Governance delle reti in sei Paesi del Mediterraneo

Transcript

Governance delle reti in sei Paesi del Mediterraneo
Governance delle reti
in sei Paesi del Mediterraneo
Egitto
195
Governance delle reti in sei Paesi del Mediterraneo
EGITTO
Governance delle reti in sei Paesi del Mediterraneo*
INDICE
Egitto........................................................................................................................ 5
1 Quadro introduttivo ....................................................................................... 5
2 Telecomunicazioni ....................................................................................... 13
3 Energia .......................................................................................................... 17
4 Trasporti ......................................................................................................... 25
* A cura di ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale
1 QUADRO INTRODUTTIVO
Situazione politica
Il presidente egiziano Hosni Mubarak nel corso degli ultimi anni ha fatto del
mantenimento dell’ordine e della sicurezza interni il suo obiettivo primario.
Parallelamente, sotto la crescente pressione interna e internazionale per l’avvio
di un corso politico più liberale ha cercato di dar vita a embrionali tentativi di
riformare il proprio regime. Nel febbraio del 2005 Mubarak annunciò che entro
la fine dell’anno si sarebbero svolte le prime elezioni presidenziali con una
pluralità di candidati. Le elezioni si tennero il 7 settembre e videro una netta
vittoria del presidente in carica con l’88,6% dei voti, contro il modesto 7,3% di
Ayman Nour – unico candidato con credenziali democratiche – e il 2,8 di
Numan Gomaa – del New Wafd Party. A dispetto dei proclami ufficiali, la
partecipazione al voto fu preclusa a venti dei trenta candidati che avevano
presentato regolare domanda alla Commissione elettorale incarica di vagliare le
candidature. Tra gli esclusi spicca il nome autorevole di Taalat Sadat, nipote
dell’ex presidente Anwar Sadat. Inoltre, non è stata consentita la partecipazione
ad alcun candidato dell’influente gruppo islamico dichiarato fuorilegge dei
Fratelli musulmani. Le elezioni, alle quali non sono stati ammessi osservatori
internazionali, hanno visto un’affluenza molto bassa – pari al 22,9% secondo le
fonti ufficiali – e sono state viziate da una serie di irregolarità.
Le elezioni parlamentari, tenutesi nei mesi conclusivi, del 2005 hanno visto
com’era ampiamente prevedibile la riconferma del National Democratic Party
(NDP) di Mubarak con il 70% dei seggi (contro l’87% della elezioni precedenti).
Tuttavia il dato più significativo è stato quello della sostanziale vittoria del
movimento di matrice islamica dei Fratelli musulmani, che con il 20% dei seggi
è divenuto la più grande forza di opposizione in seno all’Assemblea del Popolo
egiziana.
Il modo in cui i Fratelli musulmani incasseranno questo successo costituisce un
interrogativo fondamentale per la definizione del futuro quadro politico
egiziano. E’ assai probabile che il proposito iniziale del movimento sia quello di
conseguire ufficialmente lo status di partito politico. Se ciò accadesse entro il
settembre del 2006 i Fratelli musulmani otterrebbero il diritto di presentare un
candidato alle prossime elezioni presidenziali (previste per il 2011) e sarebbero
posti nelle condizioni di proporre un numero maggiore di candidati per le
elezioni parlamentari, tentando di accresce la propria influenza attraverso
canali democratici. Il presidente Mubarak, che è costretto a fare i conti anche
con le emergenti divisioni interne al suo schieramento, pare intenzionato a
negare ai Fratelli musulmani il riconoscimento dello status di partito a cui
ambiscono, e intanto, temendo un loro ulteriore successo elettorale ha deciso di
posticipare di due anni le consultazioni per l’elezione dei Consigli locali.
5
Per ciò che concerne le relazioni con i paesi della regione, l’Egitto continua a
svolgere un ruolo di primo piano nel quadro della ricerca di una soluzione
pacifica al conflitto tra israeliani e palestinesi. Nel corso degli ultimi anni le
relazioni tra i Egitto e Israele sono migliorate e hanno visto un coordinamento
in merito al ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza e un consolidamento dei
legami economici. Il quadro di rapporti tra i due paesi è stato tuttavia assai
complicato dalla vittoria di Hamas alle elezioni legislative palestinesi del
gennaio scorso.
Situazione economica
Nel corso del 2005 l’economia egiziana ha registrato buone performances
economiche. L’anno finanziario 2004/2005 si è chiuso con un incremento del
PIL reale pari al 4,9% (in miglioramento rispetto alla crescita del 4,2%
riscontrata l’anno precedente). In un clima di rinnovato ottimismo degli
operatori economici e finanziari si è assistito ad un robusto apprezzamento del
cambio e al consistente incremento delle riserve ufficiali. Il mercato azionario ha
beneficiato di tale trend con un incremento del valore dei principali 30 titoli
quotati pari all’88%.
L’Egitto ha accresciuto il proprio livello di competitività internazionale e ha
chiuso l’anno fiscale 2004/2005 con un avanzo delle partire correnti pari a 3,5
miliardi di dollari (contro i 2,5 dell’esercizio 2003/2004).
Anche la bilancia commerciale ha fatto registrare un segno positivo grazie ad
un incremento delle esportazioni (spinto anzitutto dall’aumento delle
esportazioni petrolifere) pari al 32% a fronte di una crescita delle importazioni
attestatasi al 28%.
Diverse sono le incognite che concernono il futuro andamento dell’economia
egiziana. Vanno in primo luogo valutate le eventuali ripercussioni dell’attentato
terroristico di Dahab (24 aprile 2006) – che segue quello dello scorso anno a
Sharm el-Sheikh (23 luglio) – sul flusso turistico, che continua a rappresentare la
primaria fonte valutaria del paese e una fondamentale opportunità
occupazionale per gli egiziani.
L’elevato debito pubblico, che ammonta a circa il 65% del PIL, insieme ad un
ingente fabbisogno pubblico (pari al 7% del PIL l’anno) continuano a costituire
un ostacolo alla crescita dell’economia ed in particolare all’aumento dei
necessari investimenti strutturali.
Un ultimo problema è costituito dall’andamento dei prezzi che, seppur in
miglioramento rispetto alla conclusione del 2005 (quando si registrava
6
un’inflazione superiore al 10%) continua a far rilevare livelli elevati e che
secondo le previsioni dovrebbe attestarsi intorno all’8% nel 2006.
I principali partner commerciali dell’Egitto sono Stati Uniti, Germania, Italia,
Francia, Olanda, Regno Unito e Arabia Saudita. Gli Stati Uniti sono il primo
paese esportatore verso l’Egitto (con una quota di mercato pari al 13,5%),
seguiti da Germania e Italia (con il 7,3% ciascuna). L’Italia è il principale
importatore di prodotti egiziani rappresentando il punto di approdo di quasi il
15% delle esportazioni egiziane.
Nel 2004 l’interscambio tra Italia ed Egitto è cresciuto del 20% rispetto al 2003,
attestandosi sui 2,6 miliardi di euro. La prima componente del paniere delle
esportazioni italiane in Egitto (con oltre il 50%) è rappresentata dai macchinari,
le importazioni riguardano soprattutto prodotti energetici, ma anche, e in
misura crescente, prodotti finiti.
Per quanto riguarda il livello degli Ide (investimenti esteri diretti) la classifica
dei principali investitori è guidata da Regno Unito, Spagna, Germania, Francia e
Italia (con un ammontare complessivo superiore al 70%), seguiti da Stati Uniti e
paesi del Golfo. Gli investimenti italiani sono particolarmente significativi nel
campo degli idrocarburi e del cemento, ma stanno subendo un processo di
diversificazione che va a interessare i settori dell’industria manifatturiera,
dell’agricoltura e dell’agroalimentare, dei servizi, dell’edilizia e del turismo.
Tabella 1 – Interscambio complessivo (valori in mld US$, dati FMI)
IMPORTAZIONI
ESPORTAZIONI
TOTALE
SALDO
2001
2002
2003
18.006
5.956
23.962
-12.050
17.011
6.726
23.737
-10.285
18.132
7.899
26.031
-10.233
7
Variaz. %
2003/2002
+ 6,59
+ 17,44
+ 9,66
- 0,51
2004
22.991
10.701
33.692
-12.290
Variaz. %
2004/2003
+26,80
+35,47
+29,43
+20,10
Tabella 2 – Principali fornitori del mercato egiziano (dati FMI)
2004
PAESE
2003
2002
Quota di mercato Quota di mercato Quota di mercato
USA
Germania
ITALIA
Francia
Cina
Regno Unito
Arabia Saudita
Spagna
Giappone
Paesi Bassi
13,50 %
7,32 %
7,30 %
6,25 %
5,94 %
4,99 %
4,58 %
3,58 %
3,32 %
2,30 %
14,67 %
8,00 %
7,50 %
7,10 %
5,17 %
4,17 %
4,39 %
2,25 %
4,03 %
2,22 %
16,85 %
7,79 %
6,69 %
6,50 %
5,01 %
4,10 %
3,86 %
1,83 %
2,99 %
2,28 %
Tabella 3 - Principali destinatari delle esportazioni egiziane (dati FMI)
2004
2003
2002
PAESE
Quota sul totale Quota sul totale Quota sul totale
ITALIA
14,85 %
14,16 %
15,69 %
USA
13,44 %
15,43 %
21,06 %
Regno Unito
8,39 %
9,16 %
9,64 %
Germania
5,68 %
5,39 %
3,86 %
Spagna
5,22 %
4,39 %
3,61 %
Francia
4,71 %
5,31 %
4,51 %
Paesi Bassi
3,80 %
3,35 %
3,56 %
Giordania
2,81 %
1,49 %
1,13 %
Tabella 4 – Interscambio complessivo Italia-Egitto (valore Euro, fonte ISTAT)
2001
2002
2003
1.201.203.907
Var. %
03/02
- 0,12
Esportazioni italiane
1.491.821.792
1.202.680.623
Importazioni italiane
1.086.837.705
Totale interscambio
Saldo per l’Italia
1.351.634.366
1.126.360.455
995.040.548
- 11,66
1.279.187.540
+ 12.52
+ 28.55
2.578.659.497
2.329.041.078
2.196.244.455
- 5,70
2.630.821.906
+ 19.78
+404.984.087
+76.320.168
+208.125.036
+172,70
+72.446.826
-65.20
Fonte: ICE
8
2004
Var. %
04/03
Tabella 5 – Investimenti per paese (valori in milioni di euro)
Fonte: ECORYS-NEI Macro & Sector Policies, Evaluation à mi-parcours du
programme MEDA II, Rapport final, juillet 2005
Rapporti tra Unione Europea ed Egitto
Il primo giugno del 2004 è entrato in vigore l’Accordo di associazione firmato
da Egitto e Ue il 25 giugno 2001. Il testo dell’Accordo definisce le linee guida di
un percorso teso ad approdare al libero scambio per i prodotti industriali.
L’accordo opera infatti una duplice distinzione, prevedendo un disciplina
differenziata tra prodotti industriali e agricoli e tra prodotti egiziani e prodotti
europei.
I prodotti industriali diretti dall’Egitto in Europa sono esentati da ogni forma di
restrizione alle importazioni sin all’entrata in vigore dell’Accordo; quelli che
compiono il percorso contrario sono oggetto di un processo di riduzione dei
dazi e delle restrizioni che si svilupperà per fasi. La prima, tuttora in corso,
vede un ridimensionamento del 25% dei dazi su materie prime e
apparecchiature industriali. L’Egitto dispone comunque della facoltà di
ripristinare o incrementare i dazi limitatamente a quei settori della cosiddetta
industria nascente o in corso di ristrutturazione che siano minacciati dalla
concorrenza dei prodotti esteri.
Anche per alcuni prodotti agricoli egiziani diretti in Europa vale l’immediata
rimozione dei dazi e la progressiva eliminazione delle restrizioni. Per quelli
europei che muovono verso l’Egitto, è prevista una riduzione che varia dal 25%
9
al 100% a seconda dell’articolo.
MEDA – L’Egitto partecipa a diversi progetti in materia di reti materiali e
immateriali finanziati dal programma MEDA.
Energia – Nell’ambito del programma regionale MEDA in materia di energia
l’Egitto partecipa ai seguenti programmi iniziati nel 2001/2002:
Legal and institutional energy frameworks;
Support for the ad hoc groups of the Euro-Mediterranean Energy
Forum;
Application of thermal solar energy in the Mediterranean basin;
Energy and urban environment in the Mediterranean Partners;
Reform of the companies in the energy sector;
Mediterranean Energy Policy Training Network;
Trasporti – L’Egitto è parte del progetto di navigazione satellitare euromediterranea GALILEO il cui Ufficio di cooperazione è stato istituito presso la
sede del ministero dell’Aviazione civile del Cairo.
L’Egitto è inoltre coinvolto nel progetto finalizzato alla creazione di assi
transnazionali di trasporto tra i paesi dell’Ue e il Vicinato posto in essere da un
High Level Group nominato dalla Commissione europea e presieduto dall’ex
vice-presidente della medesima Loyola de Palacio.
Tra i cinque assi principali individuati due interessano l’Egitto. Il primo,
denominato South Eastern Axis, coinvolge il paese direttamente dal momento
che prevede la creazione di una rete dei trasporti che congiunga l’Unione
Europea al Caucaso, al Caspio, all’Egitto e al Mar Rosso, passando per i Balcani
e la Turchia. Il progetto dovrebbe poi essere esteso in direzione della Russia,
dell’Iran, dell’Iraq e di altri paesi del Golfo. L’Egitto fungerebbe da punto di
transito per proseguire poi l’opera verso sud coinvolgendo altri paesi africani.
Il Cairo diverrebbe parte delle linea di connessione multimodale Ankara –
Mersina – Siria – Giordania – Suez – Alessandria – East Port Said. Una seconda
linea di connessione multimodale congiungerebbe Damietta al Cairo.
Il secondo asse, denominato South Western Axis, riguarda indirettamente e in
un’ottica di lungo periodo l’Egitto. Il progetto infatti è concepito per collegare
l’Ue sud-occidentale, su un versante, alla Svizzera e, sull’altro, al Marocco per
poi creare un collegamento trans-magrebino tra lo stesso Marocco, l’Algeria e la
Tunisia. L’Egitto verrebbe coinvolto da un’estensione di tale linea di
connessione solamente in una fase successiva.
10
Tabella 6
Fonte: ECORYS-NEI Macro & Sector Policies, Evaluation à mi-parcours du programme MEDA II, Rapport final, juillet 2005
11
Grafico 1
12
2 TELECOMUNICAZIONI
Il processo di liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni egiziano ha
preso formalmente avvio nel 1991 con la definizione dell’Economic Reform
Program.
Nel 1998 il governo egiziano ha intrapreso il cammino in direzione di
un’effettiva liberalizzazione del settore con la trasformazione di Telecom Egypt
in una società per azioni controllata dallo stato e con l’istituzione – in attuazione
della legge 19/1998 e del decreto presidenziale 10/1998 – di un’Authority di
regolamentazione indipendente denominata Telecommunication Regulatory
Authority (TRA).
Nel corso dello stesso anno la TRA, al fine di favorire il processo di
liberalizzazione e di creare i presupposti per il consolidamento degli strumenti
della concorrenza, ha concesso due licenze per la telefonia mobile.
Nel 1999 è stato creato il Ministry of Telecommunication and Information
Technology con il mandato di sviluppare e implementare una strategia
completa per il settore dell’ICT (Information Communication Technology) e con gli
obiettivi strategici di accrescere la diffusione delle tecnologie informatiche e
delle comunicazioni all’interno della società egiziana e di trasformare l’Egitto in
un hub regionale dell’ICT.
Una tappa fondamentale del processo in questione è stata segnata
dall’approvazione della Telecom Law del 2003 (legge 10/2003;
(http://www.ntra.gov.eg/english/
DPages_DPagesDetails.asp?ID=238&Menu=1; sintesi del testo in inglese) che ha
ulteriormente consolidato l’indipendenza ed esteso le prerogative della TRA,
contestualmente ribattezzata National Telecommunication Regulatory
Authority, e ha stabilito un preciso calendario per la liberalizzazione del servizi
basilari di telefonia fissa. Sempre nel corso del 2003 l’Egitto è entrato a far parte
dell’Accordo denominato “Wto IT” che prevede la rimozione delle tariffe
speciali e delle imposizioni fiscali sulle importazioni concernenti il settore
dell’Information Technology entro la scadenza del gennaio 2005.
Tra il 1981 e il 2005 il numero di utenti delle linee fisse è balzato da 510.000 a
10,2 milioni, portando il tasso di penetrazione relativo a questo servizio al 14%.
Secondo quanto stabilito dalla Telecom Law del 2003, con la conclusione del
2005 Telecom Egypt cessa di detenere la titolarità esclusiva per la fornitura dei
servizi di telefonia fissa e il monopolio delle strutture dei centri di transito
internazionale delle telecomunicazioni. Ne consegue che, a partire dall’inizio
del 2006, la fornitura dei servizi di linea fissa è stata formalmente aperta a nuovi
potenziali operatori; la NTRA ha pianificato di pubblicare, nei prossimi mesi,
un bando per l’assegnazione di due licenze.
13
Intanto il 14 dicembre del 2005 ha avuto luogo la privatizzazione del 20% di
Telecom Egypt, con un 10% ceduto mediante IPO (Initial Public Offering),
collocando cioè azioni sul mercato, e un altro 10% attraverso la vendita a
investitori istituzionali e di alto profilo. Entrambe i collocamenti hanno visto un
marcato successo registrando una domanda decisamente superiore all’offerta e
il coinvolgimento di investitori esteri.
Il settore della telefonia mobile registra un significativo avanzamento nel
processo di liberalizzazione.
Il primo operatore, controllato da Telecom Egypt, attivò i propri servizi nel
1996. Nel maggio del 1998 fu rilevato da un consorzio denominato MobiNil e
costituito da Orascom Telecom, Al Ahram (controllata dall’americana
Motorola), Systel (controllata dalla francese Alcatel) e Raouf Abdel-Messih. Nel
novembre dello stesso anno la TRA ha concesso una seconda licenza al
consorzio Vodafone Egypt composto da Vodafone (UK), AirTouch (USA),
Mobile Systems International (UK), CGSAT (Francia), dalla società locale Alkan
Group, dalla banca controllata dal governo egiziano Banque du Caire e dalla
società di investimenti EFG-Hermes. MobiNil, che iniziò ad operare con gli
83.500 clienti ereditati dalla Telecom Egypt, oggi conta circa 7 milioni di utenti.
Vodafone Egypt fornisce il proprio servizio a circa 6,5 milioni di clienti.
Complessivamente il tasso di penetrazione della telefonia mobile si attesta
intorno al 17,5%, per un totale circa 13,5 milioni di utenti. Secondo le previsioni
della NTRA la teledensità per la telefonia mobile dovrebbe raggiungere quota
20% entro il 2008-2009.
In un mercato dalle grandi potenzialità espansive la NTRA ha lanciato una gara
d’appalto per la concessione di una terza licenza per la telefonia mobile che
prevedeva il 4 maggio come termine ultimo per la presentazione delle offerte.
Anche Telecom Italia ha partecipato alla gara presentanto un’offerta in
partnership con Telecom Egypt. Il processo di valutazione delle offerte
dovrebbe concludersi nel mese di giugno.
La diffusione dei servizi Internet è stata limitata dagli elevati costi,
dall’insufficiente
grado di conoscenza degli strumenti informatici e
dall’inadeguatezza delle infrastrutture. Ciononostante nel corso degli ultimi
anni si è assistito ad un vero e proprio boom di Internet. Nell’agosto del 2005 si
registravano 5 milioni di utenti, con un decisivo incremento rispetto ai 535.000
del 2000.
Nel gennaio del 2002 è stato lanciato il servizio Internet gratuito che consente
agli utenti di accedere alla rete pagando solamente il costo di una chiamata
nazionale a fronte degli onerosi canoni di abbonamento fino ad allora vigenti. Il
mercato della fornitura dei servizi Internet è frazionato tra una serie di providers
che utilizzano la rete controllata da Telecom Egypt devolvendo alla compagnia
nazionale il 30% dell’ammontare totale dei ricavi.
14
La National Telecommunications Regulatory Authority (NTRA)
La legge 19/1998 e il decreto presidenziale 10/1998 istituivano la
Telecommunication Regulatory Authority (TRA). Con l’approvazione della
legge 10/2003 la TRA viene sostituita dalla National Telecommunication
Regulatory Authority (NTRA), che assume il mandato di:
•
amministrare il settore delle telecomunicazioni;
•
vigilare sulla trasparenza e sulla concorrenza;
•
garantire l’erogazione dei servizi universali e la tutela dei diritti degli utenti.
La NTRA si propone, tra l’altro, di:
•
favorire l’integrazione delle tecnologie più innovative;
•
incoraggiare gli investimenti nazionali e internazionali
telecomunicazioni, nel quadro della libera concorrenza;
•
garantire che i servizi delle telecomunicazioni giungano in tutte le aree
dell’Egitto;
•
assicurare un uso ottimale delle frequenze;
•
verificare la compatibilità tra le leggi e i regolamenti statali e quanto stabilito
dagli accordi internazionali;
•
valutare l’efficienza tecnica ed economica dei programmi posti in essere per
tutti i servizi delle telecomunicazioni.
nelle
I compiti principali della NTRA sono:
•
definire dettagliate politiche di regolazione del settore in sintonia con la
politica nazionale per le telecomunicazioni;
•
assicurare la fornitura di servizi di elevata qualità a tutti i cittadini e a costi
sostenibili;
•
completare il processo
telecomunicazioni;
•
definire chiare regole per la tutela dei consumatori;
•
approntare un piano per la concessione delle licenze che consenta di dar vita
ad un settore i cui attori principali operino sulla base della trasparenza e
dell’efficienza, stimolando la crescita economica;
•
definire un piano nazionale per l’assegnazione dei numeri;
•
concepire e implementare politiche che proibiscano il ricorso a pratiche anticoncorrenziali quali l’abuso della posizione dominante, la cross-subsidization,
il rifiuto di offrire infrastrutture essenziali, il vertical price squeezing, il
di
liberalizzazione
15
del
settore
delle
dumping, il predatory pricing, l’abuso delle informazioni e gli accordi
restrittivi;
•
porre in essere un quadro favorevole alla liberalizzazione del mercato, in cui
la libera competizione e l’attività di investimento possano avere luogo sulla
base del principio di non discriminazione;
•
sviluppare un piano per la gestione dello spettro delle frequenze nazionali
in grado di garantire l’efficienza del settore;
•
istituire lo Universal Services Fund, che costituisce l’elemento centrale di un
sistema di finanziamenti dedicato ad offrire incentivi a quegli operatori che
vogliano investire nelle aree connotate da una carenza di servizi;
•
creare incentivi alla ricerca e allo sviluppo;
•
curare la preparazione e la pubblicazione delle statistiche relative ai servizi
delle telecomunicazioni.
Alla NTRA spetta infine il compito di dirimere le controversie che sorgono tra i
diversi operatori con riferimento agli accordi di interconnessione. La NTRA
gode della facoltà di comminare multe e altre sanzioni agli operatori che
trasgrediscono le normative vigenti.
16
3 ENERGIA
Il settore energetico contribuisce per il 9% al Pil egiziano. Durante l’anno fiscale
2003/2004 l’Egitto ha esportato 18,5 milioni di tonnellate di idrocarburi. Nel
2004/2005 l’ammontare totale è salito a 27 milioni di tonnellate, con un
aumento di quasi il 50%.
La domanda energetica egiziana ha registrato un rapido incremento causato
dalla crescita demografica ed economica. Per far fronte a questa tendenza il
governo ha lanciato un programma teso alla costruzione di centrali alimentate
da gas naturale prodotto localmente. Tale progetto consente inoltre di destinare
la declinante produzione petrolifera egiziana alle esportazioni. Nel quadro di
questa politica tutte le centrali alimentate a petrolio sono state
progressivamente convertite a gas. Allo stato attuale la capacità produttiva
complessiva dell’Egitto si attesta attorno a 17.600 mw, dei quali l’84% generati
mediante gas naturale e il 16% ricorrendo all’energia idroelettrica (per la quasi
totalità prodotta dalla diga di Assuan). Secondo quanto programmato dai piani
approntati dal Ministero dell’elettricità e dell’energia, entro il 2015 l’Egitto
dovrebbe essere in grado di disporre di una capacità produttiva supplementare
stimata a 12.875 mw.
Alla fine degli anni Novanta l’Egitto ha preso a far ricorso ai contratti BOOT
(Build-Own-Operate-Transfer) per intercettare il duplice obiettivo di sviluppare
il proprio sistema infrastruttrale beneficiando dell’efficienza e delle risorse
finanziarie del settore privato senza rinunciare a un generale controllo statale
sul settore chiave dell’energia.
La prima centrale elettrica operante sulla base di un contratto di BOOT è stata
quella di Sidi Kreir, entrata in funzione nel gennaio del 2002 con una capacità
generativa pari a 325 mw; altri due impianti disciplinati dal medesima
regolamentazione sono stati attivati ad Ain Sukna e a East Port Said e
garantiscono una potenza di 680 mw. La prima centrale è stata costruita dalla
compagnia americana InterGen, le altre due dalla francese Electricité de France.
Il governo ha inoltre destinato sostanziali investimenti (pari a circa 300 milioni
di dollari) ad un progetto di interconnessione energetica regionale che
coinvolge Giordania, Siria, Libano, Turchia e Iraq, e che in prospettiva dovrebbe
pervenire al congiungimento con la rete dei paesi europei e con quella dei paesi
del Consiglio di cooperazione del Golfo.
Petrolio – Nonostante un trend negativo, che registra un costante calo nei livelli
della produzione di petrolio – le piuttosto modeste riserve si attestavano ormai
a circa 3,6 miliardi di barili, sufficienti al massimo per altri 15 anni (agli attuali
tassi di estrazione) – l’estrazione del greggio continua a rappresentare una voce
importante dell’economia egiziana. L’impoverimento dei giacimenti del Golfo
di Suez ha consigliato l’avvio di attività esplorative nelle aree di frontiera come
il Deserto occidentale al confine con la Libia, le aree offshore del Mediterraneo e i
17
territori del Sinai. Le esplorazioni sono state intraprese da compagnie straniere
(in primis BP e ENI) in partnership con la compagnia statale Egyptian General
Petroleum Corporation (EGPC).
Gli introiti derivanti dall’esportazione del petrolio continuano a costituire la
principale voce delle esportazioni egiziane, tuttavia, la quota di risorse
petrolifere destinate al mercato internazione sono in via di contrazione. Nel
2004 a fronte di un consumo interno di 564.000 barili al giorno, le esportazioni
sono state pari a 150.000 barili al giorno. Il trend in corso condanna l’Egitto a
dover rinunciare presto al proprio status di esportatore netto di petrolio.
Un’importante infrastruttura per l’esportazione del petrolio è la SuezMediterranean pipeline (Sumed). Essa rappresenta una via di transito per il
petrolio proveniente dal Mar Rosso e destinato nel Mediterraneo alternativa e
complementare rispetto al Canale di Suez. L’Egitto detiene il 50% del controllo
dell’oleodotto assieme ad Abu Dhabi, Arabia Saudita, Kuwait (con il 15%
ciascuno) e Qatar (5%), e riceve diritti di transito pari al 27% del costo del
greggio che scorre attraverso la pipeline. A metà degli anni Novanta, la capacità
operativa della Sumed è stata elevata a 2,3 milioni di barili al giorno mentre la
capacità di stoccaggio è stata accresciuta fino alla soglia dei 7 milioni di barili.
Da allora la pipeline opera al massimo delle proprie potenzialità.
Grafico 2 – Produzione e consumo di petrolio in Egitto
18
Gas naturale – Le riserve di gas naturale accertate sono stimate attorno ai 1,85
miliardi di metri cubi (dato riferito alla fine del 2004), pari a circa l’1%
dell’ammontare globale, mentre le riserve probabili si collocherebbero tra 1,1 e
1,7 miliardi di metri cubi. Il governo ha incentivato l’utilizzo del gas naturale, in
particolare per le centrali elettriche, ma anche concedendo licenze ad aziende
private che si occupano dell’estensione della rete di trasmissione e di
distribuzione del gas. Attualmente il 65% degli oltre 100 milioni di metri cubi di
produzione giornaliera di gas – proveniente prevalentemente dal delta del Nilo
e dal Deserto occidentale – viene utilizzato per generare elettricità. La
rimanente parte è utilizzata come componente per la produzione di fertilizzanti
e per altre industrie.
Il governo egiziano ha provveduto a sviluppare un’articolata rete per
l’esportazione del gas naturale. La prima fase del progetto di costruzione di una
pipeline denominata Arab Gas Pipeline capace di raggiungere il territorio di
Siria, Libano, Turchia ed eventualmente Cipro, trasportando 10 miliardi di
metri cubi di gas è stata completata nel luglio del 2003. Essa ha visto la
costruzione di una infrastruttura di 245 chilometri che attraverso la penisola del
Sinai e un tratto sottomarino passante per il Golfo di Aqaba che aggira le acque
territoriali israeliane e giunge in Giordania. In virtù di un accordo trentennale
tra i due paesi l’Egitto dovrà fornire alla Giordania 1,1 miliardi di metri cubi di
gas all’anno, da elevare a 2 miliardi entro il 2008. La seconda fase, che è stata
portata a termine a gennaio con il completamento di ulteriori 393 chilometri di
gasdotto, lungo un tracciato che collega il porto giordano sul Mar Rosso di
Aqaba alla centrale di Rehab vicino al confine tra Giordania e Siria. I lavori sono
stati gestiti da un consorzio denominato Al Fajr costituito dalle compagnie
egiziane attive nel settore degli idrocarburi – EGAS, Gasco, Petrojet, Enppi – che
detengono complessivamente una quota pari al 40%, la compagnia degli
Emirati Arabi Uniti Offsets Group (40%) e la giordana Social Security Authority
(20%). La terza fase del progetto prevede la costruzione di un tratto di 324
chilometri dal confine giordano alla centrale siriana di Deir Ali e
successivamente a Rayan, vicino a Homs, e sarà intrapresa dalla compagnia
russa Stroitransgaz. L’obiettivo è quello di ultimare questa porzione dell’opera
entro il 2007 per poi procedere ad estendere la pipeline a Cipro e Turchia ed
infine alla rete del gas europea.
Nel corso del 2005 l’Egitto ha concluso un accordo per l’esportazione di gas
naturale in Israele. Tale accordo è stato coronato dalla stipulazione di un
contratto tra il fornitore egiziano East Mediterranean Gas – una joint venture tra
la compagnia statale EGPC (60%), l’israeliana Marhav Group (20%) ed il gruppo
che fa capo al businessman egiziano Hussein Salem (20%) – e la compagnia
israeliana Israel Electric Corporation. L’accordo prevede la fornitura di 1,7
miliardi di metri cubi di gas per quindici anni a partire dalla conclusione del
2006, con l’opzione per un’estensione di ulteriori cinque anni.
19
Si registrano, inoltre, sensibili sviluppi nel comparto del gas naturale liquefatto
(GNL). Alla fine del 2004 è entrato in funzione l’impianto SEGAS (Spanish
Egyptian Gas Company) di Damietta in grado di garantire 5 tonnellate di gas
naturale liquefatto all’anno. L’impianto è controllato dalla compagnia spagnola
Union Fenosa in partnership con ENI (con una quota complessiva pari all’80%) e
dalle egiziane Egyptian Natural Gas Holding Company (10%) e Egyptian
General Petroleum Corporation (10%). Nel maggio del 2005 è entrato in
funzione l’impianto egiziano per il gas naturale liquefatto, Egyptian LNG
costruito dalla compagnia britannica Bg Group e dalla malesiana Petronas a
Idku. Bg Group sta vagliando la possibilità di avviare la costruzione di un terzo
impianto per la produzione di GNL. Con il funzionamento a pieno regime dei
due impianti l’Egitto si appresta a divenire il sesto maggiore produttore di gas
naturale liquefatto al mondo, con importanti prospettive di crescita.
Grafico 3 – Produzione di gas naturale in Egitto
20
Elettricità – Negli ultimi anni in Egitto è stato avviato un processo di
ristrutturazione e liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica, settore in
origine gestito da privati e poi nazionalizzato negli anni Sessanta. Tuttavia, lo
stato svolge ancora un ruolo dominante, attraverso la Egyptian Electric
Holding Company e il mercato si presenta attualmente composto da un unico
acquirente.
La prima legge per la liberalizzazione del settore dell’energia elettrica è la n. 100
del 1996 che consente agli investitori nazionali ed esteri di costruire, far
funzionare e gestire centrali elettriche.
Nel 1997 viene creata con decreto presidenziale n. 326 la Electric Utility and
Consumer Protection Regulatory Agency (EUCPRA). La legge n. 18 del 1998
stabilisce che le società di distribuzione saranno affiliate all’Autorità egiziana
dell’elettricità e che tutte le centrali elettriche e le reti di alto voltaggio saranno
affiliate a queste società. Nel 2000, con la legge n. 164
l’Autorità
egiziana
(http://www.egyptera.com/en/acts_laws.htm),
dell’elettricità è stata trasformata in società per azioni e ridenominata Egyptian
Electric Holding Company (EEHC). Nel 2001 la EEHC ha separato le attività di
produzione da quelle di distribuzione. Pertanto, attualmente vi sono diverse
società di produzione che vendono ad un'unica società di trasmissione.
Il mercato elettrico dell’energia in Egitto si compone di due sottomercati: 1) il
sistema elettrico unificato, che comprende la maggior parte dell’area abitata del
paese; 2) i mercati isolati, principalmente aree turistiche del Mar Rosso e della
Penisola del Sinai.
Nell’ambito del primo, il governo possiede quattro centrali termiche e una
idroelettrica. La partecipazione del settore privato avviene attraverso tre
contratti BOOT (Build-Operate-Own-Transfer)1 a lungo termine (20 anni) con la
Egyptian Electricity Transmission Company (EETC). Quattro produttori
industriali sono connessi al network e possono immettere e assorbire energia
secondo i loro bisogni. Tuttavia, la loro quota di mercato è alquanto piccola. Le
società dedite alla produzione vendono l’elettricità ad un unico
acquirente/società di trasmissione, l’EETC. Quest’ultima a sua volta vende
l’elettricità ai consumatori e a nove società di distribuzione, di proprietà statale.
L’esistenza di un unico acquirente/società di trasmissione di fatto non consente
la concorrenza tra le società di produzione.
I mercati isolati sono invece dei mercati di nicchia in cui sono presenti, oltre alle
società statali, alcune società di produzione private che vendono direttamente ai
consumatori.
La ristrutturazione del settore dell’elettricità risulta necessaria anche per
soddisfare la domanda interna, che cresce annualmente del 7%. L’obiettivo
1
La progettazione, il finanziamento e la costruzione dell’impresa è condotta dal settore privato che
detiene la proprietà e gestisce l’impresa, ma dopo un determinato periodo trasferisce la proprietà al settore
pubblico.
21
della crescita della produzione energetica include, tra l’altro, la promozione
delle fonti di energia rinnovabile. Tuttavia, uno dei principali ostacoli sulla
strada della liberalizzazione è rappresentato dai sussidi, che riguardano
soprattutto i consumatori nazionali.
Per quanto riguarda le interconnessioni regionali, l’Egitto fa parte del
Mediterranean Electricity Ring, che collegherà alcuni paesi del Nord Africa e del
Vicino Oriente e che sarà a sua volta collegato con la rete europea. Inoltre,
coopera con alcuni paesi africani per costruire una rete nell’ambito
dell’Iniziativa del Bacino del Nilo, che comprende Burundi, Eritrea, Etiopia,
Kenya, Ruanda, Sudan, Tanzania e Uganda.
Mappa 1 - Rete elettrica nazionale all’inizio del 2004
Fonte: Ministero egiziano dell’Elettricità e dell’Energia
L’Electric Utility and Consumer Protection Regulatory Agency (EUCPRA) è
un ente giuridico affiliato al Ministero dell’Elettricità e dell’Energia con sede al
Cairo.
22
L’ EUCPRA è stata creata con decreto presidenziale n. 326 del 1997. Il decreto n.
339 del 2000 (http://www.egyptera.com/en/acts_decree.htm) ne ha poi
definito la struttura, le attività e il consiglio d’amministrazione, che è stato
formato nel 2001.
Tra i principali compiti dell’Agenzia figurano:
ƒ
Assicurare che tutte le attività relative alla produzione, trasmissione,
distribuzione e vendita dell’energia elettrica siano condotte nel rispetto
della leggi e della normativa in vigore, soprattutto in materia di
protezione ambientale.
ƒ
Esaminare regolarmente i piani relativi alla produzione, trasmissione,
distribuzione e vendita dell’energia elettrica, inclusi i relativi
investimenti, per assicurare la disponibilità di energia per usi diversi in
conformità con la politica del governo.
ƒ
Definire le norme in materia di concorrenza nella produzione e
distribuzione di energia elettrica a tutela degli interessi dei consumatori.
ƒ
Assicurare che i costi di produzione, trasmissione e distribuzione
garantiscano gli interessi di tutte le parti coinvolte.
ƒ
Assicurare la realizzazione di un equo profitto per le aziende
dell’elettricità per la continuità delle attività e il mantenimento di una
solida posizione finanziaria.
ƒ
Pubblicare informazioni, rapporti e raccomandazioni sia per le aziende
dell’elettricità sia per i consumatori.
ƒ
Esaminare le denunce dei consumatori e comporre le controversie tra le
parti coinvolte.
ƒ
Concedere le licenze per la costruzione, gestione e mantenimento dei
progetti relativi alla produzione, trasmissione, distribuzione e vendita
dell’energia elettrica.
L’Agenzia ha un budget proprio composto dai fondi allocati dal budget statale
(attualmente non utilizzato), dai proventi ricavati dalla concessione e dal
rinnovo delle licenze, dai servizi resi dall’Agenzia agli utenti delle aziende
elettriche, dagli investimenti di fondi, da donazioni e sussidi che non siano in
contrasto con i suoi obiettivi.
Per quanto riguarda la struttura (si veda la tabella 9), l’Agenzia è diretta da un
consiglio d’amministrazione formato sotto la presidenza del ministro
dell’Elettricità e dell’Energia e composto di dieci membri, di cui tre
rappresentano le aziende elettriche, quattro i consumatori e tre sono tecnici
esperti in materia. Tra i compiti principali del consiglio:
ƒ
Definire la struttura organizzativa dell’Agenzia.
ƒ
Ratificare le procedure per la concessione delle licenze.
23
ƒ
Decidere in materia di concessione, rinnovo e monitoraggio delle licenze
per i progetti relativi alla produzione, trasmissione, distribuzione e
vendita dell’energia elettrica nonché supervisionare la realizzazione dei
progetti.
ƒ
Approvare il budget annuale.
Tabella 7 – Struttura della EUCPRA
Fonte: http://www.egyptera.com/en/e-default.htm
24
4 TRASPORTI
RETE STRADALE – Grazie ad un ampio programma di modernizzazione e di
espansione iniziato nel 1980, l’Egitto dispone di 64.000 chilometri di strade, di
cui circa 50.000 asfaltati, ma versanti in cattive condizioni. Alcune grandi opere
sono state recentemente ultimate.
Nel 2001 sono stati completati il ponte sospeso Mubarak Peace e un adiacente
ponte ferroviario che attraversano il Canale di Suez per 9,5 chilometri
congiungendo il Sinai con il resto dell’Egitto nei pressi Ismailia. Nel dicembre
del 2002 è stato ufficialmente aperto il primo ponte sospeso sul Nilo, lungo un
chilometro e denominato Aswan bridge. E’ attualmente in costruzione la
tangenziale che circonda Il Cairo per 250 chilometri. E’ inoltre in via di
rinnovamento la strada che percorre la costa mediterranea e che è parte della
rete di collegamento tra il Nordafrica e l’Europa mediterranea attraverso lo
stretto di Gibilterra. Sono stati infine avviati investimenti per la costruzione di
una strada che colleghi Il Cairo ad Ain Sukna (125 chilometri) e di una tra
Helwan e Kouraymat (85 chilometri).
Oltre il 95% del flusso di merci egiziano e circa il 70% di quello passeggeri
avvengono su strada.
RETE FERROVIARIA – La rete ferroviaria egiziana fu la prima ad essere
costruita nella regione; oggi consta di 9.455 chilometri, con solo il 15% del
tracciato attrezzato con sistemi di controllo elettronico. Le ferrovie egiziane
sono colpite da un generale grado di inefficienza, da un volume eccessivo di
forza lavoro, da scarsa redditività e da un’insufficiente remunerazione degli
investimenti. Il governo egiziano si propone, da un lato, di completare una rete
infrastrutturale consona a consentire il transito delle merci che giungono via
mare ai porti egiziani e che sono dirette all’Africa continentale e, dall’altro, di
conseguire l’obiettivo di trasferire l’8% del traffico merci su rotaia (attualmente
il dato è fermo al 3% circa). Le ferrovie egiziane trasportano ogni anno circa 800
milioni di passeggeri (2,3 milioni ogni giorno) e circa 12 milioni di tonnellate di
beni. Ciononostante dal momento che l’80% del traffico passeggeri viaggia su
treni con carrozze di terza classe, gli introiti sono sufficienti a coprire solamente
il 60% delle spese.
Il governo ha introdotto alcuni incentivi per attrarre gli investitori esteri, ha
avviato una prima e parziale apertura del settore e sta valutando l’opportunità
di fornire concessioni per l’utilizzo degli estesi terreni adiacenti alle ferrovie.
La prima compagnia privata operativa nel comparto ferroviario egiziano è la
Sea Train Egypt – una joint venture composta dall’italiana Italian Sea Train srl, e
le egiziane Egyptian Kadmar Group e Egyptian National Railways Jet – che ha
avviato un progetto per lo sviluppo e la gestione di un collegamento ferroviario
25
destinato al trasporto dei turisti diretti ai principali siti archeologici (la prima
linea congiungerà Alessandria alla stazione di Giza)
RETE AEROPORTUALE – La rete aeroportuale giunge ai principali centri
turistici e alle città più popolose. L’Egitto dispone di 22 aeroporti, quasi tutti di
proprietà statale. Per andare incontro alla prevista crescita del traffico turistico
il governo ha annunciato un piano di investimenti per 2 miliardi di dollari
finalizzato al potenziamento di 16 delle strutture aeroportuali esistenti e alla
costruzioni di 7 nuovi aeroporti sulla base di contratti BOT. Il primo aeroporto
privato è stato aperto a Marsa Alam, sul Mar Rosso, nel 2001. Accanto a
contratti di questi tipo, l’Egitto sta valutando l’ipotesi di un ritorno a forme più
convenzionali di finanziamento e più precisamente sta progettando di costruire
nuovi terminal per gli aeroporti del Cairo (la cui ultimazione è prevista per il
2007) e di Sharm el-Sheikh facendo ricorso ad un prestito della Banca Mondiale.
Sulla via di una maggiore liberalizzazione del settore, e su impulso della stessa
Banca Mondiale, la compagnia di bandiera egiziana EgyptAir – che ha finora
esercitato un controllo quasi monopolistico sui servizi di gestione degli
aeroporti – ha ceduto ad alcuni operatori stranieri la gestione di alcuni dei più
importanti scali internazionali del paese incluso quello del Cairo (affidato
Frankfurt Airport Services) e quelli di Sharm el-Sheikh e di Hurgada (affidati a
Aeroports de Paris, che gestisce anche l’aeroporto di Marsa Alam).
EgyptAir, con circa 8,6 milioni di passeggeri (dati del 2004), è di gran lunga la
più grande linea aerea egiziana. EgyptAir, che impiega 22.000 lavoratori,
comincia tuttavia a risentire della concorrenza delle compagnie aeree europee
operanti sul mercato egiziano e della progressiva erosione del monopolio sui
voli domestici a vantaggio di compagnie nazionali private beneficiarie di
concessioni governative. La compagnia di bandiera egiziana conserva
comunque una sostanziale posizione di vantaggio che le deriva dal divieto per
le linee straniere di attivare voli charter verso l’aeroporto del Cairo.
RETE PORTUALE – La rete portuale egiziana assume un ruolo economico e
strategico centrale per la posizione geografica occupata dal paese. Secondo un
recente studio commissionato dal ministero dei Trasporti, il numero di navi
merci che solcano le acque territoriali egiziane è destinato a triplicare tra il 2010
e il 2020. I porti marittimi sono ad oggi in grado di gestire oltre 80 milioni di
tonnellate di traffico merci all’anno e smaltiscono tra l’85% e il 90% del
commercio internazionale egiziano. Tuttavia, a fronte di un’inconfutabile
centralità per il sistema economico del paese, la rete portuale conserva alcuni
elementi di inefficienza ed elevati costi che finiscono per ostacolare il flusso
delle merci da e per l’Egitto e che impongono l’urgenza di approntare una serie
di investimenti.
Il governo egiziano ha avviato un processo di parziale liberalizzazione del
settore portuale concedendo in gestione a soggetti privati (sulla base di contratti
26
BOT/BOOT) i porti di Ain Sukna, sul Mar Rosso a Sud di Suez, di East Port
Said, all’ingresso del Canale di Suez, e di Damietta, sul versante orientale
dell’estuario del Nilo. Il primo, allestito e gestito da un consorzio guidato dalla
compagnia americana Stevedoring Services nel quadro di un contratto BOOT di
durata trentennale, è stato inaugurato nell’ottobre del 2002. Si tratta del primo
porto ad acque profonde dell’Egitto; è in grado di accogliere ogni tipo di nave
merci ed è concepito come snodo per il commercio internazionale e per
l’esportazione delle merci provenienti dalla zona industriale ad esso prossima.
Il secondo, affidato con la medesima disciplina contrattuale alla olandese ECT
International in partnership con la danese Maesk, è stato inaugurato nel 2004.
East Port Said è dotato delle infrastrutture per le gestione dei carichi delle navi
container di ultima generazione e si candida a svolgere, in virtù della posizione
strategica in cui è collocato, la funzione di fondamentale hub di trasbordo del
Mediterraneo orientale per le navi merci che solcano le rotte di comunicazione
tra Europa e Asia. Il porto di Damietta è stato inaugurato nel dicembre del 2004
ed è il primo porto marittimo egiziano completamente automatizzato. Dispone
di numerose banchine di stazionamento inclusa una per le navi che trasportano
prodotti petrolchimici, particolarmente importante vista la prossimità ad uno
degli impianti per la produzione di gas naturale liquefatto più grandi al mondo.
Gli investimenti privati nella rete portuale egiziana hanno compiuto un
decisivo salto qualitativo nel marzo del 2005 con l’annuncio di un accordo tra la
Hutchison Port Holding di Hong Kong – la più grande compagnia mondiale del
settore – e un consorzio guidato dalla Alexandria Port Authority per la
modernizzazione, l’ampliamento e la gestione dei due terminal merci di
Alessandria e Dekhaila, nel quadro di un contratto BOT di venticinque anni.
I principali porti egiziani sul Mediterraneo sono quelli di Alessandria,
Damietta, El Dekheila, Port Said e East Port Said, mentre il principale scalo per
il transito di prodotti petroliferi è quello di Zeit, sul Mar Rosso. Per effetto di
una legge del 1996 e di una direttiva del Ministro dei trasporti del 1999 l’Egitto
ha introdotto una regolamentazione dettagliata per i porti specializzati in una
precisa attività. In conseguenza della riorganizzazione che ne è scaturita si
contano oggi 14 porti specializzati nel traffico di prodotti petroliferi, 9 porti in
quello di prodotti minerari, 8 porti per i prodotti della pesca e infine 11 porti
specializzati nella gestione dei flussi di traffico turistico.
Merita una menzione a parte il Canale di Suez. Nel 2004 per la prima volta le
entrate derivanti dai diritti di transito attraverso il Canale hanno superato la
soglia dei 3 miliardi di dollari, toccando quota 3,1 miliardi. Le ragioni del
significativo incremento sono essenzialmente due: l’incremento del prezzo del
petrolio (e di conseguenza del carburante per la navigazione) che ha reso
decisamente più economica la rotta attraverso il Canale rispetto a quella che
circumnaviga le coste africane e il rapido incremento del commercio con la
Cina. Il numero di navi che hanno solcato le acque del Canale nel 2004 si è
27
attestato a 16.850 unità rispetto alle 15.667 del 2003, mentre il tonnellaggio è
salito a 621 milioni di tonnellate a fronte delle 576 dell’anno precedente.
Secondo i dati forniti dalla Suez Canal Authority circa il 7,5 % del traffico
mercantile mondiale transita per i 190 chilometri di estensione del Canale. Il
traffico è stato inoltre sostenuto dal progetto di espansione in corso che, con un
investimento di 450 milioni di dollari, si propone di aumentare la profondità
del Canale in misura tale da consentire già oggi il passaggio delle petroliere di
più elevate dimensioni ed entro il 2010 il transito delle imbarcazioni con un
pescaggio di 22 metri.
Va infine ricordato che l’Egitto dispone di oltre 3.000 km di acque navigabili,
metà delle quali appartenenti al fiume Nilo, lungo le quale si snoda una fitta
rete di porti fluviali che vedono transitare il 4% del traffico merci nazionale.
Mappa 2 – Dislocazione dei principali porti egiziani
28
Tabella 8 – Classificazione dei principali porti egiziani
29
Mappa 3 – Dislocazione dei principali aeroporti egiziani
30