INVESTIRE INFORMATI - ADUC

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INVESTIRE INFORMATI - ADUC
====== INVESTIRE INFORMATI ================
Informazione sulla gestione del risparmio.
Edito da ADUC, Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori.
Redazione: Via Cavour 68, 50129 Firenze
URL: http://investire.aduc.it
A cura di:
- Alessandro Pedone, pianificatore finanziario
- Giuseppe D'Orta, consulente finanziario indipendente
Sede Aduc Investire Informati di Napoli
Viale Albino Albini 22, 80127 Napoli
Email: [email protected]
------------------------------------------Il numero integrale è scaricabile a questi indirizzi in formato TXT o PDF:
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------------------------------------------Servizio di consulenza: http://sosonline.aduc.it/info/consulenza.php
Archivio dal 01-11-2012 al 14-11-2012
2012-18
EDITORIALI
- I costi del risparmio gestito alla luce dei rendimenti reali negativi del mercato obbligazionario
http://investire.aduc.it/editoriale/costi+risparmio+gestito+alla+luce+dei+rendimenti_20850.php
ARTICOLI
- Obbligazioni: siamo in una bolla finanziaria?
http://investire.aduc.it/articolo/obbligazioni+siamo+bolla+finanziaria_20849.php
- Keynes o Hayek: lo scontro che ha definito l'economia moderna
http://investire.aduc.it/articolo/keynes+hayek+scontro+che+ha+definito+economia_20844.php
- Conti di deposito - Gli italiani e il risparmio
http://investire.aduc.it/articolo/conti+deposito+italiani+risparmio_20825.php
LETTERE
- Riscatto polizza pensionistica
http://investire.aduc.it/lettera/riscatto+polizza+pensionistica_253228.php
- Recupero crediti e violazione privacy
http://investire.aduc.it/lettera/recupero+crediti+violazione+privacy_253227.php
- Trasferimento titoli e capital gain
http://investire.aduc.it/lettera/trasferimento+titoli+capital+gain_253226.php
- Carte ricaricabili a protestati o inadempienti
http://investire.aduc.it/lettera/carte+ricaricabili+protestati+inadempienti_253225.php
- Blocco giroconti della stessa banca
http://investire.aduc.it/lettera/blocco+giroconti+della+stessa+banca_253224.php
- Ennesimo cliente deluso da Aspecta
http://investire.aduc.it/lettera/ennesimo+cliente+deluso+aspecta_253223.php
- Mancato avviso di assegno impagato
http://investire.aduc.it/lettera/mancato+avviso+assegno+impagato_253222.php
- Aggiornamento questionario del cliente
http://investire.aduc.it/lettera/aggiornamento+questionario+cliente_253221.php
- Polizza Alleanza TFR
http://investire.aduc.it/lettera/polizza+alleanza+tfr_253220.php
- Rimborso premio polizza mutuo
http://investire.aduc.it/lettera/rimborso+premio+polizza+mutuo_253219.php
- Rimborso polizza su prestito
http://investire.aduc.it/lettera/rimborso+polizza+prestito_253122.php
- I bolli secondo Unicredit
http://investire.aduc.it/lettera/bolli+secondo+unicredit_253049.php
- Doppio Bollo?
http://investire.aduc.it/lettera/doppio+bollo_253021.php
- doppia imposta di bollo?
http://investire.aduc.it/lettera/doppia+imposta+bollo_253012.php
- consigliopac o altro
http://investire.aduc.it/lettera/consigliopac+altro_253011.php
- Il pericolo della sicurezza - editoriale
http://investire.aduc.it/lettera/pericolo+della+sicurezza+editoriale_253010.php
- Consiglio portafoglio obbligazioni
http://investire.aduc.it/lettera/consiglio+portafoglio+obbligazioni_253009.php
- Commissioni di uscita fondi Azimut 2
http://investire.aduc.it/lettera/commissioni+uscita+fondi+azimut_252932.php
- Buoni Fruttiferi Postali Post Decreto 1986
http://investire.aduc.it/lettera/buoni+fruttiferi+postali+post+decreto+1986_252931.php
- Morte contraente polizza
http://investire.aduc.it/lettera/morte+contraente+polizza_252928.php
- Deposito CheBanca sconsigliato dalla concorrenza
http://investire.aduc.it/lettera/deposito+chebanca+sconsigliato+dalla+concorrenza_252895.php
- Saldo e stralcio sempre con contratto
http://investire.aduc.it/lettera/saldo+stralcio+sempre+contratto_252878.php
- Mutuo Poste legato al conto corrente
http://investire.aduc.it/lettera/mutuo+poste+legato+al+conto+corrente_252875.php
- Mediolanum revoca fido senza avvisare
http://investire.aduc.it/lettera/mediolanum+revoca+fido+senza+avvisare_252872.php
- Cambio parametro mutuo casa
http://investire.aduc.it/lettera/cambio+parametro+mutuo+casa_252865.php
- Assicurazione FIP
http://investire.aduc.it/lettera/assicurazione+fip_252859.php
- Split azioni Kraft
http://investire.aduc.it/lettera/split+azioni+kraft_252855.php
- Buoni postali post D.M. del 13/06/1986
http://investire.aduc.it/lettera/buoni+postali+post+13+06+1986_252852.php
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EDITORIALI
14-11-2012 16:41
I costi del risparmio gestito alla luce dei rendimenti reali negativi del mercato obbligazionario
Abbiamo pubblicato un articolo sui rendimenti anomali del mercato
obbligazionario.
Attualmente le obbligazioni hanno, mediamente, rendimenti reali (cioè al netto dell'inflazione)
negativi. In questo contesto i costi dei prodotti di risparmio gestito (fondi comuni, gestioni
patrimoniali, polizze unit-linked, ecc.) hanno un'incidenza ancora più significativa poiché gravano
su investimenti che già hanno rendimenti attesi ridicoli.
Come abbiamo visto in questo articolo, sulla durata media dei 5 anni le obbligazioni abbastanza
affidabili (anche senza andare sui bund tedeschi) hanno rendimenti nell'ordine dell'1%.
I costi medi dei fondi comuni d'investimento (anche non considerando i costi indiretti) è nell'ordine
dell'1,2%. Cosa possiamo aspettarci da questi strumenti?
Come al solito... solo grandi delusioni.
Negli ultimi 10 anni la media di rendimento del complesso dei fondi comuni d'investimento è stata
pari allo 0,7%. Il rendimento medio dei BOT a 12 mesi (cioè l'investimento più semplice
ipotizzabile) è stato pari al 2,3%. Ciò significa che mediamente, ogni anno, i fondi comuni hanno
distrutto valore per l'1,6% del patrimonio del fondo. Considerando il complesso del patrimonio
affidato ai prodotti di risparmio gestito parliamo di decine di miliardi di euro all'anno andati in
fumo a causa di questa distruzione di valore.
Da quanto abbiamo iniziato la nostra “crociata” contro i prodotti di risparmio gestito (circa 10 anni
fa), la quota della ricchezza degli italiani investita in fondi comuni d'investimento è diminuita
notevolmente (ovviamente per dinamiche a noi totalmente estranee). Questo dovrebbe farci piacere,
ma le cose purtroppo, in molti casi sono peggiorate.
Spesso i fondi comuni d'investimento sono stati sostituiti da strumenti ben più costosi e meno
trasparenti come polizze unit-linked, gestioni patrimoniali, obbligazioni strutturate, ecc.
Gli anni che abbiano davanti a noi, dal punto di vista finanziario (e non solo) sono anni di vacche
magre, diventa sempre più importante (e difficile) preservare i propri patrimoni dall'inflazione e
dalla distruzione di valore perpetrata ogni anno dalle istituzioni finanziarie.
Alessandro Pedone
------------------------------------------ARTICOLI
14-11-2012 12:57
Obbligazioni: siamo in una bolla finanziaria?
A maggio dell'anno scorso pubblicammo un articolo che faceva
seguito ad uno precedente del febbraio nel quale presentavamo uno schema che riassume in
rendimenti medi delle principali categorie di obbligazioni denominate in euro.
Vediamo, a distanza di più di un anno come sono cambiati i rendimenti e che tipo di considerazioni
possiamo trarre.
Ricordiamo come si legge la tabella che segue e che riportiamo anche in PDF per una migliore
consultazione. Rimandiamo all'articolo di febbraio per approfondimenti.
La prima colonna identifica la categoria di obbligazioni. “EUR Gov. Benchmark BFV Curve” sono
i titoli di stato dei paesi considerati affidabili (Germania, Francia, Olanda, ecc.). “EUR Italy
Government BFV Curve” sono i titoli di stato italiani. “Euro Swap” è il tasso di riferimento in base
al quale si valutano tutti gli altri tassi (per semplificare moltissimo...).
Poi ci sono gli indici di tutte le obbligazioni aziendali suddivisi per rating, dalla tripla A scendendo
verso la tripla B. Poi ci sono la scomposizione di queste obbligazioni per settore aziendale:
industriali, bancari, finanziari, telefonici e utility.
Per tutti questi indici abbiamo i rendimenti ad oggi a 3 anni (colonna “3y”), 5 anni (“5y”) e 10 anni
(“10y”). Nella tabella ci sono tutta una serie di altre colonne che trascuriamo perché
complicherebbero inutilmente il discorso.
Una parte importante, invece, è quella più a destra, ovvero la media storica degli ultimi 10 anni dei
rendimenti sopra indicati.
Qual è il dato significativo? Tutti i rendimenti così detti “sicuri” sono ampiamente sotto l'inflazione.
Il tasso di riferimento a 10 anni (EuroSwap) è pari all'1,66%: significa investire per 10 anni a tassi
reali negativi! La media storica di questo tasso è pari al 4,16%, oggi, lo ripeto, siamo all'1,66%.
Non parliamo poi dei tassi più a breve termine che sono prossimi allo zero.
Il 24 maggio 2011, come si può vedere consultando la medesima tabella che avevamo pubblicato
allora, questo stesso tasso era pari al 3,38%. In poco più di un anno si è circa dimezzato!
Osservando la tabella riferita ad oggi si può notare come il problema non sia confinato alle
obbligazioni così dette “sicure”. Non è solo un problema sui titoli di stato tedeschi o simili, è un
problema generalizzato su praticamente tutte le tipologie di obbligazioni escludendo solo i titoli di
stato italiani (quelli più a lungo termine) e le obbligazioni bancarie subordinate (ovviamente nella
lista non ci sono i titoli di stato Spagnoli, Portoghesi, le obbligazioni speculative, ecc.).
Tanto per fare un esempio, prendiamo le obbligazioni industriali con rating singola A a tre anni.
Stiamo parlando di investimenti abbastanza tranquilli che, in condizioni normali, dovrebbero dare
un rendimento aggiuntivo all'inflazione nell'ordine del'1%. La media storica decennale di questo
tipo di obbligazioni registra un rendimento del 3,6%. Oggi queste obbligazioni rendono lo 0,74%.
Il 24 maggio 2011 questa tipologia di obbligazioni rendeva il 4,13%, oggi si è ridotto a meno di un
quarto di quanto rendevano solo qualche trimestre fa.
Non stiamo parlando di titoli di stato di nazioni affidabili! Stiamo parlando di aziende non enormi
tipo la svedese SCANIA, la francese BOUYGUES, l'olandese SCHIPHOL, ecc. Quale senso può
avere investire per tre anni in aziende come queste con rendimenti pari allo 0,74%! La risposta è
semplice: nessuno.
Parlare di indici di obbligazioni, per molti può apparire astratto. Allora ho pensato di pubblicare un
elenco di obbligazioni a tasso fisso, denominate in euro, di emittenti con rating dalla tripla A fino
alla tripla B e aventi volumi di scambio buoni.
Questa lista è composta da ben 1703 obbligazioni. La vita residua media di queste obbligazioni è
pari a circa 4,5 anni. Il rendimento medio (per quanto poco significativo possa essere, vista
l'eterogeneità dei titoli) è pari al 2,08%! Il 70% circa di queste obbligazioni ha un rendimento lordo
inferiore al 2,5%.
Scorrendo la lista si possono vedere una serie di assurdità. Un BTP scadente nel 2018 ha un
rendimento identico ad un'obbligazione emessa da France Telecom scadente nel 2033!
Una Teliasonera (azienda nel settore telefonico) scadente nel 2025 con cedola del 3,88% ha un
prezzo di 113,4 centesimi e offre quindi un rendimento del 2,6%.
Un'obbligazione Vodafone scadente nel 2022 con rendimento del 2,0%!
Un'obbligazione Volvo scadente nel maggio 2017 con rendimento dell'1,55%.
Una Sanofi-Aventis (farmaceutico) scadente ad ottobre 2019 (quasi sette anni di vita residua) con
rendimento dell'1,3% (come un BTP 2013).
Una GDF-SUEZ (utility) scadente nel 2017 allo 0,9% di rendimento.
Una McDonald's 2016 allo 0,8%.
Una BMW 2016 allo 0,7%. Ecc. ecc. ecc.
Gli esempi potrebbero essere moltissimi. Al di là dei singoli casi eclatanti di obbligazioni nelle quali
non ha senso investire è il dato complessivo che fa impressione. Parliamo di migliaia di
obbligazioni con rendimenti ampiamente sotto l'inflazione e enormemente sotto la media storica.
Siamo in una bolla?
A nostro avviso non si può parlare di una vera e propria bolla finanziaria in riferimento ai mercati
obbligazionari perché i prezzi, per quanto assurdi, non sono motivati – come normalmente accade
per le classiche bolle finanziarie – dalle aspettative irrealistiche degli investitori che comprano nella
convinzione di poter rivedere presto a prezzi maggiori.
I prezzi delle obbligazioni, oggi, sono a arrivati a livelli assurdi a causa delle politiche delle banche
centrali che hanno inondando il sistema di liquidità (liquidità che solo in piccolissima parte si
riversa nell'economia reale) e portato i tassi a breve termine a livelli prossimi allo zero.
Perché ci sono operatori finanziari che scambiano una BMW allo 0,7%? Semplicemente perché più
o meno le alternative sono sullo stesso livello e da qualche parte il denaro deve essere messo.
Bolla o non bolla, questa situazione eccezionale è destinata a cambiare.
Non è possibile che per anni si mantengano rendimenti reali negativi ed allora si toccherà con mano
come sia del tutto irrazionale investire oggi in obbligazioni di questo tipo.
Alessandro Pedone
13-11-2012 10:09
Keynes o Hayek: lo scontro che ha definito l'economia moderna
“Leon, sei il più grande
persuasore che ho mai conosciuto,
ma non mi convincerai mai
che il governo può spendere
un dollaro che non ha.
Sono un ragazzo di campagna”
- Hanry S. Truman –
33esimo presidente degli USA
Da pochi giorni è disponibile la traduzione in italiano del bel libro di Nicholas Wapshott sulle vite
parallele dei due più influenti economisti dell'ultimo secolo: Keynes e Hayek. Conoscere, almeno
superficialmente, il pensiero di questi due grandi economisti ci aiuta molto a comprendere la
politica economica e monetaria del nostro tempo e gli errori che sono stati fatti (e che si continuano
a fare).
Il libro è piacevole perché non è un noioso trattato di economia bensì la storia incrociata dei due
personaggi e dello sviluppo del loro pensiero che ha definito, come dice il titolo, l'economia
moderna.
La radicale differenza di pensiero fra Hayek e Keynes sono figlie dell'esperienza di vita dei due
personaggi oltreché dei differenti caratteri. Hayek ha vissuto sulla propria pelle le tragiche
conseguenze dell'iperinflazione che ha ridotto la sua famiglia benestante in povertà ed ha visto con i
propri occhi le tragiche conseguenze per una nazione dell'iperinflazione. Combattere l'inflazione era
la sua ossessione (come tutt'ora per una buona parte degli economisti tedeschi che controllano la
Bundesbank). Keynes, invece, era ossessionato dalla disoccupazione.
Hayek era un teorico a suo agio fra le quattro mura di una biblioteca o al massimo nell'aula
dell'università. Keynes era un uomo pragmatico che metteva in pratica il suo pensiero sia
influenzando (o tentando di influenzare) il corso della politica sia operando direttamente nei mercati
finanziari (con grandissimo successo).
Hayek che per tutta la vita ha lottato per ridurre il peso dello stato nell'economia è vissuto sempre e
solo di soldi pubblici e si è ritrovato, vicino alla pensione, in ristrettezze economiche. Keynes, al
contrario, che contestava il modello puramente capitalistico, era un abile speculatore nei mercati
finanziari e smodatamente ricco.
Il principale nodo del contendere fra i due grandi economisti era il seguente.
La scuola economica classica (della quale Hayek, sebbene fosse il più giovane fra i due, era
esponente) asseriva che i mercati – se lasciati operare senza interferenze – fossero in grado di
autoregolarsi. I cicli economici, secondo questa scuola di pensiero, sono sostanzialmente inevitabili.
Keynes contestò radicalmente le basi stesse dell'economia tradizionale e disse che lo stato poteva e
doveva operare per correggere i mercati i quali, da soli, non erano affatto in grado di portare alla
piena occupazione.
Tra gli anni nei quali Keynes elaborò la sua “Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della
moneta” ed oggi c'è stato un cambiamento importante del quale – a livello di comune sentire - non
riusciamo ancora a prendere atto né, quindi, a trarne le conseguenze.
All'epoca di Keynes (e del primo Hayek) la moneta era ancora, in parte, ancorata all'oro. Era
ancora, in qualche modo, una derivazione della moneta-merce. L'idea che la moneta potesse essere
completamente scollegata da una promessa di pagamento, in merci o in qualche forma di credito
(così detta moneta-segno, o moneta numeraria), era ritenuta insensata. Il grande economista Mises,
mentore di Hayek, scrisse nel 1912 che la moneta-segno è qualcosa di logicamente possibile, ma
non è mai esistita (o non era mai resistita a lungo).
In realtà, anche formalmente, da oltre 40 anni tutte le economie del mondo sono basate su una
moneta che non rappresenta più niente e che è accettata solo in forza della legge (c.d. corso
forzoso).
Abbiamo quindi questa relativa novità (della quale la maggior parte delle persone non si rendono
pienamente conto). Il denaro non è nient'altro che una convenzione sociale (come ha scritto
recentemente il famoso economista Keynesiano Krugman). La maggioranza delle persone non
riescono a comprendere, come non comprendeva il 33esimo presidente degli Stati Uniti d'America,
Henry Truman, che il denaro a livello personale è qualcosa di molto diverso dal denaro a livello
aggregato.
A livello personale non si può spendere un euro che non si possiede. A livello nazionale, invece, il
denaro potrebbe non essere altro che un mezzo di scambio la cui quantità dovrebbe, entro certi
limiti, adattarsi alle necessità degli scambi della nazione. Ho usato il condizionale perché sebbene
da oltre 40 anni siamo – anche formalmente – inseriti in un sistema economico nel quale la moneta
è esclusivamente una moneta-segno, non è vero che la moneta sia esclusivamente un mezzo di
scambio. La moneta, infatti, svolge anche la funzione di riserva di valore ed è proprio questo che
ha costituito il limite delle politiche Keynesiane.
Keynes aveva intuito che questo costituisce un problema per una corretta gestione dell'economia,
avevan infatti introdotto il concetto di preferenza per la liquidità che, secondo lui, faceva sballare le
teorie economiche classiche che valorizzavano l'importanza del risparmio per l'economia. Aveva
anche molta stima per l'economista eretico Silvio Gesell (infatti nella sua Teoria Generale dedico
un'ampia nota alle sue tesi sostenendo che i posteri avrebbero tratto molto vantaggio dalle tesi allora
– anche oggi – considerate stravaganti). Però non ha mai tratto fino in fondo le conseguenze del
problema della moneta come riserva di valore.
Poiché oggi, diversamente che ai tempi di Keynes, la moneta è interamente moneta-segno, non
convertibile in niente, il cui valore è interamente affidato al corso forzoso che impone la legge, cos'è
che fa svolgere alla moneta-segno anche la funzione di riserva di valore?
Il fatto che conservare la moneta non solo non costa nulla ma può produrre perfino ulteriore moneta
attraverso l'interesse. E qui veniamo al nodo di tutto il ragionamento che potrebbe unire le lezioni
che abbiamo appreso da Hayek con quelle che abbiamo appreso da Keynes.
Hayek (e la scuola economica austriaca) ci ha insegnato che la liberà in economia è fondamentale. I
prezzi devono essere stabiliti dal mercato perché la libera contrattazione garantisce la migliore
possibilità di usufruire delle conoscenze diffuse nella società. La pianificazione economica non ha
possibilità di essere realmente efficace. Keynes c'ha insegnato che l'economia si può utilmente
guardare anche a livello aggregato (prima di Keynes non esisteva il concetto di macroconomia) e
vedendo le cose “dall'alto” si possono scoprire concenti contro-intuitivi che ci spiegano perché un
sistema capitalistico, lasciato a se stesso, non può autoregolarsi.
Se analizziamo il problema della moneta e della finanza attuale – che può essere riassunto nel
concetto d'interesse - scopriamo che è possibile un'economia assolutamente libera, ma non
basata sul capitalismo. La principale lezione di Hayek e la principale lezione di Keynes possono
stare insieme.
Il Keynesismo inizio a declinare sotto il peso della stagflazione negli anni 70. Dopo tre decenni di
prosperità senza pari, il peso del deficit spending (con il notevole contributo dell'OPEC e del prezzo
del petrolio) iniziava a far sentire i suoi effetti.
Ma cos'è, in realtà, che pesava del debito pubblico? Pesavano (e pesano tutt'oggi) gli interessi.
Ma perché dobbiamo pagare gli interessi sul debito pubblico ed in generale sui prestiti monetari?
Non è una legge della natura, è una regola che abbiamo costruito.
I debiti pubblici delle principali nazioni oggi sono assolutamente spaventosi ed è assolutamente
inconcepibile che vengano interamente ripagati. Possono essere rinnovati per ancora molto o
moltissimo tempo, ma nelle condizioni attuali, non è ipotizzabile ridurre significativamente (cioè
più che dimezzare) i debiti pubblici mondiali neppure nell'arco di diversi decenni.
E' indispensabile (e certamente avverrà, magari fra moltissimo tempo, ma prima o poi
inevitabilmente accadrà) che si modifichi la logica con la quale si concepisce ed utilizza la moneta e
quindi il debito pubblico.
Non c'è nessuna buona ragione affinché la moneta sia uno strumento per conservare il valore.
La moneta non può svolgere agevolmente due compiti opposti: quello di favorire gli scambi e
quello di conservare il valore. Una delle cause dei cicli economici risiede proprio in questa
schizofrenia. Ci sono fasi nelle quali le persone utilizzano prevalentemente la moneta per gli scambi
(fasi espansive) e fasi nelle quali le persone tendono ad accumulare il denaro e non farlo girare (fasi
recessive). Il problema si può eliminare alla radice impedendo alla moneta di svolgere il ruolo di
riserva di valore. Se abbiamo una moneta-strumento-di-scambio, invece che una moneta riserva di
valore, la politica monetaria diventa molto più semplice, quasi meccanica ed i clicli economici
potrebbero essere molto più lievi se non sparire del tutto.
Il valore sta nelle cose, non in una invenzione sociale astratta come il denaro. L'accumulo di
ricchezza si deve realizzare attraverso i beni (merci, aziende, immobili, terreni, ecc.).
I beni, diversamente dalla moneta, hanno un costo di mantenimento.
Per quale ragione si deve privilegiare chi sceglie di accumulare moneta (creando così le premesse
per generare squilibri macroeconomici) rispetto a chi sceglie di accumulare beni, specialmente se
produttivi? Dobbiamo fare esattamente il contrario, o almeno cercare di ridurre lo squilibrio a
vantaggio di chi accumula denaro e non beni produttivi.
I debiti pubblici accumulati sono in massima parte derivanti dagli interessi. Se non vi fossero gli
interessi praticamente non esisterebbero i debiti pubblici. Le nazioni, in realtà, negli ultimi 60/70
anni, mediamente, hanno restituito molti più soldi di quanti ne abbiano chiesto in prestito. Però i
debiti sono ancora elevatissimi perché tutti i soldi spesi hanno restituito in sostanza solo gli interessi
ed il capitale è stato sempre rinnovato. E' pensiero comune che il debito pubblico derivi dagli
sprechi della politica. E' verissimo che la politica spreca e che il pubblico è largamente inefficiente,
ma la verità è che il debito pubblico è creato principalmente dal tasso d'interesse il quale costituisce
un meccanismo profondamente iniquo di redistribuzione del reddito da chi a meno a chi ha di più.
Se un giorno riuscissimo a far passare il concetto che accumulare ricchezza in denaro deve avere
un costo (così come accumulare ricchezza in altri beni ha un costo) potremmo finalmente vivere in
un'economia libera e di mercato, ma non capitalista. Non avremmo le odiose tasse sul reddito che
penalizzano il lavoro e avremmo finalmente eliminato quella innaturale preferenza per la liquidità
che anche Keynes aveva identificata e che è artificialmente creata dalle regole che noi abbiamo
creato per il funzionamento della moneta. Non avremmo, ovviamente, risolto tutti i problemi
dell'economia. Non esiste un'unico provvedimento che risolve tutto, ma avremmo fatto un
significativo passo avanti.
Alessandro Pedone
05-11-2012 17:39
Conti di deposito - Gli italiani e il risparmio
Uno dei punti salienti che emerge dall'indagine sul nostro paese, svolta da Acri-Ipsos
in occasione dell'88esima giornata mondiale del risparmio tenutasi a Roma lo scorso 31 ottobre, è
che la crisi c'è, gli italiani ne sono consci e continuano a sentirla forte e chiaro, e ciò si riflette di
conseguenza sui loro risparmi e sulle forme di risparmio.
Dall'analisi risulta che l'86% degli italiani ritiene che la crisi sia assai grave ma nonostante ciò è
aumentata notevolmente, rispetto all'anno passato, la fiducia degli italiani nei confronti dell'Italia,
mentre permane ed è sempre alta, anche se in lieve discesa, la fiducia verso l'Unione Europea
(59%).
Relativamente alla questione del risparmio vero e proprio, gli italiani mantengono la loro
propensione a risparmiare ma le difficoltà economiche hanno portato ad una forte riduzione del
numero di famiglie che effettivamente è riuscito a farlo: se fino all'anno scorso più di un terzo della
popolazione riusciva a risparmiare (35% nel 2011 e 36% nel 2010), il 2012 ha visto un risparmio
solo per il 28%, mentre purtroppo, ad oggi, prevalgono con il 40% coloro che spendono quanto
guadagnato e nel contempo sale al 31% la percentuale di chi è in “saldo negativo di risparmio”
ossia di chi si trova a dover attingere ai risparmi passati o a contrarre debiti per poter far fronte alle
proprie spese.
Per quella fetta che comunque riesce a risparmiare, è inoltre emerso come 2 italiani su 3 continuino
ad avere un'alta preferenza per la liquidità: chi investe lo fa con una parte minore dei proprio
risparmi e in strumenti ritenuti più “sicuri”.
Fra questi l'indagine elenca obbligazioni e titoli di Stato, ma possiamo benissimo ricomprendervi
anche i conti di deposito.
Come già accaduto in precedenza, con l'inizio del nuovo mese diversi istituti bancari hanno
comunicato variazioni – al ribasso – dei rendimenti dei propri conti.
Banca Ifis ha ridotto i tassi di riferimento del proprio Rendimax in tutte le sue forme: per il
deposito a 12 mesi il tasso è passato dal 4,15% al 3,5% per il conto con corresponsione anticipata
degli interessi e dal 4,35% al 4,10% per il conto con interessi pagati in via posticipata. Ridotto
anche il tasso del deposito libero (dal 2,25% al 2,20%) e di Rendimax like (dal 4% al 3,75%).
Tagli anche per Unicredit su Risparmio sicuro con durata quinquennale(dal 3,36% al 3,17% medio
annuo), per Fineco su Cash Park ma solo per i vincoli a 18 e 24 mesi (vincolato dal 3,50% al
3,25%, svincolabile dal 3% al 2,75%) e per la Popolare di Vicenza che, al contrario ha rivisto solo i
tassi di Conto SemprePiù Web solamente per i vincoli con durata più breve (3 e 6 mesi), mentre ha
lasciato invariati i tassi per le altre scadenze.
Contro corrente invece Banca Sella, che ha rivisto al rialzo il rendimento di Deposito vincolato
WebSella.it per tutte le durate: tasso sul conto con vincolo annuale dal 3,30% al 3,45%.
Da segnalare infine la promozione “ricarica tassi” di BCCFOR Web sul suo Conto deposito web
closed. Sul conto con vincolo annuale la banca dà la possibilità di ricevere una remunerazione extra
dello 0,20% rispetto al tasso di riferimento del 4,40% sulle somme che eccedono i 50000 euro. Se
ad esempio quindi la somma vincolata è pari a 80000 euro, verrà corrisposto il 4,40% sui primi
50mila ed il 4,60% sui restanti 30mila per tutta la durata del vincolo.
Sostanzialmente però nessuna novità per quanto riguarda la classifica dei migliori conti attualmente
in essere
Barbara Auricchio
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------------------------------------------LETTERE
14-11-2012 00:00 Riscatto polizza pensionistica
Buongiorno,avendo esigenza concreta di liquidita' in questo momento,volevo riscattare la polizza
suddetta, ma il mio promoter mi ha detto che ci vogliono valide motivazioni al riguardo e me lo ha
sconsigliato!E' possibile che una polizza sottoscritta nel 2003 non possa essere completamente
riscattata dal titolare?Io non sono malato, non voglio acquistare la prima casa, ma rivoglio i miei
soldi, perchè devo coprire un debito che ho contratto l'anno scorso e che purtroppo non riesco piu' a
pagare! E' possibile con questa motivazione
riscattare la suddetta pensione integrativa?
Fernando, da Airola (BN)
Risposta:
Non vi sono modi di ottenere anticipazioni al di fuori dei casi previsti dalla legge, ossia spese
mediche straordinarie, acquisto e/o ristrutturazione prima casa per sé o per i familiari, 30% massimo
per altre esigenze non rientranti nelle prime. Attenzione anche al fatto che tale anticipazione non
gode delle aliquote fiscali agevolate.
I prodotti pensionistici hanno come scopo appunto garantire al sottoscrittore una integrazione alla
pensione pubblica. Beneficiano di agevolazioni fiscali ma in cambio non sono riscattabili a piacere.
------------------14-11-2012 00:00 Recupero crediti e violazione privacy
una scoc. di recupero crediti si è presentata sotto casa mia chidendo di me, io ero al letto con la
febbre a 40 e è sceso lui, non ha aperto il cancello e si è presentato come mio marito, loro ANCHE
SE ERANO PER STRADA, si sono presentati come ufficiali giudiziari e glòi hanno riferito il mio
debito, hanno anche imbastito una trattativa " VOLANTE", parlando di eventuali finanziamenti per
saldare o di uno scanto del 50 % se avessimo pagato subito. lui BASITO gli ha detto che non era a
conoscenza di nulla e che non sapeva che dire, allora loro hanno insistito per avere un numero di
cellulare dove richiamare, e lui gli ha dato il suo. io non ho i nomi di questi signori, ma non erano
ufficiali giudiziari, bensì impiegati di una soc. di recupero crediti. Oggi quando hanno chiamato ci
ho parlato io e gli ho chiesto come si siano permessi di riferire ad una persona che non ero io
determinate informazioni, per di più in mezzo alla strada, e la loro risposta è stata che erano assunti
da poco e non sapevano bene come funzionasse con la privacy. Posso denunciarli ? che iter bisogna
seguire ? devo andare dai carabinieri ?
Erika, da Viterbo (VT)
Risposta:
Sono comportamenti purtroppo molto comuni ma illegali. Qui la nostra scheda di approfondimento:
http://sosonline.aduc.it/scheda/recupero+crediti+sono+leciti+comportamenti+lesivi_9860.php
Oltre la denuncia al garante stesso può anche presentare denuncia penale.
------------------14-11-2012 00:00 Trasferimento titoli e capital gain
Nel 2005 ho acquistato delle obbligazioni bancarie alla pari, nel 2007 ho cambiato banca ed alla
scadenza, mi ritrovo da pagare come capital gain circa 1.400,00 per una plusvalenza che non esiste.
la banca interpellata mi dice che al momento del trasferimento la quotazione delle obbligazioni era
più bassa (ma io ho la contabile che dimostra il pagamento alla pari), inoltre sostiene che avendo
trasferito i titoli da un conto personale ad un conto cointestato ci può essere capital gain. è giusto
devo pagare questa cifra.
Loredana, da Roma (RM)
Risposta:
Il trasferimento è avvenuto senza mantenere l'esatta intestazione dei titoli. Ciò comporta, per la
normativa fiscale, il conteggio del capital gain come se si trattasse di una vendita. Il prezzo è quello
ufficiale del giorno di borsa aperta precedente al trasferimento. Un prezzo che vale come prezzo "di
vendita" per la banca che si sta lasciando e come prezzo di carico per la banca di arrivo dei titoli. Di
conseguenza, la nuova banca ha correttamente operato nel calcolare un capital gain mentre la
vecchia banca avrebbe dovuto (e quasi certamente lo ha fatto) contabilizzare una minus fiscale che
emerge dal prezzo di acquisto ed il prezzo "di vendita" al momento del trasferimento.
------------------14-11-2012 00:00 Carte ricaricabili a protestati o inadempienti
vorrei sapere come fare e che carte usare perche' alcune db, mps mi hanno rifiutato la carta perche'
ho segnalazioni alla centrale rischi per alcune rate non pagate,non per volonta' ma per vnecessita'
niente lavoro.avrei bisogno di una carta per fare addebitare bonifico da chi mi aiuta o un eventuale
stipendio,per il discorso tracciabilita' come faccio.
Marzia, da Pistoia (PT)
Risposta:
Non vi è modo di obbligare un istituto a rilasciare la carta. Deve proseguire a cercare, sebbene
sappiamo sia molto complicato. Sotto i mille euro è possibile il pagamento in contanti e l'eventuale
tracciabilità è obbligatoria solo per determinate attività e non per tutte, sebbene ciò possa poi
portare a richieste di chiarimento da parte del fisco nel caso in cui le operazioni siano frequenti o di
importo non piccolo.
------------------14-11-2012 00:00 Blocco giroconti della stessa banca
vi scrivo perchè è una settimana che la mia banca generali, ha bloccato, per un problema al sistema
home banking, la possibilità di effettuare giroconti dal conto deposito al conto corrente a me
intestati. Questo ha determinato oltre agli inconvenienti comprensibili anche il mancato pagamento
di un rid della findomestic. Volevo sapere se tutto ciò è lecito e soprattutto se esiste una
responsabilità civile della banca in questione che non ha effettuato alcuna comunicazione in merito
neanche dei tempi di risoluzione.
Liliana, da Pescara
Risposta:
La banca è responsabile, salvo casi di forza maggiore, e deve quindi eventualmente risarcire i danni
che il cliente ha dovuto subire a causa del blocco.
------------------14-11-2012 00:00 Ennesimo cliente deluso da Aspecta
Salve, cinque anni fa mal consigliato da un “amico” ho sottoscritto una polizza ASPECTA il cui
piano prevede il versamento di premi mensili per 35 anni. Tale polizza che ha dei costi di gestione
elevatissimi e i premi vengono utilizzati per acquistare quote di fondi DWS FLEX PENSION. Ho
sospeso i pagamenti dopo aver quasi il 60% del valore dei premi versati per costi di caricamento,
spese di incasso e altre assurdità. Nella scheda di sintetica di polizza leggo che il costo percentuale
medio annuo per operazioni assicurative della durata di 25 anni è pari al 2,26%!! Alla luce di quanto
descritto c’è la possibilità di aderire ad una iniziativa di carattere collettivo?
Fabio, da Catania (CT)
Risposta:
Purtroppo no, e nemmeno in forma individuale. Queste polizze sono scandalose ma purtroppo
legittime dal punto di vista contrattuale.
------------------14-11-2012 00:00 Mancato avviso di assegno impagato
Buonasera, sono stato segnalato al CAI da parte di fineco per uno sconfino di 160 euro. Vorrei
inoltrare un ricorso, a quale istituzione devo rivolgermi e a cosa mi posso appellare?
Ho cambiato indirizzo di residenza e la corrispondenza che mia avvertiva dello sconfino non
arrivava all'indirizzo giusto.
Fabrizio, da Roma (RM)
Risposta:
La banca avrebbe dovuto inviare, entro dieci giorni dalla presentazione al pagamento dell'assegno,
una raccomandata o un telegramma di "preavviso di revoca di firma" con cui informava del
mancato pagamento in prima istanza.
L'omissione gli ha impedito di sanare la situazione pagando entro sessanta giorni l'importo
dell'assegno maggiorato del 10% e delle spese. Deve chiedere alla banca di sbloccare il conto
corrente, cancellare l'eventuale protesto dell'assegno, revocare la prevista segnalazione al Prefetto
per l'applicazione delle sanzioni previste, cancellare il suo nominativo dalla Centrale d'Allarme
Interbancaria (CAI) e da qualsivoglia centrale rischi. Potrà anche chiedere i danni, specie se svolge
attività di lavoro autonomo dove essere considerato un cattivo pagatore ha un notevole peso.
Pare esserci una responsabilità del cliente, che non ha avvisato del cambio di indirizzo, ma una
volta tornata indietro la raccomandata la banca avrebbe dovuto adoperarsi per rintracciarlo via
telefono e via mail.
------------------14-11-2012 00:00 Aggiornamento questionario del cliente
La mia banca (unicredit) mi ha chiesto di sottopormi ad una serie di domande (la chiamano
intervista) con lo scopo di capire il mio grado di rischio negli investimenti. Ha detto che è
obbligatoria e da effettuarsi entro il 30 novembre. Vi chiedo se corrisponde al vero.
Sandra, da Vicenza (VI)
Risposta:
Dato che è già cliente, si tratta di un aggiornamento ai dati in possesso della banca. Se vogliamo,
l'iniziativa è anche corretta. Non è obbligata a fornire le indicazioni, quindi può anche dichiarare di
non voler rispondere ad alcuna domanda o anche decidere di rispondere solo ad alcune e ad altre no.
------------------14-11-2012 00:00 Polizza Alleanza TFR
Vi scrivo im merito ad una polizza stipulata con alleanza, "Alleata Previdenza".
In data 29 Settembre 2008 io ed il mio collega abbiamo firmato l'adesione al contratto, ma non
abbiamo mai ricevuto il contratto in questione.
Ce ne siamo accorti solo ora, momento in cui io avrei bisogno di denaro per ultimare la
ristrutturazione della prima casa.
Io ricordavo benissimo le parole rassicuranti dell'agente con cui abbiamo sottoscritto l'adesione,
parole messe nero su bianco in uno schemino stilato sotto i nostri occhi ed ancora in nostro
possesso; l'agente parlava della possibilità di riscuotere il 75% del premio già dopo 4 anni per
ristrutturazione o disoccupazione. A quanto pare invece, le cose non stanno così, poichè prima
dell'ottavo anno è impossibile, se non in casi tragici, ritirare alcuna quota del premio in oggetto.
E' possibile far leva sulla mancata ricezione del contratto, che ci ha di fatto impedito di leggerne il
contenuto, per chiederne l'invalidazione?
Gionatan, da Rosignano Solvay
Risposta:
Le "parole rassicuranti" sono un sempreverde dei venditori, ma alla fine contano le carte e, in
questo caso, le previsioni di legge. Tra le tante firme apposte, avete anche dichiarato di aver
ricevuto i documenti di legge e quindi non è possibile agire. Anche lo schemino rilasciato non può
essere considerato probante.
------------------14-11-2012 00:00 Rimborso premio polizza mutuo
Nel 05/2005 ho stipulato un mutuo x 30 anni con assicurazione sulla vita con pagamento di un
unica soluzione, a 02/2012 ho estinto il mutuo in anticipo ma l'assicurazione non ha accettato la mia
domanda di rimborso del premio non goduto dicendo che continuerà la copertura per i restanti anni
ed in caso di morte verrà rimborsato agli eredi....... Non ci ho capito molto...... perchè è tutto
complicato? Attendo una vostra risposta per come provvedere alla soluzione.
Sara, da Soriano Nel Cimino (VT)
Risposta:
La Cassazione ha sancito invece il diritto al rimborso:
http://www.investire.aduc.it/lettera/rimborso+polizza+prestito_253122.php
Dato che la polizza è collettiva e stipulata dalla banca, per poi ricevere le adesioni dei clienti, invii
reclamo ad entrambe. Se insisteranno nel negare il rimborso, potrà poi agire per le vie legali.
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10-11-2012 00:00 Rimborso polizza su prestito
Recentemente, ho rinnovato la cessione del 5° dello stipendio. Successivamente ho richiesto il
rimborso/restituzione delle quote e quant'altro corrisposto in eccedenza nonchè la quota di capitale
relativa alla parte del premio assicurativo non goduto per estinzione anticipata. Premesso che tale
operazione l'ho effettuata alcuni mesi fa per un altro prestito chiuso, sempre comunque stipulato
circa 5 anni fa.
La compagnia assicuratrice mi ha già risposto riferendomi che non mi competeva nulla in quanto le
norme che regolano tali rimborsi, decorrono per i contratti stipulati dal mese di ottobre 2010.
Considerando che in opposizione a quanto da loro riferito, ho ricevuto in quest'ultimo periodo
diversi rimborsi analoghi, per chiusure anticipate, ritengo quanto da loro asserito non dovrebbe
corrispondere a verità. Come mi devo comportare? Hanno Ragione?
Attilio, da Palermo (PA)
Risposta:
Non c'è bisogno della regolamentazione in vigore dall'ottobre 2010 per sancire un principio che,
sebbene non direttamente esplicitato nella normativa, ha trovato spazio nella giurisprudenza. Non
possiamo far altro che confermare quanto più volte ribadito in passato, vale a dire che se la polizza
cessa di espletare la propria funzione di copertura assicurativa, il contratto non può andare avanti
come se non fosse accaduto niente.
Ribadiamo pure che tale principio è stato sancito anche dalla Corte di Cassazione, recentemente con
la sentenza 11706 del 20 maggio 2009, secondo cui il nesso fra il contratto di finanziamento e
quello di assicurazione concreta una fattispecie di collegamento negoziale riferibile al "meccanismo
attraverso il quale le parti perseguono un risultato economico unitario e complesso, che viene
realizzato non attraverso un singolo contratto, ma attraverso una pluralità coordinata di contratti, i
quali conservano una loro causa autonoma, anche se ciascuno è finalizzato ad un unico regolamento
dei reciproci interessi".
Di conseguenza, se è vero che il mutuo e la polizza costituiscono due contratti distinti, è pure vero
che tra i due contratti sussiste di fatto un vincolo di reciproca dipendenza che fa sì che le loro sorti
siano collegate. Pertanto, la cessazione del contratto di mutuo fa sciogliere nello stesso momento il
contratto assicurativo per via del fatto che il cliente non ha più nulla da garantire alla banca, avendo
estinto il proprio debito.
Faccia presente la cosa alla compagnia, se non sarà sufficiente ha tutte le carte in regola per rivalersi
avvalendosi delle vie legali.
------------------08-11-2012 00:00 I bolli secondo Unicredit
A partire a Febbraio di quest’ anno Unicredit ha attivato una nuova linea di investimento costituita
da certificati di deposito sottoscrivibili esclusivamente via internet con la banca multicanale
denominata commercialmente MoneyBox CD.
Dal momento che come pubblicizzato sui fogli informativi il MoneyBox CD non ha commissioni,
in quanto prodotto interno di Unicredit,costi di gestione, ecc.e presenta tassi di interesse
leggermente superiori ai BOT di pari durata si è deciso di investire in tale strumento la somma
complessiva di 35.000 € suddividendola in tagli di 5000€ (importo minimo sottoscrivibile) con
scadenze varie scelte tra quelle disponibili (3,6,9,12 mesi).
Due giorni fa in data 05-11-2012 mi sono accorto di un abnorme addebito dei bolli sui MoneyBox
CD giunti a scadenza.
I MoneyBox CD ad oggi scaduti sino i seguenti:
a) MoneyBox CD sottoscritto in data 28/02/2012 importo 5000€ scadenza 28/08/2012 quindi durata
6 mesi imposta di bollo addebitata pari a 17,10 €
b) MoneyBox CD sottoscritto in data 01/03/2012 importo 5000€ scadenza 01/06/2012 quindi durata
3 mesi imposta di bollo addebitata pari a 8,70 €
Preciso che gli addebiti dei bolli pur con valuta alla scadenza specifica dei MoneyBox CD sono stati
registrati entrambi sul cc il data 05-11-2012 dopo oltre 5 mesi dalla scadenza del primo certificato
di deposito avvenuta il 01/06/2012.
Ho chiesto chiarimenti via e-mail ad Unicredit e mi hanno risposto che i bolli applicati da loro sono
corretti in quanto per i rapporti estinti in corso d’anno è dovuto il bollo minimo (34,20 €)
parametrato ai giorni di vita del rapporto quindi nel mio caso per il MoneyBox CD da 5000€ della
durata di 6 mesi 34,20 /2 = 17,1 € e per quello da 5000€ della durata di 3 mesi 34,20 /4 = 8,7 €.
Mi sembra una metodologia di calcolo errata ed enormemente penalizzante per me perché non tiene
conto della consistenza complessiva del dossier ma del singolo certificato di deposito per cui viene
applicato tutte le volte il bollo minimo di 34,20 €.
Nel mio caso avendo investito in MoneyBox CD la somma complessiva di 35.000 suddividendola
in tagli da 5000 € mi troverò a dover pagare in bolli (su base annua) la somma di 34,20 x 7 = 239,4
€ anziché l’1 per mille pari a 35 € come dice la legge rimettendoci oltre 200 €.
Può Unicredit calcolare i bolli in questo bizzarro modo?
Mi consigliate di presentare comunque un reclamo ufficiale ad Unicredit anche se via e-mail mi
hanno già risposto che per loro il bollo si calcola così?
Posso fare da subito ricorso all’Arbitro Bancario chiedendo che l’imposta di bollo sia calcolata all’
1 per mille con ragionevole speranza che mi dia ragione od è tempo perso ?
Cordiali saluti
Enrico, da Quattro Castella (RE)
Risposta:
vale sempre la pena chiedere il dovuto, e lo faccia per iscritto a mezzo raccomandata con avviso di
ricevimento o facendosi timbrare la sua copia per ricevuta dalla filiale.
Ne chieda il rimborso. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha approvato, con decreto Mef
del 24 maggio scorso, pubblicato nella G.U. n. 127 del 1° giugno, le regole attuative sulle modalità
di applicazione dell’imposta di bollo sui conti correnti e libretti di risparmio. Il decreto attuativo
della cosiddetta mini-patrimoniale introdotta dal decreto Salva-Italia (0,1% nel 2012 e 0,15% dal
2013), ha fornito alcuni chiarimenti, anche se resta qualche dubbio interpretativo. In primo luogo
prevede che la patrimoniale non debba essere applicata sui conti correnti in rosso, inoltre chiarisce
che la soglia dei 5.000 euro, sotto la quale nulla è dovuto, dovrà essere calcolata su tutti i rapporti
complessivi che intercorrono con la stessa banca, con le Poste o con la Cassa Depositi e Prestiti.
Sempre in merito al bollo applicato su conti correnti e libretti di risparmio, il decreto ribadisce che
questo è pari a 32,4 euro per tutti i rapporti aperti e intestati alla stessa persona fisica, mentre in
caso di conti o libretti di risparmio intestati a imprese e professionisti l’imposta di bollo sale a 100
euro. Per quanto riguarda il “valore medio di giacenza” dei conti correnti e dei libretti di risparmio
che non superano i 5000 euro, non dice come deve essere calcolato. Nel caso dei dossier titoli
invece, il Mef precisa che la mini-patrimoniale non va calcolata su dati medi, bensì sul valore
puntuale dei prodotti finanziari rilevato al termine del rendiconto, prendendo a riferimento come
valore corrente di mercato, quello indicato dall'intermediario nella comunicazione trasmessa al
cliente. Nel caso di rendiconti periodici, l'imposta è sempre determinata sul valore di fine periodo,
ma va rapportata alla sua durata, di conseguenza l'importo minimo di 34,2 euro e quello massimo di
1200,00 euro (solo per il 2012) devono essere ragguagliati al periodo e sono applicati in base
all'ammontare complessivo dei prodotti finanziari che il cliente detiene presso il medesimo gestore.
In merito a questi ultimi due punti, va detto che il Mef ha ripreso l'interpretazione dell'Agenzia delle
Entrate in tema di imposta di bollo contenuta nella circolare n. 40/E del 2011, lasciando in questo
modo aperta la possibilità di operazioni elusive nel caso di più rapporti intestati al medesimo
soggetto, ma con diversa cadenza di rendicontazione. Infine per le polizze e per i prodotti finanziari
materializzati non inseriti in un rapporto di custodia (come ad esempio i certificati di deposito), il
bollo di ciascun anno è pure dovuto all'atto del rimborso o riscatto. L'imposta non si applica, invece,
nemmeno nella misura minima prevista, se il rapporto non è movimentato e non ha valori in
giacenza ne all'inizio ne al termine del periodo.
Ha risposto Roberto Cappiello
------------------08-11-2012 00:00 Doppio Bollo?
Gentile Aduc,
se dovessi aprire il c/c con Iwbank dovrò pagare il bollo sia sul c/c che sul conto deposito connesso
(all'interno del conto stesso),pagando così 2 bolli?
Grazie
Marco, da Rimini
Risposta:
il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha approvato, con decreto Mef del 24 maggio scorso,
pubblicato nella G.U. n. 127 del 1° giugno, le regole attuative sulle modalità di applicazione
dell’imposta di bollo sui conti correnti e libretti di risparmio. Il decreto attuativo della cosiddetta
mini-patrimoniale introdotta dal decreto Salva-Italia (0,1% nel 2012 e 0,15% dal 2013), ha fornito
alcuni chiarimenti, anche se resta qualche dubbio interpretativo. In primo luogo prevede che la
patrimoniale non debba essere applicata sui conti correnti in rosso, inoltre chiarisce che la soglia dei
5.000 euro, sotto la quale nulla è dovuto, dovrà essere calcolata su tutti i rapporti complessivi che
intercorrono con la stessa banca, con le Poste o con la Cassa Depositi e Prestiti. Sempre in merito al
bollo applicato su conti correnti e libretti di risparmio, il decreto ribadisce che questo è pari a 32,4
euro per tutti i rapporti aperti e intestati alla stessa persona fisica, mentre in caso di conti o libretti di
risparmio intestati a imprese e professionisti l’imposta di bollo sale a 100 euro. Per quanto riguarda
il “valore medio di giacenza” dei conti correnti e dei libretti di risparmio che non superano i 5000
euro, non dice come deve essere calcolato. Nel caso dei dossier titoli invece, il Mef precisa che la
mini-patrimoniale non va calcolata su dati medi, bensì sul valore puntuale dei prodotti finanziari
rilevato al termine del rendiconto, prendendo a riferimento come valore corrente di mercato, quello
indicato dall'intermediario nella comunicazione trasmessa al cliente. Nel caso di rendiconti
periodici, l'imposta è sempre determinata sul valore di fine periodo, ma va rapportata alla sua
durata, di conseguenza l'importo minimo di 34,2 euro e quello massimo di 1200,00 euro (solo per il
2012) devono essere ragguagliati al periodo e sono applicati in base all'ammontare complessivo dei
prodotti finanziari che il cliente detiene presso il medesimo gestore. In merito a questi ultimi due
punti, va detto che il Mef ha ripreso l'interpretazione dell'Agenzia delle Entrate in tema di imposta
di bollo contenuta nella circolare n. 40/E del 2011, lasciando in questo modo aperta la possibilità di
operazioni elusive nel caso di più rapporti intestati al medesimo soggetto, ma con diversa cadenza
di rendicontazione. Infine per le polizze e per i prodotti finanziari materializzati non inseriti in un
rapporto di custodia (come ad esempio i certificati di deposito), il bollo di ciascun anno è pure
dovuto all'atto del rimborso o riscatto. L'imposta non si applica, invece, nemmeno nella misura
minima prevista, se il rapporto non è movimentato e non ha valori in giacenza ne all'inizio ne al
termine del periodo.
Ha risposto Roberto Cappiello
------------------08-11-2012 00:00 doppia imposta di bollo?
ho chiuso un vecchio conto corrente con annesso dossier titoli in ottobre 2012.
in sede di chiusura rapporti, la banca mi ha addebitato 28,50 euro come imposta di bollo sul dossier
titoli; il calcolo di 10/12esimi di 34,20 euro mi sembra corretto, e il dossier ha effettivamente
contenuto, nel corso dell'anno, una quantita' di titoli (btp, ecc.) di controvalore certamente superiore
ai 5,000 euro.
allo stesso tempo pero' mi hanno addebitato altrettanti 28,50 euro come imposta di bollo sul conto
corrente, nonostante il saldo medio dello stesso risulti inferiore a 5,000 euro.
e' corretto il doppio addebito, oppure il conto corrente ne e' esente - per via del discorso sul saldo
medio?
Andrea, da Corsico (MI)
Risposta:
ne chieda il rimborso. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha approvato, con decreto Mef del
24 maggio scorso, pubblicato nella G.U. n. 127 del 1° giugno, le regole attuative sulle modalità di
applicazione dell’imposta di bollo sui conti correnti e libretti di risparmio. Il decreto attuativo della
cosiddetta mini-patrimoniale introdotta dal decreto Salva-Italia (0,1% nel 2012 e 0,15% dal 2013),
ha fornito alcuni chiarimenti, anche se resta qualche dubbio interpretativo. In primo luogo prevede
che la patrimoniale non debba essere applicata sui conti correnti in rosso, inoltre chiarisce che la
soglia dei 5.000 euro, sotto la quale nulla è dovuto, dovrà essere calcolata su tutti i rapporti
complessivi che intercorrono con la stessa banca, con le Poste o con la Cassa Depositi e Prestiti.
Sempre in merito al bollo applicato su conti correnti e libretti di risparmio, il decreto ribadisce che
questo è pari a 32,4 euro per tutti i rapporti aperti e intestati alla stessa persona fisica, mentre in
caso di conti o libretti di risparmio intestati a imprese e professionisti l’imposta di bollo sale a 100
euro. Per quanto riguarda il “valore medio di giacenza” dei conti correnti e dei libretti di risparmio
che non superano i 5000 euro, non dice come deve essere calcolato. Nel caso dei dossier titoli
invece, il Mef precisa che la mini-patrimoniale non va calcolata su dati medi, bensì sul valore
puntuale dei prodotti finanziari rilevato al termine del rendiconto, prendendo a riferimento come
valore corrente di mercato, quello indicato dall'intermediario nella comunicazione trasmessa al
cliente. Nel caso di rendiconti periodici, l'imposta è sempre determinata sul valore di fine periodo,
ma va rapportata alla sua durata, di conseguenza l'importo minimo di 34,2 euro e quello massimo di
1200,00 euro (solo per il 2012) devono essere ragguagliati al periodo e sono applicati in base
all'ammontare complessivo dei prodotti finanziari che il cliente detiene presso il medesimo gestore.
In merito a questi ultimi due punti, va detto che il Mef ha ripreso l'interpretazione dell'Agenzia delle
Entrate in tema di imposta di bollo contenuta nella circolare n. 40/E del 2011, lasciando in questo
modo aperta la possibilità di operazioni elusive nel caso di più rapporti intestati al medesimo
soggetto, ma con diversa cadenza di rendicontazione. Infine per le polizze e per i prodotti finanziari
materializzati non inseriti in un rapporto di custodia (come ad esempio i certificati di deposito), il
bollo di ciascun anno è pure dovuto all'atto del rimborso o riscatto. L'imposta non si applica, invece,
nemmeno nella misura minima prevista, se il rapporto non è movimentato e non ha valori in
giacenza ne all'inizio ne al termine del periodo. Ha risposto Roberto Cappiello
------------------08-11-2012 00:00 consigliopac o altro
salve, vorrei investire 1000 euro al mese per un periodo di 15 anni e garantire in caso di morte il
capitale ai familiari. Quale è al momento l offerta più conveniente in termini di interessi? banche o
assicurazioni?voi come vi comportereste?
In attesa.
Roberto, da Isernia (IS)
Risposta:
io prenderei in considerazione la combinazione di una polizza temporanea caso morte e dei pac su
diversi etf.
L'importo del premio della TCM lo definirei a partire da un capitale minimo che vorrei garantire, ad
esempio 50.000-100.000 euro o di più dipende dalla particolare situazione economico-finanziaria e
patrimoniale della famiglia.
Per quanto riguarda la tipologia di etf per fare dei pac andrebbe valutata attentamente con un
consulente finanziario indipendente.
------------------08-11-2012 00:00 Il pericolo della sicurezza - editoriale
Spettabile ADUC,
Ho letto l'editoriale di oggi, N. 2012-16 del 18-10-2012 "IL PERICOLO DELLA SICUREZZA", e
desidererei un chiarimento ed un consiglio:
1) "L'inceppamento degli attuali sistemi monetari, prima o poi dovrà
avvenire è scritto nei numeri". Perchè? Potrebbe essere imminente o no?
2) Che cosa dovrebbe fare il risparmiatore per tutelarsi da questa
eventualità e non trovarsi impreparato?
Grazie per la vostra risposta. Sono un vostro lettore, e un po' di anni
fa Vi ho anche inviato un piccolo contributo di solidarietà.
Cordiali saluti
Risposta:
purtroppo la crisi che stiamo vivendo è di portata storica e non ha precedenti per la fittissima
interrelazione dei mercati finanziari. E' talmente complessa che non è possibile fare delle previsioni.
Naturalmente questo noi lo sosteniamo da sempre, ecco perché più che concentrarsi su quello che
sarà verosimilmente lo scenario futuro, conviene concentrarsi su quelli che sono i rischi che noi
siamo disposti a correre e minimizzarli con una attenta diversificazione. Mi spiego, se io sono
propenso a credere che l'euro si sfascerà, dovrò fare delle scelte di investimento tali da minimizzare
le posizioni in euro su emittenti più a rischio, limitandomi a scegliere solo quelli primari.
Naturalmente questa scelta non può essere radicale, perché nel caso si verificasse lo scenario
opposto incorrerei in perdite pesanti dovute al cambio, e al fatto che ho pagato molto cari (in un
momento di panico) degli investimenti che poi tornerebbero necessariamente a perdere di valore.
In condizioni di incertezza le scelte devono necessariamente tenere conto sia della nostra idea in
merito alla possibile evoluzione della crisi in atto, sia della possibilità che le cose possano andare
nella direzione che mai ci saremmo aspettati.
In ogni caso, in uno scenario catastrofico, dobbiamo mettere in conto che necessariamente
incorreremo in perdite, più ampie se saremo stati radicali e avremo fatto la scelta sbagliata, meno
ampie se avremo diversificato.
Ha risposto Roberto Cappiello
------------------08-11-2012 00:00 Consiglio portafoglio obbligazioni
Buonasera,
volendo investire dei risparmi che ho accantonato vorrei procedere nel modo seguente per la parte
obbligazionaria. Obbiettivo la semplice protezione dall'inflazione ( o possibilmente una piccola
rivalutazione) nei prossimi 5 anni circa:
55% BTPi e Oati scadenze medie e lunghe.
10% Corporate importanti area euro (eni, enel, ecc.) a 5 anni.
20% TDS in altre valute di stati solidi (svizzera, norvegia, ecc), 5 anni.
15% TDS paesi emergenti, 5 anni
Questo è quello che ho immaginato per ora, almeno come linea guida. E' ragionevole?
Grazie
Carlo, da Genova
Risposta:
sulla base delle informazioni fornite, mi sembra ragionevole
------------------06-11-2012 00:00 Commissioni di uscita fondi Azimut 2
Faccio seguito alla mia prima lettera da voi pubblicata in data 20/02/2012,
Nel mese di aprile, ho inviato una lettera di protesta alla sede Azimut mettendo in cc la Consob,
dove raccontavo i fatti in merito al disinvestimento dei miei fondi e alle penali di uscita che mi
erano state trattenute (3.300 euro circa) nonché alla seguente forzatura che aveva tentato di
operarmi il responsabile regionale ( tu ci ridai i soldi e noi ti ridiamo le commissioni), il tutto con
documentazione in merito.
A seguito di ciò vengo informato dal mio promotore che il responsabile intende denunciarmi per
calunnia, lo stesso promotore mi propone un accordo facendosi tramite tra me, il responsabile
regionale e l'Azimut.
Firmiamo un accordo scritto nel quale, io mi impegno a rientrare in investimento con loro (sui fondi
cash 12 mesi e overnight) con una somma di 30.000 euro e l'Azimut si impegna a rendermi i 3300
euro, inoltre il responsabile si impegna a non agire legalmente nei miei confronti.
Fatto cio' mi arriva una raccomandata dalla sede ove mi si informa che mi saranno resi i soldi......
Finalmente, penso, la questione e' chiusa.
Invece no, mi vedo riaccreditare circa 600 euro, chiedo perché al mio promoter e questo, dopo aver
sentito la sede, mi dice che, siccome i fondi dove sono rientrato non prevedono commissioni di
uscita, la cifra mi sara' resa a scaglioni, ma tutto questo detto a voce e senza una sola indicazione di
come verranno gestiti questi rimborsi graduali......
Ora chiedo: avendo in mano un accordo scritto e firmato dal responsabile regionale dove si parla di
rimborso delle commissioni di uscita, senza specificare rateazioni o altro, posso agire in qualche
modo per chiudere questa estenuante vicenda e riavere i miei soldi????
Quando mi rivolgo al promoter, mi sento solo dare risposte evasive, del tipo: si può provare a
mettere più soldi sui fondi e vedere come si comporta la SIM......
A me sembra che l'istituto non voglia proprio mollare l'osso e spero che chi ha a che fare con
Azimut, sappia cosa rischia investendo con questi.
Stefano, da Genova (GE)
Risposta:
E' in possesso di una dichiarazione che ha valore legale, quindi Azimut deve rispettarla. Sarà poi
compito di Azimut, eventualmente, rivalersi sul proprio responsabile regionale che è andato oltre il
proprio mandato, da come pare di capire. Invii reclamo alla Azimut, dovrebbe essere sufficiente a
smuovere le cose. In caso contrario, ha tutte le carte in regola per agire legalmente.
------------------06-11-2012 00:00 Buoni Fruttiferi Postali Post Decreto 1986
Salve, innanzitutto grazie per la celere risposta che avete avuto cura di inoltrarmi...
Spero possiate risalire alla mia richiesta del 30 ottobre perchè vorrei chiarire meglio uno dei 3 punti
illustrati, ovvero il secondo: dispongo di BFP (sottoscritti POST D.M. 1986) di "vecchio stampo",
ma con SOVRAPPOSTA timbratura che ne modifica il saggio d'interesse fino al 20° anno; col
termine vecchio stampo mi riferisco al fatto che il buono era uno dei tantissimi appartenenti alla
serie Q, prestampato dall'istituto poligrafico dello Stato, con tanto di tabella a tergo e una dicitura in
fondo alla stessa che regolava egli interessi dal 21esimo al 30esimo anno, corrisposti
bimestralmente! Come da disposizioni del Decreto è stato apposto un timbro sul fronte che ha
modificato la serie in P/Q e uno sul retro, apposto sulla tabella col fine di sovrascriverne i tassi di
rendimento.... In base a quanto enunciato dalla cassazione (13979/2007) all'atto della negoziazione
del titolo e sua successiva sottoscrizione il contraente non è tenuto a conoscere le disposizioni di
eventuali decreti sottoscritti in precedenza e che il contratto viene negoziato sulla base di quanto
stipulato da entrambe le parti all'atto della stipula!
Per questo motivo l'ignaro contraente in questa occasione particolare si ritrova un buono che è
regolato per i primi 20 anni dalla timbratura e per i restanti 10? bhè da quanto enunciato del buono,
facendo dunque riferimento a quelle due righe a fondo tabella... Le modifiche nn apportate
all'ultima decade è da considerarsi come un errore da parte dell'amministrazione! la prova di quanto
sostengo è data anche dal fatto che nei NUOVI buoni della serie Q, ovvero quelli ristampati, non vi
è più traccia della tabella e la parte rimasta vuoto viene "riempita" dal famoso timbro con i nuovi
tassi, ma guarda caso viene modificata anche la dicitura regola i tassi dal 21esimo al 30esimo anno
uniformandoli a quanto contenuto nel DM! la mie tesi viene dunque avallata, ovvero la mancata
rettifica dei rendimenti che regolano l'ultima decade nelle vecchie stampe dei buoni doveva essere
corretta ma così non è stato quindi il contratto deve essere risolto seguendo quanto riportato a tergo
dei vecchi buoni a danno delle Poste! secondo me ci sarebbero i presupposti per avviare una class
action a favore di migliaia di risparmiatori! ADUC potrebbe essere l'associazione a tutela di queste
persone....
Probabilmente bisogna prima aspettare che i buoni vengano riscattati, ma se qualcuno lo ha già fatto
(a me ancora mancano 5 anni) si potrebbe avviare la causa per poi, se positiva, spianare la strada ai
risparmiatori che verranno.
Francesco, da Saline Joniche (RC)
Risposta:
Continuiamo a non nutrire certezze sull'esito favorevole di un eventuale ricorso perché la sentenza
di Cassazione regola un caso non perfettamente analogo. Inoltre, un timbro è stato apposto. Ancora,
come detto nella risposta precedente, i dieci anni che seguivano la scadenza del titolo e che
precedono la prescrizione erano anni "particolari", dove ad esempio gli interessi venivano
disciplinati in maniera uguale.
Non vogliamo dire che si parta sconfitti in partenza, ed anzi i presupposti per un ricorso pare
proprio ci siano, ma nemmeno siamo certi dell'esito positivo.
Una class action non sarebbe comunque possibile, dato che i fatti sono anteriori al 16 agosto 2009,
quindi ogni beneficiario dovrebbe agire per conto proprio.
Di sicuro sono avvenuti riscatti di buoni in questi anni, ma evidentemente nessuno ha rilevato la
questione. Non ci risultano, infatti, reclami o ricorsi sul tema.
------------------06-11-2012 00:00 Morte contraente polizza
Muore il contraente, l'assicurato insieme alla sorella unici eredi del contraente prendono il suo
posto.
La compagnia si rifiuta di far fare il riscatto poiché i beneficiari non possono essere identificati se
non alla morte dell'assicurato.
Ci sono vie di uscita per non avere il capitale bloccato?
V
Risposta:
Il comportamento della compagnia è corretto. Il decesso del contraente non è motivo che porta al
pagamento del capitale caso morte, perché questo è legato all'assicurato. La polizza continua quindi
ad esistere ed entra nella successione del contraente deceduto, come avete già disposto.
------------------03-11-2012 00:00 Deposito CheBanca sconsigliato dalla concorrenza
Ho fatto un investimento su conto deposito che banca al 4% lordo per sei mesi, ho anche altre
somme depositate sullo stesso conto, l'incaricato titoli della mia banca mi ha detto "vedrai che fine
fanno i tuoi soldi".
C'è da crederci o fa solo per indurmi a prendere obbligazioni della sua banca al 1,50%?
Cesare, da Pradalunga (BG)
Risposta:
Se la banca dell'impiegato offrisse il conto di deposito al 4%, a quel punto sarebbe di sicuro il
miglior prodotto sulla piazza ed il cliente sarebbe un cretino a non comprarlo!
Si tratta, come sempre, del solito terrorismo.
Tra l'altro, queste affermazioni costituiscono reato penale.
Se si vuole divertire, chieda all'impiegato di mettere per iscritto che il conto della concorrenza è
rischiosissimo...e ne verifichi le reazioni.
A parlare, come al solito, sono tutti bravi. Specie quando si tratta di denigrare la concorrenza con
metodi pure illegali.
------------------02-11-2012 00:00 Saldo e stralcio sempre con contratto
Ho un debito con agos e tramite un recupero credito gli propongo un saldo e stralcio,dopo alcuni
giorni mi contatta il recupero credito e mi conferma che agos ha accettato e che posso procedere
con il versamento.
Il mio dubbio è non dovrei ricevere anch'io un qualcosa di scritto da parte di agos ad accettazione
della mia proposta? anche tramite il recupero credito.
Salvatore, da Sant'agata Bolognese (BO)
Risposta:
Certamente, occorre prima la prova dell'accordo e soltanto dopo può effettuare con tranquillità il
pagamento. In caso contrario, rischia che la controparte affermi che non vi è mai stato un accordo e
quindi pretenda ancora il pagamento delle residue somme a debito.
------------------02-11-2012 00:00 Mutuo Poste legato al conto corrente
Nell'anno 2010 ho contratto un mutuo con Poste Italiane con addebito sul conto corrente postale,
opportunamente aperto nello stesso momento. Nel contratto di mutuo è specificato che sono tenuto
a mantenere aperto il conto corrente in questione per tutta la durata del rimborso delle rate(30 anni).
Nei giorni scorsi mi è giunta un richiesta di modifica unilaterale del contratto la quale mi informa
che dal 1^ gennaio 2013 i costi di gestione verranno aumentati da 30,99 a 48 euro, limitando, di
fatto, la possibilità di svincolarmi da costi per me troppo onerosi; la stessa lettera inoltre mi rende
edotto circa la possibilità di estinguere il c/c senza aggravi o spese varie.
In sostanza, voglio continuare a pagare le rate del mutuo ma vorrei chiudere il conto corrente
passando, magari, ad uno più vantaggioso per le mie esigenze.
Daniele, da Fuscaldo
Risposta:
Un recente decreto sancisce che legare il pagamento delle rate al conto corrente costituisce pratica
commerciale scorretta. Non sarebbe stato male più coraggio nel proclamare del tutto nulle queste
clausole.
Può approfittare della modifica contrattuale proposta per esercitare il diritto di recesso, per poi
prepararsi ad una battaglia con le Poste che lo negheranno. Altrimenti insista cercando di trasferire
il pagamento presso altro conto.
------------------02-11-2012 00:00 Mediolanum revoca fido senza avvisare
Avevo due fidi "a revoca", quindi non scaduti, di totali € 31.000,00 garantiti da investimenti presso
la stessa banca (Mediolanum) per totali € 41.000. Ieri, 30 ottobre, ho trovato il conto in rosso di
13.000 € perchè hanno ridotto uno dei due fidi (non chiuso, ridotto). senza preavviso (loro dicono di
aver mandato comunicazione il 23 ottobre; se anche fosse vero non l'ho ancora ricevuta). Possono
fare un'operazione del genere dalla quale scaturirà una segnalazione in Centrale Rischi? a breve
devo rinnovare i fidi aziendali presso un'altra banca e sicuramente una segnalazione del genere a
mio carico non sarà valutata positivamente. I miei soldi erano a disposizione presso la stessa banca,
quindi potevano richiede un disinvestimento e successiva chiusura dei fidi. Hanno qualche
resposabilità per la condotta tenuta? Come posso tutelarmi?
Marco, da Rovolon (PD)
Risposta:
Ha diritto non solo al risarcimento del danno, infatti, ma anche al risarcimento specifico dovuto al
danno derivante dall'iscrizione nella centrale rischi, che nel caso di un'azienda è rilevante. Una
recente sentenza di Cassazione lo sancisce.
------------------02-11-2012 00:00 Cambio parametro mutuo casa
Ho fatto un muto casa variabile con la banca nel 2005. Si chiama Mutuo Sereno e mi era stato
consigliato dalla banca stessa. Ora a distanza di 7 anni scopro che questo mutuo è "mutato" e non
segue l'Euribor ma il rendistato. Praticamente in 7 anni ho già pagato alla banca 42.000€ di interessi
e mi hanno versato solo 40.000€ di capitale. Il mutuo da piano di ammortamento datomi nel 2005
doveva durare 15 anni e chiudersi con importo do interesse complessivo di 37.000€. A 7 anni è già
stato superato. Capisco il fatto che era variabile ma a questi livelli mi sento truffato e rasentiamo lo
strozzinaggio. Ovviamente cambierò mutuo e banca, ma possibile fare qualcosa per vie legali per
essere parzialmente rimborsati?
Christian, da Riolo Terme (RA)
Risposta:
Il passaggio da Euribor a Rendistato deve essere necessariamente previsto dal contratto, altrimenti è
nullo senza ombra di dubbio. Reputiamo la prima ipotesi quella corretta, ed in tal caso non c'è
niente da fare.
------------------02-11-2012 00:00 Assicurazione FIP
Ho sottoscritto un FIP qualche anno fa ed ho versato € 5200, attratto dalle detrazioni. Oggigiorno è
ancora la soluzione più conveniente per costruire una pensione integrativa?
William, da Modena (MO)
Risposta:
In linea generale, i fondi sono meglio delle polizze FIP/PIP e potrebbe quindi valutare il
trasferimento della posizione, che nel caso di polizze anteriori al 1 settembre 2005 consente anche
di recuperare in toto o in parte i costi iniziali sostenuti. Una cosa che però non occorre mai fare, e
che invece quasi tutti fanno, è scegliere un investimento facendosi allettare dai risparmi fiscali.
------------------02-11-2012 00:00 Split azioni Kraft
Sono un vecchio pensionato e Vi sarei grato se poteste darmi un parere
sullo split Kraft effettuatomi, senza informazioni pur avendo acquistato queste azioni sul mercato
italiano TLX.
A fronte di 65 az. Kraft vecchie mi sono state consegnate 65 az. Mondelez e 21 az. Kraft frazionate.
Con contemporaneo addebito di € 153,67 per ritenuta fiscale su dividendo in natura, pari a € 768,37
relativo alle 65 az. Kraft intere.
Uno strano SPLIT, tutto sommato passivo, che mi lascia perplesso.
RingraziandoVi, porgo cordiali saluti,
Franco, da Asti
Risposta:
L'operazione è stata decisa dalla Mondelez, che ha scisso le attività societarie del nord America dal
resto, che ha preso il nuovo nome. Non vi è obbligo di specifico avviso da parte della società di
gestione del mercato come nemmeno da parte dell'intermediario presso cui si detengono i titoli.
La ritenuta fiscale è anche corretta, trattandosi di attribuzione di titoli che vengono tassati in base al
loro valore normale.
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02-11-2012 00:00 Buoni postali post D.M. del 13/06/1986
Dispongo di BFP ordinari emessi in varie annate, dal 1983 al 1989, ma vorrei per il momento
prendere in esame solo quelli POST D.M. del 1986 tenendo presente di quanto enunciato dalla
Cassazione con sentenza n. 13979 del 2007 ovvero: "La discrepanza tra le prescrizioni ministeriali e
le indicazioni riportate sui buoni postali offerti in sottoscrizione ai richiedenti deve essere risolta
dando la prevalenza alle seconde. L’accordo negoziale ha ad oggetto il contenuto enunciato dai
buoni, anche quando in precedenza, con decreto ministeriale, siano state modificate le relative
condizioni."
Nello specifico dispongo di 3 tipologie di BFP (cerco di essere più chiaro):
1°) BFP sottoscritti POST D.M. del 1986 e sui quali non è stato apposto NESSUN timbro che ne
modificasse il saggio d'interesse;
2°) BFP (sempre POST D.M.)di "vecchio stampo", ma con SOVRAPPOSTA timbratura che ne
modifica il saggio d'interesse fino al 20° anno;
3°) BFP con timbro che ne modifica il saggio di interesse senza alcuna tabella sottostante e che
specifica anche che dal 21° al 30° anno il tasso è pari al massimo raggiunto (riportato nella timbro
dunque).
Adesso, eliminando i BFP del punto 3°, per i primi 2 casi posso avvalermi della sentenza della
cassazione prima enunciata, ovvero farmi rimborsare i buoni del punto 1° in base a quanto
contenuto nella tabella in tergo (ripeto che è sprovvista di timbratura quindi da sentenza vale quanto
riportato in tergo???
I BFP al 2° punto riportano una timbratura che ne regola il saggio d'interesse SOLO fino al 20°
anno quindi, come da sentenza, dal 21° al 30° anno fa fede quanto riportato sul buono che applica
un interesse molto più alto di quello stabilito nel D.M. del 1986.
Francesco, da Saline Joniche (RC)
Risposta:
Il primo caso che ci sottopone è proprio quello sottoposto alla Cassazione, e quindi possiamo
affermare con certezza che si applica lo stesso principio di quella sentenza.
Nel secondo caso, invece, vi è la presenza di una situazione particolare. Quei buoni ordinari, infatti,
hanno durata ventennale e i restanti dieci anni sono quelli che precedono la prescrizione. Un tempo,
appunto, anche tale periodo prevedeva la corresponsione di interessi ma si tratta di interessi distinti
da quelli previsti fino al ventesimo anno (uguali infatti per tutte le serie). Non siamo quindi certi che
si possa ottenere il pagamento degli interessi originari anche se manca la specifica del timbro.
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