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Obama, i vescovi e la contraccezione | 1
Gavino Maciocco
Ancora una volta la contraccezione è al centro dell’attenzione, tuttavia “l’opposizione dei
vescovi sembra servire gli interessi dell’agenda politica, non i bisogni del popolo
americano”.
In altre parole: un’altra pagina nera della Chiesa cattolica americana.
La riforma della sanità americana approvata il marzo 2010 prevedeva che una serie
di interventi preventivi fossero obbligatoriamente erogati dalle assicurazioni in
forma gratuita. Nell’agosto 2011 è stato definito l’elenco delle prestazioni preventive da
garantire alle donne (Women’s Preventive Services: Required Health Plan Coverage
Guidelines), tra queste anche “Contraceptive methods and counseling”.
Il 20 gennaio 2012 il governo americano ha emanato una norma che obbliga le
assicurazioni sanitarie – comprese quelle offerte da ospedali, università e
organizzazioni cattoliche – a fornire gratuitamente farmaci e mezzi contraccettivi.
La reazione della gerarchia cattolica è stata di immediata chiusura: “È la prima volta
che il governo americano si permette di forzare individui e organizzazioni a comprare un
prodotto che viola la loro coscienza”, ha tuonato l’arcivescovo Timothy Dolan, presidente
della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti. E ha aggiunto: “Questo non dovrebbe
accadere in un Paese dove la libertà di religione è nel primo comandamento della
Costituzione”.
L’episcopato cattolico ha chiamato a raccolta vari alleati per opporsi alla decisione del
governo: gli evangelici conservatori, le chiese ortodosse orientali, un paio di gruppi di ebrei
ortodossi e, naturalmente, il partito repubblicano che – in piena campagna elettorale – non
aspettava altro per mettere in difficoltà un Obama che sembrava riprendere quota nella
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popolarità grazie al miglioramento della situazione economica.
“Questa non è una questione di un diritto delle donne – ha affermato la senatrice
repubblicana Kelly Ayotte – , è un problema di libertà religiosa”. Jay Carney,
portavoce di Obama, ha ribattuto: “Deve essere chiaro: noi siamo impegnati, il
presidente è impegnato, a garantire che le donne abbiano accesso alla
contraccezione senza pagare alcun costo, indipendentemente da dove lavorano”.
Nel difendere il suo piano, il cui “principio base è già legge in 28 Stati del Paese”, Obama ha
affermato: “Abbiamo combattuto per questa cosa perché salva delle vite e consente dei
risparmi. Quasi il 99% di tutte le donne – ha proseguito Obama – ha fatto ricorso alla
contraccezione in un determinato momento della propria vita. E quasi la metà delle donne di
età compresa tra i 18 e i 34 anni ha avuto difficoltà nell’affrontare la spesa”.
Tuttavia Obama si è mostrato sensibile alle pressioni della gerarchia cattolica e
venerdì 10 febbraio ha deciso di modificare parzialmente la norma: nel caso delle
istituzioni religiose, saranno le compagnie di assicurazione, e non più i datori di lavoro, a
offrire gratuitamente alle donne l’assistenza per i contraccettivi. Per le utenti non cambia
nulla perché potranno richiedere all’assicurazione l’erogazione gratuita dei contraccettivi,
mentre il datore di lavoro cattolico non è coinvolto nell’operazione.
Il razionale “economico” è che per le assicurazioni addossarsi il costo della contraccezione
non è una perdita perché la prevenzione di una gravidanza è più conveniente dell’assistenza
di una gravidanza.
Ma la soluzione non soddisfa i vescovi che continuano a opporsi a un
provvedimento che a loro parere rappresenta, anche nella nuova versione,
un’indebita intrusione del governo nella governance interna delle istituzioni
religiose.
Naturalmente i vari movimenti conservatori e il partito repubblicano si allineano alla
posizione intransigente dei vescovi. “Il compromesso non significa niente – afferma il
Presidente di Christus Medicus Foundation -, è nient’altro che un gioco delle tre carte”.
“Beyond Pelvic Politics”, questo il caustico titolo del commento di Nicholas D. Kristof sul
New York Times dell’11 febbraio, che inizia così: ”Io non sono esperto di teologia come I
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vescovi americani, ma penso che Gesù si occupasse più di come aiutare i poveri che mettere
al bando i contraccettivi”. E la questione della contraccezione negli USA ha a che
fare con la povertà. “Nel 2009 una ricerca ha studiato le donne di età 18-34 anni di
condizioni economiche modeste, condizioni rese ancora più precarie dalla crisi. Tre quarti di
loro ha affermato di non potersi permettersi un figlio. Ancora il 30% ha rinunciato a una
visita ginecologica o a un consulto di family planning per risparmiare denaro. Ancora
peggio, tra coloro che usano la pillola, un quarto ha affermato che, per economizzare, la
prende non tutti I giorni. Il costo della contraccezione è il motivo per cui le donne povere
hanno tre volte una maggiore probabilità di avere una gravidanza indesiderata rispetto alle
donne della classe media.” (…) “Se noi dobbiamo scegliere – conclude N. Kristof – tra
la sensibilità dei vescovi e la salute delle donne, la nostra priorità nazionale deve
essere la metà femminile della nostra popolazione”[1].
Intanto i sondaggi indicano che la maggioranza degli americani e dei cattolici sono a favore
della copertura assicurativa della contraccezione. Sabato 11 febbraio una survey
dimostrava che il 57% delle donne cattoliche era a favore del compromesso deciso da
Obama, che si è peraltro mostrato irremovibile sulla scelta di garantire a tutte le donne
l’accesso gratuito alla contraccezione[2].
I vescovi a questo punto si trovano di fronte a una profonda divisione del mondo
cattolico. Molte organizzazioni hanno salutato con favore il compromesso, tra cui la potente
Catholic Health Association che rappresenta la rete degli ospedali cattolici. James Salt,
direttore di Catholic United, un gruppo di advocacy vicino all’amministrazione Obama, ha
affermato: “L’opposizione dei vescovi sembra servire gli interessi dell’agenda
politica, non i bisogni del popolo americano”[3].
In conclusione: un’altra pagina nera della Chiesa cattolica americana.
Gavino Maciocco, Università di Firenze
Bibliografia
Kristof ND. Beyond Pelvic Politics. New York Times, 11.02.2012.
Vicini J. U.S. Catholic bishops oppose Obama birth-control plan. Reuters, 11.02.2012.
Goodstein L. Bishops Reject White House’s New Plan on Contraception. New York Times,
11.02.2012.
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