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L’ABBRACCIO n86 Rivista trimestrale di informazione del CEIS Genova 2016 I giganti che ci hanno preceduto di Roberta Pinotti ...........................................................4 La mia Bianchina di Colette Dufour Bozzo ........................................................... 6 Lettera a Bianca di Franca Tomellini Fassio ........................................................... 8 La tenacia e l’attenzione di Paolo Merello ........................................................... 9 La Ministra apparecchia i tavoli di Livia Turco ...........................................................11 Il compagno silenzioso di Davide Viziano ..........................................................14 16126 Genova • Via Asilo Garbarino, 6/B • Telefono 010.25.46.01 - Fax 010.25.46.002 r.a. N. 86 • 4° Trimestre 2016 • N. 4 del 2016 • Prezzo 1,00 euro Autorizzazione Tribunale di Genova 26/94 • Iscrizione al R.O.C. n° 16776 del 17/04/2008 Poste Italiane S.p.A. sped abb.postale • D.L 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 N° 46) art 1 comma 1, DCB Genova Una testimonianza scomoda e rassicurante di Adriano Sansa ..........................................................15 L’ABBRACCIO Dove possiamo incontrarci a Genova Rivista trimestrale di informazione del Ceis Genova Direttore responsabile Silvano Balestreri Caporedattore Michele Serrano In redazione Aldo Castello Hanno collaborato Roberta Pinotti, Colette Dufour Bozzo, Franca Tomellini Fassio, Paolo Merello, Livia Turco, Davide Viziano, Adriano Sansa e i Ragazzi della comunità di Trasta Direzione e redazione ASS. CENTRO DI SOLIDARIETÀ di GENOVA Via Asilo Garbarino, 6 B 16126 Genova Telefono 010.25.46.01 Fax 010.25.46.002 Impaginazione Xedum srl Stampa RESTART di Marina Cosco & C. sas Fassolo Trasta Via Asilo Garbarino, 6-9/B - 16126 Genova Salita Cà dei Trenta, 28 Telefono 010.25.46.01 16161 Genova Fax 010.25.46.002 Davagna Casa Bozzo Via Cavassolo 23 Via Edera 22 16022 Davagna (GE) 16144 Genova Siamo anche in tutta Italia LA NOSTRA FILOSOFIA Autorizzazione Tribunale di Genova 26/94 Sped. abb. postale 50% - Genova Siamo qui perché non c’è alcun rifugio dove nasconderci da noi stessi. Fino a quando Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana una persona non confronta se stessa negli occhi e nei cuori degli altri, scappa. Fino a che non permette loro di condividere i suoi segreti, non ha scampo da questi. Timoroso di essere conosciuto né può conoscere se stesso né gli altri, sarà solo. Dove altro se non nei nostri punti comuni possiamo trovare un tale specchio? Qui insieme una persona Chi siamo Dove siamo può alla fine manifestarsi chiaramente a se Via Asilo Garbarino, 6 B - 9 B 16126 Genova Telefono 010.25.46.01 Fax 010.25.46.002 offrire. Su questo terreno noi possiamo tutti Presidente Enrico Costa Direttore Generale Paolo Merello [email protected] [email protected] www.ceisge.org 2 L’ABBRACCIO stessa non come il gigante dei suoi sogni né il nano delle sue paure, ma come un uomo parte di un tutto con il suo contributo da mettere radici e crescere non più soli come nella morte, ma vivi a noi stessi e agli altri. Aosta Ivrea Torino Varese Vercelli Sanremo Genova Milano Piacenza Parma Cremona Verona Vicenza Trento Bolzano Belluno Treviso Padova Venezia Mantova Reggio Emilia Modena Bologna Ravenna La Spezia Pistoia Prato Firenze Arezzo Jesi Spoleto Muccia Viterbo Anguillara Civitavecchia Roma Alba Adriatica Pescara Anzio Formia Caserta Avellino Bari Gravina Cosenza Catanzaro Messina Reggio Calabria Catania Cagliari Editoriale di Enrico Costa Grazie! Iniziavi sempre così i tuoi discorsi mamma. Grazie per rapporti che hai costruito con le istituzioni Grazie per tutta la vita che hai generato; quella che religiose e civili tracciando sentieri virtuosi con il hai dato al CEIS con Don Mario Picchi quarant’anni fa, Comune, la Regione, la Caritas e l’Auxilium. da cui sono nate tante altre Comunità riunite sotto lo Grazie per la speranza che hai seminato ogni giorno stesso nome, e la vita che hai aiutato a rendere a tutti della tua esistenza, una speranza che ha germogliato, i ragazzi che hanno percorso il Progetto Uomo, quei è cresciuta, e da virgulto è divenuta una pianta ragazzi che tu conoscevi uno per uno. poderosa, alla cui ombra parte la strada per uscire dalla Grazie per la vita che hai dato al CEIS Genova e per dipendenza. averlo affidato alle mani forti di Paolo Merello, insieme Grazie per la gioia, la serenità, la grazia che insieme a al quale avete saputo formare degli operatori tanto papà avete saputo trasmettere a quanti vi conoscevano. preparati. Grazie per la vita fisica e spirituale che hai donato a Grazie per le tue amiche e i tuoi amici che ogni giorno noi, i tuoi quattro figli e ai tanti nipoti. Grazie infine per come volontari hanno sostenuto i ragazzi e gli operatori. essere ancora con noi, tanto presente e tanto viva! Grazie per averci donato una persona come Franca Grazie per la protezione e per la luce che dal Cielo Tomellini Fassio, compagna fin dall’infanzia e solido guida i nostri passi nel percorso che tu hai tracciato. timone di un vascello lanciato verso la solidarietà. Ti abbraccio. Enrico L’ABBRACCIO 3 I giganti che ci hanno preceduto di Roberta Pinotti, Ministro Roma, novembre 2016 E c’è tanto bisogno di ottimismo, oggi, di fiducia nel futuro, senza i quali non saremo mai in grado di Ho avuto il piacere e soprattutto il privilegio di costruire un futuro più giusto, più solidale e più inclusivo conoscere Bianca Costa Bozzo, condividendo questa per i nostri figli, il futuro che Bianca voleva per tutti noi. fortuna con molte altre persone. Ho avuto l’onore di conoscerLa personalmente, dicevo, Qualcuno una volta disse che possiamo guardare e sono rimasta profondamente colpita dalla forza della lontano non per la qualità della nostra vista, ma perché Sua personalità: una forza gentile, anche se questa possiamo alzarci sulle spalle dei giganti che ci hanno espressione può sembrare un ossimoro. Bianca era preceduto. Bianca Costa Bozzo era uno di questi una donna forte, indubbiamente: una di quelle persone giganti. Se oggi, infatti, nella nostra società assistiamo capaci di reggere un intero mondo sulle proprie spalle, e partecipiamo con sempre crescente attenzione e con una vitalità tale da trasmettere entusiasmo e dedizione alle attività di volontariato e di assistenza, motivazione anche ai Suoi familiari e a tutti coloro che è anche e soprattutto per l’opera e l’esempio di veri e la circondavano. Ed era una persona gentile, sempre propri “Eroi del Sociale”, come lo è stata Bianca. disponibile all’ascolto e al sostegno, capace di far E come tutti gli eroi, Bianca ha saputo realizzare ciò sentire importante chiunque avesse di fronte… anche in cui credeva in nome del prossimo.. restando una se questi si trovava in una situazione di difficoltà o di persona semplice, che non cercava i riflettori e la bisogno. notorietà, anzi, soleva piuttosto dire: “Ho una sola dote: Bianca scrisse, una volta, di aver compreso come dietro l’ottimismo”. ad ogni emarginato, ogni disadattato, ogni “tossico”: “… 4 L’ABBRACCIO esista una persona che non ha la capacità o il coraggio quel limite di separazione, da quella scissione tra “Noi” di affrontare la vita da solo”… e questa semplice verità e “Loro” che Bianca, con le Sue opere e il Suo esempio racchiude due Suoi grandi insegnamenti: il primo è personale, ha cercato in tutti i modi di combattere. quello a riconoscere sempre negli altri persone come Perché il Suo secondo insegnamento, che ritroviamo noi, alle prese con un vissuto, con esperienze, eventi, implicitamente in quella frase, è che chiunque non sia difficoltà magari diverse, che però non devono mai nelle condizioni di poter affrontare le difficoltà della spingerci a considerare l’altro un “diverso”. Finché vita da solo… va compreso, aiutato e sostenuto. permetteremo che chi si trova ai margini della società Concretamente. venga considerato non come “il prossimo”, ma bensì Questo è il chiaro messaggio che Bianca, con la Sua vita, come “il diverso” perché protagonista spesso tragico ha lasciato a tutti noi e che, anche a dieci anni dalla Sua di storie di vita completamente differenti dalle nostre… scomparsa, risuona ancora forte nelle nostre coscienze: non potrà mai esserci la vera solidarietà, il vero dialogo, tocca a tutti noi, in prima persona, essere e agire come il vero impegno sociale, quello che Bianca voleva. strumenti di solidarietà, e prima ancora come strumenti Perché il passaggio dal considerare l’altro “diverso” al di giustizia, di inclusività, di uguaglianza, di libertà… non considerarlo “nemico” è sin troppo breve. solo per noi stessi, ma per tutti. È proprio la “spersonalizzazione dell’altro” il grande Dobbiamo molto a Bianca Costa Bozzo, e tutte le crimine di cui l’Uomo, nonostante il suo millenario persone come Lei. A tutti questi giganti forti e gentili progresso, continua ancora a macchiarsi, in molte che sono stati capaci di mostrarci la strada, e di occasioni, dentro e fuori i nostri confini: l’annullamento sostenerci nel nostro impegno a percorrerla: il minimo dell’umanità dei nostri simili, come scorciatoia per che possiamo fare, per rendere Loro omaggio… è non mettere a tacere quella coscienza di cui tutti siamo dimenticarli mai. dotati, anche coloro che lo negano persino a loro stessi. E tutto nasce da quella divisione, da quel confine, da Roberta Pinotti L’ABBRACCIO 5 La mia Bianchina di Colette Dufour Bozzo S crivere di Bianca non mi è facile, anche se Bianca Federico si sottometteva senza condizione, riservando a è mia sorella, o meglio, lo è stata. Una sorella lui solo un atteggiamento tanto mite quanto inconsueto, ingombrante, si può pensare. Non per me. Non è che lo sposo – peraltro – neppure richiedeva, essendo la Bianca persona-pubblica che qui mi interessa: amavo stato con lei sempre condiscendente e amorevole. Un – e amo tanto - la Bianca del nostro privato. matrimonio riuscito, fra il modello antico e il moderno. La mia Bianchina e, a volte, anche Bianchita. Oppure, Anni fa, tornando da Lourdes con l’UNITALSI, mi Ercole in omaggio al mitico palestrato, evocato per è capitato di udire alle spalle di lei, intransigente contrasto con lei così sottile, sempre magra e minuta, capodama, alcuni brancardiers che, al suo arrivo, ma, altrettanto forte e resistente nello spirito. sussurravano fra loro: «ecco la Signora omicidi», Accadeva che, la parafrasando un celebre film di allora e in riferimento al a quello sguardo di fuoco con cui Bianca inceneriva tetro personaggio a causa della severità, al limite l’interlocutore molesto. Il tono, però, era di bonaria dell’intransigenza, che Bianca riservava in esclusivo a ironia e in realtà mia sorella era molto amata, ma quei se stessa. A fronte, stava la comprensione, la tolleranza, suoi grandi occhi neri che, con la loro luce, erano addirittura la tenerezza di cui Bianca beneficiava l’altro capaci di avvolgere le persone in un mare di sconfinata col quale avesse a che fare, compreso suo marito. A dolcezza, all’occasione diventavano carboni ardenti che chiamassimo 6 L’ABBRACCIO per scherzo Torquemada. o per scherno, L’affiancavamo lanciavano saette a un malcapitato se questi avesse mai direbbe oggi. Non nascondersi. Mai. Non trascurare disatteso a un suo ordine solo apparentemente non di essere abili, diplomatici se occorre, non strafare e perentorio. piuttosto mediare nelle situazioni controverse. Nel privato di casa nostra, soprannomi ed epiteti si Qui entra in campo la Bianca “persona pubblica”. Di cui sprecavano: appartenevano a un lessico familiare che è molto si è parlato e/o scritto. E di cui lo si fa tuttora. passato a figli e nipoti. Io, per esempio, ero “Trophiette” Lavorare. In casa nostra, lavorare era quasi un dictat, un perché da bambina ero rotonda e paffuta, per non dire dovere, occupandosi in qualsiasi settore. grassa. In due, con Bianca facevamo l’articolo “lo”. Altrettanto, lo era per il riposo: sacrosanto. Guai a Per contro, da adulte – essendomi doverosamente privare Bianca della sua siesta dopo il pranzo. Lei nonché a forza smagrita – con Bianca arrivammo si alzava regolarmente tutti i giorni alle 7 e andava ad assomigliarci. Fisicamante. Perché per il resto a messa regolarmente tutti i giorni alle 8. Alle 9 eravamo diverse. In casa Bianca comandava. Io no. regolarmente tutti i giorni faceva un salto da me che nel Lei aveva preso da nostro padre: decisa, organizzata. frattempo dormivo (abitavamo nello stesso palazzo, io Nata per essere leader. Io ero più come nostra madre: tre piani sotto a lei) quindi proseguiva per il suo Centro. accomodante ma, assieme, irriducibile. A nostro fratello Lì, passava in genere la mattinata fra problemi, “grane” Niny (il primogenito), anch’egli costantemente presente e anche soddisfazioni. Rincasava a mezzogiorno e alla alle necessità del Centro di Solidarietà, Bianca mostrava mezza era a tavola davanti all’immancabile pastasciutta. i denti se lui voleva prevaricarla mentre, spesso, A fine pasto, era la volta del giornale che leggeva toccava a me sedare i tumulti, sfruttando la paterna sdraiata sul divano in soggiorno. A seguire – forse – benevolenza di lui nei miei riguardi (aveva 7 anni più un breve “sonnellino” ci stava. Per poco. Subito dopo, di me e 3 più di Bianca) e placando con cenno solidale Bianca scattava in piedi come una “molla” ed eccola di l’ira funesta di lei. Si trattava, comunque, delle classiche nuovo sulla “breccia”. “bisticciate” dell’infanzia che la maturità si portò via. Ormai, inesorabilmente minata dal suo male – e Non ho il ricordo di una lite tra noi fratelli. La pace tra ormai con pochi mesi di vita – quasi ogni giorno, nel noi è durata una vita. pomeriggio, Bianca riceveva in casa i suoi collaboratori Bianca e io eravamo un’anima sola. del Centro per sbrigare le pratiche più annose. In Quando se ne è andata mi ha lasciato a metà, pur alternativa, accoglieva gli amici di sempre, con i quali si valutando che averla avuta accanto una intera esistenza intratteneva, scambiando chiacchiere non prive di sane è stata per me una grazia ricevuta. e sonore risate. La sua voce acuta trillava ovunque, Eravamo in simbiosi. E complementari. Ci siamo sempre anche per le scale del caseggiato. aiutate lungo il nostro viaggio terreno finché questo Poi, all’improvviso, alle 18 in punto, licenziava tutti e si è stato condiviso. Ci davamo il cambio nell’essere faceva accompagnare nella sua stanza, dove si stendeva presenti con i genitori, con i figli/nipoti; nelle ore difficili sul letto. Nessuno – neppure io – aveva accesso al suo abbiamo sofferto assieme, in quelle felici gioito assieme rifugio. In cui, nel silenzio, sola con il suo male, Bianca si e festeggiato pure. preparava a morire. In eredità Bianca mi ha lasciato molto. Quindi, puntuale alle 20, arrivava Franco Henriquet Più che del suo modello vivendi – fulgido ma per me a iniettarle i suoi farmaci che domavano per qualche irragiungibile – mi ha consegnato valori tanto più veri tempo i dolori. Così Bianca tornava al suo quotidiano, in quanto da lei sperimentati nel suo vissuto. Tra questi, andava a cena, pronta per gli inevitabili e amati in primis, è stato l’amore per il prossimo che è anche spaghetti al burro. rispetto dell’altro, attenzione ai giovani, condivisione Quando, trascorse alcune settimane sempre troppo dei problemi al pari delle gioie e dell’allegria, per quanto brevi, questo rituale non ebbe più spazio, Bianca entrò possibile. Vivere con e nella speranza si doveva sempre: in clinica, in cui continuò a tenere banco finché ne fu in speranza sulla terra e – per lei – speranza nel cielo. grado. E la fede nell’uomo, nel mondo e in Dio. La fede, quella Dalla clinica Bianca non uscì viva. con la F maiuscola: un capitolo a sé. Integrale, la sua Tuttavia, anche dalla clinica, un messaggio positivo di Fede ignorava il dubbio e accettava il mistero. vita, Bianca era riuscita a lanciarlo. Anche quando è Nel ritornare alle cose umane, bisognava avere il morta. Anche dopo e oltre la morte. coraggio delle proprie azioni. “Metterci la faccia” si Perché Bianca È viva. Bianca è VITA. L’ABBRACCIO 7 Lettera a Bianca di Franca Tomellini Fassio C ara Bianca, ti arriverà questa lettera nel paradiso giapponese? Ecco le estati della nostra gioventù. dove sei, ma con essa non voglio ricordarti Durante l’anno ci si vedeva raramente, scuole diverse e per la tua dedizione a tante istituzioni sociali, tu, molto studiosa e seria, avevi poco tempo. primo fra tutti il Centro di Solidarietà, ma come amica Per fortuna c’era il Carnevale. Nelle nostre famiglie si d’infanzia, la mia amica Bianca, la cui memoria è rimasta usava dare una festa in maschera per i bambini, da fresca pur dopo tanto tempo. te, da me e anche da altre amiche. Ricordo ancora il Ci tuo vestito sardo e quella da mago. Mi appare poi incontriamo tutte le mattine in spiaggia, una scogliera l’immagine di tua sorella, la piccola Colette vestita da con giardino più che altro, e giochiamo a fare i pirati, olandesina mentre canta “Il mio cugino Nello”. gli indiani… i primi tuffi dal trampolino basso, le gare Siamo diventate nonne e poi anche bisnonne, il corso a chi arriva prima alla boa. Con noi ci sono Mara, delle nostre vite si è fatto lungo: tante le persone care, Marisa, una Lucia milanese e a volte un amichetto, un tanti gli avvenimenti tragici, tante esperienze e il nostro piccolo principe russo nipote dello Zar! Non ricordo lavoro, che ti ha portato ad essere un solido appoggio, se tuo fratello Ninni ci degnasse della sua presenza, e un accogliente rifugio, per la tua famiglia, per le ricordo invece le nostre madri e la famosa zia Vittorina, centinaia di ragazzi che senza di te non avrebbero all’ombra dei pini, rigorosamente coperte dai pigiama di avuto un degno futuro, per la società stessa. seta, conversare con gli ospiti di passaggio: Guglielmo Ti abbraccio e ti affido tutte le persone che hanno fatto Marconi, sbarcato dal suo yacht Elettrea, gli esuli russi e parte della nostra vita. Siamo negli anni trenta/quaranta, al mare. tanti altri stravaganti personaggi: ricordi il nostro primo 8 L’ABBRACCIO La tenacia e l’attenzione di Paolo Merello, Direttore CEIS Genova N el novembre del 1983, a 25 anni, sono stato molto minuta, quasi fragile, che parlava e si muoveva assunto al Centro di Solidarietà di Genova. col garbo tipico delle signore della sua generazione, Bianca Costa si occupava di emarginazione eppure da quel corpo esile traspiravano una forza e già dal 1973 e in questo modo era entrata in contatto una determinazione d’acciaio, che chiunque poteva col mondo delle dipendenze. L’uso delle sostanze era percepire, e la sua voce soave sapeva diventare, in caso un reato penale allora - la legislazione era del tutto di bisogno, alquanto imperiosa. impreparata a gestire quel fenomeno sconosciuto - e il Dal 1973 al 1979 Bianca, forte di un compatto nucleo SERT non esisteva ancora, ma in compenso i decessi per di volontari, aveva girato l’Italia e l’Europa per studiare overdose, o comunque direttamente collegati alla droga, i modelli che si sperimentavano nell’ambito della in Italia erano oltre un migliaio all’anno e la maggior parte disintossicazione, riabilitazione e del contrasto all’uso dei morti erano giovani. Bianca aveva ben compreso che delle sostanze. Tutti erano in una fase iniziale, ma questa emergenza era destinata a crescere e che era necessario strutturare il Centro, nato come associazione di puro volontariato, in una forma più istituzionale, con dipendenti formati e professionali per dare certezza alla continuità dell’intervento. Fui uno tra i primi assunti, ma avevo già conosciuto Bianca e ricordo perfettamente l’impressione che mi fece la prima volta che la vidi: una donna fisicamente esperienze già documentate esistevano e Bianca ebbe la intuizione, forse anche la fortuna, di incontrare Don Mario Picchi e grazie a lui Padre O’Brien. Questo sacerdote americano aveva una esperienza già quasi decennale con l’eroina, perché accoglieva i giovani combattenti di ritorno dal Vietnam. Erano ragazzi che oggi si definirebbero affetti da Burn Out ed erano quasi tutti tossico dipendenti. Tra Don Picchi e Bianca, L’ABBRACCIO 9 entrambi impegnati nella lotta alla droga, nacque un I ragazzi e le loro famiglie erano al centro del progetto, fortissimo legame e una collaborazione ricca di stimoli. certo, ma Bianca aveva un’attenzione particolare per Entrambi si convinsero che il DAY TOP - tradotto in gli operatori e i volontari: si era resa conto che erano Italia col nome di Progetto Uomo, ossia il protocollo di preziosi entrambi. Ero giovane, la mia esperienza di intervento sviluppato da Padre O’Brien - era quello che vita ancora limitata, ma quanto mi affascinava questa nel panorama internazionale dava le migliori garanzie di signora elegante e sobria, che proveniva dell’alta riuscita e di scientificità. borghesia Le associazioni aderirono ma quindi al Progetto Uomo mischiare e giunsero dall’America con quella di galeotti i e non genovese, temeva la di sua vita primi operatori/ formatori. Questo giudicarli nemmeno un programma ancora istante. oggi viene utilizzato prostitute senza Questa dal CEIS Genova e da profondamente tutta la donna profondamente cattolica, per Federazione bene, che non azzardava Mondiale delle Comunità un giudizio su nessuno e Terapeutiche. che non si lesinava mai, Diventare educatore non si tirava mai indietro, era un mio grandissimo al punto che, quando desiderio e Bianca mi ci trovammo senza una appoggiò sede, non si fece scrupolo a fare con mandandomi il corso base di prestare la propria villa americani di famiglia per accogliere intimidivano gli utenti. E dietro di lei questi che ci un po’ perché già da silenziosamente anni lavoravano con i sempre tossicodipendenti. uomo detto, ma ricordare lo ancora: L’ho voglio Federico. poco mostrarsi, non c’era incline ma che Un a le era a fianco nella lotta c’era nulla, né medici, ne e ricerche, né un protocollo persona credo a cui lei si governativo…c’era rivolgesse nei momenti molta ignoranza solo e, a volte, anche molta arroganza nell’affrontare l’argomento, nella vita, l’unica di vera difficoltà, perché Bianca sapeva di poter contare su di lui. e sicuramente fu quella la grande intuizione di Bianca: legarsi all’esperienza maturata in America e investire in L’ultima immagine: Bianca era già malata, il tumore era noi giovani operatori affinché ce ne impadronissimo. cresciuto tanto che per stare in piedi doveva portare un Col tempo il Progetto Uomo ebbe grandi riconoscimenti busto e il CEIS Genova era in procinto di inaugurare una internazionali, il protocollo, di cui tanto avevamo sentito nuova importante struttura: La finestra sul Porto. Con la necessità, era diventato una cosa reale, e si andava quanta tenacia Bianca aveva perseguito l’obiettivo di un sviluppando una rete di scambio sia con le istituzioni che intervento terapeutico coi minori! Era un coronamento con le altre realtà terapeutiche, ma Bianca non smise mai della sua opera e malgrado il tumore, malgrado il busto, di venire ogni giorno al Centro, e prendeva parte ad ogni malgrado i dolori era sempre accanto a noi: gli operatori, fase delle operazioni. Conosceva ognuno dei ragazzi i ragazzi, i volontari… alla ASL, in Regione Bianca era personalmente, anche se ne avevamo tanti, li chiamava ricevuta senza anticamera, e con gli onori che si era tutti per nome e una volta alla settimana si intratteneva guadagnata, ma lei trascurava questi impegni, non le a lungo coi loro genitori, trovando sempre le parole o i interessavano le cariche politiche, a lei interessava solo silenzi giusti per dare loro forza. salvare delle vite. 10 L’ABBRACCIO La Ministra apparecchia i tavoli di Livia Turco I l Tavolo di lavoro sulle Tossicodipendenze che In avevo costituito presso in Ministero della Solidarietà contraddistingueva la figura di Bianca Costa, non solo Sociale, nel 1996 durante il primo Governo dell’Ulivo perché una delle poche donne presenti ma per la sua e che lavorò per l’intera legislatura, era uno tra i tanti dolce e ferma autorevolezza, per la sua capacità di Tavoli costituiti in quella sede. Infatti mi definivo “La dialogo, per la sua competenza. Bianca Costa era per me Ministra apparecchia Tavoli” perché ritenevo che senza una presenza preziosa perché mi aiutava in quell’azione la condivisone concreta con chi vive ed affronta i difficile ma dirimente per costruire buone politiche che problemi non si possano fare buone leggi. Tutta la ricca è il “ rammendo”, ossia l’ascolto reciproco, la ricerca legislazione di quella stagione è figlia di “Tavoli della del punto d’approdo condiviso. Bianca era simpatica, Condivisione”. Quello sulle tossicodipendenze era il semplice, determinata, molto orgogliosa della sua Tavolo più affollato ed animato . Molte erano le realtà Federazione Italiana delle Comunità terapeutiche, la rete attive sul campo per prevenire le droghe e prendere in di comunità di cui era allora la Presidente. Ti guardava carico le persone tossicodipendenti, avevano approcci dritta negli occhi e capiva la fatica che la Ministra faceva culturali e metodologici tra loro diversi ed erano animati nel tenere in conto tanti punti di vista e tante esperienze da personalità molto forti. diverse. Lei conosceva bene la complessità del tema quel Tavolo animato ed appassionato L’ABBRACCIO si 11 della lotta alle droghe perché metteva al centro la problematizzato da alcune realtà, il confronto era nel persona umana. merito ed accorciava le distanze. Insomma il dibattito L’amorevolezza concreta verso la persona umana era tra gli operatori era diverso da quello che prevaleva nei il suo approccio etico, il suo approccio nella lotta alle media e nella politica. dipendenze . Questo approccio - che mette al centro la In questo dibattito Bianca Costa svolgeva un ruolo fiducia e lo sguardo amorevole verso la persona - esclude prezioso perché metteva sempre al centro la persona scorciatoie, approcci ideologi, la esibizione di certezze. nella sua complessità ed il dovere della sua presa in Richiede sempre l’esercizio dell’ascolto, la vicinanza alla carico amorevole e fiduciosa. Questo aiutava tutti a persona, la valorizzazione del gioco di squadra. Bianca non perdere di vista le questioni essenziali tanto più Costa fu portatrice-attraverso l’esperienza delle, allora, quando si confrontavano punti di vista diversi. Ricordo 54 associazioni e centri di solidarietà presenti su tutto il la sua saggezza nell’affrontare temi controversi come le territorio nazionale raccolte nella rete della Federazione politiche di riduzione del danno, la ricerca delle modalità Italiana delle Comunità Terapeutiche - di una visone perché tali politiche non cronicizzassero la dipendenza della lotta alle droghe molto innovativa che mette al ma fossero un passaggio per l’uscita dalla dipendenza centro la persona umana, la sua fragilità ma anche le medesima; nelle discussioni animate sulle strategie da sue competenze ed abilità, valorizza i legami famigliari attivare e le norme da definire per realizzare una netta e sociali. A partire da questo punto di vista costruisce depenalizzazione dell’uso individuale delle droghe una strategia di prevenzione della caduta nelle droghe evitando il ricorso al carcere. e di presa in carico della persona tossicodipendente Bianca aveva il merito de saper ascoltare, di aiutare che: mobilita i legami sociali; si sforza di scoprire, tirare a costruire una mediazione condivisa ed a porre fuori e valorizzare le competenze delle persone; punta a con determinazione le questioni che erano quelle realizzare e qualificare il gioco di squadra tra operatori. essenziali come la rete integrata dei servizi sociali e Non a caso tra le priorità concrete della politica di sanitari. Che talvolta rischiavano di scivolare dal tavolo prevenzione e di presa in carico, Bianca Costa, con rara perché considerate scontate ma che richiedevano tenacia, indicava una buona rete integrata di servizi molta attenzione e grande investimento in termini di basata sulla cooperazione tra servizi pubblici e privato attenzione e di risorse professionali ed economiche. sociale, la qualificazione degli operatori, l’inserimento Insieme abbiamo costruito la Seconda e la Terza sociale e lavorativo delle persone che stanno uscendo Conferenza Nazionale previste dalla normativa vigente dal tunnel delle droghe. sui problemi connessi con la diffusione delle sostanze In quegli anni novanta, il tema della lotta alle droghe, stupefacenti e psicotrope e sull’alcoldipendenza (Art. 1, era molto vivo nella società, nella politica e nei media ma c.15 DPR9/10/1990 n.309). era prevalentemente incentrato sullo scontro ideologico Ricordo la grande partecipazione che si realizzò nella tra chi era a favore e chi era contrario alla legalizzazione Mostra d’Oltre Mare a Napoli il 13- 14- 15 marzo 1997 delle droghe leggere. (dovemmo cambiare sala perché quella prevista non Vi era uno scarto tra il dibattito pubblico- mediatico e la era in grado di accogliere le persone arrivate). Ricordo vita reale delle persone cadute nell’abisso del disagio e l’intervento l’esperienza degli operatori sia delle Comunità che dei Oscar Luigi Scalfaro, dei miei colleghi Ministri e Ministre, Servizi Pubblici che ogni giorno cercavano di salvare dei vite umane. Sopra ogni altro ricordo ( ed ancora mi commuove) la Avevo constato che nel mondo degli operatori sia dei passione, la speranza, la determinazione dei tantissimi Servizi Pubblici che delle Comunità vi erano punti di operatori dei servizi pubblici e delle comunità. Conservo vista anche molto diversi ma vi era una grande intesa il sentimento della loro fiducia, della ricerca di strade sulle strategie da praticare, sugli interventi da realizzare, nuove ed efficaci, della loro fatica sempre nascosta vi era un approccio pratico che realizzava delle perché ripagata dalla consapevolezza che la sfida cui convergenze nella presa in carico delle persone, nel si sono dedicati, salvare vite umane, è troppo ardua e sostegno alle famiglie, nella costruzione di alternative al bella. In quell’occasione imparai ad apprezzare molto carcere. questo mondo di persone così dedite agli altri e mi Anche sulla strategia di” riduzione del danno” che sono sempre ricordata del sostegno che meritano. costituiva allora un approccio nuovo ed anche molto La Conferenza fu molto produttiva di indirizzi che 12 L’ABBRACCIO colleghi dell’allora Presidente Parlamentari, del della Sindaco Repubblica Bassolino. si tradussero in concreti provvedimenti: l’Atto di Indirizzo sulla Integrazione Socio- Sanitaria che con La Conferenza vide, anche in questa occasione, una folta ed intensa partecipazione di operatori. Fu un momento la mia cara amica Rosj Bindi mettemmo a punto per importante e ricco di confronto e di speranza. la gestione della Rete Integrata dei Servizi Socio- Per la Ministra della Solidarietà Sociale fu anche un Sanitari e realizzare quella adeguata presa in carico momento di solitudine all’interno del Governo. Eravamo della persona; l’Atto d’Intesa Stato-Regioni (19 ottobre alla conclusione della legislatura. Dopo la sconfitta 1999) per definire i requisiti minimi organizzativi e dell’Ulivo alle elezioni regionali (che segnò anche una funzionali che devono possedere le organizzazioni del sconfitta mia personale che mi ero candidata,per privato sociale per svolgere attività sociale e sanitaria obbedienza al partito e per amore della mia terra, in materia di tossicodipendenze e per la disciplina alle elezioni regionali del Piemonte pur sapendo che dell’istituto dell’accreditamento; la legge n. 45 febbraio il centrosinistra avrebbe perso la partita), il Governo 1999 “Disposizioni per il Fondo Nazionale di intervento D’Alema si era dimesso e si era costituito il Governo per la lotta alla droga ed in materia di personale dei Amato che mi aveva confermato nell’incarico di Servizi per le tossicodipendenze.” Che fu al centro di Ministra della Solidarietà Sociale e nominato il Prof. un acceso dibattito parlamentare protrattosi per ben Umberto Veronesi Ministro della Salute. Umberto tre anni. Promuovemmo campagne d’informazione e di Veronesi era da sempre schierato nettamente a favore prevenzione sul territorio, nelle scuole, mobilitammo il della legalizzazione delle droghe leggere e venne alla mondo delle discoteche per responsabilizzarlo verso le Conferenza di Genova illustrando questo suo punto di sostanze ed il disagio giovanile; attivammo il Servizio vista con nettezza e rigore senza tenere conto delle Drogatel presso il Ministero della Solidarietà Sociale divisioni che c’erano sul tema all’interno dello stesso cui potevano rivolgersi per informazioni e richieste di Centro-Sinistra . Me lo aveva anticipato con grande sostegno tutte le persone in difficoltà. Ed, infine, l’8 lealtà e convinzione. Questa posizione del Ministro novembre del 2000, finalmente, l’approvazione della “ della Salute, data anche la sua autorevolezza, catalizzò Legge Quadro per la realizzazione del sistema integrato l’attenzione dei media, accese lo scontro, sconsigliò di interventi e servizi sociali” la 328/2000 . Bianca Costa altri Ministri e Ministre di partecipare all’evento per mi telefonò per dirmi la sua gioia e la sua soddisfazione non mescolarsi con i conflitti anche in vista della vicina in quello che considerava un giorno di festa per il nostro scadenza elettorale. Ricordo il sentimento di disagio paese. e di solitudine. Soprattutto sentivo la responsabilità La visita della Comunità di Genova e di altri Centri di di non vedere valorizzato nel modo giusto il lavoro Solidarietà in giro per l’Italia furono per me occasioni comune e condiviso con le realtà dei Servizi Pubblici preziose per imparare, per capire da vicino l’efficacia e delle Comunità, constatare che in quella occasione di quell’approccio di Bianca Costa che consisteva importante i veri protagonisti non avevano voce e essenzialmente nel prodigarsi per gli altri con intensa visibilità. Non ero arrabbiata con il Ministro Veronesi ma umanità dotata di competenza medica e sociale. Non con gli esponenti del Governo che mi avevano lasciata era gelosa delle esperienze altrui, anzi il suo cruccio sola. e la sua fatica era quella di costruire rete, anche con Bianca Costa capì questa mia solitudine ed il dolore che comunità e personalità come il genovese anche lui mi provocava. Mi fu vicina con il calore delle sue mani e tanto amato e presente nei nostri cuori, Don Andrea con l’intensità del suo sguardo che guardava dritto negli Gallo. Ricordo il suo rapporto positivo ed intelligente occhi. Mi fu vicina riconoscendo con grande generosità con le amministrazioni locali, con il Sindaco Pericu e il lavoro che avevo svolto nel corso degli anni di governo l’Assessore alle politiche sociali di Genova, la Regione. trasmettendomi calore umano e coraggio. Collaborazione che risultò preziosa in occasione della Ho continuato a seguire anche da lontano l’attività di preparazione e dello svolgimento della Terza conferenza Bianca e della sua amatissima rete di associazioni e nazionale, il 28-29-30 Novembre 2000 a Genova. Centri di Solidarietà. Ho potuto constatare quanto la Arrivammo a questa Conferenza molto attrezzati sul vostra realtà sia preziosa per il nostro paese. piano delle proposte con il documento “ Proposte per Cara Bianca, ti ho portata e ti porto nel cuore con tanta un programma organico di azioni ed interventi per il ammirazione e gratitudine. contrasto al consumo, all’abuso di sostanze stupefacenti A Voi amiche ed amici del CEIS esprimo la mia vicinanza e psicotrope”. ed il mio affetto per il vostro lavoro. L’ABBRACCIO 13 Il compagno silenzioso di Davide Viziano I l ricordo di Bianca, nonostante siano trascorsi ormai entusiasmo accompagnato sempre da un affetto sincero ben dieci anni dalla sua scomparsa, è sempre vivo e e da grande coerenza in ogni situazione. presente, così come succede solo con persone speciali. Mi piace anche ricordare “l’altra metà di Bianca” e cioè Mi passa davanti agli occhi, in un baleno, una vita di Fede, compagno “silenzioso” ma onnipresente nella sua ricordi che partono dalla mia infanzia quando conobbi, fra vita; sono certo che da un matrimonio sereno e fortunato le amiche di mamma, l’indimenticabile Bianca. Bianca è stata sicuramente aiutata a fare tutto quello che Aveva sempre una parola di attenzione anche nei di bello e di buono ha fatto nella vita! confronti di me bambino e da lì in avanti si è cementata Rigore, generosità e grande fede penso siano la sintesi di una amicizia della quale sono ancora ora più che onorato una vita spesa per gli altri, specialmente per i più deboli e che è poi sfociata nella collaborazione con le tante e di questo le sono grato: Bianca è stata un grande opere ed iniziative che Bianca ha fatto nella sua vita. esempio non solo per la mia vita ma per tanti genovesi La cosa curiosa è, nella mia memoria, il fatto che l’amicizia che oggi purtroppo stentano a ritrovare sia l’orgoglio che con Bianca sia nata, paradossalmente, prima di quella la generosità. con i suoi figli miei coetanei ed in particolare con Enrico Fortunatamente i suoi figli ed in particolare Enrico e Nicoletta. hanno preso in mano con la stessa grinta e con la stessa Nel rapporto fra dare e avere che ogni amicizia si porta determinazione il Centro di Solidarietà di Genova e questo dietro certamente debbo dire che è più quello che ho va certamente ascritto a loro come un grande merito. avuto rispetto a quello che ho dato; Bianca è stata una Grazie Bianca e grazie anche a Fede per tutto quello che maestra di vita e di generosità capace di generare ci avete dato! 14 L’ABBRACCIO Una testimonianza scomoda e rassicurante di Adriano Sansa C erco sul sito del Ceis, temo che la memoria non continuando a essere la persona di sempre, in famiglia, basti per ripercorrere tanti anni della sua vita nella vita sociale. Colpivano in lei la normalità del e di quella della città. Infatti trovo notizie che comportamento quotidiano, l’affabilità semplice e non avevo, non solo sui tanti riconoscimenti che le sono schietta che si svolgevano nell’eccezionalità della forza stati tributati, fino all’ultimo giorno; ma soprattutto e del compito definitivamente assunto. Non si sarebbe sulle diverse iniziative, attività, responsabilità che hanno mai più tirata indietro, non avrebbe accettato la resa. segnato il suo cammino e quello di migliaia di persone. Chi ha frequentato i luoghi e le persone del suo mondo Una vita al cui cospetto sono spinto a riconsiderare la di elezione ricorda che sono stati a volte estremamente mia, a fare bilanci e a riconoscere la sua superiorità: difficili. Oggi anche altri problemi e altri bisogni, non parola che non le sarebbe piaciuta se non forse nel meno impegnativi, sono emersi nel mondo delle senso in cui la adopera il Manzoni a proposito del dipendenze, dei disturbi della personalità e nervosi, cardinal Federigo. Ci sono persone che annunciano una non raramente accompagnati alla povertà materiale. I superiorità e te la fanno amare, appunto. movimenti migratori fanno più complesso il quadro. Ma Del resto, se non ho mai avuto l’abitudine di tenere in passato vi sono state fasi di degrado delle condizioni fotografie in ufficio, e ho invece messo la sua nella personali cui non corrispondeva tempestivamente il vetrinetta dietro la scrivania, portandomela a casa nel soccorso pubblico nelle sue diverse articolazioni: là era giorno del pensionamento, ci dev’essere una ragione. emersa la prontezza della carità e dell’intelligenza di Bianca Costa era venuta un giorno al Tribunale per Bianca. i Minorenni di Genova, doveva parlarmi di qualche Insieme problema dei suoi giovani in cerca di accoglienza, cura messo al primo posto il riguardo per la dignità delle e ricupero. Si teneva, ma senza imbarazzo, solo per persone; e all’impegno pratico aveva saputo abbinare riguardo verso l’interlocutore che non fosse turbato, una l’approfondimento dello studio sulla cui strada il mano davanti al volto, così un po’ nascondendo certe Ceis ha saputo in seguito camminare, per esempio tracce feroci del male che la stava consumando. Aveva organizzando un importante convegno mondiale sugli la consueta luce ferma e gentile nello sguardo. Non stupefacenti. sollecitava alcuna speciale attenzione se non quella che Un aveva sempre proposto, e con giustizia preteso, per la incoraggiante. Ciascuno di noi avrebbe potuto, dove sofferenza che doveva alleviare. Ascoltandola avvertivo vive, a Genova, in ogni momento, quindi in questi come fosse una delle figure che avevano dato dignità anni, davanti ai medesimi disagi e agli stessi dolori, e fisionomia alla città, fuori del mondo più concitato uscire dalla cura esclusiva di sé e dei suoi, per quanto e visibile della politica o del successo economico e legittima, e mettersi a disposizione degli altri. Con lo professionale. stesso impegno, anzi maggiore, di quello che si destina A ripensarci ora credo che la sua testimonianza al lavoro, agli affari, al divertimento. Un ricordo da sia stata ad un tempo scomoda e rassicurante. Ci tenere con sé: è noto che ciascuno rammenta in modo ha messi a confronto con l’egoismo che impronta diverso la medesima persona, ne ha una sua propria fondamentalmente le nostre vite. Bianca Costa veniva immagine. Quella di Bianca non si sottrae alla regola, da una famiglia ragguardevole per censo e fama; ma resta per tutti, in ogni caso, una ‘cara e buona muovendo da un’educazione che appariva rigorosa si immagine’ fraterna. con esempio la solidarietà difficile da e l’assistenza imitare, ma aveva insieme era rivolta senza risparmio al soccorso e alla solidarietà, L’ABBRACCIO 15 “Credo che il risultato del mio lavoro consista fondamentalmente nell’aver testimoniato la ricchezza e la forza delle persone, anche quelle che sembrano avere meno risorse. Ho sperimentato che, a persone unite nella solidarietà, tutto è possibile. Lavorare in solidarietà, porsi realmente in ascolto del bisogno è un impegno difficile. La responsabilità che maggiormente sento è di essere capace a prestare attenzione alle richieste dei giovani e delle loro famiglie, essere costantemente disponibile a cambiare me stessa e il Centro per trovare una soluzione che sia realmente adeguata alle loro richieste. La solidarietà non è un utopia” www.gruppoboero.it www.gruppoboero.it