accorgersene, Kushina si trovò immobilizzata, e fu rinchiusa in una stanza poco illuminata. In breve fu deciso che Kushina sarebbe davvero rimasta con gli Akatsuki, finché non avrebbe rivelato il segreto. In fondo però, Pein, aveva un debole per la ragazza, e in più sperava anche in un ritorno di Yondaime. Il quarto hokage riposava esausto sotto un albero in mezzo alla foresta, era sfinito, erano giorni, per non dire settimane che correva in cerca del suo paese. Aveva paura, paura che gli Akatsuki potessero trovarlo: sarebbe stata davvero la fine. Cercò di darsi coraggio: era o non era il quarto hokage? Respirò a fondo l’aria pura dei boschi, riprese fiato per un istante e si rimise in marcia: non doveva assolutamente perdere tempo. Seguì il suo istinto, si fidava ciecamente di quest’ultimo, l’aveva tirato fuori dai guai molte volte! Si rifermò ad un ruscello, si bagnò il volto, rinfrescandosi, era una giornata estiva molto calda, grondava di sudore. Riprese a camminare. Dopo qualche giorno di marcia cominciò a riconoscere il paesaggio che lo circondava: quello era il ruscello, dove per la prima volta lui e Kushina si erano dati appuntamento. Quanti bei ricordi gli ispirava quel luogo! In breve tempo si trovò davanti al portone d’ingresso al villaggio. Possibile? Era davvero quello il villaggio della Foglia? Non ebbe il tempo di trovare risposta, il suo corpo cedette sotto i raggi cocenti del sole. 4 -- UN PADRE PER NARUTO NOTA I protagonisti di questa fanfiction sono di proprietà di Masashi Kishimoto!! L'ARRIVO DI YONDAIME Naruto, intanto, era cresciuto, sotto l’attenta guida del maestro Iruka, che gli aveva insegnato tutto quello che sapeva. Naruto era quindi diventato un ninja molto potente, e anche se lui non ne sapeva niente, era forse il più potente dell’intero villaggio. Così, quella calda giornata estiva, Iruka e Naruto stavano schiacciando un pisolino sul prato. Nel villaggio c’era una strana quiete, per le strade erano rare, se non assenti i soliti viandanti. Kakashi leggeva seduto sulle mura del villaggio, ad un tratto, come se qualcuno glielo avesse ordinato, posò il libro e guardò in basso. Davanti al portone c’era un uomo, sdraiato a terra. Si affrettò a scendere per soccorrerlo. Era un ragazzo piuttosto giovane, dell'età di 20 anni, moribondo, era vestito come un ninja ma era molto di più. Aveva un borsone a tracolla. Kakashi lo guardò perplesso, sembrava…no, non poteva essere lui. Lo portò subito all’ospedale, dove Tsunade gli prestò le sue cure. Dopo aver fatto il possibile Tsunade si rivolse a Kakashi:”Se non sapessi che è morto anni fa giurerei che si tratti di Yondaime, il quarto hokage!” “Già, lo ho pensato anche io appena lo ho visto, ma non è possibile, quando è successo ero presente!” Kakashi ricordò con dolore quando il suo maestro, Yondaime, fu ucciso nel tentativo di sconfiggere la terribile volpe a nove code. Il ragazzo dormì per quasi due giorni, e quando si svegliò ricevette subito le attenzioni di Tsunade. “Buongiorno!” gli disse. “Mi…mi scusi, sa dove mi trovo?” chiese appena prese conoscenza. “Siete nel villaggio della foglia, a casa vostra!” disse indicando con lo sguardo il coprifronte posato su un comodino.” “Ah, finalmente!” “Mi scusi, ma posso permettermi di chiederle chi è?” “Ah, giusto, che sciocco, non mi sono nemmeno presentato. Bene, sono Yondaime, qualche anno fa ero il quarto hokage di questo paese. E lei, signorina? È Tsunade, vero?” Tsunade lo ignorò:” Voi non potete essere Yondaime, è morto anni fa, combattendo per il nostro paese! Io ero presente!” “Avanti, Tsunade, davvero non mi riconosci?” “È vero signore, lei gli somiglia, ma sono sicura al cento per cento che sia morto anni fa, e poi…cosa spingerebbe il quarto Hokage a tornare qui, dopo tanti anni?” “Sono venuto qui per cercare mio figlio e mia moglie, Naruto e Kushina Uzumaki.” A queste parole Tsunade sussultò. “Aspetti qui.” disse, e uscì dalla stanza. Rimasto solo, Yondaime, si alzò dal letto e prese in mano la sua borsa. La aprì e ne tirò fuori un mantello. Era bianco, con dei disegni rosso fuoco che andavano dall’alto verso l’alto: era il mantello che comunemente indossava l’hokage. Uscì sul terrazzo per ammirare il suo paese: era magnifico, come l’aveva ricordato per anni. Respirò profondamente l’aria, pura, come sempre. Si chiese dov’erano in quel momento i suoi cari. Un rumore lo distolse dai suoi pensieri: la porta si era aperte, qualcuno era entrato. In fretta rientrò. Davanti a lui c’era Jiraiya, l’uomo che gli aveva insegnato tutto quello che sapeva. L’uomo lo riconobbe subito e gli sorrise dicendo:”Yondaime, ne è passato di tempo, cosa ti ha riportato qui?” Il ragazzo ricambiò il sorriso:”Come ho già detto a Tsunade, sto cercando mio figlio e mia moglie! Ho perso le loro tracce il giorno in cui mi sono battuto con la volpe a nove code!” Jiraiya aveva ancora dei dubbi e disse:”Non mi sembra vero, perché dopo tutti questi anni? Se sei davvero il quarto hokage, perché non ti sei presentato prima?” Yondaime lo ignorò. “RASENGAN!” e nella sua mano comparve una sfera di chacra. Jiraiya capii al volo, ora era sicuro, era lui, il suo Yondy, il bambino testardo che aveva fatto diventare ninja tempo fa. Lo abbracciò senza dire niente e pianse di gioia. “Yondy, sapessi quanto ho pianto per te, qui siamo tutti convinti che sei morto!” “Uh, piano, ti prego, Jiraiya, controllati!” disse l’hokage soffocato:”Ora ti prego, parliamo della mia famiglia, come stanno? Naruto? È cresciuto bene vero? E Kushina? Come sta??” Jiraiya trasse un profondo respiro e disse:”Tua…tua moglie…è…non è più qui, se ne andata molto tempo fa.” “Oh, no…e Naruto? Se ne andato anche lui?” “Naruto è rimasto qui, ora vive qui con il suo maestro. Sente molto la mancanza di suo padre, ma ignora che sei tu!” Yondaime abbassò lo sguardo, sconsolato. “Non sono stato un buon padre.” disse:”Ho imprigionato in lui una bestia maligna, sono scappato da questo villaggio e ritorno dopo anni…” “Non è stata colpa tua, sono sicuro che non potevi fare altrimenti.” “Vorrei parlare con mio figlio, per favore, vai a chiamarlo.” “Si.” e se ne andò. NARUTO INCONTRA IL QUARTO HOKAGE “Narutooooo!!” Iruka bussò alla porta. Naruto stava dormendo. “Naruto!!” chiamò di nuovo. La porta si aprì. Naruto si affacciò all’uscio sbadigliando. “Ah, sei tu….”disse. “Naruto, c’è qualcuno che ti vuole vedere, è importante, corri!” “E chi è?” “Non lo so…” mentì Iruka:” È arrivato pochi giorni fa, si trova nella dimora dell’hokage, ha chiesto più volte di te.” “Ah, ha chiesto di me? E chi è? Il quarto hokage che è tornato in vita?” disse il ragazzo ironico. “Non ci sei andato troppo lontano, davvero, dai, sbrigati!” “Ok capo, agli ordini!” e uscì di corsa, verso il palazzo dell’hokage. Salì di corsa le scale e si fermò davanti alla porta urlando:”Nonna Tsunade!!!Sei in casa?” La porta si aprì, davanti al ragazzo c’era un uomo che gli somigliava incredibilmente, vestito con gli abiti dell’hokage. “Tu…cioè…voi…siete…no…non è possibile…non sarete mica…il quarto hokage?” balbettò Naruto vedendolo. “Si, rispose calmo l’uomo, in persona!” “Ma…non eravate morto?” “Diciamo che mi sono salvato per miracolo, ma ho perso le tracce di te e di tua madre.” “Mie…e di mia madre?” “Si, Naruto, io sono tuo padre…” A quelle parole il ragazzo non seppe cosa rispondere e scappò via, piangendo. Yondaime si sedette sconsolato, ora non aveva più nessuno, sua moglie se ne era andata dal villaggio e suo figlio lo detestava. Cosa poteva fare? Seduto sul tetto di casa sua, Naruto, piangeva, non poteva crederci: la persona che aveva detestato per anni era suo padre. Come aveva potuto? Quello che aveva celato in lui lo spirito della volpe a nove code era suo padre! La causa del distaccamento delle persone da lui era avvenuta grazie a suo padre! Non poteva crederci. Una voce lo distolse dai suoi pensieri: era Hinata, una giovane ninja compagna di scuola di Naruto. “Ehm…Kakashi mi ha raccontato cosa e successo…mi dispiace tanto.” “Ah…non fa niente davvero, mi dispiace soltanto che non mi era stato detto niente fino ad oggi.” “Non è vero…” “No, davvero, non ti sto mentendo….” “Lo so che non è vero, avanti, cresci in totale solitudine, e quando finalmente tuo padre si fa vivo scopri che è stato lui a fare in modo che tutti ti distaccano…non credo che vada tutto bene!” Hinata alzò il tono di voce. “Già, hai ragione…” Naruto scoppiò a piangere di nuovo. “Su, scusa, non intendevo farti piangere!” “No, non è per causa tua che piango…stai tranquilla…” “Ascolta, credo che tuo padre non avesse intenzione di farti del male, ma al contrario, credeva che gli altri ti avessero apprezzato di più!” “Già, hai ragione, sono stato uno stupido, avevo finalmente trovato un padre…e sono stato capace di rovinare tutto!” “No, sono sicura che ti perdonerà, i famigliari servono a questo, tu forse non puoi saperlo ma i genitori qualsiasi cosa gli dici alla fine ti perdonano, dai, va da lui!” “Hai ragione Hinata!” Naruto si asciugò le lacrime e si alzò. “Grazie, non so come avrei fatto senza di te!” e corse via. PADRE E FIGLIO Yondaime camminava lentamente per le strade del villaggio, cercando di trovare una scusa per riappacificarsi con il figlio. Non c’erano scuse: quello che aveva fatto al figlio era imperdonabile. Si fermò rassegnato. Stava per tornare indietro quando una voce lontana lo chiamò. Alzò lo sguardo al cielo e vide qualcosa in alto, che stava precipitando. “Papàààààà!!” era suo figlio, gli stava candendo addosso…all’ultimo secondo Yondaime si spostò…e lo lasciò cadere…”Ooops…” disse ironico. “Ahi…” Naruto si rialzò dicendo:”Scusa papà se prima me ne sono andato…non intendevo offenderti…” e lo abbracciò piangendo. “Oh, non fa niente! Anzi ti capisco, sei tu che devi scusarmi se non mi sono fatto vivo prima.” “L’ho già fatto…stai tranquillo…” “Ma…io ho un po’ di fame…ti va un piatto di Ramen?” “Altrochè! Ho una fame…!” “Allora andiamo!!” IL BAULETTO Qualche giorno dopo, nel bosco, Naruto e suo padre si allenavano nei piegamenti. “Hey,figliolo…mi sa tanto che oggi ti batto!” “Ti piacerebbe vecchietto!” “Cosa?! Vecchietto io?!” “Ne vedi altri per caso?” “Si, uno davanti a me!” “Piano, sono più giovane di te!” “Dai, ci siamo allenati abbastanza oggi. Ti devo insegnare una tecnica che pochi riescono ad apprendere, pensa, qui la conosciamo solo io e Jiraiya! Si chiama…” “RASENGAN!” Naruto lanciò un rasengan tanto potente da far impressionare suo padre. “Era questa quella tecnica che volevi insegnarmi?” Yondaime rimase a bocca aperta. “Si…ma…chi…come…come fai a conoscerla?” “Me l’ha insegnata Jiraiya!” “Oh…ah…per questo la conosci così bene…ora capisco…” Quella sera, davanti ad un buon piatto di ramen, padre e figlio discutevano. “Un giorno figliolo…” disse ad un certo punto Yondaime:”Sarai un grande hokage, e troverai una brava ragazza come tua madre, ne sono sicuro…” “Ma…che tipo era?” “Mah, era uguale a te, testarda, era un maschiaccio e…mi faceva impazzire…” “Uh…” “Comunque, mi hanno detto che vorresti diventare hokage, eh?” “Si, è il mio sogno di una vita!” esclamò il ragazzo. “Bene, puoi credermi, come ho detto prima, un giorno lo sarai anche tu!” “Ne sono sicuro!” “Ma, se non mi sbaglio, prima di andare a combattere contro la volpe a nove code ti avevo lasciato un pacchetto. Sai dov’è?” “No, mi dispiace, quando mi sono trasferito da te ho portato tutte le mie cose ma….” “Naruto!...Hai dimenticato questo!” era Iruka, teneva in mano un bauletto di legno. “Era sopra l’armadio!” disse. “No ti sbagli, non è mia!” “Che sia quello che ti ho lasciato anni fa?” intervenne Yondaime. “Beh, non ci resta che aprilo no?” disse il maestro curioso. “Si, hai ragione” disse Naruto convinto e posò il bauletto sul tavolo. Era fatto di legno d’acero, sul coperchio era inciso il simbolo degli Uzumaki. Fece scattare delicatamente la serratura e sollevò il coperchio. All’interno del bauletto, delicatamente piegato c’era un mantello da hokage. Naruto lo guardò, senza dire niente, aveva le lacrime agli occhi. Sul fondo della scatola c’era una lettera. La lesse silenziosamente: Mio caro figliolo, quando leggerai questa lettera noi non ci saremo più. Vogliamo comunque farti sapere che anche se non saremo qui fisicamente ti saremo sempre vicini. Quando ti sentirai solo speriamo che questi nostri averi ti sappiano consolare. L’anello Uzumaki, ti proteggerà e ti ricorderà chi è la tua famiglia. Il mantello di tuo padre ti consolerà nei momenti in cui ti sentirai solo e le foto, beh, speriamo ti aiuteranno a ricordarti di noi. Ti abbiamo sempre amato, e ti ameremo per sempre. Ricordati che tuo padre sta bene, si ‘è salvato, ora è nel villaggio della nebbia, ma un giorno tornerà, tornerà a cercarti! Coraggio! La tua mamma Kushina Naruto ormai piangeva come un bambino, prese in mano le foto, le guardò con tenerezza, quello che pensava di suo padre all’inizio non era vero, l’aveva sempre pensato, anche se non li era stato vicino! Guardò suo padre: Yondaime gli sorrise e gli mise una mano sulla spalla dicendo:”Coraggio, un giorno ritroverai anche tua madre!” e gli indicò un ultimo foglio ripiegato. Naruto lo guardò, era un disegno di sua madre e suo padre, sorrise, erano bellissimi insieme. “Perché te ne sei andato?” “Un giorno lo capirai…vedrai…” Il ragazzo non rispose, si fidava…un giorno avrebbe capito tutto, e allora ogni suo vuoto sarebbe stato colmato. Ne era sicuro. CAP. 5--LA MADRE DI NARUTO LA VERITA’ Quella mattina Yondaime e Naruto dormivano tranquillamente quando il loro sonno fu interrotto da una voce fin troppo familiare: era Jiraiya, con il solito buon umore mattutino che solo lui aveva. “Ragazzi! Yondaime, Naruto!? Siete in casa?? Devo parlarvi! Aprite, dai!” Il quarto hokage trovò per primo la forza di alzarsi, con uno sforzo sovrumano raggiunse la porta e aprì. “Cosa c’è, maestro, cos’è successo ora?” disse con un enorme sbadiglio “Niente, volevo soltanto darvi il buongiorno e…” SBAM! La porta si richiuse. Yondaime tornò a letto. Dall’altra parte del villaggio due loschi individui facevano il loro ingresso nel villaggio cercando di non dare nell’occhio. Camminavano lentamente evitando le vie frequentate che cominciavano a popolarsi. Erano diretti al palazzo dell’hokage. Arrivati alle scale di questo incontrarono Tsunade, che stava scendendo, anche lei appena sveglia. “Stiamo cercando il quarto hokage.” Disse uno dei due senza nemmeno presentarsi. Tsunade intuì che i due non avevano buone intenzioni e cercò di smentirli. “Sono desolata, il quarto hokage è deceduto anni fa, sacrificandosi per il nostro paese.” Mentì. “Sappiamo già tutto.” Ribatterono i due:”Sappiamo che recentemente è tornato e che vive in questo palazzo con il figlio.” A queste parole Tsunade cedette. “Molto bene” disse:”Vedo che siete ben informati.” Fece una pausa. “Tuttavia, l’hokage non può ricevere nessuna visita, tanto meno da persone che non hanno nemmeno il coraggio di mostrare il proprio volto o di presentarsi.” gli sfidò. “Lo facciamo subito; sarà un vero piacere.” Disse il più alto dei due. “Sono Pein, e lui è Itachi. Proveniamo dal villaggio della nebbia.” “Akatsuki” mormorò Tsunade:”Come sospettavo. Beh, mi dispiace per voi ma avete fatto un viaggio a vuoto, dovrete passare sul mio corpo per vedere il quarto hokage!” “Lascia stare Tsunade, me ne occupo io, porta via Naruto.” Si intromise Yondaime. Era sceso appena aveva visto Tsunade davanti a quei due. Gli conosceva fin troppo bene. “Non serve, sono già qui, e non intendo andarmene!” era la voce di Naruto: aveva riconosciuto Itachi e si era precipitato di sotto per avvertire il padre. “Va via Naruto, questa è una faccenda tra me e gli Akatsuki!” “Perché? Cos’hai a che fare tu con questi?” “Tuo padre è vittima di un maleficio…” si intromise Pein. “È obbligato a servire noi Akatsuki, per tutta l’eternità!” “È…è vero papà?” balbettò allora Naruto. “Si, purtroppo si.” disse cupo Yondaime:”Molti anni fa, battendomi con uno dei membri dell’Akatsuki rimasi vittima di un maleficio. Pochi anni dopo, quando mi battei con la volpe a nove code e morii il mio corpo fu recuperato da queste persone che mi riportarono in vita.” “E perché sei tornato dopo tutti questo anni?” ribatté il figlio. “Sono tornato appena ho potuto. Il maleficio mi obbligava a stare insieme a loro. Quando un giorno mi hanno lasciato solo sono riuscito a liberarmi e sono venuto subito qui.” “Già, e ora devi tornare con noi, o te o tuo figlio.” Si intromise Itachi. “No, ho appena ritrovato mio padre, e non lo perderò di nuovo tanto facilmente!” protestò Naruto. “Naruto…” intervenne Yondaime. “No, non te ne puoi andare!” disse il ragazzo. “Senti, Naruto…sii ragionevole…” “Basta parlare, sciocchi!” gli interruppe Pein innervosito:”Adesso Yondaime verrai con noi, se non te tuo figlio!” e così dicendo lanciò una tecnica imprigionatrice verso il quarto hokage. All’ultimo secondo Naruto si parò davanti al nemico riparando il padre ma subendo il colpo lanciato da Pein e rimanendone imprigionato. “Naruto!” urlò Yondaime al figlio:”Presto esci!” Il ragazzo tentò più volte di sfondare la parete di quella strana prigione ma non ci riuscì. “Papà!” urlò allora il ragazzo chiedendo aiuto. “Bene, abbiamo quello che ci serve!” disse Pein ridendo maleficamente:”Andiamo.” E fece segno all’amico di seguirlo con il prigioniero. I due si allontanarono velocemente, riuscendo a uscire dal villaggio senza nemmeno farsi vedere. Yondaime lanciò un forte pugno sul terreno, disperato e in lacrime. “Ce l’avevo fatta.” Disse a Tsunade che aveva osservato tutta la scena impotente. “Avevo ritrovato mio figlio, ed ero scappato dalla maledizione. E ora è lui, la persona che più amo al mondo a pagarne le conseguenze. Non posso permetterglielo.” “Avanti, Yondaime. Siamo gli hokage di questo villaggio e non siamo stati capaci di tener testa a quei due individui. Non possiamo minimamente immaginare di batterci contro tutti gli Akatsuki!” obbiettò allora Tsunade “Ce la dobbiamo fare. Ne va della vita di mio figlio.” Intanto, nel bosco, diretti al covo degli Akatsuki, Pein e Itachi discutevano. “Io non ti capisco, Pein.” Disse Itachi:”Avevamo il quarto hokage a portata di mano e ti sei accontentato di questo pivello, non posso credere che sia suo figlio.” “Non ti preoccupare, Itachi. Questo è l’unica ragione di vita per Yondaime, suo figlio, vedrai, non tarderà ad arrivare per salvarlo.” “Ed allora la famiglia Uzumaki si ritroverà unita, finalmente.” “Già.” Disse con un ghigno:”A proposito, Kushina come sta?” “Testarda come sempre, non vuole saperne di collaborare.” “Collaborerà quando ci sarà Yondaime, vedrai.” Naruto, imprigionato, ascoltava le conversazioni di quei due in silenzio. Suo padre sarebbe venuto a prenderlo. Ne era sicuro, non l’aveva mai deluso. Arrivarono nel covo, Naruto venne rinchiuso in una stanza. Si rannicchiò in un angolo e rimase in silenzio ascoltando quello che lo circondava. Qualcuno urlava. Stavano discutendo sul da farsi, alcuni temevano di aver suscitato l’ira dell’intero villaggio della foglia ma il ragazzo che l’aveva rapito, Pein, era calmo, non se ne preoccupava molto, anzi, addirittura rideva. C’era una donna, forse era prigioniera come lui. KUSHINA UZUMAKI “Avanti Kushina, parla, non puoi tenere il broncio per sempre!” Pein incitava la donna a parlare, ma lei non voleva sentir ragioni per rivelare il suo segreto. “Basta, ti ho già detto che non parlerò, qualsiasi cosa tu mi faccia!” “Ok, vai almeno a vedere cosa ti ho portato oggi!” “Oh…ne ho abbastanza dei tuoi regali…te l’ho già detto: non li accetterei neanche se mi ridaresti mio figlio e mio marito!” “Beh, allora direi che questa volta non ci sono andato troppo lontano cara, vai a vedere il prigioniero!” “Cosa?! Non avrai…“ Kushina si precipitò nella stanza in cui era rinchiuso Naruto. Il ragazzo si era quasi addormentato quando la porta della stanza buia si spalancò. Davanti lui c’era una figura femmine che gli era stranamente familiare. La donna accese la luce, Naruto la guardò meglio. Era molto giovane, 20anni circa, come suo padre; aveva i capelli rossi, lunghi, e gli occhi verdi. Il coprifronte indicava chiaramente la sua appartenenza: il villaggio della foglia. Indossava una gonna, sulla cintura aveva il simbolo della casata degli Uzumaki! “Naruto…” mormorò:”Sei davvero tu?” “Eh? Si, sono io, Naruto Uzumaki!” rispose il ragazzo un po’ intontito:”E lei chi è?” “Io…io sono…Kushina Uzumaki…” “È mia parente per caso?” “Si…io…io…io sono tua madre!” disse tra le lacrime. “Lei…cioè…tu…tu sei la moglie del quarto hokage? Yondaime?” “Si…ci hanno separati anni fa, dopo che lui è stato costretto a rimanere qui, io ti affidai ad Iruka, e venni qui, nella speranza di salvare mio marito. Yondaime era già scappato, e quindi io venni tenuta qui prigioniera…fino ad oggi! Sapessi quanto ti ho cercato figlio mio!” e abbracciò Naruto. “Si, e io ho sentito molto la tua mancanza!” “Ma dimmi, tuo padre, sta venendo qui?” “Si, o almeno credo…” “No, non deve, sono sicura che è una trappola, è da quando lo conosco che Pein mira a Yondaime!” “Ma no…sono sicuro che…” “Sst! Sta arrivando Pein, stai zitto!” “Allora…vi siete riconosciuti?” Pein entrò nella stanza ridendo. “Verme! Come hai potuto?! È ancora un ragazzo! Lui non ha niente a che fare con questa storia! È una faccenda che riguarda me, te e Yondaime!” lo aggredì la donna minacciandolo con un pugnale. “Beh, ora riguarda anche il ragazzo! E vediamo se vedendolo torturare ti verranno in mente queste stupide informazioni che cerco…” “Te l’ho già detto…le conosce solo Yondaime, e comunque, anche se le sapessi, credimi, non te le rivelerei mai.” “Sicura? Manterresti il segreto anche a costo della vita di tuo figlio?” Kushina sussultò. “Avanti, mamma, secondo me non ha il coraggio di toccarmi…” disse Naruto in tono di sfida. “Naruto…” mormorò la madre. “Non ce l’ho dici? Beh, vediamo se hai ragione…Itachi…prepara la tecnica dei mille falchi…facciamolo soffrire…” disse con un ghigno. “Non oserai alzare nemmeno un dito su di me…” ribatté Naruto cercando di nascondere il timore. “Naruto...credimi, il pudore di fare certe cose non gli manca di certo!” fece la madre agitata. “Ah, secondo te non oserei eh?” disse Pein ignorando Kushina. Fece un cenno ad Itachi che si preparò all’attacco. “Pein, ti prego, è solo un ragazzo…come puoi ucciderlo? Non ha colpa!” lo implorò la madre. “Sta zitta!” disse schiffeggiandola:”Ho ucciso per molto meno! Vai Itachi!” “Fermo, non muoverti, o la tua vita finisce qua.” intorno al collo di Itachi c’era una grossa lama. Ad impugnarla era niente meno che Yondaime, il quarto hokage. “Yondaime!” disse scoppiando in lacrime Kushina:”Quanto tempo!” si tuffò nelle braccia del marito e lo baciò. “Già, ormai avevo perso le speranze di rivederti.” le rispose il marito. “Come ai vecchi tempi!” disse allora scherzando Kushina “Ti copro le spalle cara!” rispose ironico Yondaime. Naruto sorrise; era felice per i suoi genitori e per se: finalmente aveva la famiglia che per anni aveva sognato! Pein interruppe i suoi pensieri:”Bene, una famigliola ricongiunta, sarà ancora più bello uccidervi!” “Credo non ti convenga ucciderci.” disse Yondaime:”Altrimenti il segreto dei Kyuubi andrà perduto per sempre!” “Lascia perdere, troverò un altro informatore.” Pein aveva spinto i genitori del ragazzo in un angolo, erano in trappola. Naruto non ci pensò neanche…”RASENGAN!” urlò. Una sfera di chacra dalla potenza devastante colpì Pein, facendolo cadere a terra, privo di sensi. I genitori guardarono il figlio, stupefatti. “Ma…ma come ha fatto?…Yondaime…” balbettò la madre. “Glielo ha insegnato Jiraiya!” la tranquillizzò subito il marito. “Ehi, voi. Avete messo al tappeto il nostro capo, ma sappiate che noi non siamo da meno!” disse Itachi all’improvviso indicando con un cenno della testa gli altri. “Fatti da parte, Naruto, adesso è il nostro turno!” disse Yondaime:”Pronta cara?” “Come sempre!” Si misero in posa, si davano di spalle: erano seri, ma sorridevano. Erano felici, finalmente dopo tanti anni si erano ritrovati. Naruto gli osservava affascinato: erano davvero bravi, perfettamente coordinati. Atterrivano quei ninjia come se niente fosse, quasi divertendosi. Quando ebbero finito, Yondaime guardò il figlio e disse:”Andiamo.” Senza neanche rispondere Naruto uscì dal covo degli Akatsuki, felice e rincuorato. Tornarono a casa. RITORNO A CASA Davanti al portone, Kushina si fermò. Fissava il villaggio, da quanto tempo, non se lo ricordava neanche più. “Che c’è, mamma?” disse Naruto vedendo che non si decideva ad entrare. La donna aveva le lacrime agli occhi; abbracciò suo marito, che la strinse a se. “Finalmente.” disse:”Finalmente siamo di nuovo tutti insieme! “ Entrarono nel villaggio. Ovunque si poteva vedere lo stupore della gente nel rivedere Kushina. “Avete visto? È tornata, la moglie del quarto hokage…la madre di Naruto!” “Si, ma non era morta?!” “Ma no, non può essere…” “Kushina!” la donna riconobbe questa voce. “Tsunade!” si abbracciarono. “Quanto tempo! Come stai?!” disse Kushina. “Bene, mi hanno eletta hokage, e te? Dov’eri finita?? Sapessi quanto ti ho cercata!” “Hokage?! Wow! Adesso sei collega di mio marito, eh?” “Oh, si; ma dimmi, dov’eri?! Voglio sapere tutto!” “Vedi, quando Yondaime fu preso dagli Akatsuki andai a salvarlo, ma era già scappato! Purtroppo Pein non mi lasciò più andare via, finché non è arrivato mio figlio con mio marito, che mi hanno salvata!” “Wow, bravo Naruto! Hai visto, sei davvero migliorato!” “Già, e non sai che il mio figliolo ha ucciso Pein con un rasengan!” intervenne Yondaime fiero “Davvero?! Jiraiya ne sarà davvero orgoglioso!” “Lo sono già!” Jiraiya sbucò all’improvviso. “È da molti anni che non vedo questo paese, Yondaime. Ti prego, andiamo a casa…voglio vedere se è rimasta uguale!” “Ah, beh, si…ma io volevo rimanere qui…” “Andiamo vecchio…basta pavoneggiarsi!” disse Naruto cercando si spingere suo padre lontano dal gruppo che si era formato intorno a loro. “Ma dai, Naruto. Lasciami essere fiero di mio figlio!” “Nessuno te lo proibisce amore!” e si avviarono verso casa. FINALMENTE INSIEME! “Aspettaci, Naruto!” esclamò Yondaime. “Si, aspetta figliolo!” anche Kushina cominciava ad avere l’affanno. “Avanti, pigroni! Dobbiamo raggiungere la cima!” Naruto era elettrizzato, non vedeva l’ora di arrivare in cima alla collina, per festeggiare il suo compleanno. Raggiunsero la cima, il panorama era magnifico, il tempo splendido. Kushina preparò il pranzo mentre gli altri due giocavano. “Il pranzo è pronto!” disse quando ebbe finito. “Wow, cosa c’è mammina?” disse il entusiasta. “Ti ho preparato un piatto di Ramen gigantesco!” rispose Kushina sorridendo. “Ramen?!?!” Yondaime si leccò i baffi. “Eh, no, papà. Questo è il mio pranzo. In caso tu mangi il sushi!” “Ahhh! Nooooo! Ce ne anche per me, vero cara?” disse con amore Yondy. “Si, stai tranquillo.” disse calma Kushina. “Visto?! Ce ne anche per me!” disse mostrando la lingua Yondaime. Mangiarono, e quando ebbero finito, Yondaime disse:”Ehm, Naruto, questo è il tuo regalo di compleanno. Auguri!” Naruto lo prese in mano e provò ad immaginare di cosa si potesse trattare. Lo aprì e…”Oh!” disse. Al suo interno accuratamente ripiegato c’era un mantello da hokage, come quello che gli aveva lasciato il padre, ma più grande. Lo indossò. “Non trovate che mi doni?!” chiese ai genitori senza nascondere un pizzico di vanità. “Molto!” rise la madre. “Ora mi manca solo il cappello!” disse Naruto fiero. “Beh, guarda meglio nel pacchetto!” rispose Yondaime. Il ragazzo guardò meglio il contenuto del pacco. “Wow” disse. Ora non gli mancava più niente, aveva trovato un cappello da hokage! Se lo mise e cominciò a correre. “Ora sono un hokage perfetto!” urlò mentre correva e si rotolava tra l’erba. Che bello! Pensò. Quello era il più bel regalo di compleanno che i suoi potessero fargli. “Finalmente.” disse ad un certo punto la madre guardando il figlio. “Alla fine ci siamo ritrovati.” “Già.” mormorò il padre:”Finalmente siamo di nuovo tutti insieme!!” “Spero soltanto che non giungano altre complicazioni. Quel povero ragazzo non si merita di soffrire ancora.” “Non succederà, Kushina.” la rassicurò Yondaime:”Finché ci saremo noi al fianco di nostro figlio non gli accadrà niente di male. E un giorno sarà hokage. Ne sono sicuro!” FINE Il Bazar di Mari www.ilbazardimari.net Online da: Marzo 2008 – Ultimo aggiornamento: Agosto 2008