Investing in People_Fighting Child Labour in Kenya
Transcript
Investing in People_Fighting Child Labour in Kenya
“Investing in People – Fighting Child Labour in Kenya” INVESTIRE SULLE PERSONE contro il lavoro minorile Paese: KENYA (Province di Nairobi e Nyanza) Periodo d’intervento: 30 mesi da Novembre 2011 Premessa Il progetto “Investing in People – Fighting Child Labour” verrà implementato da Ottobre 2011 a Ottobre 2014 nelle province di Nyanza e Nairobi (Kenya). In parallelo le attività di progetto saranno inserite e raccontate nella campagna di comunicazione “Stop Child Labour: School is the best place to work” iniziativa di Alliance 2015 (network di 7 Ong europee di cui Cesvi è rappresentante italiano) che ha l’obiettivo di sensibilizzare gli italiani sul tema dello sfruttamento del lavoro minorile partendo da progetti concreti nel Sud del mondo. Analisi del contesto Nel mondo ci sono 215 milioni di bambini sfruttati. In Kenya, le statistiche più recenti indicano una percentuale del 17.4% della popolazione minorile tra i 5 e 17 anni, che equivale a circa 1.9 milioni, attivamente coinvolti in varie forme di sfruttamento del lavoro. Le principali cause del lavoro minorile sono povertà, inadeguata sicurezza alimentare, vulnerabilità agli effetti della crisi economica del paese, mancanza di accesso ai servizi sociali di base (scuola), limitate infrastrutture di protezione sociale, diffusione dell’HIV/AIDS (37% della popolazione in Nyanza), pratiche culturali e inadeguata consapevolezza da parte di famiglie e datori di lavoro dei diritti dei bambini/e. Le due regioni di Nairobi e Nyanza rappresentano aree dove i fattori di rischio sono elevati. Nairobi è l’area urbana per eccellenza dove la forbice tra ricchezza e povertà raggiunge le sue massime espressioni. In particolare, i distretti selezionati della provincia rappresentano le aree più densamente popolate del paese con una popolazione ufficiale che raggiunge circa 1.500.000 di abitanti. Inoltre, in essi converge la concentrazione più alta di baraccopoli della capitale dove migliaia di minori sono oggetto delle più svariate forme di sfruttamento. Nyanza è situata nei pressi del lago Vittoria. Un’area rurale con un’accentuazione particolare riferita all’industria ittica. Una regione considerata tra le più povere del paese, con un alto tasso di mortalità dovuto all’HIV/AIDS. L’area d’azione del progetto include una zona costiera dove la pesca è connessa allo sfruttamento del lavoro minorile, prostituzione ed alcolismo e una zona urbana ad alta densità abitativa. Le regioni di Nairobi e di Nyanza sono interconnesse a causa del flusso migratorio verso la capitale, che include il traffico di minori sfruttati nella prostituzione e nel lavoro domestico. Le forme più diffuse di sfruttamento del lavoro minorile identificate nelle aree del progetto sono le seguenti: - Raccolta e riciclaggio di rifiuti, per lo più maschi tra i 5 e i 17 anni. - Sfruttamento a scopo di prostituzione, principalmente femmine tra i 10-17. - Lavoro domestico: femmine tra i 6 e 17 anni - Industria ittica: maschi coinvolti in attività di pesca e femmine in attività collaterali. Il governo del Kenya ha ratificato le più importanti convenzioni intenzionali sul lavoro minorile (ILO Convention 138 e 182) e proibisce (Children Act, 2001) tutte le forme di sfruttamento lavorativo. Tuttavia, il governo ha difficoltà nell’attuazione della legislazione vigente a causa di scarso coordinamento delle agenzie preposte, inadeguata formazione del personale, mancata decentralizzazione dei servizi di protezione a livello locale. Attualmente, il ruolo del settore privato nell’economia del paese sta crescendo. Il settore economico primario comprende soprattutto le risorse primarie come le attività agricole e la pesca. Il secondario offre trasformazione di materie prime in prodotti finiti nel tessile e nelle materie plastiche. Il settore terziario fornisce servizi alle imprese e ai consumatori specie nel turismo, banche, trasporti e negozi al dettaglio. La catena di produzione è tuttavia seriamente affetta dalle disparità sociali e da eclatanti violazioni dei diritti umani che giustificano la domanda/offerta di bambini/e presente nel mercato del lavoro. A questo si aggiunge la limitata conoscenza della legislazione e prassi internazionale e locale in merito. Nonostante importanti aziende locali abbiano incorporato codici di condotta e di responsabilità sociale nei loro regolamenti, pochissimo è stato fatto da aziende medio-piccole, e nulla per quanto riguarda la protezione dei minori nel mercato del lavoro. In sintesi, l’analisi del contesto ha identificato i seguenti urgenti problemi: 1. Inadeguata capacità delle autorità locali e del privato sociale nella prevenzione e lotta al lavoro minorile e nell’intervento di sostegno alle vittime e loro reinserimento. 2. Insufficiente responsabilità sociale delle aziende locali e mancanza di partenariati tra pubblico e privato nella lotta al lavoro minorile. 3. Ininfluente rappresentanza e partecipazione dei bambini/e in azioni di contrasto al lavoro minorile sia a livello locale che nazionale. Beneficiari 3.500 vittime del lavoro minorile suddivise in due gruppi: 1. 2.000 minori coinvolti nelle forme estreme di sfruttamento del lavoro minorile riceveranno servizi adeguati di protezione. 2. 1.500 minori ospiti di istituzioni governative riceveranno sostegno psico-sociale. 40.000 alunni della scuola pubblica elementare-media (6-15 anni) che parteciperanno ad attività informative ed educative. 1.500 di essi saranno coinvolti in gruppi (children rights e peer educators clubs). Almeno 20.000 genitori saranno sensibilizzati sul tema tramite 100 spettacoli di teatro partecipativo. Attività formative verranno offerte a 375 membri di 15 comitati di protezione minorile di zona. 391 lavoratori e volontari locali riceveranno una formazione sulla protezione dei minori: 60 ufficiali dell’amministrazione pubblica, 100 insegnanti, 48 poliziotti, 60 anziani dei villaggi, 48 volontari, 75 lavoratori di istituti minorili governativi. Un fitto lavoro di rete coinvolgerà 120 autorità locali, 30 ONG, 15 organizzazioni gestite su base religiosa e 150 attori della società civile. 33 aziende membri di Rubikom saranno coinvolte nelle attività di CSR. Nel complesso, circa 350.000 persone beneficeranno indirettamente di questo progetto tra cittadini, famiglie e membri delle comunità. Obiettivi L’obiettivo generale consiste nel contribuire al contrasto dello sfruttamento del lavoro minorile in Kenya. Nello specifico si interverrà instaurando “child labour free zones” (CLFZ) ossia territori privi di sfruttamento del lavoro minorile. Per perseguire tale obiettivo Cesvi si propone di accrescere la consapevolezza di tutti gli attori locali, in primis le aziende, sulla responsabilità sociale verso i minori. La partecipazione delle imprese locali servirà a creare un “Child Labour Free Certificate” (CLFC) basato su un sistema di monitoraggio delle catene produttive, di promozione dell’impiego adulto e di eliminazione totale del lavoro minorile. Attività In risposta ai bisogni identificati, l’azione proposta intende contribuire allo sradicamento del lavoro minorile in Kenya grazie alla realizzazione di zone pilota esenti da lavoro minorile nei distretti identificati dal progetto. Le azioni previste si prefiggono di ottenere i seguenti risultati: 1. Rafforzamento del Governo del Kenya, delle autorità locali e degli attori del privato sociale nel prevenire e combattere le peggiori forme di lavoro minorile. - - Creazione e formazione di 15 Comitati di zona contro il lavoro minorile (Child Labour Committees) per prevenzione, monitoraggio, identificazioni di casi, coordinamento di azioni in risposta ai casi identificati. Lobby presso il locale Ministero del Lavoro per la ratificazione della proposta di una Child Labour Policy. Conduzione a vasto raggio di campagne di sensibilizzazione della popolazione sul tema del lavoro minorile. Rafforzamento dei sistemi e delle procedure pubbliche di intervento e di riferimento. Sostegno diretto a 200 vittime di sfruttamento del lavoro minorile tramite supporto psicosociale e formazione al lavoro. Reinserimento in famiglia di 100 minori vittime di sfruttamento e sostegno alle famiglie. 2. Creazione di un sistema di CSR e di partenariato tra pubblico-privato nei distretti del progetto. - Mappatura delle aziende e delle reti di produzione nelle aree del progetto. Campagne mediatiche e creazione di modulistica informativa sulla legislazione in materia di lavoro minorile per aziende private e associazioni e sindacati. Creazione, impostazione e lancio di una certificazione di qualità per aziende con marchio “Child Labour Free” (CLFC). Impostazione di un sistema di monitoraggio di controllo di qualità interno ed esterno per aziende che sottoscriveranno il marchio “Child labour Free”. Diffusione delle buone pratiche acquisite in materia di CSR tramite una pubblicazione e una conferenza a fine progetto. 3. Assicurare la partecipazione dei bambini/e in azioni di prevenzione e contrasto al lavoro minorile a livello locale e nazionale. - - Realizzazione e sostegno di gruppi di bambini/e (child rights e peer education clubs) in 50 scuole. Sostegno alle attività di partecipazione di bambini/e ad eventi sui loro diritti dal livello locale a quello nazionale. Sostegno alla formazione di 15 Assemblee dei Bambini/e. Una nuova forma partecipativa proposta dal National Council of Children Services (Governo del Kenya) che il progetto promuoverà nelle aree identificate. Selezione e partecipazione di rappresentanti dei bambini/e nei 15 Comitati di zona contro il lavoro minorile (Child Labour Committees).