06 12 14 Corriere della Sera Roma, ecco gli altri politici nella
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SABATO 6 DICEMBRE 2014 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Via Campania 59/C - Tel. 06 688281 UN CONCERTO PER MILANO Stili di vita Tempi liberi Musiche: G. Sarti, Gloria L. van Beethoven, Sinfonia n.5 op.67 Nessuno è immune: siamo tutti snob (chi più, chi meno) di Daniela Monti a pagina 35 di Alessandro Piperno nel supplemento Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano DA BELÉN A DE ROSSI & Assicurazioni & Previdenza ingresso gratuito fino ad esaurimento posti di Giovanni Bianconi estaiolo e ospitale con calciatori, cantanti, uomini e donne di spettacolo, da Belén a De Rossi: è il «potere su Roma» di Giovanni De Carlo, «Giovannone» per gli amici, arrestato due giorni fa. a pagina 6 da pagina 2 a pagina 6 di Fulvio Fiano e Ilaria Sacchettoni «A me m’hanno bruciato casa due volte... A 14 anni avevo la pistola, ci andavo a scuola». È l’«autobiografia» di Massimo Carminati — l’ex terrorista dei Nar a capo della «cupola» affaristica romana — che emerge dalle intercettazioni. «M o se me compro la Campana...», dice in un’intercettazione Salvatore Buzzi, presunto braccio operativo di «Mafia Capitale». Secondo gli investigatori si riferisce a Micaela Campana, deputata del Pd e compagna di Daniele Ozzimo, assessore alla Casa dimessosi nei giorni scorsi. Intanto Berlusconi chiede lo scioglimento del Comune di Roma, e il pd Orfini replica: «Il sistema ha attecchito con lui al governo e Alemanno sindaco» «Avevo un’arma Le feste, i favori già a 14 anni» a calciatori e star C’ F a pagina 5 Mercati e politica Rating vicino al livello «spazzatura». La tentazione di superare il limite del 3% I TEMPI DELLE RIFORME Non possiamo rassegnarci a finire sempre Standard & Poor’s scettica sulla riforma del lavoro. Il governo: bocciati? No in castigo Italia declassata a sorpresa Standard & Poor’s ha abbassato il rating dell’Italia da BBB a BBB-: un gradino sopra il livello «spazzatura». L’agenzia Usa apprezza il Jobs act, ma teme che la riforma venga indebolita dalla «crescente opposizione». A pesare sono poi l’aumento del debito, la crescita debole e «un ambiente ostile al fare impresa». Il governo non si sente «bocciato». Ma non è esclusa la scelta di violare il parametro del 3% nel rapporto deficit-Pil. Dopo il caso Ferguson Cortei, 200 arresti a New York alle pagine 8, 9 e 10 REUTERS / BRIAN SNYDER ● SETTEGIORNI di protesta in varie città (nella foto, una manifestante Libertà di sparare C ortei a Boston con la scritta sul volto «non posso respirare») e L’America e i dubbi 200 arresti a New York. Dopo che il Gran Giurì della metropoli «assolto» l’agente coinvolto nella morte dell’afroamericano sui suoi poliziotti ha Eric Garner, riesplode la polemica sull’impunità della polizia di Guido Olimpio IL NUOVO ROMANZO DI ANDREADE CARLO CUORE PRIMITIVO 9 771120 498008 è presentato da di Fiorenza Sarzanini CARMINATI INTERCETTATO di Sergio Rizzo 41 2 0 6> UN CONCERTO PER MILANO Roma, ecco gli altri politici nella rete «Diamo soldi a una deputata del Pd» GIANNELLI SALVATAGGIO ● COSTOSO E INUTILE continua a pagina 6 Società Domani Sempre connessi L’eterno presente che ci tiene stretti La Capitale e i debiti ANNO 139 - N. 289 Servizio Clienti - Tel. 02 63797510 mail: [email protected] FONDATO NEL 1876 Giovedì 11 dicembre 2014 ore 20.30 Conservatorio G.Verdi - Sala Verdi è un dubbio che oggi, dopo il raccapricciante spettacolo di Mafia Capitale, a maggior ragione ci attanaglia. Siamo sicuri che aver salvato Roma dal fallimento sia stata una scelta giusta? Il commissario al debito Massimo Varazzani argomenta che con il dissesto della capitale d’Italia si sarebbe rischiato il declassamento del debito sovrano, con relativa impennata della spesa per interessi e costi ancora maggiori. Pericolo che del resto, vista la nostra situazione economica, è perennemente incombente. E ieri ne abbiamo avuto la prova. Ma il ragionamento di Varazzani non fa una piega. Al tempo stesso non si può, né si deve, sorvolare sulle conseguenze di quei salvataggi. L’ispettore spedito un anno fa dalla Ragioneria a fare le bucce al bilancio del Campidoglio ha concluso che il commissariamento del debito con gli interessi accollati allo Stato si sia tradotto in un incremento della spesa corrente arrivato nel 2012 a ben 641 milioni: il costo di 13 mila dipendenti comunali. Per non parlare delle municipalizzate, con l’Atac bisognosa di continue trasfusioni di denaro. Mentre per l’Ama, l’azienda dei rifiuti già affidata a quel Franco Panzironi stipendiato con 545 mila euro e ora fra i nomi di spicco dell’inchiesta, parlano chiaro le slavine di 1.644 assunzioni e 1.700 stabilizzazioni di precari. E se non c’è la prova che un fallimento (per cui all’epoca secondo gli ex esponenti della giunta Veltroni messa sotto accusa da Alemanno non esistevano presupposti) avrebbe impedito corruzione, ruberie e malversazioni, di sicuro le avrebbe rese più difficili. In Italia EURO 1,90* (CON “IO DONNA”) www.corriere.it IN LIBRERIA di Francesco Verderami Renzi: userò questo giudizio per accelerare R Usa — 2.178 uccisioni tra il 2004 e il 2011, solo 41 incriminati — con tutte le sue evidenti implicazioni razziali. a pagina 19 enzi se lo aspettava questo regalo di Natale, da una settimana era a conoscenza del declassamento da parte dell’agenzia Standard & Poor’s. continua a pagina 9 L’auto della madre nella zona del delitto L’accusa: non portò Loris a scuola. E aveva lacci simili a quello usato per uccidere di Antonio Castaldo e Giusi Fasano L’ auto di Veronica Panarello, la mamma di Loris Stival, è transitata a 50 metri dalla strada che porta a Mulino Vecchio, dove il 29 novembre è stato ritrovato il corpo del bambino. Dalle indagini emerge poi che la donna quella mattina non ha portato Loris a scuola, che aveva fascette simili a quelle usate per ucciderlo e che è rientrata a casa una volta di troppo rispetto a quanto ha dichiarato. alle pagine 22 e 23 LETTERE E INCONTRI BILATERALI La mano tesa di Francesco a Putin di Massimo Franco D a qualche settimana in Vaticano aumentano le voci su una sostituzione del nunzio apostolico nella capitale dell’Ucraina, Kiev: monsignor Thomas Gullickson, statunitense (nella foto). Sarebbe ritenuto troppo antirusso. Se confermata, apparirà una scelta controcorrente rispetto alle sanzioni di Europa e Stati Uniti contro Mosca. Ma è coerente con la strategia della Santa Sede che non vuole avallare una nuova Guerra fredda. continua a pagina 16 di Daniele Manca S tandard & Poor’s non ci ha concesso nessun rinvio. Se l’Europa ha preso tempo fino a marzo prima di decidere sui nostri conti pubblici, l’agenzia di rating americana, (società che misura l’affidabilità di aziende e Stati nel restituire i debiti), ha deciso ieri. Sottoscrivere il nostro debito è considerato meno sicuro che acquistare titoli di Paesi come la Colombia o il Messico mentre presentiamo un rischio analogo a quello di nazioni come Romania, Marocco e Russia. I motivi? Cresciamo troppo poco, quasi niente, e in queste condizioni sostenere un livello di indebitamento come il nostro è molto difficile. Non si tratta di una delle tante bocciature che negli ultimi anni ha visto l’Italia scendere nella classifica delle nazioni. Avere il debito denominato come BBB- significa che manca pochissimo, un passo, per essere considerati un Paese le cui emissioni di titoli sono «spazzatura». Un termine forte che ha però effetti concreti. continua a pagina 10 Sabato 6 Dicembre 2014 Corriere della Sera 2 Primo piano L’inchiesta nella Capitale Berlusconi: sciogliere il Comune. No del Pd, ma la sinistra si smarca Contestazioni e schiaffi in Campidoglio. Marino: la scorta? Ci rifletto Renzi: uno schifo. Rissa su Roma Sul Cupolone, l’ombra del commissariamento. Il Pd la scaccia con forza, il sindaco Ignazio Marino difende Roma e la sua giunta, ma Silvio Berlusconi sceglie di utilizzare a fini politici l’inchiesta Mafia Capitale e — nella scia del M5S — si dice convinto che «l’unica soluzione accettabile sia lo scioglimento immediato del consiglio comunale». Per poi tornare al voto. Per il commissario del Pd romano Matteo Orfini scioglierlo sarebbe un favore alla mafia: «Da quel che ha detto il prefetto, Marino e Zingaretti sono stati argini alle infiltrazioni, che avevano attecchito quando Berlusconi governava e Alemanno era sindaco». Il presidente del Senato, Pietro Grasso, riconosce l’esistenza di un «sodalizio mafioso vero e proprio», ma prima di sciogliere un Comune, avverte, serve che i fatti vengano acclarati da una sentenza: «Ci vuole ben altro». Il ministro Angelino Alfano ci andrà «con i piedi di piombo» e questo rassicura il Nazareno, dove i dirigenti «dem» sono convinti che la giunta non verrà sciolta. «Ipotesi tramontata», fa scongiuri Lorenza Bonaccorsi. Ma Rosy Bindi, che presiede l‘Antimafia, ritiene che «ci sono le condizioni per verificare se il Comune va sciolto oppure no», senza decisioni precosti- letti perché «una foto non è una tangente», è contento che il pentolone sia stato scoperchiato e impegna il partito: «Nessuno sconto». Su responsabilità e conseguenze dei fatti di Roma, il Pd si divide. La sinistra augura buon lavoro a Orfini, ma Bindi e Alfredo D’Attorre pensano che un «non romano» affronterebbe meglio l’emergenza. Ed è scontro sulla cena di Renzi all’Eur, alla quale presero parte Mirko Coratti e Da- ROMA La vicenda ● Martedì scorso le indagini del Ros dei carabinieri e del Nucleo tributario della Guardia di finanza hanno portato a Roma all’arresto di 37 persone (e a 76 indagati) ● Secondo gli inquirenti arrestati e indagati sono coinvolti in un’associazione a delinquere di stampo mafioso per la spartizione di appalti e finanziamenti pubblici ● Le Fiamme gialle hanno controllato circa 350 posizioni tra persone fisiche e società. Bloccati circa 205 milioni di euro frutto, secondo gli inquirenti, di capitali illeciti Rissa sulle cene Boccia a Bonifazi: mettete online l’elenco di chi ha finanziato le cene tuite. L’ex ministro teme che senza un «affiancamento» la giunta Marino possa non farcela e invita a riflettere su una soluzione di mezzo: «Se il sindaco vuol fare una bonifica seria chieda di essere affiancato dall’amministrazione dello Stato, attraverso un organo collegiale». Una strada simile sarebbe allo studio al Viminale, dove si parla di un «tavolo di coordinamento e di controllo». Marino è determinato a salvare la sua giunta. Nell’aula Giulio Cesare si è arrivati alla rissa, per l’elezione del nuovo presidente del Consiglio co- munale. Valeria Baglio del Pd ce l’ha fatta, ma tra i contestatori sono volati calci e pugni e il sindaco è stato bersagliato di monetine. Alle sette della sera, in diretta tv, l’ex chirurgo scaccia il fantasma del commissariamento e ricorda che «Roma è la capitale d’Italia», lasciando intendere che lo scandalo farebbe il giro del mondo. «Cacceremo le mele marce», promette. E respinge i sospetti generati dalla foto che lo ritrae con Salvatore Buzzi. Poi apre alla proposta di Rutelli di una giunta straordinaria e trasversale: idea «condivisibile», pur- ché composta da «persone al di sopra di ogni sospetto». E la scorta? Marino parcheggerà la bici finché non avrà deciso, ma sembra orientato ad accettare la protezione: «Il prefetto mi ha detto che ci sono pericoli e devo tenerlo in considerazione». Orfini si appella al Pd, perché chi sa parli. E Matteo Renzi si appella ai magistrati. «Quello che emerge dalle indagini fa letteralmente schifo — scrive il premier nella sua enews —. Vale la presunzione di innocenza. Ma vale anche l’auspicio che si faccia presto a fare i processi». Il leader del Pd, che difende Po- Tensione Urla e caos nell’aula Giulio Cesare del Campidoglio durante la contestazione dei 5 Stelle guidati, tra gli altri, dal deputato Alessandro Di Battista (a sinistra) (foto Benvegnù-Guaitoli) niele Ozzimo, ora indagati. «Presenze imbarazzanti — attacca D’Attorre — Con le primarie aperte il Pd è scalabile dall’esterno». Ed è lite tra Francesco Boccia e Francesco Bonifazi. «Se il Pd ha preso soldi da Salvatore Buzzi li restituisca», sprona Boccia. Replica del tesoriere pd: «Buzzi non ha dato un euro. Nemmeno tu, però...». Controreplica di Boccia: «Dal 2008 ho versato 165 mila euro al Pd. Possiamo avere online l’elenco di chi ha finanziato le cene?». Monica Guerzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ipotesi di un addio alla segreteria ● Nella perquisizione a Massimo Carminati, considerato il capo della cupola capitolina, sequestrata anche una ventina di opere d’arte La deputata in ascesa e quel bacio via sms al «grande capo»: io dico sempre così ROMA Er Guercio, er cecato, maialetto. Ma poi la storia del «Mondo di mezzo» è fatta anche di donne. Mogli, amanti, socie, compagne. Ma in alcuni casi anche politiche. Come Micaela Campana, ex moglie di Daniele Ozzimo, assessore alla Casa indagato (si è dimesso). Viene citata per un sms («bacio grande capo») mandato a Salvatore Buzzi e per un finanziamento da 20 mila euro. Campana è una giovane deputata Pd, area bersaniana, pugliese di nascita, romana d’adozione. Occhi azzurri, bella presenza, una «carriera» che parte da Casalbertone, periferia est della Capitale. Poi l’ascesa è verticale: da consigliere municipale, diventa responsabile organizzativa del partito romano e anche della Festa dell’Unità. Quando arrivano le Deputata Micaela Campana, 37 anni, è nata in provincia di Brindisi. È stata eletta alla Camera nella circoscrizione Lazio alle Politiche del 2013 nelle liste del Pd (Lanni) elezioni, Micaela è ormai lanciatissima. Alle primarie da parlamentare va in tandem con Umberto Marroni e la coppia dem sbanca: 6.800 preferenze lei, 5.400 lui. L’ultimo step è anche quello più significativo: nel «rimpastino» di segreteria, Matteo Renzi la chiama nella sua squadra, per il Welfare. Lei, ieri, è andata a confrontarsi al Nazareno, per capire il da farsi. Magari lascia, chissà. Con i pochi che sono riusciti a parlarle, si giustifica: «L’sms? Ma io dico sempre così, che c’entra?». E ancora: «Mi dispiace solo che non c’è anche l’altra parte. Quella in cui Buzzi mi chiede di fare un’interrogazione alla Camera, e io gli dico di no». Ernesto Menicucci © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 happy hours. 13MP + 5MP 5,5” IPS HD Quad-core da 1.2GHz 3000 mAh Corpo in alluminio Corriere della Sera Sabato 6 Dicembre 2014 PRIMO PIANO 3 L’incontro Nella sequenza fotografica gli investigatori testimoniano l’incontro tra Fabrizio Franco Testa (prima foto da sinistra), uno degli arrestati di martedì scorso, e Massimo Carminati (seconda foto) che arriva all’appuntamento su una Smart bianca. Alla vista di Carminati, Testa esulta alzando le braccia, poi i due si abbracciano (terza foto). Al gruppo si aggrega il braccio destro di Carminati Salvatore Buzzi (quarta foto) LE CARTE DELL’INDAGINE «Ti diamo un euro a persona» Soldi e assunzioni per i politici ROMA Nella rete tessuta da Mas- Il foglio ● Nelle intercettazioni telefoniche, durante l’indagine del Ros dei carabinieri, Salvatore Buzzi, il socio di Massimo Carminati, parla di un’agenda. Nella perquisizione effettuata dalla Gdf nella sua abitazione Buzzi ha tentato di disfarsi di un foglio custodito nell’agenda in cui erano annotati date, numeri e sigle (nella foto sopra). Una di queste è «CAR» seguita dalla cifra -15.000. Secondo gli investigatori si riferisce a Massimo Carminati, ritenuto il capo della mafia capitolina simo Carminati e Salvatore Buzzi potrebbero essere coinvolti altri politici e funzionari pubblici. Persone che l’organizzazione riteneva strategiche per continuare ad accaparrarsi gli appalti del Comune e controllare anche la Regione. Pagavano bene, soldi contanti, elargizioni mensili. Ma c’era anche chi chiedeva come contropartita l’assunzione di un parente o di un amico. Richieste prontamente soddisfatte. I nomi sono nelle carte processuali che raccontano il lavoro svolto dai carabinieri del Ros e dai magistrati romani. «Ce fai aprì sta cosa» Il 5 maggio 2013 Buzzi parla nel suo ufficio con Carminati e con altri soci. E dice: «Allora te sto a di, no...riguardo a Michela e Bubbico stanno allo stesso partito no? se glie dicessi... io domani siccome la devo vede’ prima de Gasbarra e siccome dovemo dagli pure 20 mila euro per sta cazzo de campagna elettorale “ce fai aprì sta cosa te damo 1 euro a persona per la campagna elettorale”». E poco dopo aggiunge: «mo se me compro la Campana...». Annotano gli investigatori: «Buzzi sembra riferirsi a Micaela Campana, deputata eletta nelle file del Pd, compagna di Daniele Ozzimo, assessore del Comune di Roma», che lo stesso Buzzi definiva «un amico». Il nome della parlamentare, responsabile Welfare del Pd, era già emerso nei giorni scorsi per un sms di risposta a Buzzi — «un bacio grande capo» — che le aveva chiesto di presentare una interrogazione alla Camera. Il riferimento a Bubbico riguarda invece una ricerca di incontro con il viceministro dell’Interno. Il 5 maggio scorso parlano di un appuntamento «con il suo capo segreteria», ma «non c’è riscontro che sia avvenuto». «Votate Gasbarra» Il 16 maggio 2014, alla vigilia delle Europee «Buzzi ricordava l’importanza di far votare Enrico Gasbarra». E diceva: «Devi capì, noi il nostro mondo è Gasbarra, non è Bettini. Noi nell’ambito de ste cose, nell’ambito di questa monnezza, pe tenè i voti già semo arrivati a 43 mila euro, eh...Tassone 30, Alemanno 40...europee e questi i 3mila e 550, questo se chiama D’Ausilio perché noi pagamo paghiamo tutti come vedi... fai il bonifico poi io te porto la fattura». Gasbarra smentisce: «Non conosco, non ho mai avuto incontri con Buzzi, o altre persone di quel “sistema”. Non so perché si dice che mi avrebbero dato qualche voto, di sicuro io non gli ho mai chiesto voti né contributi o finanziamenti, che infatti non ho ricevuto». Una riunione con il candidato sindaco Alfio Marchini è sta- Le frasi su Campana Buzzi: «Mo se me compro la Campana...» Il nome della deputata della segreteria dem Citato il Cavaliere Buzzi si vanta anche di aver conosciuto Berlusconi a una cena elettorale di Alemanno ta invece organizzata proprio da Carminati per il 28 novembre 2013 e questo dimostra, secondo i magistrati «il suo ruolo di “ponte” e “trait d’union” tra “mondi politici” opposti» grazie «alla fitta rete di relazioni che mostrava di aver intrecciato nel tempo a tutti i livelli, sfruttata dall’organizzazione». All’appuntamento manda Luca Gramazio accompagnato da altri «amici» e Marchini adesso conferma che l’obiettivo «era di esporre il progetto politico al quale stavo lavorando, ma poi non si fece nulla e certamente ignoravo che dietro ci fosse Carminati, anche perché vorrei ricordare che la mia famiglia era obiettivo per i rapimenti della banda della Magliana». Di un altro incontro si vanta Buzzi ed è quello con Berlusconi avvenuto durante la cena elettorale di Gianni Ale- manno del 16 maggio 2013: «M’ha presentato a Silvio, dicendo “ti presento il capo della cooperative rosse di Roma”». Alemanno è indagato per associazione mafiosa per essersi messo a disposizione insieme ai suoi più stretti collaboratori. I sindaci Sulla gestione del Campidoglio prima dell’arrivo di Alemanno, Buzzi non sembra essere soddisfatto, anche se poi si lascia andare a considerazioni che al momento gli inquirenti ritengono essere millanterie. Il 17 novembre 2013, parlando in macchina con un’amica, rammenta il passato e afferma: «Non c’era niente e quindi quali problemi c’avevamo? C’avevamo il vento a favore, c’era Rutelli davvero tu ce pensi, c’avevamo Rutelli, la De Petris assessore, all’Ama stavamo ‘na favola stavamo». La donna però lo prende in giro: «Vabbè nel 1995? Nel 1999, otto nove milioni delle vecchie lire. Mo’ da due milioni a 56, de che stamo a parla’». Buzzi e i suoi sodali si lamentano anche di Veltroni: «Col cazzo ti riceveva così, ti mandava qualche scagnozzo della segreteria e stai bene così». Poi però parlando dei soldi dati al suo ex vicecapo di gabinetto Luca Odevaine, arrestato proprio con l’accusa di far parte dell’organizzazione, Buzzi dice: «Ma se Odevaine c’ha tutta sta roba, c’ha mezzo Venezuela, ma Veltroni quanta roba c’ha?». L’organizzazione ha contatti ovunque. Il 13 giugno 2013 Carminati trascorre oltre un’ora con l’ex direttore commerciale di Finmeccanica Paolo Pozzessere. Discutono dei rapporti di Berlusconi con il consulente della holding Lorenzo Cola, del ruolo di La Russa e della sua «fissazione per le donne». Poi riferendosi al neosindaco Marino, l’ex Nar dice: «Peggio di Alemanno non po’ fa’». In un’altra occasione Carminati parla di Fabio Panetta, il vicedirettore di Bankitalia: «Stavamo insieme a fare politica da ragazzini. Ci ho fatto le vacanze insieme per tutta la vita è uno dei miei migliori amici, ogni tanto mi chiama». Fiorenza Sarzanini [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Il verbale ● Durante l’indagine viene intercettato, il 5 maggio del 2013, un lungo dialogo (foto sotto) che si svolge all’interno dell’ufficio di Salvatore Buzzi. Partecipa tra gli altri anche Massimo Carminati. In quell’occasione viene citata la deputata del Partito democratico Micaela Campana, membro della direzione nazionale dallo scorso 16 settembre. «Dovemo dargli pure 20 mila euro ...» dice a un certo punto Salvatore Buzzi che poi ripete: «...mo se me compro la Campana... se me compro la Campana» Corriere della Sera Sabato 6 Dicembre 2014 5 Primo piano L’inchiesta nella Capitale Telecamere rotte, il giallo del computer rubato in Comune Era al Servizio giardini, guidato dal dirigente dei soldi in cassaforte. Sentita di nuovo la segretaria di Buzzi ROMA Li hanno visti aggirarsi negli uffici del Ser- vizio giardini del Comune a Porta Metronia. Passavano da una stanza all’altra, in cerca di qualcosa. Sicuri di non essere ripresi dalla videosorveglianza perché le telecamere erano fuori uso. E alla fine, alle 3 di giovedì notte, i due intrusi, entrati forzando una finestra, hanno afferrato un pc portatile dalla stanza di un collaboratore della Protezione civile, che lavora affianco agli uffici dei giardinieri comunali, e lo hanno portato via Le intercettazioni di Giovanni Bianconi L’autobiografia dell’ex estremista nero, passato per la lotta armata e la criminalità comune prima di interessarsi agli appalti del Comune di Roma e delle aziende di Stato, è raccolta nelle parole di Massimo Carminati, carpite dalle microspie del Ros dei carabinieri nell’inchiesta su Mafia capitale. Nei nastri degli investigatori sono rimaste incise le confidenze di un uomo di 56 anni che guarda al passato senza apparenti rimpianti, e rievoca una vita movimentata fin da quando era un ragazzino. «Noi eravamo piccoli — racconta a un giovane della destra radicale di oggi — mo’ li vedi i pischelli di diciott’anni... co ‘a biretta in mano... sò creature... Compa’, a me m’hanno bruciato casa due volte... vivevi con l’estintore... ti aspettavano... A quattordici anni avevo la pistola, una 7,65, 20.000 lire la pagai... Ci andavo a scuola con la pistola... col Vespone... Erano altri tempi... adesso ti carcerano subito... ». Erano gli anni Settanta, quelli della politica armata che fece tanti morti e feriti negli schieramenti opposti, e poi verso gli obiettivi istituzionali presi di mira dalle sigle del terrorismo rosso e nero. Il giovanotto domanda: «Erano bei tempi, pero?». Risponde Carminati: «A vent’anni sò sempre bei tempi...». La registrazione s’interrompe per qualche secondo, poi riprende; frammenti di parole fra altre incomprensibili: «Neanche tanto, ne ammazzavi di gente... poveraccio... ho sparato qua quello... del carcere mezzi morti». Alla fine di quel decennio di piombo e sangue, fra il 1980 e il 1981 Carminati fuggì in Libano, dove «ti compravi un M16 (fucile d’assalto, ndr) con 150 dollari», passando da Cipro con altri camerati: «Noi stavano con dei francesi... poi siamo andati al Sud, quando siamo dovuti scappare da Beirut, e siamo andati all’enclave dove... c’era un colonnello che lavorava per gli israeliani». Finita la stagione della militanza, è proseguita quella dei rapporti con i banditi della Magliana, dei quali Carminati mostra di non avere grande considerazione: «Banda di accattoni straccioni, per carità, sanguinari, perché si ammazzava la vicino Caracalla per cercare tracce dei due ladri e capire cosa contenesse quel portatile. Una strana intrusione al Servizio giardini — che ieri, dopo la Regione, ha bloccato tutte le gare d’appalto sul verde pubblico — proprio mentre l’indagine sugli affari del «mondo di mezzo» vira sui compensi clandestini a politici e amministratori pubblici. «Quel pc non conteneva dati sensibili», tagliano corto i carabinieri, ma il mistero rimane. Proprio ieri i pm hanno ascoltato ancora Nadia Cerrito, la segretaria del presidente della cooperativa «29 Giugno» Salvatore Buzzi, l’unica fino a oggi a collaborare con gli inquirenti. Era lei a custodire il libro mastro con la contabilità delle tangenti, cifre e nomi di beneficiari delle mazzette distribuite dal clan. Ed è proprio lì che prossimamente si andrà a pescare. Rinaldo Frignani © RIPRODUZIONE RISERVATA «A 14 anni la prima pistola» Autobiografia del boss nero ROMA Il Libano e le armi nonostante il tentativo di fermarli fatti da un paio di vigilantes. Un giallo legato alla maxi inchiesta su Mafia Capitale, perché fino a pochi giorni fa in quella sede distaccata del Comune lavorava anche Claudio Turella, il dirigente arrestato dai carabinieri del Ros al quale sono stati trovati 570 mila euro in contanti custoditi nelle buste con lo stemma del Campidoglio. Gli investigatori dell’Arma si sono trattenuti ieri per ore negli uffici 37 Il numero degli arrestati (tra carcere e domiciliari) nell’ambito dell’inchiesta «Mafia Capitale» gente senza manco discutere, la mattina si decideva se uno doveva ammazzare qualcuno la sera... » Carminati si lamenta di essere dipinto come un affiliato a quel gruppo di malavitosi. Perché, racconta, «io ero soltanto amico... io facevo politica, poi la politica ha smesso di essere politica ed è diventata criminalità politica, perché c’era una guerra a bassa intensità prima con la sinistra e poi con lo Stato...“Il negro” (Franco Giuseppucci, ndr) era il capo, l’unico vero che c’è mai stato della banda della Magliana. Era un mio caro amico, abitava di fronte a casa mia, lo conoscevo da una vita... lui ci rompeva il cazzo, se pijavamo per il culo tutto il giorno “vieni con noi”, “ma che cazzo me ne frega”... Insomma c’era un grande rapporto di amicizia e conoscevo tutti l’altri. Quando lo hanno ammazzato, sono rimasto dispiaciuto. Ho avuto, diciamo, una sorta di rapporti con tutti ‘’sti cialtroni. Ma loro vendono la droga, io la droga non l’ho mai venduta, non mi ha mai interessato. Io schioppavo (rapinavo, ndr) dieci banche al mese». Terminata anche quell’epo- Il volto Massimo Carminati in uno scatto da giovane, poi con la benda dopo aver perso l’occhio in una sparatoria, quindi in una foto segnaletica di poco tempo fa ca, è cominciata l’attività economica nelle sale gioco, insieme alle indagini che hanno portato Carminati alla sbarra insieme all’ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti per il delitto Pecorelli (assolto in tutti i gradi di giudizio, mentre Andreotti in appello si prese una condanna poi annullata dalla Cassazione). «Accusato di tutto» Una vicenda che il neo-indagato con l’accusa di essere a capo di una inedita associazione mafiosa ricorda così: «Scrivevano su di me... io sono stato killer della P2, killer dei servizi segreti... io sono stato tutto ed il contrario di tutto.. omissis.. io sono stato qualunque cosa, la strage di Bologna... tutto quello che mi potevano accollà me lo hanno accollato». I processi l’hanno sempre scagionato dai grandi misteri irrisolti, e Carminati ha potuto continua- ❞ Il racconto di Carminati Quelli della Magliana? Sanguinari, certo, però erano una banda di accattoni straccioni re a fare una vita apparentemente ritirata ma piena di impegni e contrattazioni, come dimostra l’ultima indagine che lo preoccupava non poco. «Stavolta è un grande guaio — commentava lo scorso anno con un ex alto funzionario di Finmeccanica —... perché è vero che... però è... cioè... vuol dire mette er cappello su tutto il cucuzzaro». Cioè far venire alla luce tutti gli affari occulti, interpretano gli investigatori: unica vera preoccupazione del presunto boss. Un sopravvissuto al colpo di pistola ricevuto in testa quando lo arrestarono la prima volta, che oggi quasi si vanta di temere la morte: «Tanto io mi faccio cremà... e mi faccio buttà nel cesso... Lascio in giro soltanto un pollice... voglio lascia’ in giro un pollice così magari quando... dopo che sono morto... fanno qualche ditata su qualche rapina su qualche reato... così dicono che sono ancora vivo... A me non mi frega un cazzo della vita». © RIPRODUZIONE RISERVATA Sabato 6 Dicembre 2014 Corriere della Sera 6 Primo piano L’inchiesta nella Capitale Da Belén a Mammucari e De Rossi La vita di Giovannone tra feste e celebrità Il presentatore: dammi il doping. D’Alessio lo avrebbe chiamato dopo un furto. La replica: falso I nomi ● Gigi D’Alessio, 47 anni, cantante (foto Ap) ● Daniele De Rossi, 31 anni, calciatore (foto Ansa) ● Teo Mammucari, 50 anni, conduttore ROMA Calciatori, cantanti, uomini di spettacolo, tutti si rivolgono a lui. Eccolo il «potere su Roma» di Giovanni De Carlo — «Giovannone» per gli amici — a cui fa cenno un luogotenente di Massimo Carminati (Fabio Gaudenzi) nella Mafia Capitale. Arrestato due giorni fa, di ritorno dalla Thailandia, per la maxi operazione contro la criminalità romana, De Carlo è descritto con le sue frequentazioni (niente di penalmente rilevante) nell’informativa dei carabinieri del Ros. Festaiolo, ospitale con le amiche, protettivo con i soci. Preoccupato per il «Cecato», cioè Carminati, che «se inzufola», insomma sniffa. Le dichiarazioni dei redditi lo collocano tra le fasce deboli ma lui, avvocato senza esercitare, delfino emancipato della criminalità nera («Il vero boss è lui» dice Ernesto Diotallevi) gira a bordo di una Ferrari. Preleva i contanti da un garage dove il socio e prestanome Francesco de Vincenti glieli lascia in buste di plastica, attingendoli, se serve, dall’incasso del loro distributore sulla strada per Sabaudia e il Circeo. Si muove nella Roma Nord tra ponte Milvio e Corso Francia La serata Chi è Giovanni De Carlo con la showgirl argentina Belén Rodríguez (estranea all’inchiesta) in una foto del 24 ottobre scorso e pubblicata su Facebook (Photomasi) Giovanni De Carlo, romano di 39 anni, è stato arrestato nell’inchiesta «Roma Capitale» È accusato di favoreggiamento del capo dell’organizzazione Massimo Carminati e di trasferimento fraudolento di valori In una intercettazione Ernesto Diotallevi, storico boss della banda della Magliana, risponde al figlio che gli chiede chi sia il boss più potente: «Chi conta più di tutti è Giovanni De Carlo» con Fabio Russo, suo socio in «Acquapower» e nella «Mondo Petroli», ritenuto dai magistrati una semplice «proiezione delle volontà predatrici di De Carlo». L’aiuto a De Rossi La notte del 30 settembre 2013 il telefono di «Giovannone» squilla più volte. A chiamarlo, poi ricontattato alle 2,56, è Daniele De Rossi, vice capitano della Roma e uno dei senatori della Nazionale. Il centrocampista, assieme al compagno di squadra Mehdi Benatia (oggi al Bayern Monaco), è protagonista di una lite in un locale della Capitale. Niente di grave, ma De Rossi preferisce cautelarsi: «Avevo pensato che quello aveva chiamato qualche coattone... ho detto famme sentì Giovanni», spiega a De Carlo. Il quale, annotano i carabinieri, «dando prova di grande confidenza», lo rassicura: «Chiamame sempre... bravo! Hai fatto bene Danie’, amico mio...». Il dg della Roma Mauro Baldissoni precisa che si trattava di un «favore» a Benatia, invitando a non strumentalizzare le parole di De Rossi. Belén e le altre De Carlo frequenta, con qualche civetteria, il Met Villa Brasini a Ponte Milvio, dove un tempo sorgeva la sala scommesse clandestine del giro della Banda della Magliana. È lì che s’incontra con il calciatore Giuseppe Sculli, già sotto inchiesta per il calcio scommesse e nipote di «u tiradrittu», il boss della ‘ndrangheta Giuseppe Morabito. Il Ros individua anche un incontro fra Sculli e Carminati e un appuntamento fra Sculli e il massaggiatore della Lazio, Massimo Papola, al quale quest’ultimo arriva con la Smart dii Carminati. De Carlo pare a suo agio nel mondo dello spettacolo: Belén Rodríguez è ospite a casa sua — otto vani nella centrale piazza Cavour — assieme al compagno Stefano De Martino. E nella stessa abitazione soggiornano a lungo Ludovica Caramis e Alessia Tedeschi, aspiranti showgirl e compagne rispettivamente di Mattia Destro (centravanti della Roma e della Nazionale, i due si sono sposati da poco) e di Blerim Dzemaili, ex del Napoli, oggi in Turchia. L’orologio di D’Alessio A giugno il cantante Gigi D’Alessio subisce un furto nella sua casa nel complesso residenziale dell’Olgiata. Scompaiono una collezione di Rolex per valore totale di circa 4 milioni. I carabinieri annotano che all’indomani un’Audi Q7 di colore bianco con due uomini a bordo e riconducibile alla società GGD srl di D’Alessio, preleva De Carlo e lo conduce a casa del cantante, dove si trattiene per mezz’ora. «Non l’ho mai conosciuto», precisa ora l’artista, che dice essere «totalmente inventato» anche l’ammontare del bottino. Mammucari e il doping Più espliciti i motivi della chiamata del presentatore Teo Mammucari il 25 giugno dello stesso anno. I due si sentono spesso. Mammucari: «Oh Giovannò... me dai una mano con quella cosa che t’ho chiesto?». De Carlo: «Ahò e mo ce vado... mo ce vado...». M. «No perché Nucciatelli me dice “no Giovannone è un chiacchierone” gli ho detto “no... non è vero”». DC: «Eh ma io si lo so’ eh... sono un chiacchierone ma almeno non spiattello i cavoli tua in giro... non dico che vuoi diventà Hulk, capito?». Il riferimento è a una sostanza dopante specificata in una telefonata di due giorni dopo: il Gh, (ormone della crescita), pensato per i bambini e usato dagli atleti come doping. Fulvio Fiano Ilaria Sacchettoni © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Il commento L’INUTILE SALVATAGGIO DI ROMA SEGUE DALLA PRIMA Possiamo giurare che non avremmo neppure corso il rischio di un nuovo crac, un anno fa, con il risultato di un nuovo salvataggio per legge al ritmo del solito slogan: «La capitale non può fallire!». Stavolta gridato dalla sinistra come sei anni fa si era levato dalla destra. Con la certezza che il paracadute si debba per forza aprire. Così gli enti locali malgestiti difficilmente saltano per aria. Così agli amministratori incapaci non vengono pressoché mai applicate le sanzioni previste per legge. Così dopo le inchieste presentate come «un’occasione per fare pulizia» (parole del prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro) si scopre che di polvere sotto il tappeto ne rimane ogni volta troppa. In certi casi, è l’amara lezione di questa vicenda, un paracadute che si apre sempre e comunque può fare perfino più danni di un’agenzia di rating. Sergio Rizzo © RIPRODUZIONE RISERVATA