La torre di Babele, oggi.

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La torre di Babele, oggi.
SOCIETÀ
LA TRIBUNA SAMMARINESE
MARTEDÌ 31.03.2015
pag. 14
L’intervento.
Don Mangiarotti commenta
la nascita del progetto Lena.
La torre di Babele,
oggi.
DON GABRIELE MANGIAROTTI
Sette quotidiani
europei
collaboreranno
per creare
“un’opinione
pubblica
europea”.
Mi ha sempre intrigato la lettura
di questo brano del libro della Genesi
che racconta la storia degli inizi
dell’umanità. E soprattutto l’insegnamento, non tanto nascosto: l’uomo,
innamorato delle proprie conquiste,
che vuole costruire una torre “che
tocca il cielo”.
Ma qual è il significato di questo
“toccare il cielo”? Con gli esegeti più
accorti, ritengo che questa sia la
metafora del potere – reso possibile
dalla tecnologia, che allora era la
scoperta dei mattoni per costruire –
quel potere che si vuole indiscutibile
e assoluto, divino, appunto, come
tutto ciò che raggiunge il cielo. E
quindi orizzonte universale cui deve
obbedire ogni uomo. Pena l’esclusione dal consesso degli uomini civili. A
Dio però questo progetto non piace:
ama troppo la libertà dell’uomo per
lasciarlo in balia di qualsiasi potere.
Così confonde le lingue degli uomini.
In questo modo bisogna ricominciare
ogni volta la fatica di imparare a
comunicare.
Mi sono ricordato di questo racconto quando ho letto la notizia per
cui alcune testate giornalistiche internazionali hanno deciso di mettersi
insieme per costituire un progetto
che dia agli uomini la possibilità di
un unico pensiero e di una identica
fonte di informazione. Così viene
descritto questo progetto: «Lo scorso
10 marzo sette testate giornalistiche
di sei Paesi europei hanno dato vita
al progetto LENA (Leading European
Newspaper Alliance), un portale che
raccoglie gli articoli dei grandi giornali aderenti e che mira allo scambio di
informazioni tra le redazioni al fine di
creare un’opinione pubblica europea.
I “sette sapienti” in questione sono
La Repubblica, El Pais (Spagna), Die
Welt (Germania), Le Figaro (Francia),
Le Soir (Belgio), Tages-Anzeiger e
Tribune de Genève (Svizzera) e il loro
progetto inizierà a funzionare già nel
prossimo futuro.» E Repubblica così
aggiunge, entusiasticamente: «Tra gli
obiettivi di “LENA” c’è quello di consolidare un’opinione pubblica europea
grazie ai valori comuni dalla testate
socie relativi all’importanza del
giornalismo di qualità con l’obiettivo
di creare una società aperta e democratica sostenendo un messaggio di
progresso economico e di giustizia
sociale».
Certo,
considerando
questa
prospettiva di
un monopolio
totale della
informazione,
ove si potrà realizzare quanto
Marcuse descrive ne «L’uomo a una
Le parole chiave:
•Informazione
•Quotidiani
•Monopolio
•Totalitarismo
C’è il rischio di un monopolio totale dell’informazione
dimensione», mi sono ricordato
di questo episodio, raccontato
nel libro di Savorana, Vita di Don
Giussani, a pag. 661, che ci consente
di riflettere sul pericolo di omologazione in cui stiamo vivendo.
«Giussani racconta un episodio
che ha come protagonista Winston
Churchill, uno dei vincitori della
Seconda guerra mondiale: Terminato il conflitto mondiale, andò
negli Stati Uniti d’America per una
visita in cui gli vennero tributati
tutti gli onori per il suo contributo
alla vittoria considerata salvezza
della civiltà. Si trovò egli ad essere
ricevuto al Massachusetts Institute of Technology di Boston — uno
dei più noti centri scientifici del
mondo — il cui rettore [...], dopo
aver accennato a tutto ciò che
la civiltà doveva a Churchill per
il suo apporto al superamento
del pericolo nazista, si attardò a
descrivere il carattere postbellico
di tale civiltà, il cui principale attributo era, a suo modo di vedere,
il fatto di aver preso possesso,
tramite la scienza e la tecnica, di
ogni aspetto dell’umano. Solo un
piccolo passo separava l’umanità
dall’ottenere un dominio intero
sul pensiero, l’affetto, il sentimento dell’uomo fin nelle loro radici,
cosicché nessun Hitler sarebbe più
potuto sorgere, e il mondo sarebbe
potuto essere presto una società
perfetta, come una grande officina
impostata secondo un progetto
buono. Sentito questo, Churchill
si alzò e – dopo aver ringraziato
il rettore per l’accoglienza e le
parole di lode ricevute – riguardo
al mondo felice da questo appena
descritto disse che “sperava ardentemente di essere già morto prima
che ciò fosse realizzato”.»
Ecco, noi non speriamo di essere già morti, ma lottiamo perché
questo non accada.