Avvolti nei dipinti e nei piumini di seta

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Avvolti nei dipinti e nei piumini di seta
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ABITARE | LE IDEE
Avvolti nei dipinti e nei piumini di seta
Nella biancheria da letto domina il comfort, tra ispirazioni d’arte e tessuti sperimentali L’imbottito
fatto con bachi cinesi, i lini «tattili» e le coperte col tricot tecnologico
Silvia Nani
Foglie dipinte dalle pareti passano al letto. Creatività artistica da una parte, abilità
produttiva dall’altra: perché i motivi che sembrano fatti a mano in realtà sono
stampati su stoffa replicando esattamente ogni sfumatura del pennello. «Tutto è nato
dalle mie carte da parati ispirate alla natura, dipinte con decine e decine di colori a
olio mischiati tra loro per trovare gradazioni, effetti e trasparenze particolari», spiega
la decoratrice Elena Carozzi che ha messo a punto con Somma la nuova collezione
Suites. Un lavoro a quattro mani per capire come rendere industriale il «fatto a
mano»: «Dalla stampa fotografica, ma applicata a un raso di cotone finissimo per un
effetto di luci e ombre come in pittura, al jacquard tinto in filo, alle lavorazioni a telaio
in grado di riprodurre sovrapposizioni di motivi e materiali diversi», spiega. Risultato
finale, riposare sentendosi avvolti in un dipinto.
L’uomo e i suoi bisogni, reali ed emozionali: l’arredo oggi deve saperli soddisfare
entrambi. Non ultima la biancheria, comprensibile se si pensa a quanto sia stretto il
suo legame fisico con il nostro corpo, soprattutto un piumino dove il contatto diretto
con la pelle esige calore ma anche morbidezza. Ma c’è di più: «Abbiamo scoperto
nella zona dello Jiangsu una lavorazione artigianale tramandata dai monaci buddisti:
strati finissimi di seta ricavati dai bozzoli, lavati con acqua di falda e tirati a mano
dalle donne del luogo, che sovrapposti diventano l’interno per un piumino», racconta
Marta Marin, creatrice del marchio di biancheria Shuj dalla conoscenza ventennale
della Cina e delle sue realtà. Spessori variabili in base alle esigenze, ma sempre
caldi e leggeri: una sapienza nata in una zona remota 20 secoli fa a cui si unisce la
nostra.
«Cotone e lino di piccoli produttori italiani, colori ricercati, dettagli sartoriali.
Insomma, nel tessuto che racchiude la seta c’è tutta la bravura dei nostri artigiani,
introvabile là». Come dire, persino l’eccellenza cinese non può fare a meno del
made in Italy. La sperimentazione, imprescindibile oggi nel mondo dei filati per la
casa. Per esempio Society, manifattura storica del Lecchese, ne ha fatto il suo punto
di forza. Così, nella nuova collezione Land and Sea ci sono lini effetto stropicciato,
stampati su ramiè (al posto del cotone) effetto lino, «semplici» lane trasformate da
trame a rete leggerissime, motivi tridimensionali «tattili», spessori impalpabili stile
cachemire. Ultimo, ma non ultimo, il gioco dei colori, dagli azzurri alle gradazioni del
giallo, ai verdi più sofisticati: per un uso trasversale in tutte le stagioni dell’anno.
Ma la ricerca guarda anche ai motivi: succede da Zuzunaga, piccolo marchio
spagnolo, con le nuove coperte Bitmap, in lana tessuta a mano che riproduce
piantine di città del mondo — da Tokyo a New York — scomposte in pixel. Con la
sorpresa di un filato elasticizzato, per sentirsele ancora più addosso. Progetto e
materia, binomio inscindibile, soprattutto in Italia. Così quest’anno Unopiù ha
chiamato Paola Navone a dare una forma alla sua prima collezione di coperte da
esterni: «Lavorazione un po’ rétro, come le vecchie versioni fatte ai ferri dalla zia
(non per niente l’ho chiamata Tricot): motivi a rilievo, bordi che si rigirano, colori un
po’ pop. Fa venire voglia di avvilupparsi, è calda e morbidissima», spiega la
designer, che si è cimentata usando una nuova fibra poliolefinica made in Italy
brevettata per l’uso all’aperto, in tutto e per tutto simile alla lana ma resistente,
riciclabile e persino galleggiante. Insomma, oggi non basta più solo in casa,
coccolarsi in una coperta è bello anche fuori.
13 febbraio 2015 | 20:55
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