1 A002578 Da il corriere della sera del 25/1/2013, <<UN PAPÀ SU

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1 A002578 Da il corriere della sera del 25/1/2013, <<UN PAPÀ SU
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FONDAZIONE INSIEME onlus.
Da il corriere della sera del 25/1/2013, <<UN PAPÀ SU DIECI A CASA
CON I FIGLI PER AIUTARE LE MOGLI A FAR CARRIERA>> di Francesco
Piccolo, giornalista.
Per la lettura completa del pezzo si rinvia al quotidiano citato.
ANCHE IN ITALIA I MASCHI CHIEDONO L’ASPETTATIVA, MA POI SI
SENTONO <EROI DELLA MODERNITÀ>.
IN INGHILTERRA GLI <STAY AT HOME DAD> ACCUDISCONO I LORO
BIMBI.
La notizia è questa: in Gran Bretagna aumentano e raggiungono
una percentuale notevole i padri che stanno a casa ad accudire i
figli, permettendo così alla donna di dedicarsi alla carriera.
Si chiamano stay at home dad, e basterebbe il fatto che ci
sia una definizione a chiarire che il nodo della questione è il
passaggio dalla eccezionalità alla normalità.
È una questione calda, se molte sitcom raccontano di padri
che vivono con neonati; e per chi lo ricorda, c’era un’intera
stagione della serie tv Casalinghe disperate dedicata al tema.
Anche nella vitalissima America, quindi, la questione è degna
di una narrazione televisiva perché anomala, fonte di comicità e
analisi sociale.
Divisione dei ruoli.
Lui con gli amici cita le quote rosa
norvegesi ma poi non sa avviare la lavastoviglie.
In verità, in Europa la pratica egualitaria dell’accudimento
dei figli sta calando dalla Scandinavia, ha toccato la Gran
Bretagna e proprio come se fosse una bassa pressione indicata
sullo schermo dal meteorologo di turno, comincia a scendere
inesorabile verso il centro dell’Europa.
È il risultato di un cambio di mentalità, di crescita
culturale, che si è trasformata in agevolazioni legislative e pian
piano si è inserita nel tessuto sociale.
È chiaro che alla base di questo processo evolutivo del
Maschio c’è una consapevolezza seria della parità dei ruoli.
In Italia, le prime leggi accorte, come l’aspettativa dal
lavoro anche per i padri nel periodo postnatale dei figli, hanno
cominciato a costruire un futuro, che si profila lentissimo.
I padri che prendono l’aspettativa per permettere alle madri
di tornare al lavoro prima possibile non sono tanti, e quando
tornano a casa disposti a qualche mese di casalinghitudine vengono
visti come degli eroi della modernità.
Non si intitolano strade e piazze a loro nome, ma quasi.
E in questi casi che ci si accorge che la bassa pressione è
ancora di là da venire.
Le leggi sono necessarie, senz’altro aiutano il cambiamento
culturale -ma, appunto, c’è bisogno di un cambiamento culturale.
Il Maschio italiano deve smettere di ritenere che il proprio
compito è procacciare cibo per la famiglia.
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Deve superare quello stadio evolutivo, leggermente
primordiale.
Ce la può fare.
Ma ci metterà del tempo.
Siamo in pieno regime di
eccezionalità, quindi, e la normalità deve aspettare ancora
qualche tempo (o ere geologiche, a seconda dei casi).
Attenzione: non dal punto di vista teorico.
Il Maschio italiano, dal punto di vista teorico, è super
evoluto.
Il suo pensiero sul mondo, sulla paternità, sulla
parità dei sessi, è di qualità superiore, e britannici e norvegesi
non potrebbero fare di meglio.
Nel dopocena con gli amici, cita i casi dei Paesi scandinavi,
lì dove le quote rosa hanno ottenuto risultati strabilianti, e ora
la carriera e l’accudimento dei figli sono scelte condivise ed
equamente divise.
Soltanto che, intanto che incanta la platea di amici con
statistiche e convinzioni, sua moglie sparecchia e carica la
lavastoviglie.
Sia chiaro: non perché ci sia diversità, ma solo divisione
dei compiti; lui intrattiene mentre lei mette in ordine.
Fanno una cosa per uno (la parità).
E lui non fa partire la lavastoviglie solo perché non ha
capito bene come si fa, gli sembra difficile, ma la prossima volta
lei glielo deve spiegare perché ci tiene tanto a farlo anche lui.
Qualche volta.
Con i figli, non è così diverso.
C’è una parità totale dal
punto di vista teorico, ma c’è ancora una soglia psicologica da
superare.
Se una madre porta il figlio al parco o rimane in camera a
giocare con lui per quattro ore, poi si alza e continua la sua
esistenza come se l’anello precedente e quello successivo fossero
ben concatenati.
Se un padre porta il figlio al parco o gioca per quattro ore
in camera con lui, poi si alza e si aggira per il mondo con il
petto in fuori e lo sguardo fiero, chiedendo a tutti: hai visto
cosa ho fatto?
Hai visto quanto sono evoluto?
Hai visto quanto tempo passo
con i miei figli?
Hai visto quanta modernità c’è dentro di me?
Insomma, per ora il Maschio italiano è come quel vecchietto
che ha imparato che non bisogna essere razzisti e continua a dire
che considera gli extracomunitari alla pari degli italiani, senza
sapere che ogni volta che lo dice sta mettendo in piedi una
intrinseca contraddizione.
Al momento, nelle famiglie italiane (nella maggior parte dei
casi, va, ipotizziamo delle eccezioni) i coniugi si dividono il
lavoro con i figli allo stesso modo di come si dividono in cucina.
Lei pensa a fare la spesa, a fare la carne, la pasta, il
pesce e l’insalata.
E lui, una, volta ogni tanto, si esibisce in dei risotti
altamente sofisticati e buonissimi, invita venti amici a casa,
tutti sono estasiati dalle capacità culinarie del Maschio e
pensano: che bella coppia.
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Se solo lui imparasse davvero come si mette in moto la
lavastoviglie, sarebbe l’uomo ideale.
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oooo -----------«Sahd»
“Sta per «stay at home dad», ossia papà che sta a casa, e
indica quei padri che, per scelta o per necessità, si prendono in
carico la gestione della casa e della famiglia dando modo alle
madri di dedicarsi al lavoro.
In Gran Bretagna sono il 10 per cento del totale
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