scarica il depliant pdf

Transcript

scarica il depliant pdf
Il percorso
«Il giorno
espositivo “Ti parlo con un tessuto” racconta la storia tessile dell’Africa, cioè i
mille modi in cui il tessuto si è trasformato in questo grande continente che
va dall’Egitto al Madagascar, dall’Etiopia al Sudafrica, dal Togo al Kenya.
che lasciai il villaggio per trasferirmi
a Lomé, mia madre mi aspettava
sulla porta di casa per salutarmi.
“Questa ti proteggerà”, disse
mettendomi tra le mani un pezzo
di stoffa consumata dall’uso.
“È il pagne con cui ti portavo quando
eri piccolo”. Presi la stoffa e la misi
nel mio bagaglio. Da allora la porto
sempre con me».
Camara Laye
Una sezione è dedicata ai ruoli che il tessuto ha avuto e ha ancora in Africa: da semplice “involucro” per il corpo a elemento
che afferma l’appartenenza a una famiglia;
da sfoggio gratuito di eleganza a supporto
per narrare storie ed educare i ragazzi.
ti parlo
con un
vestito
FILI E MONDI CHE SI INTRECCIANO
Un’altra sezione sviluppa la produzione
contemporanea di tessuti africani, a volte
confezionati sul continente secondo tecniche tradizionali, altre volte realizzati in occidente e poi importati.
Infine, la mostra presenta i più grandi stilisti africani del momento, le loro creazioni,
le loro fantasie, i loro ateliers.
Si racconta
che gli Ashanti del Ghana abbiano
appreso l’arte di tessere da un grosso
ragno nero e giallo, traendo ispirazione
dall’attenta osservazione della ragnatela.
Via Vanvitelli, 9 - 37138 Verona
Cel. 349.5566186
www.manialtrisguardi.com
In Africa
I proverbi
Autenticita?
Occidentale è presente e diffuso un sistema di comunicazione non verbale,
collegato ai tessuti stampati, destinati
in genere alla clientela femminile, soprattutto nelle città.
e le espressioni – per lo più evocativi
e didascalici i primi, spesso fantasiose,
ironiche o mordaci le seconde – che
circolano nel linguaggio delle stoffe
s’ispirano alla vita di ogni giorno, alla
saggezza popolare, ai media.
È proprio sulla dicotomia vero/autentico
ed europeo/africano del dutch wax che
si fonda il lavoro più recente dell’artista
Yinka Shoninbare, nato a Londra nel
1962 ma cresciuto a Lagos, in Nigeria.
Espressioni e proverbi associati ai diversi motivi dei tessuti costruiscono un vero
e proprio linguaggio in cui si riflettono le
aspirazioni e le problematiche dell’universo
femminile. Il linguaggio dell’abbigliamento,
oltre al fenomeno della moda, costituisce
un tema antropologicamente rilevante che,
assieme al linguaggio del corpo, trasmette informazioni in merito ad appartenenze,
posizioni e ruoli sociali.
Il motivo del tessuto indossato consente alle donne di dire ciò che non possono esprimere verbalmente. Attraverso il
nome, la qualità e la quantità dei loro pagnes, danno una forma espressiva a desideri, conflitti, insoddisfazioni di chi non può
permettersi di parlare pubblicamente.
Nell’indossare il tessuto chiamato “Il tuo
piede, il mio piede”, la moglie diffidente
minaccia di pedinare il marito. Il tessuto
porta stampate le orme del piede. In questo modo la moglie comunica all’uomo la
volontà di seguirlo “passo passo” per controllarlo. Sono trasferite in tal modo su un
piano ludico le tonalità aspre che caratterizzano i conflitti del rapporto, sia nella
sfera familiare sia nella partita fra donne
potenzialmente rivali.
Per quanto riguarda i conflitti fra marito e
moglie ci sono varie rappresentazioni simboliche e umoristiche: “lasciami dormire”
che sottintende “non intendo avere rapporti con te”; “nero” (matrimonio in crisi); “caro
non mi voltare la schiena”, “un bambino è
meglio del denaro”,una grossa fune annodata simbolizza il legame matrimoniale; la
stessa fune spezzata indica matrimonio in
crisi o divorzio.
Il wax print, considerato espressione autenticamente africana e stampato in Olanda,
in Gran Bretagna e in altri paesi dell’Africa Occidentale, è assunto da Shoninbare
a simbolo delle ambiguità che si celano
dietro le rivendicazioni di tratti autentici di
una cultura, di una società, così come di
un modo di vivere, nutrirsi e vestire.
Inserendolo nelle proprie sculture come
abbigliamento sia di manichini rappresentanti uomini e donne del Settecento
o dell’Ottocento vittoriano, come di astronauti del futuro, Shoninbare opera un’inversione spettacolare: inserisce nel cuore
dell’Occidente, sia nella sua storia che nella sua tecnologia più emblematica, la presenza africana.
Lo spettatore si trova spiazzato. Nel taglio
degli abiti occidentali scorge un’anomalia: il
tessuto africano con i suoi disegni. Di fronte
a ciò, lo spettatore è indotto a domandarsi
“Cos’è Africano?”, “Cos’è europeo?” “Chi
crea e consuma queste identità?”. In ciò
l’artista intende evidenziare come il tessuto sia una metafora delle relazioni stabilite
tra Africa ed Europa e soprattutto di come
esse si siano inventate l’un l’altra.