Jan Karski nota biografica

Transcript

Jan Karski nota biografica
Jan Karski nacque il 24 giugno del 1914 a Łódź come Jan Kozielewski. ”Jan
Karski” è lo pseudonimo scelto per motivi di sicurezza durante la seconda
guerra mondiale.
Il fatto di essere cresciuto in una famiglia cattolica e di aver imparato nei tempi
della giovinezza le regole di tolleranza e di amicizia – Karski aveva tanti amici
ebrei, compagni di banco del ginnasio Józef Piłsudski – influenzò
successivamente l’atteggiamento di Kozielewski-Karski. Si laureò alla Facoltà di
Giurisprudenza e di Diplomazia dell’Università Jan Kazimierz a Leopoli (1935) e
alla Scuola Cadetti della Cavalleria a Włodzimierz Wołyński.
Il suo servizio diplomatico per la Polonia iniziò con uno stage consolare nella
allora tedesca Oppeln (Opole) e con uno stage a Ginevra. Lavorò anche nel
Consolato Generale della Repubblica di Polonia a Londra. Nel gennaio del 1939
cominciò a lavorare presso il Ministero degli Affari Esteri.
Scoppiata la guerra, fu catturato dai sovietici vicino a Tarnopol. Spacciandosi
per un soldato semplice (allora aveva già il grado di tenente colonnello) evitò la
sorte degli ufficiali fucilati dalla NKWD a Katyń e fece parte del gruppo di
militari destinati allo scambio dei prigionieri tra l’Unione Sovietica e la
Germania. Riuscì a fuggire dal trasporto nazista, dopodiché iniziò la lotta
clandestina a Varsavia.
Dal gennaio del 1940 lavorò come corriere per la Resistenza mantenendo
contatti con il Governo Polacco in esilio in Francia e in Gran Bretagna. Essendo
dotato di una memoria straordinaria e conoscendo lingue straniere, riferiva al
Governo Polacco all’estero informazioni sulla situazione nella Polonia occupata
dai tedeschi. Era attivo anche nell’Ufficio dell’Informazione e della Propaganda
del Quartier Generale dell’Unione per la Lotta Armata e dell’Esercito Nazionale.
Nelle strutture clandestine era conosciuto anche sotto lo pseudonimo
”Witold”. Si serviva anche di altri pseudomini: Piasecki, Kwaśniewski,
Znamierowski, Kruszewski, Kucharski.
Nel 1942, svolgendo una missione affidatagli da Cyryl Ratajski, il Delegato del
Governo per il Paese, entrò due volte, indossando una divisa, nel ghetto di
Varsavia. Indossando la divisa di un guardiano entrò anche nel campo di
transito per gli ebrei di Izbica, l’ultima tappa prima del campo di sterminio a
Bełżec. Ratajski rimase impressionato dall’atteggiamento del giovane corriere
che rischiando la vita aveva deciso di conoscere la verità sullo sterminio degli
ebrei e di descriverla nel rapporto per il generale Sikorski. Karski fece la sua
relazione come testimone oculare dello sterminio degli ebrei. Riferiva anche
1
informazioni sulla struttura, sull’organizzazione e sul funzionamento della
Resistenza clandestina in Polonia. Costantemente attento a non essere relatore
di parte. Il generale Sikorski trasmise il rapporto, accompagnato dalla richiesta
di aiuto, ai governi inglese e americano. Il corriere polacco fece più volte
appello ai rappresentanti delle autorità dei paesi alleati affinché queste
aiutassero. Tra l’altro nel luglio del 1943, Karski fu accolto dal presidente degli
Stati Uniti Franklin D. Roosevelt. Si incontrò anche con Anthony Eden, il
Ministro degli Esteri della Gran Bretagna. Il corriere polacco presentò il suo
rapporto ai politici, ai vescovi, ai redattori dei giornali e agli artisti. Lo imparò a
memoria e sapeva riassumerlo in 18 minuti, per non ”annoiare” gli ascoltatori.
Terminata la guerra, rifiutò di collaborare con il regime imposto alla Polonia
dopo gli accordi raggiunti alla Conferenza di Jalta. Diede le dimissioni
dall’incarico finora rivestito presso l’ambasciata della Repubblica di Polonia a
Washington e decise di rimanere all’estero come emigrato (per la prima volta
tornò in Polonia già come il cittadino americano nel 1974). Nel 1944 Jan Karski
scrisse il libro dal titolo Story of a Secret State, un racconto sullo Stato
clandestino della Polonia occupata. Il libro divenne un best seller, tradotto poi
in molte lingue (l’edizione italiana: La mia testimonianza davanti al mondo.
Storia di uno Stato segreto, a cura di Luca Bernardini, Adelphi Edizioni, La
collana dei casi, 2013). Dopo il dottorato alla Georgetown University a
Washongton, ricevette una cattedra alla Facoltà del Servizio Diplomatico
Estero, dove per 40 anni tenne i corsi sulle dottrine politiche e sulle relazioni
nei paesi dell’Europa centro-orientale. Nel 1970 scrisse la sua seconda grande
opera intitolata Great Powers and Poland (1918-1945), trattando, soprattutto,
l’argomento della politica di grandi imperi nei confronti della Polonia, dal
Trattato di Versailles, degli accordi di Jalta. Karski e il suo tentativo di fermare
l’Olocausto vennero riscoperti per l’opinione pubblica internazionale con il film
Shoah (1978) di Claude Lanzmann, un documentario di circa dieci ore che
presenta le relazioni dei sopravissuti allo sterminio.
Nel 1982 Karski venne insignito della medaglia di ”Giusto tra le nazioni” e
piantò un albero nel Giardino dei Giusti dell’Istituto Yad Vashem a
Gerusalemme, nel 1994 ricevette la cittadinanza onoraria di Israele. Nello
stesso anno, negli Stati Uniti uscì il libro dal titolo Karski. L’uomo che volle
fermare l’Olocausto. Nel 1995 Jan Karski venne insignito con ”L’ordine
dell’Aquila Bianca”, la massima onorificenza polacca. Gli fu conferita la laurea
honoris causa da parte di otto università americane e polacche. Nel 1998 venne
nominato al Premio Nobel pe la Pace. Il settimanale americano «Newsweek» lo
dichiarò uno dei personaggi più eminenti del Novecento e definì la sua
missione di guerra una delle pietre miliari morali per la civilizzazione dello
2
scorso secolo. Jan Karski morì il 13 luglio del 2000 a Washington. Durante la
cerimonia funebre gli resero omaggio i presidenti degli Stati Uniti e della
Polonia: Bill Clinton e Aleksander Kwaśniewski. Nella sua città natale, nel
Museo della Storia della Città di Łódź, venne allestita nel 1999 un’esposizione
dedicata a lui.
Nel 1992 Karski fondò il Premio Jan Karski e Pola Nireńska, per onorare la
moemoria di sua moglie Pola, una danzatrice e coreografa, che fu l’unica a
sopravvivere di tutta una famiglia ebrea di 70 persone. In collaborazione con
YIVO (Istituto Ebraico per la Ricerca) a New York e l’Istituto Ebraico di Storia a
Varsavia, il premio viene assegnato ogni anno a degli autori di pubblicazioni che
presentano il ruolo e il contributo che ebbero gli ebrei polacchi nella cultura
polacca.
Jan Karski fu un eroe non apprezzato. Così come tutto il mondo non seppe
credere alla sua relazione sullo sterminio degli ebrei, così anche non tutti
seppero e vollero credere perché rimase un emigrato. L’impegno scientifico e
divulgativo di Jan Karski negli Stati Uniti, i suoi libri e i suoi ricordi dell’attività
spavalda da corriere sono sempre serviti e hanno sempre aiutato la Polonia. A
detta di molti Karski dovrebbe essere annoverato tra i più eccellenti
documentaristi del Novecento, i suoi scritti storici costituiscono uno dei più
interessanti contributi per comprendere la travagliata storia della Polonia e del
mondo dello scorso secolo.
3