Lo sguardo adulto/bambino sulla natura
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Lo sguardo adulto/bambino sulla natura
STRUMENTI Proposte di lettura Lo sguardo adulto/bambino sulla natura Francesca Ciabotti Pedagogista “Con lo sguardo giusto è possibile fare interi viaggi in un cassetto, in un palmo di terra” (Matteo Sturani) o meno intensamente, spesso anonimamente, la natura come cornice e dimensione di sfondo. Per comprendere, sostenere sul piano educativo e soprattutto rispettare lo sguardo dei bambini e di conseguenza anche i loro vissuti, le loro esplorazioni e le forme di gioco spontanee in natura, è importante (forse prioritario!) che gli adulti ri-educhino anche i loro occhi alla osservazione della natura, ritrovando e allenando quello “sguardo curioso e incantato delle prime volte” (cit., p. 11). Per aiutarci in questa impresa di recupero d’attenzione percettiva ed emotiva di fronte agli spettacoli grandi e piccoli della natura, Matteo Sturani propone una raccolta antologica scientifico-letteraria di brani di scrittori, esploratori e naturalisti, con l’obiettivo di “far cogliere le tappe attraverso cui nasce e poi si evolve in una persona il piacere di osservare il mondo naturale” (cit., p . 6). Il libro è articolato in sezioni. Nella prima, “La rivelazione di un amore”, e nella seconda, “La natura come gioco”, l’infanzia è la protagonista. La descrizione delle esperienze esplorative in natura e le tracce indelebili che il fascino libero, trasgressivo e rischioso di incontri, giochi, avventure in luoghi naturali e con animali, piante, fenomeni e oggetti della natura ha avuto (in tempi in cui ancora lo svago e il gioco all’esterno erano risorse uniche e facilmente praticabili di “antiche” infanzie!) sulla formazione identitaria dei giovani protagonisti sono affidate a splendidi “Nella Russia leggendaria della mia infanzia, il primo sguardo al risveglio, in una mattina d’estate, era per lo spiraglio tra i bianchi scuri della finestra […]. Dall’età di sette anni, tutto ciò che provavo davanti a un rettangolo di luce solare in cornice era dominato da una unica passione. Se il primo sguardo del mattino andava al sole, il primo pensiero andava alle farfalle che quel sole avrebbe generato. L’evento primigenio era stato per altro banale. Sul caprifoglio che sporgeva sopra la spalliera intagliata di una panchina proprio di fronte all’ingresso principale, il mio angelo guida mi additò un insolito visitatore, una splendida creatura giallo pallido con macchie nere, smerlature blu e un occhio di cinabro su ciascuna coda, nera e bordata di giallo cromo. Nel perlustrare il fiore pendulo a cui si era aggrappata, il corpo farinoso leggermente arcuato, non cessava di sbattere le grandi ali, e il desiderio di averla per me quella creatura, fu tra i più intensi che io abbia mai provato […]”. (da Farfalle di Vladimir Nabokov, in Pietre, piume e insetti, p. 13). brani tratti da romanzi e saggi di Nabokov, Meneghello, Neruda, Calvino, Levi e Calamandrei. Alcuni autori narrano anche della fondamentale importanza, per la nascita e maturazione di curiosità e motivazione naturalistica (che durerà tutta la vita!), di avere accanto un adulto, sensibile e appassionato, insieme alla possibilità di alimentare le proprie conoscenze e fantasie su libri illustrati dell’epoca. Le altre sezioni: “L’arte di osservare la natura”, “Il naturalista all’opera” e le “Disavventure del naturalista” propongono approcci e sguardi sulla natura più specialistici e rigorosi, propri del lavoro del naturalista, ma contaminati e intrecciati con lo sguardo e il linguaggio emotivo di poeti e scrittori (citiamo tra tutti Ponge, Rigoni Stern, Calvino per la letteratura e Bates, Fabre e Wilson tra i naturalisti). Nella sezione “Emozioni caccia e pesca” l’antologia propone famosi racconti incentrati sul rapporto conflittuale tra uomo e natura, che rivelano come essa sia una palestra educativa di apprendimenti, di sfide con se stessi e di presa di coscienza di rischi, limiti e possibilità individuali (Bridges, Genevoix, La Capria, Hemingway, Turgenev). Belle, nell’ultima sezione “Paesaggi minimi”, anche le tavole a tempera del nonno dell’autore, Mario Sturani, artista ed entomologo, che “dilatano” elementi naturali “minori” del mondo vegetale e animale: mosche, farfalle, sassi, fiori di campo, erbe… una natura certo poco appariscente, ma incantevole, se “nobilitata” da uno sguardo attento e che esplora. Pietre, piume e insetti. L’arte di raccontare la natura è un libro colto e raffinato, che ci invita non solo a frequentare più spesso la natura, ma soprattutto ad aprire gli occhi, la mente e il cuore sui suoi diversi mondi, così da recuperare uno “sguardo bambino” e tornare a essere “angeli guida” appassionati e attenti, capaci di comunicarne l’incanto. SETTEMBRE 2013 È possibile che un naturalista, uno che fa dell’osservazione della natura e dell’affinamento dello sguardo su di essa la propria professione, possa darci utili consigli e spunti di riflessione sul come ritrovare passione e motivazione all’osservazione della natura e, di riflesso, come “accompagnare” i bambini, sostenere e far maturare in loro la scoperta precoce e “l’Innamoramento” verso il mondo naturale? Leggete Pietre, piume e insetti. L’arte di raccontare la natura (Einaudi, 2013) a cura di Matteo Sturani – naturalista e insegnante di Scienze in un Liceo di Torino – e vedrete che la risposta è sicuramente affermativa. Ripartiamo dallo studio degli “sguardi sul mondo naturale”. Come è lo sguardo dei bambini e come è il nostro? L’infanzia, a contatto diretto con la natura, attiva uno sguardo che ancora ingloba il senso della meraviglia, che è capace di perdersi nell’insieme variegato di forme e colori, ma che è anche competente nel soffermarsi e cogliere sia i particolari che traspaiono ed emergono dal tutto, sia le diversità che la natura offre nella sua molteplice e multiforme varietà. Lo sguardo dei bambini, nella e sulla natura, è “nuovo”, aperto, curioso, esplorativo, trasformativo, intriso di piacere ed emozione. Lo sguardo adulto, il più delle volte, con gli anni diventa inesorabilmente più ottuso, globale, incapace di mettere a fuoco e trovare il particolare nel tutto, è uno sguardo che “si accontenta” di cogliere piacevolmente, più 87