Scheda film - Cineteatro Baretti
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Scheda film - Cineteatro Baretti
PORTOFRANCO IL CINEMA INVISIBILE AL BARETTI PORTOFRANCO IL CINEMA INVISIBILE AL BARETTI 25 gennaio 2011 CALENDARIO GENNAIO - MARZO 2011 COSMONAUTA di Susanna Nicchiarelli 18 gennaio IN QUEI GIORNI [In jenen Tagen] di Helmut Käutner Film in tedesco sottotitolato in italiano 25 gennaio SOFFIO di Kim Ki-Duk 1 febbraio FUGA DAL CALL CENTER di Federico Rizzo E’ prevista la presenza in sala della protagonista, Isabella Tabarini 8 febbraio BEN X di Nic Balthazar 15 febbraio L A PICCOL A LOL A di Bertrand Tavernier 22 febbraio L A FEBBRE DEGLI SCACCHI di Šachmatnaja Gorja Gorjačka ka L A FELICITA’ di Aleksandr Medvedkin 1 marzo TUTTO IL BENE DEL MONDO di Alejandro Agresti 8 marzo SETTIMO CIELO di Andreas Dresen 15 marzo STELL A di Sylvie Verheyde Con il contributo di: PORTOFRANCO è realizzato: Unicredit Group - Cineforum Circolo Torino In collaborazione con: Goethe Institut di Torino - A ssociazione culturale Russkij Mir Wic.it - Web Image Communications - Libreria Gulliver Con il sostegno di: Circoscrizione 8 SOFFIO di Kim Ki-Duk Portofranco rispetta l'ambiente e sceglie la carta riciclata 11 gennaio Con: Chang Chen, Park Ji-a, Ha Jung-woo, Hang In-Hyung, Kim Ki-duk, Lee Joo-Seok Durata: 84 minuti Genere: Drammatico Nazionalità: 2007, Corea del Sud Sceneggiatura: Kim Ki-Duk Produzione: Kim Ki-Duk Titolo originale: Soom Distribuito da: Mikado Via Baretti 4 - 10125 Torino - Tel./Fax 011 655187 w w w.cineteatrobaretti.it - [email protected] In concorso al 60° Festival di Cannes (2007), un potentissimo esempio di cinema sulla seduzione, di intermittenti respiri, che rappresenta un ritorno in grande di Kim Ki-duk dopo la fase di stasi di “L’arco” e, in parte, di “Time”. Quest’opera però poi appare particolarmente folgorante nel modo in cui mostra l’atto creativo con immagini, suoni, e colori. Forse un esempio di ‘cinema nel cinema’. La gelosia, il perdono, la speranza, la passione. L’opera di Kim Ki-duk filma ancora una volta i s entimenti in maniera eccessiva ed esplosiva e Soffio (presentato in concorso al 60° Festival di Cannes nel 2007) è da questo punto di vista una delle sue opere più radicali e potenti. Quello del regista coreano è un cinema che oltrepassa la parola – che appare sempre di più come un elemento sonoro che ha la stessa funzione dei rumori d’ambiente e della musica - e ogni moto dell’animo emerge dal silenzio, dal gesto, dall’atto estremo. Soffio inizia con l’immagine di un carcere dove un uomo in attesa di essere condannato a morte cerca di suicidarsi. La notizia viene comunicata nei notiziari in tv e cattura l’attenzione di una donna in crisi col marito. Per dare una svolta alla sua vita decide così di andarlo a trovare spacciandosi per una sua ex-fidanzata. Una volta che si sono conosciuti, tra i due scatta una complicità che cresce sempre di più ogni volta che si incontrano. I luoghi chiusi dell’appartamento e della prigione hanno la stessa soffocante claustrofobia degli spazi di “Ferro 3” e del bar di “Time”. Stavolta però, in un film sempre più riconoscibile a livello autoriale in cui si sprigiona al tempo stesso l’anima intima e dolente di Kim Ki-duk Ki-duk,, si evidenzia anche una grandiosa, incontrollabile creatività, termine da intendersi come nascita e sviluppo della creazione artistica. La protagonista, prima di conoscere il prigioniero, trascorreva il suo tempo libero plasmando delle piccole statue. Ma è nel momento in cui va a visitare il condannato a morte che nel film prende forma ed esplode questo suo gesto artistico. Ogni visita di lei è collegata a d un a s t a gi o n e div er s a. In p diver pieno ie no inverno, per esempio, v a in gir o c o n un vestitoestivo,tappezza le pareti della stanza del parlatorio con le immagini del mare, porta gli occhiali da sole da spiaggia e ogni conversazione (che diventa poi un’attrazione fisica parte e, come controcampo, quella del marito di lei che sta giocando con la figlia dall’altro prima che spenga di spegnere il PC e vedere riflessa la sua immagine sul vetro dello schermo. incontrollata) viene preceduta da una canzone. Proprio in queste visite esplode la forza dello sguardo del cineasta, capace ancora una volta di trasformare i set e far vivere mentalmente e sensorialmente in un altro luogo rispetto a quello in cui ci si trova fisicamente. Soffio appare quindi come un’opera di intermittenti respiri dove ogni stagione – come in “Primavera, estate, autunno, inverno…e ancora primavera” – appare legata a un momento della vita diverso. Le visite della donna al prigioniero è come se costruissero nell’uomo dei ricordi. Quindi una memoria che non gli è mai appartenuta oppure che ha rimosso. L’atto creativo in Soffio si manifesta anche come frammento parziale di ‘cinema nel cinema’. Il direttore del carcere – lo stesso Kim Ki-duk – sceglie i soggetti e la durata delle azioni attraverso un computer da cui gestisce i movimenti della telecamera del carcere. È così lui, nella sua posizione di regista/creatore che stabilisce se la donna deve incontrare il prigioniero o no, se separare o meno i due personaggi nel momento in cui si stanno baciando. Verso la fine del film poi alterna le due immagini dell’atto sessuale tra la donna e il condannato a morte da una Con Soffio Soffio,, Kim Ki-duk realizza un film ancora una volta duro ma anche di s truggente malinconia che si manifesta nel finale con marito e moglie che cantano una canzone della neve che cade. La riconciliazione, o meglio, l’illusione della riconciliazione, uno squarcio disteso dentro un film accumulato, densissimo di suoni e colori, che filma la seduzione con una forza e una grazia avvolgenti. Dopo la fase di stasi con “L’arco” e, in parte, con “Time”, un grande ritorno. Prossimo appuntamento di PORTOFRANCO: 1 febbraio 2011 FUGA DAL CALL CENTER di Federico Rizzo Isabella Taberini, la protagonista del film, sarà presente in sala per un dibattito con il pubblico.