Professione cuoco
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Professione cuoco
PROFESSIONE CUOCO 1 Lo sviluppo importante del turismo, sia nazionale che internazionale, in questi anni ha avuto un aumento notevole di attività alberghiere in ogni località, e di consegenza anche l`aumento di richiesta di personale qualificato del settore 2 In funzione di questo si inserisce la professione del cuoco con risultati quantitativamente soddisfacenti; non altrettanto si può dire invece per la qualità che spesso non trova riscontro nella dura realtà del mondo vero del lavoro. Spesso succede che se a diplomarsi sono in 100; dopo qualche anno di vero lavoro resistono solo in 50 , e più si và in là con gli anni e più diminuiscono i ragazzi che continuano a fare questo lavoro. 3 Per chi è nel settore i motivi sono abbastanza facili da capire: lavoro duro, anche 10-11 ore al giorno nei ristoranti, un pò meno negli alberghi, soprattutto quelli di fascia medio-alta, un solo giorno di riposo, che spesso non esiste nemmeno nelle stagioni; lavoro per tutte le feste, sabati e domeniche comprese. 4 Tutto questo scoraggia molto; a questo poi segue spesso una paga che non è rispondente al lavoro fatto, soprattutto al sud, che spesso è per metà a "nero" o addirittura del tutto nelle attività medio-piccole 5 Definizione del tipo di occupazione • Il cuoco è la persona che, nella cucina tradizionale o presso le strutture di ristorazione collettiva, mense aziendali, cucine per comunità o self-service, non solo prepara pasti e pietanze ma si occupa anche della "progettazione" dei menù. 6 l cuoco ovvero lo chef - intendendo con questo termine l'addetto che si occupa ad un certo livello di responsabilità dell'elaborazione e della preparazione dei pasti nelle cucine assume su di sè numerose competenze che vanno dall'organizzazione delle fasi della preparazione di cibi agli acquisti, fino al coordinamento del personale applicato nelle cucine. 7 Le competenze dello chef iniziano con la progettazione e la definizione dei menù che possono essere giornalieri, settimanali o mensili. Definiti assieme al vice-chef o ad altri collaboratori i menù, il cuoco si deve occupare degli acquisti. Deve contattare i fornitori, pianificare le consegne e verificare che le merci fornite siano sufficientemente fresche e corrispondano come qualità alle esigenze delle preparazioni programmate e deve infine disporne l'immagazzinamento. Anche la gestione delle scorte è di competenza dello chef il quale deve controllare periodicamente, o anche giornalmente, che queste siano sufficienti per la produzione di pasti previsti e che siano anche ad un livello di freschezza "giusto". Il responsabile della cucina deve anche provvedere alla compilazione di un inventario del quale, in genere, è anche il responsabile 8 Un ulteriore compito, che prevede la supervisione dello chef e che completa le fasi di preparazione, di servizio o di consegna, è quello del riassetto e della "rimessa a punto" delle cucine che si attua ripulendo gli ambienti, gli attrezzi, il pentolame e le stoviglie 9 Situazione-Tipo di lavoro • L'attività di cuoco-chef può venire svolta sia come lavoratore dipendente o come gestore-imprenditore di un esercizio ristorativo. Le imprese per le quali lavora il cuoco hanno dimensioni strutturali e organizzative diversissime. Si va, infatti, dal piccolo esercizio che serve poche coperti (pasti) al giorno alla grande azienda che sforna migliaia di pasti giornalieri e che ha alle dipendenze centinaia di addetti. Queste imprese possono essere la trattoria, il ristorante tradizionale, la rosticceria, le mense aziendali, e scolastiche, i centri di produzione di pasti precotti, etc. 10 La cucina, per quanto piccola, è generalmente suddivisa in settori produttivi: quello delle verdure, delle carni e della pasticceria. Nelle grandi unità ristorative si trovano ulteriori suddivisioni , quella dei contorni, dei primi caldi, dei secondi caldi, etc. Ognuno di questi settori può essere gestito da uno o più addetti che vengono coordinati dallo chef. In ogni caso, esiste rotazione tra un settore e l'altro e alla fine il cuoco chef conosce tutte le specializzazioni e può agevolmente controllare e coordinare la preparazione dei diversi piatti. Un cuoco che opera in una piccolissima unità ristorativa si occupa di tutti i settori, e quando possibile, viene coadiuvato da un inserviente nella preparazione degli elementi di base e nel riassetto delle cucine. 11 La strumentazione tecnologica e "i ferri del mestiere" sono ovviamente diversi se ci si riferisce a piccole unità produttive o a grandi aziende delle preparazioni alimentari. Nel primo caso si utilizzeranno strumenti relativamente semplici e conosciuti anche dalle massaie, mentre nel secondo - specie per le grandi cucine della ristorazione collettiva - si dovranno usare forni a termoconvezione (aria calda), cuocipasta a catena, contenitori per la cottura a vapore, e si dovranno conoscere meccanismi di messa a punto delle strumentazioni elettroniche per il controllo dei tempi di cottura. 12 Si può dire che le più importanti interrelazioni del cuoco-chef si attuino con i vice-cuochi, i responsabili dei vari reparti, con il maître o il responsabile (direttore) dell'esercizio e con i sommeliers (responsabili del reparto vini). Inoltre, specie presso le aziende di ristorazione collettiva, il cuoco ha rapporti continuati e stretti con il laboratorio d'analisi e con i biologi o i medici che ne sono responsabili. 13 Il grado di autonomia è correlato al tipo di impresa e alla sua dimensione. In ogni caso, lo chef gode di una notevole libertà di azione e di scelta che il vice-cuoco, o il cuoco responsabile di un solo reparto (chef di partita), non può vantare. Gli orari di lavoro sono predeterminati e, specie per le aziende della grande ristorazione, sono previste 8 ore giornaliere per 5 giornate settimanali, esclusi il sabato e la domenica. I ritmi di lavoro più intensi nei periodi dell'anno che coincidono con quelli del funzionamento delle scuole e delle grandi aziende produttive, mentre si allenta nei periodi estivi e durante l'estate. Ovviamente chi lavora in ristoranti tradizionali ha ritmi di lavoro diversi; resta occupato anche durante i giorni festivi e se si trova in zone di vacanza dovrà lavorare in maniera più intensa ad esempio d'estate. 14 Requisiti per l'accesso al ruolo • Le qualità attitudinali particolarmente utili per lo svolgimento di questa professione sono: fantasia, curiosità, e capacità organizzative e di coordinamento assieme alla disponibilità a lavorare in gruppo e assieme ad altri. 15 Le competenze e gli elementi conoscitivi richiesti per svolgere al meglio questa attività si riferiscono alla conoscenza dei prodotti utilizzati per la confezione dei pasti e alle loro caratteristiche merceologiche composizione e qualità del prodotto, valore nutritivo, etc. -, alle modalità di immagazzinamento e di conservazione degli alimenti, e infine alle norme igieniche da rispettare per evitare alterazioni nei cibi e conseguenze patologiche per chi li consuma. Inoltre, la conoscenza anche degli aspetti nutrizionali degli alimenti è ritenuto un aspetto estremamente rilevante che integra le conoscenze più tradizionali prima indicate. Il cuoco deve anche essere in condizioni di scegliere gli ingredienti per la preparazione dei pasti, e deve saper allestire diversi tipi di menu. 16 La formazione del cuoco viene completata soprattutto sul campo, e l'opportunità di operare presso aziende diverse, o anche su navi passeggeri o all'estero, permette di arricchire il bagaglio conoscitivo tecnico e anche il ricettario personale di ogni cuoco. 17 Prospettive di carriera • Uscito dalla scuola alberghiera il diplomato entra in cucina come: • commis (commesso, lavorante, aiuto-cuoco) • diventa poi primo commis, • poi chef di partita (cuoco responsabile di un reparto) • infine, chef (responsabile delle cucine). 18 La cucina è comunque divisa in numerosi reparti, quello delle carni, quello dei piatti di mezzo, delle minestre e dei primi piatti, dei legumi, dei pesci, della pasticceria, e per ognuno dei quali può essere previsto un cuoco. Esiste poi il saucier - il cuoco che si occupa delle salse - questo è uno dei ruoli più importanti nella divisione del lavoro delle cucine, ed è quello che ha maggiori opportunità di divenire primo chef. 19 Per chi accumula esperienza e diventa chef esistono opportunità di impiego presso le grandi strutture ristorative quale responsabile di produzione, responsabile del settore acquisti o anche come gestore diretto di un esercizio ristorativo. 20 Livelli occupazionali • In Italia sono presenti circa 130.000 punti di ristorazione. Sottraendo a questi il 50% degli esercizi che si riferiscono a piccole trattorie a conduzione familiare ed un certo numero di centri ristorativi che demandano a terzi la preparazione dei pasti si può valutare il numero di addetti con qualifiche di chef o capo- cuoco intorno alle 60.000 unità. 21 Cosa dovrebbe spingere un giovane ad intraprendere la professione di Chef? • Intraprendere la professione di Chef richiede senz' altro molto spirito di sacrificio, non esistono orari ben definiti e si lavora anche nei giorni festivi, a meno che non si ci indirizzi alle mense, dove si effettuano orari di ufficio; se si pensa invece alla media o alta ristorazione si ritorna al discorso del sacrificio, anche se in questo caso l' aspetto economico viene a gratificare e a compensare il lato negativo dovuto appunto alla dedizione quasi totale al lavoro. Da non tralasciare l' ulteriore gratificazione dovuta alla parte creativa di questa attività. 22 La creatività come dote peculiare di ogni Chef, dote che si può apprendere o ulteriormente affinare nel tempo. Quali sono i percorsi formativi di questa professione? • Il percorso formativo prevede il Diploma di Scuola Alberghiera come punto di inizio • quindi consiglierei di tralasciare momentaneamente l'obiettivo del lavoro e del guadagno immediato e di investire in Stages, in aggiornamenti presso alberghi e ristoranti esteri (principalmente Francia e Germania per la pasticceria) e di iscriversi a Scuole di cucina private, oggi collocate in gran parte del territorio italiano. • Da tutto ciò è facile dedurre che non ci si improvvisa Cuochi e che iniziare a lavorare con un adeguato bagaglio culturale consente un' offerta al cliente che è senza dubbio di alta qualità. 23 La professione del futuro? • secondo uno studio americano, un’importante indagine del U. S. Bureau of Labor Statistics, la principale agenzia del governo federale a m e r i c a n o n e l c a m p o d e l l av o r o e dell’economia, pubblicata sotto il titolo “Help Wanted: Projections of Jobs and Education Requirements through 2018″, le professioni del futuro sono quelle legate alla cura della persona e, prima fra tutti, la figura più richiesta sarà quella del cuoco. 24 I risultati dell’indagine si riferiscono ad una proiezione che esamina il periodo fino al 2018, ipotizzando la risoluzione della lunga crisi economica tuttora in atto e l’emergere di nuove necessità legate ad una popolazione sempre più anziana e sempre più bisognosa di servizi dedicati alla sfera del benessere individuale. Badanti e infermieri, così come cuochi, camerieri e baristi, vedranno moltiplicarsi le richieste di lavoro loro indirizzate, secondo un trend di crescita costante. Lo studio riguarda gli USA, ma il modello proposto è sicuramente esportabile anche in Italia, in Giappone e in tutti i paesi occidentali, società caratterizzate dal progressivo e inesorabile invecchiamento della popolazione, in atto da decenni. 25 Saper cucinare non basta • Saper cucinare è fondamentale per fare il cuoco. • Ma non è tutto. Servono conoscenze tecniche, ricerca e costanza. 26 Il mestiere del cuoco va di moda. Anzi è addirittura “cool”. Ma quali caratteristiche doeve avere lo chef di domani? 27 Sperimentale, molecolare, tradizionale, innovativa. Non sapete quale strada prendere? Puntate sulla cucina domestica. “È la scelta vincente. Poi ci saranno anche i creativi, gli scientifici, i tecnologici, gli artisti, ma questa è roba per pochi: ai più consiglio un tuffo nella tradizione domestica”. E se vi sembra anacronistico nell’era di Ferran Adrià o di Carlo Cracco, pensate che “non esiste innovazione senza tradizione e che non esiste tradizione che non si rinnovi di continuo. 28 Corsi, master e passione. Per diventare un vero maestro dei fornelli, oltre a dedicare tempo e attenzione alla tradizione, non si devono tralasciare scuole e corsi di specializzazione. La scelta non manca. Qualche esempio? Alma Cucina (www.alma.scuolacucina.it), prestigiosa scuola di Colorno (Parma) che annovera tra i suoi docenti il maestro Gualtiero Marchesi, e offre corsi sulle tecniche di base, corsi di alta pasticceria, corsi di sommellerie, corso superiore di cucina italiana. A Roma e Firenze è possibile frequentare i corsi della Scuola di Arte culinaria “Cordon Bleu” con corsi professionali, esame finale e diploma di cuoco. In Piemonte c’è l’Officina del gusto, centro di cultura enogastronomica, che propone corsi base e tematici (www.officinadelgusto.info). 29 Anche le sezioni regionali di Slow Food (www.slowfood.it) organizzano master specifici su formaggi, vino, pane. 30 Alle scuole di cucina si aggiungono poi le università, come quella dei Sapori che si trova in Umbria e ha corsi per professionisti e amatori, e poi l’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo e il Master in Storia e cultura dell’alimentazione dell’Università di Bologna. Insomma, ce n’è per tutti i gusti e per tutte le cucine. 31