PONZA GRANDE - NOTA STORICA

Transcript

PONZA GRANDE - NOTA STORICA
PONZA GRANDE
Colonnello degli Alpini Luigi Zacchi
di
Mariano Moro
Sul versante ovest della Ponza Grande a quota 1310 m. si trova il rifugio intitolato al Colonnello
Luigi Zacchi, Ufficiale degli Alpini, combattente della Prima e della Seconda Guerra Mondiale,
reduce della Campagna di Russia nonché accademico del CAI.
Luigi Zacchi di Pietro e Amalia Weber (famiglia di origine bellunese) nacque a Roma, il 21 aprile
1895. Il 31 dicembre 1914 fu iscritto quale allievo Ufficiale, nel 4° Reggimento Alpini. Promosso
Sottotenente il 27 gennaio 19161 fu assegnato prima al 7° Reggimento Alpini e successivamente, il
17 febbraio 1916, al 4° Reggimento Alpini2 dove prestò servizio fino al 21 giugno1916. Al
termine di una breve malattia contratta in zona di guerra, fu nuovamente trasferito al 7° Reggimento
(Btg. Belluno) dove, dopo aver frequentato a Torino il corso per mitraglieri venne assegnato
definitivamente, quale ufficiale Comandante di Sezione, alla 417a Compagnia Mitraglieri.
Nel corso della prima guerra mondiale combatté valorosamente in diverse zone del fronte.
Conobbe pertanto le lunghe vigilie prima dei furiosi assalti, il freddo delle postazioni di alta quota,
la fame, il fango, il sangue, l’orrendo carnaio delle trincee.
Per il valoroso comportamento tenuto in occasione di un’azione particolarmente rischiosa gli venne
concessa la Croce di Guerra al Valor militare con la seguente motivazione: “ ZACCHI LUIGI,
tenente 417a Compagnia Mitragliatrici già del V° Gruppo Alpino – In Commutazione dell’encomio
solenne tributatogli dal Comando del V° Gruppo Alpino con ordine del giorno n.31 del 4 luglio
1917: - Durante un’azione notturna trasportava per luoghi asprissimi ed impervi le due
mitragliatrici della sua sezione, non curante del violento fuoco avversario, su terreno sconvolto
riusciva a metterle in linea. Durante il combattimento fu mirabile esempio ai suoi dipendenti per
fermezza e valore. – Piccolo Lagazuoi (quota 2668) 20 giugno 1917”.
Cadde in mano nemica il 25 ottobre 1917, durante la Battaglia di Caporetto, nel fatto d’arme del
Monte Nero3, per aver voluto compiere fino in fondo il proprio dovere di vero combattente,
1
Con Regio Decreto datato 24 aprile 1921 l’anzianità di grado venne determinata a decorrere dal 17 settembre 1915.
L’Italia era già entrata in guerra con l’Impero Austro Ungarico dal 24 maggio 1915.
3
Il 24 ottobre 1917, l’offensiva Austro-Tedesca progredì rapidamente nella conca di Plezzo e nel settore di Tolmino. Il Battaglione
“Belluno” del 7° Rgt. Alpini da Dresenza (Dreznica) nel mattino del 24 venne inviato di rinforzo alla Brigata di Fanteria “Etna” che
difendeva la nostra linea del Monte Rosso, ove, a causa dello scoppio di una mina fatta brillare dal nemico che sconvolse le nostre
trincee di prima linea, era stato costretta a ritirarsi combattendo su posizioni più arretrate. Per tutta la giornata il battaglione trattenne
il nemico difendendo accanitamente lo stretto passaggio che conduce al Monte Nero. Ma alla sera, avendo l’avversario progredito
rapidamente nell’avanzata nel fondo valle, il “Belluno” ebbe l’ordine di ripiegare. Il ripiegamento attuato dai reparti del “Belluno”
2
difendendo la posizione affidategli anche quando fu chiaro che vi sarebbe rimasto accerchiato. A
causa di ciò, conobbe anche la fame, le privazioni, e le umiliazioni della prigionia.
Rientrato in patria al termine del conflitto il 10 gennaio 1919 Zacchi fu assegnato al 7° Reggimento
Alpini (Battaglione di Marcia “Belluno” – Distaccamento 7° Alpini di Agordo dal 01 gennaio
1920).
L’8 dicembre 1920 fu assegnato alla Scuola Centrale di Fanteria di Oriolo Romano nella quale
prestò servizio fino al 25 agosto del 1934.
Il 26 agosto 1934 fu trasferito alla Scuola Militare di Alpinismo e in seguito, dal 27 gennaio 1935,
all’Ispettorato Truppe Alpine.
Il suo innato amore per la montagna, della quale studiò tutti gli aspetti, lo portò a diventare un
formidabile scalatore e rocciatore, al punto di guadagnarsi il titolo di “istruttore accademico” di
roccia. Ragguardevoli furono in quel periodo le scalate sullo Schiara, sul Civetta della Croda dei
Toni, sul Sasso Lungo, sulla Croda Grande, sull’Agner. Quest’ultima cima fu affrontata da Zacchi
in pieno inverno con due alpini e zaino affardellato, impresa notevole che forse non venne mai più
compiuta dopo di allora.
Anche all’interno dell’8° Reggimento alpini, reparto dove fu destinato dal 17 aprile 1938, egli
coltivò la sua passione per l’alpinismo che lo portò anche ad aprire alcune nuove vie sul gruppo del
Montasio, del Jof Fuart, delle Ponze e del Tricorno4.
Alpinista ormai espertissimo5, fu scelto, con il famoso capitano Marco Tessari, quale istruttore ed
allenatore della squadra militare italiana che conquistò il primato mondiale nelle olimpiadi di
Garmish - Partenkirchen.
Queste attività non gli impedirono, però, di affinare le sue doti di comandante esemplare poiché,
oltre a possedere una vasta competenza e preparazione militare, egli era dotato anche di altre virtù
veramente eccezionali quali la modestia, la bontà d’animo ed un coraggio tanto più ammirevole
quanto più alieno da ogni esibizionismo e da ogni spavalderia.
Nel periodo precedente alla campagna di Grecia fu nominato comandante della 20a compagnia del
Battaglione “Cividale” e con questo incarico giunse in Albania il 18 aprile 1939.
Quasi subito gli fu però affidato il Comando del Battaglione, con il quale varcò, alle ore 5,30 del 28
ottobre 1940, il confine con la Grecia. Iniziò così quel lungo e doloroso ciclo operativo nel quale il
Battaglione “Cividale” al suo comando si conquistò il particolare titolo di gloria ovvero quello di
durante la notte permette loro di passare sulla destra dell’Isonzo attraverso il ponte di Ternova e di schierarsi sulla quota 1678 del
Monte Stol ove resistono fino alla sera del 25 quando accerchiati vengono in parte catturati dal nemico.
4
Per le sue notevoli imprese alpinistiche il Comando Truppe Alpine tributò a Zacchi un elogio.
5
Egli confidò a Manlio Barilli che: “avrebbe voluto essere ricco, solo per passare la vita ad ascendere monti, ma non soltanto quelli
della Patria, bensì anche quelli dell’Asia, Africa ed America”.
aver raggiunto il punto più avanzato della lunga, sanguinosa marcia della “Julia” in territorio
nemico.
Egli stesso acquistò un titolo di prestigio: quello di essere stato l’unico fra i comandanti di
battaglione ad aver tenuto il comando del suo reparto per tutta la durata di quella faticosa, cruenta
campagna. Zacchi, infatti, fu sempre alla testa del battaglione dalla fase iniziale della penetrazione
verso Metzovo, alle fasi successive della ritirata, della resistenza, fino al termine del conflitto
contro la Grecia.
Tenace, infaticabile, valoroso, caparbio, inflessibile, qualità che trasfuse anche al suo battaglione,
che sopportò, sul fronte Greco-Albanese, le inaudite fatiche, le molte privazioni ed i sanguinosi
combattimenti ai quali gli Alpini del “Cividale” furono coinvolti a Bryaza, a Pades, a Perati, a
Frasheri, sul Chiarista, sul Trebeshines, sullo Shindeli, e sulle pendici del Golico ed in altrettante
dolorose situazioni che ridussero il “Cividale” più volte ad una sparuta schiera di combattenti eroici,
laceri, affamati, piagati.
Il Tenente Colonnello Zacchi anch’egli stremato dalle privazioni e dalle fatiche, ammalato, ferito,
non abbandonò il suo battaglione e solo quando la campagna militare fu definitivamente conclusa
egli accettò di farsi ricoverare in ospedale cedendo il comando del battaglione6.
Dopo la campagna di Grecia, il 21 maggio del 1942, dopo il necessario periodo di convalescenza,
riprese nuovamente il comando del reparto, che organizzò, addestrò e lo rimise in efficienza per la
Campagna di Russia.
Zacchi al comando del “Cividale” diresse gli attacchi per la conquista della famosa “Quota
Cividale” (quota 176,2)7 dove le penne nere appartenenti al valoroso battaglione scrissero con il
loro sacrificio una delle pagine più gloriose ed epiche della storia del Corpo degli Alpini8 .
6
7
Al Tenente Colonnello Zacchi, per gli atti di valore compiuti durante la Campagna di Grecia, gli furono concesse una medaglia “d’Argento al Valor
militare” e due “di Bronzo al Valor Militare”.
Le posizioni si trovavano alle pendici di un'altura situata a quota 176,2 metri sui livello del mare denominata dai tedeschi quota "Signal" dalla quale
si dominava la pianura dove confluivano le strade percorse dalle colonne di rifornimento per i reparti combattenti e pertanto di vitale importanza
per entrambi i contendenti.
Conquistata una prima volta il 31 dicembre 1942 dal battaglione "Gemona”, quota "Signal" era presidiata dai granatieri tedeschi, ma in seguito ad
un violentissimo attacco di artiglieria e fanteria sovietica, venne abbandonata nella notte tra il 3 e 4 gennaio 1943.
Fu allora che il battaglione "Cividale" ricevette l'ordine di riconquistare la quota.
All’alba del 4 gennaio 1943 il primo plotone della 20a compagnia andò all’assalto l’altura. Il nemico pur dando segni di cedimento subito dopo
rincalzò gli italiani cercando l’aggiramento del secondo plotone della 20a . La quota nella mattinata è teatro di violenti scontri tra i due contendenti.
Alle 12,00 fu necessario l’impiego anche la 16a compagnia che dopo un furioso assalto raggiunse cima bersagliata dal violentissimo fuoco dalle
artiglierie nemiche.
Il Capitano Crosa fu ferito e un terzo della compagnia risultò fuori combattimento, ma gli alpini non cedettero.
All’alba del 5 gennaio la 16a compagnia dopo un furioso attacco russo fu costretta a ripiegare ma riordinate le sue fila e rinforzata dal primo plotone
della 20a compagnia riprese dopo un’ora la cima del monte. La reazione dell’artiglieria russa fu terrificante in special modo una batteria calibro 152
mm. che, facendo fuoco dalla sponda sinistra del Don, demolì i pochi ripari e postazioni esistenti. Gli Alpini della 16a non cedettero e nonostante
l’esiguità del loro numero (dovuto anche ai casi di congelamento provocati dalla temperatura di parecchi gradi sotto lo zero) respinsero parecchie
puntate offensive nemiche.
Alle 17,00 a causa della perdita da parte di un reparto tedesco della quota a destra del “Cividale” la 16a compagnia per evitare l’aggiramento fu
costretta a ripiegare alla base della quota “Signal”. L’immediato contrattacco de gli Alpini non riuscì a causa del nutrito fuoco delle armi
automatiche dei fanti russi che per il resto della giornata rimasero padroni della cima del monte.
Alle 5,30 del 6 gennaio, dopo un violento concentramento di fuoco da parte delle nostre artiglierie su quella quota infernale, la 76a compagnia,
appoggiata da due carri armati tedeschi, dopo violentissimi scontri con il nemico riuscì ad impadronirsi definitivamente della insanguinata quota
che in onore degli Alpini caduti prese il nome di “Quota Cividale”.
Nel corso della ritirata, quando il 22 gennaio 1943 a Nowo Georgiewski l’8° Reggimento Alpini,
compreso il loro Comandante Colonnello Armando Cimolino, venne catturato dai sovietici, Zacchi,
anche se ormai praticamente in salvo, non volendo abbandonare il suo comandante si lasciò
catturare.
Nel lungo periodo di prigionia in Unione Sovietica trascorsa nei campi di Oranki, Susdal e
Krinowaja, Zacchi, sempre fedele ai principi di uomo e di militare, mantenne una linea inflessibile
di dirittura morale, senza venir mai meno al suo dovere di Ufficiale.
Dopo anni di inenarrabili sofferenze, patimenti e torture di ogni genere subite per non scendere mai
a compromessi con il nemico9 il 2 settembre 1946 poté far rientro in Italia.
Promosso Colonnello “per meriti di guerra” comandò prima il distretto militare di Belluno e poi l’8°
Reggimento Alpini di stanza a Tolmezzo.
In questo periodo nonostante l’impegnativo incarico di comando, egli, non più giovane e con le
notevoli traversie che la vita gli aveva riservato, trovò il tempo e la forza di ripercorrere e scalare le
pareti delle sue amate Alpi Giulie.
Pur conservando nonostante tutto il fisico di un atleta, il cuore e lo spirito di Luigi Zacchi erano
ormai alla fine. Il colpo di grazia forse glielo diede la terribile notizia della scomparsa, in
circostanze particolarmente dolorose, dell’unico figlio Piero.
Trasferito infine alla Brigata Alpina “Julia” a Udine, Zacchi si ammalò e dopo un ricovero di pochi
giorni presso l’Ospedale Militare di Udine morì prematuramente10 alle ore 13,15 dell’ 8 luglio 1950.
I funerali del valoroso Ufficiale furono celebrati in forma solenne il 10 luglio a Udine e risultarono
quanto mai imponenti per la grande stima che egli si era guadagnato durante la sua brillante carriera
militare.
Il corteo funebre si mosse dall’Ospedale Militare di via Pracchiuso alla volta del Tempio Ossario. Il
feretro avvolto nel tricolore della Patria fu collocato su un autocarro condotto dagli alpini in armi
del compianto Colonnello. Precedevano il mezzo, la Banda dell’8° Alpini e tre plotoni di pene nere
in armi nonché un altro plotone di fanti in armi e la Banda della Divisione “Mantova”. Dietro il
feretro vicino alla vedova11, al fratello dott. Osvaldo, il cugino Giuseppe Grinovero vi erano i
Generali Ricagno, comandante dell’eroica “Julia” e Battisti comandante della “Cuneense”, accorsi
entrambi a rendere omaggio al valoroso compagno di prigionia in Russia. Seguivano, poi, il
Generale Testi, anch’egli alpino, comandante della “Mantova, in rappresentanza anche del V°
Comiliter, e il Generale De Castiglion, il Colonnello Egidi che rappresentava il Generale
8
I tedeschi impressionati dal valore dimostrato dai nostri alpini durante la conquista della quota “Cividale” decorarono numerosi ufficiali, sottufficiali
e alpini del “Cividale” con la “Croce di Ferro”. Al Ten.Col. Luigi Zcchi la prestigiosa onorificenza fu consegnata personalmente dal Generale
tedesco Eibl.
9
Creduto morto dai becchini del campo di prigionia, venne da loro denudato e gettano sul quotidiano mucchio dei cadaveri.
10
La morte secondo i referti medici fu dovuta alle malattie contratte in Russia durante la penosa prigionia.
11
Signora Adalgisa Andervolti discendente di una nobile famiglia spilimberghese
Costamagna comandante della ricostruita “Julia” e altri duecento Ufficiali di ogni arma. Oltre ai
reparti della “Mantova” e del suo amato 8° Alpini, c’erano ad onorare Luigi Zacchi il Club Alpino e
la sezione ANA di Belluno con il Colonnello Luccchetta il Maggiore Bavosa, comandante del
Gruppo Artiglieria Alpina di quella città mentre la Società Alpina Friulana, la quale si onorava di
avere il defunto Colonnello fra i soci, era rappresentata dal presidente dott. Spezzotti dall’ing.
Mariutti e altri consiglieri. Con i verdi gagliardetti furono presenti le sezioni Ana di Udine, le
sottosezioni di Tricesimo, di Cassacco, di Cividale, i combattenti e reduci con la loro bandiera, le
rappresentanze della C.R.I. e delle Infermiere volontarie, associazioni sportive e di montagna, la
Sottosezione CAI di Osoppo.
Il lungo e imponente corteo, all’interno del quale trovarono posto le numerose corone inviate da
comandi militari, amici e familiari, dopo aver percorso le vie centrali della città, fra due folte ali di
cittadini, giunse sul piazzale XXVI luglio davanti al Tempio Ossario. La bara portata a spalle dai
sottufficiali degli alpini fu deposta davanti all’altare maggiore del Tempio dove il Cappellano
dell’Ospedale Militare assistito da don Caneva, anch’egli prigioniero in Russia, celebrò la messa
alla quale assistettero il Vicario Generale Mons. Venturini, in rappresentanza dell’Arcivescovo,
amico personale dello Zacchi, e il parroco del Tempio, don Giorgio Vale. La sacra funzione fu
accompagnata dalle suggestive musiche eseguite all’organo da don Perosa. Sopra la bara fu
adagiato il cappello dalla bianca penna, le decorazioni dell’estinto e due mazzi di stelle alpine
fasciate col tricolore. Ai lati del feretro oltre alla guardia d’onore due alpini con rigidità statuaria
tenevano in braccio un cuscino di stelle alpine e un mazzo di rododendri: omaggio dei reparti alpini
che in quei giorni erano impegnati nelle esercitazioni estive.
Al termine del rito la bara fu nuovamente collocata sull’autocarro posto all’uscita dal tempio, ove
una grande folla che nel frattempo si era ammassata nel piazzale, tributò l’estremo saluto al
valoroso Colonnello Zacchi. Prima di dirigersi al cimitero per la tumulazione il prof. Cesare
Grinovero, cugino dell’estinto, rivolse un toccante saluto esaltando le virtù dell’uomo e chiuse il
suo accorato discorso con queste parole: “Tu che hai vissuto tra le montagne e le loro genti, ricordi
certamente un loro motto: suona addio, ma – grati della buona compagnie che si sono fatta – essi si
salutano con un’espressione che significa: “Grazie per l’ultima volta”. Così facciamo ora noi. Con
l’animo pieno di gratitudine per te, che fosti un insieme armonico di bontà e di gentilezza, di
probità e di dirittura morale, di uomo e di soldato, di figlio di padre e di fratello, ti diciamo
commossi: Gino Carissimo grazie per l’ultima volta. Va e vivi felice con il tuo Pietro che a
quest’ora ti serba nel suo cuore, spezzato in terra straniera”.
Al termine dell’orazione il corteo si ricompose e si avvio alla volta del cimitero monumentale
Udine12 per la tumulazione alla quale assistettero i parenti intimi, gli ufficiali dei quattro battaglioni
dell’8° Reggimento e i suoi fedeli alpini.
PROMOZIONI
17 settembre 1915: Sottotenente;
17 giugno 1916: Tenente;
31 ottobre 1917: Capitano;
31 dicembre 1936: Maggiore;
01 gennaio 1940: Tenente Colonnello;
06 gennaio 1943: Colonnello per merito di guerra.
ONOREFICIENZE
Croce di Guerra al Valor Militare (concessa con R.D. 30.06.1924 – 13.11.1924 pag.3268) ;
Croce al Merito di Guerra (istituita con R.D. 19 gennaio 1918 n.205);
Medaglia Commemorativa della Guerra Italo-Austriaca 1915-1918 o “Coniata nel bronzo
nemico” (istituita con R.D. 29.07.1920 n.1241);
Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia (concessa con R.D. 10.11.1933 p.3571);
Croce d’Oro Per Anzianità di Servizio Militare;
Medaglia di Bronzo Al Valor Militare – M. Pindo (fronte Greco), 25 ottobre -11 novembre
1940 (R.D. 02 ottobre 1943);
Medaglia di Bronzo al Valor Militare – Caiza, quota 817 (fronte Greco) , giorni 11, 12, 13
gennaio 1941 (R.D.18 marzo 1943);
Medaglia d’Argento al Valor Militare – Monte Golico, Quota 739- 1143 (fronte Greco), 7 –
24 marzo 1941 (R.D. 26 febbraio 1943);
Distintivo d’Onore per la ferita di guerra riportata durante i combattimenti di Caiza, quota
817 (fronte Greco);
Croce al merito di guerra concessa poiché, quale comandante del Battaglione “Cividale”, era
presente sul fronte russo ai fatti d’arme sul fronte Russo per i quali l’8° Reggimento Alpini
fu decorato di Medaglia d’Oro al valor Miliare.
12
Tomba n. 116.
CAMPAGNE MILITARI
Campagna di guerra 1916;
Campagna di guerra 1917;
Campagna di guerra 1940;
Campagna di guerra 1941;
Campagna di guerra 1942;
Campagna di guerra 1943.
RINGRAZIAMENTI:
Alla realizzazione di questo lavoro hanno contribuito le seguenti persone, alle quali va il mio più
vivo ringraziamento: Davide Tonazzi Presidente della Sezione CAI di Tarvisio; Ten. Col. f.
Francesco Marazzi, capo della 5a Sezione dell’11a Divisione Documentazione Esercito – V°
Reparto - Direzione Generale per il Personale Militare del Ministero della Difesa di Roma
BIBLIOGRAFIA
A.N.A SEZIONE M. NERO – A. PICCO CIVIDALE DEL FRIULI, 8 lustri di vita, Tipografie G.
Fulvio, 1964, Udine.
MANLIO BARILLI, Vita dell’Ottavo, Casa Editrice Alpina,1963, Stampa anastatica in occasione
del centenario dell’8° Reggimento alpini 1 ottobre 1909 – 1 ottobre 2009, Edizioni Artirigere.
MANLIO BARILLI, Storia del 7° Reggimento Alpini, Edizione anastatica, Danilo Zanetti Editore
agosto 2009, Caerano San Marco (TV).
Stato di Servizio del Colonnello Luigi Zacchi, custodito presso l’11a Divisione Documentazione
Esercito – V° Reparto - Direzione Generale per il Personale Militare del Ministero della Difesa di
Roma.
E’ morto ieri il Col. Zacchi, articolo de il Messaggero Veneto del 09.07.1950;
Le “Edelweiss” del Canin sulla bara del Col. Zacchi, articolo de il Messaggero Veneto
dell’11.07.1950;
Solenni funerali del Colonnello Zacchi, articolo de il Gazzettino dell’ 11.07.1950:
Per approfondire le vicende riguardanti l’eroico sacrificio degli alpini del Battaglione “Cividale”
durante la battaglia per la conquista della quota “ Signal” 176,2 si consiglia il libro di:
GUIDO AVIANI FULVIO, Le Aquile di “Quota Cividale” – Gli Alpini del Battaglione “
Cividale” raccontano… , arti Grafiche Fulvio ,Udine ,dicembre 1998.