Comune di Thiesi

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Comune di Thiesi
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TUTTI I COMUNI DELLA SARDEGNA
a cura di Salvatore Tola
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Thiesi
Testi di
Pier Paolo Soro, Gavina Tola
Carlo Delfino editore
Thiesi visto dall’alto.
Indice
La geografia, la storia
5
Il nome, l’economia, i personaggi
13
Le feste, le ricorrenze, il costume tradizionale
17
La gastronomia
21
Piccola antologia
23
L’itinerario
25
Le informazioni utili
Ospitalità, artisti e artigiani, prodotti alimentari
35
Thiesi
Provincia di Sassari
Regione storica
Meilogu
CAP 07047
Tel. 079
Azienda ASL n. 1
Sassari
Distretto sanitario
di Alghero
Superficie territoriale
kmq 63,83
Altitudine m 461
Unione dei Comuni del Meilogu
Abitanti al:
1951: 3455
1961: 3498
1971: 3330
1981: 3297
1991: 3344
2001: 3193
Ultimo rilevamento
Istat
1° gennaio 2011: 3010
Banari, Bessude, Bonnanaro,
Bonorva, Borutta, Cheremule,
Cossoine, Giave, Pozzomaggiore,
Semestene, Siligo, Thiesi, Torralba
La geografia, la storia
Il territorio
Thiesi è il capoluogo naturale della
regione storico-geografica del Meilogu. Il territorio comunale si
estende in forma allungata da est ad
ovest rispetto al centro abitato; confina a nord con Bessude e Ittiri, a
ovest con Villanova Monteleone e
Romana, a sud con Cossoine, Cheremule e Giave, a est con Borutta.
Il substrato geologico è costituito da
sedimenti marini del Miocene, che
Panoramica del centro abitato.
5 Thiesi
affiorano a oriente in un sistema di
colline e altipiani di rocce calcaree
separate da vallate scavate dai corsi
d’acqua, dominate dall’altopiano del
Monte Pélau (m 730), protetto dall’erosione da un’estesa colata basaltica del quaternario. A ovest i
sedimenti sono ricoperti da effusioni
di trachite e andesite oligoceniche,
che affiorano tra la vegetazione con
caratteristiche forme e conferiscono
al paesaggio un aspetto selvaggio,
Via Marconi. Sullo sfondo l’austero campanile.
con alture che superano i 600 metri.
Fa eccezione il Monte Majore (m
584), completamente calcareo. Al
centro l’altitudine diminuisce fino a
m 210 nella fertile vallata di Su
Campu, costituita da terreni di disfacimento in cui vari corsi d’acqua si
uniscono a formare il corso superiore
del Rio Mannu, che alimenta l’invaso del Bidighinzu. Le acque dei
versanti più occidentali scorrono
verso sud nel bacino imbrifero del
Temo.
Sulle alture sono presenti lembi di
antichi boschi costituiti da querce da
sughero, lecci, roverelle e aceri minori, che offrono protezione alla
fauna selvatica e rappresentano un
contesto privilegiato per itinerari naturalistici.
L’abitato è attraversato dalla Statale
131 bis che lo collega a est con la superstrada “Carlo Felice” e a ovest
con Ittiri e Alghero; da essa si dipartono le strade provinciali che lo uni-
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scono ai paesi del circondario e
un’adeguata rete di strade rurali. Al
visitatore che arriva da est si presenta
una vasta zona industriale e il nucleo
storico arroccato a m 461, dominato
dall’austero campanile. Ai quartieri
più antichi di carrela ’e puttu e sas
rocchittas si aggiunse nei secoli successivi un sistema viario lineare
(carrela manna, carrela ’e segus) e
l’abitato assunse la forma di un triangolo. Negli ultimi cinquanta anni il
paese si è esteso verso ovest e occupa ormai quasi completamente il
pianoro calcareo di Su Montiju.
Il passato lontano
Numerose sono nel territorio le testimonianze della frequentazione dell’uomo fin dalla preistoria. I più
antichi indizi di popolamento dell’area si riferiscono a una stazione
del Neolitico Antico (6000-4700
a.C.), rinvenuta in località Priestinu,
poco distante dal paese. Ma il sito
che maggiormente ha interessato gli
studiosi è Sa Korona di Monte Majore, un insediamento in grotta che
perdurò per quasi 7000 anni. La Cultura di Ozieri (4000-3200 a.C.) è documentata dalla presenza delle
necropoli a domus de janas, ubicate
in prevalenza lungo i versanti calcarei che delimitano l’abitato: Binza de
Josso, Cua Cua, Seunis, Corini,
Santu Juanne. Due gruppi, Sa Pedraia e Birgusa, sono visibili lungo i
costoni del pianoro di Corraile, ma
la necropoli maggiormente conosciuta è quella di Mandra Antine, per
la presenza della bellissima “Tomba
dipinta”.
Il nuraghe Fronte Mola, rarissimo esemplare a pianta quadrangolare.
Le testimonianze riferibili all’Età del
Rame (Culture di Sub-Ozieri, Filigosa, Abealzu, Monte Claro e Campaniforme, 3200-2200 a.C.) e alla
prima Età del Bronzo (Cultura di
Bonnanaro, 2200-1800 a.C.) sono
scarse, ma si può supporre la frequentazione dell’area interessata
dalle tombe ipogeiche neolitiche,
spesso riutilizzate dalle comunità
delle fasi culturali successive.
A partire dall’Età Nuragica (1800238 a.C.) la presenza dell’uomo diviene consistente e diffusa. A questo
riguardo è importante sottolineare la
particolare densità di protonuraghi o
nuraghi “a corridoi”: Sa Caddina,
Larista, Su Eredu, Colte ’e Unari e
Fronte Mola; quest’ultimo, dalla caratteristica forma rettangolare, è
unico nel territorio isolano. Il numero di nuraghi censiti nel 1929 dal
Taramelli si è notevolmente arricchito in questi ultimi anni per le ricerche più recenti. Alcuni, quelli più
vicini al paese, sono ormai ridotti
7 Thiesi
solo a pochi filari: Possilva, Toccoresi, Matibusa, Baldedu, Su Montiju
’e s’Ozastru, S’Ilvalezi, Santu Sistu,
Badde Maltine, Runaghe, Pabis,
Santu Jorzi, Calzarinu; di altri si può
ancora ammirare l’imponenza: Sa
Mura, Monte Forte, Mandra Antine,
Monte Mesu e Frenestas posto su
uno sperone roccioso in posizione
suggestiva. Presso il protonuraghe
Larista, sul pianoro di Sa Silva, una
muraglia megalitica protegge un terrazzo naturale. Si è riscontrata, inoltre, la presenza di villaggi in località
Monte Frulciu, Iscala Murones e
Monte Pelau, mentre la stessa grotta
di Sa Korona di Monte Majore custodisce presso l’ingresso un muro
megalitico riferibile a questo periodo. Recentemente sono stati rinvenuti materiali nuragici nel centro
storico del paese, presso la fonte
pubblica – Su Puttu de mesu ’e idda
– in via Matteotti, riferibili in gran
parte al Bronzo Finale (XII sec.
a.C.).
Necropoli ipogeica di Birgusa.
Ai nuraghi si accompagnano le
tombe di giganti di Campu ’e Rios,
Badde Concone e l’interessante
tomba di Baddiju Pirastu, l’unica in
Sardegna ad avere due camere sepolcrali parallele.
Scarse le attestazioni della presenza fenicia, mentre sembrerebbe
più incisiva quella cartaginese
(509-238 a.C.), sempre sottoforma di reperti ritrovati anche al
centro del paese.
L’epoca romana è poco attestata
dalle evidenze architettoniche, ad
eccezione dei cinerari visibili
nello spettacolare contesto di
Monte Mesu; sono invece numerosi i casi di ritrovamenti di materiali archeologici sia nel centro
storico sia sparsi nell’agro, così
come di località che hanno nomi
di predii romani. Si ha notizia dal
Taramelli di una necropoli in località Possilva.
L’Alto Medioevo non ha lasciato
segni tangibili di rilievo, ma non
mancano toponimi, reperti archeologici e alcune tombe.
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Il Medioevo
Con l’avvento del periodo giudicale
(XI secolo) l’abitato di Thiesi si
struttura così come accade a numerosi villaggi sparsi nel territorio, oramai non più esistenti, di cui si ha
però riscontro nei documenti, nella
toponomastica e nella tradizione popolare, oltre che, in alcuni casi, per
la presenza dei ruderi delle antiche
chiese, tra cui ricordiamo quelle in
stile romanico di Santu ’Eneittu e
Santu ’Ainzu, ancora in buono stato
di conservazione.
Notizie su Tigesi (Thiesi) si hanno
dai primi decenni dell’XI secolo nel
condaghe (un registro patrimoniale)
di San Pietro di Silki (1118), dove si
riferisce che “l’apatissa Theodora
conporalis assos homines de Tigesi”
[...] su saltu de Puthuruium”. Nella
scheda compaiono anche i vari nomi
de “Seuni” (Seunis) “Funtana dessa
figu nigella”, “Puthu passaris”,
“Funtana de tangone”, “Funtana guttiosa”, “Riu de jane corbu”, “Arulas”
e “Santa Maria de Tigesi”, toponimi
ancora in uso.
Scorcio panoramico con il campanile della parrocchiale.
Il riferimento del condaghe alla
chiesa di Santa Maria Hostana, antica parrocchiale del villaggio consacrata nel 1204, conferma la nascita
del primo nucleo abitativo nelle vicinanze di quel pozzo in precedenza
utilizzato dagli stessi nuragici, punici
e romani: su puttu ’e mesu idda, “il
pozzo al centro del villaggio”.
La presenza di una colonia ebrea
nel paese non è provata. Nonostante ciò gli stessi tiesini, soprattutto in passato, erano menzionati
come “ebrei” nei paesi vicini, probabilmente per il senso degli affari
che caratterizza la maggioranza
della popolazione.
Gianfrancesco Fara, nell’opera De
Chorographia Sardiniae, ci informa
che Thiesi faceva parte della curatorìa di Capitis Aquarum (Cabuabbas)
insieme ai villaggi di Jave, Cossoinus, Bessudes et Chelémulam e a
quelli abbandonati di Sùstana, Mògoro e Ìbilis, mentre abbiamo notizia
dal registro di San Pietro di Sorres
che la “villa” era compresa dall’XI
secolo nella diocesi di Sorres, nel
9 Thiesi
1503 accorpata a quella di Torres
(Sassari).
Alla caduta del Giudicato di Torres
(1262) la curatorìa passò sotto il dominio dei Doria e per oltre un secolo
fu teatro delle guerre con gli Aragonesi. Nel 1436, con la presa del castello di Monteleone, i Doria furono
estromessi dai loro possedimenti e il
re don Alfonso concesse in feudo a
Giacomo Manca le ville di Tiesi,
Cheremule e Bessude che andarono
a costituire il marchesato di Monte
Maggiore. I Manca, per dimostrare
la loro religiosità e onorare la vittoria
degli spagnoli, fecero costruire la
nuova parrocchiale dedicata a Santa
Vittoria.
Aragona, Spagna e Savoia
Durante l’età spagnola alle popolazioni fu imposto un gravoso regime
feudale che durò quasi quattro secoli.
Questa condizione non permise alcuno sviluppo agricolo, commerciale
o imprenditoriale tranne che per i
ceti agiati, che costruirono importanti residenze munite di corti e gra-
La Pala di Santa Vittoria.
nai. Alla fine del XVI secolo la signoria di Thiesi, feudo dei Manca,
passò a Gaspare Cariga, figlio di
Pietro Cariga ed Erilla Manca,
quindi agli inizi del XVII per matrimonio ai Ravaneda. Con la loro
estinzione il feudo ritornò ai Manca,
assieme al marchesato di Monte
Maggiore.
In generale, il periodo fu interessato
da un particolare fervore religioso e
le famiglie nobili finanziarono la costruzione di numerose chiese
(Sant’Antonio, San Filippo, Santa
Croce, San Sebastiano) e gli ampliamenti delle chiese di Santa Vittoria,
cui furono annessi le cappelle laterali e il campanile, e di Seunis, commissionando ai maggiori artisti del
10
tempo importanti opere d’arte tra cui
la Pala di Santa Vittoria.
Al passaggio della Sardegna sotto il
governo dei Savoia (1720), il regime
feudale permaneva e negli ultimi decenni del Settecento i tiesini dovettero subire i soprusi di don Antonio
Manca. Si racconta che il feudatario
chiedesse ai sudditi persino di chinarsi per fargli da sgabello quando
doveva riposare o salire a cavallo.
Nel 1789 si manifestarono i primi
fermenti di ribellione contro il feudatario; nel 1795 i villici distrussero
e incendiarono Su Palatu, il palazzo
del duca, e il 24 novembre stipularono un coraggioso patto antifeudale
con le comunità di Cheremule e
Bessude, che servì da incitamento
per gli altri villaggi.
I moti proseguirono sino al 1800
quando, in seguito ad una manifestazione pacifica contro le inique richieste del duca, il governatore del
Capo di Sopra, il conte di Moriana,
inviò una spedizione punitiva: il 6
ottobre 1800 arrivarono in numero
di 1500 tra militari e banditi, che
trovarono ad attenderli 800 uomini
armati, pronti a difendere strenuamente il loro villaggio. La battaglia
fu dura e persino il comandante
della spedizione, il cavalier Grondona, fu ferito da un fabbro disabile
ma ottimo tiratore; l’episodio originò il detto popolare s’archibusada de mastr’Anghelu. Dopo
diverse ore i villici furono costretti
ad arrendersi. Ventitré furono arrestati e le truppe regolari si ritirarono, ma i banditi assoldati per
l’occasione con la promessa del-
l’indulto razziarono il paese fino al
tramonto, commettendo ogni tipo di
violenza e lasciandolo semidistrutto. In quella triste giornata de
s’annu ’e s’attaccu morirono 14
persone, 32 rimasero ferite e 18
case vennero completamente incendiate; gli arrestati vennero in maggioranza condannati a morte.
Da “s’annu ’e s’attaccu” ai giorni
nostri
Nel 1803 fu potenziato il servizio
postale e nel 1823 fu inaugurata la
prima caserma dei Carabinieri Reali
in via Matteotti. Nel 1821 iniziò la
costruzione della strada reale “Carlo
Felice” Porto Torres-Cagliari, che
permise al paese di usufruire di ottimi collegamenti con le aree interne
dell’isola e soprattutto con i porti
principali, da cui ebbe notevole incremento il commercio. Nel 1836, in
seguito alla soppressione delle Curie
feudali, furono istituiti in Sardegna
sette Tribunali e Thiesi fu sede di
uno dei mandamenti con il proprio
carcere, ubicato presso la torre dell’ex palazzo baronale. Tra il 1841 e il
1843 le riforme di Carlo Alberto provocarono nuovi disagi nel territorio,
in modo particolare con i paesi di
Bessude e Cheremule per l’istituzione dei nuovi confini comunali. In
questo periodo Thiesi faceva parte
della Divisione di Sassari, Provincia
di Alghero. Pochi anni prima dell’Unità d’Italia, i rapporti commerciali con Marsiglia si intensificarono,
come dimostrano i numerosi prodotti
francesi presenti in paese che riportano il timbro di fabbrica S. Leon-
11 Thiesi
Marseille per le tegole e Maurel-Aubagne per tubature e canali di gronda
in terracotta. Nel 1853 Manuel Giuseppe Serra, detto Mandraslargas, fu
il primo tiesino a intraprendere, con
ottimi risultati, l’attività del commercio di bestiame direttamente con
la Francia. Nel contempo fiorirono
tutte le attività economiche, in particolare il commercio ambulante che
si estese a tutta l’isola, la produzione
di carri e l’edilizia.
Nel 1855 il Comune acquisì i beni
del convento in seguito alla soppressione delle comunità monastiche e
nello stesso anno si diede avvio al
consorzio per la costruzione delle
strade vicinali Thiesi-Bessude-bivio
Siligo e Thiesi-Borutta-Bonnanaro;
il preventivo di spesa e l’autorizzazione alla vendita del fondo comunale di Chidonza per il reperimento
dei soldi necessari furono approvati
dallo stesso Cavour. La costruzione
di strade di penetrazione agraria durò
fino al 1885, realizzando una rete
viaria di oltre 80 km.
Durante questi anni la microstoria
locale s’interseca spesso con i grandi
eventi della storia preunitaria e nazionale. Numerosi furono i tiesini
che parteciparono alle guerre per
l’indipendenza, alla spedizione dei
Mille e alla presa di Roma. In seguito all’Unità d’Italia le riforme
socio-economiche intraprese dallo
Stato contribuirono allo sviluppo del
paese con l’istituzione di servizi tra
cui la pretura (1865), l’agenzia delle
entrate (1875), il telegrafo (1878),
una nuova caserma dei carabinieri
(1886), un servizio veterinario e di
ostetricia (1887), il presidio medico
(1889), la farmacia (1899), l’asilo orfanotrofio (1900), l’acquedotto pubblico (1913) e l’ospedale (1929), per
cui Thiesi, un paese di appena 3769
abitanti nel 1901, era paragonabile
ad una cittadina.
Le conseguenze della Prima guerra
mondiale ebbero ripercussioni anche
a Thiesi ma, grazie alla loro intraprendenza, gli abitanti del paese seppero rimettersi in gioco. I contadini
migliorarono la resa della produzione agricola costituendo una cooperativa (sa lega), che occupò le
terre incolte e introdusse l’uso di
nuove tecnologie; i pastori ebbero
nuove opportunità derivate dalla crescente richiesta di prodotti ovini dal
mercato italiano; alcuni imprenditori
crearono le prime industrie casearie e
svilupparono il commercio delle
pelli grezze, attività che caratterizzeranno l’economia del paese fino ai
giorni nostri. La maggioranza della
forza lavoro era comunque costituita
da contadini e, in minor misura, da
pastori; il sostentamento delle famiglie era soggetto alla buona riuscita
dell’annata agraria.
L’economia subì un altro duro colpo
con il secondo conflitto mondiale.
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La ripresa, seppure lenta, si caratterizzò per il radicamento delle attività
industriali e l’insediamento e lo sviluppo di trasporti, edilizia e servizi.
Furono penalizzate le attività agricole, in particolare la cerealicoltura
per il deprezzamento del grano, cui
seguì l’abbandono della terra con
conseguente flusso migratorio o la
ricerca per i giovani di nuove professioni. In questi anni un’opportunità di impiego fu data dalla
costruzione della diga del Bidighinzu. Nel 1951 venne inaugurato
il cinema Moderno, importante
mezzo di informazione e di conoscenza. Durante gli anni ’60 furono
costruiti nuovi e moderni caseggiati
per le scuole di ogni grado.
Negli anni ’70-80 la floridezza economica del paese raggiunse l’apice
con il massimo sviluppo dell’industria casearia. Nel contempo la locale squadra di calcio, la
“Polisportiva Thiesi”, fondata nel
1929, esordiva nel campionato di
serie D nazionale e la vita culturale
era animata dalla presenza di Radio
Tele Mejlogu, una radio libera che,
oltre all’intrattenimento, ha lasciato
un’ impronta sociale di particolare
rilevanza.
Il nome, l’economia,
i personaggi
Quell’insolita H
Le ipotesi sull’origine del nome, nel
Medioevo Tigèsi, poi Tièsi, e infine
Thiesi, hanno scarsa attendibilità.
L’assonanza con l’aggettivo sardo
tièsu (“esteso”) e la derivazione dalla
voce fenicia Bethiezi (“casa della
mia fortezza”), proposta dal canonico Giovanni Spano, non tengono
conto della radice tig-. Lo studioso
francese Leroux attesta la presenza
nel territorio di un fondaco commerciale fenicio chiamato campo dei
Thirèsi, denominazione associabile
a Tigèsi. L’h è stata utilizzata per la
prima volta nel 1873 in un documento commerciale, probabilmente
per evitare che il nome Tiesi fosse
confuso con Tissi, generando ritardi
nella corrispondenza. L’uso del Th si
consolidò senza trovare opposizione
e dal 1924 si ha solamente la voce
Thiesi.
L’economia e la società
Thiesi si distingue per l’attività
economica e produttiva perché ha
saputo creare nel proprio territorio
una filiera completa di trasformazione del latte ovino, che viene im-
13 Thiesi
portato da tutta l’isola per essere
trasformato in formaggi destinati al
mercato nazionale e internazionale.
Vi sono ditte che si occupano della
raccolta e la salagione delle pelli,
della produzione di caglio naturale,
della macellazione e la trasformazione delle carni. Il settore primario è costituito da un centinaio di
aziende agricole, tutte a conduzione
familiare, in cui è prevalente l’allevamento ovino e bovino, ma non
mancano suini ed equini. Si coltivano soprattutto foraggi. È com-
Stagionatura del pecorino romano.
Murale sulla tradizione casearia in
piazza Eleonora d'Arborea.
pletamente scomparsa l’attività de
su massaju, per cui è raro vedere
coltivazioni di grano, e gli azzurri
campi di lino sopravvivono solamente nella memoria dei più anziani. La produzione delle vigne,
degli uliveti e degli orti è limitata
all’uso familiare.
Le attività artigianali tradizionali
sono drasticamente ridotte, mentre
ne sono nate di nuove nell’ambito
alimentare (pasta, liquori, dolci).
Sopravvive il settore edile ed è ben
sviluppata l’attività di trasporto
merci. Il terziario, con attività commerciali, di servizio e istituzioni,
conta un discreto numero di addetti.
Sono presenti due istituzioni scolastiche autonome (l’Istituto comprensivo di scuola materna,
elementare e media e l’Istituto
d’istruzione superiore) insieme a
una scuola privata dell’infanzia.
L’ospedale, operativo dal 1929,
offre diversi servizi ambulatoriali e
diagnostici, gli uffici della ASL, il
centro dialisi e un reparto di lungodegenza. Vi sono, inoltre, una comunità alloggio per anziani, due
istituti di credito, le stazioni dei ca-
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rabinieri e del corpo forestale,
l’agenzia dell’INPS, uffici di enti
regionali, nonché gli uffici pubblici
essenziali, società di servizi e associazioni sindacali.
La ricettività è rappresentata da un
albergo, due aziende agrituristiche e
alcuni bed&breakfast. Il centro del
commercio all’interno del paese è articolato principalmente su tre vie:
corso Vittorio Emanuele, via Roma
e via Umberto I, dove si trovano numerosi bar, negozi e uffici.
La presenza delle attività e dei servizi attira numerose persone dai
centri vicini.
La popolazione subisce il decremento che è proprio di quasi tutti i
centri minori della Sardegna, perché il calo della natalità e l’aumento dell’emigrazione non sono
colmati dalla presenza di numerosi
immigrati stranieri.
La vita sociale è animata da diverse
società sportive, dalla Pro Loco, da
alcune associazioni culturali e di
volontariato che propongono nel
corso dell’anno diversi momenti di
aggregazione e intrattenimento.
Personaggi illustri
Numerosi personaggi hanno dato lustro al paese. Molti tiesini parteciparono alle guerre per la costruzione
dell’Unità d’Italia. Tra essi ricordiamo Angelo Tarantini (18361905), maddalenino di nascita,
sposato e vissuto a Thiesi, che partecipò alla spedizione dei Mille, e Gio-
vanni Sassu (1829-1888), eroe nella
guerra di Crimea che meritò quattro
medaglie al valor militare, partecipando alle guerre d’Indipendenza,
compresa la presa di Roma; a lui e al
suo valore è dedicato un quadro oggi
esposto nel Museo del Risorgimento
Italiano di Milano.
In entrambi gli eventi bellici mondiali si distinse il generale Giuseppe
Musinu (1891-1992), pluridecorato
comandante della Brigata “Sassari”,
che ebbe anche la buona sorte di vivere oltre cento anni. I sardi lo ricordano sempre presente, con lucidità e
fierezza, in tutte le cerimonie pubbliche in onore dei suoi soldati.
Tra i caduti ricordiamo il tenente medico Giovannino Musinu (19031941), medaglia d’argento, e il
comandante Giuseppe Demartini
(1912-1941), medaglia d’oro. Nella
lotta partigiana cadde il giovanissimo Serafino Pinna (1922-1944),
ucciso in un piccolo paese dell’Appennino ligure.
Tra i numerosi poeti si ricordano Ausonio Spano (1870-1941) e Giovanni Antonio Cossu (1897-1972), e
i cantori estemporanei Andrea Ninniri (1890-1969) e Antonio Piredda
(1905-1984), che parteciparono alle
gare poetiche sui palchi di tutta
l’isola.
Tra gli artisti ricordiamo Aligi Sassu
(1912-2000), pittore e scultore di
fama internazionale, che dalla sua infanzia tiesina trasse l’ispirazione per
i suoi cavalli e i colori forti del paesaggio mediterraneo; tra le sue opere
un prezioso affresco che rappresenta
i moti antifeudali si può ammirare al-
15 Thiesi
Il generale Giuseppe Musinu.
l’interno della sala civica a lui intitolata, e un mosaico ispirato alla vita e
alla natura è visibile sulla parete
esterna dell’ex Istituto commerciale.
Di grande talento, inoltre, Alfredo
Chighine (1914-1974), uno dei maggiori esponenti europei della pittura
informale e astratta del ’900, nel cui
ambito si ritagliò uno spazio personale originale; frequentò a Thiesi le
scuole elementari prima di trasferirsi
definitivamente a Milano, dove il
padre era emigrato.
Tra gli intellettuali spicca la figura
del sociologo Luca Pinna (19191982), scrittore e documentarista;
collaborò con la RAI realizzando numerosi documentari, e svolse un’intensa attività politica. Tra i suoi
numerosi scritti, di grande rilevanza
il saggio La famiglia esclusiva, edito
Aligi Sassu.
da Laterza nel 1971, risultato dell’inchiesta sociologica sui processi di
trasformazione della famiglia italiana.
Nino Giagu Demartini (1925-2006),
consigliere regionale DC, assessore,
presidente della Regione Autonoma
della Sardegna e infine senatore e
sottosegretario di Stato, fu uno dei
principali esponenti della politica
sarda del dopoguerra.
Tra gli attori dello sviluppo economico del paese Serafino Pinna
(1923-2007) fu insignito del titolo di
Cavaliere del lavoro dal presidente
della Repubblica.
Molti altri artisti, imprenditori, sacerdoti, semplici contadini, combattenti, hanno avuto un ruolo
importante nella storia degli ultimi
duecento anni.
L’affresco di Aligi Sassu all’interno della sala civica.
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Le feste, le ricorrenze,
il costume tradizionale
Nostra Signora di Seunis
Dal 7 al 9 settembre si svolgono i festeggiamenti in onore di Nostra Signora di Seunis, appuntamento
irrinunciabile per ogni tiesino. Le
celebrazioni religiose hanno inizio il
30 agosto con la novena, cui segue
nella notte tra il 7 e l’8 una sugge-
Santuario di Nostra Signora di Seunis.
17 Thiesi
stiva veglia di preghiera, su ’izadolzu, che si conclude con la messa
dell’Aurora. Il giorno 9 si tiene la
solenne processione in cui il simulacro della Vergine viene trasportato
su un carro trainato da buoi e accompagnato da cavalieri in costume.
In passato la festa era organizzata
sarda, canti e balli tradizionali, gare
acrobatiche equestri, sas pariglias,
nonché manifestazioni sportive e
concerti di musica leggera. È una
grande festa, di richiamo per tutto il
territorio, caratterizzata da un’ampia
partecipazione popolare.
Cavaliere durante la processione in
onore della Madonna di Seunis.
La festa di San Giovanni Battista.
dai contadini, sos massajos, che costituivano un comitato seguendo un
antico e articolato rituale che si conserva ancora oggi. Fra i festeggiamenti civili non mancano le gare
poetiche estemporanee in lingua
18
Santu Juanne
La festa di San Giovanni Battista è
organizzata dai giovani, sos bajanos. Il 23 di giugno, nella sera della
vigilia, si accende un grande fuoco
nel sagrato della chiesa campestre
a valle del palazzo comunale. È un
antico retaggio precristiano legato
al solstizio d’estate, con arcaici riti
magici legati al culto dell’acqua e
della luce. Si ritiene che l’acqua
della sorgente raccolta in una vasca
davanti alla chiesa acquisti soltanto
in quella notte effetti taumaturgici.
Si pratica ancora il rito del “comparato”: le coppie di amici saltano
il fuoco tenendosi i due capi di un
fazzoletto e in questo modo consolidano il rapporto di amicizia diventando compari e comari de
muncaloru o de Santu Juanne, con
un giuramento che dura per sempre. I festeggiamenti civili comprendono sia una cena a base di
pecora bollita con patate ed esibizioni legate alla tradizione, sia modernissimi concerti dei generi
musicali più innovativi, che attirano ogni anno numerosi giovani
da tutta la provincia.
Rocchitas in festa
Tra le varie manifestazioni, durante
il periodo invernale, tutte le asso-
ciazioni culturali e i comitati delle
feste riuniti organizzano una festa
popolare che rende vitale il centro
storico. Il convivio è a base di pane
untinadu, salsiccia arrosto, carne di
cinghiale, formaggi, dolci e altre
pietanze appositamente preparate
per l’occasione, innaffiate di buon
vino rosso. Un piacevole momento
di convivenza tra gli abitanti del
paese, accompagnato da balli e
canti tradizionali, in cui il calore
degli affetti e del fuoco prevalgono
sul freddo della sera e restituiscono
emozioni semplici e genuine.
Alcuni cori mantengono viva la
consuetudine antica del canto a tenore, che a Thiesi si chiama cunsonu, composto da quattro voci. Si
esegue un originale modulo di
canto tipico del paese chiamato Sa
maestralina. Particolari esibizioni
il 31 dicembre e il 5 gennaio con i
canti augurali A Gesus in allegria e
Sos tres Res.
Piccoli comitati, eredità delle antiche corporazioni di mestieri, organizzano durante l’anno numerose
feste religiose minori. A queste si
aggiungono diverse manifestazioni
culturali, sportive e di intrattenimento promosse dall’Amministrazione comunale, dalla Pro Loco, da
associazioni e singoli cittadini. Tra
esse si ricordano l’oramai consolidato premio di poesia sarda, la manifestazione Artes e sabores,
un’esposizione delle produzioni locali, alcune gare di automobilismo
a livello regionale e la recentissima
rassegna cinematografica su cinema e musica.
19 Thiesi
Il costume tradizionale
Le famiglie conservano gelosamente gioielli e indumenti tramandati da generazioni. Elemento
caratterizzante del vestiario femminile era in passato sa tuniga groga,
la gonna di orbace giallo, oggi esistente in un solo esemplare.
Il costume di gala, indossato ancora
nelle processioni, comprende: la
gonna plissettata di panno rosso (sa
bunnedda ruja) con una decorazione di pizzo nero al di sopra dell’orlo, coperta anteriormente da un
grembiule di seta operata, in prevalenza nero o color avorio, arricchito
da ricami o da applicazioni di trinette nella parte inferiore; la camicia di tela di lino o di cotone, ampia
e regolabile, con il collo finemente
ricamato e l’apertura anteriore decorata con ricami e pizzi, chiusa da
bottoni in filigrana d’oro o d’argento; un busto (s’imbustu) reso rigido da steli di palma, ricoperto
nella parte posteriore di broccato o
di raso ricamato; un corto bolero
(su corittu), di velluto rosso ricamato nei modelli più ricchi, con le
maniche chiuse da 8-12 bottoni di
filigrana d’argento (sa buttonera).
Sul capo un velo di tulle bianco decorato a mano. Completano il costume i gioielli: in particolare non
può mancare la collana di corallo e
oro (apostada de oro).
Il vestiario maschile più antico comprende calzoni a gonnellino di orbace nero plissettato (sas ragas), che
sovrastano calzoni di tela bianca infilati sotto il ginocchio nelle ghette
(bultzighinos), anch’esse d’orbace.
Il costume tradizionale.
Il busto è coperto dalla camicia bianca e da un giubbetto di velluto nero
doppiopetto, chiuso da due file di bottoni d’argento, decorato nella parte posteriore da un inserto verticale di
panno rosso. Nei primi anni del Novecento si afferma l’uso di pantaloni
20
lunghi e del corpetto monopetto d’orbace. Il copricapo tipico sardo (sa berritta) completa il costume.
Nei mesi freddi s’indossava il cappotto (cabbanu) o il giaccone (cabbaneddu), sempre in orbace nero,
entrambi muniti di cappuccio.
La gastronomia
La cucina tradizionale quotidiana è
semplice, ricca di minestre, zuppe
e contorni di verdure legati alle
produzioni stagionali. Un pranzo tipico delle occasioni di festa prevede antipasti a base di olive e
salsiccia insaporita con semi di finocchio (anis), che ancora le famiglie preparano artigianalmente; una
S’impanada.
21 Thiesi
delle prelibatezze offerte agli ospiti
è s’impanada: un piccolo scrigno di
pasta ripieno di carne di maiale o di
agnello, arricchita con lardo, olive e
spezie.
Tra i primi piatti sono diffusi i ciccioneddos (gnocchetti), i maccarrones a ferrittu (piccoli bucatini
fatti a mano, avvolgendo la pasta
Dolci tipici.
intorno a un ferro da calza) e i culunzones (ravioli) di ricotta e prezzemolo conditi con abbondante
sugo e formaggio pecorino, o in alternativa i maccarrones furriados
(tagliatelle condite con formaggio
fresco acido).
I secondi prevalenti sono a base di
carni di agnello, maiale e interiora,
arrosto o in umido. Legata alle più
antiche tradizioni è la preparazione
di un succulento sanguinaccio di
maiale cotto direttamente sulla viva
fiamma, su sàmbene in fiacca, che
si può gustare nei mesi invernali.
Gli squisiti formaggi locali non possono mancare in ogni pasto o spun-
22
tino. La panificazione casalinga è
quasi scomparsa; permane invece la
preparazione di sas lezes, i dolci tipici legati alle ricorrenze religiose,
pabassinos e ancas de cane (un particolare tipo di pane arricchito di
noci, uvetta e semi di finocchio selvatico, dalla caratteristica forma a
“S”) per la festa di tutti i Santi, cattas, montegadas e angelottos per il
Carnevale, tiriccas in quaresima,
casadinas e piricchittos per la Pasqua. Per i matrimoni e le feste familiari si offrono agli ospiti
leggerissimi biscotti savoiardi “a
onda” preparati con maestria, amarettos e bianchinos.
Piccola antologia
Thiesi, con la sua storia quasi millenaria, ricca di fermenti, di conquiste, di progresso economico e
sociale, è un paese atipico e straordinario, in relazione all’entità
numerica dei suoi abitanti. Geograficamente al centro del mandamento, nell’ultimo dopoguerra
non ha mai avuto particolari incrementi demografici, ma anche
flessioni di considerevole entità.
La stessa emigrazione (molto
spesso compensata con l’immigrazione) ha sempre avuto aspetti
particolari: si è trattato, quasi
sempre, di frange artigianali che
andavano negli USA, in Canada,
in Australia ecc. o dei giovani che
si arruolavano nelle varie armi
[...]. È un centro pressoché autosufficiente, posto in una zona par-
23 Thiesi
ticolarmente felice, che deve la
sua condizione all’attiva intraprendenza dei suoi abitanti, che da
tutte le attività (commercio, industria, artigianato etc.) hanno sempre saputo ricavare il massimo,
aggiornando e migliorando le
strutture in relazione e al passo col
progresso e con l’evoluzione tecnologica. Può anche darsi che
buona parte della sua fortuna si
possa attribuire ad un certo tipo di
conformismo che caratterizza i
suoi abitanti; certo è che, in tutto
l’ultimo secolo, ha sempre saputo
trarre vantaggi considerevoli da
qualsiasi circostanza, adeguandosi
felicemente e prontamente a tutti
i mutamenti politici e sociali [...].
(Gavino Palmas, Thiesi Villa Antifeudale, Cagliari 1974).
Lo storico caseggiato dell’Asilo infantile che si affaccia sulla piazza di Santa Vittoria.
24
L’itinerario
Il paese si raccoglie principalmente
attorno al primo nucleo del centro
storico noto come Sas Rocchittas,
il cui nome richiama un borgo fortificato, arroccato; in effetti, buona
parte di esso è naturalmente protetto da una scoscesa parete di roccia calcarea. Le stradine sono ben
soleggiate e conservano ancora
scorci di particolare suggestione,
Il Municipio.
25 Thiesi
dove è possibile ammirare quelle
che fino a pochi anni orsono erano
le semplici abitazioni dei tiesini alternate tra costruzioni a un piano
(con i muri realizzati di malta e paglia e coperte con tegole a coppo) e
palazzotti più recenti dallo stile sobrio, spesso arricchiti da inserti decorati e da lunette di ferro al di
sopra dei portoni d’ingresso.
La torre-prigione spagnola nel centro storico.
Dal Comune alla chiesa parrocchiale
L’area di maggiore concentrazione
di monumenti è l’attuale piazza Caduti in Guerra. Da qui si può accedere all’area della necropoli neolitica
di Binza ’e Josso, composta da 6
tombe a domus de janas con interessanti tracce di riuso, alcune delle
quali trasformate in impianti per la
produzione del vino o in vani di servizio del palazzo baronale.
Al centro della piazza il Monumento
ai Caduti realizzato in seguito alla
Prima guerra mondiale per volere
degli abitanti del paese che ricorsero
a risorse proprie pur di onorare gli
“eroi” di guerra. Delimitano la
piazza il Palazzo comunale, progettato dall’ing. Achille Dettori alla fine
del XIX secolo assieme al civico
mercato e all’ex mattatoio ad esso
26
annesso, edificati sui ruderi del Palazzo baronale, distrutto in seguito ai
moti antifeudali, di cui si conserva
superstite solamente la torre-prigione. La torre aveva sicuramente
funzione di presidio all’antico accesso al paese; durante il XVIII e
XIX secolo fu munita di ulteriori
ambienti per consentirne l’utilizzo
come carcere mandamentale. Dalla
piazza Caduti si prende per via Matteotti, dai tiesini chiamata carrela ’e
puttu (“strada del pozzo”) per la presenza di un pozzo che prima della
costruzione dell’acquedotto pubblico riforniva di acqua potabile
buona parte della popolazione. Sulla
sinistra della strada ha inizio la gradinata che in passato era l’accesso al
paese: attraverso di essa si raggiunge
la chiesa di San Giovanni, inserita in
un contesto naturale ricco di acque e
vegetazione. La chiesetta, a navata
unica, è stata edificata presumibilmente intorno al XVII secolo ed è
importante non tanto per l’architettura quanto per la tradizione religiosa
e popolare di matrice pagana che si
palesa durante la festa del 24 giugno
attorno ad un grande fuoco nell’area
del sagrato.
Sotto il piano stradale una galleria di
circa 50 metri testimonia i vari interventi urbanistici avvenuti nel secolo
scorso. Dalla via si scorge uno degli
scorci più belli della torre campanaria e, ad angolo con via Garau, dove
in passato sorgeva l’antica parrocchiale in stile romanico dedicata alla
Madonna delle Nevi, demolita nel
1924, si nota uno dei primi edifici
destinati alla stagionatura del formaggio. Dall’altro lato della strada,
sulla parete laterale di un’umile casa,
si notano i bassorilievi realizzati
dallo scultore locale Leoni, che per
diletto impreziosì la sua abitazione
con soggetti che avevano caratterizzato la sua vita. Poco più avanti la
settecentesca chiesa di San Filippo
Neri, dalla semplice facciata rinascimentale ripartita in due ordini scanditi da una cornice in rilievo; alcuni
ritengono che in passato fosse la cappella privata di Filippo Flores, un nobile del paese.
Lungo tutta la via sono visibili alcune casette ad un piano riferibili al
primo impianto medievale del paese,
costruite con tecniche povere ma solide e robuste. Alcune di queste case,
oltre ad essere umili abitazioni, avevano funzione di deposito, legnaia o
laboratorio artigianale. Numerose,
27 Thiesi
inoltre, qui come in tutto il centro
storico, le residenze di proprietà
della media borghesia locale, sviluppatasi tra la prima metà del XIX secolo e il primo trentennio del ’900.
In particolare su questa strada si segnala la Casa Flores-Serralutzu, dal
particolare portone architravato.
Chiude la strada l’Asilo infantile San
Michele, edificato alla fine del XIX
secolo; l’edificio si caratterizza per
l’austera facciata in cui si osserva
l’accostamento di caratteri tipicamente neoclassici con aspetti dello
stile liberty.
Raggiunta la piazza Santa Vittoria,
prima di procedere alla visita della
chiesa è importante osservare i palazzi d’ispirazione neoclassica che la
circondano: la Casa parrocchiale
(1892) e Casa Fanny Porqueddu, residenza di una delle più importanti e
ricche famiglie nobiliari tiesine. In
genere le case storiche del paese
hanno esternamente un aspetto
molto sobrio, mentre all’interno
sono dotate di ambienti raffinati,
spesso dipinti, che esprimono i gusti
estetici del periodo in cui sono state
realizzate.
La chiesa parrocchiale, dedicata a
Santa Vittoria, fu eretta alla fine del
XV secolo in forme gotico catalane.
La facciata a frontone liscio è ornata
da un elegante rosone policromo e il
portale è sormontato da un architrave scolpito con nove immagini di
santi, racchiuso da un arco floreale.
Nel Seicento fu costruito sulla destra
della facciata il campanile, impostato su una base quadrata che poi
diventa ottagonale e coperto con un
cupolotto. L’interno è a navata unica
absidata scandita in quattro campate
con cappelle laterali. Tra le opere il
pulpito ligneo (XV sec.), la Pala di
Santa Vittoria opera del maestro
Francesco Pinna (XVII sec.) e numerose altre pitture e suppellettili
sacre custodite nei locali della sacrestia.
Un sottopasso mette in comunicazione la piazza con la parte bassa di
via Marconi dove, adiacente all’edificio ecclesiastico, si può vedere il
Monte Granatico, fondato nel XVIII
secolo per far fronte al periodo di
contrazione economica con aiuti agli
agricoltori. Proseguendo sulla sinistra s’incontra la piazza Eleonora
d’Arborea, cuore attivo del paese
fino a pochi anni orsono, recente-
Chiesa di Santa Vittoria, portale.
28
mente decorata con un murale dedicato alla produzione casearia. Da qui
un piccolo vicolo conduce in corso
Vittorio Emanuele II, arteria principale del centro urbano, nota come
rione Sos Cavalieris in virtù del fatto
che su questa strada si concentra la
maggior parte delle abitazioni private delle famiglie dell’antica nobiltà
tiesina.
Tra queste spicca per dimensioni la
Casa Garau-Grondona, dalla facciata sobria e regolare e gli interni
voltati a crociera, alcuni dei quali
decorati.
Si ritiene che fosse la sede della
guarnigione di Tiesi e che nel 1800
sia stato donato al generale Grondona come ricompensa per il successo avuto contro i ribelli dell’annu
’e s’attaccu.
Le chiese minori e il Museo Sassu
Un secondo itinerario prevede la visita delle chiese minori del paese, di
alcune case storiche e del museo dedicato al pittore Aligi Sassu. Provenendo da Alghero, sulla strada
principale via Demartini, si incontra
in una piazzetta la chiesa di San Sebastiano edificata, o forse solo ampliata, nel XVIII secolo. La facciata
è molto semplice, con il tetto a capanna sormontato da una croce in
pietra. L’interno ad aula scandita da
tre campate con tre cappelle laterali –
secondo i canoni dell’ordine dei
Cappuccini – è impreziosito da altari
lignei, dal coro e alcune opere pittoriche. L’annesso convento, di cui è
visitabile solamente il chiostro, in seguito alla soppressione degli ordini
religiosi divenne parte integrante
della storia del paese. È stato, infatti,
sede di scuole, uffici, laboratori artigiani e abitazioni popolari.
Proseguendo, si giunge ad un quadrivio da cui hanno inizio le direttrici viarie che portano verso
l’interno del centro abitato. In questo punto è visibile un bellissimo
murale che illustra la festa di Nostra
Signora di Seunis tanto cara ai tiesini. Presa la strada al centro, via
Roma, dopo poche decine di metri
si incontra sulla sinistra la chiesa di
Santa Croce, edificata con molta
probabilità nella prima metà del
’600. La facciata in stile rinascimentale ha il portone timpanato sormontato
da
una
finestra
rettangolare. Sull’apice del tetto a
capanna si ammira una croce lobata
decorata con rosette e volute. L’interno è ad aula voltata a botte, scandita in tre campate. In origine
c’erano sulla sinistra due cappelle,
in seguito demolite per favorire il
passaggio lungo la strada che costeggia l’edificio. Tra le opere presenti all’interno si segnalano il
pregevole pulpito ligneo montato su
mensoloni decorati, l’altare ligneo
e la statua di Cristo crocifisso utilizzata durante i riti della Settimana
Santa. Era sede in passato della confraternita della Santa Croce.
La passeggiata continua su via Roma
fino a quando, prima della strettoia,
si imbocca sulla destra un viottolo
che conduce alla chiesa di Sant’Antonio, edificata dalla signora Domenica Angela Fadda-Delitala intorno
al 1650. La facciata è ripartita in tre
29 Thiesi
settori scanditi da modanature in rilievo; nel primo in basso si apre il
portale architravato, nel secondo una
finestra. Il timpano è sormontato da
un pregevole campanile “a vela”.
L’interno ad aula è suddiviso in tre
campate voltate a botte, così come
l’abside. All’esterno, sulla parete po-
La cinquecentesca chiesa
parrocchiale dedicata a Santa Vittoria.
La chiesa di San Sebastiano.
steriore, è visibile l’unica meridiana
del paese.
Tornati su via Roma si prosegue per
un centinaio di metri fino al civico
112. Questo palazzo, noto come
Casa Flores, è importante per la storia del paese, perché dalla balconata
a due archi il notaio Francesco Cilocco parlò al popolo nel novembre
del 1795 incitandolo contro il feudatario. A questo discorso seguì la distruzione del palazzo baronale e il
primo patto antifeudale di Sardegna
tra Thiesi, Cheremule e Bessude.
Raggiunta piazza Cavour si prende a
sinistra il viale Madonna di Seunis che
ci conduce al santuario omonimo, edificato presumibilmente intorno alla
metà del XVII secolo; la prima citazione nei registri parrocchiali risale al
1637. La facciata “a culmine ricurvo”
30
di stile tardo manieristico è impreziosita al centro da un semplice portale sormontato da una bifora arcuata. L’interno, a navata unica absidata
con cappelle laterali scandite da archi
a tutto sesto, uno dei quali gemmato,
è semplice e sobrio. In ciascuna cappella si conservano culti di santi minori legati alla religiosità del paese.
L’abside è impreziosita da un altare
maggiore neoclassico che custodisce
in una teca il simulacro ligneo della
Vergine. La leggenda vuole che la
chiesa sia stata edificata sul luogo del
ritrovamento della cassa contenente il
simulacro, venuta alla luce durante lavori di aratura nel pianoro. Di particolare suggestione il panorama che si
gode dalla piazza, luogo d’incontro dei
tiesini durante le calde serate estive.
Dal santuario s’imbocca via Garau e
La chiesa di Sant’Antonio da Padova.
Casa Flores.
a circa metà della strada, è visibile il
Museo Aligi Sassu, di recente istituzione. L’esposizione permanente
ospita una collezione di 120 opere
grafiche donate da Helenita Olivares
Sassu e Vicente Sassu Urbina, Alfredo Paglione e Antonio Serra.
L’esposizione offre una panoramica
completa dei diversi periodi d’attività dell’artista ed è impreziosita da
un magnifico affresco realizzato nei
primi anni ’60 in memoria dei moti
antifeudali, di cui Thiesi fu promotore. L’artista decorò, inoltre, la facciata dell’ex Istituto Tecnico
Commerciale con una ceramica che
ha come tema la vita e la natura.
Altri autori hanno decorato il paese
in questi ultimi anni: lungo il prospetto principale delle scuole medie
è visibile un’opera dello scultore sas-
sarese Gavino Tilocca; numerosi
murales di Pina Monne arricchiscono gli scorci più suggestivi del
paese con raffigurazioni di attività tipiche, costumi, personaggi popolari
e feste tradizionali.
31 Thiesi
Una passeggiata nell’agro
Un secondo itinerario propone la visita ad alcuni siti archeologici del territorio, che si distinguono per
l’unicità, la monumentalità e il contesto paesaggistico in cui si trovano.
Si tratta della necropoli di Mandra
Antine, della grotta di Sa Korona di
Monte Majore, della sughereta di Su
Padru e del nuraghe Fronte Mola.
Partendo dal centro abitato si prende
la Statale 131 in direzione Alghero.
Percorsi circa due chilometri si
svolta sulla Provinciale per Romana,
Chiesa di Nostra Signora di Seunis, l’altare maggiore.
che attraversa tutto il territorio comunale. Dopo circa 10 chilometri
compare un segnale turistico che indica sulla destra l’accesso alla necropoli. Una strada di penetrazione
agraria porta fino ad un chiosco di
legno dal quale ha inizio il sentiero
che conduce alle tombe. La necropoli di Mandra Antine è formata da
quattro sepolture a domus de janas
scavate sul fronte di un affioramento
trachitico. La tomba III, detta
“Tomba dipinta”, studiata da Ercole
Contu nel 1961, si distingue per la
ricchezza e la varietà dei motivi architettonici e simbolici riprodotti
nella cella principale. La pianta, del
tipo a “T”, comprende quattro ambienti: un’anticella, forse preceduta
da dromos, introduce nella camera
maggiore a pianta rettangolare, sulle
cui pareti laterali sono scavati i portelli d’ingresso di due celle di deposizione. L’aspetto più interessante
sono i particolari raffigurati, con effetto policromo, sul soffitto, le pareti
e il pavimento dell’ambiente principale. Sulla parete frontale spicca uno
32
schema taurino “a tutta parete” dipinto di rosso. La composizione è
formata da una “falsa porta” quadrangolare che riproduce la testa del
toro, impostata su una banda rossa
orizzontale e sovrastata da due
bande rosse con estremità ricurve
verso l’alto che rappresentano le
corna. Al centro si nota una serie di
sei triangoli contrapposti e dipinti di
nero, mentre dalle corna pendono,
tre per parte, sei dischi nerastri.
Completano lo schema iconografico
due riquadri con disco, anch’essi
neri, e alcune bande orizzontali.
Anche sulla parete opposta era dipinta una composizione simile, che
però attualmente risulta poco leggibile. Il significato associato alla raffigurazione dei globi pendenti è
ancora oggi oggetto di discussione:
l’ipotesi più accreditata è che si tratti
di dischi solari connessi al culto dell’acqua o della fecondità. Anche il
soffitto è decorato con una raffigurazione in rilievo negativo di un tetto
a doppio spiovente con il trave di
colmo e i travetti laterali, dieci per
Opere di Aligi Sassu, conservate nel museo omonimo.
parte. La volta è così suddivisa in
venti riquadri dal fondo nero bordato
di rosso, all’interno dei quali sono
raffigurati, in color avorio, altri motivi simbolici: semicerchi, spirali,
bande oblique. Al centro del pavimento è visibile un focolare circolare con coppella centrale delimitata
da quattro cerchi concentrici scolpiti. Interessante anche la Tomba I o
“delle paraste”, in cui sono resi in
negativo alcuni elementi della capanna absidata di epoca neolitica, visibili nell’anticella.
Lasciata la necropoli si prosegue
sulla Provinciale per Romana. Merita una tappa il bellissimo nuraghe
Majore, eretto sopra uno spuntone
roccioso (in territorio di Cheremule)
poche centinaia di metri dopo l’incrocio della strada Sas Baddes che
conduce alla grotta di Sa Korona di
Monte Majore. Alla grotta si arriva
percorrendo per alcuni chilometri la
strada di penetrazione agraria, ricca
di scorci e panorami sulle vallate
circostanti. Giunti quasi al termine
un cartello indica sulla destra la de-
33 Thiesi
viazione da prendere per raggiungere l’ingresso della cavità. Lungo
il percorso sono visibili a un occhio
attento i nuraghi di Monte Pitzinnu e
Sa Caddina non fruibili. L’ingresso
della grotta è nascosto dalla vegetazione, ma è facilmente individuabile
grazie alla segnaletica. La visita all’interno richiede adeguati supporti
speleologici e possibilmente una
guida. La grotta, articolata in una
grande sala ricca di concrezioni e in
alcuni ambienti minori, è stata frequentata dall’uomo fin dalla preistoria.
Ripresa la strada di Sas Baddes si
giunge all’incrocio con la Provinciale Ittiri-Romana e si svolta in direzione Ittiri. Dopo circa tre
chilometri s’incontra il primo svincolo sulla destra che immette in una
strada di penetrazione agraria, di
particolare interesse paesaggistico
perché attraversa l’area naturalistica
di Su Padru dove è possibile percorrere tra le sughere numerosi sentieri, a diretto contatto con la
vegetazione spontanea e i suoi ric-
Necropoli ipogeica di Mandra Antine,
la “Tomba dipinta”.
Il nuraghe Fronte Mola.
chi profumi. Giunti al termine della
strada si ripercorre in senso opposto
la Provinciale per Thiesi, per poi imboccare la Statale 131 bis in direzione Alghero. Dopo circa tre
chilometri di una strada che fiancheggia il lago Bidighinzu, un cartello indica il nuraghe di Fronte
Mola. Noto fin dagli inizi del secolo
scorso, l’edificio nuragico si trova in
mezzo ai boschi lungo il versante
dell’altipiano di Sa Sea, in località
Mesu ’e Roccas, e gode di una posizione dominante sulla valle del Rio
Mannu. Si tratta di un nuraghe del
tipo “a corridoi”, con vani sussidiari
34
e una scala che conduce a una camera sovrastante. Contrariamente ai
classici nuraghi a forma di torre circolare, la pianta del Fronte Mola è
rettangolare (lungh. m 16.20; largh.
m 12; alt. m 8). L’edificio è stato costruito con grossi massi di trachite
che si riducono per dimensioni nei
filari più alti. L’ingresso architravato
si apre in posizione decentrata sul
lato breve meridionale e introduce
in un corridoio di circa 12 metri di
lunghezza, chiuso da lastre orizzontali, che attraversa in senso longitudinale la costruzione. Sulle pareti
del vano si aprono gli ingressi di
quattro nicchie laterali coperte con
piattabanda. Una di queste, la prima
a destra, costituisce l’accesso al
vano scala che conduce al piano superiore, formato da un ampio ambiente di pianta rettangolare, oggi a
cielo aperto, da cui si ammira il lago
Bidighinzu.
Le informazioni utili
Ospitalità, artisti e artigiani, prodotti alimentari
Il paese è collegato per mezzo di autobus di linea con Sassari, Alghero, Ozieri,
Macomer-Abbasanta e con gli altri centri del Meilogu. Fermata in via Umberto I.
RIFERIMENTI PER IL VISITATORE
Associazione turistico culturale Pro Loco
Via Garau 5, Tel. 079 889147
GAL Logudoro Goceano
Via Manzoni 10, Tel. 079 8870056
Pier Paolo Soro, archeologo
Guida turistica, Tel. 334 3513591, [email protected]
Ospitalità
Hotel Il Cavallino Rosso
Via F.lli Chighine 2, Tel. 079 886643
Agriturismo Cugumia
SS 131bis Km 12,5, Thiesi-Ittiri, Tel. 079 886370
Agriturismo Sa Tanca de Santu ’Ainzu
SS 131bis Km 8, direzione Thiesi-Ittiri, Tel. 333 7955274
B&B Da Anatolia
Via Deffenu 19, Tel. 079 886787
B&B Guest House Casa Musinu-Pinna
Via La Marmora 31, Tel. 349 7817143
B&B La Casa del Corso
Via Umberto 39, Tel. 333 1673560
B&B Sa Falada
Via Verdi 23, Tel. 347 3233456
B&B S’Intrada
Via F.lli Chessa 1, Tel. 079 886874
B&B Sa Mesaluna
Via La Marmora 33, Tel. 079 889716
B&B Sas Rochittas
Via Eleonora d’Arborea 7, Tel. 349 3583497
B&B S’Apposentu
Via La Marmora 86, Tel. 079 886679
Ristorante Mediterraneo
Via Teololo Tanca 11, Tel. 079 886111
Ristorante-pizzeria Il Cavallino Rosso
Via F.lli Chighine 2, Tel. 079 886643
Pizzeria Carrela Manna
Via Roma 46, Tel. 079 889427
Pizzeria La Tegola
Strada vicinale Tocoresi, Tel. 380 9023478
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Artisti e artigiani
Falegnameria F.lli Sanna, lavorazione del legno, intaglio e restauro
Via Roma 2, Tel. 347 7116714
Falegnameria Vanni Puggioni, lavorazione del legno, intaglio e restauro
Via Segni 6, Tel. 079 886840
Falegnameria F.lli Puggioni, lavorazione del legno, intaglio e restauro
SS 131bis, Tel. 079 889630
Ditta Sanna Luca, lavorazione del ferro
SS 131bis Km 5, Tel. 320 6555813
Carpenteria metallica Meloni Giuseppe, lavorazione del ferro
Tel. 079 889472
Marcucci Emilio, calzolaio e lavorazione pelle e cuoio
Via Roma 84, Tel. 079 889673
Arti Grafiche Pinna, laboratorio di stampa
Via Roma 38, Tel. 079 889353
Jannas Srl, laboratorio di stampa
Via Teologo Tanca 29, Tel. 079 885098
Prodotti alimentari
F.lli Pinna Industria Casearia Spa, formaggi e latticini
Via F.lli Chighine 9, Tel. 079 886009
Caseificio Mannoni, formaggi e latticini
SS 131bis Km 4, Tel. 079 886006
Thiesilat, formaggi e latticini
SS 131bis, regione Possilva, Tel. 079 885031
Gam formaggi, formaggi e latticini
SS 131bis, Km 5, Tel. 079 886325
ET Formaggi, formaggi e latticini
Regione Mesu ’e Jagas, Tel. 079 8879494
Manca Mario Lavorazione Artigianale Caglio,
SS 131bis, Tel. 079 886858
Mannoni Carni e Salumi
SP Ittiri-Romana Km 6,5, Tel. 079 886896
IMOS Carni
Regione Su Trogliu, SP Thiesi-Cheremule, Tel. 079 889033
ALICOM Service, carni e salumi
Regione Su Trogliu, SP Thiesi-Cheremule, Tel. 079 8870011
Cossu Carni
Via Verdi 19, Tel. 340 4901982
Vargiu Mario, carni e salumi
Via Musio 2, Tel. 079 889212
MLC di Pinna, carni e salumi
Località Mesu ’e Jagas, Tel. 079 886234
Panificio Dore
Via P. Sanna 11, Tel. 079 889430
37 Thiesi
Panificio F.lli Paba
Via De Martini M. d’Oro 10, Tel. 079 889711
Pastificio artigianale Tanda e Spada
SS 131bis, Tel. 079 886751
Pasticceria del Corso di Sechi G. & C.
Via Roma 114, Tel. 079 886744
Il Tralcio, produzione liquori
Via De Martini M. d’Oro 81, Tel. 079 889548
Azienda vitivinicola Poderosa s.r.l.
Tel. 349 2496798
SERVIZI DI PUBBLICA UTILITÀ
Comune
Piazza Caduti in Guerra 1, Tel. 079 886012
Stazione Carabinieri
Via A. Sassu 1, Tel. 079 886606
Guardia forestale, Stazione forestale e servizi ambientali
Via Manzoni 22, Tel. 079 886715
Ospedale Civile di Thiesi
Viale Seunis 1, Tel. 079 8849411 (centralino)
Poliambulatorio
c/o Ospedale Viale Seunis 1, Tel. 079 8849411
Guardia medica
c/o Ospedale Viale Seunis 1, Tel. 079 889177
Servizio veterinario
c/o Ospedale Viale Seunis 1, Tel. 079 8849411
Farmacia
Via Umberto I, Tel. 079 886007
Parafarmacia
Via Roma 28, Tel. 079 8859737
P.A.M. Pubblica Assistenza Meilogu - Servizio ambulanze
Tel. 079 889493/349 3266855
INPS
Via Roma, Tel. 079 8849211
CESIL Centro per l’inserimento al lavoro
Via E. Garau Tel. 079 889656
Banco di Sardegna
Via Umberto 75 Tel. 079 8849300
Banca di Credito Sardo
Via Vittorio Emanuele 91 Tel. 079 885046
Parrocchia Santa Vittoria
Piazza Santa Vittoria 1 Tel. 079 889496
38
Soccorso stradale h24
Tel. 338 4723575
Stazione di servizio Q8
SS 131bis 10 Tel. 079 886427
Stazione di servizio Tamoil
SS 131bis Tel. 079 886876
Autobus Seunis Tours di Piredda
Via P. Micca 17 Tel. 079 886212
Piras Andrea NCC taxi
Via Mazzini 21 Tel. 340 5929454
Musei e centri culturali
Museo Aligi Sassu
Via E. Garau Tel. 079 886012 (Comune)
Biblioteca comunale
Piazza Caduti in Guerra 1 Tel. 079 886012
Strutture sportive
Campo sportivo comunale
Polisportiva Thiesi-ASD Seunis 2004, calcio
Associazione Sportiva Pealu, calcio
Palazzetto dello Sport
ASD Sporting Thiesi, pallavolo
Palestra Scuole elementari
Pallacanestro Thiesi-Centro Minibasket
Palestra Scuole medie
Associazione sportiva Shotokan Karate
Truma Bikers, ciclismo
Associazione sportiva Su Monte, ginnastica artistica e pilates
Palestra privata Via F.lli Chighine
Atlethic Move, ginnastica con attrezzi
T.A.G. - Truma de archeogutturulugia Monte Majore, speleologia
39 Thiesi
Progetto grafico
Stefania Marras, Susy Lella
Impaginazione
Stefania Marras
Segreteria di redazione
Lavinia Foddai
Referenze fotografiche
Marco Crillissi: pp. 30, 31 (a sinistra)
Salvatore Ferrandu: pp. 5, 7, 16 (in basso), 17, 26, 34 (in basso)
Alberto Maisto: pp. 9, 24, 29
Marco Pisano: p. 18 (in basso)
Giuseppe Puggioni: p. 8
Simonluca Puggioni: p. 18 (in alto), 20, 32
Pier Paolo Soro: pp. 6, 13-14, 21, 25, 28, 31 (a destra), 33
Archivio Carlo Delfino editore: pp. 15, 34 (in alto)
Fondazione Museo Sassu: p. 16 (in alto)
Giovanni Fancello, Sabores de su Mejlogu, Milano 2000: p. 22
Claudio Galleri, Elisabetta Borghi, Daniele Pescarmona, Francesco Pinna un pittore del tardo cinquecento
in Sardegna, Quartu Sant’Elena 2000: p. 10
Finito di stampare nel mese di giugno 2012
presso D’Auria Printing S.p.A., Ascoli Piceno
ISBN 978-88-7138-663-8
© Copyright 2012 by Carlo Delfino editore
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