Lo sviluppo fonologico della erre e la elle di bambini italiani

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Lo sviluppo fonologico della erre e la elle di bambini italiani
Lo sviluppo fonologico della erre e la elle di
bambini italiani madrelingua
spiegato tramite la teoria della Fonologia come Comportamento Umano
Atty Schouwenaars
s1546074
Docent: R.de Jonge
Vak: Master scriptie RTC Italiaans Taalkunde
Juli 2011
Master RTC Italiaans, Rijksuniversiteit Groningen
Indice
1. Riassunto
4
2. Introduzione
5
2.1 Il problema
5
2.2 Come imparano i bambini a produrre delle parole?
5
2.3 Quali suoni i bambini imparano prima e quali dopo?
6
2.4 Le liquide
6
3. Letteratura sul tema
8
3.1 Ricerche sullo sviluppo fonologico delle liquide
8
3.2 La teoria della Fonologia come Comportamento Umano
9
3.3 Le ipotesi e le previsioni
10
4. Metodologia
12
4.1 Il corpus
12
4.2 Le posizioni che le liquide occupano
12
4.3 I processi diversi
13
4.3.1 Eliminazione
13
4.3.2 Sostituzione con un’altra liquida
14
4.3.3 Assimilazione
15
4.4 Metodologia
5. Analisi
5.1 Il fattore umano
5.1.1 Un paragone tra /r/ e /l/
15
17
17
17
5.1.2 Una liquida accanto ad una vocale contro una liquida accanto
ad una consonante
21
5.1.3 Le consonanti anteriori contro quelle posteriori in gruppi di consonanti
24
5.1.4 Il numero di sillabe
26
5.2 Il fattore comunicativo
29
5.2.1 La liquida in posizione iniziale
30
5.2.2 Eliminazione contro sostituzione
33
5.2.3 La liquida accentata contro quella non accentata
35
5.2.4 I gruppi di consonanti nella prima sillaba accentata
38
6. Conclusioni
41
7. Note
43
8. Bibliografia
44
9. Appendice
47
2
Appendice 1: Lista d’abbreviazioni e di simboli
47
Appendice 2: La distribuzione totale e i tipi di anomalie nelle conversazioni
di Rosa, Raffaello e Viola
48
Appendice 3: La frequenza dei suoni /r/ e /l/ nell’input di Rosa, Raffaello
e Viola insieme
49
Appendice 4: La distribuzione dei gruppi di consonanti nelle conversazioni
di Rosa, Raffaello e Viola
50
Appendice 5: I fattori e i risultati dal corpus che verificano o meno la teoria
della FCU
51
3
1. Riassunto
In questa tesina spieghiamo lo sviluppo fonologico dei suoni /r/ e /l/ di bambini italiani tramite
alcuni principi della teoria di Fonologia come Comportamento Umano. Dimostriamo che questa
teoria, la quale considera la lingua una sfida tra il desiderio di una comunicazione massima e uno
sforzo minimo, risulta appropriata a chiarificare le osservazioni fatte nelle conversazioni di
bambini. In tal modo abbiamo potuto vedere che il fattore umano costringe il bambino a fare più
deviazioni dallo standard nelle situazioni in cui la liquida è più difficile da pronunciare; cioè la
liquida vibrante in confronto a quella laterale; in posizione pre- o postconsonantica a differenza
di una liquida intervocalica; relativamente ai gruppi di consonanti dopo una consonante
posteriore in confronto a quella anteriore; e in ultima analisi, in parole costruite da più di tre
sillabe a differenza di quelle mono- o bisillabiche. D’altra parte il fattore comunicativo aiuta il
bambino a presentare meno anomalie dove la liquida ha più valore comunicativo, ossia all’inizio
di una parola e quando la liquida è accentata. Abbiamo dimostrato che la FCU oltre a spiegare la
distribuzione non arbitraria della lingua si applica anche all’apprendimento fonologico dei
bambini.
4
2. Introduzione
2.1 Il problema
In questa tesi proviamo a spiegare un aspetto dello sviluppo fonologico di neoparlanti, che
probabilmente appare riconoscibile a coloro che hanno sentito parlare bambini piccoli: la
mancanza o la sostituzione dei suoni /r/ e /l/.
2.2 Come imparano i bambini a produrre delle parole?
Relativamente al quesito in che modo i bambini acquisiscono la madrelingua in questa
introduzione possiamo soltanto rispondere con delle affermazioni basate sulla probabilità.
Anche se la fonologia (e di conseguenza anche l’apprendimento di essa) può essere vista come la
base di una lingua, bisogna comunque calcolare che gi{ in questo campo l’et{ e l’ordine in cui i
bambini padroneggiano i foni, i fonemi e i contrasti fonemici è piuttosto variabile (Menn & StoelGammon 1995).
I primi suoni prodotti da bambini (dopo il pianto, i suoni vegetativi e le risate) spesso sono
descritti come una produzione giocosa di consonanti isolate e di suoni del tipo vocalico
(Goodluck 1991:18-19; Vihman 1996; Elliot 1981). Dopo sei mesi di vita, questi suoni vengono
sostituiti da un balbettio chiamato reduplicativo: il bambino produce delle serie di sillabe di una
consonante seguita da un vocale, le quali sono molto simili l’una all’altra. All’et{ di dieci mesi i
suoni nel balbettamento diventano sempre di più varietà, cioè di consonanti e vocali diverse. Se
in un primo momento sono soltanto sequenze di una consonante seguita da un vocale,
successivamente le sillabe appaiono anche in sequenza contraria, o con l’aggiunta di una
consonante finale. Lo stadio successivo è quello in cui il balbettamento si trasforma in una
produzione di parole riconoscibili. Nel primo anno i bambini sviluppano quindi la capacità di
produrre in misura crescente delle vocalizzazioni simili alla forma parlata, ma tentativi espliciti
verso una produzione di parole sono solo in modo affidabile identificabili nella parte finale
dell’anno (Vihman 1996: 122).
I bambini quindi, logicamente imparano gradualmente a produrre degli enunciati che hanno
come obiettivo lingua degli adulti. D’altro canto quando i bambini cominciano a formare delle
sequenze di più parole non hanno ancora padroneggiato tutti i fonemi della lingua che stanno
apprendendo. Ascoltando conversazioni di bambini tra l’et{ di due anni e sette mesi e tre anni e
tre mesi, ci è saltata agli occhi la mancanza o la sostituzione dei fonemi erre e elle.
5
2.3 Quali suoni i bambini imparano prima e quali dopo?
Se ci concentriamo soltanto sui suoni che i bambini imparano prima, dobbiamo accontentarci
con alcune preferenze osservate nel balbettare e nelle prime parole prodotte.
Sono stati compiuti numerosi studi per rilevare un legame tra il balbettamento e le prime
parole (Locke 1983; Vihman 1996). Da tali studi risulta che ci sono preferenze sonore già nel
balbettare, così indipendentemente dall’ambiente linguistico che circonda il bambino, le
occlusive e le nasali sono frequentemente presenti, mentre le fricative e le liquide generalmente
vengono evitate. C’è una variet{ minore riguardo ai suoni riscontrati nelle prime parole di
neoparlanti, che inizialmente tendono ad essere composte tipicamente di occlusive anteriori
sorde, di suoni nasali e della vocale /a/. In seguito altri suoni sono (ri-)introdotti (Goodluck
1991).
Anche Vihman (1996) descrive alcune osservazioni fatte riguardo alle produzioni delle prime
parole di bambini. Ella afferma che i modelli della produzione dei bambini dimostrano che si
riscontrano più consonanti labiali e dentali che velari, più occlusive, nasali e semivocali che
fricative e liquide. In altre parole, i foni che sembrano richiedere una collocazione più precisa
senza retroazione tattile, alias le fricative e le liquide in confronto alle occlusive, sono acquisite
relativamente tardi (Menn & Stoel-Gammon 1995).
Oltre ai suoni individuali, sembra che ci siano anche delle preferenze per la formazione delle
parole. In tal modo c’è poca variazione tra le sillabe delle parole, altresì solo uno su cinque
bambini sostituisce la consonante focale con un’altra, sebbene molto più universale è l’omissione
di consonanti finali o di fricative o liquide nei gruppi di consonanti (Vihman, 1996).
Perciò non è strano che nel parlato dei bambini intorno all’et{ di tre anni troviamo tante
deviazioni dalla lingua degli adulti relativamente ai gruppi di consonanti e le liquide, che come
visto prima generalmente vengono acquisite successivamente.
2.4 Le liquide
Il termine ‘liquida’ è gi{ stato nominato alcune volte nel discorso dell’apprendimento fonologico
da parte di bambini. Secondo il manuale sulla fonologia italiana (Nespor 1993) le consonanti
liquide sono l’insieme delle laterali e delle vibranti, che hanno preso i loro nomi grazie al modo
in cui esse sono articolate. Il modo di articolazione distingue le consonanti tra di loro
relativamente al grado di radicalit{ dell’ostruzione. Come spiega Nespor:
I suoni vibranti sono pronunciati facendo vibrare uno degli organi mobili della cavità orale (la
lingua o l’uvula) contro un altro organo in modo tale da creare una leggera ostruzione
intermittente del flusso dell’aria. In italiano vi è un’unica consonante vibrante, la erre.
(Nespor 1993:35)
6
Sulle consonanti laterali ella afferma:
I suoni laterali sono pronunciati con una (sic) ostruzione del flusso dell’aria nella parte
centrale della cavit{ orale; l’aria è invece libera di fluire da uno o da ambedue i lati della
lingua. (...) In italiano vi sono due suoni laterali: oltre alla elle, (...) vi è la laterale palatale, cioè
la consonante che si trova, per esempio, nell’articolo gli.
(Nespor 1993:35)
Per questa ricerca abbiamo tralasciato la liquida laterale palatale perché occorre in misura
inferiore della laterale alveolare e della liquida vibrante. D’ora in poi per comodit{ con il termine
liquide ci limiteremo a questi ultimi due suoni: la erre e la elle.
I suoni /r/ e /l/ hanno in comune il punto di articolazione alveolare: sia /r/ che /l/ si
pronunciano con la punta della lingua appoggiata nel posto di articolazione alveolare, sopra gli
incisivi superiori, anche chiamato cresta alveolare. Come già accennato, pronunciando /l/,
definito liquida laterale, la lingua resta immobile un attimo e lascia un’apertura ai suoi lati da
dove fuoriesce l’aria, mentre per pronunciare /r/ la lingua vibra (Serianni 2005: 17). Allo stesso
modo Davis (1987:34) afferma che nella lingua italiana la produzione della erre non è compiuta
tanto dalla frizione aerodinamica, quanto dal battito periodico della lingua contro gli incisivi
superiori.
Le liquide, essendo più simili a vocali, si possono tra l’altro trovare nella terza posizione in un
gruppo di consonanti. Secondo Davis (1987) consistono in una corrente d’aria non turbolenta,
come le vocali, e per questo motivo tali fonemi possono presentarsi come una transizione tra
una consonante e una vocale. La elle e la erre si distinguono dalle altre consonanti perché
appaiono più frequentemente in combinazione con altre consonanti.
Il fatto che queste liquide siano non turbolente e quindi più adatte rispetto ad altre
consonanti a prendere il posto tra una consonante e un vocale, non significa automaticamente
che i suoni /r/ e /l/ non causano dei problemi nelle prime conversazioni di bambini. Vedremo
che sia la erre che la elle spesso vengono eliminate o pronunciate in modo anomalo, non soltanto
come seconda consonante in gruppi di consonanti ma anche in altre posizioni nella parola.
In questa ricerca ci limitiamo quindi a questi due suoni, inizialmente perché il loro
comportamento nel parlato dei bambini ci è saltato all’occhio. In più viene confermato da altra
letteratura
(alcuna
già
trattata
sopra)
che
le
liquide
richiedono
più
attenzione
nell’apprendimento fonologico dei bambini. In questa ricerca evidenziamo e tentiamo di
spiegare le deviazioni, in rapporto a /r/ e /l/, che troviamo nelle conversazioni di tre bambini
italiani. Prima di iniziare l’analisi bisogna consultare ulteriormente le teorie che trattano questo
problema e le ricerche già compiute in questo campo.
7
3. Letteratura sul tema
3.1 Ricerche sullo sviluppo fonologico delle liquide
Consultando le bibliografie, possiamo meravigliarci della quantità degli articoli relativi alle
ricerche compiute sulla produzione orale da parte dei bambini. Tuttavia, in confronto a campi
d’indagine in rapporto a semantica, morfologia e sintassi, colpisce il fatto che ci sia molto meno
letteratura che riguarda la fonologia, la quale rappresenta il nucleo centrale di una lingua.
Nell’introduzione abbiamo gi{ consultato la letteratura su come i bambini imparano a
produrre delle parole e di quali suoni si impadroniscono generalmente nel momento iniziale.
Bisogna estrapolare la letteratura più specifica sull’apprendimento dei suoni /r/ e /l/ da articoli
più generali sulle tendenze universali nell’acquisizione di fonologia da parte di bambini, per
esempio da un articolo di N.V. Smith, che ha studiato l’apprendimento fonologico di suo figlio e
suo nipote. Egli tenta di dimostrare che:
the normal child’s phonological competence is largely equivalent to the adult’s, and that
accordingly his deviations from the adult norm are correctly characterized by a set of rules
which take the adult form as input and give the child’s form as output.
(Smith, 2004:305)
Una di queste regole esprime che un suono sonante (con cui intende tra l’altro una liquida) si
elimina in gruppi di consonanti. Secondo Smith tutte queste regole devono eseguire delle
funzioni: le deviazioni nella lingua dei bambini sono compiute con la funzione di apportare
armonia tra le consonanti e le vocali; o di condurre a una forma canonica “ideale” CVCV; o di
effettuare la semplificazione nel sistema degli elementi fonologici usati (Smith 2004: 303).
Anche Schaerlaekens e Gilles (Schaerlaekens & Gilles 1987) osservano la riduzione di gruppi
di consonanti, in cui il bambino semplifica una sequenza di consonanti; in questo modo la liquida
viene cancellata. Purtroppo ulteriori spiegazioni riguardo a questo fenomeno non vengono date.
In tanta letteratura, le osservazioni relative allo sviluppo fonologico di bambini vengono
descritte ampiamente, mentre proprie giustificazioni spesso mancano.
Per trovare le spiegazioni mancanti abbiamo consultato la letteratura che inizialmente non ha
niente a che fare con lo sviluppo fonologico di bambini, ma che si rivolge maggiormente alla
fonologia di una lingua in generale. Nel paragrafo seguente evidenziamo le idee principali di
questa teoria che si chiama Fonologia come Comportamento Umano.
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3.2 La teoria della Fonologia come Comportamento Umano
La Fonologia come Comportamento Umano (Phonology as Human Behavior - FCU) è stata
introdotta da Diver nel 1975. Egli vede la lingua e la sua fonologia come un prodotto del
comportamento umano, che influisce sulla distribuzione non arbitraria delle forme (Diver
1975:1-20). La FCU studia la distribuzione dei suoni che come appena detto non è arbitraria, ma
che invece dipende da due fattori, quello umano e quello comunicativo. Il fattore umano si
riferisce a come gli esseri umani imparano a controllare una muscolatura specifica per
modificare il flusso di aria nella produzione di suoni e al grado di difficoltà di esso (Tobin MS). Il
fattore comunicativo ha a che fare con il mezzo acustico che riguarda come gli esseri umani
percepiscono questi suoni (Tobin MS). I due fattori formulano insieme l’assioma fondamentale
della teoria: il linguaggio rappresenta una lotta tra il desiderio di una comunicazione massima e
lo sforzo minimo (Diver 1975). In altre parole, come afferma Davis:
Diver’s work on the distribution of the phonemes has shown that their behavior is a
function of their completely human nature: their articulation by human vocal organs, their
audition by human ears, and their conception and perception by human minds
(Davis 1987:4)
Questa teoria si concentra maggiormente sulla fonologia della lingua in generale e quindi non
sullo sviluppo fonologico di bambini. Essendo la prima la lingua d’arrivo dei bambini, secondo
noi la teoria di FCU si presta molto bene per spiegare le osservazioni nelle produzioni orali dei
neoparlanti. Così, per dare un esempio, l’affermazione di uno specialista sullo sviluppo
fonologico, Roman Jakobson (1941/1968), che bambini acquisiscono consonanti posteriori solo
dopo che hanno acquisito consonanti anteriori, viene facilmente sostenuta e spiegata dai
principi di Fonologia come comportamento umano. FCU spiega tale affermazione, dimostrando
che la parte anteriore della cavità nasofaringea contiene gli articolatori attivi più abili (le labbra,
l’apice) e il numero più grande di ricettori passivi (la dentatura, la cresta alveolare, il palato
duro) (Tobin 1997: 179); entrambi sono più facili da controllare e prevedono le distinzioni
comunicative più grandi.
Nel suo libro Phonology as human behavior Tobin (1997) riassume processi fonologici
riscontrati nell’acquisizione della lingua (adottati da Grunwell 1982, 1987; Ingram 1976a,
1976b, 1989), accompagnati da commenti derivati dai principi della teoria della fonologia come
comportamento umano, come l’esempio delle consonanti anteriori contro quelle posteriori
illustrato qua sopra. Per la nostra ricerca abbiamo potuto usare alcune di queste osservazioni
che troveremo nell’analisi più avanti.
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3.3 Le ipotesi e le previsioni
Molto plausibile è che le anomalie fonologiche prodotte dai bambini siano spiegabili tramite la
teoria di Fonologia come Comportamento Umano. Tale teoria, come abbiamo visto prima,
sostiene che la distribuzione fonologica dipende dal comportamento umano. Riassumendo il
predetto: per produrre dei suoni gli esseri umani devono controllare una certa muscolatura,
operazione talvolta complessa per alcuni suoni o sequenze di essi che richiedono più sforzo che
altri. Allo stesso momento, sono più specifici i suoni complessi o le loro sequenze e per questo
motivo essi creano più distinzione comunicativa, ossia migliorano la comunicazione.
Combinando i due fattori possiamo supporre che quando parliamo, inconsapevolmente,
proviamo ad evitare suoni o serie di suoni difficilmente pronunciabili; tuttavia,
contemporaneamente miriamo ad una comunicazione massima.
La FCU per la maggior parte dei casi, è stata utilizzata per illustrare la distribuzione
fonologica di una lingua parlata da adulti, ma in questa ricerca proviamo a dimostrare che i suoi
principi valgono anche per lo sviluppo fonologico di neoparlanti. I bambini che devono ancora
allenare gli organi fonatori, si devono sforzare di più per essere capiti, ma anche loro puntano ad
una comunicazione massima.
Per controllare la validità della teoria abbiamo formulato due ipotesi generali. La prima
riguarda il fattore umano e la seconda quello comunicativo:
Le ipotesi:
1. Un bambino presenta più anomalie dove c’è più difficolt{ di pronuncia.
2. Un bambino sviluppa più in fretta le anomalie che hanno un grande impatto sul
significato.
La prima ipotesi, che riguarda il fattore umano presuppone che un bambino presenti più
anomalie, cioè deviazioni dalla forma standard, dove c’è più difficolt{ di pronuncia. Il fattore
umano ha a che fare con la fisiologia della cavit{ nasofaringea, ossia l’insieme della cavit{ che si
trova tra le corde vocali e l’orifizio boccale e nasale. Deformando questo incavo tramite gli
articolatori l’essere umano con l’aria dei polmoni, mettendo o meno in moto le corde vocali, può
produrre un suono. Per produrre una successione di gesti articolari bisogna controllare una tale
muscolatura. Questo controllo della muscolatura della bocca è un processo graduale: i bambini
riescono quindi sempre di più a produrre i suoni in modo standard, quello degli adulti. Alcune
successioni di gesti articolatori sono più difficili da controllare di altre; anche in questo caso
relativo alla liquida.
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Per testare l’ipotesi bisogna distinguere le situazioni in cui i gesti articolatori sono più difficili
da pronunciare da quelle in cui risulta più facile. Mediante i contrasti possiamo verificare se in
effetti il bambino presenta più anomalie nel contesto nominato più difficile in confronto a quello
più facile. Per illustrare le nostre previsioni in seguito alla prima ipotesi possiamo introdurre il
seguente esempio.
Risulta che c’è una grande preferenza per la struttura sillabica di CV, una consonante seguita
da una vocale (es. Smith 2004, Schaerlaekens & Gillis 1987, Tobin 1997). C’è una ragione
importante per cominciare la sillaba con una consonante: per fare funzionare le corde vocali, ci
serve pressione; una consonante ha più ostruzione e per questo costruisce la pressione per la
vocale che segue. La struttura sillabica CV è una sequenza logica più naturale che costa poca
fatica pronunciare, come si riscontra nel balbettio di un neonato: semplicemente chiudendo e
aprendo la bocca con un flusso di aria si produce già una successione di suoni del genere di
[mamma]. Un bambino quindi non si deve sforzare tanto per produrre una successione di suoni
del genere CV. Al contrario per produrre i gruppi di consonanti (CCV), bisogna combinare più
articolatori diversi e per quello sforzarsi di più. Si può dire che la struttura CCV è più difficile da
produrre della struttura CV. Seguendo la teoria prevediamo quindi una percentuale di anomalie
più alta nei casi in cui si tratta di una struttura CCV in confronto ad anomalie nelle parole con
una struttura CV.
Per la seconda ipotesi, che un bambino sviluppa più in fretta le anomalie che hanno un grande
impatto sul significato, bisogna rispondere alla domanda in quale contesto la liquida e le sue
anomalie hanno più valore comunicativo. Sappiamo che l’inizio della parola porta più significato
con sé che la fine della parola (Tobin 1997, 2006), probabilmente perché l’inizio della parola è la
prima cosa che l’ascoltatore sente e perciò più distintivo dal punto di vista comunicativo che la
fine della parola. La mancanza di un fonema all’inizio di una parola è più incisiva ai fini del
significato che la mancanza di un fonema alla fine. Ci si aspetta pertanto che un bambino si sforzi
di più nei casi in cui c’è una maggiore esigenza dal punto di vista comunicativo. Prevediamo
quindi uno sviluppo maggiore, cioè una differenza percentuale maggiore tra il primo e il secondo
momento di registrazione, nei casi in cui si tratta di anomalie di fonemi iniziali (contro fonemi
intervocali o finali). Nei prossimi capitoli vedremo se queste previsioni si rivelano vere o meno.
Prima bisogna chiarificare da dove abbiamo raccolto i dati per questo studio.
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4. Metodologia
4.1 Il corpus
I corpora che abbiamo usato per questa tesi sono stati estrapolati da una ricerca fatta da Cipriani
et al. sotto il nome Calambrone¹, raccolta dalla banca dati online Childes. In Calambrone studiosi
italiani hanno fatto ricerca sull’acquisizione lessicale e morfologica sia di bambini che
sviluppano un apprendimento standard che di bambini con problemi linguistici. Grazie a questa
ricerca abbiamo potuto usare le trascrizioni² di chiacchierate tra i bambini e le loro madri, o
altre persone che gli sono state vicino nel momento della registrazione. Queste registrazioni
durano tra i trenta e quarantacinque minuti e sono state riprese a casa loro, mentre i bambini
stavano giocando. In totale abbiamo analizzato sei conversazioni di tre bambini diversi, due per
ognuno di loro.
Di Raffaello, un bambino primogenito di famiglia con uno stato economico sociale alto,
abbiamo preso due conversazioni, la prima registrata all’et{ di 2 anni e otto mesi e la seconda
registrata tre mesi dopo quando Raffaello aveva 2 anni e 11 mesi. Anche di Viola abbiamo preso
due conversazioni, di nuovo con una differenza di tre mesi tra la prima registrazione, all’et{ di 2
anni e 7 mesi e la seconda, all’et{ di 2 anni e 10 mesi. Viola è una bambina secondogenita di una
famiglia con uno stato sociale economico medio. Un’altra bambina di cui abbiamo studiato due
conversazioni, sempre con una differenza di tre mesi tra la prima e la seconda, è Rosa³. Rosa è
una bambina secondogenita di una famiglia con uno stato sociale economico medio basso. Da lei
abbiamo preso una conversazione che è stata registrata quando aveva appena compiuto 3 anni, e
una quando aveva 3 anni e 3 mesi.
Considerando che i bambini non acquisiscono i suoni tutti alla stessa età abbiamo dovuto
prendere conversazioni di diverse età, tenendo comunque sempre una distanza di tre mesi tra il
primo e il secondo momento di registrazione. Questo perchè non vogliamo soltanto osservare la
produzione delle liquide in un momento solo, ma vogliamo esaminare anche il processo, lo
sviluppo di questi due fonemi.
4.2 Le posizioni che le liquide occupano
Nella lingua italiana le liquide possono occupare diverse posizioni in una parola. Così possono
apparire come fonema iniziale: #_⁴, come negli esempi frequenti e riscontrate nelle
conversazioni dei bambini :
(1) ricci
(2) lupo
12
Oppure come fonema tra due vocali V_V, per esempio:
(3) ancora
(4) sole
Inoltre possono presentarsi tra due vocali ma con un prolungamento della liquida: V_: V si trova
nei prossimi esempi:
(5) pallone
(6) bello
Come abbiamo già segnalato prima le liquide si trovano anche dopo una consonante: C_, come in:
(7) preso
(8) slitta
Oppure indirettamente davanti ad una consonante, con cui intendiamo una liquida alla fine di
una sillaba subito seguita da un’altra sillaba che inizia con un consonante (_C), come negli
esempi:
(9) perché
(10) dolce
Ancora un’altra possibilit{ è che la liquida si presenti come fonema finale: _#. La lingua italiana
non conosce tante parole con una consonante come fonema finale, ma le poche parole di questo
genere sono molto frequenti nella lingua degli adulti. Per esempio la preposizione e l’articolo,
come si vede nei seguenti esempi:
(11) per
(12) il
Avendo fissato i diversi posti che le liquide occupano all’interno di una parola e cosa significa
tutto questo per la difficoltà di pronuncia, possiamo concentrarci sulle particolarità che notiamo
nei colloqui di Rosa, Raffaello e Viola.
4.3 I processi diversi
4.3.1 Eliminazione
In rapporto alla posizione che occupano le liquide nella parola, influiscono anche i diversi
processi che si verificano nei casi in cui i bambini presentano un’anomalia fonologica. In
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posizione di liquida iniziale, #_, si verifica eliminazione: la liquida all’inizio di una parola non
viene sostituita da un altro fonema, ma semplicemente eliminata. Negli esempi 13 e 14 vediamo
le realizzazioni di Rosa delle parole lezione e ride:
(13) [etsone], /letsione/, lezione (Rosa 3;3: r.182)⁵
(14) [ide], /ride/, ride (Rosa 3;3: r.250)
Troviamo un’altra eliminazione, chiamata anche riduzione dei gruppi di consanti nelle parole
con la struttura sillabica di CCV, in cui la seconda consonante è una liquida. Esempi sono le
parole grande e brutto che rispettivamente Rosa e Viola a volte pronunciano senza liquida, come
negli prossimi esempi:
(15) [gande], /grande/, grande (Rosa 3;3 r.25)
(16) [but:o], /brut:o/, brutto (Viola 2;10: r.1014)
Nella lingua parlata dai bambini troviamo anche tante anomalie delle liquide tra due vocali
(V_V). Nella maggior parte di queste forme anomale la liquida non viene pronunciata, si tratta
quindi di eliminazione della /r/ in arancio e della /l/ nel nome Giulio:
(17) [aanʧo], /aranʧo/, arancio (Rosa 3;0: r.544)
(18) [ʤiujo], /ʤiuljo/, giulio (Viola 2;10: r.485)
Tra le parole del corpus con il raddoppiamento della liquida (V_:V), troviamo esempi sia con
la doppia elle, che con la doppia erre. Entrambe vengono quasi sempre pronunciate come tali. In
proprio pochi casi questa doppia liquida viene eliminata, come vediamo nella parola arrabiato in
cui Raffaello elimina la prima sillaba e in quella in cui Viola non pronuncia la doppia elle:
(19) [ab:jato], /ar:abjato/, arrabiato (Raffaello 2;8: r.23)
(20) [kea], /kwel:a/, quella (Viola 2;7: r.230)
4.3.2 Sostituzione con un’altra liquida
In casi eccezionali Rosa sostituisce una liquida con l’altra, così in esempio 21 /r/ diventa /l/, e al
contrario in esempio 22 /l/ diventa /r/:
(21) [pekola], /pekora/, pecora (Rosa 3;0: r.141)
(22) [regarare], /regalare/, regarare (Rosa 3;0: r.241)
Il processo della sostituzione della liquida con una liquida già presente nella parola, come
abbiamo appena visto nel 21° e 22° esempio, verrà approfondito ancora più avanti.
14
Vale la pena nominare un’altra osservazione, che riguarda la domanda cosa succede nei casi
in cui i bambini presentano un’anomalia. Non solo tra due vocali, ma anche la liquida finale di
una sillaba seguita subito da un’altra consonante, in alcuni casi, viene sostituita con un altra
liquida da tutti e tre i bambini studiati. Invece di pronunciare la /l/ in saltano, Rosa al suo posto
pronuncia la /n/, come vediamo nell’esempio 24. Nell’esempio 25, Rosa sostituisce la /r/ in
barba con la /m/, che possiamo considerare lo stesso fenomeno, solo che adesso a causa della
consonante sonora che segue, /b/, anche il sostituente diventa sonoro, /m/:
(24) [santano], /saltano/, saltano (Rosa 3;3: r.262)
(25) [bamba], /barba/, barba (Rosa 3;0: r.458)
Tratteremo anche queste eccezioni più avanti, analizzandole più profondamente.
4.3.3 Assimilazione
Oltre all’eliminazione e alla sostituzione a vicenda delle liquide, troviamo un’altro processo
molto conosciuto nella fonologia, cioè l’assimilazione. L’assimilazione può essere vista come
un’anticipazione dell’articolazione che segue (Nespor 1993: 49). Qui non si tratta di
eliminazione, visto che la liquida non viene eliminata ma sostituita. In questo caso la /r/ o la /l/
vengono sostituite dal fonema seguente, fenomeno che vediamo nei casi in cui la liquida si trova
davanti ad un’altra consonante (_C). Esempi di questo tipo riscontrati nelle conversazioni di
Rosa e Viola sono quando al posto di perché, guarda e dolce dicono:
(26) [pek:e], /perke/, perché (Rosa 3;0: r.84)
(27) [gwad:a], /gwarda/, guarda (Viola 2;7: r.297)
(28) [doʧ:e], /dolʧe/, dolce (Rosa 3;0: r.960)
Abbiamo appena nominato i diversi processi che si svolgono quando i bambini studiati
presentano anomalie. Adesso spiegiamo come abbiamo costruito il corpus con il quale possiamo
verificare gli ipotesi.
4.4 Metodologia
Delle conversazioni di Raffaello, Rosa e Viola abbiamo selezionato sia le parole in cui vengono
pronunciate la /r/ o la /l/, che i casi in cui questi fonemi non vengono pronunciati ma
dovrebbero essere articolati, come per quanto riguarda la lingua italiana parlata dagli adulti. Per
dare un’idea su come abbiamo composto il corpus mostriamo il seguente enunciato di Rosa:
15
(29) [kwεl:o gande], /kwεl:o grande/, quello grande (Rosa 3;3: r.25)
La parola quello è stata pronunciata in modo standard. Nella seconda parola manca il fonema
/r/, la stessa parola viene quindi pronunciata in modo anomalo. Le parole che contengono più
liquide uguali o diverse, sono state annotate più volte nel corpus. Per dare ancora un esempio, la
parola:
(30) [fregare], /fregare/, fregare (Raffaello 2;8: r.123)
che contiene la erre due volte, una volta dopo la consonante /f/ e una volta circondata da vocali,
è stata elencata due volte. È in questo modo che abbiamo classificato gli esempi. Nella seguente
tabella vediamo il totale della distribuzione della /r/ e la /l/, pronunciate in modo standard o
anomalo dai tre bambini esaminati per dare una visione d’insieme della distribuzione delle
liquide.
Tabella 1: Il totale della distribuzione della /r/ e la /l/ di Raffaello, Rosa e Viola
N /%
standard
anomalo
totale
Raffaello 2;8
146 / 74.9%
49 / 25.1%
195
Raffaello 2;11
265 / 91.4%
25 / 8.6%
290
Rosa 3;0
91 / 52.6%
81 / 47.1%
172
Rosa 3;3
108 / 66.3%
55 / 33.7%
163
Viola 2;7
77 / 50.7%
75 / 49.3%
152
Viola 2;10
166 / 79.4%
43 / 20.6%
209
rilevanza
²=23.3 p< 0.001
²=6.2 p< 0.05
²=31.8 p< 0.001
Notiamo una riduzione della percentuale di anomalie nelle conversazioni di tutti e tre i bambini
tra il primo momento di registrazione e il secondo. Le percentuali di Raffaello scendono dal
25,1% all’8,6%, da parte di Rosa la differenza è meno grande ma sempre significativa, dal 47,1%
al 33,7%, in Viola la differenza è la più grande, dal 49,3% al 20,6%. Il fatto che i bambini tre mesi
dopo presentino meno forme anomale è molto ovvio: lo sviluppo della fonologia è un processo
graduale che ha una gittata sempre più vicina alla lingua d’arrivo, quella degli adulti. Non
bisogna convincere nessuno di questo fenomeno. Molto più interessante è esaminare più
specificamente le differenze della pronuncia di queste liquide nel contesto della parola, quale
posizione e caratteristica esse assumono nella parola stessa e con quale suono i bambini
sostituiscono questa liquida se non la eliminano semplicemente.
16
5. Analisi
5.1 Il fattore umano
5.1.1 Un paragone tra /r/ e /l/
I due suoni centrali in questa ricerca, la erre e la elle, hanno il luogo di articolazione e
l’articolatore principale in comune; tutte e due le liquide sono formate nella parte alveolare della
bocca mettendo la punta della lingua contro gli incisivi superiori. Se analizziamo la differenza tra
/r/ e /l/, possiamo concludere che essa sta sostanzialmente nel fatto che pronunciando il suono
erre, la lingua vibra mentre durante la produzione della elle la lingua resta immobile (Serianni
2005:17; Tobin 1997:59).
In relazione alla capacità articolatoria degli esseri umani, produrre la liquida stabile, la elle,
costa meno fatica che produrre quella mobile, la erre. La vibrazione della lingua per emettere
quest’ultimo suono, è un’azione in più che complica la sua produzione. Questo battito periodico
della lingua contro gli incisivi superiori è un movimento molto forzato, mentre mantenere la
lingua in una posizione stabile è molto più naturale.
Relativamente alla Fonologia come Comportamento Umano e il suo fattore umano da un lato
abbiamo presupposto che i bambini presentano più anomalie dove c’è più difficolt{ di pronuncia.
In rapporto alla differenza tra la erre e la elle, essendo la prima vibrante è più difficile da
pronunciare che la seconda che è stabile. Facendo un paragone tra le due liquide, ci aspettiamo
quindi una percentuale più alta di anomalie nelle parole che contengono una erre come per
esempio la parola:
(31) [muro], /muro/, muro (Raffaello 2;11: r.33)
rispetto alle parole che contengono una elle, come esempio 32:
(32) [mela], /mela/, mela (Raffaello 2;8: r.216)
La seconda tabella ci dimostra la distribuzione delle anomalie di Rosa: viene fatto un paragone
tra la erre e la elle, la prima a causa della sua caratteristica addizionale vibrante è più
difficilmente pronunciabile della seconda, la quale è stabile.
17
Tabella 2: La distribuzione delle anomalie della erre e la elle separate di Rosa
N/%
Rosa 3;0
Rosa 3;3
standard
anomalo
/r/
44 / 40.4%
65 / 59.6%
/l/
47 / 73.4%
17 / 26.6%
/r/
55 / 55.6%
44 / 44.4%
/l/
53 / 82.8%
11 / 17.2%
rilevanza
²=17.7 p< 0.001
²=12.9 p< 0.001
La tabella conferma le nostre aspettative: la percentuale di anomalie è più grande nei casi in cui
si tratta della liquida vibrante, il 59,6% a confronto della liquida stabile, il 26,6%. Nel secondo
momento di registrazione la percentuale di anomalie si è abbassata nella stessa misura per tutte
e due le liquide, mentre rimane sempre più alta la percentuale di anomalie tra le parole che
contengono la erre, il 44,4% nei confronti del 17,2% di anomalie tra le parole con la elle.
Per i risultati di Raffaello vale la stessa cosa, solo che si tratta di un numero più basso di
anomalie in generale, come si vede nella tabella 3:
Tabella 3: La distribuzione delle anomalie della erre e la elle separate di Raffaello
N/%
Raffaello 2;8
Raffaello 2;11
standard
anomalo
/r/
47 / 53.4%
41 / 46.6%
/l/
99 / 92.5%
8 / 7.5%
/r/
111 / 82.2%
24 / 17.8%
/l/
154 / 99.4%
1 / 0.6%
rilevanza
²=39.3 p< 0.001
²=24.8 p< 0.001
Anche in questa tabella vediamo che la percentuale di anomalie con il fonema /r/ è più alta che
quella delle anomalie con il fonema /l/. All’et{ di 2 anni e 8 mesi quasi met{ delle parole che
contengono la erre vengono pronunciate in modo anomalo, mentre la percentuale delle anomalie
delle parole che contengono la elle e molto più bassa, 7,5%. All’et{ di due anni e 11 mesi
Raffaello presenta una sola anomalia nelle parole che contengono la elle, pronunciando essa in
modo standard 154 volte. La percentuale di anomalie nelle parole con la erre diminuisce anche
rispetto a tre mesi prima, restando però sempre più alta della percentuale di anomalie delle elle.
Ancora la tabella di Raffaello dimostra che c’è sempre una grande differenza tra le percentuali di
anomalie di parole che contengono le erre e quelle che contengono la elle.
Ci resta da studiare i risultati di Viola, dopo aver distinto le parole che contengono la liquida
vibrante da quella laterale. Nella quarta tabella vediamo i risultati di questa distinzione:
18
Tabella 4: La distribuzione delle anomalie della erre e la elle separate di Viola
N/%
Viola 2;7
Viola 2;10
standard
anomalo
/r/
27 / 52.9%
24 / 47.1%
/l/
50 / 86.2%
8 / 13.8%
/r/
53 / 88.3%
7 / 11.6%
/l/
111 / 92.5%
9 / 7.5%
rilevanza
²=14.5 p< 0.001
²= 0.8 p< 0.5
All’et{ di due anni e sette mesi Viola non sembra deviare dalle nostre aspettative. Anche ella a
quest’et{ presenta più anomalie relative alla liquida vibrante, il 47,1% in confronto alla liquida
stabile, il 13,8%. Tre mesi dopo questa differenza è meno grande, e perciò non significativa,
comunque Viola sembra mostrare più difficoltà nel pronunciare la erre che la elle, il che
conferma le nostre aspettative.
In generale possiamo supporre che la produzione di una erre costi più fatica ad un bambino
che quella di una elle; ciò viene confermato non solo dalla percentuale più alta di anomalie di
parole che contengono la liquida vibrante in confronto alle parole che contengono la liquida
stabile. In più risulta che la liquida mobile viene sostituita più spesso dalla liquida stabile
piuttosto che il contrario. Esaminando la produzione delle parole in cui i bambini sostituiscono
una liquida con l’altra possiamo concludere dicendo che sia Rosa che Viola sostituiscono la
liquida vibrante con la liquida stabile sette volte, mentre sola Rosa e soltanto una volta produce
la elle al posto della erre (per le tabelle si veda l’appendice 2). Gli esempi seguenti mostrano di
quali parole si tratta:
(33)
[ikɔt:elo], /elikɔt:ero/, elicottero (Viola 2;7: r.916)
(34)
[lɔt:o], /rɔt:o/, rotto (Viola 2;7: r.955)
Viola all’et{ di due anni e setti mesi dice icottelo al posto di elicottero: oltre alla mancanza dei
primi suoni, anche la fine della parola viene pronunciata in modo anomalo. Invece di produrre la
liquida vibrante produce la liquida stabile. Lo stesso vale per il fonema iniziale della parola rotto
che Viola pronuncia per sei volte con la elle anziché la erre. Anche Rosa sostituisce la liquida che
abbiamo definito più difficile con quella relativamente più facile, esempi di questo tipo di
anomalia sono i seguenti:
(35) [ab:elo]. /ab:ero/, albero (Rosa 3;3: r.43)
(36) [kwɔleʧino], /kwɔriʧino/, cuoricino (Rosa 3;3: r.673)
(37) [pekola], /pekora/, pecora (Rosa 3;0: r.141)
(38) [solεl:a], /sorεl:a/, sorella (Rosa 3;3: r.908)
19
(39) [ʤilale], /ʤirare/, girare (Rosa 3;3: r.177)
Una spiegazione provvisoria che vale per tutti gli esempi sarà che la /l/, come fonema appena
acquisito, viene utilizzato in maniera eccessiva per fare esercizio (Tobin 1997: 187). Ma più
convincente, o almeno sembra svolgere un ruolo più importante è l’idea che la /r/ venga
sostituita da una consonante che è priva della vibrazione periodica della lingua contro gli incisivi
superiori, e che è quindi più facile da pronunciare. In un solo caso Rosa sostituisce la liquida
laterale con quella vibrante. Nell’esempio 40 (visto prima come esempio 22) Rosa invece di
pronunciare la elle pronuncia la erre:
(40) [regarare], /regalare/, regalare (Rosa 3;0: r.241)
Questo probabilmente per la predominanza della liquida r nella parola. Se avesse pronunciato i
suoni al contrario, sostituendo i suoni /r/ nella parola con una /l/, Rosa non sarebbe più stata
capita dall’ascoltatore. In questo modo Rosa comunica senza sforzarsi più di tanto, il che
riassume il concetto centrale della FCU. La ripetizione di un suono già presente nella parola è un
fenomeno frequente nel parlare dei bambini. Quest’esempio conferma l’idea che i bambini nel
loro sviluppo fonologico duplicano spesso una sillaba o una parte di essa per evitare
combinazioni di suoni difficili, mantenendo però sempre lo stesso numero di sillabe nella parola
(Tobin 1997:187).
Relativamente alla distribuzione delle anomalie prodotte dei bambini e la percentuale
maggiore nelle parole che contengono la erre, qualcuno potrebbe pensare che questa disparità
nella distribuzione venga causata da una divisione sproporzionata dei fonemi in una certa lingua
in generale. In altre parole, uno potrebbe pensare che la elle appaia più frequentemente nella
lingua italiana che la erre. Questo però non sussiste nella lingua italiana. Da ricerca anteriore da
parte di Davis sulla distribuzione dei fonemi nella lingua italiana, risulta che come fonemi iniziali
si trovano la /r/ e la /l/ nelle stesse quantità. Egli nota però una differenza nei gruppi di
consonanti; la /r/ appare molto più frequentemente che la /l/, 307 contro 68 volte dopo un’altra
consonante (Davis 1987:37).
Bisogna prendere in considerazione che la ricerca di Davis si basa sui types che la lingua
italiana conosce, si parla quindi delle parole diverse che si trovano nella lingua italiana.
Studiando soltanto i types non si rivela particolarmente la frequenza con cui vengono utilizzate
queste parole. Per poter contraddire l’idea che la liquida vibrante viene usata in quantit{ minore
che la liquida laterale, occorre guardare la dispersità delle liquide nel senso di token. Perciò
abbiamo analizzato l’input dei bambini nelle loro conversazioni: abbiamo calcolato quante volte
ognuna liquida viene pronunciata dai genitori o d’altre persone che stanno vicino ai bambini.
20
Risulta che in generale il suono /l/ appare più frequentemente nell’input dei bambini che /r/.
Dividendo le liquide nelle diverse posizioni che occupano, al contrario salta fuori che come
sottolinea anche Davis (1987) parlando dei types il suono /r/ in confronto a /l/ viene usato
molto di più nei gruppi di consonanti (per i risultati si veda l’appendice 3). Tale dato merita un
approfondimento nella parte seguente di questa ricerca.
5.1.2 Una liquida accanto ad una vocale contro una liquida accanto ad una consonante
La struttura sillabica svolge un ruolo importante nel discorso dell’apprendimento della lingua e
in questo caso le prime parole o frasi prodotte dai bambini. La /r/ e la /l/ come fonemi iniziali
vengono seguiti sempre da un vocale, il che risulta in una struttura sillabica CV, come
nell’esempio 41:
(41) [limoni], /limoni/, limoni (Raffaello 2;11: r. 811)
Anche per quanto riguarda le liquide tra due vocali risulta una successione di sillabe della
struttura CV, come nell’esempio 42:
(42) [favola], /favola/, favola (Raffaello 2;11: r.179)
Tutt’altro vale per i gruppi di consonanti in cui non c’e un’alternanza tra una sola consonante ed
un vocale, ma in cui ci sono più consonanti consecutive e in cui ad una consonante subentra
l’altra consonante. In gruppi di consonanti spesso la seconda e ultima consonante della sillaba è
una liquida, come nel seguente esempio:
(43) [grande], /grande/, grande (Viola 2;10: r. 653)
Non proprio considerate gruppi di consonanti, ma comunque una successione di consonanti
anche se interrotta da una separazione tra due sillabe, sono le parole in cui una sillaba finisce
con una consonante e la seguente comincia con un’altra consonante. In questi casi riguardo alle
liquide, sono esse a chiudere la sillaba ed altre consonanti ad aprire la sillaba successiva, come
nell’esempio 44.
(44) [tɔrta], /tɔrta/, torta (Rosa 3;0: r.399)
21
Da ricerche precedenti risulta che c’è una grande preferenza per la struttura sillabica di CV, una
consonante seguita da una vocale (Tobin 1997:202). C’è una ragione importante per cominciare
la sillaba con una consonante: per fare funzionare le corde vocali, serve pressione; una
consonante costruisce la pressione per la vocale che segue. La struttura sillabica CV è molto
naturale e quindi facile da pronunciare, come si riscontra nel balbettio di bebè: semplicemente
chiudendo e aprendo la bocca con un flusso di aria si produce già una successione di suoni del
genere di [mamma]. Un bambino quindi non si deve sforzare tanto per produrre una sequenza di
suoni del genere CV.
Al contrario, per produrre gruppi di consonanti (CC) bisogna combinare articolatori diversi e
per questo sforzarsi di più. Ritorniamo alla domanda posta relativamente all’ipotesi: quali
successioni di gesti articolatori sono più difficili da controllare che altri? Possiamo rispondere
che la struttura CC costa più fatica e quindi è più difficile da produrre che la struttura CV.
Seconda la nostra ipotesi un bambino presenta più anomalie dove c’è più difficolt{ di pronuncia.
Prevediamo quindi una percentuale di anomalie più alta nei casi in cui si tratta di una struttura
CC in confronto ad anomalie nelle parole con una struttura CV.
Per verificare se queste aspettative sono esatte, abbiamo distinto le parole del nostro corpus
a seconda che la liquida in questione venga circondata direttamente soltanto da vocali, o anche
da consonanti diverse dalla stessa liquida. Il primo gruppo contiene le parole con una liquida tra
due vocali, quindi parole che contengono (possibilmente accanto ad altre sillabe) la struttura
CVCV in cui la seconda consonante è una liquida. Anche le doppie liquide circondate da vocali,
fenomeno che si verifica sempre nel caso della doppia liquida, fanno parte del primo gruppo. Per
esempio nella parola:
(45) [kwεl:o], /kwεl:o/, quello (Raffaello 2;11: r.465)
nella quale è presente una struttura sillabica CVC-CV. In questo caso si parla di un
raddoppiamento della liquida, cioè di un allungamento dello stesso suono, cosa che non succede
in una parola come 46 (già visto come esempio 44 qui sopra):
(46) [tɔrta], /tɔrta/, torta (Rosa 3;0 r.399)
in questo caso la liquida viene seguita da un’altra consonante. Per pronunciare la liquida in
questa posizione bisogna combinare molteplici articolatori, rendendo più complesso lo stesso
processo articolatorio. Le parole del tipo torta, fanno parte del secondo gruppo nel quale sono
comprese anche le parole con la liquida successiva ad un’altra consonante, come nell’esempio 47
(già visto come esempio 43 qui sopra):
22
(47) [grande], /grande/, grande (Viola 2;10: r.653)
Oltre alle quattro posizioni evidenziate che una liquida può occupare in una parola (una liquida
tra due vocali (V_V), una liquida raddoppiata tra due vocali (V_:V) che fanno parte del primo
gruppo, e la liquida che precede un’altra consonante (_C) e la liquida che invece segue un’altra
consonante (C_) che formano il secondo gruppo), ce ne sono ancora altre due: all’inizio e alla fine
della parola. Abbiamo tralasciato le liquide alla fine della parola per la sua bassa frequenza e
perché non vengono circondate da due vocali, come i tipi di parole nel primo gruppo di questo
paragone. Per lo stesso motivo abbiamo tralasciato anche le liquide all’inizio della parola.
Queste liquide sono più difficili da pronunciare per un altro argomento ancora del quale
parleremo in un paragrafo più avanti.
Siccome lo sviluppo fonologico sarà nella stessa misura per tutte e due le categorie
considerate in questo paragone, abbiamo messo insieme i due momenti di registrazione. Nella
seguente tabella si vedono i risultati della divisione delle liquide in combinazione con vocali in
confronto alle liquide in combinazione con un’altra consonante:
Tabella 5: La distribuzione delle forme standard e anomale della erre e della elle, divise in una liquida in
combinazione con un vocale e in combinazione con un’altra consonante
N/%
Rosa
Raffaello
Viola
standard
anomalo
con vocale
128 / 90.1%
14 / 9.9%
con altra consonante
39 / 26.2%
110 / 73.8%
con vocale
166 / 95.4%
8 / 4.6%
con altra consonante
76 / 57.1%
57 / 42.9%
con vocale
116 / 90.6%
12 / 9.4%
con altra consonante
52 / 66.7%
26 / 33.3%
rilevanza
²= 121.6 p<0.001
²= 66.1 p<0.001
²=18.5 p<0.001
I risultati di tutti e tre i bimbi puntano nella stessa direzione, quella aspettata dalla nostra
ipotesi. I bambini presentano più anomalie dove c’è più difficolt{ di pronuncia, cioè lì dove la
liquida viene circondata direttamente da un’altra consonante. Rosa pronuncia la liquida tra due
vocali il 90 percento delle volte in modo standard, mentre le liquide che vengono precedute o
seguite da un’altra consonante vengono pronunciate in modo standard solo il 26 percento delle
volte. Raffaello e Viola storpiano meno volte la liquida in combinazione con un’altra consonante
(relativamente, il 43 e il 33 percento), però sempre molto più frequentemente che le liquide in
combinazione con un vocale (relativamente il 5 e il 9 percento).
23
Possiamo concludere che sia Rosa che Raffaello e Viola fanno più fatica a pronunciare le
liquide nelle parole del tipo torta e grande in cui la erre o la elle sta accanto ad un’altra
consonante, che le liquide nelle parole come favola e quello in cui non c’è un’altra consonante
accanto alla liquida e per questo motivo il suono risulta più naturale. L’assunzione della teoria
della FCU che i gruppi di consonanti sono difficili da pronunciare, e la nostra ipotesi che i
bambini fanno più fatica a pronunciare i suoni erre e elle in questi gruppi di consonanti che tra
due vocali, sono confermate dalle osservazioni riprese dalle conversazioni dei bambini studiati.
5.1.3 Le consonanti anteriori contro quelle posteriori in gruppi di consonanti
Sempre relativamente al fattore umano della teoria della Fonologia come Comportamento
Umano e di conseguenza in rapporto alla capacità umana di articolare certi suoni e sequenze di
essi, è il prossimo soggetto che riguarda la distribuzione di gruppi di consonanti già trattato
nella parte precedente.
Nella tabella 5 abbiamo visto che, come previsto, i bambini fanno fatica a pronunciare la
liquida in combinazione con un’altra consonante, per il fatto che nei gruppi di consonanti
bisogna mettere in moto più articolatori diversi. Focalizzandosi sui gruppi di consonanti è
probabile che non ci sia solamente una divisione sproporzionata tra strutture sillabiche CC e CV,
ma anche nei gruppi di consonanti stessi. Ciò potrebbe essere valido anche in relazione alla
distribuzione fonologica dei bambini.
Uno dei principi della FCU è che le consonanti anteriori sono più facili da pronunciare delle
consonanti posteriori. Come evidenziato gi{ nell’introduzione, PHB spiega la preferenza per le
consonanti anteriori dimostrando che la parte anteriore della cavità nasofaringea contiene gli
articolatori attivi più abili (le labbra, l’apice) e il numero più grande di ricettori passivi (la
dentatura, la cresta alveolare, il palato duro); entrambi sono più facili da controllare.
Essendo le consonanti anteriori più facili da pronunciare rispetto alle consonanti posteriori ci
aspettiamo anche che le liquide in combinazione con esse siano più facili da pronunciare delle
liquide in combinazione con consonanti posteriori. Possiamo quindi prevedere che i bambini
presentino meno anomalie in gruppi di consonanti che contengono una consonante anteriore
che quelli che contengono una consonante posteriore. Per il seguente paragone abbiamo distinto
le anomalie nella struttura sillabica C_ in base al fonema precedente alla liquida. Siccome la
liquida coinvolta è, in tutti i casi tranne uno, una erre ci siamo limitati ai gruppi di consonanti
solo con questa liquida. Abbiamo diviso i gruppi di consonanti in due categorie, una con le
consonanti anteriori e una con le consonanti posteriori. Nel parlare dei bambini ci sono parole
con gruppi di consonanti delle quali la prima consonante è una /p/, /b/, /t/ e /f/ che vengono
formate nella parte anteriore della bocca come negli esempi:
24
(48) [prima], /prima/, prima (Rosa 3;3: r.503)
(49) [bruʧa], /bruʧa/, brucia (Viola 2;7: r.335)
(50) [trε], /trε/, tre (Rosa 3;3: r.275)
(51) [fregare], /fregare/, fregare (Raffaello 2;8: r.123)
Abbiamo collocato nel primo gruppo esempi di questo tipo.
Altre parole del corpus con la erre preceduta da una consonante posteriori sono quelle con i
suoni /k/ e /g/ come negli seguenti esempi:
(52) [krɔstate], /krɔstate/, crostate (Raffaello 2;8: r.603)
(53) [grande], /grande/, grande (Raffaello 2;8: r.42)
Le parole del corpus con la /r/ in combinazione con altre consonanti che vengono formate nella
parte posteriore della bocca sono state messe nel secondo gruppo. Per questa parte della ricerca
abbiamo fatto un paragone tra i suoni /pr, br, tr, fr/ e i suoni /kr, gr/, per vedere se c’è una
distribuzione sproporzionata nella direzione prevista; un bambino presenta più anomalie dove
c’è più difficolt{ di pronuncia, cioè nell’ultima categoria.
La tabella 6 dimostra la distribuzione dei fonemi nei gruppi di consonanti nelle conversazioni
di Rosa, Raffaello e Viola in cui i due momenti di registrazione sono messi insieme:
Tabella 6: La distribuzione dei gruppi di consonanti, divisi in consonante anteriori e posteriori nelle
conversazioni di Rosa, Raffaello e Viola.
N/%
Rosa
Raffaello
Viola
standard
anomalo
consonante anteriore
18 / 40%
27 / 60%
consonante posteriore
0 / 0%
11 / 100%
consonante anteriore
24 / 100%
0 / 0%
consonante posteriore
2 / 66.7%
1 / 33.3%
consonante anteriore
24 / 88.9%
3 / 11.1%
consonante posteriore
1 / 100%
0 / 0%
rilevanza
²=4.8 p< 0.03
²= 1.6 p< 0.3
²=0.1 p< 0.8
I dati di Rosa sono molto interessanti e coincidono con i principi della teoria di Fonologia come
Comportamento Umano. Rosa pronuncia la liquida sia in modo standard che in modo anomalo
nei casi in cui si tratta delle successioni /pr/, /br/, /tr/ e /gr/, ma l’unica occlusiva di cui non
troviamo una pronuncia standard in combinazione con la /r/ è quella gutturale /g/ (per le
25
tabelle dei suoni individuali, si veda l’appendice 4). I dati di Rosa dimostrano che la liquida dopo
una consonante posteriore non viene mai pronunciata in maniera standard, mentre la liquida
dopo una consonante anteriore viene pronunciata da Rosa in modo standard il quaranta
percento delle volte. I dati di Raffaello dimostrano che egli pronuncia la liquida sempre in modo
standard (il 100 %) quando appare dopo una consonante anteriore, il che non è il caso nelle
liquide dopo una consonante posteriore (il 66.7%). Tra le parole che usa Viola c’è una sola
parola con /gr/, per questo motivo i risultati di Viola non sono significativi. Allo stesso momento
la scarsità di parole con un gruppo di consonanti di questo genere potrebbe indicare che Viola
evita di usare i gruppi di consonanti che abbiamo appena considerato come difficili da
pronunciare.
Non di meno la tabella 6 conferma la nostra idea che i bambini presentano più anomalie nei
casi che abbiamo potuto nominare come parole complicate. In generale possiamo affermare che
il principio della teoria del FCU è valido; la parte anteriore della bocca è più abile della parte
posteriore. In questo caso, essendo /p/, /b/, /t/ e /f/ più facilmente pronunciabili che /g/ o /k/,
anche i gruppi di consonanti con questi fonemi formati nella parte anteriore della bocca sono più
facili da pronunciare. Ciò spiega l’alta presenza di parole con /pr,br,tr,fr/ pronunciate nel modo
standard e la quantità minima di parole con /gr/ e /kr/ pronunciate in questo modo.
5.1.4 Il numero di sillabe
Un altro agente che complica la pronuncia dei suoni in una parola, e in questo caso la liquida, è la
lunghezza della parola. Uno si può immaginare che una parola con tante sillabe sia più difficile
da pronunciare che una parola con meno sillabe. Così afferma anche Tobin:
“the more syllables in the word, the more effort it takes to pronounce it”
(Tobin 1997: 187)
Quindi più sillabe ci sono in una parola, più difficile è pronunciarla. Ed essendo più difficili da
pronunciare, i suoni /r/ e /l/ si eliminano per primi. In una parola che contiene più di due sillabe
è maggiore la possibilità che i suoni vengano tralasciati, in questo caso essendo più difficile la
pronuncia delle liquide. In relazione all’ipotesi che un bambino presenti più anomalie dove c’è
più difficoltà di pronuncia, possiamo postulare che i bambini presentano più anomalie tra le
parole che contengono tre o più sillabe in confronto alle parole che contengono una o due sillabe.
Per questo paragone abbiamo diviso le parole del corpus in due gruppi: il primo contiene le
parole mono- o bisillabiche e il secondo quelle tri- o plurisillabiche. Siccome ci sono anche altri
fattori che influiscono sulla distribuzione delle anomalie (la liquida iniziale, i gruppi di
consonanti ecc.) abbiamo separato le diverse posizioni che occupano le liquide. Ciò risulta in
26
tante equazioni diverse con i numeri bassi. Per rendere chiara la distribuzione delle anomalie in
relazione alla lunghezza della parola presentiamo una tabella in cui oltre ai numeri assoluti e
alle percentuali viene indicato con i più e i meno se la distribuzione osservata è aspettata o
meno. Il segno ‘+’ significa che i risultati corrispondono con le nostre previsioni, cioè che il
bambino presenta relativamente più anomalie in parole che contengono almeno tre sillabe in
confronto a parole più brevi. Il segno ‘-’ vuol dire l’opposto è quindi il contrario di quello che
prevediamo e non conferma l’ipotesi. Succede che un bambino non presenta delle anomalie in
certi tipi di parole e perciò non è possibile fare un paragone tra le percentuali di anomalie nelle
parole di lunghezze diverse; abbiamo segnalato questi casi con il segno ‘ø’. Bisogna ancora
evidenziare che per questa parte della ricerca abbiamo unito i risultati dalle due conversazioni
presi in momenti diversi. Abbiamo potuto compiere questo processo visto che le loro tendenze
approssitivamente sono uguali e quindi non cambiano le percentuali. Aumentano soltanto i
numeri assoluti nelle stesse misure in entrambi i casi.
La seguente tabella dimostra in quali circostanze le nostre aspettative che riguardano la
lunghezza della parola, vengono rafforzate dai dati di Rosa e in quali no.
Tabella 7: La distribuzione osservata del paragone relativamente alla lunghezza della parola da parte di
Rosa
N tot / %
anomalo
V_:V
2- sillabe
Rosa
3+ sillabe
in direzione
aspettata
ø
rilevanza
11/0%
26/0%
V_V
33/0%
79/17.7%
+
²=5.2 p<0.03
_#
-
-
ø
ø
#_
31/16,1%
15/60%
+
²=7.2 p<0.01
_C
72/76.4%
20/85%
+
²=0.3 p<0.7
C_
43/55.8%
14/100%
+
²=7.4 p<0.01
ø
Come previsto, Rosa presenta più anomalie dei suoni /r/ e /l/ quando essi si trovano in una
parola di almeno tre sillabe in confronto a parole di meno sillabe. Tutte le differenze nella
distribuzione delle anomalie sono quindi nella direzione aspettata. In tutti tranne un caso, la
differenza è statisticamente significativa. Nelle sue conversazioni, concentrandoci sulle parole
con la stuttura V_V (che abbiamo considerato una delle strutture sillabiche meno faticose da
pronunciare), ella presenta soltanto anomalie in parole che contengono come minimo tre sillabe.
Possiamo concludere che Rosa devia nella pronuncia delle liquide più frequentemente quando la
parola è più lunga. Ciò succede soprattutto nei casi che abbiamo definito difficili; Rosa non
pronuncia mai in modo standard le liquide in gruppi di consonanti in parole lunghe, mentre in
parole più corte quasi la metà delle volte pronuncia la liquida in modo standard. La lunghezza
27
della parola influenza la distribuzione fonologica delle liquide, particolarmente se la liquida si
trova in una posizione nominata difficile.
Per i dati di Raffaello abbiamo fatto lo stesso paragone che vediamo nella tabella seguente:
Tabella 8: La distribuzione osservata del paragone relativamente alla lunghezza della parola da parte di
Raffaello
N tot / %
anomalo
V_:V
2- sillabe
Raffaello
3+ sillabe
in direzione
aspettata
-
rilevanza
32/6.3%
25/4%
V_V
39/2.6%
78/5.1%
+
²=0.03 p<0.9
_#
28/14.3%
1/0%
-
²=0.17 p<0.7
#_
130/0%
19/26.3%
+
²=27.7 p<0.0001
_C
82/50%
20/65%
+
²=0.9 p<0.4
C_
17/0%
14/21.4%
+
²=1.9 p<0.2
²=0.14 p<0.8
In alcune situazioni la distribuzione delle anomalie presentate da Raffaello è nella direzione
opposta da quella che abbiamo previsto, però la maggior parte dei paragoni fatti ha il risultato
aspettato. Siccome la quantità di anomalie da parte di Raffaello è relativamente bassa (in
confronto a quella di Rosa), le differenze tra le parole corte e lunghe spesso non sono
significative. Resta comunque un dato di fatto che Raffaello devia più frequentemente dallo
standard quando la liquida si trova in una parola lunga, cioè più di due sillabe. Così egli non
elimina mai la liquida iniziale in parole di soltanto due sillabe, mentre invece nelle parole più
lunghe non pronuncia la liquida iniziale. In più Raffaello all’et{ di 2 anni e 8 mesi riduce il
numero di sillabe per facilitare la pronuncia, come vediamo negli esempi seguenti:
(54) [tevi∫ione], /televi∫ione/, televisione (Raffaello 2;8: r.42)
(55) [leʤ:e], /led3:ere/ leggere (Raffaello 2;8: r.182)
Eliminando una sillaba in cui appare una erre o elle Raffaello deve sforzarsi di meno, il che gli
conviene dal lato umano. Vedremo dopo che anche dall’altro lato, quello comunicativo, è
possibile per Raffaello eliminare la liquida, visto che le sillabe tralasciate non hanno tanto carico
comunicativo. Per adesso basta sottolineare che i risultati di Rosa e Raffaello dimostrano che le
parole più lunghe e per questo più difficili da pronunciare, vengono articolate più
frequentemente in modo anomalo di parole più brevi.
Delle parole riscontrate nelle conversazioni di Viola abbiamo compiuto la stessa
comparazione, della quale vediamo i risultati nella seguente tabella:
28
Tabella 9: La distribuzione osservata del paragone relativamente alla lunghezza della parola da parte di
Viola
N tot / %
anomalo
V_:V
2- sillabe
Viola
3+ sillabe
in direzione
aspettata
-
rilevanza
31/3.2%
4/0%
V_V
33/12.1%
46/15.2%
+
²=0.004 p<0.95
_#
5/0%
-
ø
ø
#_
73/6.8%
2/0%
-
²=0.14 p<0.8
_C
41/48.8%
3/66.7%
+
²=0.4 p<0.6
C_
30/13.3%
4/0%
-
²=0.6 p<0.5
²=0.13 p<0.8
Nella tabella la differenza tra parole brevi e lunghe spesso non punta nella direzione aspettata,
ma allo stesso tempo questa differenza non è mai significativa. Consultando i numeri assoluti
delle anomalie, possiamo concludere che Viola usa poche parole tri- o plurisillabiche, il che in sé
potrebbe essere un’indicazione che evita l’uso di parole complicate. Soltanto tra le parole con la
liquida intervocalica il numero di parole lunghe è alto; essendo la liquida in una posizione facile
da pronunciare (come abbiamo visto nell’argomento sopra) Viola presenta poche anomalie.
In generale possiamo assumere che la lunghezza delle parole sembra svolgere un ruolo
importante nella distribuzione di anomalie. Più lunga la parola, più frequentemente il bambino
presenta un’anomalia annullando la liquida.
5.2 Il fattore comunicativo
Abbiamo visto che il fattore umano, e quindi la capacità umana di pronunciare certi suoni, svolge
un ruolo importante nello sviluppo fonologico dei bambini studiati in questa tesi. Con il corpus
abbiamo potuto testare che i bambini deviano più spesso dalla forma standard nelle parole con
la liquida vibrante, quella che richiede più sforzo, che con la liquida laterale. In più i risultati
confermano che i bambini presentano più anomalie quando la liquida si trova in una posizione
considerata più difficile; così la percentuale di anomalie si rivela più alta quando la erre o elle
appare accanto ad un’altra consonante, che quando essa si trova accanto ad un vocale. Anche con
gruppi di consonanti i bambini deviano maggiormente quando essi diventano più complessi, cioè
quando la consonante che accompagna la liquida è una consonante posteriore. Per ultimo
abbiamo visto che i bambini presentano più anomalie nelle parole più lunghe in paragone con
quelle più brevi. Con tutto ciò la prima ipotesi, che un bambino presenta più anomalie quando c’è
più difficoltà di pronuncia, è confermata.
29
Come gi{ evidenziato prima, il fattore umano non è l’unico fulcro nel tentativo di essere il più
possibile comunicativi facendo il minore sforzo dal punto di vista articolatorio. Anche il fattore
comunicativo svolge un ruolo importantissimo. Affronteremo tale aspetto nella seconda parte di
quest’analisi.
5.2.1 La liquida in posizione iniziale
Abbiamo visto che tutti e tre i bambini studiati presentano tante anomalie riguardo alle parole
con i gruppi di consonanti. Notevole è che Rosa⁶ all’et{ di 3 anni presenti relativamente tante
anomalie anche tra parole con una liquida in posizione iniziale (si veda appendice 2). In questo
caso non si tratta di gruppi di consonanti e la combinazione di più articolatori che complica la
pronuncia, qui l’alta percentuale di anomalie viene causata dalla difficoltà di articolare una
consonante all’inizio della parola. La liquida in sé è come spiegato uno dei suoni più difficili da
pronunciare. [ancora da trattare nell’introduzione] In più come fonema iniziale quando la
bambina deve ancora mettere in moto l’organo fonatorio, ella deve fare ancora più fatica per
pronunciarla in modo standard. Da uno studio sulla lingua giapponese risulta che anche gli
afasici trovano più difficoltà a produrre le consonanti in posizione iniziale della parola (Tobin &
Miyakoda 2006).
Per produrre i suoni di una parola bisogna mettere in moto l’organo fonatorio. Una volta che
è messo in moto il flusso di suoni è molto più facile produrre una liquida in posizione centrale
che all’inizio di una parola. La mancanza delle liquide all’inizio della parola può essere quindi
vista come una specie di ‘problema di partenza’. In tal senso, ci aspettiamo più anomalie nelle
parole in cui la liquida occupa la posizione iniziale rispetto alla posizione tra due vocali. Anche se
per noi adulti non sembra esserci una differenza tra una liquida iniziale e una liquida in mezzo a
una parola, per i bambini che devono ancora fare pratica a controllare l’organo fonatorio la
liquida iniziale è un ostacolo. Presupposto che la erre o la elle all’inzio della parola come
nell’esempio 56:
(56) rotto
sia più difficile da pronunciare che gli stessi suoni in mezzo della parola come in 57:
(57) toro
ci aspettiamo una percentuale di anomalie più alta nelle parole del primo tipo rispetto a quelle
del secondo tipo. Abbiamo fatto una distinzione nelle parole pronunciate da Rosa all’et{ di tre
30
anni tra la liquida come fonema iniziale e la liquida fra due vocali. In questo paragone ci siamo
quindi limitati a queste due posizioni per il motivo che la pronuncia della liquida in altre
posizioni (per esempio circondata da un’altra consonante) si complica per altre ragioni viste
prima.
La tabella 10 dimostra i risultati di questa paragone:
Tabella 10: La distribuzione delle forme anomale della erre e della elle, divise in la liquida come fonema
iniziale e la liquida tra due vocali di Rosa all’età di 3;0.
N/%
Rosa (3;0)
standard
anomalo
liquida iniziale
12 / 50%
12 / 50%
liquida tra due vocali
53 / 85.5%
9 / 14.5%
rilevanza
²= 11.8 p< 0.001
Facendo un paragone tra le liquide iniziali e le liquide tra due vocali vediamo che c’è una grande
differenza nelle percentuali di anomalie tra le due circostanze diverse nella direzione aspettata.
All’et{ di tre anni, Rosa non pronuncia la liquida iniziale la metà delle volte, mentre pronuncia la
liquida a metà di una parola in modo anomalo meno del 15 percento delle volte.
Questa anomalia del fonema iniziale è spiegabile semplicemente dal fatto che deve ancora
mettere in moto il linguaggio, e può essere vista quindi come ‘problema di partenza’. Tuttavia
una conseguenza negativa è che questi tipi di anomalie del fonema iniziale di una parola causano
a Rosa più problemi di comprensione che l’eliminazione di un suono in mezzo o alla fine di una
parola. La /r/ viene omessa maggiormente all’inizio di una parola che quasi alla fine. Quando
Rosa dice:
(58) [maεsta], /maεstra/, maestra (Rosa 3;0: r.153)
è molto facile capire che intenda dire maestra, mentre quando Rosa pronuncia:
(59) [ide], /ride/, ride (Rosa 3;3: r.250)
sar{ molto più difficile per l’ascoltatore capire che intende dire /ride/. Ciò a causa della
constatazione che l’inizio di una parola è più significativo che la fine. La possibilit{ che Rosa non
venga capita è quindi maggiore quando elimina il fonema in posizione iniziale invece che in
qualsiasi altro posto.
Il sopraddetto ci riporta alla teoria della Fonologia come Comportamento Umano e il suo
fattore comunicativo, dal quale deriva la seconda ipotesi: un bambino sviluppa più in fretta le
anomalie che hanno un grande impatto sul significato. Possiamo quindi ipotizzare che un
31
bambino si indirizzi di più verso la forma standard nei casi in cui c’è più richiesta al fine
comunicativo. Prevediamo uno sviluppo, un abbassamento più grande dal primo al secondo
momento di registrazione, nelle parole con la liquida come fonema iniziale.
Per questa divisione non abbiamo analizzato solamente la differenza tra la liquida iniziale e
quella tra due vocali, ma abbiamo aggiunto qualsiasi altra posizione che occupa la liquida. In
relazione al fattore comunicativo il paragone che viene fatto si basa sulla posizione che la liquida
occupa nella parola a seconda che sia all’inizio o più avanti, il che include anche le liquide in
gruppi di consonanti come nell’esempio 30 sopra. L’affermazione è che la prima parte di una
parola ha più carico comunicativo che le altre posizioni.
Quindi per mettere a prova la seconda ipotesi che lo sviluppo sarà più grande dove c’è il
bisogno maggiore dal punto di vista comunicativo, serve fare un paragone tra la parte della
parola più comunicativa e la parte meno comunicativa: l’inizio e il resto della parola. Come gi{
affermato ci aspettiamo uno sviluppo maggiore della erre e la elle all’inizio delle parole come
nell’esempio 59, che in un’altra posizione come nell’esempio 58.
Per illustrare le nostre previsioni abbiamo disegnato la seguente tabella in cui tracciamo
diverse equazioni:
Tabella 11: La distribuzione aspettata delle anomalie delle liquide iniziali e in altre posizioni di Rosa nei
diversi momenti di registrazione.
Rosa
liquida iniziale
% anomalo 3;0
% anomalo 3;3
+
-
differenza
significativa
liquida in altra posizione
+
-/+
differenza
insignificativa
differenza
differenza
insignificante
significativa
Dimostrando le nostre aspettative con una tabella, per prima cosa ci aspettiamo che le
percentuali si abbassino nel corso dei tre mesi (indicato con i più e i meno). Relativamente a ciò
ci aspettiamo quindi che ci sia una differenza significativa nelle percentuali della liquida iniziale
tra il primo momento di registrazione e il secondo. Facendo lo stesso paragone relativamente
alla liquida in un’altra posizione, ci aspettiamo una differenza minore e per questo insignificante.
In rapporto alle equazioni verticali, ci aspettiamo una piccola differenza tra una liquida iniziale e
una liquida in un’altra posizione all’et{ di tre anni. Tre mesi dopo ci aspettiamo invece una
differenza significativa tra le liquide iniziali e le liquide in un’altra posizione, presupposto che le
32
liquide in posizione iniziale migliorino più in fretta grazie alla loro importanza comunicativa che
le liquide più avanti nella parola.
La tabella 12 ci dimostra i risultati:
Tabella 12: La distribuzione osservata delle anomalie delle liquide iniziali e in altre posizioni di Rosa nei
diversi momenti di registrazione.
Ntot/% anomalo
% anomalo 3;0
% anomalo 3;3
Rosa
liquida iniziale
24 / 50%
22 / 9.1%
²=7.2, p<0.01
liquida in altra posizione
150 / 47.3%
141 / 37.6%
²= 2.8, p<0.1
²=0.1, p<0.9
²=5.7, p<0.05
Anche se costa più fatica a Rosa pronunciare la liquida iniziale, per essere capita si deve sforzare
di più, cosa che accade tre mesi dopo come possiamo vedere nella tabella. All’et{ di tre anni Rosa
presenta anomalie per il 50%, tre mesi dopo solo per il 9.1%, una differenza percentuale di 41.
Gli sviluppi nella pronuncia delle liquide in altre posizioni sono inferiori come si vede nella
tabella, da 47.3% a 37.6%, cioè una differenza percentuale di meno di 10.
Le nostre aspettative vengono quindi confermate dal corpus. C’è una differenza significativa
nelle liquide iniziali tra il primo e il secondo momento di registrazione e in più c’è una differenza
significativa tra la liquida iniziale e la liquida in una posizione diversa nel secondo momento di
registrazione. Mentre non c’è una differenza nel primo momento di registrazione tra la liquida
iniziale e quella in un’altra posizione e neanche tra i due momenti di registrazione della liquida
in un’altra posizione. In altre parole Rosa sviluppa più in fretta le liquide in una posizione che ha
più carico comunicativo. In altre parole per essere comunicativa, si sforza di più quando c’è un
maggiore bisogno e meno quando non occorre.
La seconda ipotesi è già stata verificata dai risultati della distribuzione delle anomalie e dello
sviluppo fonologico da parte di Rosa. Ma ci sono ancora altre prove che dimostrano l’impatto del
fattore comunicativo sulla lingua e in questo caso sull’apprendimento fonologico.
5.2.2 Eliminazione contro sostituzione
Un altro modo per essere più comunicativo è sostituire una liquida con un’altra, invece di
eliminarla. In questo modo si mantiene lo stesso ritmo e lo stesso numero di sillabe della parola
originale. Uno si può immaginare che eliminare una liquida del tutto sia più facile che
pronunciare un’altro suono, però contemporaneamente capita che per l’ascoltatore sia più
difficile capire quello che intende dire il parlante. D’altra parte quando il suono non è del tutto
33
uguale alla liquida ma piuttosto simile, c’è una maggior possibilit{ che il bambino venga capito
bene. Anche qui vale che quando un bambino dice
(60) [but:a], /brut:a/, brutta (Viola 2;10)
sia più difficile capire che intende dire brutta, di quando un bambino sostituisce la liquida
dicendo per esempio
(61) [blut:a], /brut:a/, brutta (esempio inventato)
Considerando l’affermazione principale della teoria della FCU e applicandola allo sviluppo
fonologico di bambini neoparlanti (un bambino che vuole essere più comunicativo sforzandosi
di meno), possiamo prevedere che un bambino piuttosto di eliminare la liquida, la sostituisca
con un suono simile a quello originale.
Per la tabella completa in cui le forme anomale sono state suddivise in base al processo di
anomalia (eliminazione, assimilazione o sostituzione con un’altra liquida) si veda l’appendice 2.
Raffaello elimina la erre o la elle nei casi in cui presenta un’anomalia al primo momento di
registrazione. Tre mesi dopo non presenta quasi più anomalie. Lo stesso vale per i dati di Viola. A
causa del fatto che non abbiamo tutta la produzione orale, è possibile che nei nostri dati manchi
il periodo in cui Raffaello e Viola passano da eliminazione a sostituzione prima di arrivare alla
forma standard. Un’altra possibilit{ è che saltino proprio questo passo in mezzo.
Tra le parole che pronuncia Rosa ci saltano all’occhio i seguenti casi in cui, invece di
pronunciare il suono /r/ pronuncia il suono /l/, come abbiamo già visto prima:
(62) [pekola], /pekora/, pecora (Rosa 3;0: r.141)
(63) [ʤilale], /ʤirare/, girare (Rosa 3;3: r.177)
Qua sostituisce la liquida mobile con quella stabile, che costa meno fatica a pronunciare ma che
fa sì che il ritmo e numero delle sillabe nella parola restino intatti. Questo mantenimento del
numero delle sillabe è importante ai fini della comprensione. Qui non solo conta il fattore
umano, la /l/ costa meno fatica della /r/, ma anche il fattore comunicativo: ottenere la
comunicazione massima e perciò mantenere lo stesso numero di sillabe riveste un ruolo
importante. Oltre alla sostituzione di /r/ con /l/, si vedono anche esempi in cui la elle viene
sostituita con un’altra liquida quando quest’ultima liquida è gi{ presente nella parola. Così
nell’esempio 64 (gi{ visto come esempio 22) e nell’esempio 64:
34
(64) [regarare], /regalare/, regalare (Rosa 3;0: r.241)
(65) [santano], /saltano/, saltano (Rosa 3;3: r.262)
la elle non viene eliminata ma sostituita con un’altra liquida gi{ presente nella parola, perchè è
più facile ripetere gli stessi suoni che combinare suoni diversi.
Per vedere se le idee succitate risultano vere e se il fattore comunicativo influisce sullo
sviluppo fonologico, possiamo dividere le anomalie presentate da Rosa in relazione alle liquide
tra due vocali in due gruppi: il primo contiene i casi in cui ella semplicemente elimina la liquida e
il secondo contiene i casi in cui ella sostituisce una liquida con l’altra liquida. Ci aspettiamo uno
sviluppo tra i due momenti di registrazione nella direzione di una maggiore comunicatività da
parte del bambino, si tratta in questo caso più di sostituzione che di eliminazione nel secondo
momento di registrazione. La tabella 13 dimostra la distribuzione dei tipi di anomalie.
Tabella 13: Un paragone della distribuzione delle anomalie delle liquide tra due vocali che riguarda il tipo di
processo, eliminazione o sostituzione, di Rosa nei diversi momenti di registrazione.
N/%
Rosa
eliminazione
sostituzione
% anomalo 3;0
6 / 66.7%
3 / 33.3%
% anomalo 3;3
0 / 0%
5 / 100%
rilevanza
²= 3.4 p< 0.07
La quantit{ di esempi è bassa, non di meno c’è una distribuzione sproporzionata come
c’eravamo aspettati. All’et{ di tre anni Rosa, in relazione alle anomalie presentate tra due vocali,
elimina la liquida per la maggior parte dei casi, il 60%. Tre mesi dopo quando presenta
un’anomalia non elimina più la liquida, ma la sostituisce con quella più facile ( la elle o la enne).
Rosa quindi prova ad essere più comunicativa (non elimina, ma sostituisce il suono con un suono
simile) sforzandosi minimamente (non pronunciando la liquida vibrante, ma quella stabile).
5.2.3 La liquida accentata contro quella non accentata
Relativamente ai due argomenti antecedenti in cui abbiamo confermato l’ipotesi che un bambino
sviluppa più in fretta le anomalie che hanno un grande impatto sul significato possiamo
formulare un’altra eventualit{. Invece di osservare gli sviluppi maggiori tra i due momenti, è
possibile anche prevedere una distribuzione sproporzionata tra due situazioni diverse sempre a
causa del fattore comunicativo. Piuttosto di una crescita di forme standard tra i due momenti, ci
si può anche aspettare una distribuzione sproporzionata tra situazioni diverse in tutte e due i
momenti di registrazione. Così possiamo ipotizzare che un bambino presenti meno anomalie
dove c’è più carico comunicativo.
35
Oltre al fattore della prima sillaba che spinge un bambino a pronunciare bene le liquide per
essere capito meglio, c’è ragione di credere che anche una liquida accentata richieda più
attenzione che una liquida non accentata. Al fine comunicativo è più importante pronunciare una
sillaba accentata in modo standard. Possiamo ipotezzare quindi che le liquide nelle sillabe
accentate vengano pronunciate in modo anomalo in frequenza minore, in confronto alle liquide
in sillabe non accentate.
Nelle conversazioni dei bambini ci aspettiamo una percentuale maggiore di anomalie nei casi
in cui si tratta di una liquida non accentata rispetto alla percentuale di anomalie delle liquide
accentate. Per questo paragone abbiamo separato le parole in cui la liquida è accentata da quelle
in cui la liquida non è accentata. I prossimi esempi illustrano la divisione fatta per ogni posizione
diversa che la liquida può occupare:
(66) ge'lato
(67) 'gelido
In questi esempi tutte e due le elle si trovano tra due vocali, solo che nella prima parola questo
suono si trova nella sillaba accentata, mentre la elle nel secondo esempio non è accentata. Perciò
ci aspettiamo meno deviazioni dalla forma standard nelle parole come il primo esempio nel
quale la liquida è accentata, a differenza del secondo esempio. Siccome sono coinvolti più stimuli
diversi che influiscono sul grado di difficoltà della pronuncia delle liquide, abbiamo tenuto
separate le diverse posizioni che le liquide possono occupare. Prevediamo quindi una
percentuale minore di anomalie per le liquide accentate.
Per rendere più chiari i risultati di questo paragone nella tabella abbiamo (come nelle tabelle
7-9) indicato le posizioni in cui lo sviluppo fonologico dei bambini si comporta come previsto
con il segno ‘+’ (cioè dove c’è una differenza crescente di anomalie tra la liquida accentata e
quella non accentata). Il segno ‘-’ indica una differenza nella direzione opposta e il segno ‘ø’
indica una mancanza di variabili per fare il paragone, per esempio quando non ci sono parole nel
corpus in cui la liquida occupa un posto non accentato. In più ci sono i numeri assoluti e le
percentuali del paragone. Di nuovo (come nelle tabelle sulla lunghezza della parola) abbiamo
potuto mettere insieme i risultati dei momenti di registrazione diversi senza che fossero
cambiate le relazioni percentuali tra le due situazioni diverse.
La tabella seguente dimostra in quali circostanze le nostre aspettative vengono confermate
dai dati di Rosa e in quali no.
36
Tabella 14: La distribuzione osservata del paragone tra le liquide accentate e quelle non accentate di Rosa
N tot / %
anomalo
V_:V
Rosa
in direzione
aspettata
ø
rilevanza
accentata
non accentata
30/0%
-
V_V
19/42.1%
93/6.5%
-
²=15.2 p<0.0001
_#
-
2/50%
ø
ø
#_
25/4%
19/63.2%
+
²=15.4 p<0.0001
_C
80/78.8%
9/88.9%
+
²=0.1 p<0.8
C_
23/52.2%
36/72.2%
+
²=1.7 p<0.2
ø
Come ci aspettavamo, nella maggior parte dei casi le percentuali di anomalie sono più alte nelle
parole in cui la liquida non è accentata. Putroppo a causa del numero basso di esempi non tutte
le differenze sono significative. Nondimeno, nelle parole con una liquida come fonema iniziale,
dopo e davanti ad una consonante, Rosa devia più frequentemente dalla forma standard quando
la parola contiene una liquida non accentata. Soltanto nel caso della liquida tra due vocali le
percentuali sono opposte alle aspettative. Rosa il 42,1% di questo tipo di parole con una liquida
accentata Rosa devia dallo standard, mentre nelle parole con una liquida non accentata ella
devia dalla forma standard per il 6,5%.
Queste cifre inaspettate possono essere spiegate analizzando la lunghezza delle parole
pronunciate in modo standard da Rosa. Fra le parole con la liquida tra due vocali ci sono
tantissime parole bisillabiche della struttura CVCV o VCV, di cui la seconda sillaba, quella che
contiene la liquida, non è accentata. Le parole brevi, per esempio come ora e nero, sono state
acquisite già prima da Rosa ed è per questo motivo che la percentuale di anomalie è molto più
bassa nelle parole con liquide non accentate.
La tabella 15 dimostra i risultati osservati dello stesso paragone fatto sulle conversazioni di
Raffaello:
Tabella 15: La distribuzione osservata del paragone tra le liquide accentate e quelle non accentate di
Raffaello
N tot / %
anomalo
V_:V
accentata
Raffaello
non accentata
in direzione
aspettata
+
rilevanza
54/0%
1/100%
V_V
26/7.7%
91/3.3%
-
²=0.2 p<0.7
_#
28/14.3%
-
ø
ø
#_
135/0.7%
14/28.6%
+
²=22.3 p<0.0001
_C
66/50%
35/60%
+
²=0.6 p<0.5
C_
11/0%
20/15%
+
²=0.5 p<0.5
²=13.2 p<0.0001
37
Anche la tabella di Raffaello conferma l’idea che un bambino compie più facilmente una
deviazione dallo standard nelle liquide non accentate che in quelle accentate. Più
frequentemente la percentuale maggiore di anomalie si trova nei casi di liquide non accentate.
Tra le parole con la liquida doppia Raffaello non devia mai dallo standard tranne una volta:
l’unica volta che la liquida non è accentata. Anche tra le parole con la liquida iniziale c’è una
differenza signficativa tra le liquide accentate e quelle non accentate, queste ultime vengono
tralasciate più facilmente. Il bambino quindi quando c’è meno bisogno, o in altri termini meno
carico comunicativo, si sforza di meno a pronunciare in modo standard le parole, e ciò porta a
una percentuale più alta di anomalie delle liquide non accentate. Come nel caso di Rosa si
verifica l’opposto rispetto alle aspettative nei casi in cui la liquida si trova fra due vocali, anche
per quanto concerne le parole bisillabiche.
Nella tabella seguente vediamo le distribuzioni di anomalie delle liquide suddivise in
accentate e non accentate da parte di Viola:
Tabella 16: La distribuzione osservata del paragone tra le liquide accentate e quelle non accentate di Viola
N tot / %
anomalo
V_:V
accentata
Viola
non accentata
in direzione
aspettata
ø
rilevanza
45/2.2%
-
V_V
6/16.7%
79/12.7%
-
²=0.1 p<0.8
_#
5/0%
-
ø
ø
#_
76/11.8%
4/25%
+
²=0.6 p<0.5
_C
42/50%
2/50%
-/+
ø
C_
11/10.7%
6/16.7%
+
²=0.17 p<0.7
ø
Anche in questi casi, pur in maniera meno evidente che nelle altre due tabelle, viene rafforzata
l’idea che le anomalie si trovano maggiormente in sillabe non accentate.
La liquida accentata risulta meno decisiva per la pronuncia in modo standard che la liquida
iniziale come abbiamo visto nell’argomento precedente. Questo probabilmente perché una
sillaba accentata in una parola non è sempre anche quella più importante per il significato. Nel
prossimo paragrafo mettiamo insieme i due fattori per osservare la distribuzione delle anomalie
della erre e della elle in gruppi di consonanti.
5.2.4 I gruppi di consonanti nella prima sillaba accentata
Come evidenziato già prima, notevole è il fatto che Rosa presenti molte più anomalie nelle
liquide dopo un’altra consonante (76,5% e 69,2%), rispetto a Raffaello (16,5% e 0%) e Viola
38
(12,5% e 11,1%) (si veda l’appendice 2). Questo probabilmente perchè gli ultimi due bambini
sono gi{ più avanti nell’apprendimento della liquida dopo una consonante, ma sembra che ci
siano ancora altri fattori che influiscono sulla distribuzione di anomalie. Osservando le anomalie
presentate da Raffaello possiamo concludere che l’unica parola con la struttura C_ in cui
Raffaello non pronuncia la erre, è la seguente:
(68) [ku'delja], /kru'delja/ Crudelia (Raffaello 2;8: r.66)
La mancanza del suono /r/ probabilmente viene causata dal fatto che la sillaba non è accentata e
per questo motivo meno significativa. Molto probabile è che ci sia un legame tra la percentuale
delle anomalie e la presenza o assenza dell’accento in una liquida dopo una consonante.
L’obiettivo di ognuno di noi è essere il più possibile comunicativì, senza però sforzarci troppo. Lì
dove non c’è questa necessit{ di articolare la liquida in maniera standard, c’è più probabilit{ che
questa venga tralasciata. Oltre all’affermazione che l’accento della parola porta carico
comunicativo, bisogna anche tener conto del fatto che l’inizio di una parola è molto significativo.
Vero è che la erre si trova nella prima sillaba in Crudelia, però l’accento di questa parola si trova
nella seconda sillaba, perciò il suono /r/ in questa parola è meno importante per il suo
significato.
Unendo questi due agenti possiamo ipotizzare che una liquida che si trova all’inizio di una
parola e in più è accentata sia molto importante a fini comunicativi. Ci aspettiamo quindi una
percentuale più alta di liquide pronunciate in modo standard quando si tratta di una sillaba
iniziale e accentata. D’altra parte la percentuale di liquide pronunciate in modo anomalo sarà
molto più alta nei casi che non contengono questi due agenti. Nella tabella seguente abbiamo
considerato tutte le parole con una struttura C_, suddividendole tra i casi che contengono la
struttura C_ nella prima sillaba, che allo stesso momento è anche accentata, e tutti gli altri casi.
Così l’esempio 69 si trova nel primo gruppo e gli esempi 68 e 70 (si veda sopra) nel secondo.
(69)
['prendo], /'prendo/, prendo (Rosa 3;0: r.187)
(70)
['sopa], /'sopra/, sopra (Viola 2;7: r.484)
La tabella seguente dimostra il risultato di questo paragone, in cui per la scarsità di esempi
abbiamo messo insieme i due momenti di registrazione:
39
Tabella 17: La distribuzione delle parole che contengono una struttura sillabica di C_, suddiviso in prima
sillaba accentata e altro.
N/%
Rosa
Raffaello
Viola
Totale
standard
anomalo
1° sillaba accentata
11 / 47,8%
12 / 52,2%
altro
8 / 23,5%
26 / 76,5%
1° sillaba accentata
11 / 100%
0 / 0%
altro
17 / 85%
3 / 15%
1° sillaba accentata
25 / 89,3%
3 / 10,7%
altro
5 / 83,3%
1 / 16,7%
1° sillaba accentata
47 /75,8%
15 / 24,2%
altro
30 / 50%
30 / 50%
rilevanza
²=2,6 p< 0,1
²=0,5 p< 0,5
²=0,2 p< 1
²=8,7 p< 0.005
I risultati individuali della tabella non sono significativi a causa di un numero limitato di esempi
nel corpus. Possiamo comunque sempre vedere che la distribuzione dei pochi esempi nel corpus
punta in direzione delle aspettative. In seguito, unendo questi risultati possiamo vedere che il
paragone del totale delle rappresentazioni delle liquide dai bambini ha sì una differenza
signficativa. Delle parole pronunciate in modo standard, la percentuale dei casi in cui si tratta di
una sillaba iniziale e accentata è sempre più alta dei casi che non contengono queste
caratteristiche. In più le parole pronunciate in modo anomalo sono per la maggior parte parole
in cui la struttura della liquida dopo una consonante non è una sillaba iniziale accentata, e quindi
meno comunicativa. Molto probabile quindi è che l’essere comunicativo e non sforzarsi dove non
c’è bisogno, sia gi{ presente nel linguaggio di bambini.
40
6. Conclusioni
In questa tesi abbiamo studiato e spiegato le diverse realizzazioni dei suoni /r/ e /l/ di tre
bambini italiani madrelingua, tramite alcuni principi della teoria di Fonologia come
Comportamento Umano. Abbiamo visto che tale teoria sostiene che la distribuzione fonologica
non è arbitraria ma dipende da due fattori, quello comunicativo e quello umano che insieme
formulano l’assioma fondamentale della teoria: il linguaggio rappresenta una lotta tra il
desiderio di una comunicazione massima con lo sforzo minimo.
In seguito a questi due fattori abbiamo formulato due ipotesi principali. La prima riguarda il
fattore umano e sostiene che un bambino presenta più anomalie dove c’è più difficolt{ di
pronuncia. La seconda riguarda il fattore comunicativo: abbiamo previsto che un bambino
sviluppa più in fretta le anomalie che hanno un grande impatto sul significato. Per tentare di
avallare le due ipotesi principali abbiamo preso esempi da conversazioni di tre bambini italiani;
Rosa, Raffaello e Viola.
Tutte e due le ipotesi sono confermate dai risultati presi dalle conversazioni dei tre bambini.
Riguardo alla prima, abbiamo potuto concludere che i bambini presentano più anomalie quando
la liquida si trova in situazioni più complesse. Essi compiono perciò più deviazioni dallo
standard nei casi in cui si tratta della liquida vibrante in confronto a quella stabile; in liquide
pre- o postconsonantiche in confronto a liquide intervocaliche; in gruppi di consonanti, le
consonanti posteriori in confronto a quelle anteriori; e anche in parole relativamente lunghe.
Anche la seconda ipotesi è verificata; abbiamo visto che Rosa sviluppa maggiormente le
parole con le liquide come fonema iniziale. Tra i due momenti di registrazione vediamo una
differenza maggiore nelle anomalie delle liquide iniziali (in confronto a liquide più avanti nella
parola). Ella anche nel secondo momento di registrazione (rispetto al primo momento)
sostituisce la liquida piuttosto che eliminarla per essere più comunicativa. Il fattore
comunicativo non illustra soltanto uno sviluppo maggiore ma anche una distribuzione
sproporzionata in contesti diversi; una liquida accentata viene pronunciata in modo anomalo
meno frequentemente che una liquida non accentata. Ancora più evidente è il legame tra una
liquida in una sillaba iniziale accentata e il numero delle volte in cui la liquida viene pronunciata
in modo standard.
Nella tabella finale abbiamo elencato tutti i fattori diversi e abbiamo indicato se i risultati dal
corpus confermano le nostre ipotesi o meno. Il segno più indica dove i risultati sono in direzione
confermativa in relazione alla teoria, il segno meno segnala una direzione opposta e lo zero
evidenzia una mancanza di dati per fare un paragone. In più, i segni maggiori indicano una
differenza statisticamente significativa tra i contesti diversi.
41
Tabella 18: I fattori e i risultati dal corpus che verificano o meno la teoria della Fonologia come
Comportamento Umano.
3;0
Fattore
comunicativo
Fattore
umano
/r/ vs. /l/
accanto a
V vs. C
C anteriore vs.
posteriore
parola breve vs.
lunga
accentato vs.
non accentato
inizio vs.
resto
eliminazione vs.
sostituzione
1° sillaba accentata
vs. resto
Rosa
3;3
+
+
Raffaello
2;8
2;11
+
+
2;7
Viola
2;10
+
+
+
+
+
+
+
+
-
+
-
+
+
+
+
o
o
+
o
o
+
+
+
Vediamo che i paragoni, tranne che in tre casi, convergono nella direzione prevista dall’ipotesi.
Spesso questa differenza è significativa dal punto di vista statistico, mentre non occorre mai che
l’ipotesi viene contraddetta statisticamente (per i numeri assoluti e le percentuali si veda
l’appendice 5).
Servendoci dei principi della teoria di Fonologia come Comportamento Umano abbiamo
potuto dimostrare la sua applicabilità per spiegare i diversi processi nello sviluppo fonologico di
tre bambini italiani madrelingua, e anche che la loro produzione fonologica riguardo alla erre e
alla elle viene influenzata dall’obiettivo di voler essere il più possibile comunicativi sforzandosi il
meno possibile.
In questa tesi ci siamo limitati alla realizzazione dei suoni /r/ e /l/, ma con le nostre
osservazioni speriamo di poter creare un punto di partenza per un’eventuale ricerca posteriore.
42
7. Note
¹ Cipriani, P., Pfanner, P., Chilosi, A., Cittadoni, L., Ciuti, A., Maccari, A., Pantano, N., Pfanner, L., Poli, p.,
Samo, s., Bottari, P., Cappelli, G., Colombo, C., & Veneziano, E. (1989). Protocolli diagnostici e terapeutici
nello sviluppoe nella patologia del linguaggio (1/84 Italian Ministry of Health): Stella Maris Foundation.
² Per i risultati di questa ricerca siamo stati dipendente dalle trascrizioni fonologiche dei collaboratori del
progetto Calambrone. Da una parte è un peccato che non abbiamo potuto sentire le conversazioni,
dall’altra parte questo fatto ha contribuito ad una transcrizione in bianco e indipendennte dallo scopo
della ricerca.
³ In una tesina precedente intitolata Lo sviluppo fonologico delle liquide /r/ e/l/, spiegato tramite la teoria
della Fonologia come Comportamento Umano e scritta per il corso universitario ‘Taalkunde Romaans’ ho
già analizzato le produzioni orali da parte di Rosa.
⁴ Il trattino basso indica il posto di una liquida, che può essere sia quella laterale che quella vibrante.
⁵ In questa tesi gli esempi presi dal corpus sono sempre resi allo stesso modo; tra le parentesi quadrate si
vede il modo in cui il bambino pronuncia la parola, tra le barre diagonali si vede la trascrizione fonologica
e infine si vede la parola scritta.
⁶Gli altri due bambini, Raffaello e Viola, già nel primo momento di registrazione presentono poche
anomalie relativamente alla liquida iniziale, perciò in questo sottoparagrafo abbiamo studiato soltanto le
rappresentazioni delle liquide da parte di Rosa.
43
8. Bibliografia
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Cipriani, P., Pfanner, P., Chilosi, A., Cittadoni, L., Ciuti, A., Maccari, A., Pantano, N., Pfanner, L., Poli,
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46
9. Appendice
Appendice 1: Lista d’abbreviazioni e di simboli
assi.
= assimilazione
C
= consonante
eli.
= eliminazione
sost.
= sostituzione
V
= vocale
#
= confine di parola
>
= diventa
[...]
= forma fonetica
/.../
= forma fonologica
:
= allungamento del suono
+
= distribuzione in direzione che conferma l’ipotesi
-
= distribuzione in direzione opposta
_
= liquida
47
Appendice 2: La distribuzione totale e i tipi di anomalie nelle conversazioni di
Rosa, Raffaello e Viola
N tot. /
% anomalo
V_:V
V_V
Rosa 3;0
Rosa 3;3
x²=86,9 p< 0,001
x²=57,3 p< 0,001
16 / 0%
62 / 14,5%
14 / 0%
50 / 10%
_#
#_
_C
24 / 50%
37 / 94,7%
22 / 9,1%
52 / 69,2%
C_
N tot. /
% anomalo
V_:V
V_V
_#
34 / 76,5%
Raff. 2;8
25 / 48%
Raff. 2;11
x²=94,3 p< 0,001
x²=75,6 p< 0,001
21 / 4,8%
35 / 14,3%
9 / 44,4%
36 / 5,6%
82 / 0%
20 / 0%
#_
_C
76 / 6,6%
36/ 86,1%
73 / 0%
66 / 34,8%
C_
N tot. /
% anomalo
V_:V
V_V
18 / 16,7%
Viola 2;7
13 / 0%
Viola 2;10
x²=32,2 p< 0,001
x²=14,9 p< 0,05
9 / 11,1%
34 / 20,6%
36 / 0%
51 / 7,8%
_#
#_
2 / 0%
32 / 21,9%
3 /0%
48 / 6,5%
_C
18 / 83,3%
26 / 26,9%
C_
16 / 12,5%
18 / 11,1%
processo (3;0)
eli. (6)
/r/>/l/ (2)
/l/>/r/ (1)
eli. (12)
assi. (33)
eli. (2)
/r/>/m/ (1)
eli. (26)
processo (2;8)
eli. (1)
eli. (5)
eli. (3)
/r/>/n/ (1)
eli. (5)
/r/>/n/ (21)
assi. (9)
eli. (1)
eli. (3)
processo (2;7)
eli. (1)
eli. (6)
/r/>/l/ (1)
/r/>/l/ (6)
eli.(1)
assi. (12)
eli. (1)
/l/>/n/ (2)
eli. (2)
processo (3;3)
/r/>/l/ (5)
eli. (2)
assi. (35)
/l/>/n/ (1)
eli. (12)
processo (2;11)
eli. (2)
/r/>/n/ (20)
eli. (2)
assi. (1)
processo (2;10)
eli. (3)
/l/>/n/ (1)
sost. (2)*
eli. (1)
assi. (4)
sost. (2)*
sost. (1)**
eli. (1)
sost. (1)***
* eccezione: /giogio/ (l’orzo)
** eccezione: /skacce/ (scarpe)
*** eccezione: /Fjava/ (Flavia)
48
Appendice 3: La frequenza dei suoni /r/ e /l/ nell’input di tutti e tre i bambini
insieme
Ntypes/Ntokens
V_:V
V_V
_#
#_
_C
C_
totale
/r/
/l/
14 / 44
239 / 826
8 / 68
79 / 158
148 / 484
164 / 476
652 / 2056
91 / 482
167 / 502
13 / 290
63 / 1069
40 / 138
10 / 21
384 / 2502
49
Appendice 4: La distribuzione dei gruppi di consonanti nelle conversazioni di
Rosa, Raffaello e Viola
N/%
fon.
Rosa
dif.
/pr/ /br/ /tr/
/fr/
/kr/ ++
/gr/ ++
rilevanza
standard
5 / 83,3%
7 / 70%
6 / 20,7%
0 / 0%
anomalo
1 / 16,7%
3 / 30%
23 /79,3%
11 / 100%
x²=20,7 p< 0,001
Raffaello
Viola
standard
anomalo
standard
11 / 100%
4 / 100%
7 / 100%
2 / 100%
1 / 50%
1 /100%
0 / 0%
0 / 0%
0 / 0%
0 / 0%
1 / 50%
0 / 0%
1 / 50%
15 / 88,2%
5 / 100%
3 / 100%
1 /100%
x²=12,9 p< 0,05
anomalo
1 / 50%
2 / 11,8%
0 / 0%
0 / 0%
0 / 0%
x²=4,3 p< 0,5
50
Appendice 5: I fattori e i risultati dal corpus che verificano o meno la teoria della
FCU
Ntot/% anomalo
/r/
vs. /l/
²
p<
verifica
accanto a V
vs. C
+
2;11
Viola
2;7
99/44.4%
64/17.2%
12.9
0.001
88/46.6%
107/7.5%
39.3
0.001
135/17.8%
155/0.6%
24.8
0.001
51/47.1%
58/13.8%
14.5
0.001
+
+
+
+
2;10
60/11.6%
120/7.5%
0.8
0.5
+
174/4.6%
133/42.9%
66.1
0.001
128/9.4%
78/33.3%
18.5
0.001
45/60%
11/100%
4.8
0.03
24/0%
3/100%
1.6
0.3
+
27/11.1%
1/0%
0.1
0.8
-
parola breve
vs. lunga
verifica
si veda la tabella 7
si veda la tabella 8
si veda la tabella 9
+
+
-
accentato
vs. non accentato
verifica
si veda la tabella 14
si veda la tabella 15
si veda la tabella 16
+
+
+
inizio
vs. resto
verifica
si veda la tabella 12
o
o
eliminazione
vs. sostituzione
9/33.3%*
5/100%*
3.4
0.07
+
o
o
23/52.2%
34/76.5%
2.6
0.1
+
11/0%
20/15%
0.5
0.5
+
28/10.7
6/16.7%
0.2
1
+
²
C anteriore
vs. posteriore
Fattore umano
109/59.6%
64/26.6%
17.7
0.001
3;3
Raffaello
2;8
142/9.9%
149/73.8%
121.6
0.001
p<
verifica
Fattore comunicativo
Rosa
3;0
²
p<
verifica
²
p<
verifica
1° sillaba
accentata
vs. resto
²
p<
verifica
+
+
+
+
+
*Ntot/% sostituzione (vs. eliminazione)
51