08 GENNAIO 2017 – BATTESIMO DEL SIGNORE Commento a cura

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08 GENNAIO 2017 – BATTESIMO DEL SIGNORE Commento a cura
08 GENNAIO 2017 – BATTESIMO DEL SIGNORE
Commento a cura di padre Gian Franco Scarpitta
Umiltà e umiliazione
"Gli ultimi saranno i primi"(Mt 20,
16)."Chiunque si esalta sarà umiliato e chi si
umilia sarà esaltato" (Lc 14, 11). Il binomio
umiliazione - innalzamento è una costante
della vita terrena di Gesù, e se consideriamo
la sua Divinità preesistente, anche del suo
stesso essere Dio assieme al Padre e allo
Spirito Santo. Gesù è infatti il Verbo, Dio
stesso eterno, la Parola con la quale Dio ha creato il mondo e ogni cosa, il
quale "non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma
spogliò sé stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.
Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni
altro nome..." (Fil 2, 5 - 11). Umiliato e percosso, deriso e schernito fin sopra
il patibolo, ha affrontato la morte per poi averne ragione uscendo vittorioso
dal sepolcro e questo gli ha dato modo di essere innalzato al di sopra di tutti
gli esseri celesti, terrestri e sotterranei (Fil2, 10). La Lettera agli Ebrei esalta
l'obbedienza sofferta di Cristo, la sua sottomissione che non è stata
finalizzata a sé stessa, ma alla sua esaltazione per la quale egli è elevato al
di sopra degli angeli e al di sopra ed è considerato vero sacerdote "capace di
compatire". Essendo stato immolato infatti Cristo è adesso in grado di far
propri i patimenti e le sofferenze di tutti perché è stato egli stesso vittima
sacrificale di espiazione. L'umiliazione volontaria di Cristo è stata così causa
della nostra salvezza. I patimenti e la croce sono massima espressione
dell'umiliazione e l'umiliazione conduce a vivere e a rafforzare ulteriormente
l'umiltà. A nessuno piacerebbe in effetti essere umiliato da altri, nessuno si
espone all'ignominia e al ridicolo e a dire il vero, in nome della nostra stessa
dignità, l'umiliazione è prerogativa non preferibile, che va evitata per quanto
possibile con tutti i mezzi. A noi è chiesto di essere umili, non di essere umiliati.
Siamo chiamati ad essere apostoli di umiltà, ma non ad umiliare gli altri.
Quando tuttavia si debba subire l'umiliazione, questa diventa occasione
propizia perché si acquisisca umiltà o altrimenti perché in essa si perseveri.
Di conseguenza va affrontata senza riserve e con molto coraggio e quando
la si voglia esercitare quale sforzo nella virtù e nell'acquisto del bene essa
diventa foriera di benefici e di vantaggi. Dice il Salmo 118, 71. "Bene per me
se sono stato umiliato, perché impari ad obbedirti" e ad esercitare ogni virtù.
Umiliazione e umiltà sono esercitate in prima persona da Gesù Cristo, che
per l'appunto pur essendo Dio Infinito onnipotente assieme al Padre e al Figlio
ha deliberatamente scelto di assumere le nostre miserie, immedesimandosi
nelle nefandezze della nostra carne e percorrendo in
tutto la nostra storia. Insomma, nella sua incarnazione
Dio si è umiliato per noi, acconsentendo al progetto di
amore con cui il Padre da Figlio di Dio lo rendeva Figlio
dell'Uomo. Presentandosi adesso alle acque del
Giordano e sottomettendosi al rito battesimale
amministrato da Giovanni, il Signore, Verbo Incarnato
realizza forse il più grande atto di umiltà di cui noi
possiamo essere illuminati perché riceve un
"battesimo per il perdono dei peccati", lui che di fatto
non aveva mai commesso peccato e nel quale era
stata assente qualsiasi nequizia e falsità (1Pt 2, 22).
Pur essendo consapevole di essere egli sapienza di
Dio e somma perfezione e Santità, si umilia
confondendosi fra la folla di coloro che invece avevano in animo di dover
chiedere perdono dei propri peccati per cambiare vita radicalmente. Il bagno
in acqua era infatti segno tangibile di avvenuta conversione, un atto esteriore
che significava una predisposizione interiore. Gesù vi si sottomette
considerandosi peccatore alla pari degli altri e il suo atto di umiltà è un
riverbero dell'umiliazione discendente con la quale da Verbo eterno si era
fatto carne. Ed è anche il preludio dell'estrema frustrazione che dovrà patire
poi sulla croce a vantaggio di tutti i peccatori, quando con il suo sangue ne
risolleverà le sorti. "Lascia fare per ora", ribatte a Giovanni che tenta di
distoglierlo da tale proposito perché "perché si compia ogni giustizia". Perché
in effetti è necessario che in tutto e per tutto si realizzino i voleri del Padre,
che prevedono anche l'umiltà ordinaria prima ancora di quella straordinaria.
Non sempre si possiede realmente una virtù quando la si esterna nelle grandi
occasioni: occorre che essa si palesi sia nei piccoli episodi sia in quelli di
grande rilevanza e pertanto Gesù dimostra adesso, in questo piccolo gesto
di umile sottomissione quella che sarà la sua grande predilezione per l'uomo
sulla croce. Tale è l'adempimento della "giustizia" voluta da Dio Padre:
l'abbassamento del Figlio al livello estremo di precarietà umana, il suo
annientamento e l'annichilimento che sarà necessario alla nostra salvezza.
Si diceva tuttavia che l'umiliazione e l'umiltà apportano il grande
risultato dell'esaltazione e dell'innalzamento, che nella loro piccolezza
contengono già la grandezza. Come direbbero alcuni autori medievali, la
Quaresima (nella quale riprenderemo i medesimi argomenti) contiene già in
sé stessa la Pasqua e ne è la via di accesso, come pure la Pasqua racchiude
la Quaresima e ne è il compimento. E infatti Gesù, appena battezzato e
fuoriuscito dalle acque del Giordano, ottiene il dono speciale dello Spirito
Santo che scende "sotto forma di colomba", espressione simbolica (non
letteraria) che attesta all'azione lieve, silente e frugifera dello Spirito che
innalza il Figlio per volere e secondo il progetto del Padre. Questi prorompe
in una voce ineluttabile: "Questi è il Figlio mio,
l'amato. In lui ho posto il mio compiacimento." Gesù
viene ulteriormente istituito Figlio di Dio e in questa
ottica ci rivela il vero Dio di cui egli è testimone e
assertore: il Dio Uno in Tre Persone, perché il Figlio
viene appunto istituito dal Padre nello Spirito Santo
discendente. Sempre secondo il disegno di Dio
Padre lo Spirito Santo guiderà Gesù nella sua missione di annuncio e in tutte
le sue opere a vantaggio di tutti, specialmente dei poveri e dei sofferenti. Il
Figlio dell'Uomo (Gesù incarnato) resta pur sempre Figlio di Dio e tale il Padre
lo rivela al mondo; tale sarà lo Spirito Santo a identificarlo in tutta la sua vita
terrena e poi dopo Pentecoste. L'umiltà di Gesù diviene quindi motivo di
innalzamento e allontana anche da noi ogni dubbio che essa sia utile e
fruttuosa. Essa consegue il premio dopo la prova e intanto procura in ogni
caso l'approvazione di Dio, quando la si voglia assumere e non ostentare.