I ntraprendere

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I ntraprendere
Anno 6
Numero 0 3
MARZO
2014
Business, Marketing, Management
In t r a p r e n d e r e
VITA MORTE E MIRACOLI DI UNA PMI
SOMMARIO
L’e-bike si diffonde
Pag. 2
La bellezza virtuale
Pag. 3
BMW e i venditori del
futuro
Pag. 4
E-commerce all’ingrosso
Pag. 5
La sfida a Google parte
da TARANTO
Pag. 6
Pepsi diversifica e
prepara l’avanzata
nella moda
(Fashion Magazine.it—marzo 2014)
Il brand della celebre bibita gassata starebbe preparando il suo ingresso nell'universo fashion con una
capsule di abbigliamento e
lifestyle dal nome Life for
now. Il debutto sarebbe
previsto a breve negli States. Secondo quanto riporta Sportswear International, la linea si ispirerà
al mondo del calcio e dell'arte, con il tocco personalizzato di sei artisti di strada: lo spagnolo Zosen,
l'olandese Merijin Hos,
l'inglese Hattie Stewart,
gli argentini Jaz ed Ever e
il brasiliano Ricardo Akn,
invitati a collaborare con
un team di stilisti. L'iter del
progetto sarebbe già a
buon punto: secondo indiscrezioni, l'esordio è in
programma nei prossimi
mesi nei grandi magazzini
e in selezionati multimarca
degli Stati Uniti.
Evoluzione è... creazione di nuovi valori economici
(continua da n° precedente- di
Rocco Trisolini)
Gestire la possibilità di
raggiungere in maniera
diretta ed immediata
una moltitudine di potenziali Clienti è la ricchezza
principale
da
avere in un’epoca in cui
gli scenari di mercato
cambiano in maniera
assolutamente repentina
facendo nascere nuovi
bisogni-domanda e proposte-offerta.
Naturalmente la velocità di crescita fatta registrare da
imprese come Whatsapp
è, nei mercati di oggi,
direttamente proporzionale alla velocità con cui
si sviluppa l’innovazione
tecnologica. Di fatto la
crescita di Whatsapp a
danno di un intero settore ricco e consolidato
come quello degli sms è
certamente un caso esemplare di quel fenomeno, frequente nell’economia attuale, di sparizione di interi settori di
attività o comunque di
stravolgimento delle loro
regole e logiche competitive, che viene causato
proprio
dall’entrata
in
scena di nuovi modelli di
business che sono del
tutto, o solo in parte, alternativi. E questo è reso
possibile dalla crescente
ondata di innovazioni tecnologiche e di investimenti infrastrutturali nell’Information technology.
È così che si è passati in
solo 2 anni dall’avvento
del primo smartphone di
appeal globale come l’iphone della Apple, che
ha dato la possibilità di
accedere ad internet in
mobilità, alla diffusione
alternativa dei messaggi
attraverso internet stessa
a costo zero e con funzionalità più ampie (per esempio
l’aggiunta
nei
messaggi stessi di foto,
video, ecc.). Il tutto, contando sulla disponibilità di
una infrastruttura sempre
più consistente di cloud
computing, che permette
di memorizzare dati ed
(2)
eseguire
elaborazioni
anche molto complesse
in remoto, cioè a distanza, attribuendo di fatto a
queste applicazioni di
nuova
generazione
(quale la stessa Whatsapp è) il ruolo di protagoniste
dell’infocomunicazione,
senza
che per l’utente che le
aziona con il suo dispositivo, queste siano gravate della pesantezza dei
processi informatici che
esse stesse attivano e
controllano. Come dire
mangiare una frittata qui
ed ora mentre le uova le
sbattono e le cucinano
altrove.
Amazon Fresh in Europa
Il colosso di Jeff Bezos, dopo una sperimentazione più che positiva
negli Stati Uniti d'America, è pronto a varcare i confini europei con un
nuovo servizio: Amazon Fresh, cioè la possibilità di fare la spesa su
Amazon. Vai sul sito, selezioni la pasta, il latte, le uova. Tutto ciò che ti
serve, insomma. E nel giro di qualche ora ti arriva direttamente a casa.
Dalle notizie che trapelano da oltre oceano, Amazon Fresh dovrebbe
debuttare nei prossimi mesi nel Regno Unito, molto probabilmente scegliendo Londra
come città europea di lancio, dove è già possibile acquistare tè, pasta e cereali. L'espansione darà il via alla spesa tradizionale, rendendo possibile l'acquisto di prodotti freschi come
in un comune supermercato. Nelle città degli Stati Uniti dove Amazon Fresh è attivo, gli
acquirenti che ordinano la spesa entro le 10 del mattino la ricevono a casa, grazie ai furgoni
frigo verdi di Amazon, entro l'ora di cena. Ed è immaginabile che anche per il Regno Unito sarà così. Per una spesa superiore ai 25 dollari le spese di consegna sono azzerate, in
alternativa si può scegliere il servizio Amazon Prime che in Italia costa 10 euro l'anno e
azzera per 12 mesi qualsiasi costo di trasporto. A proposito di Italia. Per il momento non si
parla di Amazon Fresh nel nostro Paese. Ma lo sbarco in Europa è ormai un dato di fatto.
E tutto lascia presumere che Roma e Milano possano presto diventare le nuove mete dei
furgoni verdi di casa Bezos. (Popai.it— marzo 2014)
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L’E-BIKE per le imprese e il Cicloturismo: A2B punta al B2B
(www.greenbiz.it— mar 2014—
Roberta Ragni)
A2B, azienda britannica
produttrice di biciclette a
pedalata assistita presente in oltre 30 mercati,
arriva in Italia portando
le proprie esperienze di
mobilità nuova, dal Sudafrica alla California.
Milano è il punto di partenza di una nuova strategia che vedrà l'apertura di store qualificati e la
presentazione
di
una
gamma di servizi BtoB.
ResNova sarà distributore esclusivo di A2B in
Italia. L'azienda dell'automotive sta innovando
il mercato dell' e-bike,
travalicando gli schemi
classici per avvicinare
anche imprese, cicloturismo, operatori e grandi
eventi. Claudio Mascialino AD di Resnova-A2B,
spiega:
"La richiesta di e-bike è
in costante crescita ma
occorre individuare le
nuove forme di mercato
intercettando una domanda che non è solo
consumer, specie per
prodotti premium come
A2B. L' e-bike rappresenta un lifestyle, è
sempre più di moda per
muoversi
liberamente
negli ambienti urbani, in
pieno comfort e con comodità". Per questo A2B
ha scelto di offrire servizi
personalizzati per il mondo business (le imprese
e i loro dipendenti), gli
Hotel (courtesy bike
per i clienti), il cicloturismo (tour operator e
agenzie) e la nautica.
L'azienda stessa spiega:
"In aggiunta e a sostegno della rete commerciale locale, la gamma
dei servizi business per
imprese e operatori turistici rappresenta un driver importante per promuovere la mobilità elettrica a due ruote e passare dal concetto di
"pedalata assistita" ad
una cultura di lifestyle
dell' e-bike".
- L'E-BIKE NELLA MOBILITÀ
AZIENDALE,
IL CASO FATER In Italia si fanno strada
a sempre più buone pratiche per la mobilità sostenibile che trovano
nella e-bike un mezzo
di facile diffusione. Fater Spa è la joint venture del gruppo Angelini e Procter&Gamble,
nota per marchi quali
Lines, Pampers e Infasil. Con sede a Pescara, 916 dipendenti e
800 milioni di € di fatturato, ha fatto della sostenibilità e dell'innovazione un pilastro, con il
13% del fatturato investito in ricerca e sviluppo. Per la mobilità aziendale hanno attuato
interventi logistici per
ridurre di 6.580 mezzi i
camion circolanti ogni
anno, si sono dotati di 5
auto a zero emissioni,
alcune biciclette elettriche per gli spostamenti
in città e hanno introdotto un progetto culturale di diffusione delle ebike per l'organizzazione interna. Dopo avere
intervistato i dipendenti
è emerso che il 60%
sarebbero stati interessati ad acquistare una
e-bike con agevolazioni
e oltre la metà l'avrebbe
usata quotidianamente.
Da lì il via al progetto
con un pacchetto di offerta che consentiva al
personale di acquistare
bici elettriche (di vari
modelli e prezzi a scelta)
con un contributo da
parte dell'azienda, un
ulteriore sconto promosso dal rivenditore e un
pagamento trattenuto in
busta paga in 14 rate
senza interessi. Ad oggi
sono state introdotte
320 e-bike in azienda,
pari a oltre il 30% della
popolazione complessiva. Ecocity dealer locale di A2B e partner di
Fater ha quindi progettato un sistema di infrastrutture di ricarica con
piattaforma di gestione.
Cosi sono stati installati
24 punti di ricarica presso lo stabilimento creando un sistema webbased dove i dipendenti
possono monitorare lo
stato di ricarica dei
mezzi parcheggiati. Il
sistema in base ai consumi calcola il totale
delle
percorrenze
e
quindi i risparmi energetici e ambientali che la
flotta genera.
- LA PROPOSTA PER
IL TURISMO Una flotta di 10 e-bike
A2B è disponibile per il
servizio di cicloturismo
nelle splendide zone
della Franciacorta e
del Lago d'Iseo attraverso la controllata Easybiketours. Gli ospiti
e turisti possono organizzare tour personalizzati
con guide turistiche, degustando i prodotti tipici
o le bellezze di quello
scorcio naturalistico, o in
alternativa noleggiare i
veicoli per gite individuali
in libertà. Da quest'anno
grazie alla partnership
tra ResNova e Action
Partner (gruppo Alessandro Rosso) nasce una
proposta esclusiva per il
cicloturismo
premium.
Un pacchetto incentive
rivolto
al
top
management aziendale
e un prodotto di cicloturismo per privati, il tour
"Toscana De Lux" rivolto all'incoming internazionale. Anche i grandi
eventi su due ruote come
CycloPride, WolfTour
(Abruzzo) e Sardinia
Tour vedranno A2B presente con la propria flotta a disposizione dei partecipanti.
Nuova campagna Converse
(Medikeys.it — marzo 2014)
Converse ha lanciato una nuova
campagna creativa per promuovere la sua famosa scarpa
“Chuck Taylor All Star”. La
campagna è partita a marzo in
contemporanea nei seguenti paesi: Austria, Germania e Svizzera. I temi principali della campagna dal claim «Just Add
Color» sono i colori e la street art. Alcuni artisti hanno
contribuito alla decorazione di strade, muri, facciate di
palazzi e scale attraverso la realizzazione di veri e proprio
“Graffiti”. Queste creazioni sono state realizzate nelle vie
dello shopping, della vita notturna e nelle aree universitarie, per colpire un target giovane e trendy.
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Il mondo virtuale ridefinisce il concetto di bellezza
bellezza rendendo il rapporto più interattivo,
uno scambio reciproco
dove i brand si propongono e ascoltano mentre
i consumatori giudicano
e comunicano.
(di Cristina Tinelli — ROTORA)
L’uomo è da sempre
alla ricerca di benessere. Le tensioni generate
dall’attuale crisi economica non hanno scalfito
l’esigenza di appagamento estetico. In questa prospettiva, che
vede coinvolti i consumatori in comportamenti di stili di vita,
salutari, non manca la
diffusione di prodotti e
servizi per la salute e la
bellezza con una spiccata predominanza dei
consumi
femminili
(72.1%)
rispetto
a
quelli maschili (27.65).
Fonte: Cosmetica Italia.
Il successo di tutti i
comparti che ruotano
intorno alla bellezza e
alla salute è determinato senza dubbio dall’influenza del web che ha
permesso di ridefinire i
concetti base della bellezza in termini di significati e valori.
Non si tratta solo di ecommerce, piuttosto di
una presenza intensa di
content curation che,
possono
catturare
i
web surfer. Praticamente: contenuti utili e
di qualità su blog , podcast ecc con costi più
contenuti rispetto alle
strategie
tradizionali
permettono di essere
trovati e seguiti dalla
rete con l’obiettivo di
fidelizzare gli utenti.
Piattaforme digitali come Facebook, Pinterest,
Instagram hanno hanno
rivoluzionato il vecchio
modo di proporre la
Pare che Post, social
forum e commenti sul
web ricoprono un ruolo
importante anche negli
acquisti online di prodotti beauty. Infatti i dati
della ricerca condotta
dal Politecnico di Milano
NetComm e HumanHighway per ebay, coloro
che fanno shopping online di prodotti di bellezza
leggono per 34.4% commenti e valutazioni di
altre persone, per il 18.2% consulta forum e
blog per l’11.8% guarda
face book e Twitter. Tutti strumenti, quindi che
influenzano gli acquisti
e-commerce e non solo,
infatti l’online influenza
anche gli acquisti offline,
prima di concludere un
acquisto in un negozio
tradizionale i consumatori consultano siti web
e piattaforme social.
Lo shopping online di
cosmesi e beauty resta,
in ogni caso una tendenza destinata a registrare
trend di crescita nei
prossimi anni. Le motivazioni di questo trend
di crescita sono da ricercare in tre elementi fondamentali che rendono
l’e-commerce il canale
tra i più usati tra gli acquirenti di bellezza:
• Il tempo dedicato agli
acquisti
• Il
rapporto
prezzo
qualità-
• Il lato emozionale.
Lo conferma anche una
importante ricerca di IRI
Shopper Online che ha
rilevato un confronto tra
i consumatori digitali
italiani tedeschi e francesi. Di fronte a una di-
versità di categorie di
prodotti acquistate e di
propensione all’acquisto
, tutti gli utenti evidenziano come elemento
distintivo e fondamentale la qualità e la quantità
di tempo che possono
dedicare ai loro acquisti
grazie a internet. Tenendo conto, che il web è
“aperto” 24 ore su 24.,
presenta
una
offerta
illimitata nonché una
varietà di prezzi e promozioni. Oltre, ad una
ampia offerta di marca
propone anche una offerta di nicchia non sempre disponibile nei canali
tradizionali come anche
prodotti presenti solo su
alcuni mercati. Ed infine
il lato emozionale. Video,
tutorial,
immagini
concorrono a creare empatia con il fruitore che
partecipa
attivamente
con pareri e indicazioni
su podotti e brand.
E’ opportuno sottolineare che acquisti online di
prodotti di bellezza comportano anche dei limiti
per le consumatrici: uno
è dato dall’impossibilità
di provare il prodotto e il
secondo la visione diretta dello stesso. Condizionamenti che possono
essere ridotti e superati
con la distribuzione dei
campioni omaggio.
Asos e Nike
(Fashionmagazine.it)
Asos e Nike hanno
realizzato la prima video-web
chat
“shoppable” su Google+, il social network
di Google, in occasione
dei 27 anni della Air
Max di Nike, celebrati grazie al primo “Nike Air Max
Day”, andato in scena il 26 marzo. Come riporta la
testata inglese specializzata Marketing Week, la
partnership ha previsto la creazione di un nuovo tipo
di annuncio +Post che è apparso in Google+ e in più
di 2 milioni di siti del network di Google. I navigatori
che hanno visualizzato l’annuncio erano in grado di
guardare l’Hangout (il video-ritrovo) e acquistare i
prodotti direttamente dalla pubblicità. Google ha
debuttato con gli annunci pubblicitari +Post in dicembre, permettendo ai brand di trasformare contenuti da Google+ - incluse immagini, video e Hangout
- in forme di advertising. Nel caso di Asos e Nike per
la prima volta è stato possibile per i consumatori
acquistare direttamente dall’adv.
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“BMW: Niente venditori nella concessionaria del futuro”
(Affari&Finanza mar. 2014 —
Marco Scafati)
Esistono modi diversi di
vendere auto? Si possono superare i canali tradizionali, a vantaggio di
forme più sofisticate di
relazione col cliente? A
sentire uno dei massimi
esperti del settore, sembra di sì. Si chiama Ian
Robertson, e dal 2008
è membro del board
Bmw (unico inglese in
mezzo ad una maggioranza di tedeschi) con
responsabilità di marketing and sales. In
pratica, se la casa di
Monaco ha il primato di
vendite tra i marchi
premium, lo deve anche a lui. Lo abbiamo
incontrato all’inaugurazione del Rome City
Outlet, nuovo spazio al
centro della capitale dove avere un assaggio del
mondo Bmw: «Questa
struttura segue quelle di
Parigi, Londra, Shanghai e New York. L’Italia è il nostro sesto mercato al mondo e quest’anno si festeggiano i 40
anni della filiale Bmw.
Ottimi motivi per essere
qui». Cos’hanno di diverso questi luoghi rispetto
ai
tradizionali
dealer? «Qui non si vendono auto, si sperimenta
cosa significa il marchio
Bmw. Già tre anni fa
abbiamo cominciato a
mettere in pratica nuove
forme di approccio e
relazione coi clienti: vogliono comprare l’oggetto più costoso della loro
vita dopo la casa, dunque dobbiamo non solo
dargli un’auto, ma anche
un trattamento unico».
Praticamente, cosa cambia? «Possono anche
non esserci auto esposte, ma soprattutto non
ci sono venditori. Chi
viene a trovarci, e ha
bisogno di qualsiasi informazione, troverà un
Product Genius pronto
ad aiutarlo. La relazione
con un normale venditore genera sempre pressione, questa figura invece non deve vendere
niente, se non la propria
conoscenza del prodotto
e un’esperienza del marchio che sia al top. Con
lui il cliente si può rilassare, perché non scattano i soliti meccanismi».
Qui a Roma, tuttavia,
un’auto in mostra c’è. È
la futuristica i8 «Una
delle cose che vogliamo
spiegare alla gente è il
nostro naturale commitment verso lo sviluppo e la tecnologia. La
i8 è un’auto ibrida che
potremmo
definire
“leader
tecnologico”
tra le sportive, dunque
perfettamente in linea
col nostro messaggio.
Inoltre, la metà delle
persone che acquistano
una vettura del genere
lo fa perché è diversa
dalle altre. Proprio come
la i8». L’ibrido pare stia
trovando un suo spazio
mentre l’elettrico fatica.
Come vanno le vendite
della i3? «Cinque anni fa
decidemmo di puntare
sull’elettrico. La ragione
fu semplice: avevamo
già il marchio prestazionale “M”, ne volevamo
anche uno attento all’ambiente, e dunque è
nato “i”. Abbiamo lanciato il brand addirittura
prima di avere auto da
vendere: un’operazione
di marketing ambiziosa
e su larga scala, che ci è
costata molti soldi. Ma
sembra riuscita, se è
vero che l’80% dei clienti della i3 non aveva mai
guidato una Bmw. Se
poi mi chiede dei mercati, nel nord Europa le
prospettive
rimangono
migliori. In Italia facciamo molti test drive, ma
il governo deve darci
una mano con gli incentivi: solo così cresceranno gli ordini ». Nel frat-
tempo, meglio premunirsi
con
modelli più
“concreti”
come la Active
Tourer?
«Ci
mancava
una monovolume,
questo è un
segmento in
crescita. Volevamo una
piattaforma che facesse
da base per più modelli,
anche del marchio Mini.
Le configurazioni che
avevamo non garantivano molto spazio, dunque
ne serviva una più flessibile. Anche ricorrendo
alla trazione anteriore.
Ma la Active Tourer si
guida come una vera
Bmw. Appena arrivata
la Serie 1 ebbe il 70% di
clienti nuovi rispetto al
nostro marchio: la Active Tourer sta avendo
riscontri simili». Tra i
marchi premium ormai
da tempo state primeggiando. Quanto durerà?
«Lo scorso anno siamo
stati i primi tra i marchi
premium, anche grazie
ad America e Asia dove siamo cresciuti del
30%. I primi due mesi
del 2014 sono stati da
record, e nonostante la
volatilità nei tassi di
cambio
in
Russia,
Giappone e Asia in genere, penso che per noi
il 2014 sarà un altro anno da incorniciare». L’Europa invece rimane
sempre più indietro?
«Vedo un certo potenziale anche nel vecchio
continente, nonostante
ci siano mercati che in
questi anni si sono addirittura dimezzati. L’Europa ha toccato il fondo
e ora sta ripartendo,
anche se di crescita potremo parlare solo nella
seconda metà del 2014.
Per tornare ai livelli pre
crisi, tuttavia, ci vorranno anni».
Il lancio di “FONZIES CHOCO”
(Adv.it— mar. 2014 Giorgio Perini)
La
fermata
Duomo a Milano e San Giovanni a Roma,
sono queste le
location scelte
per la campagna di affissioni pubblicitarie per i Fonzies Choco,
brand del Gruppo Mondelez in Italia che prevede
una serie di copy che declinano il concetto “il cioccolato dove meno te lo aspetti”, L’attività OOH è
parte integrante di una strategia cross mediale che
ha previsto una fase teaser sui social media e un
ricco piano editoriale, un’azione di blogger relations, un evento celebrativo ad hoc per la degustazione del prodotto, una campagna pubblicitaria sugli
schermi televisivi e al cinema e quella affissionale,
tutte con protagonista Fonzies Choco.
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Creare un negozio on-line:
le sorprese dell’e-commerce all’ingrosso
(EconomyUp.it marzo 2014 —
Maurizio Lucchio)
Dell’ e-commerce conosciamo la parte più
visibile e affollata: i colossi della vendita online
come Amazon ed eBay,
i marketplace di settore come Yoox e Zalando, le migliaia di vetrine
virtuali che popolano la
rete. Ma è dietro le quinte, nella compravendita
di prodotti tra aziende,
che si stanno aprendo
nuove opportunità. Fra i
primi a coglierle c’è stata
Brandsdistribution.com, un’azienda di
San Mauro Torinese, a
pochi chilometri da Torino, che in soli sei anni
è diventata uno dei
maggiori
operatori
a
livello globale della distribuzione online B2B
(business to business) di
abbigliamento firmato e
accessori.
In pratica, Brandsdistribution.com
(marchio della società
Idt) fa il grossista online: acquista a stock dai
produttori e rivende i
capi griffati ai negozianti, che possono essere
sia fisici che digitali.
I prezzi sono particolarmente bassi perché la
struttura dell’azienda è
snella e non si serve di
intermediari per rapportarsi con i rivenditori.
Così, il costo del personale (20 addetti) non
incide troppo sul bilancio. “I retailer acquistano i prodotti a un prezzo
che è minimo il 75% più
basso rispetto ai normali
prezzi all’ingrosso”, afferma il presidente di
Brandsdistribution.com, Angelo Muratore.
Oltre alla competitività
del prezzo, la piattaforma offre un servizio che
può risultare vantaggioso
per chi vuole lanciare
una propria attività commerciale online: la possibilità di aprire un digital shop con un investimento minimo e senza
grossi rischi.
A permetterlo è un modello denominato dropshipping,
secondo
il
quale un venditore può
vendere un prodotto al
cliente finale pur senza
possederlo in magazzino.
Funziona così. Il grossista, che si occupa dello
stoccaggio delle merci,
mette a disposizione del
retailer online il proprio
catalogo (“il nostro è con
foto in alta risoluzione e
descrizione dettagliata in
cinque lingue”, spiega
Muratore), il materiale
grafico-pubblicitario
e
l’assistenza.
Il rivenditore ha l’unico
dovere di avere un proprio parco clienti (anche
piccolo) e realizzare la
vendita. Una volta venduto il prodotto, deve
inserire l’ordine sul sito
del grossista e lasciare a
quest’ultimo l’onere di
recapitare la merce all’utente finale. Il negoziante, in base al sistema del
conto vendita, paga solo
i prodotti che ha venduto. "Gli utenti non hanno
rischi di magazzino né
costi di logistica aggiuntivi: devono soltanto caricare il nostro catalogo
sul proprio sito e preoccuparsi di promuoverlo e
venderlo. I
noltre, a chi non dispone
di un negozio online diamo la possibilità, con un
piccolo investimento, di
avere un sito web chiavi
in mano completo di tutti
i prodotti", dice il presidente di Brandsdistribution.com.
Il
business
online,
quindi, è alla portata
anche di chi non ha esperienza nel settore:
stando a quanto sostiene
Muratore, per cominciare basta una partita Iva.
Il sistema proposto da
Brandsdistribution.com finora si è rivelato efficace, visto che
la piattaforma è presente
in 170 Paesi e rifornisce
più di 66 mila rivenditori.
Dal 2008 a oggi l’azienda
è stata sempre in attivo
e la crescita di fatturato
è stata continua, con un
incremento doppio nell’ultimo biennio.
Al momento i ricavi si
attestano sui 15 milioni
di euro annui (il 90%
realizzati all’estero) ma,
dichiara il presidente, “ci
siamo posti l’obiettivo di
raggiungere i 50 milioni
di fatturato entro il 2015
per considerare la possibilità di quotarci in borsa”.
Un punto di forza è l’ampiezza del catalogo. L’azienda distribuisce marchi come No Limits,
Sparco, Dr. Scholl, Disney, Hogan, e ha anche creato due brand,
Ana Lublin e Made In
Italia, che esporta in
oltre 60 Paesi.
In più, è un canale anche per numerose marche meno conosciute del
made in Italy.
E altrettanto vario è il
target di retailer a cui
si rivolge, che va dai
negozianti online che
adottano la modalità del
dropshipping alle piccole e medie aziende
offline che possono ordinare anche piccoli quantitativi di merce (purché
il rifornimento sia continuativo) fino ai grossi
outlet di abbigliamento
(come Yoox) che agiscono sulla rete.
In vista di un’ulteriore
espansione, Brandsdistribution.com
ha
stretto una partnership
con il portale cinese di
lusso e moda Xiu.com.
“La scelta del partner
strategico in Cina non è
stata difficile: Xiu.com,
con il miliardo di yuan
fatturati nel 2013 e la
sua crescita annuale del
40%, è il punto di riferimento nel mondo retail
del
luxury
e
del
fashion cinesi”.
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Intraprendere
Made in Italy, non c'è solo Google
Dopo il debutto del sito-vetrina per le eccellenze italiane spuntano
piattaforme analoghe.
(CorrieredelleComunicazioni.it—
marzo 2014 Luciana Maci)
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Intraprendere
è una newsletter edita da ROTORA e destinata ad uso unicamente interno all’azienda.
La sua fruibilità è inoltre prerogativa gratuita
ed esclusiva dei gentili Clienti di ROTORA
che hanno formulato richiesta alla sua
consultazione e/o alla sua ricezione nella
propria casella di posta elettronica, in ottemperanza al D. Lgs. n°196 del 30 giugno
2003 (Codice in materia di protezione dei
dati personali).
L’eventuale inoltro a destinatari terzi è
consentito, solo nella sua interezza senza
alcuna modifica ed omissione, esclusivamente da parte di soggetti da questi autorizzati.
Per tutte le informazioni riportate nella
newsletter è citata la fonte, interna o esterna
all’azienda, che ne è direttamente responsabile.
La newsletter non può essere pubblicata su
siti web e blog senza un previo accordo con
ROTORA.
Tutti i diritti sono riservati.
Non solo Google. In Italia ci sono altre piattaforme dedicate al Made
in Italy, approdate online prima del recente
debutto di google.it/
madeinitaly, e tra queste c’è n’è una creata da
Armando Salerno Mele, ingegnere informatico
di Taranto, che dice
al Corriere delle Comunicazioni: “Google non
ci fa paura, anzi contribuirà a incrementare l’attenzione
internazionale
verso le eccellenze italiane”.
La
piattaforma
di Salerno Mele (nella
foto) si chiama madeinitalyfor.me ed è un portale dedicato ai numeri
uno dell’artigianato del
nostro Paese. Nel blog,
incentrato sulla comunicazione, si danno notizie
relative a questo mondo,
si pubblicizzano eventi
correlati, si raccontano
storie di artigiani. Nel
sito di e-shop i singoli
artigiani possono mettere
in vendita i loro prodotti,
inserendo foto, prezzo e
una breve descrizione
dell’oggetto, versando al
gestore del sito una fee
del 9% sulle vendite. Il
responsabile della piattaforma fornisce all’artigiano anche un servizio di
cura dei contenuti. Paragonare
l’iniziativa
di Google con quella
dello startupper tarantino è come rievocare l’eterno confronto tra Golia
e Davide. BigG ha chiamato a raccolta partner
come il Ministero dell’Agricoltura e Unioncamere per produrre un
sito-vetrina dove sono
magnificati prodotti agricoli e artigianali di eccellenza del made in Italy,
dal prosciutto di Parma
ai vetri di Murano. E lo
ha fatto attraverso il Go-
ogle Cultural Institute,
con 6 ingegneri totalmente dedicati al progetto. Armando Salerno
Mele ha fatto tutto da
solo. Nel 2010 ha provato a chiedere un finanziamento a Invitalia, l’agenzia per l’attrazione
degli investimenti, ma è
andata male. Allora si è
rimboccato le maniche, e
soprattutto si è frugato
nelle tasche, e ha deciso
di investire 40mila euro
di soldi propri. E ha anche ideato personalmente la piattaforma informatica, essendo laureato
in Informatica per il
management e avendo
poi conseguito un master
in web marketing e comunicazione a Bologna.
“Siamo operativi da un
anno – dice Salerno Mele – stiamo cercando
investitori e contiamo di
andare in attivo entro i
prossimi due anni: è la
scommessa di ogni start
up, ma noi ci crediamo
perché offriamo una selezione di artigiani di alto
livello, ne curiamo i contenuti, provvediamo anche la consegna del materiale con costi a carico
del cliente. A breve il
sito sarà tradotto anche
in inglese”. Eppure il
giovane
imprenditore
non teme di finire
schiacciato dalla piattaforma del gigante californiano. “Google non
fa e-commerce come
noi, è sostanzialmente
interessato a vendere
pubblicità alle imprese.
La sua iniziativa non
farà che dare maggior
lustro e visibilità al Made in Italy. Siamo come due farmacie in una
città: certo, la sua è
una grande catena, il
nostro è un negozio.
Ma, a mio parere, non
siamo in competizione.
Una cosa però vorrei
puntualizzare: i media
dovrebbero
occuparsi
anche di noi piccoli,
perché abbiamo bisogno
di maggiore visibilità”.