Comune di Thiesi
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Comune di Thiesi
327/377 TUTTI I COMUNI DELLA SARDEGNA a cura di Salvatore Tola 327 Thiesi Testi di Pier Paolo Soro, Gavina Tola Carlo Delfino editore Thiesi visto dall’alto. Indice La geografia, la storia 5 Il nome, l’economia, i personaggi 13 Le feste, le ricorrenze, il costume tradizionale 17 La gastronomia 21 Piccola antologia 23 L’itinerario 25 Le informazioni utili Ospitalità, artisti e artigiani, prodotti alimentari 35 Thiesi Provincia di Sassari Regione storica Meilogu CAP 07047 Tel. 079 Azienda ASL n. 1 Sassari Distretto sanitario di Alghero Superficie territoriale kmq 63,83 Altitudine m 461 Unione dei Comuni del Meilogu Abitanti al: 1951: 3455 1961: 3498 1971: 3330 1981: 3297 1991: 3344 2001: 3193 Ultimo rilevamento Istat 1° gennaio 2011: 3010 Banari, Bessude, Bonnanaro, Bonorva, Borutta, Cheremule, Cossoine, Giave, Pozzomaggiore, Semestene, Siligo, Thiesi, Torralba La geografia, la storia Il territorio Thiesi è il capoluogo naturale della regione storico-geografica del Meilogu. Il territorio comunale si estende in forma allungata da est ad ovest rispetto al centro abitato; confina a nord con Bessude e Ittiri, a ovest con Villanova Monteleone e Romana, a sud con Cossoine, Cheremule e Giave, a est con Borutta. Il substrato geologico è costituito da sedimenti marini del Miocene, che Panoramica del centro abitato. 5 Thiesi affiorano a oriente in un sistema di colline e altipiani di rocce calcaree separate da vallate scavate dai corsi d’acqua, dominate dall’altopiano del Monte Pélau (m 730), protetto dall’erosione da un’estesa colata basaltica del quaternario. A ovest i sedimenti sono ricoperti da effusioni di trachite e andesite oligoceniche, che affiorano tra la vegetazione con caratteristiche forme e conferiscono al paesaggio un aspetto selvaggio, Via Marconi. Sullo sfondo l’austero campanile. con alture che superano i 600 metri. Fa eccezione il Monte Majore (m 584), completamente calcareo. Al centro l’altitudine diminuisce fino a m 210 nella fertile vallata di Su Campu, costituita da terreni di disfacimento in cui vari corsi d’acqua si uniscono a formare il corso superiore del Rio Mannu, che alimenta l’invaso del Bidighinzu. Le acque dei versanti più occidentali scorrono verso sud nel bacino imbrifero del Temo. Sulle alture sono presenti lembi di antichi boschi costituiti da querce da sughero, lecci, roverelle e aceri minori, che offrono protezione alla fauna selvatica e rappresentano un contesto privilegiato per itinerari naturalistici. L’abitato è attraversato dalla Statale 131 bis che lo collega a est con la superstrada “Carlo Felice” e a ovest con Ittiri e Alghero; da essa si dipartono le strade provinciali che lo uni- 6 scono ai paesi del circondario e un’adeguata rete di strade rurali. Al visitatore che arriva da est si presenta una vasta zona industriale e il nucleo storico arroccato a m 461, dominato dall’austero campanile. Ai quartieri più antichi di carrela ’e puttu e sas rocchittas si aggiunse nei secoli successivi un sistema viario lineare (carrela manna, carrela ’e segus) e l’abitato assunse la forma di un triangolo. Negli ultimi cinquanta anni il paese si è esteso verso ovest e occupa ormai quasi completamente il pianoro calcareo di Su Montiju. Il passato lontano Numerose sono nel territorio le testimonianze della frequentazione dell’uomo fin dalla preistoria. I più antichi indizi di popolamento dell’area si riferiscono a una stazione del Neolitico Antico (6000-4700 a.C.), rinvenuta in località Priestinu, poco distante dal paese. Ma il sito che maggiormente ha interessato gli studiosi è Sa Korona di Monte Majore, un insediamento in grotta che perdurò per quasi 7000 anni. La Cultura di Ozieri (4000-3200 a.C.) è documentata dalla presenza delle necropoli a domus de janas, ubicate in prevalenza lungo i versanti calcarei che delimitano l’abitato: Binza de Josso, Cua Cua, Seunis, Corini, Santu Juanne. Due gruppi, Sa Pedraia e Birgusa, sono visibili lungo i costoni del pianoro di Corraile, ma la necropoli maggiormente conosciuta è quella di Mandra Antine, per la presenza della bellissima “Tomba dipinta”. Il nuraghe Fronte Mola, rarissimo esemplare a pianta quadrangolare. Le testimonianze riferibili all’Età del Rame (Culture di Sub-Ozieri, Filigosa, Abealzu, Monte Claro e Campaniforme, 3200-2200 a.C.) e alla prima Età del Bronzo (Cultura di Bonnanaro, 2200-1800 a.C.) sono scarse, ma si può supporre la frequentazione dell’area interessata dalle tombe ipogeiche neolitiche, spesso riutilizzate dalle comunità delle fasi culturali successive. A partire dall’Età Nuragica (1800238 a.C.) la presenza dell’uomo diviene consistente e diffusa. A questo riguardo è importante sottolineare la particolare densità di protonuraghi o nuraghi “a corridoi”: Sa Caddina, Larista, Su Eredu, Colte ’e Unari e Fronte Mola; quest’ultimo, dalla caratteristica forma rettangolare, è unico nel territorio isolano. Il numero di nuraghi censiti nel 1929 dal Taramelli si è notevolmente arricchito in questi ultimi anni per le ricerche più recenti. Alcuni, quelli più vicini al paese, sono ormai ridotti 7 Thiesi solo a pochi filari: Possilva, Toccoresi, Matibusa, Baldedu, Su Montiju ’e s’Ozastru, S’Ilvalezi, Santu Sistu, Badde Maltine, Runaghe, Pabis, Santu Jorzi, Calzarinu; di altri si può ancora ammirare l’imponenza: Sa Mura, Monte Forte, Mandra Antine, Monte Mesu e Frenestas posto su uno sperone roccioso in posizione suggestiva. Presso il protonuraghe Larista, sul pianoro di Sa Silva, una muraglia megalitica protegge un terrazzo naturale. Si è riscontrata, inoltre, la presenza di villaggi in località Monte Frulciu, Iscala Murones e Monte Pelau, mentre la stessa grotta di Sa Korona di Monte Majore custodisce presso l’ingresso un muro megalitico riferibile a questo periodo. Recentemente sono stati rinvenuti materiali nuragici nel centro storico del paese, presso la fonte pubblica – Su Puttu de mesu ’e idda – in via Matteotti, riferibili in gran parte al Bronzo Finale (XII sec. a.C.). Necropoli ipogeica di Birgusa. Ai nuraghi si accompagnano le tombe di giganti di Campu ’e Rios, Badde Concone e l’interessante tomba di Baddiju Pirastu, l’unica in Sardegna ad avere due camere sepolcrali parallele. Scarse le attestazioni della presenza fenicia, mentre sembrerebbe più incisiva quella cartaginese (509-238 a.C.), sempre sottoforma di reperti ritrovati anche al centro del paese. L’epoca romana è poco attestata dalle evidenze architettoniche, ad eccezione dei cinerari visibili nello spettacolare contesto di Monte Mesu; sono invece numerosi i casi di ritrovamenti di materiali archeologici sia nel centro storico sia sparsi nell’agro, così come di località che hanno nomi di predii romani. Si ha notizia dal Taramelli di una necropoli in località Possilva. L’Alto Medioevo non ha lasciato segni tangibili di rilievo, ma non mancano toponimi, reperti archeologici e alcune tombe. 8 Il Medioevo Con l’avvento del periodo giudicale (XI secolo) l’abitato di Thiesi si struttura così come accade a numerosi villaggi sparsi nel territorio, oramai non più esistenti, di cui si ha però riscontro nei documenti, nella toponomastica e nella tradizione popolare, oltre che, in alcuni casi, per la presenza dei ruderi delle antiche chiese, tra cui ricordiamo quelle in stile romanico di Santu ’Eneittu e Santu ’Ainzu, ancora in buono stato di conservazione. Notizie su Tigesi (Thiesi) si hanno dai primi decenni dell’XI secolo nel condaghe (un registro patrimoniale) di San Pietro di Silki (1118), dove si riferisce che “l’apatissa Theodora conporalis assos homines de Tigesi” [...] su saltu de Puthuruium”. Nella scheda compaiono anche i vari nomi de “Seuni” (Seunis) “Funtana dessa figu nigella”, “Puthu passaris”, “Funtana de tangone”, “Funtana guttiosa”, “Riu de jane corbu”, “Arulas” e “Santa Maria de Tigesi”, toponimi ancora in uso. Scorcio panoramico con il campanile della parrocchiale. Il riferimento del condaghe alla chiesa di Santa Maria Hostana, antica parrocchiale del villaggio consacrata nel 1204, conferma la nascita del primo nucleo abitativo nelle vicinanze di quel pozzo in precedenza utilizzato dagli stessi nuragici, punici e romani: su puttu ’e mesu idda, “il pozzo al centro del villaggio”. La presenza di una colonia ebrea nel paese non è provata. Nonostante ciò gli stessi tiesini, soprattutto in passato, erano menzionati come “ebrei” nei paesi vicini, probabilmente per il senso degli affari che caratterizza la maggioranza della popolazione. Gianfrancesco Fara, nell’opera De Chorographia Sardiniae, ci informa che Thiesi faceva parte della curatorìa di Capitis Aquarum (Cabuabbas) insieme ai villaggi di Jave, Cossoinus, Bessudes et Chelémulam e a quelli abbandonati di Sùstana, Mògoro e Ìbilis, mentre abbiamo notizia dal registro di San Pietro di Sorres che la “villa” era compresa dall’XI secolo nella diocesi di Sorres, nel 9 Thiesi 1503 accorpata a quella di Torres (Sassari). Alla caduta del Giudicato di Torres (1262) la curatorìa passò sotto il dominio dei Doria e per oltre un secolo fu teatro delle guerre con gli Aragonesi. Nel 1436, con la presa del castello di Monteleone, i Doria furono estromessi dai loro possedimenti e il re don Alfonso concesse in feudo a Giacomo Manca le ville di Tiesi, Cheremule e Bessude che andarono a costituire il marchesato di Monte Maggiore. I Manca, per dimostrare la loro religiosità e onorare la vittoria degli spagnoli, fecero costruire la nuova parrocchiale dedicata a Santa Vittoria. Aragona, Spagna e Savoia Durante l’età spagnola alle popolazioni fu imposto un gravoso regime feudale che durò quasi quattro secoli. Questa condizione non permise alcuno sviluppo agricolo, commerciale o imprenditoriale tranne che per i ceti agiati, che costruirono importanti residenze munite di corti e gra- La Pala di Santa Vittoria. nai. Alla fine del XVI secolo la signoria di Thiesi, feudo dei Manca, passò a Gaspare Cariga, figlio di Pietro Cariga ed Erilla Manca, quindi agli inizi del XVII per matrimonio ai Ravaneda. Con la loro estinzione il feudo ritornò ai Manca, assieme al marchesato di Monte Maggiore. In generale, il periodo fu interessato da un particolare fervore religioso e le famiglie nobili finanziarono la costruzione di numerose chiese (Sant’Antonio, San Filippo, Santa Croce, San Sebastiano) e gli ampliamenti delle chiese di Santa Vittoria, cui furono annessi le cappelle laterali e il campanile, e di Seunis, commissionando ai maggiori artisti del 10 tempo importanti opere d’arte tra cui la Pala di Santa Vittoria. Al passaggio della Sardegna sotto il governo dei Savoia (1720), il regime feudale permaneva e negli ultimi decenni del Settecento i tiesini dovettero subire i soprusi di don Antonio Manca. Si racconta che il feudatario chiedesse ai sudditi persino di chinarsi per fargli da sgabello quando doveva riposare o salire a cavallo. Nel 1789 si manifestarono i primi fermenti di ribellione contro il feudatario; nel 1795 i villici distrussero e incendiarono Su Palatu, il palazzo del duca, e il 24 novembre stipularono un coraggioso patto antifeudale con le comunità di Cheremule e Bessude, che servì da incitamento per gli altri villaggi. I moti proseguirono sino al 1800 quando, in seguito ad una manifestazione pacifica contro le inique richieste del duca, il governatore del Capo di Sopra, il conte di Moriana, inviò una spedizione punitiva: il 6 ottobre 1800 arrivarono in numero di 1500 tra militari e banditi, che trovarono ad attenderli 800 uomini armati, pronti a difendere strenuamente il loro villaggio. La battaglia fu dura e persino il comandante della spedizione, il cavalier Grondona, fu ferito da un fabbro disabile ma ottimo tiratore; l’episodio originò il detto popolare s’archibusada de mastr’Anghelu. Dopo diverse ore i villici furono costretti ad arrendersi. Ventitré furono arrestati e le truppe regolari si ritirarono, ma i banditi assoldati per l’occasione con la promessa del- l’indulto razziarono il paese fino al tramonto, commettendo ogni tipo di violenza e lasciandolo semidistrutto. In quella triste giornata de s’annu ’e s’attaccu morirono 14 persone, 32 rimasero ferite e 18 case vennero completamente incendiate; gli arrestati vennero in maggioranza condannati a morte. Da “s’annu ’e s’attaccu” ai giorni nostri Nel 1803 fu potenziato il servizio postale e nel 1823 fu inaugurata la prima caserma dei Carabinieri Reali in via Matteotti. Nel 1821 iniziò la costruzione della strada reale “Carlo Felice” Porto Torres-Cagliari, che permise al paese di usufruire di ottimi collegamenti con le aree interne dell’isola e soprattutto con i porti principali, da cui ebbe notevole incremento il commercio. Nel 1836, in seguito alla soppressione delle Curie feudali, furono istituiti in Sardegna sette Tribunali e Thiesi fu sede di uno dei mandamenti con il proprio carcere, ubicato presso la torre dell’ex palazzo baronale. Tra il 1841 e il 1843 le riforme di Carlo Alberto provocarono nuovi disagi nel territorio, in modo particolare con i paesi di Bessude e Cheremule per l’istituzione dei nuovi confini comunali. In questo periodo Thiesi faceva parte della Divisione di Sassari, Provincia di Alghero. Pochi anni prima dell’Unità d’Italia, i rapporti commerciali con Marsiglia si intensificarono, come dimostrano i numerosi prodotti francesi presenti in paese che riportano il timbro di fabbrica S. Leon- 11 Thiesi Marseille per le tegole e Maurel-Aubagne per tubature e canali di gronda in terracotta. Nel 1853 Manuel Giuseppe Serra, detto Mandraslargas, fu il primo tiesino a intraprendere, con ottimi risultati, l’attività del commercio di bestiame direttamente con la Francia. Nel contempo fiorirono tutte le attività economiche, in particolare il commercio ambulante che si estese a tutta l’isola, la produzione di carri e l’edilizia. Nel 1855 il Comune acquisì i beni del convento in seguito alla soppressione delle comunità monastiche e nello stesso anno si diede avvio al consorzio per la costruzione delle strade vicinali Thiesi-Bessude-bivio Siligo e Thiesi-Borutta-Bonnanaro; il preventivo di spesa e l’autorizzazione alla vendita del fondo comunale di Chidonza per il reperimento dei soldi necessari furono approvati dallo stesso Cavour. La costruzione di strade di penetrazione agraria durò fino al 1885, realizzando una rete viaria di oltre 80 km. Durante questi anni la microstoria locale s’interseca spesso con i grandi eventi della storia preunitaria e nazionale. Numerosi furono i tiesini che parteciparono alle guerre per l’indipendenza, alla spedizione dei Mille e alla presa di Roma. In seguito all’Unità d’Italia le riforme socio-economiche intraprese dallo Stato contribuirono allo sviluppo del paese con l’istituzione di servizi tra cui la pretura (1865), l’agenzia delle entrate (1875), il telegrafo (1878), una nuova caserma dei carabinieri (1886), un servizio veterinario e di ostetricia (1887), il presidio medico (1889), la farmacia (1899), l’asilo orfanotrofio (1900), l’acquedotto pubblico (1913) e l’ospedale (1929), per cui Thiesi, un paese di appena 3769 abitanti nel 1901, era paragonabile ad una cittadina. Le conseguenze della Prima guerra mondiale ebbero ripercussioni anche a Thiesi ma, grazie alla loro intraprendenza, gli abitanti del paese seppero rimettersi in gioco. I contadini migliorarono la resa della produzione agricola costituendo una cooperativa (sa lega), che occupò le terre incolte e introdusse l’uso di nuove tecnologie; i pastori ebbero nuove opportunità derivate dalla crescente richiesta di prodotti ovini dal mercato italiano; alcuni imprenditori crearono le prime industrie casearie e svilupparono il commercio delle pelli grezze, attività che caratterizzeranno l’economia del paese fino ai giorni nostri. La maggioranza della forza lavoro era comunque costituita da contadini e, in minor misura, da pastori; il sostentamento delle famiglie era soggetto alla buona riuscita dell’annata agraria. L’economia subì un altro duro colpo con il secondo conflitto mondiale. 12 La ripresa, seppure lenta, si caratterizzò per il radicamento delle attività industriali e l’insediamento e lo sviluppo di trasporti, edilizia e servizi. Furono penalizzate le attività agricole, in particolare la cerealicoltura per il deprezzamento del grano, cui seguì l’abbandono della terra con conseguente flusso migratorio o la ricerca per i giovani di nuove professioni. In questi anni un’opportunità di impiego fu data dalla costruzione della diga del Bidighinzu. Nel 1951 venne inaugurato il cinema Moderno, importante mezzo di informazione e di conoscenza. Durante gli anni ’60 furono costruiti nuovi e moderni caseggiati per le scuole di ogni grado. Negli anni ’70-80 la floridezza economica del paese raggiunse l’apice con il massimo sviluppo dell’industria casearia. Nel contempo la locale squadra di calcio, la “Polisportiva Thiesi”, fondata nel 1929, esordiva nel campionato di serie D nazionale e la vita culturale era animata dalla presenza di Radio Tele Mejlogu, una radio libera che, oltre all’intrattenimento, ha lasciato un’ impronta sociale di particolare rilevanza. Il nome, l’economia, i personaggi Quell’insolita H Le ipotesi sull’origine del nome, nel Medioevo Tigèsi, poi Tièsi, e infine Thiesi, hanno scarsa attendibilità. L’assonanza con l’aggettivo sardo tièsu (“esteso”) e la derivazione dalla voce fenicia Bethiezi (“casa della mia fortezza”), proposta dal canonico Giovanni Spano, non tengono conto della radice tig-. Lo studioso francese Leroux attesta la presenza nel territorio di un fondaco commerciale fenicio chiamato campo dei Thirèsi, denominazione associabile a Tigèsi. L’h è stata utilizzata per la prima volta nel 1873 in un documento commerciale, probabilmente per evitare che il nome Tiesi fosse confuso con Tissi, generando ritardi nella corrispondenza. L’uso del Th si consolidò senza trovare opposizione e dal 1924 si ha solamente la voce Thiesi. L’economia e la società Thiesi si distingue per l’attività economica e produttiva perché ha saputo creare nel proprio territorio una filiera completa di trasformazione del latte ovino, che viene im- 13 Thiesi portato da tutta l’isola per essere trasformato in formaggi destinati al mercato nazionale e internazionale. Vi sono ditte che si occupano della raccolta e la salagione delle pelli, della produzione di caglio naturale, della macellazione e la trasformazione delle carni. Il settore primario è costituito da un centinaio di aziende agricole, tutte a conduzione familiare, in cui è prevalente l’allevamento ovino e bovino, ma non mancano suini ed equini. Si coltivano soprattutto foraggi. È com- Stagionatura del pecorino romano. Murale sulla tradizione casearia in piazza Eleonora d'Arborea. pletamente scomparsa l’attività de su massaju, per cui è raro vedere coltivazioni di grano, e gli azzurri campi di lino sopravvivono solamente nella memoria dei più anziani. La produzione delle vigne, degli uliveti e degli orti è limitata all’uso familiare. Le attività artigianali tradizionali sono drasticamente ridotte, mentre ne sono nate di nuove nell’ambito alimentare (pasta, liquori, dolci). Sopravvive il settore edile ed è ben sviluppata l’attività di trasporto merci. Il terziario, con attività commerciali, di servizio e istituzioni, conta un discreto numero di addetti. Sono presenti due istituzioni scolastiche autonome (l’Istituto comprensivo di scuola materna, elementare e media e l’Istituto d’istruzione superiore) insieme a una scuola privata dell’infanzia. L’ospedale, operativo dal 1929, offre diversi servizi ambulatoriali e diagnostici, gli uffici della ASL, il centro dialisi e un reparto di lungodegenza. Vi sono, inoltre, una comunità alloggio per anziani, due istituti di credito, le stazioni dei ca- 14 rabinieri e del corpo forestale, l’agenzia dell’INPS, uffici di enti regionali, nonché gli uffici pubblici essenziali, società di servizi e associazioni sindacali. La ricettività è rappresentata da un albergo, due aziende agrituristiche e alcuni bed&breakfast. Il centro del commercio all’interno del paese è articolato principalmente su tre vie: corso Vittorio Emanuele, via Roma e via Umberto I, dove si trovano numerosi bar, negozi e uffici. La presenza delle attività e dei servizi attira numerose persone dai centri vicini. La popolazione subisce il decremento che è proprio di quasi tutti i centri minori della Sardegna, perché il calo della natalità e l’aumento dell’emigrazione non sono colmati dalla presenza di numerosi immigrati stranieri. La vita sociale è animata da diverse società sportive, dalla Pro Loco, da alcune associazioni culturali e di volontariato che propongono nel corso dell’anno diversi momenti di aggregazione e intrattenimento. Personaggi illustri Numerosi personaggi hanno dato lustro al paese. Molti tiesini parteciparono alle guerre per la costruzione dell’Unità d’Italia. Tra essi ricordiamo Angelo Tarantini (18361905), maddalenino di nascita, sposato e vissuto a Thiesi, che partecipò alla spedizione dei Mille, e Gio- vanni Sassu (1829-1888), eroe nella guerra di Crimea che meritò quattro medaglie al valor militare, partecipando alle guerre d’Indipendenza, compresa la presa di Roma; a lui e al suo valore è dedicato un quadro oggi esposto nel Museo del Risorgimento Italiano di Milano. In entrambi gli eventi bellici mondiali si distinse il generale Giuseppe Musinu (1891-1992), pluridecorato comandante della Brigata “Sassari”, che ebbe anche la buona sorte di vivere oltre cento anni. I sardi lo ricordano sempre presente, con lucidità e fierezza, in tutte le cerimonie pubbliche in onore dei suoi soldati. Tra i caduti ricordiamo il tenente medico Giovannino Musinu (19031941), medaglia d’argento, e il comandante Giuseppe Demartini (1912-1941), medaglia d’oro. Nella lotta partigiana cadde il giovanissimo Serafino Pinna (1922-1944), ucciso in un piccolo paese dell’Appennino ligure. Tra i numerosi poeti si ricordano Ausonio Spano (1870-1941) e Giovanni Antonio Cossu (1897-1972), e i cantori estemporanei Andrea Ninniri (1890-1969) e Antonio Piredda (1905-1984), che parteciparono alle gare poetiche sui palchi di tutta l’isola. Tra gli artisti ricordiamo Aligi Sassu (1912-2000), pittore e scultore di fama internazionale, che dalla sua infanzia tiesina trasse l’ispirazione per i suoi cavalli e i colori forti del paesaggio mediterraneo; tra le sue opere un prezioso affresco che rappresenta i moti antifeudali si può ammirare al- 15 Thiesi Il generale Giuseppe Musinu. l’interno della sala civica a lui intitolata, e un mosaico ispirato alla vita e alla natura è visibile sulla parete esterna dell’ex Istituto commerciale. Di grande talento, inoltre, Alfredo Chighine (1914-1974), uno dei maggiori esponenti europei della pittura informale e astratta del ’900, nel cui ambito si ritagliò uno spazio personale originale; frequentò a Thiesi le scuole elementari prima di trasferirsi definitivamente a Milano, dove il padre era emigrato. Tra gli intellettuali spicca la figura del sociologo Luca Pinna (19191982), scrittore e documentarista; collaborò con la RAI realizzando numerosi documentari, e svolse un’intensa attività politica. Tra i suoi numerosi scritti, di grande rilevanza il saggio La famiglia esclusiva, edito Aligi Sassu. da Laterza nel 1971, risultato dell’inchiesta sociologica sui processi di trasformazione della famiglia italiana. Nino Giagu Demartini (1925-2006), consigliere regionale DC, assessore, presidente della Regione Autonoma della Sardegna e infine senatore e sottosegretario di Stato, fu uno dei principali esponenti della politica sarda del dopoguerra. Tra gli attori dello sviluppo economico del paese Serafino Pinna (1923-2007) fu insignito del titolo di Cavaliere del lavoro dal presidente della Repubblica. Molti altri artisti, imprenditori, sacerdoti, semplici contadini, combattenti, hanno avuto un ruolo importante nella storia degli ultimi duecento anni. L’affresco di Aligi Sassu all’interno della sala civica. 16 Le feste, le ricorrenze, il costume tradizionale Nostra Signora di Seunis Dal 7 al 9 settembre si svolgono i festeggiamenti in onore di Nostra Signora di Seunis, appuntamento irrinunciabile per ogni tiesino. Le celebrazioni religiose hanno inizio il 30 agosto con la novena, cui segue nella notte tra il 7 e l’8 una sugge- Santuario di Nostra Signora di Seunis. 17 Thiesi stiva veglia di preghiera, su ’izadolzu, che si conclude con la messa dell’Aurora. Il giorno 9 si tiene la solenne processione in cui il simulacro della Vergine viene trasportato su un carro trainato da buoi e accompagnato da cavalieri in costume. In passato la festa era organizzata sarda, canti e balli tradizionali, gare acrobatiche equestri, sas pariglias, nonché manifestazioni sportive e concerti di musica leggera. È una grande festa, di richiamo per tutto il territorio, caratterizzata da un’ampia partecipazione popolare. Cavaliere durante la processione in onore della Madonna di Seunis. La festa di San Giovanni Battista. dai contadini, sos massajos, che costituivano un comitato seguendo un antico e articolato rituale che si conserva ancora oggi. Fra i festeggiamenti civili non mancano le gare poetiche estemporanee in lingua 18 Santu Juanne La festa di San Giovanni Battista è organizzata dai giovani, sos bajanos. Il 23 di giugno, nella sera della vigilia, si accende un grande fuoco nel sagrato della chiesa campestre a valle del palazzo comunale. È un antico retaggio precristiano legato al solstizio d’estate, con arcaici riti magici legati al culto dell’acqua e della luce. Si ritiene che l’acqua della sorgente raccolta in una vasca davanti alla chiesa acquisti soltanto in quella notte effetti taumaturgici. Si pratica ancora il rito del “comparato”: le coppie di amici saltano il fuoco tenendosi i due capi di un fazzoletto e in questo modo consolidano il rapporto di amicizia diventando compari e comari de muncaloru o de Santu Juanne, con un giuramento che dura per sempre. I festeggiamenti civili comprendono sia una cena a base di pecora bollita con patate ed esibizioni legate alla tradizione, sia modernissimi concerti dei generi musicali più innovativi, che attirano ogni anno numerosi giovani da tutta la provincia. Rocchitas in festa Tra le varie manifestazioni, durante il periodo invernale, tutte le asso- ciazioni culturali e i comitati delle feste riuniti organizzano una festa popolare che rende vitale il centro storico. Il convivio è a base di pane untinadu, salsiccia arrosto, carne di cinghiale, formaggi, dolci e altre pietanze appositamente preparate per l’occasione, innaffiate di buon vino rosso. Un piacevole momento di convivenza tra gli abitanti del paese, accompagnato da balli e canti tradizionali, in cui il calore degli affetti e del fuoco prevalgono sul freddo della sera e restituiscono emozioni semplici e genuine. Alcuni cori mantengono viva la consuetudine antica del canto a tenore, che a Thiesi si chiama cunsonu, composto da quattro voci. Si esegue un originale modulo di canto tipico del paese chiamato Sa maestralina. Particolari esibizioni il 31 dicembre e il 5 gennaio con i canti augurali A Gesus in allegria e Sos tres Res. Piccoli comitati, eredità delle antiche corporazioni di mestieri, organizzano durante l’anno numerose feste religiose minori. A queste si aggiungono diverse manifestazioni culturali, sportive e di intrattenimento promosse dall’Amministrazione comunale, dalla Pro Loco, da associazioni e singoli cittadini. Tra esse si ricordano l’oramai consolidato premio di poesia sarda, la manifestazione Artes e sabores, un’esposizione delle produzioni locali, alcune gare di automobilismo a livello regionale e la recentissima rassegna cinematografica su cinema e musica. 19 Thiesi Il costume tradizionale Le famiglie conservano gelosamente gioielli e indumenti tramandati da generazioni. Elemento caratterizzante del vestiario femminile era in passato sa tuniga groga, la gonna di orbace giallo, oggi esistente in un solo esemplare. Il costume di gala, indossato ancora nelle processioni, comprende: la gonna plissettata di panno rosso (sa bunnedda ruja) con una decorazione di pizzo nero al di sopra dell’orlo, coperta anteriormente da un grembiule di seta operata, in prevalenza nero o color avorio, arricchito da ricami o da applicazioni di trinette nella parte inferiore; la camicia di tela di lino o di cotone, ampia e regolabile, con il collo finemente ricamato e l’apertura anteriore decorata con ricami e pizzi, chiusa da bottoni in filigrana d’oro o d’argento; un busto (s’imbustu) reso rigido da steli di palma, ricoperto nella parte posteriore di broccato o di raso ricamato; un corto bolero (su corittu), di velluto rosso ricamato nei modelli più ricchi, con le maniche chiuse da 8-12 bottoni di filigrana d’argento (sa buttonera). Sul capo un velo di tulle bianco decorato a mano. Completano il costume i gioielli: in particolare non può mancare la collana di corallo e oro (apostada de oro). Il vestiario maschile più antico comprende calzoni a gonnellino di orbace nero plissettato (sas ragas), che sovrastano calzoni di tela bianca infilati sotto il ginocchio nelle ghette (bultzighinos), anch’esse d’orbace. Il costume tradizionale. Il busto è coperto dalla camicia bianca e da un giubbetto di velluto nero doppiopetto, chiuso da due file di bottoni d’argento, decorato nella parte posteriore da un inserto verticale di panno rosso. Nei primi anni del Novecento si afferma l’uso di pantaloni 20 lunghi e del corpetto monopetto d’orbace. Il copricapo tipico sardo (sa berritta) completa il costume. Nei mesi freddi s’indossava il cappotto (cabbanu) o il giaccone (cabbaneddu), sempre in orbace nero, entrambi muniti di cappuccio. La gastronomia La cucina tradizionale quotidiana è semplice, ricca di minestre, zuppe e contorni di verdure legati alle produzioni stagionali. Un pranzo tipico delle occasioni di festa prevede antipasti a base di olive e salsiccia insaporita con semi di finocchio (anis), che ancora le famiglie preparano artigianalmente; una S’impanada. 21 Thiesi delle prelibatezze offerte agli ospiti è s’impanada: un piccolo scrigno di pasta ripieno di carne di maiale o di agnello, arricchita con lardo, olive e spezie. Tra i primi piatti sono diffusi i ciccioneddos (gnocchetti), i maccarrones a ferrittu (piccoli bucatini fatti a mano, avvolgendo la pasta Dolci tipici. intorno a un ferro da calza) e i culunzones (ravioli) di ricotta e prezzemolo conditi con abbondante sugo e formaggio pecorino, o in alternativa i maccarrones furriados (tagliatelle condite con formaggio fresco acido). I secondi prevalenti sono a base di carni di agnello, maiale e interiora, arrosto o in umido. Legata alle più antiche tradizioni è la preparazione di un succulento sanguinaccio di maiale cotto direttamente sulla viva fiamma, su sàmbene in fiacca, che si può gustare nei mesi invernali. Gli squisiti formaggi locali non possono mancare in ogni pasto o spun- 22 tino. La panificazione casalinga è quasi scomparsa; permane invece la preparazione di sas lezes, i dolci tipici legati alle ricorrenze religiose, pabassinos e ancas de cane (un particolare tipo di pane arricchito di noci, uvetta e semi di finocchio selvatico, dalla caratteristica forma a “S”) per la festa di tutti i Santi, cattas, montegadas e angelottos per il Carnevale, tiriccas in quaresima, casadinas e piricchittos per la Pasqua. Per i matrimoni e le feste familiari si offrono agli ospiti leggerissimi biscotti savoiardi “a onda” preparati con maestria, amarettos e bianchinos. Piccola antologia Thiesi, con la sua storia quasi millenaria, ricca di fermenti, di conquiste, di progresso economico e sociale, è un paese atipico e straordinario, in relazione all’entità numerica dei suoi abitanti. Geograficamente al centro del mandamento, nell’ultimo dopoguerra non ha mai avuto particolari incrementi demografici, ma anche flessioni di considerevole entità. La stessa emigrazione (molto spesso compensata con l’immigrazione) ha sempre avuto aspetti particolari: si è trattato, quasi sempre, di frange artigianali che andavano negli USA, in Canada, in Australia ecc. o dei giovani che si arruolavano nelle varie armi [...]. È un centro pressoché autosufficiente, posto in una zona par- 23 Thiesi ticolarmente felice, che deve la sua condizione all’attiva intraprendenza dei suoi abitanti, che da tutte le attività (commercio, industria, artigianato etc.) hanno sempre saputo ricavare il massimo, aggiornando e migliorando le strutture in relazione e al passo col progresso e con l’evoluzione tecnologica. Può anche darsi che buona parte della sua fortuna si possa attribuire ad un certo tipo di conformismo che caratterizza i suoi abitanti; certo è che, in tutto l’ultimo secolo, ha sempre saputo trarre vantaggi considerevoli da qualsiasi circostanza, adeguandosi felicemente e prontamente a tutti i mutamenti politici e sociali [...]. (Gavino Palmas, Thiesi Villa Antifeudale, Cagliari 1974). Lo storico caseggiato dell’Asilo infantile che si affaccia sulla piazza di Santa Vittoria. 24 L’itinerario Il paese si raccoglie principalmente attorno al primo nucleo del centro storico noto come Sas Rocchittas, il cui nome richiama un borgo fortificato, arroccato; in effetti, buona parte di esso è naturalmente protetto da una scoscesa parete di roccia calcarea. Le stradine sono ben soleggiate e conservano ancora scorci di particolare suggestione, Il Municipio. 25 Thiesi dove è possibile ammirare quelle che fino a pochi anni orsono erano le semplici abitazioni dei tiesini alternate tra costruzioni a un piano (con i muri realizzati di malta e paglia e coperte con tegole a coppo) e palazzotti più recenti dallo stile sobrio, spesso arricchiti da inserti decorati e da lunette di ferro al di sopra dei portoni d’ingresso. La torre-prigione spagnola nel centro storico. Dal Comune alla chiesa parrocchiale L’area di maggiore concentrazione di monumenti è l’attuale piazza Caduti in Guerra. Da qui si può accedere all’area della necropoli neolitica di Binza ’e Josso, composta da 6 tombe a domus de janas con interessanti tracce di riuso, alcune delle quali trasformate in impianti per la produzione del vino o in vani di servizio del palazzo baronale. Al centro della piazza il Monumento ai Caduti realizzato in seguito alla Prima guerra mondiale per volere degli abitanti del paese che ricorsero a risorse proprie pur di onorare gli “eroi” di guerra. Delimitano la piazza il Palazzo comunale, progettato dall’ing. Achille Dettori alla fine del XIX secolo assieme al civico mercato e all’ex mattatoio ad esso 26 annesso, edificati sui ruderi del Palazzo baronale, distrutto in seguito ai moti antifeudali, di cui si conserva superstite solamente la torre-prigione. La torre aveva sicuramente funzione di presidio all’antico accesso al paese; durante il XVIII e XIX secolo fu munita di ulteriori ambienti per consentirne l’utilizzo come carcere mandamentale. Dalla piazza Caduti si prende per via Matteotti, dai tiesini chiamata carrela ’e puttu (“strada del pozzo”) per la presenza di un pozzo che prima della costruzione dell’acquedotto pubblico riforniva di acqua potabile buona parte della popolazione. Sulla sinistra della strada ha inizio la gradinata che in passato era l’accesso al paese: attraverso di essa si raggiunge la chiesa di San Giovanni, inserita in un contesto naturale ricco di acque e vegetazione. La chiesetta, a navata unica, è stata edificata presumibilmente intorno al XVII secolo ed è importante non tanto per l’architettura quanto per la tradizione religiosa e popolare di matrice pagana che si palesa durante la festa del 24 giugno attorno ad un grande fuoco nell’area del sagrato. Sotto il piano stradale una galleria di circa 50 metri testimonia i vari interventi urbanistici avvenuti nel secolo scorso. Dalla via si scorge uno degli scorci più belli della torre campanaria e, ad angolo con via Garau, dove in passato sorgeva l’antica parrocchiale in stile romanico dedicata alla Madonna delle Nevi, demolita nel 1924, si nota uno dei primi edifici destinati alla stagionatura del formaggio. Dall’altro lato della strada, sulla parete laterale di un’umile casa, si notano i bassorilievi realizzati dallo scultore locale Leoni, che per diletto impreziosì la sua abitazione con soggetti che avevano caratterizzato la sua vita. Poco più avanti la settecentesca chiesa di San Filippo Neri, dalla semplice facciata rinascimentale ripartita in due ordini scanditi da una cornice in rilievo; alcuni ritengono che in passato fosse la cappella privata di Filippo Flores, un nobile del paese. Lungo tutta la via sono visibili alcune casette ad un piano riferibili al primo impianto medievale del paese, costruite con tecniche povere ma solide e robuste. Alcune di queste case, oltre ad essere umili abitazioni, avevano funzione di deposito, legnaia o laboratorio artigianale. Numerose, 27 Thiesi inoltre, qui come in tutto il centro storico, le residenze di proprietà della media borghesia locale, sviluppatasi tra la prima metà del XIX secolo e il primo trentennio del ’900. In particolare su questa strada si segnala la Casa Flores-Serralutzu, dal particolare portone architravato. Chiude la strada l’Asilo infantile San Michele, edificato alla fine del XIX secolo; l’edificio si caratterizza per l’austera facciata in cui si osserva l’accostamento di caratteri tipicamente neoclassici con aspetti dello stile liberty. Raggiunta la piazza Santa Vittoria, prima di procedere alla visita della chiesa è importante osservare i palazzi d’ispirazione neoclassica che la circondano: la Casa parrocchiale (1892) e Casa Fanny Porqueddu, residenza di una delle più importanti e ricche famiglie nobiliari tiesine. In genere le case storiche del paese hanno esternamente un aspetto molto sobrio, mentre all’interno sono dotate di ambienti raffinati, spesso dipinti, che esprimono i gusti estetici del periodo in cui sono state realizzate. La chiesa parrocchiale, dedicata a Santa Vittoria, fu eretta alla fine del XV secolo in forme gotico catalane. La facciata a frontone liscio è ornata da un elegante rosone policromo e il portale è sormontato da un architrave scolpito con nove immagini di santi, racchiuso da un arco floreale. Nel Seicento fu costruito sulla destra della facciata il campanile, impostato su una base quadrata che poi diventa ottagonale e coperto con un cupolotto. L’interno è a navata unica absidata scandita in quattro campate con cappelle laterali. Tra le opere il pulpito ligneo (XV sec.), la Pala di Santa Vittoria opera del maestro Francesco Pinna (XVII sec.) e numerose altre pitture e suppellettili sacre custodite nei locali della sacrestia. Un sottopasso mette in comunicazione la piazza con la parte bassa di via Marconi dove, adiacente all’edificio ecclesiastico, si può vedere il Monte Granatico, fondato nel XVIII secolo per far fronte al periodo di contrazione economica con aiuti agli agricoltori. Proseguendo sulla sinistra s’incontra la piazza Eleonora d’Arborea, cuore attivo del paese fino a pochi anni orsono, recente- Chiesa di Santa Vittoria, portale. 28 mente decorata con un murale dedicato alla produzione casearia. Da qui un piccolo vicolo conduce in corso Vittorio Emanuele II, arteria principale del centro urbano, nota come rione Sos Cavalieris in virtù del fatto che su questa strada si concentra la maggior parte delle abitazioni private delle famiglie dell’antica nobiltà tiesina. Tra queste spicca per dimensioni la Casa Garau-Grondona, dalla facciata sobria e regolare e gli interni voltati a crociera, alcuni dei quali decorati. Si ritiene che fosse la sede della guarnigione di Tiesi e che nel 1800 sia stato donato al generale Grondona come ricompensa per il successo avuto contro i ribelli dell’annu ’e s’attaccu. Le chiese minori e il Museo Sassu Un secondo itinerario prevede la visita delle chiese minori del paese, di alcune case storiche e del museo dedicato al pittore Aligi Sassu. Provenendo da Alghero, sulla strada principale via Demartini, si incontra in una piazzetta la chiesa di San Sebastiano edificata, o forse solo ampliata, nel XVIII secolo. La facciata è molto semplice, con il tetto a capanna sormontato da una croce in pietra. L’interno ad aula scandita da tre campate con tre cappelle laterali – secondo i canoni dell’ordine dei Cappuccini – è impreziosito da altari lignei, dal coro e alcune opere pittoriche. L’annesso convento, di cui è visitabile solamente il chiostro, in seguito alla soppressione degli ordini religiosi divenne parte integrante della storia del paese. È stato, infatti, sede di scuole, uffici, laboratori artigiani e abitazioni popolari. Proseguendo, si giunge ad un quadrivio da cui hanno inizio le direttrici viarie che portano verso l’interno del centro abitato. In questo punto è visibile un bellissimo murale che illustra la festa di Nostra Signora di Seunis tanto cara ai tiesini. Presa la strada al centro, via Roma, dopo poche decine di metri si incontra sulla sinistra la chiesa di Santa Croce, edificata con molta probabilità nella prima metà del ’600. La facciata in stile rinascimentale ha il portone timpanato sormontato da una finestra rettangolare. Sull’apice del tetto a capanna si ammira una croce lobata decorata con rosette e volute. L’interno è ad aula voltata a botte, scandita in tre campate. In origine c’erano sulla sinistra due cappelle, in seguito demolite per favorire il passaggio lungo la strada che costeggia l’edificio. Tra le opere presenti all’interno si segnalano il pregevole pulpito ligneo montato su mensoloni decorati, l’altare ligneo e la statua di Cristo crocifisso utilizzata durante i riti della Settimana Santa. Era sede in passato della confraternita della Santa Croce. La passeggiata continua su via Roma fino a quando, prima della strettoia, si imbocca sulla destra un viottolo che conduce alla chiesa di Sant’Antonio, edificata dalla signora Domenica Angela Fadda-Delitala intorno al 1650. La facciata è ripartita in tre 29 Thiesi settori scanditi da modanature in rilievo; nel primo in basso si apre il portale architravato, nel secondo una finestra. Il timpano è sormontato da un pregevole campanile “a vela”. L’interno ad aula è suddiviso in tre campate voltate a botte, così come l’abside. All’esterno, sulla parete po- La cinquecentesca chiesa parrocchiale dedicata a Santa Vittoria. La chiesa di San Sebastiano. steriore, è visibile l’unica meridiana del paese. Tornati su via Roma si prosegue per un centinaio di metri fino al civico 112. Questo palazzo, noto come Casa Flores, è importante per la storia del paese, perché dalla balconata a due archi il notaio Francesco Cilocco parlò al popolo nel novembre del 1795 incitandolo contro il feudatario. A questo discorso seguì la distruzione del palazzo baronale e il primo patto antifeudale di Sardegna tra Thiesi, Cheremule e Bessude. Raggiunta piazza Cavour si prende a sinistra il viale Madonna di Seunis che ci conduce al santuario omonimo, edificato presumibilmente intorno alla metà del XVII secolo; la prima citazione nei registri parrocchiali risale al 1637. La facciata “a culmine ricurvo” 30 di stile tardo manieristico è impreziosita al centro da un semplice portale sormontato da una bifora arcuata. L’interno, a navata unica absidata con cappelle laterali scandite da archi a tutto sesto, uno dei quali gemmato, è semplice e sobrio. In ciascuna cappella si conservano culti di santi minori legati alla religiosità del paese. L’abside è impreziosita da un altare maggiore neoclassico che custodisce in una teca il simulacro ligneo della Vergine. La leggenda vuole che la chiesa sia stata edificata sul luogo del ritrovamento della cassa contenente il simulacro, venuta alla luce durante lavori di aratura nel pianoro. Di particolare suggestione il panorama che si gode dalla piazza, luogo d’incontro dei tiesini durante le calde serate estive. Dal santuario s’imbocca via Garau e La chiesa di Sant’Antonio da Padova. Casa Flores. a circa metà della strada, è visibile il Museo Aligi Sassu, di recente istituzione. L’esposizione permanente ospita una collezione di 120 opere grafiche donate da Helenita Olivares Sassu e Vicente Sassu Urbina, Alfredo Paglione e Antonio Serra. L’esposizione offre una panoramica completa dei diversi periodi d’attività dell’artista ed è impreziosita da un magnifico affresco realizzato nei primi anni ’60 in memoria dei moti antifeudali, di cui Thiesi fu promotore. L’artista decorò, inoltre, la facciata dell’ex Istituto Tecnico Commerciale con una ceramica che ha come tema la vita e la natura. Altri autori hanno decorato il paese in questi ultimi anni: lungo il prospetto principale delle scuole medie è visibile un’opera dello scultore sas- sarese Gavino Tilocca; numerosi murales di Pina Monne arricchiscono gli scorci più suggestivi del paese con raffigurazioni di attività tipiche, costumi, personaggi popolari e feste tradizionali. 31 Thiesi Una passeggiata nell’agro Un secondo itinerario propone la visita ad alcuni siti archeologici del territorio, che si distinguono per l’unicità, la monumentalità e il contesto paesaggistico in cui si trovano. Si tratta della necropoli di Mandra Antine, della grotta di Sa Korona di Monte Majore, della sughereta di Su Padru e del nuraghe Fronte Mola. Partendo dal centro abitato si prende la Statale 131 in direzione Alghero. Percorsi circa due chilometri si svolta sulla Provinciale per Romana, Chiesa di Nostra Signora di Seunis, l’altare maggiore. che attraversa tutto il territorio comunale. Dopo circa 10 chilometri compare un segnale turistico che indica sulla destra l’accesso alla necropoli. Una strada di penetrazione agraria porta fino ad un chiosco di legno dal quale ha inizio il sentiero che conduce alle tombe. La necropoli di Mandra Antine è formata da quattro sepolture a domus de janas scavate sul fronte di un affioramento trachitico. La tomba III, detta “Tomba dipinta”, studiata da Ercole Contu nel 1961, si distingue per la ricchezza e la varietà dei motivi architettonici e simbolici riprodotti nella cella principale. La pianta, del tipo a “T”, comprende quattro ambienti: un’anticella, forse preceduta da dromos, introduce nella camera maggiore a pianta rettangolare, sulle cui pareti laterali sono scavati i portelli d’ingresso di due celle di deposizione. L’aspetto più interessante sono i particolari raffigurati, con effetto policromo, sul soffitto, le pareti e il pavimento dell’ambiente principale. Sulla parete frontale spicca uno 32 schema taurino “a tutta parete” dipinto di rosso. La composizione è formata da una “falsa porta” quadrangolare che riproduce la testa del toro, impostata su una banda rossa orizzontale e sovrastata da due bande rosse con estremità ricurve verso l’alto che rappresentano le corna. Al centro si nota una serie di sei triangoli contrapposti e dipinti di nero, mentre dalle corna pendono, tre per parte, sei dischi nerastri. Completano lo schema iconografico due riquadri con disco, anch’essi neri, e alcune bande orizzontali. Anche sulla parete opposta era dipinta una composizione simile, che però attualmente risulta poco leggibile. Il significato associato alla raffigurazione dei globi pendenti è ancora oggi oggetto di discussione: l’ipotesi più accreditata è che si tratti di dischi solari connessi al culto dell’acqua o della fecondità. Anche il soffitto è decorato con una raffigurazione in rilievo negativo di un tetto a doppio spiovente con il trave di colmo e i travetti laterali, dieci per Opere di Aligi Sassu, conservate nel museo omonimo. parte. La volta è così suddivisa in venti riquadri dal fondo nero bordato di rosso, all’interno dei quali sono raffigurati, in color avorio, altri motivi simbolici: semicerchi, spirali, bande oblique. Al centro del pavimento è visibile un focolare circolare con coppella centrale delimitata da quattro cerchi concentrici scolpiti. Interessante anche la Tomba I o “delle paraste”, in cui sono resi in negativo alcuni elementi della capanna absidata di epoca neolitica, visibili nell’anticella. Lasciata la necropoli si prosegue sulla Provinciale per Romana. Merita una tappa il bellissimo nuraghe Majore, eretto sopra uno spuntone roccioso (in territorio di Cheremule) poche centinaia di metri dopo l’incrocio della strada Sas Baddes che conduce alla grotta di Sa Korona di Monte Majore. Alla grotta si arriva percorrendo per alcuni chilometri la strada di penetrazione agraria, ricca di scorci e panorami sulle vallate circostanti. Giunti quasi al termine un cartello indica sulla destra la de- 33 Thiesi viazione da prendere per raggiungere l’ingresso della cavità. Lungo il percorso sono visibili a un occhio attento i nuraghi di Monte Pitzinnu e Sa Caddina non fruibili. L’ingresso della grotta è nascosto dalla vegetazione, ma è facilmente individuabile grazie alla segnaletica. La visita all’interno richiede adeguati supporti speleologici e possibilmente una guida. La grotta, articolata in una grande sala ricca di concrezioni e in alcuni ambienti minori, è stata frequentata dall’uomo fin dalla preistoria. Ripresa la strada di Sas Baddes si giunge all’incrocio con la Provinciale Ittiri-Romana e si svolta in direzione Ittiri. Dopo circa tre chilometri s’incontra il primo svincolo sulla destra che immette in una strada di penetrazione agraria, di particolare interesse paesaggistico perché attraversa l’area naturalistica di Su Padru dove è possibile percorrere tra le sughere numerosi sentieri, a diretto contatto con la vegetazione spontanea e i suoi ric- Necropoli ipogeica di Mandra Antine, la “Tomba dipinta”. Il nuraghe Fronte Mola. chi profumi. Giunti al termine della strada si ripercorre in senso opposto la Provinciale per Thiesi, per poi imboccare la Statale 131 bis in direzione Alghero. Dopo circa tre chilometri di una strada che fiancheggia il lago Bidighinzu, un cartello indica il nuraghe di Fronte Mola. Noto fin dagli inizi del secolo scorso, l’edificio nuragico si trova in mezzo ai boschi lungo il versante dell’altipiano di Sa Sea, in località Mesu ’e Roccas, e gode di una posizione dominante sulla valle del Rio Mannu. Si tratta di un nuraghe del tipo “a corridoi”, con vani sussidiari 34 e una scala che conduce a una camera sovrastante. Contrariamente ai classici nuraghi a forma di torre circolare, la pianta del Fronte Mola è rettangolare (lungh. m 16.20; largh. m 12; alt. m 8). L’edificio è stato costruito con grossi massi di trachite che si riducono per dimensioni nei filari più alti. L’ingresso architravato si apre in posizione decentrata sul lato breve meridionale e introduce in un corridoio di circa 12 metri di lunghezza, chiuso da lastre orizzontali, che attraversa in senso longitudinale la costruzione. Sulle pareti del vano si aprono gli ingressi di quattro nicchie laterali coperte con piattabanda. Una di queste, la prima a destra, costituisce l’accesso al vano scala che conduce al piano superiore, formato da un ampio ambiente di pianta rettangolare, oggi a cielo aperto, da cui si ammira il lago Bidighinzu. Le informazioni utili Ospitalità, artisti e artigiani, prodotti alimentari Il paese è collegato per mezzo di autobus di linea con Sassari, Alghero, Ozieri, Macomer-Abbasanta e con gli altri centri del Meilogu. Fermata in via Umberto I. RIFERIMENTI PER IL VISITATORE Associazione turistico culturale Pro Loco Via Garau 5, Tel. 079 889147 GAL Logudoro Goceano Via Manzoni 10, Tel. 079 8870056 Pier Paolo Soro, archeologo Guida turistica, Tel. 334 3513591, [email protected] Ospitalità Hotel Il Cavallino Rosso Via F.lli Chighine 2, Tel. 079 886643 Agriturismo Cugumia SS 131bis Km 12,5, Thiesi-Ittiri, Tel. 079 886370 Agriturismo Sa Tanca de Santu ’Ainzu SS 131bis Km 8, direzione Thiesi-Ittiri, Tel. 333 7955274 B&B Da Anatolia Via Deffenu 19, Tel. 079 886787 B&B Guest House Casa Musinu-Pinna Via La Marmora 31, Tel. 349 7817143 B&B La Casa del Corso Via Umberto 39, Tel. 333 1673560 B&B Sa Falada Via Verdi 23, Tel. 347 3233456 B&B S’Intrada Via F.lli Chessa 1, Tel. 079 886874 B&B Sa Mesaluna Via La Marmora 33, Tel. 079 889716 B&B Sas Rochittas Via Eleonora d’Arborea 7, Tel. 349 3583497 B&B S’Apposentu Via La Marmora 86, Tel. 079 886679 Ristorante Mediterraneo Via Teololo Tanca 11, Tel. 079 886111 Ristorante-pizzeria Il Cavallino Rosso Via F.lli Chighine 2, Tel. 079 886643 Pizzeria Carrela Manna Via Roma 46, Tel. 079 889427 Pizzeria La Tegola Strada vicinale Tocoresi, Tel. 380 9023478 36 Artisti e artigiani Falegnameria F.lli Sanna, lavorazione del legno, intaglio e restauro Via Roma 2, Tel. 347 7116714 Falegnameria Vanni Puggioni, lavorazione del legno, intaglio e restauro Via Segni 6, Tel. 079 886840 Falegnameria F.lli Puggioni, lavorazione del legno, intaglio e restauro SS 131bis, Tel. 079 889630 Ditta Sanna Luca, lavorazione del ferro SS 131bis Km 5, Tel. 320 6555813 Carpenteria metallica Meloni Giuseppe, lavorazione del ferro Tel. 079 889472 Marcucci Emilio, calzolaio e lavorazione pelle e cuoio Via Roma 84, Tel. 079 889673 Arti Grafiche Pinna, laboratorio di stampa Via Roma 38, Tel. 079 889353 Jannas Srl, laboratorio di stampa Via Teologo Tanca 29, Tel. 079 885098 Prodotti alimentari F.lli Pinna Industria Casearia Spa, formaggi e latticini Via F.lli Chighine 9, Tel. 079 886009 Caseificio Mannoni, formaggi e latticini SS 131bis Km 4, Tel. 079 886006 Thiesilat, formaggi e latticini SS 131bis, regione Possilva, Tel. 079 885031 Gam formaggi, formaggi e latticini SS 131bis, Km 5, Tel. 079 886325 ET Formaggi, formaggi e latticini Regione Mesu ’e Jagas, Tel. 079 8879494 Manca Mario Lavorazione Artigianale Caglio, SS 131bis, Tel. 079 886858 Mannoni Carni e Salumi SP Ittiri-Romana Km 6,5, Tel. 079 886896 IMOS Carni Regione Su Trogliu, SP Thiesi-Cheremule, Tel. 079 889033 ALICOM Service, carni e salumi Regione Su Trogliu, SP Thiesi-Cheremule, Tel. 079 8870011 Cossu Carni Via Verdi 19, Tel. 340 4901982 Vargiu Mario, carni e salumi Via Musio 2, Tel. 079 889212 MLC di Pinna, carni e salumi Località Mesu ’e Jagas, Tel. 079 886234 Panificio Dore Via P. Sanna 11, Tel. 079 889430 37 Thiesi Panificio F.lli Paba Via De Martini M. d’Oro 10, Tel. 079 889711 Pastificio artigianale Tanda e Spada SS 131bis, Tel. 079 886751 Pasticceria del Corso di Sechi G. & C. Via Roma 114, Tel. 079 886744 Il Tralcio, produzione liquori Via De Martini M. d’Oro 81, Tel. 079 889548 Azienda vitivinicola Poderosa s.r.l. Tel. 349 2496798 SERVIZI DI PUBBLICA UTILITÀ Comune Piazza Caduti in Guerra 1, Tel. 079 886012 Stazione Carabinieri Via A. Sassu 1, Tel. 079 886606 Guardia forestale, Stazione forestale e servizi ambientali Via Manzoni 22, Tel. 079 886715 Ospedale Civile di Thiesi Viale Seunis 1, Tel. 079 8849411 (centralino) Poliambulatorio c/o Ospedale Viale Seunis 1, Tel. 079 8849411 Guardia medica c/o Ospedale Viale Seunis 1, Tel. 079 889177 Servizio veterinario c/o Ospedale Viale Seunis 1, Tel. 079 8849411 Farmacia Via Umberto I, Tel. 079 886007 Parafarmacia Via Roma 28, Tel. 079 8859737 P.A.M. Pubblica Assistenza Meilogu - Servizio ambulanze Tel. 079 889493/349 3266855 INPS Via Roma, Tel. 079 8849211 CESIL Centro per l’inserimento al lavoro Via E. Garau Tel. 079 889656 Banco di Sardegna Via Umberto 75 Tel. 079 8849300 Banca di Credito Sardo Via Vittorio Emanuele 91 Tel. 079 885046 Parrocchia Santa Vittoria Piazza Santa Vittoria 1 Tel. 079 889496 38 Soccorso stradale h24 Tel. 338 4723575 Stazione di servizio Q8 SS 131bis 10 Tel. 079 886427 Stazione di servizio Tamoil SS 131bis Tel. 079 886876 Autobus Seunis Tours di Piredda Via P. Micca 17 Tel. 079 886212 Piras Andrea NCC taxi Via Mazzini 21 Tel. 340 5929454 Musei e centri culturali Museo Aligi Sassu Via E. Garau Tel. 079 886012 (Comune) Biblioteca comunale Piazza Caduti in Guerra 1 Tel. 079 886012 Strutture sportive Campo sportivo comunale Polisportiva Thiesi-ASD Seunis 2004, calcio Associazione Sportiva Pealu, calcio Palazzetto dello Sport ASD Sporting Thiesi, pallavolo Palestra Scuole elementari Pallacanestro Thiesi-Centro Minibasket Palestra Scuole medie Associazione sportiva Shotokan Karate Truma Bikers, ciclismo Associazione sportiva Su Monte, ginnastica artistica e pilates Palestra privata Via F.lli Chighine Atlethic Move, ginnastica con attrezzi T.A.G. - Truma de archeogutturulugia Monte Majore, speleologia 39 Thiesi Progetto grafico Stefania Marras, Susy Lella Impaginazione Stefania Marras Segreteria di redazione Lavinia Foddai Referenze fotografiche Marco Crillissi: pp. 30, 31 (a sinistra) Salvatore Ferrandu: pp. 5, 7, 16 (in basso), 17, 26, 34 (in basso) Alberto Maisto: pp. 9, 24, 29 Marco Pisano: p. 18 (in basso) Giuseppe Puggioni: p. 8 Simonluca Puggioni: p. 18 (in alto), 20, 32 Pier Paolo Soro: pp. 6, 13-14, 21, 25, 28, 31 (a destra), 33 Archivio Carlo Delfino editore: pp. 15, 34 (in alto) Fondazione Museo Sassu: p. 16 (in alto) Giovanni Fancello, Sabores de su Mejlogu, Milano 2000: p. 22 Claudio Galleri, Elisabetta Borghi, Daniele Pescarmona, Francesco Pinna un pittore del tardo cinquecento in Sardegna, Quartu Sant’Elena 2000: p. 10 Finito di stampare nel mese di giugno 2012 presso D’Auria Printing S.p.A., Ascoli Piceno ISBN 978-88-7138-663-8 © Copyright 2012 by Carlo Delfino editore Via Caniga 29/B, Sassari tel. 079 262661-51 fax 079 261926 [email protected] www.carlodelfinoeditore.it - www.madebysardinia.it