I ragazzi di Madame Soula

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I ragazzi di Madame Soula
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DOSSIER ULTIMO SPETTACOLO
Campioni
I ragazzi di Madame Soula
Madame Soula, un tempo era una delle donne più desiderate
di Salonicco, una prostituta conosciuta e stimata.
Ora è proprietaria di una catena di bordelli e sponsorizza una
squadra di calcio, il Voukefalas che gioca con maglie rosa
e il logo di Villa Erotica.
di Matteo Patrono
S
oula Alevridou è un ex prostituta che a
Larissa, nel nord della Grecia,
possiede due piccoli bordelli di lusso
perfettamente legali e discretamente
popolari. Villa Erotica e la Casa della Storia
di Soula. Moderne case chiuse che hanno
la forma di villette anonime, irriconoscibili
dall’esterno se non per l’insegna al neon
all’entrata e moderatamente kitsch
all’interno, dove tra luci soffuse,
tappezzeria imperiale e schermi al plasma
appesi alle pareti insieme a quadri di arte
antica, lavorano una ventina di ragazze
provenienti da un po’ tutta Europa con
turni da otto ore e riposo settimanale.
Qui, tra i campi contadini della Tessaglia ai
piedi del Monte Olimpo dove secondo la
leggenda nacque Achille e certamente
morì Ippocrate, lo scorso autunno sono
venuti i reporter di BBC e New York Times
per interpellare Madame Soula,
l’imprenditrice del sesso a pagamento che
in tempi di crisi e austerità ha deciso di
sponsorizzare una squadra locale di
calciatori dilettanti intitolata a Bucefalo, il
mitologico cavallo di Alessandro Magno.
Mille euro per comprare maglie, tute,
palloni e pagare l’affitto del campo di
gioco, un piccolo impianto frequentato
solitamente da non più di 50 aficionados.
In cambio il presidente del Voukefalas,
Ioannis Batziolas, titolare di un’agenzia di
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viaggi, si era impegnato a colorare di rosa
le divise e stamparvi sopra il logo di Villa
Erotica, appena sotto lo stemma del
destriero dalla testa di bue che
accompagnò il re di Macedonia alla
conquista dell’Asia nel 334 aC. A ottobre,
col paese piegato dall’ultima pesantissima
manovra di tagli varata dal governo di
Antonis Samaras su input della Bce, la
storia del team a luci rosse aveva fatto il
giro del mondo suscitando curiosità e
sorrisi ma anche un bel po’ di imbarazzo
tra i dirigenti della Federcalcio greca che
minacciavano ritorsioni e squalifiche per
diffamazione del buon nome dello sport.
Sei mesi dopo, a Larissa le strade sono
fredde e silenziose come ad Atene.
La demolizione sociale dello stato greco è
arrivata anche qui, in quella che è sempre
stata una delle zone più ricche del paese
grazie all’agricoltura e all’industria. Il
gasolio per il riscaldamento scarseggia,
le aziende chiudono, la disoccupazione è
ben oltre il 20%. La crisi ha colpito pure la
professione più antica del mondo ma fino
a un certo punto, sostiene Madame Soula
che un tempo fu la bionda più desiderata
di Salonicco e oggi, a 68 anni, sfoggia
capelli d’argento, un imprevedibile
guardaroba di smoking e humour
corrosivo. Larissa era una ninfa figlia di
Pelasgo, eroe eponimo dei più antichi
abitanti della Grecia, che insegnò agli
uomini a costruire capanne, per farci
l’amore secondo lei. “Sono nata a Kilkis,
un villaggio al confine con la Macedonia,
da una famiglia povera ma numerosa.
Mio padre, un partigiano di montagna, è
morto che avevo 17 giorni. Mia madre,
donna di sinistra, mi ha insegnato che
per andare oltre i propri limiti bisogna
avere una grande forza d’animo. Ho fatto
molti lavori e mi si sono sempre sentita
usata, allora ho avuto il coraggio e
l’intelligenza per iniziare a fare la
prostituta. Un mezzo legale di
sopravvivenza che mi ha permesso di
crescere una famiglia a mia volta.”
Suo figlio e due nipoti lavorano con lei.
Nel giardino della casa in cui vive alle
spalle di uno dei bordelli, si aggirano
sereni un cane e nove gatti, uno porta il
nome di Messi, un altro di Zidane (si
ricorderà che prima di prendersi la
famosa testata nella finale mondiale del
2006, Materazzi urlò al numero dieci
francese: “Tua sorella è una puttana.”)
Madame Soula confessa di aver avuto
calciatori tra i suoi clienti e amanti
quando il sesso e il football avevano
ancora una dimensione romantica,
“Quando cioè non erano ancora industria
come oggi.” Dunque signora, perché
investire uno nell’altro in un momento
così complicato? “Un amico mi ha
chiesto di dare una mano a questi
ragazzi del Voukefalas e io l’ho fatto.
Sono greca, amo il mio paese. Se non
aiutiamo i nostri atleti, i nostri scienziati,
i nostri artisti, dove andremo a finire?
Meglio investire nel loro futuro che
scappare coi soldi in Svizzera, no?”
Mentre la padrona di casa mette sul
tavolo un bicchiere di liquore di
melograno, suona alla porta il presidente
Batziolas, quello della L.A. Travel.
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GRECIA
Soula Alevridou, ex prostituta, ora è proprietaria di una catena di bordelli a Larissa e sponsorizza il
Voukefalas, una squadra di calcio amatoriale greca. La regolamentazione della prostituzione in Grecia
nel 1991 ha trasformato Madame Soula in una imprenditrice.
numero 47 maggio/giugno 2013
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Ha 29 anni ed è anche il portiere di
riserva del Voukefalas. In campionato
quest’anno ha giocato sette partite “ma
il numero uno – dice sornione – è un
ragazzino molto più bravo di me. Siamo
una squadra di amici, decidiamo tutti
insieme. L’allenatore guadagna 300 euro
al mese, tutti gli altri giocano gratis.
Abbiamo in rosa studenti, camerieri,
fattorini, baristi e un istruttore di guida.
La squadra costa su per giù 10mila euro
l’anno.” Il Bucefalo partecipa alla
seconda delle quattro categorie del
calcio dilettantistico greco. Più su ci sono
le quattro divisioni del professionismo
che dall’anno prossimo si ridurranno a tre
perché la crisi ha spazzato via un mucchio
di club. Il suo, Batziolas l’ha rilevato tre
anni fa quando era in prima categoria ma
sull’orlo del fallimento. Gli sponsor
avevano iniziato a fuggire e nessuno li ha
più visti. Anche lo Stato ha chiuso i
rubinetti. “La Federazione finanziava
3mila euro a squadra e concedeva
l’utilizzo gratuito dei campi comunali, oggi
non ci passa più un centesimo, anzi
chiede di pagare tasse di ogni tipo. Con
l’agenzia di viaggi coprivo io tutte le
spese ma l’estate scorsa non ce la facevo
più. Allora è arrivata Madame Soula.”
A causa del debito che soffoca la sua
economia, nel 2012 la Grecia ha rischiato
di non inviare atleti alle Olimpiadi di
Londra. Azzeramento dei fondi statali,
impianti abbandonati, palestre al gelo.
Frutto avvelenato della sbornia olimpica
di Atene 2004, i giochi che per tornare a
casa hanno ipotecato il futuro di intere
generazioni di greci. In un simile
contesto, l’arrivo di Madame Soula è
stato una manna dal cielo. Racconta il
presidente. “La squadra ha condiviso la
scelta del nuovo sponsor, anche i
genitori dei ragazzi più giovani (16 anni)
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erano d’accordo. Qualcuno aveva storto
il naso per le maglie rosa ma dopo il
servizio della Bbc, abbiamo cominciato a
ricevere richieste da tutto il mondo per
comprarle. Ne abbiamo vendute una
cinquantina e non avevamo mica un
ufficio marketing, nemmeno un sito. Non
so nemmeno come abbia fatto la gente a
trovare il nostro numero di telefono.”
Poi una mattina arriva la telefonata di un
tipo della Federazione. “Non vorrete
mica giocare con quelle maglie?” dice.
“E che problema c’è – risponde
Batziolas – È un business legale.”
Non per il governo del calcio greco che
dopo un mese di solenne discussione
proibisce al Voukefalas di indossare le
maglie dello scandalo non solo nelle
partite ma anche negli allenamenti e
durante le interviste. “Ci hanno detto
che erano divise immorali. Immorali?
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E allora il campionato di serie A greco
sponsorizzato dalla società statale di
scommesse che sta per essere
privatizzata? E le Olimpiadi col logo della
British Petroleum? Come la vogliamo
chiamare questa roba qua, ipocrisia?”
L’unica moneta più forte della crisi,
Madame Soula la conosce bene. Lo scorso
anno aveva donato 3mila euro a una
scuola di Patras che cercava fondi per
comprare libri e una fotocopiatrice.
Quando il direttore ha scoperto da chi
provenivano, li ha rispediti indietro tra le
proteste di genitori e insegnanti
accusando la benefattrice di volersi fare
pubblicità sulla pelle dei bambini.
“Era una donazione anonima fatta
attraverso un avvocato – spiega lei ancora
arrabbiata – quando mi hanno cercato per
ringraziarmi e hanno visto chi ero, è
scoppiato un casino. È una storia che mi
ha profondamente ferita, nella società
moderna solo uno squilibrato può
permettersi di distribuire patenti di
moralità.” Anche perché la
regolamentazione della prostituzione con
la legge 27/33 del 1991, la stessa che ha
trasformato Madame Soula in una
imprenditrice, ha fatto della Grecia un
paese all’avanguardia in materia. Dice la
diretta interessata. “Qui le ragazze che
vendono il loro corpo non sono costrette a
farlo sul marciapiede ma in un ambiente
sicuro e confortevole. Sono sottoposte a
regolari controlli medici, hanno uno
psicologo, l’assicurazione e pagano il 23%
di tasse su tutto quello che guadagnano.
Lo Stato dovrebbe ringraziarci, altroché.”
A ringraziare fin qui è stato solo il
Voukefalas che nonostante sia riuscito a
violare l’embargo sulla famigerata maglia
rosa soltanto una volta in amichevole, ha
ricevuto altri 4mila euro da Madame
Soula e la promessa di un campo
d’allenamento nuovo di zecca per il
prossimo campionato. Batziolas vorrebbe
cederle la carica di presidente del club e
da mesi prepara un ricorso alla Corte di
Giustizia europea contro il divieto
imposto dalla Federazione. “Intanto
pensiamo a salvarci, che siamo
quartultimi in classifica e non vogliamo
retrocedere. Poi vedremo che ci dicono in
Lussemburgo. Abbiamo pensato di
rivolgerci anche alla Fifa ma non è aria,
quelli ci radiano di sicuro.” Madame Soula
versa ancora un po’ di liquore, sorride e
guarda oltre.
A maggio porterà la squadra in visita
all’orfanotrofio di Larissa che grazie a lei
ha potuto accendere il riscaldamento
durante tutto l’inverno. Per i bambini sono
già pronte scarpe, vestiti e palloni. Piccoli
sogni di cuoio ai tempi della crisi.
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