06 12 14 Corriere della Sera Roma, ecco gli altri politici nella

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06 12 14 Corriere della Sera Roma, ecco gli altri politici nella
SABATO 6 DICEMBRE 2014
Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821
Roma, Via Campania 59/C - Tel. 06 688281
UN CONCERTO PER MILANO
Stili di vita
Tempi
liberi
Musiche: G. Sarti, Gloria
L. van Beethoven, Sinfonia n.5 op.67
Nessuno è immune:
siamo tutti snob
(chi più, chi meno)
di Daniela Monti
a pagina 35
di Alessandro Piperno
nel supplemento
Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
DA BELÉN A DE ROSSI
&
Assicurazioni & Previdenza
ingresso gratuito fino ad esaurimento posti
di Giovanni Bianconi
estaiolo e ospitale con calciatori, cantanti, uomini e
donne di spettacolo, da Belén a
De Rossi: è il «potere su Roma»
di Giovanni De Carlo, «Giovannone» per gli amici, arrestato
due giorni fa.
a pagina 6
da pagina 2 a pagina 6
di Fulvio Fiano
e Ilaria Sacchettoni
«A
me m’hanno bruciato
casa due volte... A 14 anni avevo la pistola, ci andavo a
scuola». È l’«autobiografia» di
Massimo Carminati — l’ex terrorista dei Nar a capo della «cupola» affaristica romana — che
emerge dalle intercettazioni.
«M
o se me compro la Campana...», dice in un’intercettazione Salvatore Buzzi,
presunto braccio operativo di
«Mafia Capitale». Secondo gli
investigatori si riferisce a Micaela Campana, deputata del Pd e
compagna di Daniele Ozzimo,
assessore alla Casa dimessosi
nei giorni scorsi. Intanto Berlusconi chiede lo scioglimento del
Comune di Roma, e il pd Orfini
replica: «Il sistema ha attecchito
con lui al governo e Alemanno
sindaco»
«Avevo un’arma Le feste, i favori
già a 14 anni»
a calciatori e star
C’
F
a pagina 5
Mercati e politica Rating vicino al livello «spazzatura». La tentazione di superare il limite del 3%
I TEMPI DELLE RIFORME
Non possiamo
rassegnarci
a finire sempre
Standard & Poor’s scettica sulla riforma del lavoro. Il governo: bocciati? No in castigo
Italia declassata a sorpresa
Standard & Poor’s ha abbassato il rating dell’Italia da BBB a
BBB-: un gradino sopra il livello
«spazzatura». L’agenzia Usa
apprezza il Jobs act, ma teme
che la riforma venga indebolita
dalla «crescente opposizione».
A pesare sono poi l’aumento
del debito, la crescita debole e
«un ambiente ostile al fare impresa». Il governo non si sente
«bocciato». Ma non è esclusa la
scelta di violare il parametro
del 3% nel rapporto deficit-Pil.
Dopo il caso Ferguson Cortei, 200 arresti a New York
alle pagine 8, 9 e 10
REUTERS / BRIAN SNYDER
● SETTEGIORNI
di protesta in varie città (nella foto, una manifestante
Libertà di sparare C ortei
a Boston con la scritta sul volto «non posso respirare») e
L’America e i dubbi 200 arresti a New York. Dopo che il Gran Giurì della metropoli
«assolto» l’agente coinvolto nella morte dell’afroamericano
sui suoi poliziotti ha
Eric Garner, riesplode la polemica sull’impunità della polizia
di Guido Olimpio
IL NUOVO ROMANZO DI
ANDREADE CARLO
CUORE
PRIMITIVO
9 771120 498008
è presentato da
di Fiorenza Sarzanini
CARMINATI INTERCETTATO
di Sergio Rizzo
41 2 0 6>
UN CONCERTO
PER MILANO
Roma, ecco gli altri politici nella rete
«Diamo soldi a una deputata del Pd»
GIANNELLI
SALVATAGGIO ●
COSTOSO
E INUTILE
continua a pagina 6
Società
Domani
Sempre connessi
L’eterno presente
che ci tiene stretti
La Capitale e i debiti
ANNO 139 - N. 289
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mail: [email protected]
FONDATO NEL 1876
Giovedì 11 dicembre 2014 ore 20.30
Conservatorio G.Verdi - Sala Verdi
è un dubbio che
oggi, dopo il
raccapricciante
spettacolo di
Mafia Capitale, a
maggior ragione ci attanaglia.
Siamo sicuri che aver salvato
Roma dal fallimento sia stata
una scelta giusta? Il
commissario al debito
Massimo Varazzani argomenta
che con il dissesto della
capitale d’Italia si sarebbe
rischiato il declassamento del
debito sovrano, con relativa
impennata della spesa per
interessi e costi ancora
maggiori. Pericolo che del
resto, vista la nostra
situazione economica, è
perennemente incombente. E
ieri ne abbiamo avuto la
prova. Ma il ragionamento di
Varazzani non fa una piega.
Al tempo stesso non si può,
né si deve, sorvolare sulle
conseguenze di quei
salvataggi. L’ispettore spedito
un anno fa dalla Ragioneria a
fare le bucce al bilancio del
Campidoglio ha concluso che
il commissariamento del
debito con gli interessi
accollati allo Stato si sia
tradotto in un incremento
della spesa corrente arrivato
nel 2012 a ben 641 milioni: il
costo di 13 mila dipendenti
comunali. Per non parlare
delle municipalizzate, con
l’Atac bisognosa di continue
trasfusioni di denaro. Mentre
per l’Ama, l’azienda dei rifiuti
già affidata a quel Franco
Panzironi stipendiato con 545
mila euro e ora fra i nomi di
spicco dell’inchiesta, parlano
chiaro le slavine di 1.644
assunzioni e 1.700
stabilizzazioni di precari.
E se non c’è la prova che un
fallimento (per cui all’epoca
secondo gli ex esponenti della
giunta Veltroni messa sotto
accusa da Alemanno non
esistevano presupposti)
avrebbe impedito corruzione,
ruberie e malversazioni, di
sicuro le avrebbe rese più
difficili.
In Italia EURO 1,90* (CON “IO DONNA”)
www.corriere.it
IN LIBRERIA
di Francesco Verderami
Renzi: userò
questo giudizio
per accelerare
R
Usa — 2.178 uccisioni tra il 2004 e il 2011, solo 41 incriminati
— con tutte le sue evidenti implicazioni razziali.
a pagina 19
enzi se lo aspettava questo regalo di Natale, da
una settimana era a conoscenza del declassamento
da parte dell’agenzia Standard & Poor’s.
continua a pagina 9
L’auto della madre nella zona del delitto
L’accusa: non portò Loris a scuola. E aveva lacci simili a quello usato per uccidere
di Antonio Castaldo
e Giusi Fasano
L’
auto di Veronica Panarello,
la mamma di Loris Stival, è
transitata a 50 metri dalla strada che porta a Mulino Vecchio,
dove il 29 novembre è stato ritrovato il corpo del bambino.
Dalle indagini emerge poi che
la donna quella mattina non ha
portato Loris a scuola, che aveva fascette simili a quelle usate
per ucciderlo e che è rientrata a
casa una volta di troppo rispetto a quanto ha dichiarato.
alle pagine 22 e 23
LETTERE E INCONTRI BILATERALI
La mano tesa di Francesco a Putin
di Massimo Franco
D
a qualche settimana in Vaticano aumentano
le voci su una sostituzione del nunzio apostolico nella capitale dell’Ucraina, Kiev: monsignor Thomas Gullickson, statunitense (nella foto). Sarebbe ritenuto troppo antirusso. Se confermata, apparirà una scelta controcorrente rispetto
alle sanzioni di Europa e Stati Uniti contro Mosca.
Ma è coerente con la strategia della Santa Sede
che non vuole avallare una nuova Guerra fredda.
continua a pagina 16
di Daniele Manca
S
tandard & Poor’s non ci ha
concesso nessun rinvio. Se
l’Europa ha preso tempo fino a
marzo prima di decidere sui
nostri conti pubblici, l’agenzia
di rating americana, (società
che misura l’affidabilità di
aziende e Stati nel restituire i
debiti), ha deciso ieri. Sottoscrivere il nostro debito è considerato meno sicuro che acquistare titoli di Paesi come la Colombia o il Messico mentre presentiamo un rischio analogo a
quello di nazioni come Romania, Marocco e Russia. I motivi?
Cresciamo troppo poco, quasi
niente, e in queste condizioni
sostenere un livello di indebitamento come il nostro è molto
difficile.
Non si tratta di una delle tante bocciature che negli ultimi
anni ha visto l’Italia scendere
nella classifica delle nazioni.
Avere il debito denominato come BBB- significa che manca
pochissimo, un passo, per essere considerati un Paese le cui
emissioni di titoli sono «spazzatura». Un termine forte che ha
però effetti concreti.
continua a pagina 10
Sabato 6 Dicembre 2014 Corriere della Sera
2
Primo piano L’inchiesta nella Capitale
Berlusconi: sciogliere il Comune. No del Pd, ma la sinistra si smarca
Contestazioni e schiaffi in Campidoglio. Marino: la scorta? Ci rifletto
Renzi: uno schifo. Rissa su Roma
Sul Cupolone, l’ombra
del commissariamento. Il Pd la
scaccia con forza, il sindaco
Ignazio Marino difende Roma
e la sua giunta, ma Silvio Berlusconi sceglie di utilizzare a fini
politici l’inchiesta Mafia Capitale e — nella scia del M5S — si
dice convinto che «l’unica soluzione accettabile sia lo scioglimento immediato del consiglio comunale». Per poi tornare al voto.
Per il commissario del Pd romano Matteo Orfini scioglierlo
sarebbe un favore alla mafia:
«Da quel che ha detto il prefetto, Marino e Zingaretti sono
stati argini alle infiltrazioni,
che avevano attecchito quando
Berlusconi governava e Alemanno era sindaco». Il presidente del Senato, Pietro Grasso, riconosce l’esistenza di un
«sodalizio mafioso vero e proprio», ma prima di sciogliere
un Comune, avverte, serve che i
fatti vengano acclarati da una
sentenza: «Ci vuole ben altro».
Il ministro Angelino Alfano
ci andrà «con i piedi di piombo» e questo rassicura il Nazareno, dove i dirigenti «dem»
sono convinti che la giunta non
verrà sciolta.
«Ipotesi tramontata», fa
scongiuri Lorenza Bonaccorsi.
Ma Rosy Bindi, che presiede
l‘Antimafia, ritiene che «ci sono le condizioni per verificare
se il Comune va sciolto oppure
no», senza decisioni precosti-
letti perché «una foto non è
una tangente», è contento che
il pentolone sia stato scoperchiato e impegna il partito:
«Nessuno sconto». Su responsabilità e conseguenze dei fatti
di Roma, il Pd si divide. La sinistra augura buon lavoro a Orfini, ma Bindi e Alfredo D’Attorre
pensano che un «non romano»
affronterebbe meglio l’emergenza. Ed è scontro sulla cena
di Renzi all’Eur, alla quale presero parte Mirko Coratti e Da-
ROMA
La vicenda
● Martedì
scorso le
indagini del
Ros dei
carabinieri
e del Nucleo
tributario della
Guardia di
finanza hanno
portato a Roma
all’arresto di 37
persone (e a 76
indagati)
● Secondo gli
inquirenti
arrestati
e indagati sono
coinvolti in
un’associazione
a delinquere
di stampo
mafioso per
la spartizione
di appalti
e finanziamenti
pubblici
● Le Fiamme
gialle hanno
controllato
circa 350
posizioni tra
persone fisiche
e società.
Bloccati circa
205 milioni
di euro frutto,
secondo gli
inquirenti,
di capitali illeciti
Rissa sulle cene
Boccia a Bonifazi:
mettete online
l’elenco di chi ha
finanziato le cene
tuite. L’ex ministro teme che
senza un «affiancamento» la
giunta Marino possa non farcela e invita a riflettere su una soluzione di mezzo: «Se il sindaco vuol fare una bonifica seria
chieda di essere affiancato dall’amministrazione dello Stato,
attraverso un organo collegiale». Una strada simile sarebbe
allo studio al Viminale, dove si
parla di un «tavolo di coordinamento e di controllo».
Marino è determinato a salvare la sua giunta. Nell’aula
Giulio Cesare si è arrivati alla
rissa, per l’elezione del nuovo
presidente del Consiglio co-
munale. Valeria Baglio del Pd
ce l’ha fatta, ma tra i contestatori sono volati calci e pugni e il
sindaco è stato bersagliato di
monetine. Alle sette della sera,
in diretta tv, l’ex chirurgo scaccia il fantasma del commissariamento e ricorda che «Roma
è la capitale d’Italia», lasciando
intendere che lo scandalo farebbe il giro del mondo. «Cacceremo le mele marce», promette. E respinge i sospetti generati dalla foto che lo ritrae
con Salvatore Buzzi. Poi apre alla proposta di Rutelli di una
giunta straordinaria e trasversale: idea «condivisibile», pur-
ché composta da «persone al
di sopra di ogni sospetto». E la
scorta? Marino parcheggerà la
bici finché non avrà deciso, ma
sembra orientato ad accettare
la protezione: «Il prefetto mi ha
detto che ci sono pericoli e devo tenerlo in considerazione».
Orfini si appella al Pd, perché chi sa parli. E Matteo Renzi
si appella ai magistrati. «Quello che emerge dalle indagini fa
letteralmente schifo — scrive il
premier nella sua enews —. Vale la presunzione di innocenza.
Ma vale anche l’auspicio che si
faccia presto a fare i processi».
Il leader del Pd, che difende Po-
Tensione
Urla e caos
nell’aula Giulio
Cesare
del Campidoglio
durante la
contestazione dei
5 Stelle guidati,
tra gli altri,
dal deputato
Alessandro Di
Battista (a
sinistra) (foto
Benvegnù-Guaitoli)
niele Ozzimo, ora indagati.
«Presenze imbarazzanti — attacca D’Attorre — Con le primarie aperte il Pd è scalabile
dall’esterno». Ed è lite tra Francesco Boccia e Francesco Bonifazi. «Se il Pd ha preso soldi da
Salvatore Buzzi li restituisca»,
sprona Boccia. Replica del tesoriere pd: «Buzzi non ha dato
un euro. Nemmeno tu, però...». Controreplica di Boccia:
«Dal 2008 ho versato 165 mila
euro al Pd. Possiamo avere
online l’elenco di chi ha finanziato le cene?».
Monica Guerzoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ipotesi di un addio alla segreteria
● Nella
perquisizione
a Massimo
Carminati,
considerato
il capo della
cupola
capitolina,
sequestrata
anche una
ventina di
opere d’arte
La deputata in ascesa
e quel bacio via sms
al «grande capo»:
io dico sempre così
ROMA Er Guercio, er cecato, maialetto. Ma poi la
storia del «Mondo di mezzo» è fatta anche di
donne. Mogli, amanti, socie, compagne. Ma
in alcuni casi anche politiche. Come Micaela
Campana, ex moglie di Daniele Ozzimo,
assessore alla Casa indagato (si è dimesso).
Viene citata per un sms («bacio grande
capo») mandato a Salvatore Buzzi e per un
finanziamento da 20 mila euro. Campana è
una giovane deputata Pd, area bersaniana,
pugliese di nascita, romana d’adozione.
Occhi azzurri, bella presenza, una «carriera»
che parte da Casalbertone, periferia est della
Capitale. Poi l’ascesa è verticale: da
consigliere municipale, diventa responsabile
organizzativa del partito romano e anche
della Festa dell’Unità. Quando arrivano le
Deputata
Micaela Campana, 37 anni, è nata
in provincia di Brindisi. È stata
eletta alla Camera nella
circoscrizione Lazio alle Politiche
del 2013 nelle liste del Pd (Lanni)
elezioni, Micaela è ormai lanciatissima. Alle
primarie da parlamentare va in tandem con
Umberto Marroni e la coppia dem sbanca:
6.800 preferenze lei, 5.400 lui. L’ultimo step è
anche quello più significativo: nel
«rimpastino» di segreteria, Matteo Renzi la
chiama nella sua squadra, per il Welfare.
Lei, ieri, è andata a confrontarsi al Nazareno,
per capire il da farsi. Magari lascia, chissà.
Con i pochi che sono riusciti a parlarle, si
giustifica: «L’sms? Ma io dico sempre così,
che c’entra?». E ancora: «Mi dispiace solo che
non c’è anche l’altra parte. Quella in cui Buzzi
mi chiede di fare un’interrogazione alla
Camera, e io gli dico di no».
Ernesto Menicucci
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Corriere della Sera Sabato 6 Dicembre 2014
PRIMO PIANO
3
L’incontro Nella sequenza fotografica gli investigatori testimoniano l’incontro tra Fabrizio Franco Testa (prima foto da sinistra), uno degli arrestati di martedì scorso, e Massimo Carminati (seconda foto) che arriva
all’appuntamento su una Smart bianca. Alla vista di Carminati, Testa esulta alzando le braccia, poi i due si abbracciano (terza foto). Al gruppo si aggrega il braccio destro di Carminati Salvatore Buzzi (quarta foto)
LE CARTE DELL’INDAGINE
«Ti diamo un euro a persona»
Soldi e assunzioni per i politici
ROMA Nella rete tessuta da Mas-
Il foglio
● Nelle
intercettazioni
telefoniche,
durante
l’indagine del
Ros dei
carabinieri,
Salvatore
Buzzi, il socio
di Massimo
Carminati,
parla di
un’agenda.
Nella
perquisizione
effettuata dalla
Gdf nella sua
abitazione
Buzzi ha
tentato di
disfarsi di un
foglio custodito
nell’agenda in
cui erano
annotati date,
numeri e sigle
(nella foto
sopra). Una di
queste è
«CAR» seguita
dalla cifra
-15.000.
Secondo gli
investigatori si
riferisce a
Massimo
Carminati,
ritenuto il capo
della mafia
capitolina
simo Carminati e Salvatore
Buzzi potrebbero essere coinvolti altri politici e funzionari
pubblici. Persone che l’organizzazione riteneva strategiche
per continuare ad accaparrarsi
gli appalti del Comune e controllare anche la Regione. Pagavano bene, soldi contanti,
elargizioni mensili. Ma c’era
anche chi chiedeva come contropartita l’assunzione di un
parente o di un amico. Richieste prontamente soddisfatte. I
nomi sono nelle carte processuali che raccontano il lavoro
svolto dai carabinieri del Ros e
dai magistrati romani.
«Ce fai aprì sta cosa»
Il 5 maggio 2013 Buzzi parla
nel suo ufficio con Carminati e
con altri soci. E dice: «Allora te
sto a di, no...riguardo a Michela
e Bubbico stanno allo stesso
partito no? se glie dicessi... io
domani siccome la devo vede’
prima de Gasbarra e siccome
dovemo dagli pure 20 mila euro per sta cazzo de campagna
elettorale “ce fai aprì sta cosa te
damo 1 euro a persona per la
campagna elettorale”». E poco
dopo aggiunge: «mo se me
compro la Campana...». Annotano gli investigatori: «Buzzi
sembra riferirsi a Micaela Campana, deputata eletta nelle file
del Pd, compagna di Daniele
Ozzimo, assessore del Comune
di Roma», che lo stesso Buzzi
definiva «un amico». Il nome
della parlamentare, responsabile Welfare del Pd, era già
emerso nei giorni scorsi per un
sms di risposta a Buzzi — «un
bacio grande capo» — che le
aveva chiesto di presentare una
interrogazione alla Camera. Il
riferimento a Bubbico riguarda
invece una ricerca di incontro
con il viceministro dell’Interno. Il 5 maggio scorso parlano
di un appuntamento «con il
suo capo segreteria», ma «non
c’è riscontro che sia avvenuto».
«Votate Gasbarra»
Il 16 maggio 2014, alla vigilia
delle Europee «Buzzi ricordava
l’importanza di far votare Enrico Gasbarra». E diceva: «Devi
capì, noi il nostro mondo è Gasbarra, non è Bettini. Noi nell’ambito de ste cose, nell’ambito di questa monnezza, pe tenè
i voti già semo arrivati a 43 mila euro, eh...Tassone 30, Alemanno 40...europee e questi i
3mila e 550, questo se chiama
D’Ausilio perché noi pagamo
paghiamo tutti come vedi... fai
il bonifico poi io te porto la fattura». Gasbarra smentisce:
«Non conosco, non ho mai
avuto incontri con Buzzi, o altre persone di quel “sistema”.
Non so perché si dice che mi
avrebbero dato qualche voto,
di sicuro io non gli ho mai
chiesto voti né contributi o finanziamenti, che infatti non
ho ricevuto».
Una riunione con il candidato sindaco Alfio Marchini è sta-
Le frasi su Campana
Buzzi: «Mo se me
compro la Campana...»
Il nome della deputata
della segreteria dem
Citato il Cavaliere
Buzzi si vanta anche
di aver conosciuto
Berlusconi a una cena
elettorale di Alemanno
ta invece organizzata proprio
da Carminati per il 28 novembre 2013 e questo dimostra, secondo i magistrati «il suo ruolo di “ponte” e “trait d’union”
tra “mondi politici” opposti»
grazie «alla fitta rete di relazioni che mostrava di aver intrecciato nel tempo a tutti i livelli,
sfruttata dall’organizzazione».
All’appuntamento manda Luca
Gramazio accompagnato da altri «amici» e Marchini adesso
conferma che l’obiettivo «era
di esporre il progetto politico
al quale stavo lavorando, ma
poi non si fece nulla e certamente ignoravo che dietro ci
fosse Carminati, anche perché
vorrei ricordare che la mia famiglia era obiettivo per i rapimenti della banda della Magliana». Di un altro incontro si
vanta Buzzi ed è quello con
Berlusconi avvenuto durante la
cena elettorale di Gianni Ale-
manno del 16 maggio 2013:
«M’ha presentato a Silvio, dicendo “ti presento il capo della
cooperative rosse di Roma”».
Alemanno è indagato per associazione mafiosa per essersi
messo a disposizione insieme
ai suoi più stretti collaboratori.
I sindaci
Sulla gestione del Campidoglio prima dell’arrivo di Alemanno, Buzzi non sembra essere soddisfatto, anche se poi
si lascia andare a considerazioni che al momento gli inquirenti ritengono essere millanterie. Il 17 novembre 2013, parlando in macchina con un’amica, rammenta il passato e
afferma: «Non c’era niente e
quindi quali problemi c’avevamo? C’avevamo il vento a favore, c’era Rutelli davvero tu ce
pensi, c’avevamo Rutelli, la De
Petris assessore, all’Ama stavamo ‘na favola stavamo». La
donna però lo prende in giro:
«Vabbè nel 1995? Nel 1999, otto
nove milioni delle vecchie lire.
Mo’ da due milioni a 56, de che
stamo a parla’». Buzzi e i suoi
sodali si lamentano anche di
Veltroni: «Col cazzo ti riceveva
così, ti mandava qualche scagnozzo della segreteria e stai
bene così». Poi però parlando
dei soldi dati al suo ex vicecapo
di gabinetto Luca Odevaine, arrestato proprio con l’accusa di
far parte dell’organizzazione,
Buzzi dice: «Ma se Odevaine
c’ha tutta sta roba, c’ha mezzo
Venezuela, ma Veltroni quanta
roba c’ha?».
L’organizzazione ha contatti
ovunque. Il 13 giugno 2013 Carminati trascorre oltre un’ora
con l’ex direttore commerciale
di Finmeccanica Paolo Pozzessere. Discutono dei rapporti di
Berlusconi con il consulente
della holding Lorenzo Cola, del
ruolo di La Russa e della sua
«fissazione per le donne». Poi
riferendosi al neosindaco Marino, l’ex Nar dice: «Peggio di
Alemanno non po’ fa’». In
un’altra occasione Carminati
parla di Fabio Panetta, il vicedirettore di Bankitalia: «Stavamo insieme a fare politica da
ragazzini. Ci ho fatto le vacanze
insieme per tutta la vita è uno
dei miei migliori amici, ogni
tanto mi chiama».
Fiorenza Sarzanini
[email protected]
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Il verbale
● Durante
l’indagine viene
intercettato,
il 5 maggio del
2013, un lungo
dialogo (foto
sotto) che si
svolge
all’interno
dell’ufficio di
Salvatore
Buzzi.
Partecipa tra gli
altri anche
Massimo
Carminati. In
quell’occasione
viene citata la
deputata del
Partito
democratico
Micaela
Campana,
membro della
direzione
nazionale dallo
scorso 16
settembre.
«Dovemo
dargli pure 20
mila euro ...»
dice a un certo
punto
Salvatore Buzzi
che poi ripete:
«...mo se me
compro la
Campana... se
me compro la
Campana»
Corriere della Sera Sabato 6 Dicembre 2014
5
Primo piano L’inchiesta nella Capitale
Telecamere rotte, il giallo del computer rubato in Comune
Era al Servizio giardini, guidato dal dirigente dei soldi in cassaforte. Sentita di nuovo la segretaria di Buzzi
ROMA Li hanno visti aggirarsi negli uffici del Ser-
vizio giardini del Comune a Porta Metronia. Passavano da una stanza all’altra, in cerca di qualcosa. Sicuri di non essere ripresi dalla videosorveglianza perché le telecamere erano fuori uso. E
alla fine, alle 3 di giovedì notte, i due intrusi, entrati forzando una finestra, hanno afferrato un
pc portatile dalla stanza di un collaboratore della
Protezione civile, che lavora affianco agli uffici
dei giardinieri comunali, e lo hanno portato via
Le intercettazioni
di Giovanni Bianconi
L’autobiografia dell’ex
estremista nero, passato per la
lotta armata e la criminalità comune prima di interessarsi agli
appalti del Comune di Roma e
delle aziende di Stato, è raccolta nelle parole di Massimo Carminati, carpite dalle microspie
del Ros dei carabinieri nell’inchiesta su Mafia capitale. Nei
nastri degli investigatori sono
rimaste incise le confidenze di
un uomo di 56 anni che guarda
al passato senza apparenti rimpianti, e rievoca una vita movimentata fin da quando era un
ragazzino. «Noi eravamo piccoli — racconta a un giovane
della destra radicale di oggi —
mo’ li vedi i pischelli di diciott’anni... co ‘a biretta in mano...
sò creature... Compa’, a me
m’hanno bruciato casa due volte... vivevi con l’estintore... ti
aspettavano... A quattordici anni avevo la pistola, una 7,65,
20.000 lire la pagai... Ci andavo
a scuola con la pistola... col Vespone... Erano altri tempi...
adesso ti carcerano subito... ».
Erano gli anni Settanta,
quelli della politica armata che
fece tanti morti e feriti negli
schieramenti opposti, e poi
verso gli obiettivi istituzionali
presi di mira dalle sigle del terrorismo rosso e nero. Il giovanotto domanda: «Erano bei
tempi, pero?». Risponde Carminati: «A vent’anni sò sempre
bei tempi...». La registrazione
s’interrompe per qualche secondo, poi riprende; frammenti di parole fra altre incomprensibili: «Neanche tanto, ne
ammazzavi di gente... poveraccio... ho sparato qua quello...
del carcere mezzi morti».
Alla fine di quel decennio di
piombo e sangue, fra il 1980 e il
1981 Carminati fuggì in Libano,
dove «ti compravi un M16 (fucile d’assalto, ndr) con 150 dollari», passando da Cipro con altri camerati: «Noi stavano con
dei francesi... poi siamo andati
al Sud, quando siamo dovuti
scappare da Beirut, e siamo andati all’enclave dove... c’era un
colonnello che lavorava per gli
israeliani».
Finita la stagione della militanza, è proseguita quella dei
rapporti con i banditi della Magliana, dei quali Carminati mostra di non avere grande considerazione: «Banda di accattoni
straccioni, per carità, sanguinari, perché si ammazzava la
vicino Caracalla per cercare tracce dei due ladri e
capire cosa contenesse quel portatile. Una strana
intrusione al Servizio giardini — che ieri, dopo
la Regione, ha bloccato tutte le gare d’appalto sul
verde pubblico — proprio mentre l’indagine sugli affari del «mondo di mezzo» vira sui compensi clandestini a politici e amministratori
pubblici.
«Quel pc non conteneva dati sensibili», tagliano corto i carabinieri, ma il mistero rimane.
Proprio ieri i pm hanno ascoltato ancora Nadia
Cerrito, la segretaria del presidente della cooperativa «29 Giugno» Salvatore Buzzi, l’unica fino a
oggi a collaborare con gli inquirenti. Era lei a custodire il libro mastro con la contabilità delle
tangenti, cifre e nomi di beneficiari delle mazzette distribuite dal clan. Ed è proprio lì che
prossimamente si andrà a pescare.
Rinaldo Frignani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«A 14 anni
la prima pistola»
Autobiografia
del boss nero
ROMA
Il Libano e le armi
nonostante il tentativo di fermarli fatti da un paio di vigilantes.
Un giallo legato alla maxi inchiesta su Mafia
Capitale, perché fino a pochi giorni fa in quella
sede distaccata del Comune lavorava anche
Claudio Turella, il dirigente arrestato dai carabinieri del Ros al quale sono stati trovati 570 mila
euro in contanti custoditi nelle buste con lo
stemma del Campidoglio. Gli investigatori dell’Arma si sono trattenuti ieri per ore negli uffici
37
Il numero
degli arrestati
(tra carcere
e domiciliari)
nell’ambito
dell’inchiesta
«Mafia
Capitale»
gente senza manco discutere,
la mattina si decideva se uno
doveva ammazzare qualcuno la
sera... »
Carminati si lamenta di essere dipinto come un affiliato a
quel gruppo di malavitosi. Perché, racconta, «io ero soltanto
amico... io facevo politica, poi
la politica ha smesso di essere
politica ed è diventata criminalità politica, perché c’era una
guerra a bassa intensità prima
con la sinistra e poi con lo Stato...“Il negro” (Franco Giuseppucci, ndr) era il capo, l’unico
vero che c’è mai stato della banda della Magliana. Era un mio
caro amico, abitava di fronte a
casa mia, lo conoscevo da una
vita... lui ci rompeva il cazzo, se
pijavamo per il culo tutto il
giorno “vieni con noi”, “ma che
cazzo me ne frega”... Insomma
c’era un grande rapporto di
amicizia e conoscevo tutti l’altri. Quando lo hanno ammazzato, sono rimasto dispiaciuto.
Ho avuto, diciamo, una sorta di
rapporti con tutti ‘’sti cialtroni.
Ma loro vendono la droga, io la
droga non l’ho mai venduta,
non mi ha mai interessato. Io
schioppavo (rapinavo, ndr)
dieci banche al mese».
Terminata anche quell’epo-
Il volto
Massimo
Carminati in uno
scatto da
giovane, poi con
la benda dopo
aver perso
l’occhio in una
sparatoria, quindi
in una foto
segnaletica di
poco tempo fa
ca, è cominciata l’attività economica nelle sale gioco, insieme alle indagini che hanno
portato Carminati alla sbarra
insieme all’ex presidente del
Consiglio Giulio Andreotti per
il delitto Pecorelli (assolto in
tutti i gradi di giudizio, mentre
Andreotti in appello si prese
una condanna poi annullata
dalla Cassazione).
«Accusato di tutto»
Una vicenda che il neo-indagato con l’accusa di essere a capo di una inedita associazione
mafiosa ricorda così: «Scrivevano su di me... io sono stato
killer della P2, killer dei servizi
segreti... io sono stato tutto ed
il contrario di tutto.. omissis..
io sono stato qualunque cosa,
la strage di Bologna... tutto
quello che mi potevano accollà
me lo hanno accollato». I processi l’hanno sempre scagionato dai grandi misteri irrisolti, e
Carminati ha potuto continua-
❞
Il racconto di Carminati
Quelli della Magliana?
Sanguinari, certo,
però erano una banda
di accattoni straccioni
re a fare una vita apparentemente ritirata ma piena di impegni e contrattazioni, come
dimostra l’ultima indagine che
lo preoccupava non poco.
«Stavolta è un grande guaio
— commentava lo scorso anno
con un ex alto funzionario di
Finmeccanica —... perché è vero che... però è... cioè... vuol dire mette er cappello su tutto il
cucuzzaro». Cioè far venire alla
luce tutti gli affari occulti, interpretano gli investigatori:
unica vera preoccupazione del
presunto boss. Un sopravvissuto al colpo di pistola ricevuto in
testa quando lo arrestarono la
prima volta, che oggi quasi si
vanta di temere la morte: «Tanto io mi faccio cremà... e mi faccio buttà nel cesso... Lascio in
giro soltanto un pollice... voglio lascia’ in giro un pollice così magari quando... dopo che
sono morto... fanno qualche
ditata su qualche rapina su
qualche reato... così dicono che
sono ancora vivo... A me non
mi frega un cazzo della vita».
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Sabato 6 Dicembre 2014 Corriere della Sera
6
Primo piano L’inchiesta nella Capitale
Da Belén a Mammucari e De Rossi
La vita di Giovannone tra feste e celebrità
Il presentatore: dammi il doping. D’Alessio lo avrebbe chiamato dopo un furto. La replica: falso
I nomi
● Gigi
D’Alessio, 47
anni, cantante
(foto Ap)
● Daniele De
Rossi, 31 anni,
calciatore
(foto Ansa)
● Teo
Mammucari,
50 anni,
conduttore
ROMA Calciatori, cantanti,
uomini di spettacolo, tutti si rivolgono a lui. Eccolo il «potere
su Roma» di Giovanni De Carlo
— «Giovannone» per gli amici
— a cui fa cenno un luogotenente di Massimo Carminati
(Fabio Gaudenzi) nella Mafia
Capitale. Arrestato due giorni
fa, di ritorno dalla Thailandia,
per la maxi operazione contro
la criminalità romana, De Carlo
è descritto con le sue frequentazioni (niente di penalmente
rilevante) nell’informativa dei
carabinieri del Ros.
Festaiolo, ospitale con le
amiche, protettivo con i soci.
Preoccupato per il «Cecato»,
cioè Carminati, che «se inzufola», insomma sniffa. Le dichiarazioni dei redditi lo collocano
tra le fasce deboli ma lui, avvocato senza esercitare, delfino
emancipato della criminalità
nera («Il vero boss è lui» dice
Ernesto Diotallevi) gira a bordo
di una Ferrari.
Preleva i contanti da un garage dove il socio e prestanome
Francesco de Vincenti glieli lascia in buste di plastica, attingendoli, se serve, dall’incasso
del loro distributore sulla strada per Sabaudia e il Circeo. Si
muove nella Roma Nord tra
ponte Milvio e Corso Francia
La serata
Chi è
Giovanni De Carlo
con la showgirl
argentina Belén
Rodríguez
(estranea
all’inchiesta)
in una foto del 24
ottobre scorso
e pubblicata
su Facebook
(Photomasi)
Giovanni De
Carlo, romano
di 39 anni, è
stato arrestato
nell’inchiesta
«Roma
Capitale»
È accusato di
favoreggiamento del capo
dell’organizzazione
Massimo
Carminati e di
trasferimento
fraudolento di
valori
In una
intercettazione
Ernesto
Diotallevi,
storico boss
della banda
della Magliana,
risponde al
figlio che gli
chiede chi sia il
boss più
potente: «Chi
conta più di
tutti è Giovanni
De Carlo»
con Fabio Russo, suo socio in
«Acquapower» e nella «Mondo Petroli», ritenuto dai magistrati una semplice «proiezione delle volontà predatrici di
De Carlo».
L’aiuto a De Rossi
La notte del 30 settembre
2013 il telefono di «Giovannone» squilla più volte. A chiamarlo, poi ricontattato alle
2,56, è Daniele De Rossi, vice
capitano della Roma e uno dei
senatori della Nazionale. Il centrocampista, assieme al compagno di squadra Mehdi Benatia (oggi al Bayern Monaco), è
protagonista di una lite in un
locale della Capitale. Niente di
grave, ma De Rossi preferisce
cautelarsi: «Avevo pensato che
quello aveva chiamato qualche
coattone... ho detto famme
sentì Giovanni», spiega a De
Carlo. Il quale, annotano i carabinieri, «dando prova di grande confidenza», lo rassicura:
«Chiamame sempre... bravo!
Hai fatto bene Danie’, amico
mio...». Il dg della Roma Mauro Baldissoni precisa che si
trattava di un «favore» a Benatia, invitando a non strumentalizzare le parole di De Rossi.
Belén e le altre
De Carlo frequenta, con
qualche civetteria, il Met Villa
Brasini a Ponte Milvio, dove un
tempo sorgeva la sala scommesse clandestine del giro della Banda della Magliana. È lì
che s’incontra con il calciatore
Giuseppe Sculli, già sotto inchiesta per il calcio scommesse
e nipote di «u tiradrittu», il
boss della ‘ndrangheta Giuseppe Morabito. Il Ros individua
anche un incontro fra Sculli e
Carminati e un appuntamento
fra Sculli e il massaggiatore
della Lazio, Massimo Papola, al
quale quest’ultimo arriva con la
Smart dii Carminati. De Carlo
pare a suo agio nel mondo dello spettacolo: Belén Rodríguez
è ospite a casa sua — otto vani
nella centrale piazza Cavour —
assieme al compagno Stefano
De Martino. E nella stessa abitazione soggiornano a lungo
Ludovica Caramis e Alessia Tedeschi, aspiranti showgirl e
compagne rispettivamente di
Mattia Destro (centravanti della Roma e della Nazionale, i
due si sono sposati da poco) e
di Blerim Dzemaili, ex del Napoli, oggi in Turchia.
L’orologio di D’Alessio
A giugno il cantante Gigi
D’Alessio subisce un furto nella
sua casa nel complesso residenziale dell’Olgiata. Scompaiono una collezione di Rolex
per valore totale di circa 4 milioni. I carabinieri annotano
che all’indomani un’Audi Q7 di
colore bianco con due uomini
a bordo e riconducibile alla società GGD srl di D’Alessio, preleva De Carlo e lo conduce a casa del cantante, dove si trattiene per mezz’ora. «Non l’ho mai
conosciuto», precisa ora l’artista, che dice essere «totalmente inventato» anche l’ammontare del bottino.
Mammucari e il doping
Più espliciti i motivi della
chiamata del presentatore Teo
Mammucari il 25 giugno dello
stesso anno. I due si sentono
spesso. Mammucari: «Oh Giovannò... me dai una mano con
quella cosa che t’ho chiesto?».
De Carlo: «Ahò e mo ce vado...
mo ce vado...». M. «No perché
Nucciatelli me dice “no Giovannone è un chiacchierone”
gli ho detto “no... non è vero”».
DC: «Eh ma io si lo so’ eh... sono un chiacchierone ma almeno non spiattello i cavoli tua in
giro... non dico che vuoi diventà Hulk, capito?».
Il riferimento è a una sostanza dopante specificata in una
telefonata di due giorni dopo:
il Gh, (ormone della crescita),
pensato per i bambini e usato
dagli atleti come doping.
Fulvio Fiano
Ilaria Sacchettoni
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● Il commento
L’INUTILE SALVATAGGIO DI ROMA
SEGUE DALLA PRIMA
Possiamo giurare che non avremmo neppure corso il
rischio di un nuovo crac, un anno fa, con il risultato di un
nuovo salvataggio per legge al ritmo del solito slogan: «La
capitale non può fallire!». Stavolta gridato dalla sinistra come
sei anni fa si era levato dalla destra. Con la certezza che il
paracadute si debba per forza aprire. Così gli enti locali
malgestiti difficilmente saltano per aria. Così agli
amministratori incapaci non vengono pressoché mai
applicate le sanzioni previste per legge. Così dopo le inchieste
presentate come «un’occasione per fare pulizia» (parole del
prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro) si scopre che di polvere
sotto il tappeto ne rimane ogni volta troppa. In certi casi, è
l’amara lezione di questa vicenda, un paracadute che si apre
sempre e comunque può fare perfino più danni di un’agenzia
di rating.
Sergio Rizzo
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