Nadine Rivard: “La RCGT una grande famiglia”

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Nadine Rivard: “La RCGT una grande famiglia”
8 | IL
C I T TA D I N O C A N A D E S E
30 NOVEMBRE 2016
IL PERSONAGGIO
Nadine Rivard: “La RCGT una grande famiglia”
di
Vittorio GIORDANO
[email protected]
www.cittadino.ca
Non è italiana, ma è come se lo
fosse: dopo aver trascorso quasi
2 anni e mezzo (in tutto) nel
Belpaese per lavoro, non poteva
che amare la nostra cultura, il
nostro stile di vita e parlare perfettamente la nostra lingua. Lei
è Nadine Rivard (montrealese,
ultima di 3 figli, mamma metà
belga e metà ucraina, papà metà
quebecchese e metà spagnolo),
ha vissuto tra West-Island e
Downtown, ha una Laurea in
Relazioni Industriali (Udem),
un Dottorato in Management
(HEC Montréal) ed un Master
in Tecnologie dell’Educazione
(Concordia University); e dal
2007 fa parte della grande famiglia di “Raymond Chabot Grant
Thornton”. Dopo 9 anni negli
uffici di Montréal, dall’ottobre
2015 Nadine – da qualche mese
mamma - lavora a Londra, al
Grant Thornton inglese, come
responsabile del dipartimento
‘Esperienza cliente’. Ma non
ha mai lasciato, con la mente
ed il cuore, la sua Montréal e la
bella Italia. Nadine si è recata
per la prima volta in Italia nel
2003, quando ancora studiava
all’HEC , per fare uno stage
di 8 mesi al MIB School of
Management di Trieste. “Non
conoscevo una parola di italiano – ci ha raccontato Nadine
al telefono – ma l’ho imparato
grazie alle mie 5 coinquiline
che non parlavano né inglese né francese”. È tornata in
Italia nel 2006, per un anno e
mezzo, a Milano, questa volta
come consulente della ‘MoneyPower’. La terza volta nel
2011, per altri 8 mesi, a Torino,
ancora come consulente, ma
presso l’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO),
che è un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite. Prima
di entrare alla RCGT, Nadine
ha lavorato anche al Groupe
Aeroplan (1997 – 2003), alla
Canadien National (2000 –
2003) ed al Big Media Group
(2003 – 2004). “A Londra non
faccio più la consulente per le
aziende-clienti, studiandone le
prestazioni per migliorarne la
produttività/competitività, ma
lavoro per la società stessa ed
il mio compito consiste nel
migliorare l’esperienza dei
dipendenti della Grant Thornton. È un nuovo servizio che
esiste da 5 anni, ma già a Montréal sono stata una delle prime
ad analizzare questo aspetto,
fondamentale per il buon funzionamento di ogni azienda”.
In questo senso, la RCGT
rappresenta un modello da imitare: “Qui
è come una famiglia: siamo un bel
gruppo, si respira
una bella atmosfera, lavorano
tutti forte e ho
come la sensazione di essere
a casa. Nessuno si dà delle
arie: i partners
possono
andare benissimo a pranzo con
gli analisti e c’è un importante
impegno filantropico nei confronti della società civile. In
Québec, poi, siamo dappertutto,
quindi viaggiamo parecchio. E
a me piace la varietà: nessuna monotonia, clienti
e progetti sempre
diversi”. Il progetto più bello?
“Quello che ho
condotto per
‘misurare’
il grado di
soddisfazione dei
cittadini di
Victoriaville: i cittadini
erano molto
contenti
per
via di un Sindaco dinamico,
intraprendente e vicino alla
gente”. Il progetto del futuro?
“Studiare l’esperienza clienti delle compagnie aree. Da
giovane, durante gli studi, ho
lavorato all’assistenza clienti di
Air Canada. Mi sposto spesso e
mi rendo conto che viaggiare è
molto stressante e spesso può
rivelarsi un’esperienza difficile. Secondo me, ci sono ampi
margini per ottimizzare l’esperienza dei clienti a bordo”.
Per il momento, però, lavori a
Londra. “Non ho notato grandi
differenze tra inglesi e canadesi.
La cultura imprenditoriale è
molto simile: in tutto il mondo,
poi, Grant Thornton ha lo stesso
spirito, lo stesso modo di lavorare, che si adatta alle esigenze
del cliente/partner/progetto, con
gli associati molto vicini alla
gente”. In Paesi come l’Italia
si lavora diversamente? “Lì il
rapporto di lavoro è molto più
tradizionale, formale, il capo è il
capo. E non è vero che in Italia
si lavora meno, almeno al Nord.
Fermo restando le 2 ore per il
pranzo, che resta un momen-
@Vittoriog82
to per staccare e socializzare,
con il buon cibo protagonista
indiscusso. Questo aspetto mi
è sempre piaciuto: la gente non
mangia in fretta, è una tradizione mangiare insieme gustando
ottime pietanze. Allo Chabot
funziona diversamente, con
l’orario che si adegua alle esigente del cliente. Spesso anche
all’ora di pranzo”. Gli italiani di
Montréal sono diversi da quelli del Belpaese? “Ho diversi
colleghi italo-canadesi e trovo
che siano meno formali, meno
tradizionali in ufficio, mentre
sono decisamente tradizionali
in famiglia, al contrario degli
italiani in Italia, che ormai non
si sposano prima dei 30 anni e
convivono senza sposarsi”. Un
futuro ancora in Italia? “Sono
tanti anni che sono alla RCGT
e mi trovo molto bene, adoro il
mio lavoro. C’è un ufficio Chabot a Milano, ma è piccolo, non
credo ci siano possibilità, ma
mi piacerebbe tornare in Italia.
Mi è piaciuta molto Torino, una
città non troppo grande, ma neanche piccola, vicina alle Alpi,
non lontana dal mare”.