- Ceis Genova

Transcript

- Ceis Genova
L’ABBRACCIO n86
Rivista trimestrale di informazione del CEIS Genova
2016
I giganti che ci
hanno preceduto
di Roberta Pinotti
...........................................................4
La mia Bianchina
di Colette Dufour Bozzo
........................................................... 6
Lettera a Bianca
di Franca Tomellini Fassio
........................................................... 8
La tenacia e
l’attenzione
di Paolo Merello
........................................................... 9
La Ministra
apparecchia i tavoli
di Livia Turco
...........................................................11
Il compagno
silenzioso
di Davide Viziano
..........................................................14
16126 Genova • Via Asilo Garbarino, 6/B • Telefono 010.25.46.01 - Fax 010.25.46.002 r.a.
N. 86 • 4° Trimestre 2016 • N. 4 del 2016 • Prezzo 1,00 euro
Autorizzazione Tribunale di Genova 26/94 • Iscrizione al R.O.C. n° 16776 del 17/04/2008
Poste Italiane S.p.A. sped abb.postale • D.L 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 N° 46)
art 1 comma 1, DCB Genova
Una testimonianza
scomoda e
rassicurante
di Adriano Sansa
..........................................................15
L’ABBRACCIO Dove possiamo incontrarci a Genova
Rivista trimestrale di
informazione del
Ceis Genova
Direttore responsabile
Silvano Balestreri
Caporedattore
Michele Serrano
In redazione
Aldo Castello
Hanno collaborato
Roberta Pinotti, Colette Dufour Bozzo,
Franca Tomellini Fassio, Paolo Merello,
Livia Turco, Davide Viziano, Adriano
Sansa e i Ragazzi della comunità di
Trasta
Direzione e redazione
ASS. CENTRO DI SOLIDARIETÀ
di GENOVA
Via Asilo Garbarino, 6 B
16126 Genova
Telefono 010.25.46.01
Fax 010.25.46.002
Impaginazione
Xedum srl
Stampa
RESTART di Marina Cosco & C. sas
Fassolo
Trasta
Via Asilo Garbarino, 6-9/B - 16126 Genova
Salita Cà dei Trenta, 28
Telefono 010.25.46.01
16161 Genova
Fax 010.25.46.002
Davagna
Casa Bozzo
Via Cavassolo 23
Via Edera 22
16022 Davagna (GE)
16144 Genova
Siamo anche in tutta Italia
LA NOSTRA FILOSOFIA
Autorizzazione Tribunale di Genova 26/94
Sped. abb. postale 50% - Genova
Siamo qui perché non c’è alcun rifugio dove
nasconderci da noi stessi. Fino a quando
Associato all’Unione Stampa
Periodica Italiana
una persona non confronta se stessa negli
occhi e nei cuori degli altri, scappa. Fino a
che non permette loro di condividere i suoi
segreti, non ha scampo da questi. Timoroso
di essere conosciuto né può conoscere se
stesso né gli altri, sarà solo. Dove altro se non
nei nostri punti comuni possiamo trovare
un tale specchio? Qui insieme una persona
Chi siamo
Dove siamo
può alla fine manifestarsi chiaramente a se
Via Asilo Garbarino, 6 B - 9 B
16126 Genova
Telefono 010.25.46.01
Fax 010.25.46.002
offrire. Su questo terreno noi possiamo tutti
Presidente
Enrico Costa
Direttore Generale
Paolo Merello
[email protected]
[email protected]
www.ceisge.org
2
L’ABBRACCIO
stessa non come il gigante dei suoi sogni né
il nano delle sue paure, ma come un uomo
parte di un tutto con il suo contributo da
mettere radici e crescere non più soli come
nella morte, ma vivi a noi stessi e agli altri.
Aosta
Ivrea
Torino
Varese
Vercelli
Sanremo
Genova
Milano
Piacenza
Parma
Cremona
Verona
Vicenza
Trento
Bolzano
Belluno
Treviso
Padova
Venezia
Mantova
Reggio Emilia
Modena
Bologna
Ravenna
La Spezia
Pistoia
Prato
Firenze
Arezzo
Jesi
Spoleto
Muccia
Viterbo
Anguillara
Civitavecchia
Roma
Alba Adriatica
Pescara
Anzio
Formia
Caserta
Avellino
Bari
Gravina
Cosenza
Catanzaro
Messina
Reggio Calabria
Catania
Cagliari
Editoriale
di Enrico Costa
Grazie!
Iniziavi sempre così i tuoi discorsi mamma.
Grazie per rapporti che hai costruito con le istituzioni
Grazie per tutta la vita che hai generato; quella che
religiose e civili tracciando sentieri virtuosi con il
hai dato al CEIS con Don Mario Picchi quarant’anni fa,
Comune, la Regione, la Caritas e l’Auxilium.
da cui sono nate tante altre Comunità riunite sotto lo
Grazie per la speranza che hai seminato ogni giorno
stesso nome, e la vita che hai aiutato a rendere a tutti
della tua esistenza, una speranza che ha germogliato,
i ragazzi che hanno percorso il Progetto Uomo, quei
è cresciuta, e da virgulto è divenuta una pianta
ragazzi che tu conoscevi uno per uno.
poderosa, alla cui ombra parte la strada per uscire dalla
Grazie per la vita che hai dato al CEIS Genova e per
dipendenza.
averlo affidato alle mani forti di Paolo Merello, insieme
Grazie per la gioia, la serenità, la grazia che insieme a
al quale avete saputo formare degli operatori tanto
papà avete saputo trasmettere a quanti vi conoscevano.
preparati.
Grazie per la vita fisica e spirituale che hai donato a
Grazie per le tue amiche e i tuoi amici che ogni giorno
noi, i tuoi quattro figli e ai tanti nipoti. Grazie infine per
come volontari hanno sostenuto i ragazzi e gli operatori.
essere ancora con noi, tanto presente e tanto viva!
Grazie per averci donato una persona come Franca
Grazie per la protezione e per la luce che dal Cielo
Tomellini Fassio, compagna fin dall’infanzia e solido
guida i nostri passi nel percorso che tu hai tracciato.
timone di un vascello lanciato verso la solidarietà.
Ti abbraccio.
Enrico
L’ABBRACCIO
3
I giganti che ci hanno preceduto
di Roberta Pinotti, Ministro
Roma, novembre 2016
E c’è tanto bisogno di ottimismo, oggi, di fiducia
nel futuro, senza i quali non saremo mai in grado di
Ho avuto il piacere e soprattutto il privilegio di
costruire un futuro più giusto, più solidale e più inclusivo
conoscere Bianca Costa Bozzo, condividendo questa
per i nostri figli, il futuro che Bianca voleva per tutti noi.
fortuna con molte altre persone.
Ho avuto l’onore di conoscerLa personalmente, dicevo,
Qualcuno una volta disse che possiamo guardare
e sono rimasta profondamente colpita dalla forza della
lontano non per la qualità della nostra vista, ma perché
Sua personalità: una forza gentile, anche se questa
possiamo alzarci sulle spalle dei giganti che ci hanno
espressione può sembrare un ossimoro. Bianca era
preceduto. Bianca Costa Bozzo era uno di questi
una donna forte, indubbiamente: una di quelle persone
giganti. Se oggi, infatti, nella nostra società assistiamo
capaci di reggere un intero mondo sulle proprie spalle,
e partecipiamo con sempre crescente attenzione e
con una vitalità tale da trasmettere entusiasmo e
dedizione alle attività di volontariato e di assistenza,
motivazione anche ai Suoi familiari e a tutti coloro che
è anche e soprattutto per l’opera e l’esempio di veri e
la circondavano. Ed era una persona gentile, sempre
propri “Eroi del Sociale”, come lo è stata Bianca.
disponibile all’ascolto e al sostegno, capace di far
E come tutti gli eroi, Bianca ha saputo realizzare ciò
sentire importante chiunque avesse di fronte… anche
in cui credeva in nome del prossimo.. restando una
se questi si trovava in una situazione di difficoltà o di
persona semplice, che non cercava i riflettori e la
bisogno.
notorietà, anzi, soleva piuttosto dire: “Ho una sola dote:
Bianca scrisse, una volta, di aver compreso come dietro
l’ottimismo”.
ad ogni emarginato, ogni disadattato, ogni “tossico”: “…
4
L’ABBRACCIO
esista una persona che non ha la capacità o il coraggio
quel limite di separazione, da quella scissione tra “Noi”
di affrontare la vita da solo”… e questa semplice verità
e “Loro” che Bianca, con le Sue opere e il Suo esempio
racchiude due Suoi grandi insegnamenti: il primo è
personale, ha cercato in tutti i modi di combattere.
quello a riconoscere sempre negli altri persone come
Perché il Suo secondo insegnamento, che ritroviamo
noi, alle prese con un vissuto, con esperienze, eventi,
implicitamente in quella frase, è che chiunque non sia
difficoltà magari diverse, che però non devono mai
nelle condizioni di poter affrontare le difficoltà della
spingerci a considerare l’altro un “diverso”. Finché
vita da solo… va compreso, aiutato e sostenuto.
permetteremo che chi si trova ai margini della società
Concretamente.
venga considerato non come “il prossimo”, ma bensì
Questo è il chiaro messaggio che Bianca, con la Sua vita,
come “il diverso” perché protagonista spesso tragico
ha lasciato a tutti noi e che, anche a dieci anni dalla Sua
di storie di vita completamente differenti dalle nostre…
scomparsa, risuona ancora forte nelle nostre coscienze:
non potrà mai esserci la vera solidarietà, il vero dialogo,
tocca a tutti noi, in prima persona, essere e agire come
il vero impegno sociale, quello che Bianca voleva.
strumenti di solidarietà, e prima ancora come strumenti
Perché il passaggio dal considerare l’altro “diverso” al
di giustizia, di inclusività, di uguaglianza, di libertà… non
considerarlo “nemico” è sin troppo breve.
solo per noi stessi, ma per tutti.
È proprio la “spersonalizzazione dell’altro” il grande
Dobbiamo molto a Bianca Costa Bozzo, e tutte le
crimine di cui l’Uomo, nonostante il suo millenario
persone come Lei. A tutti questi giganti forti e gentili
progresso, continua ancora a macchiarsi, in molte
che sono stati capaci di mostrarci la strada, e di
occasioni, dentro e fuori i nostri confini: l’annullamento
sostenerci nel nostro impegno a percorrerla: il minimo
dell’umanità dei nostri simili, come scorciatoia per
che possiamo fare, per rendere Loro omaggio… è non
mettere a tacere quella coscienza di cui tutti siamo
dimenticarli mai.
dotati, anche coloro che lo negano persino a loro stessi.
E tutto nasce da quella divisione, da quel confine, da
Roberta Pinotti
L’ABBRACCIO
5
La mia Bianchina
di Colette Dufour Bozzo
S
crivere di Bianca non mi è facile, anche se Bianca
Federico si sottometteva senza condizione, riservando a
è mia sorella, o meglio, lo è stata. Una sorella
lui solo un atteggiamento tanto mite quanto inconsueto,
ingombrante, si può pensare. Non per me. Non è
che lo sposo – peraltro – neppure richiedeva, essendo
la Bianca persona-pubblica che qui mi interessa: amavo
stato con lei sempre condiscendente e amorevole. Un
– e amo tanto - la Bianca del nostro privato.
matrimonio riuscito, fra il modello antico e il moderno.
La mia Bianchina e, a volte, anche Bianchita. Oppure,
Anni fa, tornando da Lourdes con l’UNITALSI, mi
Ercole in omaggio al mitico palestrato, evocato per
è capitato di udire alle spalle di lei, intransigente
contrasto con lei così sottile, sempre magra e minuta,
capodama, alcuni brancardiers che, al suo arrivo,
ma, altrettanto forte e resistente nello spirito.
sussurravano fra loro: «ecco la Signora omicidi»,
Accadeva
che,
la
parafrasando un celebre film di allora e in riferimento
al
a quello sguardo di fuoco con cui Bianca inceneriva
tetro personaggio a causa della severità, al limite
l’interlocutore molesto. Il tono, però, era di bonaria
dell’intransigenza, che Bianca riservava in esclusivo a
ironia e in realtà mia sorella era molto amata, ma quei
se stessa. A fronte, stava la comprensione, la tolleranza,
suoi grandi occhi neri che, con la loro luce, erano
addirittura la tenerezza di cui Bianca beneficiava l’altro
capaci di avvolgere le persone in un mare di sconfinata
col quale avesse a che fare, compreso suo marito. A
dolcezza, all’occasione diventavano carboni ardenti che
chiamassimo
6
L’ABBRACCIO
per
scherzo
Torquemada.
o
per
scherno,
L’affiancavamo
lanciavano saette a un malcapitato se questi avesse mai
direbbe oggi. Non nascondersi. Mai. Non trascurare
disatteso a un suo ordine solo apparentemente non
di essere abili, diplomatici se occorre, non strafare e
perentorio.
piuttosto mediare nelle situazioni controverse.
Nel privato di casa nostra, soprannomi ed epiteti si
Qui entra in campo la Bianca “persona pubblica”. Di cui
sprecavano: appartenevano a un lessico familiare che è
molto si è parlato e/o scritto. E di cui lo si fa tuttora.
passato a figli e nipoti. Io, per esempio, ero “Trophiette”
Lavorare. In casa nostra, lavorare era quasi un dictat, un
perché da bambina ero rotonda e paffuta, per non dire
dovere, occupandosi in qualsiasi settore.
grassa. In due, con Bianca facevamo l’articolo “lo”.
Altrettanto, lo era per il riposo: sacrosanto. Guai a
Per contro, da adulte – essendomi doverosamente
privare Bianca della sua siesta dopo il pranzo. Lei
nonché a forza smagrita – con Bianca arrivammo
si alzava regolarmente tutti i giorni alle 7 e andava
ad assomigliarci. Fisicamante. Perché per il resto
a messa regolarmente tutti i giorni alle 8. Alle 9
eravamo diverse. In casa Bianca comandava. Io no.
regolarmente tutti i giorni faceva un salto da me che nel
Lei aveva preso da nostro padre: decisa, organizzata.
frattempo dormivo (abitavamo nello stesso palazzo, io
Nata per essere leader. Io ero più come nostra madre:
tre piani sotto a lei) quindi proseguiva per il suo Centro.
accomodante ma, assieme, irriducibile. A nostro fratello
Lì, passava in genere la mattinata fra problemi, “grane”
Niny (il primogenito), anch’egli costantemente presente
e anche soddisfazioni. Rincasava a mezzogiorno e alla
alle necessità del Centro di Solidarietà, Bianca mostrava
mezza era a tavola davanti all’immancabile pastasciutta.
i denti se lui voleva prevaricarla mentre, spesso,
A fine pasto, era la volta del giornale che leggeva
toccava a me sedare i tumulti, sfruttando la paterna
sdraiata sul divano in soggiorno. A seguire – forse –
benevolenza di lui nei miei riguardi (aveva 7 anni più
un breve “sonnellino” ci stava. Per poco. Subito dopo,
di me e 3 più di Bianca) e placando con cenno solidale
Bianca scattava in piedi come una “molla” ed eccola di
l’ira funesta di lei. Si trattava, comunque, delle classiche
nuovo sulla “breccia”.
“bisticciate” dell’infanzia che la maturità si portò via.
Ormai, inesorabilmente minata dal suo male – e
Non ho il ricordo di una lite tra noi fratelli. La pace tra
ormai con pochi mesi di vita – quasi ogni giorno, nel
noi è durata una vita.
pomeriggio, Bianca riceveva in casa i suoi collaboratori
Bianca e io eravamo un’anima sola.
del Centro per sbrigare le pratiche più annose. In
Quando se ne è andata mi ha lasciato a metà, pur
alternativa, accoglieva gli amici di sempre, con i quali si
valutando che averla avuta accanto una intera esistenza
intratteneva, scambiando chiacchiere non prive di sane
è stata per me una grazia ricevuta.
e sonore risate. La sua voce acuta trillava ovunque,
Eravamo in simbiosi. E complementari. Ci siamo sempre
anche per le scale del caseggiato.
aiutate lungo il nostro viaggio terreno finché questo
Poi, all’improvviso, alle 18 in punto, licenziava tutti e si
è stato condiviso. Ci davamo il cambio nell’essere
faceva accompagnare nella sua stanza, dove si stendeva
presenti con i genitori, con i figli/nipoti; nelle ore difficili
sul letto. Nessuno – neppure io – aveva accesso al suo
abbiamo sofferto assieme, in quelle felici gioito assieme
rifugio. In cui, nel silenzio, sola con il suo male, Bianca si
e festeggiato pure.
preparava a morire.
In eredità Bianca mi ha lasciato molto.
Quindi, puntuale alle 20, arrivava Franco Henriquet
Più che del suo modello vivendi – fulgido ma per me
a iniettarle i suoi farmaci che domavano per qualche
irragiungibile – mi ha consegnato valori tanto più veri
tempo i dolori. Così Bianca tornava al suo quotidiano,
in quanto da lei sperimentati nel suo vissuto. Tra questi,
andava a cena, pronta per gli inevitabili e amati
in primis, è stato l’amore per il prossimo che è anche
spaghetti al burro.
rispetto dell’altro, attenzione ai giovani, condivisione
Quando, trascorse alcune settimane sempre troppo
dei problemi al pari delle gioie e dell’allegria, per quanto
brevi, questo rituale non ebbe più spazio, Bianca entrò
possibile. Vivere con e nella speranza si doveva sempre:
in clinica, in cui continuò a tenere banco finché ne fu in
speranza sulla terra e – per lei – speranza nel cielo.
grado.
E la fede nell’uomo, nel mondo e in Dio. La fede, quella
Dalla clinica Bianca non uscì viva.
con la F maiuscola: un capitolo a sé. Integrale, la sua
Tuttavia, anche dalla clinica, un messaggio positivo di
Fede ignorava il dubbio e accettava il mistero.
vita, Bianca era riuscita a lanciarlo. Anche quando è
Nel ritornare alle cose umane, bisognava avere il
morta. Anche dopo e oltre la morte.
coraggio delle proprie azioni. “Metterci la faccia” si
Perché Bianca È viva. Bianca è VITA.
L’ABBRACCIO
7
Lettera a Bianca
di Franca Tomellini Fassio
C
ara Bianca, ti arriverà questa lettera nel paradiso
giapponese? Ecco le estati della nostra gioventù.
dove sei, ma con essa non voglio ricordarti
Durante l’anno ci si vedeva raramente, scuole diverse e
per la tua dedizione a tante istituzioni sociali,
tu, molto studiosa e seria, avevi poco tempo.
primo fra tutti il Centro di Solidarietà, ma come amica
Per fortuna c’era il Carnevale. Nelle nostre famiglie si
d’infanzia, la mia amica Bianca, la cui memoria è rimasta
usava dare una festa in maschera per i bambini, da
fresca pur dopo tanto tempo.
te, da me e anche da altre amiche. Ricordo ancora il
Ci
tuo vestito sardo e quella da mago. Mi appare poi
incontriamo tutte le mattine in spiaggia, una scogliera
l’immagine di tua sorella, la piccola Colette vestita da
con giardino più che altro, e giochiamo a fare i pirati,
olandesina mentre canta “Il mio cugino Nello”.
gli indiani… i primi tuffi dal trampolino basso, le gare
Siamo diventate nonne e poi anche bisnonne, il corso
a chi arriva prima alla boa. Con noi ci sono Mara,
delle nostre vite si è fatto lungo: tante le persone care,
Marisa, una Lucia milanese e a volte un amichetto, un
tanti gli avvenimenti tragici, tante esperienze e il nostro
piccolo principe russo nipote dello Zar! Non ricordo
lavoro, che ti ha portato ad essere un solido appoggio,
se tuo fratello Ninni ci degnasse della sua presenza,
e un accogliente rifugio, per la tua famiglia, per le
ricordo invece le nostre madri e la famosa zia Vittorina,
centinaia di ragazzi che senza di te non avrebbero
all’ombra dei pini, rigorosamente coperte dai pigiama di
avuto un degno futuro, per la società stessa.
seta, conversare con gli ospiti di passaggio: Guglielmo
Ti abbraccio e ti affido tutte le persone che hanno fatto
Marconi, sbarcato dal suo yacht Elettrea, gli esuli russi e
parte della nostra vita.
Siamo
negli
anni
trenta/quaranta,
al
mare.
tanti altri stravaganti personaggi: ricordi il nostro primo
8
L’ABBRACCIO
La tenacia e l’attenzione
di Paolo Merello, Direttore CEIS Genova
N
el novembre del 1983, a 25 anni, sono stato
molto minuta, quasi fragile, che parlava e si muoveva
assunto al Centro di Solidarietà di Genova.
col garbo tipico delle signore della sua generazione,
Bianca Costa si occupava di emarginazione
eppure da quel corpo esile traspiravano una forza e
già dal 1973 e in questo modo era entrata in contatto
una determinazione d’acciaio, che chiunque poteva
col mondo delle dipendenze. L’uso delle sostanze era
percepire, e la sua voce soave sapeva diventare, in caso
un reato penale allora - la legislazione era del tutto
di bisogno, alquanto imperiosa.
impreparata a gestire quel fenomeno sconosciuto - e il
Dal 1973 al 1979 Bianca, forte di un compatto nucleo
SERT non esisteva ancora, ma in compenso i decessi per
di volontari, aveva girato l’Italia e l’Europa per studiare
overdose, o comunque direttamente collegati alla droga,
i modelli che si sperimentavano nell’ambito della
in Italia erano oltre un migliaio all’anno e la maggior parte
disintossicazione, riabilitazione e del contrasto all’uso
dei morti erano giovani. Bianca aveva ben compreso che
delle sostanze. Tutti erano in una fase iniziale, ma
questa emergenza era destinata a crescere e che era
necessario strutturare il Centro, nato come associazione
di puro volontariato, in una forma più istituzionale, con
dipendenti formati e professionali per dare certezza alla
continuità dell’intervento.
Fui uno tra i primi assunti, ma avevo già conosciuto
Bianca e ricordo perfettamente l’impressione che mi
fece la prima volta che la vidi: una donna fisicamente
esperienze
già
documentate
esistevano
e
Bianca
ebbe la intuizione, forse anche la fortuna, di incontrare
Don Mario Picchi e grazie a lui Padre O’Brien. Questo
sacerdote americano aveva una esperienza già quasi
decennale con l’eroina, perché accoglieva i giovani
combattenti di ritorno dal Vietnam. Erano ragazzi
che oggi si definirebbero affetti da Burn Out ed erano
quasi tutti tossico dipendenti. Tra Don Picchi e Bianca,
L’ABBRACCIO
9
entrambi impegnati nella lotta alla droga, nacque un
I ragazzi e le loro famiglie erano al centro del progetto,
fortissimo legame e una collaborazione ricca di stimoli.
certo, ma Bianca aveva un’attenzione particolare per
Entrambi si convinsero che il DAY TOP - tradotto in
gli operatori e i volontari: si era resa conto che erano
Italia col nome di Progetto Uomo, ossia il protocollo di
preziosi entrambi. Ero giovane, la mia esperienza di
intervento sviluppato da Padre O’Brien - era quello che
vita ancora limitata, ma quanto mi affascinava questa
nel panorama internazionale dava le migliori garanzie di
signora elegante e sobria, che proveniva dell’alta
riuscita e di scientificità.
borghesia
Le associazioni aderirono
ma
quindi al Progetto Uomo
mischiare
e giunsero dall’America
con quella di galeotti
i
e
non
genovese,
temeva
la
di
sua
vita
primi
operatori/
formatori.
Questo
giudicarli nemmeno un
programma
ancora
istante.
oggi
viene
utilizzato
prostitute
senza
Questa
dal CEIS Genova e da
profondamente
tutta
la
donna
profondamente cattolica,
per
Federazione
bene, che non azzardava
Mondiale delle Comunità
un giudizio su nessuno e
Terapeutiche.
che non si lesinava mai,
Diventare
educatore
non si tirava mai indietro,
era un mio grandissimo
al punto che, quando
desiderio e Bianca mi
ci trovammo senza una
appoggiò
sede, non si fece scrupolo
a
fare
con
mandandomi
il
corso
base
di prestare la propria villa
americani
di famiglia per accogliere
intimidivano
gli utenti. E dietro di lei
questi
che
ci
un po’ perché già da
silenziosamente
anni lavoravano con i
sempre
tossicodipendenti.
uomo
detto,
ma
ricordare
lo
ancora:
L’ho
voglio
Federico.
poco
mostrarsi,
non
c’era
incline
ma
che
Un
a
le
era a fianco nella lotta
c’era nulla, né medici, ne
e
ricerche, né un protocollo
persona credo a cui lei si
governativo…c’era
rivolgesse nei momenti
molta
ignoranza
solo
e,
a
volte, anche molta arroganza nell’affrontare l’argomento,
nella
vita,
l’unica
di vera difficoltà, perché
Bianca sapeva di poter contare su di lui.
e sicuramente fu quella la grande intuizione di Bianca:
legarsi all’esperienza maturata in America e investire in
L’ultima immagine: Bianca era già malata, il tumore era
noi giovani operatori affinché ce ne impadronissimo.
cresciuto tanto che per stare in piedi doveva portare un
Col tempo il Progetto Uomo ebbe grandi riconoscimenti
busto e il CEIS Genova era in procinto di inaugurare una
internazionali, il protocollo, di cui tanto avevamo sentito
nuova importante struttura: La finestra sul Porto. Con
la necessità, era diventato una cosa reale, e si andava
quanta tenacia Bianca aveva perseguito l’obiettivo di un
sviluppando una rete di scambio sia con le istituzioni che
intervento terapeutico coi minori! Era un coronamento
con le altre realtà terapeutiche, ma Bianca non smise mai
della sua opera e malgrado il tumore, malgrado il busto,
di venire ogni giorno al Centro, e prendeva parte ad ogni
malgrado i dolori era sempre accanto a noi: gli operatori,
fase delle operazioni. Conosceva ognuno dei ragazzi
i ragazzi, i volontari… alla ASL, in Regione Bianca era
personalmente, anche se ne avevamo tanti, li chiamava
ricevuta senza anticamera, e con gli onori che si era
tutti per nome e una volta alla settimana si intratteneva
guadagnata, ma lei trascurava questi impegni, non le
a lungo coi loro genitori, trovando sempre le parole o i
interessavano le cariche politiche, a lei interessava solo
silenzi giusti per dare loro forza.
salvare delle vite.
10
L’ABBRACCIO
La Ministra apparecchia i tavoli
di Livia Turco
I
l Tavolo di lavoro sulle Tossicodipendenze che
In
avevo costituito presso in Ministero della Solidarietà
contraddistingueva la figura di Bianca Costa, non solo
Sociale, nel 1996 durante il primo Governo dell’Ulivo
perché una delle poche donne presenti ma per la sua
e che lavorò per l’intera legislatura, era uno tra i tanti
dolce e ferma autorevolezza, per la sua capacità di
Tavoli costituiti in quella sede. Infatti mi definivo “La
dialogo, per la sua competenza. Bianca Costa era per me
Ministra apparecchia Tavoli” perché ritenevo che senza
una presenza preziosa perché mi aiutava in quell’azione
la condivisone concreta con chi vive ed affronta i
difficile ma dirimente per costruire buone politiche che
problemi non si possano fare buone leggi. Tutta la ricca
è il “ rammendo”, ossia l’ascolto reciproco, la ricerca
legislazione di quella stagione è figlia di “Tavoli della
del punto d’approdo condiviso. Bianca era simpatica,
Condivisione”. Quello sulle tossicodipendenze era il
semplice, determinata, molto orgogliosa della sua
Tavolo più affollato ed animato . Molte erano le realtà
Federazione Italiana delle Comunità terapeutiche, la rete
attive sul campo per prevenire le droghe e prendere in
di comunità di cui era allora la Presidente. Ti guardava
carico le persone tossicodipendenti, avevano approcci
dritta negli occhi e capiva la fatica che la Ministra faceva
culturali e metodologici tra loro diversi ed erano animati
nel tenere in conto tanti punti di vista e tante esperienze
da personalità molto forti.
diverse. Lei conosceva bene la complessità del tema
quel
Tavolo
animato
ed
appassionato
L’ABBRACCIO
si
11
della lotta alle droghe perché metteva al centro la
problematizzato da alcune realtà, il confronto era nel
persona umana.
merito ed accorciava le distanze. Insomma il dibattito
L’amorevolezza concreta verso la persona umana era
tra gli operatori era diverso da quello che prevaleva nei
il suo approccio etico, il suo approccio nella lotta alle
media e nella politica.
dipendenze . Questo approccio - che mette al centro la
In questo dibattito Bianca Costa svolgeva un ruolo
fiducia e lo sguardo amorevole verso la persona - esclude
prezioso perché metteva sempre al centro la persona
scorciatoie, approcci ideologi, la esibizione di certezze.
nella sua complessità ed il dovere della sua presa in
Richiede sempre l’esercizio dell’ascolto, la vicinanza alla
carico amorevole e fiduciosa. Questo aiutava tutti a
persona, la valorizzazione del gioco di squadra. Bianca
non perdere di vista le questioni essenziali tanto più
Costa fu portatrice-attraverso l’esperienza delle, allora,
quando si confrontavano punti di vista diversi. Ricordo
54 associazioni e centri di solidarietà presenti su tutto il
la sua saggezza nell’affrontare temi controversi come le
territorio nazionale raccolte nella rete della Federazione
politiche di riduzione del danno, la ricerca delle modalità
Italiana delle Comunità Terapeutiche - di una visone
perché tali politiche non cronicizzassero la dipendenza
della lotta alle droghe molto innovativa che mette al
ma fossero un passaggio per l’uscita dalla dipendenza
centro la persona umana, la sua fragilità ma anche le
medesima; nelle discussioni animate sulle strategie da
sue competenze ed abilità, valorizza i legami famigliari
attivare e le norme da definire per realizzare una netta
e sociali. A partire da questo punto di vista costruisce
depenalizzazione dell’uso individuale delle droghe
una strategia di prevenzione della caduta nelle droghe
evitando il ricorso al carcere.
e di presa in carico della persona tossicodipendente
Bianca aveva il merito de saper ascoltare, di aiutare
che: mobilita i legami sociali; si sforza di scoprire, tirare
a costruire una mediazione condivisa ed a porre
fuori e valorizzare le competenze delle persone; punta a
con determinazione le questioni che erano quelle
realizzare e qualificare il gioco di squadra tra operatori.
essenziali come la rete integrata dei servizi sociali e
Non a caso tra le priorità concrete della politica di
sanitari. Che talvolta rischiavano di scivolare dal tavolo
prevenzione e di presa in carico, Bianca Costa, con rara
perché considerate scontate ma che richiedevano
tenacia, indicava una buona rete integrata di servizi
molta attenzione e grande investimento in termini di
basata sulla cooperazione tra servizi pubblici e privato
attenzione e di risorse professionali ed economiche.
sociale, la qualificazione degli operatori, l’inserimento
Insieme abbiamo costruito la Seconda e la Terza
sociale e lavorativo delle persone che stanno uscendo
Conferenza Nazionale previste dalla normativa vigente
dal tunnel delle droghe.
sui problemi connessi con la diffusione delle sostanze
In quegli anni novanta, il tema della lotta alle droghe,
stupefacenti e psicotrope e sull’alcoldipendenza (Art. 1,
era molto vivo nella società, nella politica e nei media ma
c.15 DPR9/10/1990 n.309).
era prevalentemente incentrato sullo scontro ideologico
Ricordo la grande partecipazione che si realizzò nella
tra chi era a favore e chi era contrario alla legalizzazione
Mostra d’Oltre Mare a Napoli il 13- 14- 15 marzo 1997
delle droghe leggere.
(dovemmo cambiare sala perché quella prevista non
Vi era uno scarto tra il dibattito pubblico- mediatico e la
era in grado di accogliere le persone arrivate). Ricordo
vita reale delle persone cadute nell’abisso del disagio e
l’intervento
l’esperienza degli operatori sia delle Comunità che dei
Oscar Luigi Scalfaro, dei miei colleghi Ministri e Ministre,
Servizi Pubblici che ogni giorno cercavano di salvare
dei
vite umane.
Sopra ogni altro ricordo ( ed ancora mi commuove) la
Avevo constato che nel mondo degli operatori sia dei
passione, la speranza, la determinazione dei tantissimi
Servizi Pubblici che delle Comunità vi erano punti di
operatori dei servizi pubblici e delle comunità. Conservo
vista anche molto diversi ma vi era una grande intesa
il sentimento della loro fiducia, della ricerca di strade
sulle strategie da praticare, sugli interventi da realizzare,
nuove ed efficaci, della loro fatica sempre nascosta
vi era un approccio pratico che realizzava delle
perché ripagata dalla consapevolezza che la sfida cui
convergenze nella presa in carico delle persone, nel
si sono dedicati, salvare vite umane, è troppo ardua e
sostegno alle famiglie, nella costruzione di alternative al
bella. In quell’occasione imparai ad apprezzare molto
carcere.
questo mondo di persone così dedite agli altri e mi
Anche sulla strategia di” riduzione del danno” che
sono sempre ricordata del sostegno che meritano.
costituiva allora un approccio nuovo ed anche molto
La Conferenza fu molto produttiva di indirizzi che
12
L’ABBRACCIO
colleghi
dell’allora
Presidente
Parlamentari,
del
della
Sindaco
Repubblica
Bassolino.
si tradussero in concreti provvedimenti: l’Atto di
Indirizzo sulla Integrazione Socio- Sanitaria che con
La Conferenza vide, anche in questa occasione, una folta
ed intensa partecipazione di operatori. Fu un momento
la mia cara amica Rosj Bindi mettemmo a punto per
importante e ricco di confronto e di speranza.
la gestione della Rete Integrata dei Servizi Socio-
Per la Ministra della Solidarietà Sociale fu anche un
Sanitari e realizzare quella adeguata presa in carico
momento di solitudine all’interno del Governo. Eravamo
della persona; l’Atto d’Intesa Stato-Regioni (19 ottobre
alla conclusione della legislatura. Dopo la sconfitta
1999) per definire i requisiti minimi organizzativi e
dell’Ulivo alle elezioni regionali (che segnò anche una
funzionali che devono possedere le organizzazioni del
sconfitta mia personale che mi ero candidata,per
privato sociale per svolgere attività sociale e sanitaria
obbedienza al partito e per amore della mia terra,
in materia di tossicodipendenze e per la disciplina
alle elezioni regionali del Piemonte pur sapendo che
dell’istituto dell’accreditamento; la legge n. 45 febbraio
il centrosinistra avrebbe perso la partita), il Governo
1999 “Disposizioni per il Fondo Nazionale di intervento
D’Alema si era dimesso e si era costituito il Governo
per la lotta alla droga ed in materia di personale dei
Amato che mi aveva confermato nell’incarico di
Servizi per le tossicodipendenze.” Che fu al centro di
Ministra della Solidarietà Sociale e nominato il Prof.
un acceso dibattito parlamentare protrattosi per ben
Umberto Veronesi Ministro della Salute. Umberto
tre anni. Promuovemmo campagne d’informazione e di
Veronesi era da sempre schierato nettamente a favore
prevenzione sul territorio, nelle scuole, mobilitammo il
della legalizzazione delle droghe leggere e venne alla
mondo delle discoteche per responsabilizzarlo verso le
Conferenza di Genova illustrando questo suo punto di
sostanze ed il disagio giovanile; attivammo il Servizio
vista con nettezza e rigore senza tenere conto delle
Drogatel presso il Ministero della Solidarietà Sociale
divisioni che c’erano sul tema all’interno dello stesso
cui potevano rivolgersi per informazioni e richieste di
Centro-Sinistra . Me lo aveva anticipato con grande
sostegno tutte le persone in difficoltà. Ed, infine, l’8
lealtà e convinzione. Questa posizione del Ministro
novembre del 2000, finalmente, l’approvazione della “
della Salute, data anche la sua autorevolezza, catalizzò
Legge Quadro per la realizzazione del sistema integrato
l’attenzione dei media, accese lo scontro, sconsigliò
di interventi e servizi sociali” la 328/2000 . Bianca Costa
altri Ministri e Ministre di partecipare all’evento per
mi telefonò per dirmi la sua gioia e la sua soddisfazione
non mescolarsi con i conflitti anche in vista della vicina
in quello che considerava un giorno di festa per il nostro
scadenza elettorale. Ricordo il sentimento di disagio
paese.
e di solitudine. Soprattutto sentivo la responsabilità
La visita della Comunità di Genova e di altri Centri di
di non vedere valorizzato nel modo giusto il lavoro
Solidarietà in giro per l’Italia furono per me occasioni
comune e condiviso con le realtà dei Servizi Pubblici
preziose per imparare, per capire da vicino l’efficacia
e delle Comunità, constatare che in quella occasione
di quell’approccio di Bianca Costa che consisteva
importante i veri protagonisti non avevano voce e
essenzialmente nel prodigarsi per gli altri con intensa
visibilità. Non ero arrabbiata con il Ministro Veronesi ma
umanità dotata di competenza medica e sociale. Non
con gli esponenti del Governo che mi avevano lasciata
era gelosa delle esperienze altrui, anzi il suo cruccio
sola.
e la sua fatica era quella di costruire rete, anche con
Bianca Costa capì questa mia solitudine ed il dolore che
comunità e personalità come il genovese anche lui
mi provocava. Mi fu vicina con il calore delle sue mani e
tanto amato e presente nei nostri cuori, Don Andrea
con l’intensità del suo sguardo che guardava dritto negli
Gallo. Ricordo il suo rapporto positivo ed intelligente
occhi. Mi fu vicina riconoscendo con grande generosità
con le amministrazioni locali, con il Sindaco Pericu e
il lavoro che avevo svolto nel corso degli anni di governo
l’Assessore alle politiche sociali di Genova, la Regione.
trasmettendomi calore umano e coraggio.
Collaborazione che risultò preziosa in occasione della
Ho continuato a seguire anche da lontano l’attività di
preparazione e dello svolgimento della Terza conferenza
Bianca e della sua amatissima rete di associazioni e
nazionale, il 28-29-30 Novembre 2000 a Genova.
Centri di Solidarietà. Ho potuto constatare quanto la
Arrivammo a questa Conferenza molto attrezzati sul
vostra realtà sia preziosa per il nostro paese.
piano delle proposte con il documento “ Proposte per
Cara Bianca, ti ho portata e ti porto nel cuore con tanta
un programma organico di azioni ed interventi per il
ammirazione e gratitudine.
contrasto al consumo, all’abuso di sostanze stupefacenti
A Voi amiche ed amici del CEIS esprimo la mia vicinanza
e psicotrope”.
ed il mio affetto per il vostro lavoro.
L’ABBRACCIO
13
Il compagno silenzioso
di Davide Viziano
I
l ricordo di Bianca, nonostante siano trascorsi ormai
entusiasmo accompagnato sempre da un affetto sincero
ben dieci anni dalla sua scomparsa, è sempre vivo e
e da grande coerenza in ogni situazione.
presente, così come succede solo con persone speciali.
Mi piace anche ricordare “l’altra metà di Bianca” e cioè
Mi passa davanti agli occhi, in un baleno, una vita di
Fede, compagno “silenzioso” ma onnipresente nella sua
ricordi che partono dalla mia infanzia quando conobbi, fra
vita; sono certo che da un matrimonio sereno e fortunato
le amiche di mamma, l’indimenticabile Bianca.
Bianca è stata sicuramente aiutata a fare tutto quello che
Aveva sempre una parola di attenzione anche nei
di bello e di buono ha fatto nella vita!
confronti di me bambino e da lì in avanti si è cementata
Rigore, generosità e grande fede penso siano la sintesi di
una amicizia della quale sono ancora ora più che onorato
una vita spesa per gli altri, specialmente per i più deboli
e che è poi sfociata nella collaborazione con le tante
e di questo le sono grato: Bianca è stata un grande
opere ed iniziative che Bianca ha fatto nella sua vita.
esempio non solo per la mia vita ma per tanti genovesi
La cosa curiosa è, nella mia memoria, il fatto che l’amicizia
che oggi purtroppo stentano a ritrovare sia l’orgoglio che
con Bianca sia nata, paradossalmente, prima di quella
la generosità.
con i suoi figli miei coetanei ed in particolare con Enrico
Fortunatamente i suoi figli ed in particolare Enrico
e Nicoletta.
hanno preso in mano con la stessa grinta e con la stessa
Nel rapporto fra dare e avere che ogni amicizia si porta
determinazione il Centro di Solidarietà di Genova e questo
dietro certamente debbo dire che è più quello che ho
va certamente ascritto a loro come un grande merito.
avuto rispetto a quello che ho dato; Bianca è stata una
Grazie Bianca e grazie anche a Fede per tutto quello che
maestra di vita e di generosità capace di generare
ci avete dato!
14
L’ABBRACCIO
Una testimonianza scomoda e
rassicurante
di Adriano Sansa
C
erco sul sito del Ceis, temo che la memoria non
continuando a essere la persona di sempre, in famiglia,
basti per ripercorrere tanti anni della sua vita
nella vita sociale. Colpivano in lei la normalità del
e di quella della città. Infatti trovo notizie che
comportamento quotidiano, l’affabilità semplice e
non avevo, non solo sui tanti riconoscimenti che le sono
schietta che si svolgevano nell’eccezionalità della forza
stati tributati, fino all’ultimo giorno; ma soprattutto
e del compito definitivamente assunto. Non si sarebbe
sulle diverse iniziative, attività, responsabilità che hanno
mai più tirata indietro, non avrebbe accettato la resa.
segnato il suo cammino e quello di migliaia di persone.
Chi ha frequentato i luoghi e le persone del suo mondo
Una vita al cui cospetto sono spinto a riconsiderare la
di elezione ricorda che sono stati a volte estremamente
mia, a fare bilanci e a riconoscere la sua superiorità:
difficili. Oggi anche altri problemi e altri bisogni, non
parola che non le sarebbe piaciuta se non forse nel
meno impegnativi, sono emersi nel mondo delle
senso in cui la adopera il Manzoni a proposito del
dipendenze, dei disturbi della personalità e nervosi,
cardinal Federigo. Ci sono persone che annunciano una
non raramente accompagnati alla povertà materiale. I
superiorità e te la fanno amare, appunto.
movimenti migratori fanno più complesso il quadro. Ma
Del resto, se non ho mai avuto l’abitudine di tenere
in passato vi sono state fasi di degrado delle condizioni
fotografie in ufficio, e ho invece messo la sua nella
personali cui non corrispondeva tempestivamente il
vetrinetta dietro la scrivania, portandomela a casa nel
soccorso pubblico nelle sue diverse articolazioni: là era
giorno del pensionamento, ci dev’essere una ragione.
emersa la prontezza della carità e dell’intelligenza di
Bianca Costa era venuta un giorno al Tribunale per
Bianca.
i Minorenni di Genova, doveva parlarmi di qualche
Insieme
problema dei suoi giovani in cerca di accoglienza, cura
messo al primo posto il riguardo per la dignità delle
e ricupero. Si teneva, ma senza imbarazzo, solo per
persone; e all’impegno pratico aveva saputo abbinare
riguardo verso l’interlocutore che non fosse turbato, una
l’approfondimento dello studio sulla cui strada il
mano davanti al volto, così un po’ nascondendo certe
Ceis ha saputo in seguito camminare, per esempio
tracce feroci del male che la stava consumando. Aveva
organizzando un importante convegno mondiale sugli
la consueta luce ferma e gentile nello sguardo. Non
stupefacenti.
sollecitava alcuna speciale attenzione se non quella che
Un
aveva sempre proposto, e con giustizia preteso, per la
incoraggiante. Ciascuno di noi avrebbe potuto, dove
sofferenza che doveva alleviare. Ascoltandola avvertivo
vive, a Genova, in ogni momento, quindi in questi
come fosse una delle figure che avevano dato dignità
anni, davanti ai medesimi disagi e agli stessi dolori,
e fisionomia alla città, fuori del mondo più concitato
uscire dalla cura esclusiva di sé e dei suoi, per quanto
e visibile della politica o del successo economico e
legittima, e mettersi a disposizione degli altri. Con lo
professionale.
stesso impegno, anzi maggiore, di quello che si destina
A ripensarci ora credo che la sua testimonianza
al lavoro, agli affari, al divertimento. Un ricordo da
sia stata ad un tempo scomoda e rassicurante. Ci
tenere con sé: è noto che ciascuno rammenta in modo
ha messi a confronto con l’egoismo che impronta
diverso la medesima persona, ne ha una sua propria
fondamentalmente le nostre vite. Bianca Costa veniva
immagine. Quella di Bianca non si sottrae alla regola,
da una famiglia ragguardevole per censo e fama;
ma resta per tutti, in ogni caso, una ‘cara e buona
muovendo da un’educazione che appariva rigorosa si
immagine’ fraterna.
con
esempio
la
solidarietà
difficile
da
e
l’assistenza
imitare,
ma
aveva
insieme
era rivolta senza risparmio al soccorso e alla solidarietà,
L’ABBRACCIO
15
“Credo che il risultato del mio lavoro consista fondamentalmente
nell’aver testimoniato la ricchezza e la forza delle persone,
anche quelle che sembrano avere meno risorse.
Ho sperimentato che, a persone unite nella solidarietà, tutto è possibile.
Lavorare in solidarietà, porsi realmente in ascolto del bisogno è un impegno
difficile. La responsabilità che maggiormente sento è di essere capace a prestare
attenzione alle richieste dei giovani e delle loro famiglie, essere costantemente
disponibile a cambiare me stessa e il Centro per trovare una soluzione che sia
realmente adeguata alle loro richieste.
La solidarietà non è un utopia”
www.gruppoboero.it
www.gruppoboero.it