NAMIBIA Piccola guida per l`uso.

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NAMIBIA Piccola guida per l`uso.
NAMIBIA
Piccola guida per l’uso.
DURATA DEL VIAGGIO
Noi siamo stai via circa 20 giorni (più che sufficienti per un tour completo) dal 7 al 27 di agosto
2001. Abbiamo fatto un giro ad anello con partenza e ritorno dalla capitale Windhoek. All’epoca
del nostro viaggio non si trovavano voli diretti per Windhoek, era necessario fare scalo a
Johannesburg, con volo British Airways. La situazione potrebbe essere cambiata.
CLIMA
Tecnicamente, se anche tu parti in agosto, in Namibia è inverno. Tuttavia, gran parte del paese è
desertico, e verso fine agosto è come un tardo marzo da noi. Morale, notti fresche se non fredde e
giornate calde ma secche. Nelle ore centrali del giorno, l’aria condizionata in macchina è d’obbligo.
Io viaggiavo con una polo a maniche lunghe e felpa di sera + giubbetto leggero, polo e calzoncini
corti di giorno. Considera poi che la Namibia è grande: verso il Fish River Canyon, all’estremo sud
e visto da noi all’inizio di agosto, era freschino., ma gradevole. Nel nord (Etosha) verso la fine di
agosto, decisamente caldo.
ORGANIZZAZIONE DEL VIAGGIO
Noi ci siamo fatti organizzare il viaggio da un’agenzia locale, e ne siamo stati molto contenti. I dati
sono nel file del programma allegato, adesso si sono evoluti ed hanno un sito:
http://www.enjoyafrica.ws/ (in inglese, tedesco ed italiano). Il nostro contatto è stata una florida
ragazzotta di nome Yvonne Rusch.
Perché questa scelta? Noi siamo abbastanza “turisti fai da te” e, per esempio, il Sud Africa lo
abbiamo girato all’avventura, senza nulla di prenotato tranne volo e macchina. Però considera che:
la Namibia ha una densità di 2,5 abitanti per kmq – per dare un’idea: 2 milioni di abitanti in totale,
(e 230.000 stanno nella capitale) su una superficie che è 3 volte l’Italia.
Esiste una sola strada asfaltata (la B1) che attraversa il paese da nord a sud fino a Lüderitz, oltre alla
diramazione da Windhoek a Swakopmund: tutto il resto è sterrato o ghiaia. A noi è capitato di
percorrere 350km in un giorno, da Mariental a Ketmanshoop su strade secondarie verso il deserto
del Kalahari, senza incontrare – non dico un macchina – ma anima viva o abitazione. Per il mio
modo di intendere il viaggiare, è perfetto. Ma pensa se ti succede qualunque cosa. Tipo rompere il
serbatoio della benzina come è successo a noi. Fortunatamente non in quel tratto.
Inoltre, le distanze da un luogo abitato all’altro sono grandi, che accade se non trovi da dormire nel
paese che hai previsto? Spesso c’è un solo posto per dormire e la località successiva può essere a
50/70km, tutti di strada in ghiaia. E non fidarti dei consigli della Lonely Planet per la Namibia!!!
L’albergo da loro consigliato a Gochas per esempio va bene se vuoi essere aggredita nel sonno!
Altro consiglio. All’epoca non li conoscevamo, ma siamo andati nel 2003 in Tanzania con Africa
Travel Resource, un’agenzia di Londra. Sono bravissimi. Il viaggio in Tanzania è stato
memorabile, e coprono anche la Namibia. Guarda http://www.africatravelresource.com/index.asp ci
trovi anche le foro di molti dei resort, lodge e hotel dove siamo stati. La cosa speciale è che, via email, ti fanno il viaggio “su misura”. Dagli un budget e il periodo a tua disposizione e fidati. La
preparazione del viaggio richiede uno scambio fitto di corrispondenza in base al loro suggerimento
di partenza, che puoi modificare secondo i tuoi desideri ed il tuo estro. Non so se in NAmibia siano
attrezzati come per la Tanzania naturalmente, ma posso dirti che è stato il viaggio più bello mai
fatto da noi. La giusta miscela di avventura, relax, lusso africano, campeggio nelle zone selvagge,
guide competenti. Bravissimi davvero. Super consigliati.
E comunque, se non ami avere tutto organizzato, puoi rubar loro un itinerario di viaggio ☺
Detto questo, abbiamo incontrato una coppia perfettamente normale di ragazzi italiani che
viaggiavano proprio senza avere prenotato nulla. Sarebbe almeno opportuno in quel caso telefonare
per prenotare a metà giornata, quando vi è chiaro più o meno quale località riuscirete a raggiungere
la sera.
Ma ricorda che alcuni posti (Sossusvlei, Etosha) vanno prenotati per tempo.
TELEFONI
Ma attenzione: ecco come funzionano i telefoni nelle zone rurali della Namibia. Non c’è
teleselezione, esiste un specie di duplex multiplo, per cui sulla stessa linea stanno varie fattorie. A
seconda del numero di squilli del telefono (che corrisponde secondo un certo codice al loro numero)
le varie famiglie sanno a chi è diretta la chiamata. E se vogliono chiamare loro, tirano su il telefono,
chiedono se c’è qualcun altro in linea (se ci fosse sentirebbero la comunicazione) e poi parlano.
Intendo dire che il sistema non è sempre affidabile.
Tuttavia, quando noi eravamo lì, stavano installando antenne satellitari e per cellulari a go-go e ci
spiegavano che stavano per passare ad un sistema telefonico completamente satellitare (stendere
cavi sarebbe troppo oneroso). In tal caso, cellulare alla mano, saresti più tranquilla anche nelle zone
sperdute. È bello però sapere che alla sera c’è qualcuno che ti aspetta e manda i soccorsi se non ti
vede arrivare.
STRADE
Ti prego di fare attenzione qui.
Tutti gli anni si impataccano – e muoiono – cifre di turisti, spesso italiani, sulle strade della
Namibia. La cosa è sorprendente se consideri che il traffico è quasi nullo (davvero, fuori dai centri
abitati, incontrare quattro o cinque macchine in un giorno, è un avvenimento). Certo, l’80% delle
strade non sono asfaltate, ma non ti immaginare cavedagne di campagna. Immaginati piuttosto la
via Emilia, o una larga Strada Statale italiana, priva di manto asfaltato, e con pavimento in ghiaia.
Tutto molto ben mantenuto e curato, però in ghiaia. Sono strade larghe, si viaggia comodi.
Ma bisogna andare piano. Non oltre gli 80-90km/h. Sembra facile, ma a volte devi farti 400km in
un giorno, e non ti passa più. E non c’è nessuno in strada. Però se non si è abituati alla ghiaia, si
corre il rischio di perdere il controllo. A noi hanno fatto una testa così al noleggio, e ci hanno fatto
una piccola “lezione” di guida.
Il punto è che le strade non asfaltate, per quanto ben curate, hanno tipicamente una conformazione a
schiena d’asino, o la assumono col tempo. Per lo più, siccome non c’è nessuno, si tende a viaggiare
al centro della strada, spostandosi a sinistra (ah sì, si guida a sinistra) quando si incrocia un veicolo
o si prende una curva cieca. Ma se si va troppo forte, lo spostamento repentino può indurre uno
scondinzolamento della macchina sulla ghiaia, e se ci si è spostati sul lato della strada (in pendenza
verso l’esterno per via della schiena d’asino), il posteriore tende a sfuggire fuori strada e – toccato il
ciglio – il cappottamento è assicurato.
BERLINA O FUORISTRADA?
Domanda difficile.
Noi avevamo una berlina. Moltissimi guidano macchine normali in Namibia, i fuoristrada non sono
quanti te ne aspetti. In effetti, proprio perché le strade sono ben curate, non ce n’è assolutamente
necessità, malgrado le strade non asfaltate. E la Namibia è di fatto pianeggiante-ondulata; pendenze
da 4x4 non ce ne sono. Però il 4x4 fa figo. Ma bisogna saperci andare.
Io ne ho provato uno l’anno scorso, siamo andati in Australia. Ce l’hanno dato per le zone interne
del paese, perché c’era dello sterrato. Una Toyota RAV4. Non mi è piaciuta neanche un po’. La
tendenza al ribaltamento (anche in condizioni normali) di quei mezzi col baricentro alto non mi ha
dato sicurezza. In effetti (sai che mi piace leggere i manuali), persino sul manuale della macchina
avvertivano del pericolo di ribaltamento rispetto a una macchina normale.
Aggiungi questa tendenza alla descrizione del rischio al paragrafo precedente. Per questo gli italiani
si ribaltano, loro prendono i fuoristrada. Se decidete anche voi per il fuoristrada, siate prudenti.
Però noi abbiamo fatto una deviazione su una stradina non prevista, abbiamo picchiato il fondo
della macchina (bassa) su un sasso appuntito e abbiamo forato il serbatoio di benzina. Con un
fuoristrada non ci sarebbe successo.
Solo il saggio ricorda tutti i buoni consigli che dà.
AUTONOLEGGIO
La nostra Yvonne ci ha fatto noleggiare il mezzo da un’agenzia locale, la “Camping Car Hire”. E’
molto quotata in Namibia, soprattutto per chi noleggia camper, fuoristrada con tende eccetera. Si
vedono spesso in giro e sono organizzati ed economici. Tuttavia, sono Namibiani, e si aspettano che
tu te la cavi un po’ da solo (vedi “Lingua e gente” al paragrafo successivo).
Noi però non siamo stati contenti della loro assistenza in occasione del nostro incidente con il
serbatoio. Per effettuare la riparazione siamo stati mandati a Walvis Bay (a centinaia di km da dove
avevamo avuto la rottura). OK, era il posto più vicino con un meccanico autorizzato Ford (avevamo
una Mazda, che fa parte del gruppo), quindi bene. Però abbiamo dovuto pagare la riparazione in
contanti al concessionario anziché vedercela addebitata al ritorno a Windhoek. Perché avrei
preferito? Perché poi la riparazione non ha tenuto, e abbiamo dovuto pagare un altro meccanico a
Swakopmund. Loro avrebbero invece avuto la forza di non pagare la riparazione difettosa. Anche se
i prezzi africani non è che siano stati alti, anzi trascurabili.
E tra l’altro, siccome a questo punto era venuto sabato e i meccanici erano chiusi, ce la siamo cavata
solo perché il gentile proprietario del Secret Garden Guest House, dove alloggiavamo, ha fatto un
litigone telefonico in tedesco con i responsabili della Camping Car Hire, scrollandoli dal loro
torpore e facendosi mandare un meccanico sul posto. Se no avremmo dovuto aspettare lunedì e
perdere un giorno intero a fare niente a Swakopmund.
Per contro, uno stupidone americano dalla faccia da scemo aveva disfatto la macchina (guidate
piano!) vicino a Solitarie sbattendo contro i montanti di una cattle grid (una griglia messa di
traverso sulla pavimentazione stradale per evitare che il bestiame attraversi i confini di proprietà,
quando questi sono attraversati da strade statali. In quei punti ci sono delle strettoie, con dei paletti a
lato).
Ora, lui la macchina l’aveva noleggiata all’AVIS. In serata, l’AVIS ha mandato giù da Windhoek
(guarda la distanza sulla cartina) un’altra macchina con un meccanico, nella notte ha saldato i pezzi
necessari per riportare indietro la macchina danneggiata, e ha consegnato allo scemo la macchina
nuova. Il tutto nel prezzo dell’assicurazione. Forse gli scemi siamo stati noi a noleggiare dalla
Camping Car Hire.
O forse abbiamo avuto sfiga, ed è anche bello avere qualcosa da raccontare.
Da ultimo, forse la compagnia di noleggio ti offrirà di fare un’assicurazione a parte per i cristalli. E’
facile scheggiarli guidando sulla ghiaia, soprattutto quando incroci altri veicoli. Noi siamo riusciti a
scheggiarlo. Vale la pena secondo me.
LINGUA E GENTE
La Namibia è stata una colonia tedesca, ma con la fine della 1ª guerra mondiale e fino a non molto
tempo fa, se la sono governata i sudafricani per conto del Commonwealth britannico. Per questo la
lingua ufficiale è l’inglese e si guida a sinistra. Ma si ha sempre l’impressione che – per i bianchi –
l’inglese sia una seconda lingua: fra di loro parlano afrikaans o tedesco.
E’ sempre difficile fare considerazioni di questo genere, ma: mon vi sono particolari tensioni
razziali (che per la verità non abbiamo trovato nemmeno in Sud Africa). Nella capitale i neri locali
sembrano rivestire anche ruoli di importanza, non si vedono uomini adulti ciondolare per le strade a
metà mattina (a differenza del Sud Africa) e l’occupazione sembra buona. Nelle zone rurali le
fattorie sono tutte nelle mani dei bianchi e utilizzano manodopera di colore, soprattutto di razza San
(tratti somatici curiosi, pelle gialla-olivastra, naso sottile). Nel nord del paese, le uniche zone con un
po’ d’acqua, i locali sono dediti ad un’economia tribale, coltivando terre comuni di proprietà della
tribù..
I bianchi sono grezzi, gentili, si conoscono tutti. Da questo punto di vista la Namiiba sembra un
paesone. In effetti mi hanno spiegato che l’unica scuola di un certo prestigio e dove si può avere
un’educazione “all’europea” è a Windhoek, e tutti i figli di bianchi studiano lì, così finisce che si
conoscono tutti, o conoscono i genitori e questi finiscono col conoscere gli amici dei figli.
Nelle zone più remote è evidente l’aspetto autarchico della vita Namibiana. Anche presso i bianchi.
Le fattorie possono essere molto isolate, nella zona delle Tiras Mountains, fattoria Koimasis, il
proprietario si è comprato un aereo ultraleggero per tenere sotto controllo il proprio bestiame, tanto
per dare un’idea delle dimensioni.
Nella stessa località c’è capitato il fatto del serbatoio rotto che pisciava benzina. Fortunatamente
eravamo poco distanti dalla nostra meta, la Guest Farm Landsberg. La scena è stata questa:
arriviamo a razzo nel cortile della fattoria, il signor Wilfried Izko (il proprietario) ci attende e ci
saluta con un sorriso, io: – sì, molto lieto, ma sto perdendo benzina dal serbatoio. Il tipo non fa una
piega, chiama uno dei suoi ragazzi e porta la macchina sopra a un pozzo tipo quelli da autofficina
che hanno nel cortile (naturalmente si fanno le riparazioni dei mezzi da soli, troppo grande la
distanza da Windhoek o Walvis Bay, pezzi di ricambio difficili da ottenere). Mi tappa la perdita con
un pezzo di sapone sudafricano – tipo sapone di Marsiglia – spalmandolo sul serbatoio.
Apparentemente il sapone viene sciolto dall’acqua, ma non dagli idrocarburi.
Al momento della partenza, mi consegna una fetta di sapone ed un coltellino con l’avvertimento:
“se torna a perdere taglia una scaglia di sapone, scioglila con un po’ d’acqua e spalmala sulla
perdita”. Solo quattro giorni e parecchie centinaia di km dopo, arrivati a Walvis Bay, abbiamo
potuto fare saldare il serbatoio, ma il sapone ha tenuto. (Incidentalmente, la saldatura no. Durante la
notte la macchina ha perso tutta la benzina e un altro meccanico ha dovuto risaldarlo).
DA VEDERE
Veniamo alla parte interessante.
E’ difficile procurarsi buone mappe della Namibia, alla fine la migliore è stata quella che ci ha dato
l’agenzia locale: semplice, ma chiarissima, e con tute le strade necessarie. Te l’ho scannerizzata.
Il giro che abbiamo fatto noi copre praticamente tutti i luoghi più interessanti. Rimangono fuori la
striscia di Caprivi nel nord est (oggetto di incursioni di ribelli Angolani all’epoca del nostro viaggio
e perciò sconsigliata) e l’estremo nord. Io avrei avuto voglia di andarci, ma è molto selvaggio,
inaccessibile senza un fuoristrada, e sarebbe occorso molto più tempo.
Rispetto al nostro itinerario ti dirò cosa ha meritato secondo me di più e cosa meno.
Windhoek non è nulla di speciale, ma è giocoforza partire da lì. Raccomanderei senz’altro una cena
da Gathemann’s (prenotare).
Il tragitto verso sud è per godersi il panorama, il Quivertree (o Kokerboom) Forest è interessante.
Ma il tutto serve in avvicinamento al Fish River Canyon, che merita. Certo, i locali insistono a
volerlo confrontare con il Grand Canyon e sono spiacente per loro perché il paragone non regge.
Molto bello il Cañon Lodge per dormire, bungalow spartani ma dal sapore “avventuroso” e con
viste spettacolari.
La strada per Lüderitz può essere affascinante per le nebbie costiere e le tempeste di sabbia che
spazzano la strada (prudenza qui), chiedere informazioni in loco. La strada è asfaltata, ma talvolta
nascosta dalla sabbia.
Lüderitz è terribilmente sopravvalutata dai locali e dalle guide. La considerano una località di
villeggiatura in stile bavarese al mare. A me è sembrata un cagata pazzesca. Capisco i locali, coi
loro ricordi della Germania, e quanto gli sembri figo un posto così. Ma a noi che basta varcare il
confine per andare in Baviera… Vabbè, diciamo che ha un suo fascino decadente.
Ma il viaggio fin qui serve per vedere Kolmanskop, città fantasma dell’estrazione mineraria
diamantifera, subito fuori da Lüderitz. Noterai su tutte le mappe della Namibia che l’angolo sud
ovest è marcato come “Sperrgebiet” o “Diamond Area 1”. Si tratta di una delle zone diamantifere
più grandi del mondo, e ne è vietato l’accesso. Dopo l’indipendenza della Namibia se la sono tenuta
di fatto i sudafricani che l’hanno in concessione per l’estrazione. Il Sig. DeBeers tira fuori da qui i
suoi diamanti (hai presente “un diamante è per sempre”? E’ lui).
La città fantasma è affascinante se interessa il genere, c’è anche un museo sulla storia del luogo e
sull’estrazione dei diamanti. La miniera, nella zona settentrionale della Sperrgebiet è ora esaurita,
ma ne fa parte: è necessario entrare con un tour guidato, informazioni a Lüderitz.
La prossima tappa importante è Sossuvlei. Ma è lontana, e tocca fermarsi in strada. A noi avevano
programmato 3 giorni a Lüderitz che sono una follia. Il secondo giorno avevamo già i maroni che
strisciavano per terra. Ma considera che non si poteva fare la crociera in barca a vela – classico
locale – perché la barca era in riparazione.
Abbiamo quindi telefonato alla fattoria Landsberg (tappa successiva e prima esperienza telefonica
namibiana) per sapere se ci prendevano un giorno prima: questo per dirti la disperazione e malgrado
l’albergo fosse pagato per una notte in più. Bene, il signore non aveva posto, ma il figlio Wulff
stava aprendo un campeggio con piazzole e bungalow in località Koiimasis e ci poteva ospitare,
così ci siamo andati. Dai un’occhiata a cos’ha fatto - con le sue mani – questo tipo:
http://www.koiimasis.com guarda tutte le foto.
Ti racconto il fatto perché alla fine si è rivelato uno dei posti più belli della Namibia. All’epoca
Wulff stava ancora costruendo il tutto e non c’era nessuno attorno. Noi abbiamo dormito nello
Chalet Virosa (che allora non aveva nome), tutto fatto a mano da lui e dai suoi uomini. E’ lo stesso
tipo che usa il deltaplano per la proprietà, per cui immaginati lo spazio, le distanze. Il campeggio è
fuori di testa (all’epoca vuoto) per la distanza fra le piazzole. E fra i bungalow, che si vedono a
malapena a un km di distanza l’uno dall’altro in una valle strepitosa. Tutto spartano, ma
curatissimo. So bene che libertà non è uno spazio libero e libertà è partecipazione, ma la sensazione
di libertà appunto provata in quel luogo, dove la mattina esci da casa col pisello al vento, col cielo
blu e le rocce rosse, e ci sono solo springbock e (forse) leopardi attorno e nessun rompimaroni, non
l’ho mai più provata.
Consigliatissimo, soprattutto se puoi andarci con una persona cara.
Naturalmente ogni medaglia ha il suo rovescio, e il serbatoio lo abbiamo proprio rotto venendo via
da lì, perché le strade all’interno della proprietà non sono manutenute come le statali.
Il soggiorno alla Guest Farm Landsberg è stato culturalmente interessante per vedere la vita di
fattoria, ma ancora una volta troppo lungo. Il padrone di casa gentilissimo ci ha portato in giro per
tutta la proprietà, ricca di reperti archeologici, petroglifi e pittogrammi, spiegando parecchio sulla
vita locale e l’allevamento. Singolare il modo in cui valutano la redditività degli investimenti in un
paese desertico: in litri d’acqua consumati per dollaro ricavato. In questa scala l’agricoltura ha la
minor redditività, seguita da allevamento e – nuova scoperta – i turisti.
Sfortunatamente, il signor Wilfried Izko alleva agnelli karakul per farne pellicce di astrakan, e in
questo periodo politicamente corretto, la cosa non stuzzica: lui è molto orgoglioso di mostrarti le
bestie scuoiate, ma a noi non ha garbato più di tanto.
Per il resto, verso Sossuvlei, fermati al castello di Duwisib, interessante e non di più, ma in strada.
E poi Sossuvlei, il clou di ogni vacanza namibiana. Le famose dune di sabbia che vedi fotografate
sulla copertina di ogni catalogo della Namibia. Imperdibili. Cerca però assolutamente di dormire
vicino all’ingresso del parco. Noi abbiamo prenotato tardi e c’era posto solo a Solitarie (61km
dall’ingresso), un’ora di macchina. Il parco invece dà il suo meglio – soprattutto le famose dune –
all’alba ed al tramonto. Per quanto ci fossimo svegliati presto, siamo sempre arrivati troppo tardi, e
vedere il tramonto era impossibile se si voleva tornare per cena. Inoltre, l’ultimo tratto (4km) non è
accessibile alle macchine private e le escursioni si fanno a piedi sulla sabbia del deserto – no buono
nelle ore centrali del giorno – o solo in fuoristrada.
Anche se avete un fuoristrada vostro, nell’ultimo tratto non ci sono piste o strade, è guida sulla
sabbia pura, bisogna saperci andare o ci si pianta. Se non volete camminare, consiglio i fuoristrada
che fanno da navetta e di lasciare al parcheggio il vostro mezzo.
Risalendo a nord verso Walvis Bay, i passi di Gaub e Kuiseb sono belli, si attraversano per forza.
Walvis Bay o Walfish Bay è una località industriale, non interessante in sé, ma con una grande
laguna popolata da grandi numeri di fenicotteri. Sulla laguna, belle viste e buon cibo al ristorante
Raft.
Swakopmund è la località di villeggiatura per i bianchi di Windhoek, dall’aspetto di cittadina
tedesca, riceve più acqua del normale perché sull’estuario del fiume Swakop (a carattere periodico).
Tutta la costa namibiana è desertica perché la corrente del Benguela, proveniente dall’Antartide, fa
condensare le perturbazioni atlantiche: di fatto nessuna precipitazione raggiunge mai la costa. Solo
verso l’estremo nord del paese, quando l’effetto della corrente fredda svanisce, torna vegetazione a
riva.
A Swakopmund è adorabile per pernottare la Secret Garden Guest House, proprietari gentilissimi,
posto carinissimo. Vale la pena fare il giro per vedere le Welvitschie (piante fossili) ed il giro del
Moon Landscapes nel parco Namib Naukluft. Occorre un permesso per entrare al parco, si prende
all’ufficio del parco a Swakopmund. Il resto che suggerisce la guida, sono cagate. Vale forse la
pena il museo dei minerali, che peraltro è tristissimo.
Invece, quello che suggerisco senz’altro da Swakopmund è un’escursione allo Spitzkoppe (una
giornata intera). Mi era stato consigliato da un avvocato di Bologna e – snobbato dalla mia
organizzatrice di viaggi – è invece splendido. Si tratta di un’altura dove si trovano numerosi reperti
archeologici e interessanti pitture rupestri, il tutto con splendidi panorami naturali lungo il tragitto.
Va visto con una guida, o da soli non si trova niente. A Swakopmund ci sono diverse agenzie che
organizzano il tutto, il costo dipende da quanti siete. Per esempio noi siamo andati con la “Swakop
Tour Company” con sede presso The Old Jetty, tel e fax +264 64 404088, tel. casa +264 64 405128,
e-mail [email protected] .
E’ un tedescone con un Land Rover che aveva posto per 4 persone. Se fossimo stati solo in due
avremmo pagato lo stesso per quattro, ma c’era una coppi di turisti tedeschi ed è stato conveniente e
molto “personale”. Sconsiglierei i tour in “pullman”.
Ancora verso nord, ci siamo diretti verso la zona archeologica di Twyfelfontein, passando per la
colonia di foche di Cross Bay. Curiosa, ma non hai idea di quanto possano puzzare 80.000-100.000
foche, anche all’aria aperta. Alcuni italiani, con fuoristrada, si sono diretti da qui a nord lungo la
costa, la Skeleton Coast. Deserta, affascinante, disseminata di relitti per le correnti traditrici, chi
credeva di essersi salvato dal naufragio toccando terra si trovava una striscia di 100km di deserto
davanti. Pochissimi i sopravvissuti. Noi non l’abbiamo fatta, si poteva risalire la costa fino a Torra
Bay e di ,lì dirigersi verso Twyfelfontein, ma sì qui era meglio un fuoristrada.
La zona di Twyfelfontein ha parecchie cose interessanti (le canne d’organo, le incisioni rupestri), il
Twyfelfontein Country Lodge è un resort semilusso piacevole. Vicino al lodge c’è una pista
d’atterraggio in ghiaia. Da lì abbiamo fatto un volo con un aeroplanino per vedere la Skeleton Coast
dall’alto, visto che non ci eravamo andati in macchina. Molto bello, possibili avvistamenti di
elefanti dalle gambe lunghe, una razza adattatisi a questa zona dove vi sono alluvioni stagionali e le
gambe lunghe gli servono per stare alti sull’acqua, le poche volte che stagionalmente arriva.
Adesso è il momento di Etosha, il grande parco nazionale dove è possibile avvistare i grandi
animali africani. Nessun tour della Namibia è completo senza questo parco.
Tuttavia, una parola di avvertimento. Per me la Namibia merita soprattutto per i paesaggi, che ne
sono la chiave vincente. Avendo visto Sud Africa e Tanzania, l’aspetto faunistico della Namibia è
devo dire deludente. Non che non si vedano animali, ma sempre da lontano. Solo la parte est del
parco è aperta al pubblico e girando da soli si vede il giusto. Credo che la parte ovest sia aperta solo
per tour organizzati o chiusa del tutto, le cose stavano cambiando quando siamo andati noi.
Per vedere animali, alcuni consigli.
Dormire nel parco. Questo significa dormire in uno dei tre campi di Okaukuejo, Halali e Namutoni,
preferibilmente una notte in ciascuno di essi (2-3 giorni ci vogliono). Ed è indispensabile prenotare
nei parchi. Purtroppo ancora una volta abbiamo prenotato tardi e c’era posto solo ad Halali.
Abbiamo quindi dovuto dormire fuori da Okaukuejo e oltre Namutoni.
In Africa l’uccello del mattino prende il verme. Gli animali si avvistano la mattina presto (all’alba)
e la sera tardi (anche dopo il tramonto). Durante le ore calde, dormono, stanno nascosti sotto agli
alberi e si riposano. A mezzogiorno puoi girare quanto vuoi, ma se li vedi è solo culo. Dormire nel
parco è quindi fondamentale, se no ci metti un’ora solo per arrivare ed è già tardi.
Il regime di avvistamento che adottammo in Sud Africa, quando eravamo in un campo tendato con
le guide era il seguente. Sveglia all’alba (05.30 circa) piccola colazione e via prima del sorgere del
sole (tipicamente 06.00-06.30). Rientro al campo verso le 09.00-10.00, colazione. Riposo nelle ore
calde, snack leggero, piccolo giro semmai nel primo pomeriggio. Verso le 17.00 via di nuovo, con
rientro verso le 21.00 e cena (il sole tramonta verso le 18.00-18.30).
Questo sistema non è sempre praticabile quando sei nei campi governativi – tipo Etosha – dove i
cancelli del campo aprono alle 06.00 e chiudono alle 18.00, e bisogna essere di ritorno per
quell’ora. Ripeto, le cose e gli orari stavano cambiando nel 2001: vedi se c’è accesso alla parte
ovest del campo e, se vi interessa davvero vedere gli animali (che sono un’esperienza indescrivibile
se visti da vicino), per l’amore del cielo investite in una guida od un safari privato. Sono soldi che
non rimpiangerai mai.
Innanzitutto le guide sono in grado di vedere cose che tu non noteresti mai. La nostra beccò un
camaleonte di notte, su un albero!!! Non è solo questione di vista, è questione di sapere dove
guardare e cosa cercare. Loro dicono che non vedono tanto l’animale, ma “qualcosa di fuori posto”
e poi l’animale salta agli occhi. A noi è capitato in Sud Africa (nel parco di Hluhluwe Umfolozi
noto per i rinoceronti dove non avevamo guida) di imbatterci in un rinoceronte adulto polleggiato in
mezzo alla strada. Dopo avere atteso che se ne andasse, questo è entrato nella macchia a lato della
strada ed è diventato completamente invisibile. Ti parlo di un pachiderma che era nei cespugli a lato
della nostra macchina, e non si vedeva più. Lo notavamo solo perché sapevamo che c’era. Una
buona guida vale tanto oro quanto pesa. Non ranate su questo punto se vi interessa vedere gli
animali. D’altra parte, se per caso volete andare in Africa soprattutto per gli animali, allora andate
piuttosto in Sud Africa, Botswana o, meglio ancora, in Tanzania. Namibia = paesaggi.
Però, dato che siete qui, alcune altre cose. Qui un fuoristrada aiuta, perché la differenza di altezza –
anche solo di 50 cm – del posto di guida, fa tutta la differenza del mondo per vedere gli animali.
Ah, nota che io parlo dei cosiddetti Big Five (leone, elefante, rinocerenote, leopardo, bufalo) che
sono i punti salienti di ogni safari (il ghepardo c’è, ma non rientra fra i big five perché di taglia
piccola. E’ poi difficile da osservare). Giraffe, zebre e antilopi di tutti i tipi ne avrai piene la palle
presto tante ce ne sono. Nota fra parentesi che in Africa nessuno chiama antilopi le antilopi, che
sono soltanto un nome generico buono per noi europei dato che le nostre lingue non sanno come
descriverli. Lì sentirai parlare di impala, kudu, springbock, gemsbock (che è il nome afrikaans
dell’orice).
Se non avete il fuoristrada, una guida o un ranger li avranno. Il punto però, per avere soddisfazione,
è arrivare vicino agli animali. Questo è difficile senza guida o in un parco governativo, dove non è
consentito lasciare le piste ufficiali, se non autorizzati.
Gli etologi sostengono che gli animali riconoscono tre “zone” di allerta attorno a loro, in base alla
distanza dell’oggetto osservato. Una prima zona di “disinteresse”, quando l’animale vede l’oggetto
ma lo considera troppo lontano per essere una preda od un pericolo. Una seconda zona di
“consapevolezza” nella quale l’animale incomincia a seguire attivamente con le orecchie e gli occhi
il movimento dell’intruso, ed è interessato a quello che questi fa. Infine, una zona di “decisione”
nella quale l’animale decide se attaccare o fuggire. Naturalmente la decisione dipende dal fatto che
l’animale sia preda o predatore. L’uomo non viene riconosciuto come possibile preda da nessun
animale africano (a parte i coccodrilli). Però se l’animale viene sorpreso nella zona di decisione o ci
si imbatte casualmente in esso, è possibile che si scateni una reazione di difesa. Per questo è
assolutamente vietato scendere dai veicoli.
La parte interessante di tutto questo discorso è che gli umani a bordo di autoveicoli suscitano totale
indifferenza nei predatori. E’ come se – a bordo di un veicolo – ci si muovesse all’interno di una
“bolla mobile” di zona di disinteresse. Questo consente di arrivare vicinissimi ai leoni per esempio,
anche con vetture scoperte, mentre questi sbadigliano bellamente. In Tanzania, nel Serengeti, in due
occasioni coppie di leoni si sono accoppiati con totale indifferenza di fronte a noi.
Insomma il succo è: vale la pena di trovarsi una guida, fare un piccolo safari privato (anche di un
giorno) e l’investimento si ripaga. Ma se vi piacciono molto gli animali e volete farne la meta
principale del viaggio, cambiate destinazione.
All’uscita di Etosha, è molto bello, se non lussuoso, il Mushara Lodge per pernottare. Il nostro
programma prevedeva poi il lago Otjikoto e il meteorite nella fattoria Hoba vicono a Grootfontein,
più che altro riempitivi per raggiungere il Waterberg Plateau park. Quest’ultimo è meritevole di
visita, se non altro per essere la prima zona con un po’ d’acqua vista in tutto il paese. E’ bello e
piacevole il Bernabé de la Bat Rest Camp.
Sulla via del ritorno per Windhoek, c’è un interessante mercato ad Okahandia. Te lo dico io che non
sopporto i mercatini. Vale la pena fermarsi.
MORALE
La Namibia è bellissima e sarà un viaggio splendido. I panorami sono mozzafiato se anche per te
l’importante è viaggiare più che arrivare, e se le distanze da coprire in macchina non vi spaventano
e guidate con normale prudenza.
Fish River Canyon, Kolmanskop/Lüderitz , Koiimasis, Sossuvlei, Swakopmund, Spitzkoppe,
Etosha, Twyfelfontein e Waterberg Plateau sono i posti da vedere. I panorami lungo la strada
valgono comunque il viaggio e la fatica.
Credo sia tutto. La Namibia è per certi aspetti un paese strano, poco “africano”, cioè non è l’Africa
che ti immagini. Tutto sommato è anche facile da girare con un po’ di spirito di adattamento (ma si
può fare anche la versione lussuosa volendo).
Portati un cellulare e starete più tranquilli. Valuta le agenzie che ti ho suggerito e sfruttale per
identificare altri itinerari.