Consulta il testo - Il Diritto Amministrativo
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www.ildirittoamministrativo.it “Verso una Dichiarazione dei Diritti in Internet - Prof. Stefano Rodotà” A cura di ILARIA MOSCARDI 1. Negli ultimi anni è progressivamente maturata la consapevolezza che considerare Internet alla stessa stregua di uno dei vari mezzi di comunicazione sia riduttivo. Non pare più, infatti, esistere un dualismo tra virtuale e reale; la dimensione digitale è sempre più il nostro “reale” spazio di vita, è parte cioè della nostra vita quotidiana in quanto dimensione essenziale per il vivere democratico.1 È proprio dalla consapevolezza che Internet sia un “immenso spazio di libertà, di crescita, di scambio e anche di conoscenza” - per usare le parole del Presidente della Camera, On. Boldrini che, come tale, necessita di regole e tutele ad hoc che, da qualche anno, è stata avviata una discussione intorno ad un Internet Bill of Right. Nel proprio saggio “Verso una Dichiarazione dei diritti di Internet”,2 oggetto della presente nota, il prof. Stefano Rodotà ricorda appunto che queste discussioni hanno prodotto un numero notevole di proposte; il Berkman Center for Internet & Society dell’Università di Harvard3 ha censito 87 dichiarazioni nel mondo, quasi tutte di provenienza non statale ma privata, a cui si aggiungono la Magna Charta per Internet a cui sta lavorando Tim Berners-Lee (coinventore assieme a R. Cailliau del World Wide Web) e la bozza di Dichiarazione per i Diritti di Internet, elaborata da una Commissione istituita dal Presidente della Camera On. Laura Boldrini, che verrà presa in esame in prosieguo. 2. A livello europeo, negli ultimi due anni, in aggiunta all’iniziativa italiana, altre istituzioni si sono mosse per redigere un Bill of Rights di Internet. A fine 2013, in Gran Bretagna, è stata istituita una commissione sulla democrazia digitale; nel febbraio 2014, in Germania, è stata data vita ad una commissione parlamentare permanente sulla “Digital society”; l’Assemblea Nazionale francese ha creato una commissione di studio sui diritti digitali; sempre in Francia, un’attenzione particolare alla dimensione digitale è stata riservata dal Consiglio di Stato nel rapporto annuale 2014, che contiene appunto una puntuale analisi del rapporto tra digitale e diritti umani. 1 Cfr. audizione del Presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali nel corso della seduta n. 5 del 12.1.2015 della Commissione per i diritti e i doveri relativi ad Internet. 2 Reperibile dal sito della Camera dei Deputati. 3 http://cyber.law.harvard.edu/ 1 www.ildirittoamministrativo.it A livello internazionale, invece, sempre nel 2014, si colloca l’approvazione, in Brasile, della legge cosiddetta “Marco Civil” che tutela i diritti dei suoi cittadini in Internet nonché la risoluzione del 9 aprile 2014 (n. 1987) del Consiglio d’Europa che ha riconosciuto un dovere per tutti gli Stati membri di prevedere, per ogni persona, un diritto di accesso ad Internet. 3. L’inizio della discussione può essere fatto risalire, fa presente il prof. Rodotà, al World Summit on Information Society organizzato dall’ONU a Tunisi nel 2005; in tale occasione, fu appunto sottolineata, da parte del prof. Rodotà, la necessità di una Carta dei diritti di Internet come primo passo per la tutela dei nuovi spazi di libertà aperti dalla tecnologia. L’idea del Professore è stata poi riproposta nei successivi Internet Governance Forum, organizzati sempre dall’ONU. Sottolinea il prof. Rodotà, nel saggio in esame, che già prima che il tema dell’Internet Bill of Rights si affermasse nella dimensione globale, in questa materia, nell’Unione Europea, erano già comparse norme a tutela di diritti fondamentali. Infatti, scrive il Professore, “’l’Unione Europea ha fatto progressivamente emergere il fondamento costituzionale della protezione dei dati personali, che ha trovato pieno riconoscimento nell’articolo 8 della sua Carta dei diritti fondamentali”. Con un’inversione di tendenza rispetto al passato - il prof. Rodotà, richiama appunto alla memoria la brutale affermazione del 1999 di Scott McNealy “You have zero privacy. Get over it” e quella più recente di Mark Zuckerberg sulla fine della privacy come “regola sociale” perché schiacciata dalla irresistibilità tecnologica e dalla preminenza della logica economica - la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, con due sentenze dell’8 aprile e del 13 maggio 20144, ha respinto la tesi secondo cui “la tutela dei diritti fondamentali deve cedere di fronte agli interessi delle agenzie di sicurezza e delle imprese”, riconoscendo quindi ai diritti della persona un ruolo primario. In tali pronunce, cioè, la Corte di Giustizia ha cercato di individuare un punto di equilibrio tra esigenze non facilmente conciliabili tra loro quali quelle della riservatezza, da un lato, della libertà di espressione e di informazione, della lotta alla criminalità e di tutela della pubblica sicurezza, dall’altro lato. 4 Entrambe le sentenze sono successive allo scandalo americano sullo spionaggio elettronico della National Security Agency. Con la prima pronuncia, la Corte di Giustizia ha dichiarato invalida la direttiva 2006/24/CE in materia di conservazione dei dati per violazione del principio di proporzionalità nel bilanciamento tra diritto alla protezione dei dati personali ed esigenze di pubblica sicurezza. La seconda sentenza, invece, è stata emessa nei confronti di Google - Spain e concerne il tema del diritto all’oblio. Le conclusioni cui è giunta la Corte di Giustizia UE, in Italia, erano state parzialmente anticipate da Cass. Civ. Sez. III, 5.4.2012, n. 5525. 2 www.ildirittoamministrativo.it Siamo di fronte, ritiene il prof. Rodotà, “ad una vera e propria “resurrezione della privacy” e, più in generale, alla affermazione della necessità e legittimità di norme che tutelino effettivamente i diritti sulla Rete”. 4. In questo contesto, evidenzia il prof. Rodotà, si inserisce l’iniziativa italiana sulla Dichiarazione dei diritti di Internet. Per volontà della Presidente della Camera, On. Boldrini, è stata infatti costituita, nel luglio 2014, una Commissione di Studio, a composizione mista (deputati ed esperti), presieduta proprio dal prof. Rodotà, per l’elaborazione di principi in tema di diritti e doveri relativi a Internet. È la prima volta che in sede parlamentare viene istituita una Commissione sui temi della Rete; da qui la portata innovativa di questa iniziativa, un’iniziativa promossa in occasione del semestre di Presidenza Italiana del Consiglio dell’UE. L’obiettivo di questa Commissione - come evidenziato dal prof. Rodotà - non è quello di definire un testo utile ad aprire una discussione solo a livello nazionale. L’obiettivo è molto più ambizioso ovvero “definire un testo che possa rendere possibile una comune discussione internazionale, accompagnata da una costante attenzione della Camera dei deputati”. Lo scopo della Commissione, cioè, non è quello di predisporre un documento di portata puramente nazionale, come nel caso del Marco Civil, bensì di giungere ad una Carta di principi da far “veicolare a livello europeo ed oltre”, e quindi, “far sì che costituisca una base di discussione sulla quale poi gli Stati membri dell’Unione europea potranno, se vorranno, considerarlo come un riferimento per eventuali normative nazionali” (v. intervento del Presidente della Camera nella seduta della Commissione del 23.2.2015). Non solo. L’obiettivo della Commissione, ha precisato il Presidente della Camera, è quello di arrivare a una mozione congiunta di tutti i gruppi parlamentari per impegnare il Governo, a cui spetterebbe poi il compito di farsi promotore di questa Carta nelle dovute sedi internazionali, prima tra tutte le Nazioni Unite. 5. È proprio nella piena consapevolezza della dimensione sovranazionale di Internet che, come ricorda il prof. Rodotà, la costituzione della Commissione è stata preceduta da un convegno internazionale sul tema, a cui hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni ed esperti di diversi paesi.5 Non solo. 5 Convegno tenutosi a Palazzo Montecitorio il 16 giugno 2014 intitolato “Verso una Costituzione per Internet?”. 3 www.ildirittoamministrativo.it Il testo elaborato dalla Commissione è stato presentato per la prima volta nel corso della riunione dei Presidenti delle Commissioni parlamentari dei Paesi membri dell’Unione Europea competenti sui diritti fondamentali, tenutasi presso la Camera, nell’ottobre 2014, nel corso del semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea. I risultati cui è pervenuta la Commissione di studi presieduta dal prof. Rodotà, come egli stesso ricorda nel testo in commento, sono stati oggetto, infine, anche di un’attività di consultazione a livello europeo e internazionale, con il coinvolgimento di istituzioni, esperti e associazioni di altri Paesi. Durante la fase di consultazione sulla bozza della Dichiarazione per i diritti di Internet, portata avanti dalla Commissione, è stato acquisito, però, anche il contributo dei rappresentanti delle principali istituzioni italiane competenti in materia (Autorità garante per la protezione dei dati personali, Autorità garante della concorrenza e del mercato, Autorità garante per le comunicazioni), degli operatori del settore, degli esperti e delle associazioni di categoria. In parallelo, la bozza della Dichiarazione è stata sottoposta ad una consultazione pubblica in rete per dar modo ai cittadini di partecipare attivamente, esprimendo opinioni ed elaborando nuove proposte; il tutto allo scopo di dar vita a un dibattito finalizzato alla stesura finale di un documento il più completo possibile. La raccolta dei contributi dei cittadini, durata 4 mesi, è terminata il 31 marzo 2015 con quasi 600 opinioni espresse, in maggioranza positive, opinioni che, come detto, sono in corso di valutazione da parte della Commissione per addivenire alla stesura finale della Dichiarazione. 6. Da un punto di vista sostanziale, il testo elaborato dalla Commissione e sottoposto a consultazione pubblica, come evidenziato dal prof. Rodotà, è caratterizzato da una scelta fondamentale ovvero: la Dichiarazione non contiene una specifica e dettagliata indicazione dei principi e diritti già sanciti in documenti internazionali e costituzioni nazionali, che risultano essere richiamati solo in via generale come riferimento ineludibile. Né la Dichiarazione mira a fornire una disciplina di dettaglio dei vari profili connessi a Internet, tenuto conto della difficoltà di modellare il diritto a una realtà che rischia di sfuggirle per la rapidità dell’evoluzione tecnologica. “Lo sforzo della Dichiarazione”, quindi, precisa il Professore, “è stato quello di individuare i principi e i diritti tipici della dimensione digitale, sottolineando non solo le loro specificità, ma il modo in cui essi contribuiscono in via generale a ridefinire l’intera dimensione dei diritti”. La bozza elaborata dalla Commissione si presenta con una struttura snella, articolata in un Preambolo e in quattordici articoli. 4 www.ildirittoamministrativo.it Il Preambolo offre un quadro di sintesi delle opportunità create da Internet e del ruolo che essa oggi ricopre nel campo sociale, politico ed economico; in particolare, viene sottolineata la natura di Internet come strumento per una più diretta partecipazione dei cittadini alla vita democratica. Sia nel Preambolo che nel successivo art. 1, è stato ritenuto opportuno affermare con forza, anche con riferimento ad Internet, il rispetto della libertà, uguaglianza e tutela della dignità e diversità di ogni persona, in quanto “costituiscono i principi in base ai quali si effettua il bilanciamento con altri diritti” (v. art. 1 bozza della Dichiarazione). Balza agli occhi, invece, l’assenza di un’analitica definizione di Internet, considerata semplicemente come una “risorsa globale”. La ragione di questa assenza risiede nel fatto, come precisato dal prof. Rodotà nel corso della seduta della Commissione dell’8.10.2014, che “non possiamo avventurarci in definizioni e che è piuttosto preferibile ragionare sui principi che si riferiscono a qualcosa di più dinamico, suscettibile di molte letture”. Sono molteplici gli aspetti trattati dalla Dichiarazione; oltre a quelli noti, quali la tutela dei dati personali e l’autodeterminazione informativa, come fa presente il Professore, viene affrontato il profilo “dell’accesso, neutralità, integrità e inviolabilità dei sistemi e dei domicili informatici, costruzione dell’identità digitale, diritti e garanzie delle persone sulle piattaforme, anonimato e oblio, interoperabilità, diritto alla conoscenza e all’educazione, controllo sul governo della Rete”. Il filo conduttore alla base di tutte le norme è che, in presenza di interessi contrapposti, prevale il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, invero “la rilevanza delle esigenze legate alla sicurezza e al mercato è ovviamente presa in considerazione, ma il bilanciamento di questi interessi con i diritti e le libertà fondamentali non può avvenire su base paritaria (...)”. 7. Una particolare attenzione, nel saggio in commento, viene dedicata dal prof. Rodotà al diritto di accesso a Internet (v. art. 2 della bozza di Dichiarazione), inteso come diritto fondamentale, un tema a lui particolarmente caro dato che nel 2010 fu il promotore di una proposta di modifica costituzionale volta a riconoscere l’accesso a Internet come un diritto alla persona.6 Nella società odierna, l’accesso a Internet è elevato a diritto fondamentale della persona - il prof. Rodotà cita a tale riguardo le parole di Tim Berners-Lee che lo ha paragonato addirittura all’accesso all’acqua - in quanto si pone, “come garanzia essenziale non solo contro ogni forma di censura, ma anche contro limitazioni indirette, come quelle affidate alla tassazione (...)”. 6 La proposta del prof. Rodotà consisteva nell’adozione dell’articolo 21-bis, con il seguente testo “Tutti hanno eguale diritto di accedere alla rete internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale”. 5 www.ildirittoamministrativo.it La diffusione e l’utilizzo della tecnologia, invero, condizionano l’effettività dei diritti in quanto è innegabile che per lo svolgimento di alcune attività fondamentali di rilevo sociale ed economico sia sempre più richiesto di poter accedere a una piattaforma; quindi, non avere la possibilità di accedervi vuol dire non esercitare appieno i propri diritti di cittadino. Il tema del diritto di accesso a Internet è strettamente connesso a quello della neutralità della Rete (v. art. 3 della bozza di Dichiarazione), inteso come divieto di discriminazioni, restrizioni o interferenze in relazione al mittente, al ricevente, al tipo o al contenuto dei dati trasferiti o al mezzo utilizzato. L’effettività del diritto di accesso alla rete presuppone la disponibilità di adeguate infrastrutture diffuse sul territorio nazionale e questo diritto, forse più di ogni altro, risente del fenomeno del “cultural divide” ovvero del livello di alfabetizzazione dei cittadini e il grado d’interazione di questi con la Rete. Da ciò discende, - come rilevato il Presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato nel corso dell’Audizione alla Camera del 12.1.2015 - che il presupposto essenziale per un effettivo riconoscimento del diritto di accesso alla rete, è un’adeguata educazione dei cittadini all’utilizzo di tale strumento (v. art. 13 bozza della Dichiarazione). 8. Spicca la mancanza nella bozza di Dichiarazione di una presa di posizione in merito alla tutela del diritto di autore la cui trattazione, ancorché riconosciuta come rilevante da parte del prof. Rodotà, “è stata rinviata alla conclusione della consultazione, perché la conoscenza in Rete si presenta comunque come un bene condiviso, che può assumere il carattere di un bene comune globale”. 9. La riflessione con cui il prof. Rodotà chiude il saggio in esame è che si sta costruendo una società in cui Internet ha determinato una digitalizzazione del quotidiano. Nella realtà odierna, però, occorre fare i conti con una Rete che appare fortemente regolata da soggetti privati, non controllabili, privi di legittimazione democratica quali gli “Over the Top” operanti in Rete; talvolta i diritti in Rete sono negati non solo dai regimi totalitari ma anche da quelli democratici. “La prospettiva di una Dichiarazione dei diritti di Internet”, sottolinea il Professore, “ha appunto la funzione di costruire, con modalità diverse da quelle del passato, le regole costituzionali indispensabili perché la Rete possa mantenere il suo carattere di luogo di libertà e democrazia, il più grande spazio pubblico che l’umanità abbia conosciuto”. 6 www.ildirittoamministrativo.it Il messaggio che trapela dallo scritto del prof. Rodotà, anche in risposta a tutti coloro che avevano avanzato critiche nei confronti dell’elaborazione di una bozza di dichiarazione per i diritti di Internet, è che la libertà di Internet richiede la presenza di regole. L’assenza di regole non significa, infatti, garanzia di una Rete libera perché si presta alla prevalenza degli interessi dei più forti. Le regole, in altre parole, secondo il Professore, non sono una limitazione della libertà, ma la garanzia della libertà. 7