MFF banana media briefing

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MFF banana media briefing
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BANANA SPLITS: BANANE, SUPERMARKET,
E IL REPORT SULLE PRATICHE DI COMMERCIO SLEALI
“Noi lavoriamo sempre più duramente, provando a produrre di più
e meglio, preservando l’ambiente. Ma mentre le nostre piante e
frutti crescono, mentre il profitto dei supermercati cresce, il prezzo
che noi riceviamo non sembra crescere mai. Questo prezzo non
può sostenere uno standard di vita decente.” – Anton Bowman,
piccolo produttore, Windward Islands, Caribbean.
Introduzione
Le banane sono un punto fermo come importante dell’economia delle nazioni in via di
sviluppo oltre che il frutto più mangiato in Europa e Nord America. Per decenni,
l'economia banananiera è stata l’esempio chiave di un commercio ingiusto e la
concentrazione di potere nelle mani di poche multinazionali ha influenzato
negativamente la vita di migliaia di lavoratori nella produzione di banane e dei piccoli
agricoltori. Queste grandi aziende di frutta ora competono per essere i " fornitori preferiti
" dei rivenditori, il che accresce il loro predominio di mercato, conferendogli il potere di
controllare il valore della catena di produzione di banane in tutto il mondo .
Make Fruit Fair
Fin dal 2012, la campagna Make Fruit Fair ha aumentato la consapevolezza dei
consumatori sulla necessità di regolamentare il potere d'acquisto dei supermercati a
livello dell'Unione europea (UE) e, più in generale, di riformare la legislazione europea
sulla concorrenza. Nel 2014 la Commissione Europea (CE) ha pubblicato una
comunicazione sulle pratiche commerciali sleali (Unfair Trading Practices UTP) dei
distributori nell'Unione Europea. Una relazione più dettagliata è previsto venga rilasciata
nei primi mesi del 2016 per presentare il corso di azioni che l'UE dovrebbe assumere nei
confronti di pratiche commerciali sleali UTP, compresa una valutazione delle azioni
messe in atto dalle autorità garanti degli Stati membri sulla concorrenza e una
valutazione indipendente dell’Iniziativa volontaria di fornitura alimentare (Voluntary
Supply Chain Initiative - SIC).
Questo briefing definisce i principali risultati della ricerca commissionata dalla campagna
Make Fruit Fair, che hanno approfondito come operano le catene di valore europee
relative al commercio delle banane, e come si sviluppano le pratiche di UTP tra
acquirenti di frutta in Europa e i produttori di banane dei paesi esportatori, le loro
conseguenze per agricoltori, lavoratori, e il rapporto con la pressione sui prezzi nei
mercati europei.
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Indicazionizioni
Sono necessarie delle misure per affrontare i problemi individuati dalla ricerca e delineati
in questo briefing - vale a dire la pressione al ribasso sui prezzi causata dai rivenditori, e
le pratiche commerciali sleali adottate nel commercio delle banane, che minacciano
pesantemente l'esistenza dei piccoli produttori, e stanno erodendo le condizioni di lavoro
e di vita dei lavoratori dell’industria delle banane.
L’Unione Europea e i governi nazionali dell’Unione necessiterebbero di:
Adottare una legislazione per garantire che tutti gli Stati Membri dell'UE mettano in atto
un robusto, credibile, e ben coordinato meccanismo per interrompere l’impiego di
transazioni e pratiche non eque (Unfair Trading Practices) all'interno delle catene di
approvvigionamento alimentare che servono il mercato dell'UE. Il seguenti requisiti
minimi dovrebbero essere raggiunti:

i meccanismi dovrebbero essere accessibili a tutte le imprese che partecipano
alla catena di approvvigionamento alimentare dell'UE, indipendentemente dal
fatto che si trovino in Europa o no;

operare in modo di proteggere l'anonimato e la riservatezza, specialmente dei
fornitori che sono preoccupati del fatto poter perdere il lavoro se esplicitassero lo
stato delle cose;

essere in grado di scoraggiare cattive pratiche, sia a livello degli Stati membri
dell'Unione europea che tramite una selezione di diversi strumenti di
applicazione (ad esempio dialogo informale, sanzione pecuniaria);

condividere le informazioni e coordinare l'applicazione sia attraverso una rete di
coordinamento ed applicazione europea, che internazionale.
Utilizzare il potere di concorrenza dell'Unione Europea e delle Nazioni appartenenti per
garantire filiere sostenibili e la neutralità nell’interpretazione e l'attuazione delle norme in
materia di rapporti di forza, attraverso tutta la catena di approvvigionamento e
distribuzione. Vale a dire:

Affrontando questioni strutturali, come l'accumulo di eccessivo potere d'acquisto
e accrescendo la concentrazione di mercato nel settore della distribuzione al
dettaglio, attraverso un nuovo approccio al controllo delle fusioni aziendali.

Affrontando problemi comportamentali come gli accordi anticoncorrenziali e
abusivi comportamenti unilaterali nel settore del commercio al dettaglio, che
hanno un impatto negativo sui piccoli fornitori e sui consumatori. Questo
potrebbe anche essere ottenuto, ad esempio, adottando un regolamento di
esenzione per categoria per il settore alimentare, che permetterebbe accordi tra
le aziende agricole perseguendo l'obiettivo di migliorare le condizioni degli
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scambi e il sostentamento dei produttori, e / o sviluppando delle linee guida
ufficiali CE sulla legislazione esistente come interpretazione normativa per
rispondere a queste preoccupazioni .
Retroterra
Produzione e distribuzione della banana.
La produzione mondiale di banane è concentrata principalmente in Asia del Sud - Est, in
Africa, America Latina e nei Caraibi. Solo il 15 al 20% della produzione mondiale di
banane è commerciato a livello globale con i 5 principali paesi esportatori di banane
(Ecuador, Colombia, Filippine, Costa Rica e Guatemala) che rappresentano oltre l'80%
delle esportazioni mondiali di banane.
Share of banana world exports and imports
Source: BASIC based on Comtrade data (2014)
Il mercato del consumo di banana in Europa
Vendita al dettaglio di generi alimentari europei : una forte e crescente influenza dei
grandi rivenditori al dettaglio, in particolare dei discount.

I moderni grossi distrubutori di generi alimentari rappresentano il 54% del totale
delle vendite di prodotti alimentari nell'UE. Sulla base del valore, gli ipermercati e
supermercati sono i due principali operatori, che rappresentano rispettivamente il
35 % e il 33% delle vendite di prodotti alimentari in Europa, mentre i discount
sono il terzo outlet più popolare, con una quota di mercato del 17%.
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Modern grocery sales by retail outlet in the European Union
Source: BASIC, based on Planet Retail, European Grocery Retailing, May 2014

A livello paneuropeo, i dieci maggiori rivenditori rappresentano quasi il 50% delle
vendite al dettaglio alimentare e sono tra i 30 più grandi rivenditori del mondo.
Cinque di loro sono tedeschi (Schwarz , Aldi , Edeka , Metro e Rewe) , quattro
sono francesi (Carrefour , Leclerc , Auchan e Intermarché ), ed uno è inglese
(Tesco).
Share of modern grocery market by retailer in the European Union
Source: BASIC, based on Planet Retail, European Grocery Retailing, May 2014
Banane in Europa: uno dei frutti più consumati ed economici

L'Unione Europea è il principale importatore mondiale di banane di cui la
maggioranza dei frutti importati provenienti dall'America Latina. L'industria
dell’importazione era tradizionalmente dominata da imprese verticalmente
integrate, che controllavano tutte le operazioni lungo la catena - la produzione, il
trasporto, l'importazione e la maturazione. Negli anni ottanta, solo cinque società
(Chiquita, Del Monte, Dole, Noboa e Fyffes) commerciavano l'80 % delle banane
del mondo. Tuttavia, il considerevole spossessamento di queste aziende, dirette
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proprietarie di piantagioni e navi per l’importazione, ha ridotto il principale
ostacolo all'ingresso per le imprese ad entrambe le estremità della catena di
produzione della banana. Un processo che ora vede Chiquita, Dole, Del Monte e
Fyffes controllare solo il 39% del commercio di banane in Europa.
Market share of banana importers in the European Union
Source: BASIC, based on European Commission, Chiquita Brands International/ Fyffes merger procedure (2014)

Sono ora i rivenditori che controllano sempre più le catene di valore delle
banane, con le aziende di frutta integrate in competizione per essere i loro
“fornitori preferiti” . In Germania e nel Regno Unito, i rivenditori stanno
cominciando a rifornirsi direttamente.

Frutta fresca in generale, e le banane in particolare, sono categorie di prodotti
molto importanti per i rivenditori europei, che fanno uso di questo prodotto per
impostare un prezzo immagine dei loro negozi ed attrarre così il maggior numero
di consumatori.
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A seguito della forte concorrenza tra i rivenditori, il prezzo medio al consumo di
banane in Europa è inferiore del 25 % rispetto a quello delle mele, anche se
quest'ultimo è il frutto locale più consumato nell'UE, mentre, le banane sono
importate dall’America Latina e dall’Africa.
Il valore della catena di produzione della banana in EU
Alcuni attori dominanti e il passaggio di potere dalle multinazionali della frutta alle catene
dei distributori
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Il diagramma seguente illustra la divisione delle quote di valore della banana
lungo la catena dei principali paesi che forniscono l'Unione Europea, con i
rivenditori che prendono circa il 41 % del valore.
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La pressione sul prezzo al consumo tradotto sui paesi produttori ed esportatori

I prezzi reali al consumo sono rimasti globalmente stabili a partire dal 2001 nella
maggior parte dei paesi europei, ad eccezione del Regno Unito, dove invece si è
dimezzato. Questo in netto contrasto con il prezzo d'importazione delle banane,
che è sceso del 20% nello stesso periodo. Questo ha influenzato tutti i principali
paesi fornitori di banane verso l'UE (Ecuador, Colombia , Costa Rica ,
Repubblica Dominicana e Camerun), mentre i distributori al dettaglio hanno
aumentato la loro quota del valore di scambio nella maggior parte dei paesi.
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Evolution of CIF import prices in the EU by banana exporting country (2001-2014)
Source: BASIC based on data from Comtrade
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Impatto nei paesi produttori di banane
Impatto economico: abbassamento ed ulteriore riduzione della percentuale di guadagno,
non più sufficiente a coprire i costi di produzione
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Mentre la quota di guadagno dei distributori al dettaglio di banane in Europa è
aumentato, dal 2001 (tranne che nel Regno Unito) , i piccoli agricoltori e gli
operai sono sempre più schiacciati tra la pressione sui prezzi per gli acquirenti e
l'aumento della produzione e dei costi di vita.

In termini di costi di produzione, tra il 2001 e il 2015, i costi di trasporto sono
aumentati del 233%, i costi dei fattori produttivi quali fertilizzanti e pesticidi in
media del 195%, e i materiali di imballaggio in media del 150%.

Nel frattempo, gli aumenti del costo della vita sono evidenziati dall'evoluzione
degli indici nazionali dei prezzi al consumo che sono calcolati sulla base dei costi
di cibo, salute, istruzione, alloggio, trasporti e comunicazioni che sono aumentati
del 92 % in Colombia, del 129 % in Ecuador, del 218% in Costa Rica e 278% in
Repubblica Dominicana dal 2001.
Le principali questioni sociali e ambientali legate alla produzione di banane

L’incremento dei costi di produzione e del costo della vita generano e amplificano
significativi impatti sociali ed ambientali nella maggior parte dei paesi produttori
di banane, tra cui la negazione dei diritti fondamentali dell’uomo, discriminazione
di genere (compresi i bassi livelli di occupazione femminile), generando un
fallimento socio-economico dal punto di vista dei salari e dei lunghissimi orari di
lavoro. Inoltre, i lavoratori sono spesso scarsamente protetti contro gli effetti della
pesante applicazione di prodotti agrochimici tossici, arrivando a soffrire di gravi
impatti sulla salute. L'intensificazione della produzione ed esportazione di
banane su larga scala, spesso senza pratiche di produzione ecologiche, sta
causando l'inquinamento del terreno, dei corsi d'acqua e delle falde acquifere,
danneggiando le comunità locali e riducendo la biodiversità.
“Riconosciamo che l’industria sta affrontando una grande crisi, ma non sono i
lavoratori a dover pagare il prezzo di questa crisi in quanto solo governi e imprese
possono risolverla. Non avendo nessuna divisione dei profitti, non dovremmo essere
schiacciati dal peso dei tassi di cambio del mercato internazionale che affligge
l’industria bananiera” – Leader sindacato Latino Americano
Pratiche commerciali sleali (UTPs): un fattore aggravante per i produttori di banane ed i
lavoratori del settore
La pressione al ribasso sui prezzi, insieme con l'aumento dei costi di produzione e di
vita, sono ulteriormente aggravata dalle pratiche di commercio sleali (UTPs), che sono
state definite dalla Commissione Europea (CE), come quelle pratiche “che
grossolanamente si discostano dalla buona condotta commerciale, sono contrarie alla
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buona fede e della correttezza e sono unilateralmente imposte da un partner
commerciale su un altro”. Per questo report, sono stati intervistati più di 60 stakeholders
del settore della produzione e commercio delle banane, per capire meglio come le
pratiche di commercio sleali (UTPs) si innestano nel settore.
UTPs e paura delle ritorsioni

Si deve, in primo luogo, notare che non è semplice raccogliere prove sulle UTPs
nell’industria della banana, in quanto vige un clima di paura, con molti intervistati
estremamente preoccupati delle reazioni negative degli acquirenti e la perdita
potenziale di mercato se dovessero essere identificati. Non solo gli intervistati
chiedono di mantenere l'anonimato, ma hanno anche chiesto di non divulgare il
paese in cui sono.
UTPs e il potere del mercato nel settore delle banane

Le pratiche di UTPs nel settore delle banane sono radicate nello squilibrio del
potere di negoziazione tra i rivenditori ed i loro fornitori, e questo squilibrio viene
amplificato all'inizio della catena nei paesi produttori, principalmente sotto forma
di clausole contrattuali unilaterali (chiamato anche ' leonina ') con i produttori e /
o esportatori.

Questo può essere ulteriormente aggravato durante la bassa stagione
commerciale delle banane, quando la domanda si riduce durante l'estate
europea e la grande disponibilità di frutta locale, mentre allo stesso tempo, la
produzione in America Latina tende ad essere maggiore. Cancellazioni di ordini
all'ultimo minuto e richieste di qualità sempre maggiore cancella ogni possibilità
di aumento di fatturato in questo periodo dell'anno.
Conseguenze per gli agricoltori e i lavoratori delle banane

Nel complesso, i piccoli coltivatori di banane (in particolare in Ecuador,
Repubblica Dominicana, Perù e Colombia ) sono i più influenzati dalle pratiche di
UTPs, in quanto non possono permettersi di rimanere in attività a causa della
bassissima redditività. In mancanza di risorse sufficienti per investire nelle loro
aziende, la loro produttività cala drammaticamente, si avvia così un processo di
svalutazione della terra e si instaurano dei potenziati fenomeni di migrazione.
Questo genera crescenti tensioni sociali per chi resta nelle regioni di produzione
della banana, in quanto vi sono poche opportunità alternative di lavoro.
Ecuador, un paese di piccoli produttori.
La produzione in Ecuador è relativamente di piccola scala rispetto agli altri paesi
dell'America Latina, con il 90% dei produttori di banane che sono rappresentati da
aziende agricole di piccole e medie dimensioni, con meno di 50 ettari, e che danno
occupazione diretta a circa 190.000 persone. I piccoli produttori impiegano in media il
doppio delle persone per ettaro rispetto alle grandi piantagioni industrializzate dello
stesso paese.
Tuttavia, l'attuale tendenza al ribasso dei prezzi espone i piccoli produttori ad una
situazione di alta vulnerabilità, con il rischio di una significativa perdita di posti di
lavoro, in particolare tra i giovani delle aree rurali, e conseguente aumento dei
problemi sociali per il paese.
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Le condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori del settore delle banane sono
anch’essi sottoposti a grande pressione, con tariffe orarie che iniziano ad essere
sostituite in diversi paesi, con la pratica del lavoro a cottimo; si instaurano
pratiche di maggiore assunzione di lavoratori di limitati (e ripetuti) periodi di
tempo attestati prevaalentemente sui tre mesi, in modo da ridurre il numero di
lavoratori a tempo indeterminato; maggiore uso di subappaltatori e agenzie di
lavoro temporane; e maggiore utilizzazione di lavoratori migranti in diversi paesi,
per ottenere una forza lavoro più economica e potenzialmente più compiacente
(spesso costituita da persone sprovviste dei documenti ufficiali necessari . Nella
Repubblica Dominicana, per esempio, circa il 66 % dei lavoratori delle banane
sono lavoratori migranti provenienti vicina Haiti.
Conseguenze per i consumatori:

Mentre i fornitori sono i primi a subire le conseguenze della situazione attuale nel
settore del commercio delle banane, rischiano di insorgere anche delle
conseguenze negative anche per i consumatori prima o poi. Se i rivenditori
continuano a trattenere una quota così eccessiva del valore delle banane, ed i
prezzi di acquisto sono costretti a livelli insostenibili, i fornitori dovranno lottare
per sopravviver. I produttori più piccoli e vulnerabili potrebbero essere costretti a
lasciare il settore, non essendo più in grado di sostenere le loro famiglie
attraverso il commercio delle banane.

E come ultimo punto, il risultato potrebbe consistere in una catena di produzione
delle banane molto concentrata, dai rivenditori scendendo fino ai produttori,
generando impatti sociali e ambientali negativi nei paesi produttori, riducendo
notevolmente le possibilità di scelta per i consumatori.
Cosa può fare l’Unione Europea?
Il Parlamento europeo ha sollevato diverse volte delle preoccupazioni circa le pratiche di
UTPs, e già nel 2008, più del 50% dei deputati ha firmato una dichiarazione scritta per
chiedere alla Commissione Europea di esaminare a regolamentare i supermercati, per
fermare l'applicazione di pratiche commerciali sleali in catene di approvvigionamento
alimentare. Il Libro Verde della Commissione Europea sulla pratica del commercio
sleale, nel gennaio del 2013, ha raccolto i pareri delle parti interessate sulla presenza di
UTPs nella catena di approvvigionamento alimentare e non all’interno della CE.1
Nella recente Communication Tackling unfair trading practices in the business-tobusiness food supply, la Commissione europea riconosce che le pratiche di UTPs, sono
abbastanza comuni e possono avere effetti nocivi, in particolare sulle piccole e medie
imprese, impegnate in catene di approvvigionamento alimentar . La Commissione ha
inoltre dichiarato "che le pratiche di UTPs applicate all'interno dell'UE potrebbe
1 Green Paper on unfair trading practices in the business-to-business food and non-food supply chain in Europe
COM(2013) 37 , 31 January 2013
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avere effetti diretti o indiretti per i produttori e le imprese al di fuori dell'UE,
includendo i paesi in via di sviluppo.”2
Alcuni Stati membri dell'Unione europea sono a buon punto nella creazione di
meccanismi di rafforzamento in un’ottica di consapevolezza sul clima di paura creato in
questo mercato, per fermare pratiche commerciali sleali (Francia, Ungheria, Irlanda e
Regno Unito). Altri paesi (Austria, Cipro, Grecia, Lettonia, Malta e Polonia) hanno
meccanismi di esecuzione che sono stati considerati insufficienti da parte delle imprese
intervistate che si sentivano esposte. Il problema è che “gli strumenti legali esistenti
che potrebbero essere utili per affrontare le pratiche di UTPs e gli effetti negativi,
sono molto frammentati e non specificamente progettati per affrontare questo
problema”.3
Nel frattempo, un certo numero di associazioni del settore hanno creato un'iniziativa di
autoregolamentazione volontaria ( the Supply Chain Initiative). Anche essa ha
aumentato la consapevolezza sul problema delle pratiche di UTPs, non garantisce la
riservatezza sufficiente per i fornitori, né ha la possibilità di applicare sanzioni finanziarie
di difficile applicazione, e quindi l'iniziativa non può essere considerata come un
meccanismo di rafforzamento efficace.
Entro la fine del 2015 la Commissione intende presentare al Consiglio e al Parlamento
Europeo una valutazione dell'efficacia dei meccanismi di applicazione degli Stati membri
e del sistema volontario guidato dall'industria.
Parallelamente la politica di concorrenza dell’Unione Europea, ha fino ad ora ignorato la
sostenibilità ed i criteri del commercio equo nella sia nelle questioni di concorrenza di
mercato strutturali che comportamentali. Le attuali metodologie per valutare il benessere
dei consumatori non tengono sufficientemente in conto degli interessi dei futuri
consumatori. Questo stato di cose è comunque difficilmente compatibile con la nuova
missione dettata al nuovo commissario UE per la concorrenza, Margrethe Vestager, “La
politica della concorrenza [ ... ] deve contribuire ad una sterzata verso l'innovazione e far
si che i mercati offrano evidenti vantaggi per i consumatori, le imprese e la società nel
suo complesso".4
Ci sono già un certo numero di Stati membri dell'Unione Europea che si stanno
muovendo a livello nazionale per colmare questa lacuna. Per esempio nel maggio 2014,
il governo olandese ha emesso direttive politiche per l'autorità olandese sulle regole di
concorrenza, per indirizzare l’applicazione di nuove norme verso iniziative di
sostenibilità, spingendo per l'adozione di un concetto ampio di benessere dei
consumatori (che non consideri solo il prezzo), e tenendo conto dei vantaggi per i
consumatori attuali e futuri.5
2 Communication from the European Commission, Tackling unfair trading practices in the business-to-business food
supply chain, COM(2014) 472, 15 July 2014.
3 Communication from the European Commission, 2014, op. cit.
4 Mission letter from Jean-Claude Juncker, President of the European Commission, to MargretheVestager, Competition
Commissioner, 1 November 2014
5See http://kluwercompetitionlawblog.com/2014/05/15/art-1013-and-sustainability-new-developments-in-the-netherlands/
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Ulteriori Informazioni
Il report complete in inglese Banana value chains in Europe and the consequences of
Unfair Trading Practices, which has just been released, può essere scaricato su
www.makefruitfair.org
Il report “Who´s got the power” (ottobre 2014) fornisce un background esauriente e può
essere scaricato da www.fairtrade-advocacy.org/power
Contatti Media
Sergi Corbalán
Executive Director
Fair Trade Advocacy Office
Village Partenaire - bureau 1
Rue Fernand Bernierstraat 15
1060 - Brussels - Belgium
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Jacqui Mackay
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Segui
www.makefruitfair.org
www.facebook.com/makefruitfair1
twitter.com/MakeFruitFair
Consorzio Make Fruit Fair
BanaFair (Germany)
Banana Link (UK)
Ecumenical Academy Prague (Czech Republic)
Fair Trade Advocacy Office (Belgium)
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FAWU (Cameroon)
finep (Germany)
Green Liberty (Latvia)
GVC (Italy)
IMVF (Portugal)
KKG (Malta)
Mai Bine (Romania)
Oxfam Deutschland (Germany)
Peuples Solidaires (France)
Polish Green Network (Poland)
SINTRAINAGRO (Colombia)
Sudwind (Austria)
TVE (Hungary)
Urocal (Ecuador)
WINFA (Windward Islands)
Crediti
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Photos: Banana Link
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