Untitled - Le Inaffondabili

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Untitled - Le Inaffondabili
Scoprendo l'ETAP 28s al pontile di Colijnsplaat
(Olanda) si è subito colpiti dal suo aspetto audace e
sopratutto dall'imponente bordo franco.
Il nuovo 28 piedi ha persino il bordo franco un
briciolo più alto del fratello maggiore Etap 32s, di
cui vediamo un esemplare ormeggiato proprio di
fianco. Sebbene sia un metro più corto!
Bisogna dire che Bertone, che aveva già firmato il
46DS, ha realizzato di nuovo un lavoro notevole,
disegnando delle linee la cui fluidità - guardate
questa sorprendente tuga «a fischietto» «digerisce» a meraviglia un volume notevole.
Non c'è dubbio, il cantiere Belga ha tratto molto
profitto a lavorare col famoso stilista italiano, più
conosciuto per le sue Alfa Romeo e Citroen.
E, d'altra parte, l'Etap 28s è una delle rarissime
barche di serie che fruisca della griffe di un
designer. Di fianco al 32s, il 28s si distingue pure
per il suo dritto di prua pressocchè verticale - è più
moderno, e ci guadagnano le medie orarie
raggiungibili.
Tuttavia si potrebbe pensare che un bordo franco
così alto (1,15 m al livello dell'albero, 1,30 m alla
prua), e il « fardage » che ne deriva, potrebbero
essere un elemento negativo sotto vela. E' proprio
quello che vogliamo vedere. E' vero, siamo in uno
specchio d'acqua particolare, chiuso dalla diga
dell'Oosterschelde. Ma il vento soffia a circa 20
nodi e si è formata risacca e onda corta. Prima di
lasciare gli ormeggi, gettiamo un colpo d'occhio
sulla coperta. L'attrezzatura è completa, di ottima
qualità e di buona fattura. Si nota in particolare la
presenza del vang rigido - di fornitura standard cosa poco frequente su una barca non grande.
Ma la barra di scotta (trasto),
come pure i due grossi winch
Lewmar 30 a due velocità, non
fanno parte delle forniture
standard. Come pure il rivestimento in Marinedeck 2000 (antisdrucciolo in sughero che sembra
teck ma è meglio), che è posato in
pozzetto e sui paramare dietro i
sedili, invece che la solita finitura
zigrinata stampata nel gelcoat.
Invece l'antisdrucciolo efficace
TBS che ricopre i passavanti e il
triangolo di prua è standard.
Una attrezzatura
senza paterazzo
In ogni caso, cosa non comune su
una barca voluminosa, ci si sposta
con grande facilità. Il triangolo di
prua è completamente sgombro
grazie alla tuga non allungata, i
passavanti di 46 cm sono più che
larghi, e solo le sartie basse
intralciano la circolazione. In
realtà le lande sono fissate
all'esterno, a fiancata. A proposito
dell'attrezzatura, notate che quella
dell'Etap 28s, della Seldén
svedese, è chiamata «Bergström»,
ossia è senza paterazzo, in quanto
la tensione delle sartie si scarica
non solamente sulle lande ma
anche sull'albero stesso mediante
sartie basse inverse che uniscono
le estremità delle crocette al piede
d'albero, incrociando le sartie
basse.
Dopo un bordo al largo che ci ha
condotti a più di 7 nodi fino al
passaggio del ponte di Zelanda,
che si apre ogni mezz'ora, e prima
di attraversarlo, nell'attesa che si
apra facciamo un paio di bordi di
bolina. Sorpresa! Con vento
stabile di 18 nodi, teniamo a riva
tutta la tela, senza problema. E'
vero che questo primo esemplare
ha come vela di prua il piccolo
fiocco autovirante che viene
fornito come standard, e non il
genoa che viene proposto quale
opzione, che sarà più adatto ai
venti deboli. Il fatto è che con il
suo grande baglio al galleggiamento e il rapporto di zavorra
del 33%, l'Etap esibisce un
comportamento veramente sano
nonostante il bordo franco alto.
La barra è « parlante » e la barca
appena ardente. In sintesi: una
barca divertente e facile da
timonare, tutto quello che ci vuole
per fare una buona barca da
crociera. Il progettista tedesco
Marc-Olivier von Ahlen ha saputo
rispondere « con brio » a un
capitolato un po' troppo esigente.
Dal ponte verso la chiusa che dà
accesso alla Veerse Meer,
delizioso specchio d'acqua che si
trova sotto il livello del mare
(vedere il quadro intitolato
«destinazione»), facciamo un
bordo di bolina larga, sempre a
più di 7 nodi (notate che avevamo
montato sulla nostra barca in
prova un'elica tripala ripiegabile).
Poi siamo rimontati bordeggiando
lungo un canale molto stretto.
Questa è stata l'occasione di
apprezzare, naturalmente, il fiocco
autovirante, ma anche la sorprendente capacità di questa barca a
stringere il vento. Incluso lo
scarroccio, l'Etap 28s filava a 6
nodi a 45° dal vento, e a 5 nodi a
40° dal vento! Nel canale della
Manica o nell'Atlantico, si
conoscono bene le chiuse che
separano il mare dai porti, o
qualunque altro specchio d'acqua
chiuso. Qui si imboccò una chiusa
per discendere, e ci si ritrova
in piena campagna, a
navigare su una distesa
d'acqua vasta e bucolica che
evoca un grande estuario, ma
senza marea: la Veerse Meer,
in fondo alla quale, non lontano
dalla grande diga che la separa
dal mare del Nord, è incastonato
Veere, un piccolo villaggio
pittoresco - la destinazione di
oggi. Fondata nel 1293, Veere fu
una città fiorente. Oggi questo
antico porto di pesca è dedicato al
diporto e, più generalmente, al
turismo di alto rango.
Prima di arrivarci, s'incontra una
serie d'isolette. Quella di
Spiering Plaat, col suo piccolo
pontile di legno, sarà perfetta per
una sosta, e per organizzare una
sequenza di riprese fotografiche.
Issiamo lo spi asimmetrico. Con
quei 20 nodi di vento stabile,
L'Etap 28s è sempre facile da
condurre. Si puo' persino orzare
un po' per avvicinarsi all'obiettivo, senza temere di straorzare. Aldilà di Spiering Plaat,
la Veerse Meer s'incurva a
destra. Su un bordo di bolina
larga, con vento stavolta assai
instabile sia in direzione che
intensità (ci troviamo con mure a
sinistra sottovento alla foresta)
l'Etap si rivela decisamente vivo
e tollerante allo stesso tempo.
Abbiamo sempre tutta la tela a
riva, ed è un vero grande piacere
passare da una raffica a quella
successiva lavorando sulla scotta
della randa. Col trasto sullo
specchio di poppa, il timoniere
deve incrociare le mani, il che
non dà troppo fastidio dato che si
dispone di un paranco Rutgerson
a sei trefoli, ben demoltiplicato.
Anche la posizione, sia seduti
sulla panca, sia al richiamo,
seduti sui paramare ricoperti, è
assai confortevole. Notere che la
scelta di una attrezzatura «Berg-ström» ha permesso di disegnare
presenza di paterazzo, con cui
avrebbe interferito.
Un bagno di lusso !
Ecco che l'Etap viene ormeggiata
nel paesaggio medioevale di
Veere. Vediamo cosa Bertone ha
immaginato per l'arredamento.
Come all'esterno, è evidente la
parentela con la barca ammiraglia del cantiere, l'Etap 46DS.
Gli interni sono moderni e chiari
(grazie al grande oblò zenitale
davanti alla tuga) ma anche
veramente caldi e raffinati,
insomma, di gran buon gusto. I
mobili in noce chiaro e la bella
cuscineria del quadrato, tipo
Alcantara in due colori (rosso
vivo a dritta e bruno rossastro a
sinistra), s'associano a meraviglia al controstampato chiaro. Gli
oblò tutti apribili, ellittici ai due
lati della tuga, apportano un
tocco d'originalità. C'è volume e
c'è altezza notevole sotto baglio,
come del resto il bordo franco
lasciava prevedere - non meno di
1,93 m nel quadrato!
Nella
cabina di poppa il letto matrimoniale è disposto per madiere:
misura m 2 per 1,40. Davanti, il
letto bretone è corto e di fatto si
prolunga sulla parte anteriore del
divano a «U»: questo permette
di alloggiare comodamente fino a
tre persone nella « stanza prin-
cerate le cui dimensioni, fatto
eccezionale, corrispondono al
numero di persone massimo
previsto a bordo. Peccato che
questo sia un po' a detrimento
della dimensione del tavolo da
carteggio. Sottolineiamo infine
che l'aerazione è molto curata
in tutta la barca, il che, pure, è
assai raro.
Inaffondabile, ben
isolata, assai rigida
Per il ritorno a Colijnsplaat, il
tempo si è coperto e il vento si
è stabilizzato a 25 nodi. I due
regatanti a bordo sono ben
decisi a vedere cosa l'Etap
vale, e ce la mettono tutta.
Ancora con tutta la tela a riva
nella Veerse Meer, uno alla
barra e uno alla scotta della
randa. Al traverso, in fil di
ruota con le vele a farfalla, di
nuovo al traverso, l'Etap è
sempre a suo agio. Ci succede
solo di straorzare una o due
volte mentre ci avviciniamo
alle chiuse, quando il vento
sale a 30 nodi e succede che un
bozzello per la presa rapida di
terzaroli perde il suo asse e la
borosa dell'avvolgifiocco si
incattiva
all'interno
del
tamburo ed è impossibile
liberarla
con
i
mezzi
disponibili a bordo. Quindi
ritorniamo al gran largo verso
il ponte di Zelanda sotto randa
sola con due mani di terzaroli.
Il vento sale a 35 nodi, i
piovaschi si susseguono, si
forma l'onda corta e dura, e
l'Etap si gode dei bei surf a più
di 10 nodi. Senza rollio,
nonostante il bordo franco.
Una ultima prova finirà di
rassicurarci
completamente
sulle qualità marine dell'Etap
28s. Si tratta di mantenersi
sopravvento al ponte apribile il
tempo necessario a lasciar
passare il traffico automobilistico a ponte chiuso.
Sempre con randa sola, con
due mani di terzaroli, e mare
formato!
Bene:
nessun
problema: tiriamo dei bordi a 3
nodi, a circa 60° dal vento,
incluso lo scarroccio. Con un
mare e con vento ancora più
forti, probabilmente la barca
sarebbe un po' disturbata dal
suo « fardage » : ma è difficile
d'immaginare una barca più
marina e più veloce che possa
offrire
anche
altrettanto
confort.
una randa potente, con la penna -cipale». Notare il generoso Bisogna infine parlare della
arrotondata estesa verso poppa, volume del locale bagno dove si finitura, superba da tutti i punti
che non sarebbe stata possibile in dispone di una zona appendi---- di vista, e la costruzione di alta
.
gamma. Come tutti gli Etap, il 28s
è a due scafi uno interno all'altro,
con la schiuma poliuretanica
iniettata fra lo scafo interno e
quello esterno.
Oltre
all'inaffondabilità, questo metodo
assicura ottimo isolamento termico
(e acustico) - e quindi l'assenza di
condensa a bordo. Lo scafo in
monopezzo stratificato è strutturato
con solidi madieri, pure stratificati.
La coperta, coi bordi incurvati
verso il basso, viene inserita dentro
nello scafo e viene stratificata e
imbullonata all'interno dello scafo
stesso. Veramente la rigidità è
massima, con la schiuma iniettata,