Stefano Rodotá

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Stefano Rodotá
La lezione dell’exgarante della privacy
VISIONI
Stefano Rodotá
I
Il corpo post-umano, il corpo perennemente modificabile dalla tecnologia e quindi perennemente incompiuto, il corpo con i suoi diritti,
rivendicati con passione ma troppo
spesso negati, il corpo con le aspettative e gli appetiti che scatena in
una società sempre più inquieta,
diseguale, “vorace” sono stati al
centro della conferenza di Stefano
Rodotà, tre volte deputato della Repubblica, già garante della privacy
fino al 2005 e attualmente professore di diritto civile all’Università La
Sapienza di Roma. Introdotto dall’assessore alla cultura del Comune di Trento Lucia Maestri – l’annunciata Bianca Berlinguer non è
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Diritti per il corpo
potuta giungere a Trento per problemi familiari – Rodotà ha svolto a palazzo Geremia un’appassionata disamina delle problematiche
inerenti al “governo del corpo”, in
un mondo sospeso fra nuove opportunità offerte dall’elettronica e
dalla genetica e conflitti ancora irrisolti attorno ai valori. Conviene
forse partire dalle conclusioni: per
il professor Rodotà abbiamo, oggi più che mai, bisogno di punti di
riferimento. Dobbiamo in altre parole perseguire la “costituzionalizzazione della persona”, e la nostra
unità di misura dev’essere la dignità inviolabile della stessa, assieme all’eguaglianza delle possibili-
tà nei confronti di quanto offre oggi
la scienza. Ma attenzione: la difesa
dei diritti non deve essere scambiata per un astratto e generico proibizionismo. Ad esempio: le proibizioni oggi vigenti in Italia riguardo alla procreazione assistita e alla “morte dignitosa” producono come conseguenza indesiderata che
chi può, chi ne ha i mezzi, va altrove, per procreare o per morire. In
questo modo rinasce nel cuore dell’Europa una sorta di “cittadinanza
censitaria”, che le moderne democrazie pensavano di essersi lasciata
alle spalle: in sostanza certe opportunità sono accessibili solo ad alcuni, non a tutti.
il Trentino
Al centro della riflessione
le opportunità e i rischi
generati dalla tecnica.
La dignità delle persone
dev’essere il criterio
discriminante
Nella pagina a fianco, da destra: l’assessore comunale Lucia Maestri, Stefano Rodotà.
Rodotà è partito dalla considerazione che il corpo oggi è sempre più
deterritorializzato. I suoi confini sono infatti sempre più labili; il corpo
è nelle banche dati, nelle memorie elettroniche, nei centri di ricerca sul Dna, nelle cliniche che fabbricano “pezzi di ricambio” e così
via. Inoltre il corpo genera appetiti: esso, innegabilmente, assume un
valore di mercato, e ci sono persino
economisti che sostengono che la
vendita degli organi dovrebbe essere legalizzata, perché renderebbe il
mercato più efficiente. Lo scenario,
ha commentato provocatoriamente Rodotà, è quello di “un mondo in
cui i ricchi mangiano i corpi dei poveri”. Il problema fondamentale è
dunque stabilire chi oggi governa
i corpi, chi gestisce le informazioni
e i valori di cui il corpo è portatore e quali limiti devono essere posti
a tale governo, affinché non si trasformi in prevaricazione, abuso, offesa alla dignità umana. La Chiesa, ad esempio, invoca il principio
del rispetto della vita dalla nascita
fino alla fine naturale. “Ma se dovessimo prendere alla lettera questo concetto di naturalità – osserva
il Trentino
Rodotà – dovremmo rifiutare le medicine o i supporti tecnologici che
ci tengono in vita.” Un diverso approccio è quello che mette al centro
il rispetto della libera volontà della
persona. Ma anch’esso è criticato,
da coloro i quali ritengono che porti con sé un’ideologia permissiva ed
edonista. “In questa visione è insito
un rischio altrettanto ideologico –
ha proseguito il professore – perché
l’insistenza sulla libera volontà non
nasce dall’esaltazione indiscriminata del desiderio individuale, quanto dalla constatazione di una delle
vicende più aberranti che il mondo contemporaneo abbia conosciuto, le sperimentazioni sui prigionieri compiute nei lager dai medici nazisti.” La Costituzione italiana, però, offre un approdo sicuro. All’articolo 32 essa dice che la legge non
può imporre trattamenti che violino
la dignità della persona. “Come se
il legislatore avesse voluto far fare
all’intera società, di fronte all’inviolabilità dei corpi, un passo indietro
– ha sottolineato ancora Rodotà –
quello stesso passo indietro che nel
1215 veniva sancito in Inghilterra dalla Magna Charta, atto fonda25
Il presidente dell’Università di Trento
Innocenzo Cipolletta.
mentale con il quale si prometteva,
all’epoca ai soli ‘uomini liberi’, che
non sarebbero stati ingiustamente
imprigionati o sottoposti a violenze.” Oggi le minacce sono diverse
e più sottili. Ad esempio, per rimanere sul terreno dell’economia, se
la Costituzione italiana sancisce all’articolo 36 che la retribuzione del
lavoratore deve assicurare a quest’ultimo una vita libera e dignitosa
evidentemente lo stiamo disattendendo, dal momento che l’unità di
misura che viene sempre più spesso presa in considerazione anche
dai governi è la cosiddetta “soglia
di sopravvivenza”. Ci sono poi le
minacce generate dalla tecnologia:
computer portatili, schede e persino chip infilati sottopelle per controllare le azioni delle persone, che
già si stanno diffondendo ad esempio negli Usa o in Inghilterra. “Trasformeranno i lavoratori in batterie
di polli”, è l’amaro commento. Eppure, queste stesse tecnologie possono anche servire a curare, a migliorare l’esistenza di persone af26
fette da gravi disabilità. Di nuovo,
l’unico criterio certo con il quale
orientarci non può che essere, secondo Rodotà, la dignità della persona, assieme al rispetto della sua
libera volontà. (M.P.)
il Trentino