Governance delle reti in sei Paesi del Mediterraneo
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Governance delle reti in sei Paesi del Mediterraneo
Governance delle reti in sei Paesi del Mediterraneo Egitto 195 Governance delle reti in sei Paesi del Mediterraneo EGITTO Governance delle reti in sei Paesi del Mediterraneo* INDICE Egitto........................................................................................................................ 5 1 Quadro introduttivo ....................................................................................... 5 2 Telecomunicazioni ....................................................................................... 13 3 Energia .......................................................................................................... 17 4 Trasporti ......................................................................................................... 25 * A cura di ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale 1 QUADRO INTRODUTTIVO Situazione politica Il presidente egiziano Hosni Mubarak nel corso degli ultimi anni ha fatto del mantenimento dell’ordine e della sicurezza interni il suo obiettivo primario. Parallelamente, sotto la crescente pressione interna e internazionale per l’avvio di un corso politico più liberale ha cercato di dar vita a embrionali tentativi di riformare il proprio regime. Nel febbraio del 2005 Mubarak annunciò che entro la fine dell’anno si sarebbero svolte le prime elezioni presidenziali con una pluralità di candidati. Le elezioni si tennero il 7 settembre e videro una netta vittoria del presidente in carica con l’88,6% dei voti, contro il modesto 7,3% di Ayman Nour – unico candidato con credenziali democratiche – e il 2,8 di Numan Gomaa – del New Wafd Party. A dispetto dei proclami ufficiali, la partecipazione al voto fu preclusa a venti dei trenta candidati che avevano presentato regolare domanda alla Commissione elettorale incarica di vagliare le candidature. Tra gli esclusi spicca il nome autorevole di Taalat Sadat, nipote dell’ex presidente Anwar Sadat. Inoltre, non è stata consentita la partecipazione ad alcun candidato dell’influente gruppo islamico dichiarato fuorilegge dei Fratelli musulmani. Le elezioni, alle quali non sono stati ammessi osservatori internazionali, hanno visto un’affluenza molto bassa – pari al 22,9% secondo le fonti ufficiali – e sono state viziate da una serie di irregolarità. Le elezioni parlamentari, tenutesi nei mesi conclusivi, del 2005 hanno visto com’era ampiamente prevedibile la riconferma del National Democratic Party (NDP) di Mubarak con il 70% dei seggi (contro l’87% della elezioni precedenti). Tuttavia il dato più significativo è stato quello della sostanziale vittoria del movimento di matrice islamica dei Fratelli musulmani, che con il 20% dei seggi è divenuto la più grande forza di opposizione in seno all’Assemblea del Popolo egiziana. Il modo in cui i Fratelli musulmani incasseranno questo successo costituisce un interrogativo fondamentale per la definizione del futuro quadro politico egiziano. E’ assai probabile che il proposito iniziale del movimento sia quello di conseguire ufficialmente lo status di partito politico. Se ciò accadesse entro il settembre del 2006 i Fratelli musulmani otterrebbero il diritto di presentare un candidato alle prossime elezioni presidenziali (previste per il 2011) e sarebbero posti nelle condizioni di proporre un numero maggiore di candidati per le elezioni parlamentari, tentando di accresce la propria influenza attraverso canali democratici. Il presidente Mubarak, che è costretto a fare i conti anche con le emergenti divisioni interne al suo schieramento, pare intenzionato a negare ai Fratelli musulmani il riconoscimento dello status di partito a cui ambiscono, e intanto, temendo un loro ulteriore successo elettorale ha deciso di posticipare di due anni le consultazioni per l’elezione dei Consigli locali. 5 Per ciò che concerne le relazioni con i paesi della regione, l’Egitto continua a svolgere un ruolo di primo piano nel quadro della ricerca di una soluzione pacifica al conflitto tra israeliani e palestinesi. Nel corso degli ultimi anni le relazioni tra i Egitto e Israele sono migliorate e hanno visto un coordinamento in merito al ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza e un consolidamento dei legami economici. Il quadro di rapporti tra i due paesi è stato tuttavia assai complicato dalla vittoria di Hamas alle elezioni legislative palestinesi del gennaio scorso. Situazione economica Nel corso del 2005 l’economia egiziana ha registrato buone performances economiche. L’anno finanziario 2004/2005 si è chiuso con un incremento del PIL reale pari al 4,9% (in miglioramento rispetto alla crescita del 4,2% riscontrata l’anno precedente). In un clima di rinnovato ottimismo degli operatori economici e finanziari si è assistito ad un robusto apprezzamento del cambio e al consistente incremento delle riserve ufficiali. Il mercato azionario ha beneficiato di tale trend con un incremento del valore dei principali 30 titoli quotati pari all’88%. L’Egitto ha accresciuto il proprio livello di competitività internazionale e ha chiuso l’anno fiscale 2004/2005 con un avanzo delle partire correnti pari a 3,5 miliardi di dollari (contro i 2,5 dell’esercizio 2003/2004). Anche la bilancia commerciale ha fatto registrare un segno positivo grazie ad un incremento delle esportazioni (spinto anzitutto dall’aumento delle esportazioni petrolifere) pari al 32% a fronte di una crescita delle importazioni attestatasi al 28%. Diverse sono le incognite che concernono il futuro andamento dell’economia egiziana. Vanno in primo luogo valutate le eventuali ripercussioni dell’attentato terroristico di Dahab (24 aprile 2006) – che segue quello dello scorso anno a Sharm el-Sheikh (23 luglio) – sul flusso turistico, che continua a rappresentare la primaria fonte valutaria del paese e una fondamentale opportunità occupazionale per gli egiziani. L’elevato debito pubblico, che ammonta a circa il 65% del PIL, insieme ad un ingente fabbisogno pubblico (pari al 7% del PIL l’anno) continuano a costituire un ostacolo alla crescita dell’economia ed in particolare all’aumento dei necessari investimenti strutturali. Un ultimo problema è costituito dall’andamento dei prezzi che, seppur in miglioramento rispetto alla conclusione del 2005 (quando si registrava 6 un’inflazione superiore al 10%) continua a far rilevare livelli elevati e che secondo le previsioni dovrebbe attestarsi intorno all’8% nel 2006. I principali partner commerciali dell’Egitto sono Stati Uniti, Germania, Italia, Francia, Olanda, Regno Unito e Arabia Saudita. Gli Stati Uniti sono il primo paese esportatore verso l’Egitto (con una quota di mercato pari al 13,5%), seguiti da Germania e Italia (con il 7,3% ciascuna). L’Italia è il principale importatore di prodotti egiziani rappresentando il punto di approdo di quasi il 15% delle esportazioni egiziane. Nel 2004 l’interscambio tra Italia ed Egitto è cresciuto del 20% rispetto al 2003, attestandosi sui 2,6 miliardi di euro. La prima componente del paniere delle esportazioni italiane in Egitto (con oltre il 50%) è rappresentata dai macchinari, le importazioni riguardano soprattutto prodotti energetici, ma anche, e in misura crescente, prodotti finiti. Per quanto riguarda il livello degli Ide (investimenti esteri diretti) la classifica dei principali investitori è guidata da Regno Unito, Spagna, Germania, Francia e Italia (con un ammontare complessivo superiore al 70%), seguiti da Stati Uniti e paesi del Golfo. Gli investimenti italiani sono particolarmente significativi nel campo degli idrocarburi e del cemento, ma stanno subendo un processo di diversificazione che va a interessare i settori dell’industria manifatturiera, dell’agricoltura e dell’agroalimentare, dei servizi, dell’edilizia e del turismo. Tabella 1 – Interscambio complessivo (valori in mld US$, dati FMI) IMPORTAZIONI ESPORTAZIONI TOTALE SALDO 2001 2002 2003 18.006 5.956 23.962 -12.050 17.011 6.726 23.737 -10.285 18.132 7.899 26.031 -10.233 7 Variaz. % 2003/2002 + 6,59 + 17,44 + 9,66 - 0,51 2004 22.991 10.701 33.692 -12.290 Variaz. % 2004/2003 +26,80 +35,47 +29,43 +20,10 Tabella 2 – Principali fornitori del mercato egiziano (dati FMI) 2004 PAESE 2003 2002 Quota di mercato Quota di mercato Quota di mercato USA Germania ITALIA Francia Cina Regno Unito Arabia Saudita Spagna Giappone Paesi Bassi 13,50 % 7,32 % 7,30 % 6,25 % 5,94 % 4,99 % 4,58 % 3,58 % 3,32 % 2,30 % 14,67 % 8,00 % 7,50 % 7,10 % 5,17 % 4,17 % 4,39 % 2,25 % 4,03 % 2,22 % 16,85 % 7,79 % 6,69 % 6,50 % 5,01 % 4,10 % 3,86 % 1,83 % 2,99 % 2,28 % Tabella 3 - Principali destinatari delle esportazioni egiziane (dati FMI) 2004 2003 2002 PAESE Quota sul totale Quota sul totale Quota sul totale ITALIA 14,85 % 14,16 % 15,69 % USA 13,44 % 15,43 % 21,06 % Regno Unito 8,39 % 9,16 % 9,64 % Germania 5,68 % 5,39 % 3,86 % Spagna 5,22 % 4,39 % 3,61 % Francia 4,71 % 5,31 % 4,51 % Paesi Bassi 3,80 % 3,35 % 3,56 % Giordania 2,81 % 1,49 % 1,13 % Tabella 4 – Interscambio complessivo Italia-Egitto (valore Euro, fonte ISTAT) 2001 2002 2003 1.201.203.907 Var. % 03/02 - 0,12 Esportazioni italiane 1.491.821.792 1.202.680.623 Importazioni italiane 1.086.837.705 Totale interscambio Saldo per l’Italia 1.351.634.366 1.126.360.455 995.040.548 - 11,66 1.279.187.540 + 12.52 + 28.55 2.578.659.497 2.329.041.078 2.196.244.455 - 5,70 2.630.821.906 + 19.78 +404.984.087 +76.320.168 +208.125.036 +172,70 +72.446.826 -65.20 Fonte: ICE 8 2004 Var. % 04/03 Tabella 5 – Investimenti per paese (valori in milioni di euro) Fonte: ECORYS-NEI Macro & Sector Policies, Evaluation à mi-parcours du programme MEDA II, Rapport final, juillet 2005 Rapporti tra Unione Europea ed Egitto Il primo giugno del 2004 è entrato in vigore l’Accordo di associazione firmato da Egitto e Ue il 25 giugno 2001. Il testo dell’Accordo definisce le linee guida di un percorso teso ad approdare al libero scambio per i prodotti industriali. L’accordo opera infatti una duplice distinzione, prevedendo un disciplina differenziata tra prodotti industriali e agricoli e tra prodotti egiziani e prodotti europei. I prodotti industriali diretti dall’Egitto in Europa sono esentati da ogni forma di restrizione alle importazioni sin all’entrata in vigore dell’Accordo; quelli che compiono il percorso contrario sono oggetto di un processo di riduzione dei dazi e delle restrizioni che si svilupperà per fasi. La prima, tuttora in corso, vede un ridimensionamento del 25% dei dazi su materie prime e apparecchiature industriali. L’Egitto dispone comunque della facoltà di ripristinare o incrementare i dazi limitatamente a quei settori della cosiddetta industria nascente o in corso di ristrutturazione che siano minacciati dalla concorrenza dei prodotti esteri. Anche per alcuni prodotti agricoli egiziani diretti in Europa vale l’immediata rimozione dei dazi e la progressiva eliminazione delle restrizioni. Per quelli europei che muovono verso l’Egitto, è prevista una riduzione che varia dal 25% 9 al 100% a seconda dell’articolo. MEDA – L’Egitto partecipa a diversi progetti in materia di reti materiali e immateriali finanziati dal programma MEDA. Energia – Nell’ambito del programma regionale MEDA in materia di energia l’Egitto partecipa ai seguenti programmi iniziati nel 2001/2002: Legal and institutional energy frameworks; Support for the ad hoc groups of the Euro-Mediterranean Energy Forum; Application of thermal solar energy in the Mediterranean basin; Energy and urban environment in the Mediterranean Partners; Reform of the companies in the energy sector; Mediterranean Energy Policy Training Network; Trasporti – L’Egitto è parte del progetto di navigazione satellitare euromediterranea GALILEO il cui Ufficio di cooperazione è stato istituito presso la sede del ministero dell’Aviazione civile del Cairo. L’Egitto è inoltre coinvolto nel progetto finalizzato alla creazione di assi transnazionali di trasporto tra i paesi dell’Ue e il Vicinato posto in essere da un High Level Group nominato dalla Commissione europea e presieduto dall’ex vice-presidente della medesima Loyola de Palacio. Tra i cinque assi principali individuati due interessano l’Egitto. Il primo, denominato South Eastern Axis, coinvolge il paese direttamente dal momento che prevede la creazione di una rete dei trasporti che congiunga l’Unione Europea al Caucaso, al Caspio, all’Egitto e al Mar Rosso, passando per i Balcani e la Turchia. Il progetto dovrebbe poi essere esteso in direzione della Russia, dell’Iran, dell’Iraq e di altri paesi del Golfo. L’Egitto fungerebbe da punto di transito per proseguire poi l’opera verso sud coinvolgendo altri paesi africani. Il Cairo diverrebbe parte delle linea di connessione multimodale Ankara – Mersina – Siria – Giordania – Suez – Alessandria – East Port Said. Una seconda linea di connessione multimodale congiungerebbe Damietta al Cairo. Il secondo asse, denominato South Western Axis, riguarda indirettamente e in un’ottica di lungo periodo l’Egitto. Il progetto infatti è concepito per collegare l’Ue sud-occidentale, su un versante, alla Svizzera e, sull’altro, al Marocco per poi creare un collegamento trans-magrebino tra lo stesso Marocco, l’Algeria e la Tunisia. L’Egitto verrebbe coinvolto da un’estensione di tale linea di connessione solamente in una fase successiva. 10 Tabella 6 Fonte: ECORYS-NEI Macro & Sector Policies, Evaluation à mi-parcours du programme MEDA II, Rapport final, juillet 2005 11 Grafico 1 12 2 TELECOMUNICAZIONI Il processo di liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni egiziano ha preso formalmente avvio nel 1991 con la definizione dell’Economic Reform Program. Nel 1998 il governo egiziano ha intrapreso il cammino in direzione di un’effettiva liberalizzazione del settore con la trasformazione di Telecom Egypt in una società per azioni controllata dallo stato e con l’istituzione – in attuazione della legge 19/1998 e del decreto presidenziale 10/1998 – di un’Authority di regolamentazione indipendente denominata Telecommunication Regulatory Authority (TRA). Nel corso dello stesso anno la TRA, al fine di favorire il processo di liberalizzazione e di creare i presupposti per il consolidamento degli strumenti della concorrenza, ha concesso due licenze per la telefonia mobile. Nel 1999 è stato creato il Ministry of Telecommunication and Information Technology con il mandato di sviluppare e implementare una strategia completa per il settore dell’ICT (Information Communication Technology) e con gli obiettivi strategici di accrescere la diffusione delle tecnologie informatiche e delle comunicazioni all’interno della società egiziana e di trasformare l’Egitto in un hub regionale dell’ICT. Una tappa fondamentale del processo in questione è stata segnata dall’approvazione della Telecom Law del 2003 (legge 10/2003; (http://www.ntra.gov.eg/english/ DPages_DPagesDetails.asp?ID=238&Menu=1; sintesi del testo in inglese) che ha ulteriormente consolidato l’indipendenza ed esteso le prerogative della TRA, contestualmente ribattezzata National Telecommunication Regulatory Authority, e ha stabilito un preciso calendario per la liberalizzazione del servizi basilari di telefonia fissa. Sempre nel corso del 2003 l’Egitto è entrato a far parte dell’Accordo denominato “Wto IT” che prevede la rimozione delle tariffe speciali e delle imposizioni fiscali sulle importazioni concernenti il settore dell’Information Technology entro la scadenza del gennaio 2005. Tra il 1981 e il 2005 il numero di utenti delle linee fisse è balzato da 510.000 a 10,2 milioni, portando il tasso di penetrazione relativo a questo servizio al 14%. Secondo quanto stabilito dalla Telecom Law del 2003, con la conclusione del 2005 Telecom Egypt cessa di detenere la titolarità esclusiva per la fornitura dei servizi di telefonia fissa e il monopolio delle strutture dei centri di transito internazionale delle telecomunicazioni. Ne consegue che, a partire dall’inizio del 2006, la fornitura dei servizi di linea fissa è stata formalmente aperta a nuovi potenziali operatori; la NTRA ha pianificato di pubblicare, nei prossimi mesi, un bando per l’assegnazione di due licenze. 13 Intanto il 14 dicembre del 2005 ha avuto luogo la privatizzazione del 20% di Telecom Egypt, con un 10% ceduto mediante IPO (Initial Public Offering), collocando cioè azioni sul mercato, e un altro 10% attraverso la vendita a investitori istituzionali e di alto profilo. Entrambe i collocamenti hanno visto un marcato successo registrando una domanda decisamente superiore all’offerta e il coinvolgimento di investitori esteri. Il settore della telefonia mobile registra un significativo avanzamento nel processo di liberalizzazione. Il primo operatore, controllato da Telecom Egypt, attivò i propri servizi nel 1996. Nel maggio del 1998 fu rilevato da un consorzio denominato MobiNil e costituito da Orascom Telecom, Al Ahram (controllata dall’americana Motorola), Systel (controllata dalla francese Alcatel) e Raouf Abdel-Messih. Nel novembre dello stesso anno la TRA ha concesso una seconda licenza al consorzio Vodafone Egypt composto da Vodafone (UK), AirTouch (USA), Mobile Systems International (UK), CGSAT (Francia), dalla società locale Alkan Group, dalla banca controllata dal governo egiziano Banque du Caire e dalla società di investimenti EFG-Hermes. MobiNil, che iniziò ad operare con gli 83.500 clienti ereditati dalla Telecom Egypt, oggi conta circa 7 milioni di utenti. Vodafone Egypt fornisce il proprio servizio a circa 6,5 milioni di clienti. Complessivamente il tasso di penetrazione della telefonia mobile si attesta intorno al 17,5%, per un totale circa 13,5 milioni di utenti. Secondo le previsioni della NTRA la teledensità per la telefonia mobile dovrebbe raggiungere quota 20% entro il 2008-2009. In un mercato dalle grandi potenzialità espansive la NTRA ha lanciato una gara d’appalto per la concessione di una terza licenza per la telefonia mobile che prevedeva il 4 maggio come termine ultimo per la presentazione delle offerte. Anche Telecom Italia ha partecipato alla gara presentanto un’offerta in partnership con Telecom Egypt. Il processo di valutazione delle offerte dovrebbe concludersi nel mese di giugno. La diffusione dei servizi Internet è stata limitata dagli elevati costi, dall’insufficiente grado di conoscenza degli strumenti informatici e dall’inadeguatezza delle infrastrutture. Ciononostante nel corso degli ultimi anni si è assistito ad un vero e proprio boom di Internet. Nell’agosto del 2005 si registravano 5 milioni di utenti, con un decisivo incremento rispetto ai 535.000 del 2000. Nel gennaio del 2002 è stato lanciato il servizio Internet gratuito che consente agli utenti di accedere alla rete pagando solamente il costo di una chiamata nazionale a fronte degli onerosi canoni di abbonamento fino ad allora vigenti. Il mercato della fornitura dei servizi Internet è frazionato tra una serie di providers che utilizzano la rete controllata da Telecom Egypt devolvendo alla compagnia nazionale il 30% dell’ammontare totale dei ricavi. 14 La National Telecommunications Regulatory Authority (NTRA) La legge 19/1998 e il decreto presidenziale 10/1998 istituivano la Telecommunication Regulatory Authority (TRA). Con l’approvazione della legge 10/2003 la TRA viene sostituita dalla National Telecommunication Regulatory Authority (NTRA), che assume il mandato di: • amministrare il settore delle telecomunicazioni; • vigilare sulla trasparenza e sulla concorrenza; • garantire l’erogazione dei servizi universali e la tutela dei diritti degli utenti. La NTRA si propone, tra l’altro, di: • favorire l’integrazione delle tecnologie più innovative; • incoraggiare gli investimenti nazionali e internazionali telecomunicazioni, nel quadro della libera concorrenza; • garantire che i servizi delle telecomunicazioni giungano in tutte le aree dell’Egitto; • assicurare un uso ottimale delle frequenze; • verificare la compatibilità tra le leggi e i regolamenti statali e quanto stabilito dagli accordi internazionali; • valutare l’efficienza tecnica ed economica dei programmi posti in essere per tutti i servizi delle telecomunicazioni. nelle I compiti principali della NTRA sono: • definire dettagliate politiche di regolazione del settore in sintonia con la politica nazionale per le telecomunicazioni; • assicurare la fornitura di servizi di elevata qualità a tutti i cittadini e a costi sostenibili; • completare il processo telecomunicazioni; • definire chiare regole per la tutela dei consumatori; • approntare un piano per la concessione delle licenze che consenta di dar vita ad un settore i cui attori principali operino sulla base della trasparenza e dell’efficienza, stimolando la crescita economica; • definire un piano nazionale per l’assegnazione dei numeri; • concepire e implementare politiche che proibiscano il ricorso a pratiche anticoncorrenziali quali l’abuso della posizione dominante, la cross-subsidization, il rifiuto di offrire infrastrutture essenziali, il vertical price squeezing, il di liberalizzazione 15 del settore delle dumping, il predatory pricing, l’abuso delle informazioni e gli accordi restrittivi; • porre in essere un quadro favorevole alla liberalizzazione del mercato, in cui la libera competizione e l’attività di investimento possano avere luogo sulla base del principio di non discriminazione; • sviluppare un piano per la gestione dello spettro delle frequenze nazionali in grado di garantire l’efficienza del settore; • istituire lo Universal Services Fund, che costituisce l’elemento centrale di un sistema di finanziamenti dedicato ad offrire incentivi a quegli operatori che vogliano investire nelle aree connotate da una carenza di servizi; • creare incentivi alla ricerca e allo sviluppo; • curare la preparazione e la pubblicazione delle statistiche relative ai servizi delle telecomunicazioni. Alla NTRA spetta infine il compito di dirimere le controversie che sorgono tra i diversi operatori con riferimento agli accordi di interconnessione. La NTRA gode della facoltà di comminare multe e altre sanzioni agli operatori che trasgrediscono le normative vigenti. 16 3 ENERGIA Il settore energetico contribuisce per il 9% al Pil egiziano. Durante l’anno fiscale 2003/2004 l’Egitto ha esportato 18,5 milioni di tonnellate di idrocarburi. Nel 2004/2005 l’ammontare totale è salito a 27 milioni di tonnellate, con un aumento di quasi il 50%. La domanda energetica egiziana ha registrato un rapido incremento causato dalla crescita demografica ed economica. Per far fronte a questa tendenza il governo ha lanciato un programma teso alla costruzione di centrali alimentate da gas naturale prodotto localmente. Tale progetto consente inoltre di destinare la declinante produzione petrolifera egiziana alle esportazioni. Nel quadro di questa politica tutte le centrali alimentate a petrolio sono state progressivamente convertite a gas. Allo stato attuale la capacità produttiva complessiva dell’Egitto si attesta attorno a 17.600 mw, dei quali l’84% generati mediante gas naturale e il 16% ricorrendo all’energia idroelettrica (per la quasi totalità prodotta dalla diga di Assuan). Secondo quanto programmato dai piani approntati dal Ministero dell’elettricità e dell’energia, entro il 2015 l’Egitto dovrebbe essere in grado di disporre di una capacità produttiva supplementare stimata a 12.875 mw. Alla fine degli anni Novanta l’Egitto ha preso a far ricorso ai contratti BOOT (Build-Own-Operate-Transfer) per intercettare il duplice obiettivo di sviluppare il proprio sistema infrastruttrale beneficiando dell’efficienza e delle risorse finanziarie del settore privato senza rinunciare a un generale controllo statale sul settore chiave dell’energia. La prima centrale elettrica operante sulla base di un contratto di BOOT è stata quella di Sidi Kreir, entrata in funzione nel gennaio del 2002 con una capacità generativa pari a 325 mw; altri due impianti disciplinati dal medesima regolamentazione sono stati attivati ad Ain Sukna e a East Port Said e garantiscono una potenza di 680 mw. La prima centrale è stata costruita dalla compagnia americana InterGen, le altre due dalla francese Electricité de France. Il governo ha inoltre destinato sostanziali investimenti (pari a circa 300 milioni di dollari) ad un progetto di interconnessione energetica regionale che coinvolge Giordania, Siria, Libano, Turchia e Iraq, e che in prospettiva dovrebbe pervenire al congiungimento con la rete dei paesi europei e con quella dei paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo. Petrolio – Nonostante un trend negativo, che registra un costante calo nei livelli della produzione di petrolio – le piuttosto modeste riserve si attestavano ormai a circa 3,6 miliardi di barili, sufficienti al massimo per altri 15 anni (agli attuali tassi di estrazione) – l’estrazione del greggio continua a rappresentare una voce importante dell’economia egiziana. L’impoverimento dei giacimenti del Golfo di Suez ha consigliato l’avvio di attività esplorative nelle aree di frontiera come il Deserto occidentale al confine con la Libia, le aree offshore del Mediterraneo e i 17 territori del Sinai. Le esplorazioni sono state intraprese da compagnie straniere (in primis BP e ENI) in partnership con la compagnia statale Egyptian General Petroleum Corporation (EGPC). Gli introiti derivanti dall’esportazione del petrolio continuano a costituire la principale voce delle esportazioni egiziane, tuttavia, la quota di risorse petrolifere destinate al mercato internazione sono in via di contrazione. Nel 2004 a fronte di un consumo interno di 564.000 barili al giorno, le esportazioni sono state pari a 150.000 barili al giorno. Il trend in corso condanna l’Egitto a dover rinunciare presto al proprio status di esportatore netto di petrolio. Un’importante infrastruttura per l’esportazione del petrolio è la SuezMediterranean pipeline (Sumed). Essa rappresenta una via di transito per il petrolio proveniente dal Mar Rosso e destinato nel Mediterraneo alternativa e complementare rispetto al Canale di Suez. L’Egitto detiene il 50% del controllo dell’oleodotto assieme ad Abu Dhabi, Arabia Saudita, Kuwait (con il 15% ciascuno) e Qatar (5%), e riceve diritti di transito pari al 27% del costo del greggio che scorre attraverso la pipeline. A metà degli anni Novanta, la capacità operativa della Sumed è stata elevata a 2,3 milioni di barili al giorno mentre la capacità di stoccaggio è stata accresciuta fino alla soglia dei 7 milioni di barili. Da allora la pipeline opera al massimo delle proprie potenzialità. Grafico 2 – Produzione e consumo di petrolio in Egitto 18 Gas naturale – Le riserve di gas naturale accertate sono stimate attorno ai 1,85 miliardi di metri cubi (dato riferito alla fine del 2004), pari a circa l’1% dell’ammontare globale, mentre le riserve probabili si collocherebbero tra 1,1 e 1,7 miliardi di metri cubi. Il governo ha incentivato l’utilizzo del gas naturale, in particolare per le centrali elettriche, ma anche concedendo licenze ad aziende private che si occupano dell’estensione della rete di trasmissione e di distribuzione del gas. Attualmente il 65% degli oltre 100 milioni di metri cubi di produzione giornaliera di gas – proveniente prevalentemente dal delta del Nilo e dal Deserto occidentale – viene utilizzato per generare elettricità. La rimanente parte è utilizzata come componente per la produzione di fertilizzanti e per altre industrie. Il governo egiziano ha provveduto a sviluppare un’articolata rete per l’esportazione del gas naturale. La prima fase del progetto di costruzione di una pipeline denominata Arab Gas Pipeline capace di raggiungere il territorio di Siria, Libano, Turchia ed eventualmente Cipro, trasportando 10 miliardi di metri cubi di gas è stata completata nel luglio del 2003. Essa ha visto la costruzione di una infrastruttura di 245 chilometri che attraverso la penisola del Sinai e un tratto sottomarino passante per il Golfo di Aqaba che aggira le acque territoriali israeliane e giunge in Giordania. In virtù di un accordo trentennale tra i due paesi l’Egitto dovrà fornire alla Giordania 1,1 miliardi di metri cubi di gas all’anno, da elevare a 2 miliardi entro il 2008. La seconda fase, che è stata portata a termine a gennaio con il completamento di ulteriori 393 chilometri di gasdotto, lungo un tracciato che collega il porto giordano sul Mar Rosso di Aqaba alla centrale di Rehab vicino al confine tra Giordania e Siria. I lavori sono stati gestiti da un consorzio denominato Al Fajr costituito dalle compagnie egiziane attive nel settore degli idrocarburi – EGAS, Gasco, Petrojet, Enppi – che detengono complessivamente una quota pari al 40%, la compagnia degli Emirati Arabi Uniti Offsets Group (40%) e la giordana Social Security Authority (20%). La terza fase del progetto prevede la costruzione di un tratto di 324 chilometri dal confine giordano alla centrale siriana di Deir Ali e successivamente a Rayan, vicino a Homs, e sarà intrapresa dalla compagnia russa Stroitransgaz. L’obiettivo è quello di ultimare questa porzione dell’opera entro il 2007 per poi procedere ad estendere la pipeline a Cipro e Turchia ed infine alla rete del gas europea. Nel corso del 2005 l’Egitto ha concluso un accordo per l’esportazione di gas naturale in Israele. Tale accordo è stato coronato dalla stipulazione di un contratto tra il fornitore egiziano East Mediterranean Gas – una joint venture tra la compagnia statale EGPC (60%), l’israeliana Marhav Group (20%) ed il gruppo che fa capo al businessman egiziano Hussein Salem (20%) – e la compagnia israeliana Israel Electric Corporation. L’accordo prevede la fornitura di 1,7 miliardi di metri cubi di gas per quindici anni a partire dalla conclusione del 2006, con l’opzione per un’estensione di ulteriori cinque anni. 19 Si registrano, inoltre, sensibili sviluppi nel comparto del gas naturale liquefatto (GNL). Alla fine del 2004 è entrato in funzione l’impianto SEGAS (Spanish Egyptian Gas Company) di Damietta in grado di garantire 5 tonnellate di gas naturale liquefatto all’anno. L’impianto è controllato dalla compagnia spagnola Union Fenosa in partnership con ENI (con una quota complessiva pari all’80%) e dalle egiziane Egyptian Natural Gas Holding Company (10%) e Egyptian General Petroleum Corporation (10%). Nel maggio del 2005 è entrato in funzione l’impianto egiziano per il gas naturale liquefatto, Egyptian LNG costruito dalla compagnia britannica Bg Group e dalla malesiana Petronas a Idku. Bg Group sta vagliando la possibilità di avviare la costruzione di un terzo impianto per la produzione di GNL. Con il funzionamento a pieno regime dei due impianti l’Egitto si appresta a divenire il sesto maggiore produttore di gas naturale liquefatto al mondo, con importanti prospettive di crescita. Grafico 3 – Produzione di gas naturale in Egitto 20 Elettricità – Negli ultimi anni in Egitto è stato avviato un processo di ristrutturazione e liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica, settore in origine gestito da privati e poi nazionalizzato negli anni Sessanta. Tuttavia, lo stato svolge ancora un ruolo dominante, attraverso la Egyptian Electric Holding Company e il mercato si presenta attualmente composto da un unico acquirente. La prima legge per la liberalizzazione del settore dell’energia elettrica è la n. 100 del 1996 che consente agli investitori nazionali ed esteri di costruire, far funzionare e gestire centrali elettriche. Nel 1997 viene creata con decreto presidenziale n. 326 la Electric Utility and Consumer Protection Regulatory Agency (EUCPRA). La legge n. 18 del 1998 stabilisce che le società di distribuzione saranno affiliate all’Autorità egiziana dell’elettricità e che tutte le centrali elettriche e le reti di alto voltaggio saranno affiliate a queste società. Nel 2000, con la legge n. 164 l’Autorità egiziana (http://www.egyptera.com/en/acts_laws.htm), dell’elettricità è stata trasformata in società per azioni e ridenominata Egyptian Electric Holding Company (EEHC). Nel 2001 la EEHC ha separato le attività di produzione da quelle di distribuzione. Pertanto, attualmente vi sono diverse società di produzione che vendono ad un'unica società di trasmissione. Il mercato elettrico dell’energia in Egitto si compone di due sottomercati: 1) il sistema elettrico unificato, che comprende la maggior parte dell’area abitata del paese; 2) i mercati isolati, principalmente aree turistiche del Mar Rosso e della Penisola del Sinai. Nell’ambito del primo, il governo possiede quattro centrali termiche e una idroelettrica. La partecipazione del settore privato avviene attraverso tre contratti BOOT (Build-Operate-Own-Transfer)1 a lungo termine (20 anni) con la Egyptian Electricity Transmission Company (EETC). Quattro produttori industriali sono connessi al network e possono immettere e assorbire energia secondo i loro bisogni. Tuttavia, la loro quota di mercato è alquanto piccola. Le società dedite alla produzione vendono l’elettricità ad un unico acquirente/società di trasmissione, l’EETC. Quest’ultima a sua volta vende l’elettricità ai consumatori e a nove società di distribuzione, di proprietà statale. L’esistenza di un unico acquirente/società di trasmissione di fatto non consente la concorrenza tra le società di produzione. I mercati isolati sono invece dei mercati di nicchia in cui sono presenti, oltre alle società statali, alcune società di produzione private che vendono direttamente ai consumatori. La ristrutturazione del settore dell’elettricità risulta necessaria anche per soddisfare la domanda interna, che cresce annualmente del 7%. L’obiettivo 1 La progettazione, il finanziamento e la costruzione dell’impresa è condotta dal settore privato che detiene la proprietà e gestisce l’impresa, ma dopo un determinato periodo trasferisce la proprietà al settore pubblico. 21 della crescita della produzione energetica include, tra l’altro, la promozione delle fonti di energia rinnovabile. Tuttavia, uno dei principali ostacoli sulla strada della liberalizzazione è rappresentato dai sussidi, che riguardano soprattutto i consumatori nazionali. Per quanto riguarda le interconnessioni regionali, l’Egitto fa parte del Mediterranean Electricity Ring, che collegherà alcuni paesi del Nord Africa e del Vicino Oriente e che sarà a sua volta collegato con la rete europea. Inoltre, coopera con alcuni paesi africani per costruire una rete nell’ambito dell’Iniziativa del Bacino del Nilo, che comprende Burundi, Eritrea, Etiopia, Kenya, Ruanda, Sudan, Tanzania e Uganda. Mappa 1 - Rete elettrica nazionale all’inizio del 2004 Fonte: Ministero egiziano dell’Elettricità e dell’Energia L’Electric Utility and Consumer Protection Regulatory Agency (EUCPRA) è un ente giuridico affiliato al Ministero dell’Elettricità e dell’Energia con sede al Cairo. 22 L’ EUCPRA è stata creata con decreto presidenziale n. 326 del 1997. Il decreto n. 339 del 2000 (http://www.egyptera.com/en/acts_decree.htm) ne ha poi definito la struttura, le attività e il consiglio d’amministrazione, che è stato formato nel 2001. Tra i principali compiti dell’Agenzia figurano: Assicurare che tutte le attività relative alla produzione, trasmissione, distribuzione e vendita dell’energia elettrica siano condotte nel rispetto della leggi e della normativa in vigore, soprattutto in materia di protezione ambientale. Esaminare regolarmente i piani relativi alla produzione, trasmissione, distribuzione e vendita dell’energia elettrica, inclusi i relativi investimenti, per assicurare la disponibilità di energia per usi diversi in conformità con la politica del governo. Definire le norme in materia di concorrenza nella produzione e distribuzione di energia elettrica a tutela degli interessi dei consumatori. Assicurare che i costi di produzione, trasmissione e distribuzione garantiscano gli interessi di tutte le parti coinvolte. Assicurare la realizzazione di un equo profitto per le aziende dell’elettricità per la continuità delle attività e il mantenimento di una solida posizione finanziaria. Pubblicare informazioni, rapporti e raccomandazioni sia per le aziende dell’elettricità sia per i consumatori. Esaminare le denunce dei consumatori e comporre le controversie tra le parti coinvolte. Concedere le licenze per la costruzione, gestione e mantenimento dei progetti relativi alla produzione, trasmissione, distribuzione e vendita dell’energia elettrica. L’Agenzia ha un budget proprio composto dai fondi allocati dal budget statale (attualmente non utilizzato), dai proventi ricavati dalla concessione e dal rinnovo delle licenze, dai servizi resi dall’Agenzia agli utenti delle aziende elettriche, dagli investimenti di fondi, da donazioni e sussidi che non siano in contrasto con i suoi obiettivi. Per quanto riguarda la struttura (si veda la tabella 9), l’Agenzia è diretta da un consiglio d’amministrazione formato sotto la presidenza del ministro dell’Elettricità e dell’Energia e composto di dieci membri, di cui tre rappresentano le aziende elettriche, quattro i consumatori e tre sono tecnici esperti in materia. Tra i compiti principali del consiglio: Definire la struttura organizzativa dell’Agenzia. Ratificare le procedure per la concessione delle licenze. 23 Decidere in materia di concessione, rinnovo e monitoraggio delle licenze per i progetti relativi alla produzione, trasmissione, distribuzione e vendita dell’energia elettrica nonché supervisionare la realizzazione dei progetti. Approvare il budget annuale. Tabella 7 – Struttura della EUCPRA Fonte: http://www.egyptera.com/en/e-default.htm 24 4 TRASPORTI RETE STRADALE – Grazie ad un ampio programma di modernizzazione e di espansione iniziato nel 1980, l’Egitto dispone di 64.000 chilometri di strade, di cui circa 50.000 asfaltati, ma versanti in cattive condizioni. Alcune grandi opere sono state recentemente ultimate. Nel 2001 sono stati completati il ponte sospeso Mubarak Peace e un adiacente ponte ferroviario che attraversano il Canale di Suez per 9,5 chilometri congiungendo il Sinai con il resto dell’Egitto nei pressi Ismailia. Nel dicembre del 2002 è stato ufficialmente aperto il primo ponte sospeso sul Nilo, lungo un chilometro e denominato Aswan bridge. E’ attualmente in costruzione la tangenziale che circonda Il Cairo per 250 chilometri. E’ inoltre in via di rinnovamento la strada che percorre la costa mediterranea e che è parte della rete di collegamento tra il Nordafrica e l’Europa mediterranea attraverso lo stretto di Gibilterra. Sono stati infine avviati investimenti per la costruzione di una strada che colleghi Il Cairo ad Ain Sukna (125 chilometri) e di una tra Helwan e Kouraymat (85 chilometri). Oltre il 95% del flusso di merci egiziano e circa il 70% di quello passeggeri avvengono su strada. RETE FERROVIARIA – La rete ferroviaria egiziana fu la prima ad essere costruita nella regione; oggi consta di 9.455 chilometri, con solo il 15% del tracciato attrezzato con sistemi di controllo elettronico. Le ferrovie egiziane sono colpite da un generale grado di inefficienza, da un volume eccessivo di forza lavoro, da scarsa redditività e da un’insufficiente remunerazione degli investimenti. Il governo egiziano si propone, da un lato, di completare una rete infrastrutturale consona a consentire il transito delle merci che giungono via mare ai porti egiziani e che sono dirette all’Africa continentale e, dall’altro, di conseguire l’obiettivo di trasferire l’8% del traffico merci su rotaia (attualmente il dato è fermo al 3% circa). Le ferrovie egiziane trasportano ogni anno circa 800 milioni di passeggeri (2,3 milioni ogni giorno) e circa 12 milioni di tonnellate di beni. Ciononostante dal momento che l’80% del traffico passeggeri viaggia su treni con carrozze di terza classe, gli introiti sono sufficienti a coprire solamente il 60% delle spese. Il governo ha introdotto alcuni incentivi per attrarre gli investitori esteri, ha avviato una prima e parziale apertura del settore e sta valutando l’opportunità di fornire concessioni per l’utilizzo degli estesi terreni adiacenti alle ferrovie. La prima compagnia privata operativa nel comparto ferroviario egiziano è la Sea Train Egypt – una joint venture composta dall’italiana Italian Sea Train srl, e le egiziane Egyptian Kadmar Group e Egyptian National Railways Jet – che ha avviato un progetto per lo sviluppo e la gestione di un collegamento ferroviario 25 destinato al trasporto dei turisti diretti ai principali siti archeologici (la prima linea congiungerà Alessandria alla stazione di Giza) RETE AEROPORTUALE – La rete aeroportuale giunge ai principali centri turistici e alle città più popolose. L’Egitto dispone di 22 aeroporti, quasi tutti di proprietà statale. Per andare incontro alla prevista crescita del traffico turistico il governo ha annunciato un piano di investimenti per 2 miliardi di dollari finalizzato al potenziamento di 16 delle strutture aeroportuali esistenti e alla costruzioni di 7 nuovi aeroporti sulla base di contratti BOT. Il primo aeroporto privato è stato aperto a Marsa Alam, sul Mar Rosso, nel 2001. Accanto a contratti di questi tipo, l’Egitto sta valutando l’ipotesi di un ritorno a forme più convenzionali di finanziamento e più precisamente sta progettando di costruire nuovi terminal per gli aeroporti del Cairo (la cui ultimazione è prevista per il 2007) e di Sharm el-Sheikh facendo ricorso ad un prestito della Banca Mondiale. Sulla via di una maggiore liberalizzazione del settore, e su impulso della stessa Banca Mondiale, la compagnia di bandiera egiziana EgyptAir – che ha finora esercitato un controllo quasi monopolistico sui servizi di gestione degli aeroporti – ha ceduto ad alcuni operatori stranieri la gestione di alcuni dei più importanti scali internazionali del paese incluso quello del Cairo (affidato Frankfurt Airport Services) e quelli di Sharm el-Sheikh e di Hurgada (affidati a Aeroports de Paris, che gestisce anche l’aeroporto di Marsa Alam). EgyptAir, con circa 8,6 milioni di passeggeri (dati del 2004), è di gran lunga la più grande linea aerea egiziana. EgyptAir, che impiega 22.000 lavoratori, comincia tuttavia a risentire della concorrenza delle compagnie aeree europee operanti sul mercato egiziano e della progressiva erosione del monopolio sui voli domestici a vantaggio di compagnie nazionali private beneficiarie di concessioni governative. La compagnia di bandiera egiziana conserva comunque una sostanziale posizione di vantaggio che le deriva dal divieto per le linee straniere di attivare voli charter verso l’aeroporto del Cairo. RETE PORTUALE – La rete portuale egiziana assume un ruolo economico e strategico centrale per la posizione geografica occupata dal paese. Secondo un recente studio commissionato dal ministero dei Trasporti, il numero di navi merci che solcano le acque territoriali egiziane è destinato a triplicare tra il 2010 e il 2020. I porti marittimi sono ad oggi in grado di gestire oltre 80 milioni di tonnellate di traffico merci all’anno e smaltiscono tra l’85% e il 90% del commercio internazionale egiziano. Tuttavia, a fronte di un’inconfutabile centralità per il sistema economico del paese, la rete portuale conserva alcuni elementi di inefficienza ed elevati costi che finiscono per ostacolare il flusso delle merci da e per l’Egitto e che impongono l’urgenza di approntare una serie di investimenti. Il governo egiziano ha avviato un processo di parziale liberalizzazione del settore portuale concedendo in gestione a soggetti privati (sulla base di contratti 26 BOT/BOOT) i porti di Ain Sukna, sul Mar Rosso a Sud di Suez, di East Port Said, all’ingresso del Canale di Suez, e di Damietta, sul versante orientale dell’estuario del Nilo. Il primo, allestito e gestito da un consorzio guidato dalla compagnia americana Stevedoring Services nel quadro di un contratto BOOT di durata trentennale, è stato inaugurato nell’ottobre del 2002. Si tratta del primo porto ad acque profonde dell’Egitto; è in grado di accogliere ogni tipo di nave merci ed è concepito come snodo per il commercio internazionale e per l’esportazione delle merci provenienti dalla zona industriale ad esso prossima. Il secondo, affidato con la medesima disciplina contrattuale alla olandese ECT International in partnership con la danese Maesk, è stato inaugurato nel 2004. East Port Said è dotato delle infrastrutture per le gestione dei carichi delle navi container di ultima generazione e si candida a svolgere, in virtù della posizione strategica in cui è collocato, la funzione di fondamentale hub di trasbordo del Mediterraneo orientale per le navi merci che solcano le rotte di comunicazione tra Europa e Asia. Il porto di Damietta è stato inaugurato nel dicembre del 2004 ed è il primo porto marittimo egiziano completamente automatizzato. Dispone di numerose banchine di stazionamento inclusa una per le navi che trasportano prodotti petrolchimici, particolarmente importante vista la prossimità ad uno degli impianti per la produzione di gas naturale liquefatto più grandi al mondo. Gli investimenti privati nella rete portuale egiziana hanno compiuto un decisivo salto qualitativo nel marzo del 2005 con l’annuncio di un accordo tra la Hutchison Port Holding di Hong Kong – la più grande compagnia mondiale del settore – e un consorzio guidato dalla Alexandria Port Authority per la modernizzazione, l’ampliamento e la gestione dei due terminal merci di Alessandria e Dekhaila, nel quadro di un contratto BOT di venticinque anni. I principali porti egiziani sul Mediterraneo sono quelli di Alessandria, Damietta, El Dekheila, Port Said e East Port Said, mentre il principale scalo per il transito di prodotti petroliferi è quello di Zeit, sul Mar Rosso. Per effetto di una legge del 1996 e di una direttiva del Ministro dei trasporti del 1999 l’Egitto ha introdotto una regolamentazione dettagliata per i porti specializzati in una precisa attività. In conseguenza della riorganizzazione che ne è scaturita si contano oggi 14 porti specializzati nel traffico di prodotti petroliferi, 9 porti in quello di prodotti minerari, 8 porti per i prodotti della pesca e infine 11 porti specializzati nella gestione dei flussi di traffico turistico. Merita una menzione a parte il Canale di Suez. Nel 2004 per la prima volta le entrate derivanti dai diritti di transito attraverso il Canale hanno superato la soglia dei 3 miliardi di dollari, toccando quota 3,1 miliardi. Le ragioni del significativo incremento sono essenzialmente due: l’incremento del prezzo del petrolio (e di conseguenza del carburante per la navigazione) che ha reso decisamente più economica la rotta attraverso il Canale rispetto a quella che circumnaviga le coste africane e il rapido incremento del commercio con la Cina. Il numero di navi che hanno solcato le acque del Canale nel 2004 si è 27 attestato a 16.850 unità rispetto alle 15.667 del 2003, mentre il tonnellaggio è salito a 621 milioni di tonnellate a fronte delle 576 dell’anno precedente. Secondo i dati forniti dalla Suez Canal Authority circa il 7,5 % del traffico mercantile mondiale transita per i 190 chilometri di estensione del Canale. Il traffico è stato inoltre sostenuto dal progetto di espansione in corso che, con un investimento di 450 milioni di dollari, si propone di aumentare la profondità del Canale in misura tale da consentire già oggi il passaggio delle petroliere di più elevate dimensioni ed entro il 2010 il transito delle imbarcazioni con un pescaggio di 22 metri. Va infine ricordato che l’Egitto dispone di oltre 3.000 km di acque navigabili, metà delle quali appartenenti al fiume Nilo, lungo le quale si snoda una fitta rete di porti fluviali che vedono transitare il 4% del traffico merci nazionale. Mappa 2 – Dislocazione dei principali porti egiziani 28 Tabella 8 – Classificazione dei principali porti egiziani 29 Mappa 3 – Dislocazione dei principali aeroporti egiziani 30