Cari Amici, Vi chiedo scusa della mia mancata partecipazione alla

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Cari Amici, Vi chiedo scusa della mia mancata partecipazione alla
Cari Amici,
Vi chiedo scusa della mia mancata partecipazione alla riunione del 3 u.s., ma un difetto di
funzionamento della mia casella di posta elettronica ha fatto sì che nulla sapessi della riunione
fino alla telefonata di Sergi che è avvenuta quando già, il 3, ero impegnato in un Convegno a
Napoli.
Il documento, in quanto mediazione tra associazioni profondamente diverse tra loro, mi sta
bene nel complesso: l'opzione in favore della difesa dell'Università pubblica c'è ed è importante
che tutte le associazioni rappresentative dei docenti la esprimano con chiarezza. Vi sono
ancora dei punti che potrebbero essere interpretati in un modo contrario alle linee
fondamentali della politica della mia organizzazione; credo, però, che possano essere emendati
in modo, da un lato, da eliminare tale possibilità e, dall'altro,di mantenere la volontà degli
estensori del documento (ovviamente, se l'ho bene inteso).
Riporto qui di seguito i brani del documento e, in corsivo, il testo sostitutivo che Vi propongo;
il testo sottolineato è la motivazione.
(omissis)
"Se tutto ciò è vero, il vero problema — non solo in Italia, ma in qualsiasi sistema educativo
superiore — è costituito dal fatto che ciò non vuol dire che debba essere giuridicamente
pubblico il luogo fisico ove tutte queste attività vengono svolte e pubblici i soggetti che vi
lavorano. Se intorno alla scuola privata/pubblica c’è tutto il dibattito che conosciamo, vi è
invece un silenzio assoluto circa le università private/pubbliche (o, meglio, statali/non statali):
non sarebbe il caso di parlarne? Tanto più che questa dicotomia non rende più la complessità
della situazione: che peso ha un Centro di eccellenza? qual è la rilevanza dell’esistenza di un
Politecnico? l’Università deve esistere solo dove c’è un bacino produttivo ricco per interfacciarsi
con esso? o la creazione di una Università in una zona depressa è motore di sviluppo e perciò
strumento di politica economica? perché nei settori più tipicamente umanistici vi è una
presenza quantitativamente irrilevante delle Università non statali? Se non si danno risposte a
queste domande si corre il forte rischio di abbandonare l’Università ad una totale logica
apparentemente funzionale: i finanziamenti pubblici vadano secondo un sistema di
accreditamento in relazione ad obiettivi, senza alcuna distinzione tra pubblico e privato. Se
questo è l’esito prevedibile (e in fondo il coefficiente MIUR per il fondo di funzionamento ne è
un antesignano, anche ::se limitato alle sole Università pubbliche), ne deriva il QUARTO
PUNTO: è nella costruzione del sistema di accreditamento delle Università, nei suoi
valori ideali di riferimento e nei suoi parametri, la vera partita."
Vi propongo:
"Se tutto ciò è vero, il vero problema — non solo in Italia, ma in qualsiasi sistema educativo
superiore — è costituito dal fatto che ciò non vuol dire che debba essere giuridicamente
pubblico il luogo fisico ove tutte queste attività vengono svolte e pubblici i soggetti che vi
lavorano. Se intorno alla scuola privata/pubblica c’è tutto il dibattito che conosciamo, vi è
invece un silenzio assoluto circa le università private/pubbliche: non sarebbe il caso di parlarne?
Tanto più che questa dicotomia non rende più la complessità della situazione: che peso ha un
Centro di eccellenza? qual è la rilevanza dell’esistenza di un Politecnico? l’Università deve
esistere solo dove c’è un bacino produttivo ricco per interfacciarsi con esso? o la creazione di
una Università in una zona depressa è motore di sviluppo e perciò strumento di politica
economica? perché nei settori più tipicamente umanistici vi è una presenza quantitativamente
irrilevante delle Università non statali? Se non si danno risposte a queste domande si corre il
forte rischio di abbandonare l’Università ad una totale logica apparentemente funzionale: si
crei un idoneo sistema di accreditamento che, sulla base di parametri oggettivi (numero dei
docenti, numero di tecnici ed amministrativi, aule, laboratori, biblioteche ecc.), garantisca la
capacità della struttura di assolvere alle proprie funzioni di alta formazione e di ricerca in primo
luogo in favore degli studenti, ma anche della società più in generale. Solo i finanziamenti
pubblici aggiuntivi siano ripartiti in relazione ad obiettivi previamente concordati con
l'Esecutivo, senza alcuna distinzione tra pubblico e privato. Se questo è l’esito voluto (e in
fondo il coefficiente MIUR per il fondo di funzionamento ne è un antesignano), ne deriva il
QUARTO PUNTO: è nella costruzione del sistema di accreditamento delle Università, nei suoi
valori ideali di riferimento e nei suoi parametri, la vera partita."
La soppressione della parentetica "(o, meglio, statali/non statali)" mi sembra necessaria
perchè fuorviante: con l'autonomia, le Università pubbliche non sono qualificabili come statali;
l'espressione "non statali" si riferisce a Università regionali, provinciali, comunali?; se queste
esistessero, sarebbero la stessa cosa delle università private?
Inoltre, un sistema di finanziamento fondato solo ed unicamente sulla realizzazione di obiettivi
è pericoloso: renderebbe le singole Università subalterne all'Esecutivo, che fissa gli obiettivi.
Altro, poi, è l'accreditamento, se c'è il quale una Università può operare perchè è ritenuta in
grado di realizzare i suoi fini istituzionali; altro finanziamenti aggiuntivi se si realizzano obiettivi
concordati preventivamente.
(omissis)
"Nella logica di privatizzazione dei rapporti di lavoro nel pubblico impiego (logica che accomuna
centrodestra e centrosinistra), vi sono sottratte poche alte professionalità pubbliche, in
ragione delle loro funzioni. Ben vengano tutte le valutazioni del mondo, anche della CEE o
di Harvard, ma deve essere riaffermato il principio che il docente universitario rappresenta
nella nostra società il soggetto fisico nel quale alta formazione e ricerca trovano la loro
massima espressione: perciò è titolare di una pubblica funzione di altissimo rango e merita uno
stato giuridico particolare e pubblico (cioè non lasciato nelle sue regole fondamentali al diritto
comune privato), sia nelle università statali sia nelle università non statali accreditate. SESTO
PUNTO: la funzione dei docenti universitari è insegnare e ricercare nella libertà, e
questa loro libertà è garanzia della libertà per tutti."
Vi propongo:
" Ben vengano tutte le valutazioni del mondo, anche della CEE o di Harvard, ma deve essere
riaffermato il principio che la libertà di ricerca e didattica del docente universitario è un
elemento essenziale per una crescita della coscienza critica della società, per una formazione
che non sia mera riproduzione di tecniche, per un genuino sapere scientifico. E', dunque,
necessario, che - quale che sia la natura giuridica del suo rapporto di lavoro con l'istituzione,
norme cogenti di diritto pubblico garantiscano tale libertà, sia nelle università statali sia nelle
università non statali accreditate. SESTO PUNTO: la funzione dei docenti universitari è
insegnare e ricercare nella libertà, e questa loro libertà è garanzia della libertà per
tutti."
E' noto che le organizzazioni di categoria confederali sono per la contrattualizzazione del
rapporto di lavoro della docenza, così come è già avvenuto per il resto del lavoro alle
dipendenze delle pubbliche amministrazioni ed è altrettanto noto che altri sindacati ed
associazioni si oppongono ad una simile riforma. Un denominatore comune possiamo trovarlo
non in uno status pubblicistico dell'intero rapporto, ma in garanzie di carattere pubblicistico
della libertà di insegnamento e di ricerca.
(omissis)
"a) è istituito presso il MIUR il ruolo (non ruolo organico) nazionale dei docenti universitari
delle università statali e non statali accreditate (o riconosciute); ad esso appartengono tutti e
solo coloro che — al di là delle distinzioni operate dalla legge — prestano o hanno ben prestato
servizio permanente in qualità di docenti universitari in quanto vincitori di pubblico concorso
nazionale o in quanto a tali espressamente parificati (chiamati per chiara fama o in quanto
docenti stranieri);"
Vi propongo:
"a) è istituito presso il MIUR un albo nazionale dei docenti universitari delle università statali e
non statali accreditate (o riconosciute); ad esso appartengono tutti e solo coloro che — al di là
delle distinzioni operate dalla legge — prestano o hanno ben prestato servizio permanente in
qualità di docenti universitari in quanto vincitori di pubblico concorso nazionale o in quanto a
tali espressamente parificati (chiamati per chiara fama o in quanto docenti stranieri);"
Se non si vuole dire - come credo - che debba essere il Miur a determinare il numero dei
docenti di ciascuna fascia, settore e quant'altro, è bene non parlare di ruolo, ma di albo.
"b) sono applicabili ai docenti universitari le norme del pubblico impiego per quanto
compatibili con le norme speciali;"
"b) sono applicabili ai docenti universitari le norme generali in materia di impiego nelle
pubbliche amministrazioni per quanto compatibili con le norme speciali;"
Vi propongo:
L'espressione "pubblico impiego" è ormai obsoleta; inoltre, per specificare che le norme che
regolano la docnza sono prevalenti, è meglio specificare che le altre sono generali.
"c) l’autonomia delle singole sedi universitarie non può derogare a quanto previsto dalla legge
nazionale regolatrice dello stato giuridico dei docenti universitari;"
Vi propongo:
"c) gli statuti e i regolamenti delle singole Università, anche private, e delle loro articolazioni
interne non possono regolare autonomamente e unilateralmente i rapporti di lavoro con i
propri docenti e, in ogni caso, devono rispettare puntualmente quanto disposto dalla legge
nazionale in ordine all'ufficio di docente"
La formulazione originaria rischia di far credere che concordiamo con la giurisprudenza
amministrativa che ha annullato gli statuti. Il riferimento all'ufficio di docente evita tale rischio.
(omissis)
"e) la libertà di insegnamento e di ricerca dei docenti universitari incontra il solo limite, in
senso funzionale, della programmazione didattica e scientifica della struttura di afferenza;"
Vi propongo:
"e) le deliberazioni di programmazione e di coordinamento dell'attività didattica e di ricerca
vincolano i docenti unicamente in ordine all'oggetto della loro attività, non in ordine alle opzioni
scientifiche e culturali;"
Ritengo preferibile questo modo di esprimere il concetto (sul quale concordo) perchè più che
un limite alla libertà del docente, è l'individuazione dell'ambito nel quale può (e deve) svolgersi
l'attività di programmazione e coordinamento.
"f) la retribuzione del docente universitario è fissata da norma nazionale, che stabilisce altresì
i criteri generali per eventuali ulteriori voci retributive per altre attività universitarie svolte in
aggiunta ai doveri ordinari, fatta eccezione per le attività di governo;"
Vi propongo:
"f) la retribuzione del docente universitario è fissata da norme nazionali, che stabiliscono
altresì i criteri generali per eventuali ulteriori voci retributive per altre attività universitarie
svolte in aggiunta ai doveri ordinari, fatta eccezione per le attività di governo;"
E' meglio usare il plurale, perchè - quale che sia la fonte - la norma sarà più di una.
(omissis)
h) presso l’organo di cui al precedente punto g) è costituita la Corte di Disciplina Nazionale,
composta da suoi membri e da un Consigliere di Stato; la Corte è competente per le sanzioni
disciplinari più gravi della censura, richieste dalle Università statali e non statali accreditate (o
riconosciute). Qualora l’interessato vi ricorra, la Corte è comunque competente per il riesame
di qualsiasi provvedimento di dimissioni e decadenza d’ufficio.
Vi propongo:
h) presso l’organo di cui al precedente punto g) è costituita la Corte di Disciplina Nazionale,
composta da suoi membri, la Corte è competente per le sanzioni disciplinari più gravi della
censura, richieste dalle Università statali e non statali accreditate (o riconosciute). Qualora
l’interessato vi ricorra, la Corte è comunque competente per il riesame di qualsiasi
provvedimento di dimissioni e decadenza d’ufficio.
Perchè un consigliere di Stato? Meglio che siano i pari a giudicare; in subordine, dire, in
generale un magistrato.
(omissis)
1) una fase di formazione iniziale limitata nel tempo (non più di sei anni) sostanziata da una
pluralità di esperienze di ricerca (dottorato o esperienza equivalente, borse, contratti, etc). Per
la fase di formazione deve essere previsto un forte stanziamento decrescente su 10 anni;
Vi propongo:
1) una fase di formazione iniziale limitata nel tempo (non più di sei anni, oltre il dottorato o
equivalente) sostanziata da una pluralità di esperienze di ricerca (borse, contratti, etc). Per la
fase di formazione deve essere previsto un forte stanziamento decrescente su 10 anni;
Se nei sei anni comprendiamo anche il dottorato - che dura almeno tre anni - il termine
diventa troppo breve.
(omissis)
Spero concordiate con queste proposte di modifica.
Per conto mio, porterò il documento nella Segreteria della mia organizzazione giovedì prossimo.
Cordiali saluti
Gianni Garofalo