Giacomo Balla, dal realismo al Futurismo con ritorno

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Giacomo Balla, dal realismo al Futurismo con ritorno
n° 377 - ottobre 2016
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Giacomo Balla,
dal realismo
al Futurismo
con ritorno
Il percorso artistico
di uno dei protagonisti italiani
delle Avanguardie storiche
Giacomo Balla: La Pazza - Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna
© Giacomo Balla, by SIAE 2016
Ad Alba, presso la Fondazione Ferrero, una mostra, dal titolo Futurballa, celebra un grande pittore torinese, colui che ha svolto un ruolo essenziale nella nascita di una delle avanguardie storiche prettamente italiana:
si tratta di Giacomo Balla. Dalla fine
di ottobre fino a febbraio 2017,
un’esposizione strutturata in sezioni
tematiche presenta capolavori provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private, italiane ed estere. Un
racconto che percorre l’opera del maestro dall’inizio dell’esperienza artistica, con il realismo sociale e il Divisionismo, alle compenetrazioni iridescenti e agli studi sulla luce, ponendo l’accento sull’aspetto per cui
è più conosciuto, l’adesione al Futurismo.
Attratto fin da bambino dall’arte,
Balla si dedica inizialmente allo studio del violino che, però, presto abbandona a favore del disegno, mentre il padre lo avvicina alla fotografia,
che si rivelerà fondamentale nella sua
formazione.
Da Torino si trasferisce a Roma, è il
1895 e lì presto aderisce al Divisionismo e tra gli allievi e i giovani pittori che frequentano il suo studio figurano Umberto Boccioni, Gino Severini e Mario Sironi. In questa fase
iniziale, grande rilevanza hanno anche i sette mesi di soggiorno parigino
(in occasione dell’Esposizione Uni-
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Velocità astratta + rumore
Venezia, Peggy Guggenheim Collection
ù© Giacomo Balla, by SIAE 2016
Colpo di fucile domenicale - Collezione privata
versale del 1900) durante i quali
entra in contatto diretto con le importanti ricerche postimpressioniste
sulla luce di Seurat e Signac. I suoi
dipinti di inizio secolo utilizzano la
tecnica divisionista per esprimere una
forte carica umanitaria: Il mendicante,
Il contadino, La pazza, I malati. Balla
crede fermamente nel progresso e
nella scienza, vi intuisce gli elementi
indispensabili per il futuro dell’uomo,
e collega questa convinzione alla personale formazione culturale, sensibile ai valori di un socialismo umanitario, soffermandosi sui temi e soggetti che ne derivano, cioè quelli legati alle problematiche sociali riferite
al mondo degli operai e dei poveri.
Negli anni Dieci comincia a interessarsi alle ricerche sul movimento e sul
dinamismo, tanto che nel 1910 compare insieme con Boccioni, Severini,
Carrà e Russolo tra i firmatari del Manifesto dei Pittori Futuristi e in seguito
del Manifesto Tecnico della Pittura Futurista, nei quali viene sancita la nascita di una nuova dimensione nella
pittura, la velocità. Balla cerca di restituire sulla superficie della tela le caratteristiche di continuità del movimento sulla base degli studi fatti su
fotodinamismo e cronofotografia.
Bambina che corre sul balcone, Dinamismo di un cane al guinzaglio o Le
mani del violinista, tutti del 1912,
mostrano la soluzione individuata: la
ripetizione di una medesima forma
in posizioni vicine ma differenti, per
rendere l’idea del movimento. Un
metodo che traspone efficacemente
ciò che è stato affermato nel Manifesto tecnico del 1911: Tutto si muove,
tutto corre, tutto volge rapido. Una
figura non è mai stabile davanti a noi,
ma appare e scompare incessantemente.
Per la persistenza delle immagini nella
retina, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi,
come vibrazioni, nello spazio che percorrono. Così un cavallo da corsa non
ha quattro gambe: ne ha venti, e i loro
movimenti sono triangolari.
Una ricerca, questa del movimento,
che sposta la sua attenzione sullo sfrecciare energico delle automobili. In
Profondità dinamiche, Velocità astratta
e Velocità d’automobile, i triangoli
di luci e ombre, il dinamismo di linee curve e diagonali, creano una particolare prospettiva e restituiscono la
sensazione del veicolo lanciato in
corsa. Un percorso che punta diretto
verso l’astrazione: nella serie di Compenetrazioni iridescenti, infatti, gli effetti della velocità e della luce si riducono alla purezza di forme geometriche.
Nel 1915, con Depero, Balla segna
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una delle tappe fondamentali dell’estetica futurista firmando il manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo, una delle teorie più rivoluzionarie del secolo: estendere quella
poetica a ogni aspetto della vita comune. In questo proclama si compie
la volontà del Movimento, non solo
quella di ridefinire ogni campo artistico secondo i propri ideali, ma anche di permeare con gli stessi principi ogni aspetto del mondo esterno,
ogni oggetto e ambiente del quotidiano. L’arte intesa non più come fine
a se stessa, senza più l’obiettivo di
un’esperienza estetica, ma un’arte che
vuole essere il mezzo per rinnovare la
visione della vita, una trasformazione
culturale nel nome dell’idea che il Futurismo ha della modernità: Noi futurusti Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricrearlo integralmente. Siamo nel 1915,
una ricostruzione totale che in quel
momento deve passare, a loro dire,
anche per la guerra, “unica igiene del
mondo”. A fianco dello spirito interventista che permea gli ideali del movimento, l’attività di “ricostruzione”
inserisce l’arte nel mondo della moda
(il Manifesto del vestito antineutrale
del 1914, cosiddetto proprio in opposizione all’atteggiamento di neutralità dei contrari all’intervento dell’Italia in guerra), dell’arredo (tante
le realizzazioni nelle arti applicate tra
paralumi, tappeti, arazzi e ceramiche)
e del teatro (la scenografia del 1917
per il balletto Feu d’artifice per esempio). Intensa e originale è la ricerca
nel campo della moda, il pittore torinese fu, infatti, il primo a introdurre
il concetto di “moda” nel campo dell’arte, un’iniziativa che, come possiamo oggi constatare, avrà largo seguito. I vestiti futuristi devono essere
“agilizzanti, dinamici, comodi, variabili, colorati”, devono animare chi li
indossa di una nuova energia che lanci
verso il futuro.
Negli anni Trenta Balla è acclamato
dalla critica, è l’artista per eccellenza
del Futurismo, che in qualità di “arte
di stato” lo rende anche portabandiera dell’estetica del Fascismo. Tuttavia, negli stessi anni comincia anche un graduale allontanamento da
quella posizione. Ancora un breve periodo di adesione, con la partecipazione al Manifesto dell’Aeropittura del
’31 e alla conseguente mostra dedicata, mentre l’artista già sta cominciando a distaccarsi da questo Movimento, finché, nel ’37, con una lettera al giornale Perseo, prende definitivamente le distanze dall’Aeropittura. Da quel momento Balla viene
messo da parte dalla cultura ufficiale,
sulla sua attività cala un silenzio destinato a durare fino alla rivalutazione
del Futurismo che si verificherà nel
dopoguerra. La mostra dell’Aeropittura futurista è il suo ultimo contributo, perché ormai Balla si sta rivolgendo nuovamente e definitivamente
alla pittura figurativa, nella convinzione che la purezza dell’arte si esprima
nell’assoluto realismo, evitando così
il rischio di cadere in un astrattismo
che diventa un’espressione puramente
decorativa.
anna martinelli
Dinamismo di un cane al guinzaglio - Buffalo,
Albright Knox Art Gallery
© Giacomo Balla, by SIAE 2016