Una trama perfetta - Schneider Electric

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Una trama perfetta - Schneider Electric
Ufficio Stampa – Ottobre 2008
Una trama perfetta
Bianco, l’azienda leader nel settore della maglieria, utilizza macchine che sono il termine di paragone
per la capacità produttiva, l’affidabilità e l’assistenza
E’ passato più di un trentennio dalla sua nascita, ma l’obiettivo principale a cui mira la società fondata da Mario Bianco
non è cambiato: la continua innovazione tecnica e tecnologica nel settore del finissaggio tessile. Espandendosi nel corso
degli anni, dopo avere mosso i primi passi nel campo della manutenzione, l’azienda di Alba (Cuneo)ha iniziato a
costruire le prime macchine con proprio marchio. E nel corso di questa evoluzione è stata realizzata la sua prima
macchina innovativa: un raddrizzatrama ottico che ancora oggi fa parte del core business di Bianco.
Oltre alla sede storica di Alba ed alla sede cinese di recente apertura,
Bianco ha ampliato in modo progressivo e dinamico la propria
presenza nel mondo, creando joint venture in Paesi come l’India ed il
Brasile. In passato erano operative sedi anche in altre aree, ma sono
state chiuse perché il mercato tessile è per sua natura itinerante. Per
questo, oggi Bianco non ha più una presenza diretta negli Stati Uniti,
preferendo operare in aree più strategiche.
Oggi, l’azienda di Alba produce macchinari ed accessori per il
finissaggio tessile, quindi per la fase a valle della produzione del
tessuto in nastro o tubolare, prima che venga destinato all’utilizzo
finale, quindi prima che diventi un capo di abbigliamento, un casco da
moto, un filtro, ecc. “Esportiamo circa il 99% della nostra produzione,
soprattutto in Oriente e Medio Oriente, ma anche in Africa e Sud
America”, afferma Giovanni Riccardi, Responsabile del Reparto
Elettrico ed Elettronico Bianco.
La domanda mondiale annua di tessuto è in continua crescita. “La fase del finissaggio riguarda linee ad altissima
produzione”, riferisce Riccardi. “Il nostro è quindi un settore un po’ di nicchia, non caratterizzato da grandi quantità di
macchine: si parla di centinaia, raramente di migliaia di pezzi”. E questa è una barriera naturale per i nuovi competitori,
che dovrebbero acquisire un notevole know-how per potere introdurre macchine tecnologicamente competitive. “Questa
è una strada che, chi è già nel settore, ha compiuto a piccoli passi. Ma chi dovesse entrarvi ex novo si troverebbe di
fronte ad investimenti difficili da giustificare. E questo ci protegge un po’ dalle perturbazioni esterne da parte di
concorrenti. Di fatto, abbiamo solo 5 o 6 concorrenti a livello mondiale, che dividono con noi il mercato di pregio”.
Accanto ad essi, vi sono centinaia di costruttori che producono macchine con contenuti tecnologici più bassi, quindi con
minore pregio. “Si tratta di macchine prevalentemente meccaniche, con bassissima automazione e costruite in Paesi
dove le normative o semplicemente la buona creanza sono carenti”, sottolinea Riccardi. “I nostri principali concorrenti a
livello mondiale sono attualmente in Germania. Le aziende tedesche drenano una quota di mercato che, per alcune
macchine, è ancora più importante della nostra”. Ma, mentre i concorrenti sono spesso specializzati in una singola
produzione, Bianco è in grado di offrire una gamma più ampia e completa di macchine, fino a poter fornire intere linee di
lavorazione. Obiettivo: diventare l’unica azienda al mondo in grado di fornire impianti ‘chiavi in mano’.
La produzione Bianco
Le linee principali di produzione Bianco riguardano soprattutto la maglieria, il cui utilizzo è in crescita continua, a volte a
discapito del tessuto ‘a navetta’ (composto da trama e ordito), afferma Riccardi. “I motivi dipendono dalle caratteristiche
tecniche che ora è possibile ottenere con la maglieria e dall’economicità delle lavorazioni. Ci siamo quindi specializzati
nel settore della maglieria, certamente trainante, senza peraltro trascurare il tessuto a navetta”.
La maglieria viene prodotta tipicamente in tubo, perché i telai circolari sono più veloci dei telai in aperto e per il fatto che
la maglieria è delicata sui bordi. Quindi, per tutta la serie di lavorazioni che seguono la tessitura, la tessitura in aperto
comporterebbe uno spreco di materiale ed il danneggiamento del materiale stesso ai bordi del nastro.
Dopo la tessitura, il tubo viene manipolato meccanicamente e lavato. Subisce quindi una serie di trattamenti per
l’attribuzione delle caratteristiche tecniche e di aspetto che dovrà poi avere nell’utilizzo finale. “In passato, la maggior
parte delle caratteristiche venivano attribuite al tessuto durante la tessitura”, spiega Riccardi. “Più di recente, mano a
mano che i requisiti tecnici cono diventati più stringenti, si è presentato il problema di trattare ulteriormente il tessuto
dopo la sua produzione, in modo da conferirgli caratteristiche un po’ più restrittive in base al suo utilizzo finale. Per
esempio, il tessuto che viene spalmato di gomma per farne rotative da stampa, se non è perfettamente ortogonale, può
sporcare d’inchiostro o addirittura danneggiare la carta quando è pressato contro il nastro da stampa. Il tessuto che
viene utilizzato per fare filtri, se non ha la porosità corretta non filtra adeguatamente. Il tessuto per airbag, se è troppo
poroso può consentire l’uscita di troppa aria ad alta temperatura, che può ustionare il volto; se la porosità è insufficiente,
il gas al suo interno lo rende troppo duro e può rompere il naso. Quindi, le caratteristiche richieste dai vari settori sono
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sempre più stringenti e questo ha implicato una certa crescita tecnologica anche nel nostro settore. E questo ci ha
distinto dai nostri competitori”.
“Il raddrizzatrama ottico è la macchina che ha dato lo slancio alla nostra produzione ed è ancora uno dei nostri cavalli di
battaglia”, prosegue Riccardi. La macchina rileva la trama del tessuto tramite particolari sensori ottici costruiti da Bianco
e, nello stesso tempo, muove opportunamente una serie di cilindri per fare uscire la trama diritta, o con una stortura
predeterminata.
Ad esempio, imprimere una certa stortura alle trame del tessuto
destinato alla produzione di abbigliamento, prima di alcune
lavorazioni, impedisce che il capo, dopo il lavaggio presenti
torsioni fastidiose ed antiestetiche.
Un pacchetto di automazione
Il raddrizzatrama ottico è quasi interamente realizzato con
elettronica proprietaria Bianco, a parte alcuni elementi (come gli
azionamenti) che sono forniti da Schneider Electric. E questo ci
porta ad approfondire il tema dell’automazione in Bianco.
“La nostra azienda ha sempre avuto una propria divisione
elettronica per costruire la sensoristica special-purpose richiesta
dai processi, per certificare le caratteristiche ottenute sul tessuto
e per controllare il funzionamento delle macchine”, afferma
Riccardi. “Oltre ad essere utilizzata sulle nostre macchine, la
sensoristica special-purpose che abbiamo sviluppato viene
venduta anche ad altri costruttori che non hanno un reparto di
progettazione interno. In più, abbiamo maturato negli anni una
notevole esperienza sui processi tecnologici, che possiamo
concretizzare in modo efficiente sulle nostre macchine grazie
anche ai componenti di automazione Schneider Electric”.
Il tessuto non è un nastro di carta o di plastica, ma ha una certa
elasticità. Quando lo si vuole muovere o correggere o gli si
vogliono attribuire determinate caratteristiche, è necessario
tenere conto del fatto che, per la sua elasticità naturale, esso
recepisce solo una parte di questi trattamenti (in base al tipo di
tessitura, di fibra e di trattamento chimico), mentre una parte rientra. Bisogna quindi trattare il tessuto in modo diverso da
come si tratterebbe un nastro di carta. E, poiché i tipi di tessuto sono numerosissimi, anche i tipi di trattamenti sono
altrettanto numerosi. “E’ molto difficile creare un trattamento ‘general purpose’ che funzioni per tutti i generi di tessuto”,
sottolinea Riccardi. “Qui entra in gioco il know-how delle varie aziende che, mediante automazioni sempre più sofisticate,
cercano di adattare una macchina general purpose alla specifica lavorazione e allo specifico tipo di tessuto. Il nostro
ufficio tecnico studia l’automazione delle macchine per conseguire questo scopo”.
Ma, prendendo una macchina tipica della gamma Bianco, quali sono le parti interessate dall’automazione? “Uno dei
punti più importanti, nelle nostre macchine, è il trasporto del tessuto”, afferma Riccardi. Infatti, tra una zona del processo
(dove il tessuto viene trattato) e un’altra zona (dove il tessuto subisce un trattamento diverso o viene semplicemente
specializzato il trattamento precedente), il tessuto ha bisogno di essere rilassato, di essere teso o di essere trasportato in
una determinata maniera. Non lo si può semplicemente appoggiare su un nastro e lasciarlo andare. “Nel nostro settore,
per alcuni tipi di sincronismi vengono utilizzate le celle di carico, per altri tipi di sincronismi si usano altri tipi di
compensatori che riescono ad ottenere un certo tiro sul tessuto e/o a controllare una certa scorta di tessuto per dare
modo alle macchine che stanno dietro di muovere il nastro”, egli aggiunge. “Nel finissaggio, non esistono quasi assi
elettrici, ma tipi di sincronismi un po’ più ‘creativi’“Per esempio, usiamo algoritmi di regolazione implementati su PLC ed
elettroniche proprietarie e, come trasduttori di posizione, di tiro e di tensione, a volte celle di carico, a volte organi
meccanici in movimento, a volte soluzioni optoelettroniche ad hoc, ecc. Nelle nostre macchine, quindi, il trasporto viene
sempre specializzato per tipo di lavorazione e in diversi punti della stessa macchina. Per esempio, in una macchina
lunga sei metri possono coesistere tipi di trasporto diversi, che richiedono algoritmi di regolazione diversi, in base ai
movimenti che si vogliono fare compiere al tessuto nei diversi punti”.
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Automazione custom
Sulle macchine Bianco è stata sviluppata un’automazione custom. “Non esiste un’automazione canonica e costante fra i
vari costruttori”, riferisce Riccardi. “Ogni azienda sviluppa le sue applicazioni in base alle esigenze del suo mercato di
riferimento ed alla propria esperienza: sostanzialmente, in base a come si presenta il tessuto in ingresso e a come lo si
vuole in uscita. Quindi, ogni costruttore inventa la sua macchina per conseguire questo risultato. Alla fine, tante parti si
assomiglino, ma il genere di automazione e il genere di funzionamento della macchina sono diversi da costruttore a
costruttore ed è questo che fa propendere il cliente verso la macchina da acquistare”.
Il reparto elettronico di Bianco sviluppa i sensori che non sono disponibili sul mercato. Per esempio, la macchina
raddrizzatrama ha, nella sua configurazione base, 18 processori che lavorano simultaneamente e si scambiano dati per
conseguire il rilevamento voluto della struttura del tessuto. In commercio, non esisteva un’elettronica che facesse la
stessa cosa e conseguisse questo risultato. Si tratta infatti di algoritmi specifici per il settore tessile, che non possono
essere utilizzati in altri campi. “Dato che, come abbiamo visto, nel nostro campo si parla di qualche centinaio (raramente
di qualche migliaio) di macchine, si può capire che si tratta di elettroniche difficilmente reperibili sul mercato. Quindi, fin
da quando è nata, Bianco è sempre stata dotata di un proprio reparto elettronico, che in questi anni ha accumulato
un’enorme e preziosa esperienza nel settore. Tale reparto costruisce i sensori che utilizziamo sulle nostre macchine e
che vengono venduti anche ad altre aziende”.
Al di là della sensoristica, le macchine Bianco contengono tuttavia anche elettronica di controllo e comando. In questo
caso quali componenti vengono utilizzati? “Per le macchine di più alta tiratura, oppure quando le elaborazioni
matematiche sono parecchio sostenute, sviluppiamo direttamente le nostre schede dedicate con DSP che approcciano il
tipo di elaborazione dei segnali richiesto”, risponde Riccardi. “Per esempio, abbiamo recentemente sviluppato una
scheda dedicata in grado di eseguire 250 milioni di istruzioni/secondo, con una certa periferia che un PLC non avrebbe.
Si tratta tuttavia di casi specifici, perché in molte macchine utilizziamo PLC drenati dal libero commercio”.
Il pacchetto standard
La scelta dell’azienda di Alba, per quanto riguarda i componenti di automazione, è
caduta su Schneider Electric. Il ‘pacchetto’ standard di prodotti Schneider Electric
è utilizzabile su tutte le macchine Bianco. Ma da quali prodotti è composto?
“Troviamo innanzitutto i PLC Premium Telemecanique con master CANOpen per
gestire la macchina nel suo insieme”, afferma Pierluigi Passavanti, dell’ufficio
tecnico Bianco. “In futuro è previsto il passaggio alle nuove unità M340. Anche il
nostro impianto più complesso viene gestito da un PLC unico a parte la
sensoristica che, come spiegato in precedenza, utilizza schede sviluppate ad hoc
con processori dedicati.”
Oltre ai PLC Premium troviamo i pannelli operatore Magelis XBGT collegati su rete
UNITelway e gli inverter Altivar collegati su rete CANOpen.
“Nelle macchine più piccole, per motivi di economia, come unità di controllo
vengono utilizzate schede Controller Inside inserite a bordo degli Altivar”, spiega
Passavanti. Ciò ha permesso di sostituire la precedente elettronica analogica a
relè con un piccolo PLC integrato, che permette di controllare tutta la macchina. “Integrando la scheda Controller Inside
nell’azionamento riusciamo a fare le stesse cose che facciamo con il PLC con minore costo e minore spazio”, aggiunge
Passavanti. “Più di recente, abbiamo iniziato ad utilizzare anche le partenze motore Tesys U, non in rete perché gli
impianti sono piccoli e non ne giustificano l’utilizzo. Il vantaggio del Tesys U è rappresentato dalle dimensioni
leggermente più piccole e dal range più ampio della termica rispetto ad un avviamento tradizionale. Con 4 pezzi a
magazzino (tra cui due sole termiche) possiamo quindi gestire le inversioni e le termiche. Quindi la gestione del
magazzino risulta notevolmente semplificata ed anche nell’ottica della progettazione abbiamo ottenuto una situazione
ottimizzata: con due sole termiche possiamo gestire qualsiasi tipo di motore ed i cambiamenti in corso d’opera sono più
semplici”.
“Il ‘pacchetto’ Schneider Electric è applicato sulle nostre macchine più o meno con la stessa impronta, in modo che la
parte di automazione sia simile su tutti gli impianti”, afferma Riccardi. “In ultima analisi, la carta vincente della nostra
scelta è stata proprio questa. Il fatto che la soluzione di automazione sia quasi identica su tutte le macchine comporta
infatti diversi vantaggi. In primo luogo in termini di magazzino, perché abbiamo gli stessi componenti. Il magazzino è
quindi più semplice, ed il nostro potere di acquisto è maggiore. Un altro vantaggio notevole riguarda l’assistenza: gli
operatori devono conoscere pochi oggetti, che vengono applicati nello stesso modo in tutte le sedi mondiali”.
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Schneider Electric è lo specialista globale nella gestione dell’energia.
Offre soluzioni integrate per rendere l’energia più sicura e affidabile, più efficiente e redditizia nei settori energia e infrastrutture,
industria, data center, edifici e residenziale. Con un fatturato 2007 di 17,3 miliardi di euro opera con oltre 120.000 dipendenti in 102
paesi. E’ presente in Italia con più di 2.500 dipendenti, 5 poli industriali, un centro logistico integrato a supporto di una organizzazione
commerciale capillare.
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