Quadro macroeconomico - Ambasciata d`Italia

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Quadro macroeconomico - Ambasciata d`Italia
1. QUADRO MACROECONOMICO
1. a) Andamento Congiunturale e Rischio Paese
1.a.1) Ambiente Economico
Introduzione
Il Messico, con oltre 106 milioni di abitanti (stime giugno 2007), un PIL reale di circa 856
miliardi di US$ ed un PIL procapite reale di 8.127 US$, è la 14ª economia mondiale e la 2ª
dell’America Latina. Il ranking della Banca Mondiale alla fine del 2006 (Stati Uniti,
Giappone, Germania, Cina, Regno Unito, Francia, Italia, Canada, Spagna, Brasile, Russia,
India, Corea del Sud, Messico) penalizza il Messico di due posizioni rispetto alla classifica del
2005, a causa del sorpasso di Corea del Sud e Brasile, privandolo della sua posizione di
supremazia in America Latina.
Dopo l’espropriazione del sistema bancario decisa dal Presidente Portillo nel 1982, il Messico
ha, negli ultimi 25 anni, completamente rivoluzionato il proprio sistema economico e
politico. Oggi vanta un’economia stabile ed in crescita, un sistema finanziario solido, accordi
commerciali con le principali economie mondiali, un clima favorevole agli investimenti esteri,
nonché un sistema politico che dalle elezioni Presidenziali del 2000 ha interrotto, dopo 71 anni,
il monopolio del potere esercitato dal partito di centro-sinistra PRI (Partido Revolucionario
Institucional) a beneficio del partito di centro-destra PAN (Partido de Acción Nacional).
Il Messico è andato così sviluppando lentamente un ambiente economico liberale, con
miglioramenti evidenti nei settori finanziario e legale e grazie all’impegno dell’Esecutivo a
garantire la stabilità economica ed il libero commercio.
Il processo naturalmente non è stato esente da difficoltà, come ad esempio la crisi finanziaria del
1994-95, la crisi economica del 2001-2003 e la mancata approvazione delle riforme strutturali
che molti osservatori avevano auspicato dopo le elezioni del 2000. Rimane, in particolare, un
eccessivo controllo pubblico e privato su molti settori che impedisce una crescita maggiore.
Benché alcuni fattori abbiano contribuito nell’ultimo decennio al consolidamento dell’economia
messicana, il Paese negli ultimi anni ha sperimentato una perdita di competitività –
attualmente occupa la 58ª posizione a livello mondiale (Foro Economico Mondiale, 2006) – ed
una conseguente crescita moderata (tra il 2001 ed il 2006 il PIL è aumentato del 2,2%,
rispetto all’incremento del 3,4% del periodo 1995-2000; sempre nel 2001-2006 il PIL procapite
è aumentato dello 0,5% rispetto all’incremento dell’1,9% del periodo 1995-2000; nel secondo
trimestre del 2007, il PIL reale è aumentato del 2,8% rispetto allo stesso trimestre del
precedente anno), con la conseguenza di divenire più vulnerabile alla concorrenza asiatica, e,
in particolare, cinese. La Cina, infatti, ha una struttura della produzione simile a quella
messicana e, grazie, ad un costo della manodopera notevolmente più basso ed ad un’aggressiva
politica commerciale, sta compromettendo molti settori chiave per l’economia messicana (ad
esempio, il tessile e l’artigianato: le magliette raffiguranti l’idolo rivoluzionario Emiliano
Zapata, le effigi della Madonna di Guadalupe, la bandiera messicana esposta negli edifici
pubblici e molti gioielli in argento venduti a Taxco, la capitale mondiale del settore, sono, quasi
paradossalmente, prodotti in Cina) ed una parte non trascurabile della quota di mercato finora
goduta dalle imprese messicane negli Stati Uniti.
Più recentemente, tuttavia, un rinnovato entusiasmo sembra aver pervaso la comunità d’affari
all’indomani delle elezioni presidenziali del luglio 2006 e dell’insediamento del nuovo
Governo nel dicembre dello stesso anno. Le elezioni hanno visto il successo del candidato del
PAN, Felipe Calderón Hinojosa, con il 35,89% dei voti davanti al candidato del partito di
sinistra, PRD, Andrés Manuel López Obrador, con il 35,33% dei voti. Nel nuovo Parlamento, il
PAN controlla la Camera ed il Senato rispettivamente con il 42% ed il 40% dei seggi; il PRD
detiene il 25% dei seggi alla camera ed il 23% al Senato; il PRI ha il 21% dei seggi alla Camera
ed il 26% al Senato.
A parte che sancire la conferma del PAN, la crisi del PRI e la crescita del PRD, l’esito delle
elezioni ha ulteriormente dimostrato che il Messico è sostanzialmente diviso in due Paesi
distinti: un 25% circa della popolazione (classe media, imprenditori, professionisti, classe
dirigente, abitanti degli Stati settentrionali) vive in condizioni relativamente agiate, mentre il
restante 75% (che include i circa 10 milioni di indigeni) vive in condizioni di precarietà sociale
ed economica; di questo 75%, oltre la metà vive in condizioni di povertà estrema.
Questa dicotomia si riflette anche nell’ambiente economico del Paese e nelle caratteristiche
salienti dell’economia nazionale.
Punti di forza
9 Una riconosciuta stabilità macroeconomica conseguente al rigore con cui sono state
condotte le politiche fiscale e monetaria dopo la crisi del 1994-95.
9 Un’ampia disponibilità di risorse (soprattutto petrolio, gas ed argento, ma anche piombo,
grafite, fluorite, antimonio, uranio).
9 Un mercato del consumo relativamente ampio (in considerazione dei dati sulla
popolazione e sul reddito procapite).
9 La contiguità geografica con gli Stati Uniti (rafforzata dall’Accordo NAFTA/ASPAN).
9 I numerosi accordi commerciali preferenziali (fra i quali, oltre al NAFTA, quelli con
l’UE e con il Giappone).
9 Una forza lavoro (44 milioni di persone) giovane, qualificata e relativamente conveniente.
Debolezze
9 La redistribuzione della ricchezza. Il 57,4% del reddito nazionale è detenuto dal 20% più
ricco della popolazione, mentre il 20% più povero detiene solo il 3,5% del reddito
nazionale. Almeno il 40% della popolazione versa in condizioni di marcata povertà, laddove
i 20 cittadini messicani più ricchi e che controllano le imprese principali concentrano nelle
proprie attività patrimoniali circa il 6% del PIL nazionale.
9 L’eccessiva dipendenza da assets non produttivi e, per propria natura, altamente variabili:
petrolio (che garantisce oltre il 37% sulle Entrate di Bilancio e le cui esportazioni hanno
arrecato circa 39 miliardi US$ nel 2006 e più di 22 miliardi di US$ nei primi sette mesi del
2007), rimesse degli emigranti (circa 25 miliardi US$ nel 2006 e più di 11 miliardi di US$
nei primi sei mesi del 2007), investimenti esteri (circa 19 miliardi US$ nel 2006 e circa 13
miliardi di US$ nei primi sei mesi del 2007) specialmente nel settore delle maquiladoras
(assemblaggio in loco per conto terzi e successiva esportazione di prodotti a basso valore
tecnologico), turismo (circa 12 miliardi di US$ nel 2006, con circa 21 milioni di turisti
dall’estero e circa 12 milioni di turisti dall’interno del Paese).
9 Questi fattori, a loro volta, presentano rilevanti interconnessioni con gli Stati Uniti,
principale importatore di petrolio messicano, terra di lavoro di circa 27 milioni di cittadini
d’origine messicana, più importante investitore in Messico e fonte prioritaria dell’afflusso
turistico nel Paese. Pertanto, l’andamento dell’economia messicana dipende soprattutto
dall’andamento dell’economia statunitense.
9 La mancata approvazione di riforme strutturali (energetica, del mercato del lavoro,
telecomunicazioni, dell’istruzione e dello Stato), che pregiudica il conseguimento di più
elevati tassi di crescita.
Sistema Legale
Il sistema legale messicano è costruito con elementi del sistema spagnolo, del Codice
Napoleonico e della legislazione civile statunitense.
I processi penali e civili, basati sul sistema inquisitorio, sono spesso costituiti da una serie
ridondante di udienze con esiti a volte imprevedibili ed i procedimenti davanti a una corte
generalmente non coinvolgono una giuria. Coloro che si trovano coinvolti in processi davanti ad
una corte locale possono adire al giudice federale, mediante la procedura conosciuta come
diritto di “amparo”.
Il sistema giudiziario è diviso in corti di giurisdizione ordinaria (civile, commerciale e
criminale) e corti amministrative. Le corti di giurisdizione ordinaria (sia federali che statali)
sono così strutturate:
- La Corte Suprema è l’ultimo grado di giudizio e ha sede a Città del Messico. I giudici
della Corte Suprema sono designati dal Presidente della Repubblica e ratificati dal Senato.
L’incarico di giudice della Corte Suprema è a vita, ma generalmente i giudici rassegnano le
dimissioni all’inizio di ogni mandato presidenziale.
- La Corte d’Appello costituisce il secondo grado di giudizio, si occupa dei processi
d’appello e di quelli che fanno riferimento al diritto di amparo.
- Le Corti Distrettuali sono le corti di prima istanza e funzionano come corti di giustizia
ordinaria (questioni di legge federale e questioni commerciali).
Le corti amministrative a livello federale includono: il Tribunale di Arbitrato Federale (per
questioni legate ai temi del lavoro), il Tribunale Agrario, il Tribunale Militare, il Tribunale
Elettorale. A livello locale, le corti amministrative includono i Giudici di Pace e il Tribunale
Amministrativo per i Contenziosi.
Secondo la Costituzione messicana il Potere Giudiziario è indipendente; tuttavia esiste una
percezione diffusa che alcuni giudici siano plagiati dalla volontà dal potere esecutivo o
perlomeno ad essa asserviti; inoltre, gli stipendi ridotti e gli eccessivi carichi di lavoro hanno
favorito, in alcuni ambiti, episodi di corruzione. Oggi, comunque, il sistema giudiziario
messicano opera all’interno di una cornice legale ben definita (soprattutto per quel che riguarda
commercio e investimenti), grazie ad alcune riforme realizzate negli anni ‘90. Resta ancora
molto da fare, secondo gli osservatori internazionali, per semplificare il sistema legale
messicano nel suo complesso e dotarlo di una struttura gerarchica chiara ed efficiente.
La proprietà non può essere espropriata (in linea con i principi del NAFTA), salvo che per
scopi pubblici e su base non discriminatoria. Le espropriazioni sono regolate sulla base della
legislazione internazionale. Gli investitori nel caso di presunte violazioni possono appellarsi
all’arbitrato internazionale.
I diritti di proprietà intellettuale sono regolati dall’Istituto Messicano della Proprietà Industriale
(IMPI). Le leggi più importanti in materia sono: la legge Federale sui Copyrights e la legge sulla
Proprietà Industriale. Inoltre il Messico ha ratificato accordi internazionali in materia all’interno
sia del NAFTA che della World Intellectual Property Organization (WIPO). Tuttavia,
l’applicazione resta frammentaria e le sanzioni comminate minime.
Aspetti Culturali utili nel Mondo degli Affari
Quella messicana è una società multi-generazionale, basata sulla famiglia. La maggiorparte dei
messicani pone la famiglia in cima alla lista delle proprie priorità, e si potrebbe suggerire di fare
precedere ogni conversazione o riunione d’affari da qualche minuto di convenevoli aventi ad
oggetto le rispettive famiglie.
I messicani sono generalmente socievoli e educati, e prediligono un tono di voce pacato anche
nelle discussioni d’affari più impegnative e concitate.
La puntualità negli incontri d’affari è generalmente rispettata, specialmente con stranieri, mentre
nelle occasioni sociali è d’abitudine giungere con almeno 30 minuti di ritardo. Le prime
colazioni di lavoro (normalmente verso le 8.00) sono molto comuni, cosí come le sostanziose e
lunghe colazioni pomeridiane (verso le 15.00), generalmente preferite ai più leggeri pranzi serali
(intorno alle 21.00).
La padronanza dello spagnolo nelle riunioni di lavoro è molto apprezzata, benché la
maggioranza dei messicani che occupano posizioni pubbliche o private di rilievo ha
perfezionato i propri studi all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, e conseguentemente domina
l’inglese.
Il sentimento nazionale è molto sviluppato cosí come quello di appartenenza al Nord America.
Popolazione e Forza Lavoro
Il Messico ha circa 106 milioni di abitanti, con un tasso di incremento annuo al netto
dell’immigrazione dell’1,1%. Trattasi del 2º Paese più popoloso dell’America Latina, dopo il
Brasile.
Il 74% circa della popolazione messicana è al di sotto dei 40 anni ed il 43% al di sotto dei 20
anni; l’età media è di 23 anni.
Città del Messico è tra le metropoli più popolose al mondo, con almeno 23 milioni di abitanti;
seguono Guadalajara con oltre 6 milioni e Monterrey con 5 milioni.
Il Messico vanta una forza-lavoro di circa 48 milioni di persone. In linea generale, tale forzalavoro è giovane e relativamente a buon mercato. Le organizzazioni imprenditoriali lamentano,
tuttavia, una scarsa produttivitá e competitivitá dei lavoratori messicani.
Indicatori demografici (Banca Mondiale, 2005)
2000
2005
Popolazione dipendente %
Popolazione dipendente totale
Popolazione attiva %
Popolazione attiva totale
Popolazione giovane %
Popolazione giovane totale
Popolazione pensionabile %
Popolazione pensionabile totale
39,12
38,326
60,88
59,638
34,14
33,450
4,98
4,876
36,40
38,337
63,60
66,994
31,13
32,786
5,27
5,551
2010
Stime
33,69
38,029
66,31
74,845
27,98
31,585
5,71
6,444
2030
Stime
33,07
47,257
66,93
95,630
22,73
32,472
10,35
14,785
Circa il 60% della manodopera lavora nel settore dei servizi, il 25% nell’industria e il 18%
nell’agricoltura. La disoccupazione ufficialmente è bassa (intorno al 4%), ma il computo è fatto
sulla popolazione economicamente attiva e non su quella totale; inoltre, la sottoccupazione è
estremamente diffusa.
L’industrializzazione, stimolata dall’adesione al NAFTA, continua a favorire migrazioni dal
sud agricolo verso il nord industrializzato. La maggior parte dell’attività industriale si situa
attorno a Città del Messico, a Guadalajara e nella parte settentrionale del Paese, soprattutto
Monterrey.
I salari del settore manifatturiero sono ancora relativamente bassi (circa 2,20 US$ all’ora) a
causa della forte concorrenza internazionale. Il salario minimo medio è di circa 4,48 US$ al
giorno.
Il quadro normativo di riferimento è costituito dall’art. 123 della Costituzione, specificato
dalla Legge Federale del Lavoro e da alcuni regolamenti applicativi (oltre, naturalmente, alle
convenzioni internazionali sottoscritte dal Messico).
La Legge Federale sul Lavoro, che ha modificato nel 1970 una legge del 1931 e che ha subíto
poi marginali integrazioni, consente ai lavoratori la libera associazione, la contrattazione
collettiva e il diritto allo sciopero. La rigidità della natura di questa legge viene spesso citata
come deterrente per nuovi investimenti. Le controversie in materia di lavoro possono essere
adite davanti alla Corte Federale di Arbitrato.
La legge prevede uno standard di sei giorni lavorativi alla settimana, la tariffa per lo
straordinario è doppia o tripla rispetto a quella dell’orario normale e dipende dal numero delle
ore di lavoro. Vacanze e permessi devono essere retribuiti per legge. Pensioni di anzianità e di
invalidità, sussidi di disoccupazione e maternità sono pagati dal sistema di sicurezza sociale (per
gli occupati questo corrisponde a circa il 20% della busta paga). Inoltre la Legge Federale in
materia di Lavoro prevede che la divisione del profitto con i dipendenti sia obbligatoria (e
corrisponde al 10% circa dell’ammontare complessivo).
Il nuovo Governo appare fermamente intenzionato a modificare la predetta Legge Federale. La
strategia adottata al riguardo sembra essere quella di non perseguire la via di una modifica della
Costituzione (a causa della evidente difficoltá di ottenere il consenso necessario), bensí quella di
varare una riforma pragmatica che abbia come base delle intese intercorse nel 2002 tra le parti
sociali.
La proposta di riforma presentata dall’Esecutivo al Parlamento si prefigge il conseguimento di
sei obiettivi.
1) Facilitare la creazione di posti di lavoro e, conseguentemente, ridurre l’incidenza del
settore informale sull’occupazione generale (pari a circa il 28%): in quest’ambito, le
misure principali sono la prospettata introduzione dei contratti di lavoro con periodo di
prova (30 giorni per i lavoratori ordinari, 180 giorni per i tecnici ed i quadri) e dei
contratti di lavoro per la formazione iniziale (3 mesi per i lavoratori ordinari, 6 mesi per
i tecnici ed i quadri).
2) Incrementare la produttività e la competitività del lavoro: si prevede, al riguardo, la
multi-abilità, il criterio del monte ore per garantire maggiore apertura degli impianti pur
lasciando ai lavoratori la possibilitá di recuperi, e attribuire all’aggiornamento
professionale un ruolo prioritario per gli avanzamenti di carriera.
3) Eliminare le discriminazioni, soprattutto garantendo alle donne i diritti di cui
generalmente beneficiano nei Paesi socialmente avanzati.
4) Snellire le procedure eccessivamente rigide in materia di formazione professionale.
5) Rafforzare il ruolo dei sindacati autentici ed elevare la trasparenza nel loro operato:
trattasi del punto saliente dell’intera riforma in quanto non appare facile introdurre
alcuni elementi (quali la possibilitá di voto segreto per eleggere i direttivi ed i controlli
sugli statuti) suscettibili di ridurre l’enorme potere dei sindacati, soprattutto della
Confederazione dei Lavoratori Messicani (CTM).
6) Rafforzare la pace sociale: si introduce la figura del conciliatore e si incentiva il ricorso
allo strumento della conciliazione per risolvere le controversie tra datore di lavoro e
dipendenti.
In definitiva, il Governo Calderón si pone l’obiettivo pragmatico di riformare il mercato del
lavoro per quanto realisticamente conseguibile tenuto conto dello strapotere dei sindacati. Un
potere espresso dalla rilevante azione di lobbying in Parlamento e dimostrato dalla comprovata
capacità di mobilitazione delle masse.
Anche con riferimento al mercato del lavoro si ripropone, pertanto, il tema centrale in campo
economico del sessennio presidenziale appena iniziato: la lotta tra le forze che intendono
rendere il Paese più competitivo sulla scena internazionale e quelle, costituite dai monopoli
privati e pubblici e dalle corporazioni, che, temendo di perdere i benefici raggiunti negli ultimi
decenni, si oppongono a tale processo o almeno cercano di ostacolarlo.
Regime Fiscale
Introduzione
La Costituzione messicana specifica i poteri fiscali spettanti alla Federazione e, in misura più
generale, quelli spettanti agli Stati ed ai Comuni. Conseguentemente, il Governo Federale
stabilisce le imposte sul reddito e sul valore aggiunto e quelle collegate al commercio
internazionale. Gli Stati ed i Municipi applicano normalmente imposte sui diritti di proprietá.
Dal luglio 1997 il Servizio di Amministrazione Tributaria (SAT) gestisce le tasse federali e
quelle doganali, mentre i Dipartimenti delle Finanze dei singoli Stati amministrano le imposte
locali.
Imposta sul Reddito (ISR)
Regolata dalla Legge sull’Imposta sul Reddito, è la tassa principale del regime fiscale
messicano. La legge si basa su due criteri fondamentali: la residenza e la fonte di reddito.
a) I residenti sono tassati su tutto il reddito, da qualsiasi fonte provenga. A parte gli
individui, una società si considera residente in Messico se il principale centro
decisionale e manageriale è localizzato nel Paese. Per queste società, oggetto della
tassazione sono tutti i redditi ricevuti in contanti, in genere in servizi, in credito o in
qualsiasi altra forma durante l’anno fiscale (coincidente con l’anno di calendario).
L’aliquota dal 2007 è diminuita dal 29% al 28% (a parte riduzioni per settori specifici di
attività, tipo agricoltura, pesca ed attività forestali).
b) I non residenti con un domicilio permanente nel Paese sono tassati solo sul reddito
imputabile a tale permanenza. Ai fini fiscali, si intende per domicilio permanente
qualsiasi luogo in cui vengano condotte le attività d’affari (filiali, installazioni, impianti,
ecc.).
c) I non residenti senza domicilio permanente nel Paese sono tassati sul reddito
imputabile alle fonti messicane. In particolare, un servizio prestato in Messico è
considerato fonte nazionale; per i salari, sono esentati dalla tassazione i primi 125.900
pesos (approssimativamente 8.990 euro) guadagnati in un certo anno calendariale.
Imposta sul Valore Aggiunto (IVA)
In termini generali, l’IVA è pari al 15% del valore aggiunto generato dal trasferimento di beni,
la prestazione di servizi indipendenti, l’importazione di beni e servizi, la concessione di diritti
temporanei all’utilizzo di beni (quali il leasing di macchinari, ad esempio).
Nelle zone di frontiera e nelle aree prossime ad esse, l’IVA è pari al 10%. Le esportazioni e
determinate voci sensibili (carne, latte, grano, frumento, medicine, servizi agricoli collegati alla
produzione di beni di base) sono esenti da tassazione.
Riforma Fiscale
Propositi di Riforma Fiscale
Dopo la crisi del 1994-95, con la conseguente impennata del debito pubblico (40% del PIL), i
Governi Zedillo e Fox hanno gestito in modo estremamente rigoroso la spesa pubblica,
riducendo debito e deficit pubblici e sostituendo progressivamente (grazie all’utilizzo delle
abbondanti riserve internazionali) la componente estera del debito con quella interna.
Permangono, tuttavia, storici nodi strutturali del sistema fiscale messicano: l’eccessiva
dipendenza dalle vendite di petrolio (37% delle entrate di Bilancio), la criticata
centralizzazione fiscale, la complessità e farraginosità del sistema pensionistico, la scarsa
riscossione fiscale (pari solo al 10,2% del PIL nel 2006, e, secondo le stime, al 9,9% del PIL
nel 2007).
L’Esecutivo panista in carica dal 2001 non è riuscito a porre adeguatamente rimedio a queste
problematiche, benché negli ultimi anni siano state realizzate marginali riforme del sistema
fiscale delle quali hanno beneficiato, in particolar modo, le industrie straniere.
Gli obiettivi della riforma fiscale sarebbero soprattutto due: elevare la riscossione fiscale
perlomeno al 20% del PIL, soprattutto omologando l’IVA e combattendo l’evasione fiscale; e,
conseguentemente, “depetrolizzare” la finanza pubblica, soprattutto introducendo una flat tax
sui ricavi della Pemex. La riscossione fiscale è la più bassa tra i Paesi OCSE, pari al 13% del
PIL, soprattutto per l’elevatissima evasione dell’IVA e dell’ISR. Si calcola che l’evasione
dell’IVA (soprattutto nei settori: minerario 81%, servizi comunali 78%, trasporti 47,6%,
manifattura 44,7%) costi il 2,3% del PIL e che l’evasione dell’ISR comporti un costo pari al
2,8% del PIL. A causa della bassa riscossione fiscale, pertanto, le entrate fiscali sono largamente
derivanti dai proventi delle vendite di petrolio (il 90% dei ricavi della Pemex contribuiscono al
37% delle entrate di bilancio), un bene altamente volatile e suscettibile di incidere di diversi
punti percentuali sulla crescita del PIL qualora discenda al di sotto del valore del fondo di
stabilizzazione fissato dalle Autorità messicane a 39 US$ al barile. Nel gennaio del 2007 uno
studio dell’OCSE e del messicano CIDE aventi ad oggetto i sistemi fiscali di Messico e Brasile
ha posto in evidenza come in questi due Paesi esista un vero e proprio regime di violenza fiscale
legalizzata. Le élites economiche, politiche e sindacali, infatti, hanno la capacitá di utilizzare a
danno della restante parte della società i propri privilegi per appropriarsi della spesa pubblica e
per evitare di essere gravati dalla riscossione fiscale.
Riforma Fiscale 2007
La Riforma Fiscale presentata dal Governo Calderón è stata approvata dal Congresso della
Repubblica a metà settembre. La Riforma introduce nuove imposte, in linea con gli obiettivi
dichiarati di aumentare il livello del prelievo pubblico e di destinare maggiori risorse alla
crescita economica ed ai programmi sociali. Inoltre, i cambiamenti promossi dall’Esecutivo
riflettono la volontà di voler ridurre l’elevata dipendenza della finanza pubblica messicana dai
profitti petroliferi spesso troppo fluttuanti. Tra le novità e le modifiche principali rientra, in
primo luogo, l’introduzione di una nuova tassa, l’Imposta per le Imprese a Tassa Unica ( IETU
), che sarà determinata dalla differenza tra le entrate delle imprese e le spese in beni intermedi,
con tassi del 16,5 % nel 2008, del 17% nel 2009 e del 17,5% a partire dal 2010. In secondo
luogo, la Riforma introduce un’imposta del 12% sui depositi bancari detenuti in contanti per
somme superiori ai 25.000 pesos (pari a 2.285 US$). Con il nuovo Testo, inoltre, le grandi
operazioni di compravendita di imprese in Borsa, fino ad ora esenti, saranno gravate da
un’Imposta sul Reddito (ISLR) e i versamenti all’erario PEMEX verranno ridotti a 30.000
milioni di pesos messicani (pari a 2.742 milioni di US$), con un risparmio che dovrebbe essere
destinato ad investimenti nelle attività di esplorazione ed estrazione, per fronteggiare in questo
modo l’esaurimento progressivo delle riserve di greggio. In ultimo luogo, si è stabilita
un’imposta fissa di 36 centesimi sul prezzo del diesel e della benzina.
Il Governo stima che la Riforma consentirà un aumento del prelievo fiscale dall’attuale 10% al
12,5% del PIL nel 2012.
Concentrazione della ricchezza e del potere
Negli ultimi tempi si sta approfondendo nel Paese il dibattito sugli ostacoli alla crescita
causati dallo strapotere dei monopoli pubblici e privati presenti nel sistema economico
nazionale. Dinanzi alle pressioni provenienti dagli investitori stranieri (soprattutto americani e
spagnoli), dal PRD di López Obrador e dal mondo accademico, il Presidente Calderón e
soprattutto il Ministro del Tesoro e delle Finanze Carstens hanno più volte posto di recente
l’enfasi sulla necessità di affrontare questa tematica in misura ben più incisiva rispetto a quanto
non abbia fatto il precedente Governo Fox.
Una sponda di prestigio alle professate buone intenzioni del Governo (forse non del tutto
casuale, considerata la vicinanza di Carstens agli ambienti finanziari multilaterali) è venuta dalla
Banca Mondiale che, in collaborazione con l’UNCTAD e le Università di Stanford e di
Harvard, ha pubblicato agli inizi di dicembre del 2006 un approfondito studio sull’argomento.
In esso vengono analizzati gli effetti sull’inefficienza delle politiche economiche ed istituzionali
(nonostante i recenti processi di apertura economica e commerciale e di consolidamento
democratico) causati dall’eccessiva concentrazione della ricchezza e del potere nelle attività di
poche famiglie e dall’enorme influenza giocata dai sindacati esistenti in alcuni settori protetti.
Inizialmente i redattori dello studio evidenziano come i primi 20 multi-milionari, grazie alle
imprese ereditate dalle rispettive famiglie e consolidate durante il processo di privatizzazione
dei primi anni ‘90, detengono una ricchezza che corrisponde a quasi il 6% del PIL
nazionale, con un reddito potenziale 14.000 volte superiore a quello medio della
popolazione, e controllano gran parte dei settori principali nella vita economica del Paese
(minerario, bancario, delle telecomunicazioni, farmaceutico, della televisione, del commercio al
dettaglio, della produzione di birra e tortillas). Un esempio illuminante al riguardo viene dal
mercato dei valori, dove appena 15 società detengono oltre il 40% della capitalizzazione del
mercato e l’80% della composizione dell’Indice di Borsa. Da un esame dei bilanci depositati
presso la Borsa dei Valori, inoltre, si evince come nel 2006 le 15 principali imprese del Paese
abbiano registrato utili per complessivi 175 miliardi di pesos, con un aumento del 30% rispetto
al 2005. Tra gli esempi più significativi, il settore bancario (BBVA-Bancomer, BanamexCitigroup e Santander-Serfin hanno guadagnato il 52% in più rispetto al 2005 soprattutto in
conseguenza del differenziale tra tassi d’interesse concessi e spese imputate ai correntisti),
quello minerario (il Grupo México ha realizzato utili per il 128% superiori al 2005), quello
ferroviario (Ferrocarril Mexicano, sussidiaria dello stesso Grupo México, ha riportato un
incremento annuale degli utili del 54%) e quello delle telecomunicazioni (Telcel ha iscritto in
bilancio utili del 32% superiori a quelli del 2005).
Il rapporto approfondisce, quindi, il ruolo giocato dai sindacati corporativi presenti in alcuni
settori (soprattutto petrolio, elettricità, agricoltura ed assistenza sociale e sanitaria) nella
distorsione della ricchezza. Si dimostra, infatti, che gli iscritti ai sindacati detengono un
reddito medio molto più elevato rispetto a quello dei non appartenenti ai sindacati. Ad
esempio, i lavoratori organizzati nel sindacato della Pemex beneficiano di uno stipendio medio
mensile pari ad oltre 10.000 pesos in luogo di quello di appena 4.000 pesos percepito dagli altri
lavoratori in generale.
Gli estensori dello studio passano poi in rassegna le diverse istituzioni messicane,
dimostrandone la scarsa capacità di contrastare l’enorme potere dei multi-milionari e delle
corporazioni. In particolare, viene imputata ai parlamentari un’assenza di visione strategica
(con conseguente preminenza nella politica legislativa degli interessi clientelari) e si denunciano
la mancanza di reale autonomia degli organismi regolatori (giudicati eccessivamente dipendenti
dai rispettivi Ministeri) e l’inefficienza del sistema giuridico (che a causa dell’istituto
dell’amparo allunga i tempi decisionali ed aumenta i costi, favorendo in definitiva i percettori di
maggior reddito).
Ancora, gli analisti esemplificano alcuni casi di effetti distorsivi sul funzionamento del
mercato causati dalla concentrazione della ricchezza e dai gruppi corporativi: dalle
statistiche relative alle situazioni esaminate dalla Commissione Federale per la Concorrenza, ad
esempio, si deduce che le aziende appartenenti ai multi-milionari sono quelle maggiormente
accusate da altre imprese di attuare pratiche monopolistiche; esaminando, invece, il settore delle
telecomunicazioni, si evidenzia come i principali gruppi del settore (soprattutto Telmex-Telcel
di Carlos Slim) solo raramente vedono rifiutarsi dalla Cofetel, l’Authority di settore, le richieste
di concessioni e licenze ed ancora più di rado sono oggetto di sanzioni emesse dalla stessa
Cofetel; infine, dall’analisi delle politiche condotte dai sindacati dei lavoratori della Pemex e
degli insegnanti si evince come il Governo ed il Parlamento siano stati incapaci di varare
riforme finalizzate a rendere più efficiente la compagnia energetica nazionale ed ad elevare il
livello di scolarizzazione.
Nell’ultima parte dello studio, i redattori si dilungano sulle modalità con le quali la
concentrazione di ricchezza e l’eccesso di corporativismo pregiudicano il raggiungimento
di più elevati tassi di crescita economica. In sintesi, si argomenta che la moderata crescita
osservata negli ultimi anni dipende da una perdita di competitività del “Sistema Paese” e che
questa, a sua volta, è una conseguenza delle politiche inefficienti adottate negli ultimi anni a
causa dell’enorme influenza esercitata dai grandi gruppi imprenditoriali e dalle principali
corporazioni. Telecomunicazioni, energia, mercato del lavoro e settore agricolo sono i settori
scelti quale paradigma di questa situazione di notevole pregiudizio per lo sviluppo del Paese.
Il rapporto della Banca Mondiale dimostra, in conclusione, come l’accentuata
disuguaglianza presente in Messico sia in gran parte il prodotto dello strapotere goduto da
un ristretto numero di famiglie e da alcune corporazioni, e come questa disuguaglianza si
rifletta in una marcata perdita di competitività del sistema privato e delle istituzioni
demandate a pianificare ed attuare la politica economica. La scarsa competitività del “Sistema
Paese” è quindi identificata come maggiore ostacolo al conseguimento di una crescita più
accelerata e maggiormente in linea con quella osservata in economie simili per dimensioni a
quella messicana.
Lo studio della Banca Mondiale evita di formulare proposte per modificare lo status quo, ma la
soluzione suggerita è implicita: la riduzione del potere dei monopoli attraverso politiche
illuminate ed efficienti. Molti osservatori si chiedono, d’altro canto, se si tratti di un obiettivo
realmente perseguibile nell’attuale contesto politico ed economico. Se, da un lato, le pressioni
degli investitori internazionali e del PRD sembrano spingere il Paese verso una rottura con i
secolari equilibri esistenti, dall’altro lato le forze che hanno governato fino ad oggi il Paese e
che sono in gran parte riconducibili a larghi strati del PRI appaiono ancora molto bene
organizzate per frapporre ostacoli quasi insormontabili ad un cambio di rotta. Come noto,
l’Esecutivo panista del Presidente Calderón ha bisogno del sostegno del PRI per governare il
Paese e varare le riforme necessarie per consolidare lo sviluppo. Probabilmente, l’esito della
riorganizzazione interna al PRI sarà determinante per verificare se all’interno del partito
prevarrà la corrente conservatrice o piuttosto quella riformatrice e se, conseguentemente, vi
saranno reali possibilità per un accordo con il PAN finalizzato ad erodere, almeno in parte, lo
strapotere dei monopoli.
1.a.2) Andamento congiunturale dell’economia
Governo Fox (2001-2006)
Durante i 6 anni di Governo del Presidente Fox, l’andamento dell’economia ha denotato luci
ed ombre.
Tra i fattori positivi occorre menzionare la stabilità dei prezzi e quella finanziaria, dovute
soprattutto all’apertura commerciale, all’apprezzamento del cambio, nonché naturalmente
all’accortezza con cui è stata condotta la politica monetaria. Tra le ombre, non si può trascurare
una flessione nella capacità di riscossione fiscale, il deterioramento del debito interno ed un
livello di crescita e di occupazione non soddisfacenti. Per fare fronte a queste debolezze
macroeconomiche, il Governo panista del Presidente Fox ha provato a varare importanti riforme
strutturali, sempre osteggiate dal Parlamento a maggioranza priista.
Governo Calderón (2006-2012)
Le elezioni politiche del 2 luglio 2006 hanno visto il successo del candidato di centro destra del
PAN, Felipe Calderón Hinojosa (di strettissima misura sul rivale Andrés Manuel López
Obrador, leader del partito di sinistra PRD), il cui Governo è entrato in carica il 1° dicembre
2006.
Benché in campagna elettorale Calderón abbia accentuato l’impronta neoliberale del suo
programma, il nuovo Esecutivo, dovendo necessariamente ricercare la collaborazione del PRI, si
è posto in una linea di sostanziale continuità con la precedente Amministrazione, pur puntando
con maggiore enfasi rispetto a quanto fatto da Vicente Fox al contrasto alla criminalità
organizzata ed al narco-traffico, come alla lotta alla povertà ed alla creazione di nuova
occupazione.
Calderón ha allo scopo lanciato in campagna elettorale il Piano “Messico 2030”. Gli obiettivi
dichiarati del Piano, da conseguire entro il 2030, sono: raggiungimento di un reddito procapite di 30.000 US$ annui, abolizione della povertà estrema, convertire il Paese in una
delle prime 5 economie mondiali. Per conseguire questi obiettivi si confida soprattutto nella
creazione di posti di lavoro generati da un aumento degli investimenti.
Al fine di incrementare gli investimenti, ci si concentra nelle seguenti aree economiche, a parte
gli strumenti considerati prioritari della maggiore sicurezza giuridica e fisica e
dell’implementazione della democrazia effettiva.
a) La stabilità macroeconomica, da realizzare attraverso:
¾ una gestione responsabile della finanza pubblica da parte del Governo ed il rispetto
dell’autonomia della Banca Centrale per quanto concerne la politica monetaria;
¾ l’abbattimento dell’inflazione, dopo i confortanti risultati conseguiti nell’ultimo
sessennio;
¾ la riduzione dei tassi di interesse ed il migliore accesso al credito bancario per individui
ed imprese;
¾ il contenimento dei parametri che definiscono il “rischio Paese” sui mercati
internazionali;
¾ il recupero della capacità di acquisto del salario reale.
b) La riduzione dei costi a carico delle imprese, che si confida di conseguire intervenendo
soprattutto nei seguenti settori:
¾ disponibilità di fonti di energia di qualità e a prezzi competitivi, forse il punto più
saliente dell’intero programma, che dovrebbe articolarsi, in tale ambito, nel:
• consolidamento del nuovo regime fiscale e l’adozione di una gestione
amministrativa più efficace ed efficiente della compagnia petrolifera parastatale
Pemex;
• consentire alle imprese energetiche parastatali (Pemex, CFE, Luz y Fuerza del
Centro) di stabilire alleanze strategiche con altre imprese, anche internazionali e
private, del settore;
• l’incrementare l’offerta sul mercato nazionale di gas naturale mediante la
realizzazione sul territorio messicano di impianti per la rigassificazione di gas
naturale liquefatto importato da altri Paesi;
• permettere contratti di lunga durata tra grandi consumatori e produttori privati di
elettricità, che potrebbero produrre e vendere i prodotti energetici ad acquirenti
qualificati determinati dalla normativa nazionale;
•
rafforzare la Comisión Reguladora de Energía, l’Ente federale incaricato di
regolamentare e controllare l’intero settore della produzione energetica a livello
nazionale;
¾ sostegno alle piccole e medie imprese, concentrando nella nuova Commissione
Messicana per le PMI tutte le politiche pubbliche di sostegno ad esse afferenti alla quale
affidare le funzioni di:
• agevolazione dell’accesso al capitale,
• assistenza tecnica e formazione per lo sviluppo imprenditoriale,
• consulenza e assistenza tecnologica,
• incentivi alla costituzione di nuove imprese (cosiddette “incubatrici”);
¾ sviluppo delle infrastrutture, mediante il rilancio di alcuni grandi progetti (anche
grazie ad un finanziamento del BID pari a 2,5 miliardi di US$ concesso nel febbraio
2007), quali:
• il completamento delle più importanti reti stradali longitudinali e trasversali,
• il miglioramento dei reticoli stradali di accesso alle città,
• l’ampliamento della rete aero-portuaria,
• la promozione di investimenti nella rete ferroviaria,
• l’integrazione dei servizi di trasporto multi-modale nei porti,
• il trattamento delle acque residuali;
¾ una maggiore efficienza nella spesa pubblica, favorendo la riscossione tributaria e
garantendo una maggiore trasparenza nell’assegnazione delle risorse e nella valutazione
dei risultati conseguiti;
¾ il consolidamento delle Banche Pubbliche di Sviluppo (soprattutto di Banobras
dedita al finanziamento delle grandi opere), considerate uno strumento prioritario da
affiancare sempre di più al capitale privato;
¾ la regolamentazione dei settori maggiormente concentrati (in particolare le
telecomunicazioni), in modo da favorire una maggiore concorrenza e,
conseguentemente, la riduzione dei costi per i consumatori, e, soprattutto, da rendere
più competitive le medie aziende nazionali, finora soffocate dallo strapotere dei grandi
gruppi.
c) Il potenziamento di alcuni settori identificati come volani di sviluppo, in particolare:
¾ il settore turistico, considerato prioritario per l’economia del Paese e lo sviluppo
regionale, attraverso:
• la promozione di “centri turistici integralmente pianificati”, sul modello delle
strutture alberghiere polifunzionali realizzate nelle località della cosiddetta “Riviera
Maya” nello Stato del Quintana Roo e nel sito archeologico di Palenque nello Stato
del Chiapas;
• l’introduzione di agevolazioni e di sostegni finanziari per gli investimenti nel
settore turistico, con particolare riguardo alle piccole e medie imprese;
• la professionalizzazione del settore turistico e la creazione di servizi di assistenza
dedicati;
¾ il settore agroalimentare e forestale, da stimolare mediante:
• lo sviluppo di piani regionali che permettano di individuare la vocazione produttiva
di ogni regione;
• l’introduzione di incentivi all’associazione ed alle sinergie nei cicli produttivi;
• la previsione di maggiori stanziamenti finanziari per la formazione, la ricerca e
l’assistenza tecnica volti a migliorare ed a modernizzare la produzione agricola.
d) Il proseguimento della politica abitativa del Governo Fox, intesa quale strumento
bivalente per la creazione di posti di lavoro e la lotta alla povertà diffusa. In tale quadro
l’ambizioso obiettivo proposto è di realizzare sei milioni di abitazioni “economiche” nel corso
del futuro Sessennio. Gli strumenti previsti sono:
¾ la creazione di uno schema di sussidi per agevolare l’acquisto con mutuo ipotecario di
una abitazione da parte di famiglie a basso reddito;
¾ la regolamentazione dei terreni edificabili per contrastare il proliferante fenomeno
dell’abusivismo edilizio;
¾ l’istituzione di un “Registro Pubblico della Proprietà Unico”, assimilabile ad un registro
del catasto immobiliare;
¾ la deregolamentazione e semplificazione delle procedure amministrative;
¾ il rafforzamento del mercato finanziario ipotecario.
•
•
•
•
•
•
Gabinetto Economico del Governo Calderón
Eduardo Sojo Garza-Aldape è il Ministro dell’Economia. Ex titolare della Direzione Tecnica
e Statistica dell’Istituto Nazionale di Statistica, Geografia ed Informatica (INEGI), è considerato
persona vicina all’ex Presidente Fox di cui fu coordinatore del gabinetto economico quando
questi ricopriva la carica di Governatore dello Stato di Guanajuato e responsabile delle politiche
pubbliche durante la sua Presidenza. Ha attivamente partecipato sia alla campagna elettorale del
Presidente Fox che a quella del Presidente Calderón. È professore universitario e ricercatore
presso l’Istituto Tecnologico di Studi Superiori di Monterrey e nel corso della sua attività
accademica vanta una lunga collaborazione con il premio nobel dell’economia Lawrence Klein,
con il quale ha pubblicato alcuni studi di econometria.
Agustín Carstens è il Ministro del Tesoro e delle Finanze (Hacienda y Credito Publico) e la
personalità forse più nota del nuovo staff di Governo, avendo ricoperto l’incarico di vice
direttore del Fondo Monetario Internazionale dal 1° agosto del 2003 all’ottobre del 2006.
Carstens è titolare, fra l’altro, di una maestria in economia e di un dottorato acquisiti presso
l’Università di Chicago. Dal 1999 al 2000 è stato direttore esecutivo del Fondo Monetario
Internazionale dopo aver ricoperto per diversi anni l’incarico di Capo di Gabinetto del
Governatore del Banco del Messico. Carstens è entrato il 16 ottobre 2006 nello staff di Calderón
come responsabile e coordinatore della politica economica del nuovo Governo.
Javier Lozano Alarcón è il Ministro del Lavoro. Oriundo dello Stato di Puebla, è considerato
soprattutto un esperto in materia di comunicazioni, essendo consulente privato di numerose
aziende nel settore, commentatore radiofonico e giornalista del quotidiano “El Universal”
specializzato in telecomunicazioni. Laureato in legge, è stato Presidente della Commissione
Federale delle Telecomunicazioni e Sottosegretario per la comunicazione sociale della
Segreteria di Governo federale. Javier Lozano Alarcón è inoltre il fondatore dell’Istituto
messicano di Diritto delle Telecomunicazioni. Con Luis Téllez, nuovo Segretario delle
Comunicazioni e dei Trasporti, Lozano Alarcón vanta anche una lunga militanza nel PRI di cui
è stato fra l’altro responsabile e portavoce nei contatti con la stampa.
Georgina Kessel Martínez è la Ministra dell’Energia, unica donna titolare di un dicastero
economico. Georgina Kessel Martínez ha una lunga esperienza di servizio pubblico soprattutto
all’interno della ora soppressa Segreteria del Commercio e dello Sviluppo Industriale ed in seno
alle Segreteria dell’Energia e di Hacienda. Fra gli incarichi di maggior prestigio ricoperti in
passato spicca quello di Direttore dell’Istituto di Emissione Monetaria, la famosa Casa de
Moneda de México. È considerata una degli ideologi del noto Piano Puebla-Panama, progetto
d’integrazione energetica fra il Messico ed i Paesi dell’area centro-americana, ed è autrice di
diversi saggi sul tema dello sfruttamento delle risorse energetiche nell’area latino-americana.
Luis Téllez Kuenzler è il Ministro delle Comunicazioni e dei Trasporti. Laureato in
economia ed in possesso di un dottorato conseguito presso l’Istituto Tecnologico del
Massacchusetts, dal 1980 è un militante attivo del PRI nel quale ha svolto diversi incarichi di
rilievo fra cui da segnalare quello di membro del Consiglio Politico Nazionale. La sua carriera
politica culminò nella nomina a Segretario dell’Energia sotto l’amministrazione del Presidente
Zedillo, nel 1997, dopo aver ricoperto l’incarico di Sottosegretario della Segreteria di
Agricoltura sotto la Presidenza di Carlos Salinas de Gortari. All’inizio del 2006 Luis Téllez
Kuenzler, insieme ad altri membri del Governo dell’ex Presidente Zedillo, pur senza rinunziare
alla militanza nel PRI annunciò pubblicamente il proprio sostegno al candidato panista Felipe
Calderón.
Rodolfo Elizondo, già titolare del Ministero del Turismo sotto la Presidenza Fox, è stato
confermato nell’incarico dal Presidente Calderón. Ex senatore della repubblica dal 1997 al
2000, fu il coordinatore politico della campagna presidenziale di Vicente Fox ed è ritenuto uno
degli artefici principali del suo successo nella corsa presidenziale. Vanta una militanza più che
ventennale all’interno del PAN, nel quale ha ricoperto fra l’altro l’incarico di Segretario per le
Relazioni Internazionali, di Consigliere nazionale e di membro del Comitato Esecutivo
Nazionale. Deputato federale dal 1994 al 1997, è stato Presidente della Commissione Turismo
del Congresso. Vanta inoltre una lunga esperienza nel settore dell’industria e della finanza
privati.
Legge Finanziaria per il 2007
Con l’approvazione della Legge Finanziaria per il 2007, l’obiettivo dichiarato del Governo di
Calderón è quello di ampliare la spesa sociale – al fine evidente di acquisire maggiori consensi
nell’elettorato di sinistra – pur mantenendo un sostanziale pareggio tra entrate e spese di
bilancio in rapporto al PIL (il bilancio del 2005 si è chiuso con un deficit dello 0,09% in
rapporto al PIL e quello del 2006 con un attivo pari allo 0,23% del PIL).
Trattasi, in effetti, di un obiettivo ambizioso, che secondo la maggior parte degli analisti potrà
forse anche essere conseguito nel 2007, ma che difficilmente potrà essere mantenuto negli anni
a seguire. Se da un lato, infatti, è vero che a novembre 2006 il bilancio fiscale ha fatto registrare
un attivo di 158,5 milioni di pesos, ben il 42,4% superiore rispetto allo stesso periodo del 2005,
dall’altro occorre tenere conto, per il 2007, del rafforzamento della tendenza (già osservata nel
secondo semestre del 2006) dell’aumento della spesa pubblica (+15,2% a settembre scorso
rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) e, specularmente, della sensibile contrazione
dei proventi derivanti dalle esportazioni di greggio. In particolare, si è assistito negli ultimi mesi
ad una marcata riduzione sia del prezzo del petrolio (dai 60,2 US$ a barile di agosto ai 44,32
US$ a barile dell’inizio di gennaio 2007) che della produzione nazionale di greggio (diminuita
di circa il 35% nel secondo semestre del 2006 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).
Ad ogni modo, nelle stime effettuate al fine di predisporre la Finanziaria per il 2007, il Governo
si è dimostrato particolarmente accorto nella quantificazione dei valori di riferimento,
postulando nello specifico: una crescita economica pari al 3,6% del PIL (in linea con le stime
del settore privato), un prezzo del greggio messicano di 42,8 US$ al barile (inferiore a quello
attuale ed anche a quello stimato dal mercato dei futures, pari a 45-48 US$ per la mezcla
messicana), un cambio medio di 11,2 pesos per US$ (anche questo in linea con le aspettative dei
principali analisti), un’inflazione pari al 3,0% (analoga a quella stimata dalla Banca Centrale),
un incremento dei consumi del 4,2% (leggermente sovrastimato rispetto alle previsioni degli
osservatori), ed un deficit commerciale pari al 2,5% del PIL (forse leggermente sottostimato
considerando il valore di deficit del 2005 pari al 7,60% del PIL).
Stando a quanto dichiarato dal Ministro del Tesoro e delle Finanze Carstens in conformità con il
suindicato Piano Messico 2030, le priorità dell’Esecutivo per il programma economico del 2007
sono la riduzione della povertà attraverso la crescita dell’occupazione.
La Legge Finanziaria per il 2007 rispecchia però solo in parte le dichiarazioni rese dagli artefici
della politica economica nazionale. Sul versante delle uscite, la Legge di Bilancio prevede,
rispetto al 2006, un aumento complessivo della spesa pubblica del 9,5%. Tale aumento
preventivato sarebbe originato specialmente dall’incremento complessivo, con riferimento ai
valori piuttosto bassi del presente anno, pari al: 6,9% delle risorse assegnate alle politiche
sociali, 10,7% dei fondi destinati all’urbanizzazione, alla casa ed allo sviluppo regionale, 24,2%
dei finanziamenti per la salute e 56,4% di quelli per l’assistenza sanitaria e sociale, 37,1% delle
risorse per il turismo, 12,4% delle spese per la sicurezza e la giustizia, 17,1% del budget per la
Marina militare e 19,9% di quello per l’Esercito.
Sul fronte delle entrate, la Finanziaria fa affidamento su una maggiore riscossione fiscale
rispetto al 2006, pari nel complesso al 9,9% del PIL (440 milioni di pesos per l’Imposta sul
Reddito e 429 milioni di pesos per l’IVA, oltre che ad altre imposte sul consumo di tabacco).
La maggior parte delle risorse deriva dalle esportazioni di petrolio (stimate in 1.648.000 barili
giornalieri ad un prezzo di 42,8 US$ al barile), dalle rimesse degli emigranti (stimate in 30
miliardi di US$), e dagli investimenti esteri (previsti per 16 miliardi di US$). Le stime sulle
entrate lorde del Governo per il 2007 rappresentano nel complesso il 22,6% del PIL.
Gli analisti del settore sono sostanzialmente concordi nel porre in evidenza come la prima
Finanziaria del nuovo Governo si sia concentrata, conformemente alle dichiarazioni rese da
Calderón in campagna elettorale, sulle politiche sociali e sanitarie (le famiglie destinatarie di
assistenza pubblica aumenteranno da 5,1 milioni a 6,8 milioni), anche se pongono in
discussione il reale impatto qualitativo delle stesse e pongono in evidenza come i fondi destinati
all’istruzione abbiano ricevuto, contrariamente alle aspettative, una decurtazione rispetto
all’anno precedente.
Gli stessi esperti, tuttavia, non mancano di osservare come, in primo luogo, non sembra che
siano stati affrontati nella Finanziaria 2007 i nodi strutturali della finanza pubblica messicana,
quali l’eccessiva dipendenza delle entrate da variabili altamente volatili (soprattutto i proventi
delle esportazioni di petrolio, ma anche le rimesse degli emigranti, gli investimenti esteri ed il
turismo) e tutte, in un modo o nell’altro, intimamente connesse alla crescita dell’economia degli
Stati Uniti (stimata, da questi osservatori, in rallentamento nel prossimo biennio).
Inoltre, appare difficile prevedere quanto la dichiarata lotta ai monopoli locali possa
effettivamente essere condotta dal Governo con la coerenza e le decisione che essa richiede.
Ancora, viene messa da più parti in discussione la decisione di reperire risorse aumentando
alcune imposte (a parte la riduzione dell’Imposta sul Reddito delle Società) piuttosto che
introducendo la flat tax sul reddito che Calderón aveva promesso in campagna elettorale od
ampliando la base impositiva. Gli industriali sottolineano poi come nella Finanziaria manchino
misure (quali, ad esempio, gli auspicati stanziamenti per le PMI e per lo sviluppo di scienza e
tecnologia) idonee a favorire la crescita dell’economia e, in particolare, della produzione
industriale. Infine, rispetto al programma presentato da Calderón subito dopo la vittoria alle
elezioni presidenziali, sono mancate nella Legge Finanziaria per il 2007 misure suscettibili di
incidere sensibilmente a favore dell’auspicata creazione di posti di lavoro.
Legge Finanziaria per il 2008
L’8 settembre del 2007 il Ministero del Tesoro e delle Finanze ha consegnato il pacchetto
economico per l’anno fiscale 2008. La Legge Finanziaria prevede che si raggiungerá un
aumento del PIL del 3,5%, una inflazione del 3% e un tasso di interesse medio del 7,2%. Il
prezzo medio del petrolio messicano sarà di 46,6 US$ al barile. Le piattaforme di produzione ed
esportazione del petrolio saranno rispettivamente di 3.140 e 1.678 mila barili al giorno. Si
prevede, inoltre, un aumento delle entrate totali del settore pubblico del 3,3% rispetto a ciò che
era stato approvato nel 2007. Tuttavia, si osserverà una diminuzione delle entrate petrolifere
dello 0,7%. Per il 2008 si stima che l’economia messicana crescerà del 3,5%. Senza considerare
l’approvazione della Riforma Fiscale, la stima delle entrate del bilancio sale a 2.392,9 mila
milioni di pesos. Questa cifra è suddivisa tra entrate petrolifere (839,3 mila milioni di pesos);
entrate non petrolifere (1.553,6 mila milioni di pesos); entrate tributarie (1.073,7 mila milioni di
pesos); entrate non tributarie (54,4 mila milioni di pesos) ed entrate per controllo diretto non
petrolifere (422,4 mila milioni di pesos).
Per quanto riguarda la Spesa Pubblica per il 2008, si prevedono 2.392,9 mila milioni di pesos
più 24 mila milioni di pesos de spese differite per un totale di 2.416,9 mila milioni di pesos, con
aumenti della spesa destinati allo sviluppo sociale, alla sicurezza pubblica, alla scienza e
tecnologia, alla PEMEX e alla Commissione Federale di Elettricità e Luce.
La strategia e gli obiettivi della Spesa Pubblica sono in linea con il Piano Nazionale di Sviluppo,
orientato a determinate linee di azione: in primo luogo aumentare l’impatto della spesa sociale e
di incentivo alla produttività e all’impiego; in secondo luogo, canalizzare le risorse del bilancio
sufficienti per migliorare la sicurezza pubblica; in terzo luogo, potenziare lo sviluppo delle
infrastrutture; in quarto luogo, aumentare gli stanziamenti destinati a preservare l’ambiente e le
risorse naturali; infine, dare continuità agli sforzi di austerità per poter contare su un Governo
capace di agire di più con meno (si sta infatti pensando ad una riduzione di 10.164,3 milioni di
pesos per le spese amministrative del settore pubblico federale).
In materia di credito pubblico, la Legge si prefigge di mantenere un livello di rischio adeguato
contribuendo allo sviluppo dei mercati finanziari nazionali. La strategia di debito del Governo
Federale nel 2008 seguirà due direttive: in primo luogo continuerà a privilegiare l’uso del debito
interno per finaznaire il deficit del Governo Federale e le scadenze del debito estero; in secondo
luogo, migliorerà la struttura del costo e del tempo del debito estermo e diminuirà la sua
importanza all’interno del debito totale del Governo Federale.
Dati Macroeconomici e Previsioni
(Ambasciata d’Italia su dati FMI, OCSE, Banca Mondiale, Banco de Mexico, INEGI,
Secretaría de Economia, BMI - settembre 2007)
VOCI
PIL
(miliardi di US$)
Popolazione
(milioni)
PIL reale procapite
(US$)
PIL reale crescita %
Produzione
Industriale crescita
%
Disoccupazione%
Equilibrio Fiscale in
% PIL
Inflazione Fine
Anno Prezzi al
Consumo %
Inflazione Media
Annua Prezzi al
Consumo %
Tassi Interesse %
(Depositi a 28gg)
Tassi Interesse %
(Prestiti a 28 gg)
Tassi Interesse Reali
%
Cambio Medio
Annuo Mex /US
Cambio Fine Anno
Mex /US
Riserve
Internazionali
(miliardi di US$)
Esportazioni
(milioni di US$)
Importazioni
(milioni di US$)
Bilancia
Commerciale
(milioni di US$)
Investimenti Esteri
Debito Estero
pubblico (miliardi di
US$)
Deb.Est/PIL
pubblico %
Deb.Est/Exp %
s: stime
2001
2002
2003
2004
2005
622,09 648,14 639,05 683,72 768,79
2006
Sett. 2007 2007 s
856,12 910
901,43
2008 s
940,20
2009 s 2010 s
20
999,18 1059,58 11
102
103
104
105
106
107
108
109
110
111
112
6.109
6.290
6.132
6.490
7.222
7.962
8.302
8.578
9.033
9.493
10
-0,2
-3,5
0,8
-0,1
1,4
-0,2
4,2
4,2
2,7
1,6
4,7
4,5
3,4
2,4
3,6
3,9
3,5
3,2
3,5
3,0
3,5
3,0
3,5
3,2
2,5
-0,73
2,1
-1,21
3,0
-0,61
3,0
-0,26
2,8
0,00
3,5
+0,23
3,4
3,5
-0,04
3,5
-0,05
3,5
-0,10
3,5
-0,15
3,5
-0,
4,4
5,7
4,0
5,2
3,3
4,05
3,8
3,7
3,7
3,3
3,0
6,4
5,0
4,5
4,7
4,0
4,1
3,8
3,7
3,7
3,5
3,2
11,26
7,08
6,20
6,91
9,19
7,00
-
7,91
6,98
7,40
7,00
7,0
7,90
8,54
6,29
8,95
8,57
7,00
-
8,00
7,25
7,00
6,75
6,5
1,53
3,50
1,74
4,26
4,58
4,03
-
4,33
3,53
3,30
3,25
3,3
9,34
9,67
10,79
11,28
10,89
10,51
10,95
11,10
11,00
11,00
11,20
11
9,14
10,36
11,22
11,23
10,62
10,82
-
11,26
11,00
11,20
11,20
10
44,74
50,59
58,96
64,14
74,05
70,00
72,28
78,00
80,00
83,00
86,00
89
107
-
-
4,1
158,54 160,76 164,92 188,00 214,23
250,29 174,747
268,39
289,33
311,89 335,60
36
168,28 168,68 170,36 196,81 221,82
256,13 181,705
276,84
299,82
324,11 350,03
37
-9,73
-7,92
-5,44
-8,81
-7,59
-5,83
-6,598
-10,39
-10,49
-12,21 -14,44
-16
27,63
80,34
15,13
78,82
11,37
79,02
18,24
79,23
18,06
71,67
18,90
68,09
13,44
-
17,39
65,71
18,52
66,36
19,63
67,03
20,81
68,03
22
68
12,91
12,16
12,37
11,59
9,32
7,95
-
7,29
7,06
6,71
6,42
5,9
50,67
49,03
47,92
42,14
33,46
27,40
-
24,48
22,94
21,49
20,27
19
Settore reale: PIL, consumi, investimenti, produzione industriale,
occupazione, finanza pubblica
Prodotto Interno Lordo
Il PIL reale nel primo trimestre del 2007 è cresciuto del 2,6% rispetto allo stesso periodo del
2006, registrando una variazione dello 0,16% rispetto all’ultimo trimestre del 2006. Nel secondo
trimestre del 2007 è cresciuto del 2,8% rispetto allo stesso periodo del 2006, registrando una
variazione dell’1,29% rispetto al primo trimestre dello stesso anno.
Per quanto concerne la composizione del PIL, il settore primario costituisce il 3,5% del PIL
nominale, il settore secondario il 28% (manifattura 18,6%, costruzioni 6,3%, minerario 1,6%,
produzione di energia, gas e acqua 1,5%), il commercio, la ristorazione e gli alberghi
complessivamente il 22% e il resto dei servizi il 46,5%.
Nel primo e nel secondo trimestre del 2007, il PIL del settore industriale ha registrato una
crescita rispettivamente dello 0,6% e dello 0,8% su base annua (la variazione è derivata dai
rialzi nelle sue quattro componenti: la produzione di elettricitá, gas e acqua è aumentata del
2,9%, l’industria mineraria dell’1,9%, la costruzione dell’1,2% ed il settore manifatturiero dello
0,5 %; il PIL del settore dei servizi è aumentato del 3,7% su base annua (in particolare, il PIL
del settore dei trasporti e delle comunicazioni è aumentato del 7,1%, evidenziando l’andamento
favorevole della telefonia mobile. I servizi finanziari, le assicurazioni, le attivitá immobiliari e
d’affitto sono progredite del 4,7% e il commercio e l’industria alberghiera e di ristorazione del
2,3 %. Per quanto riguarda i servizi comunali, sociali e personali, l’aumento del PIL è stato
dell’1,9% grazie soprattutto al ruolo trainnate giocato dai servizi medici, educativi e
professionali); il PIL del settore primario ha riportato una variazione dello 0,2% nel primo
trimestre del 2007 e del 3,8% nel secondo trimestre dello stesso anno, come conseguenza
dell’aumento di superficie coltivata in entrambi i cicli autunno-inverno e primavera-estate,
traducendosi, cosí, in un aumento della produzione di coltivazioni come il mais, la canna da
zucchero, le mele, il grano, il caffè e l’avocado.
Consumo
Durante i primi mesi del 2007, l’indice della fiducia dei consumatori ha registrato solo valori
negativi, partendo da un -3,10% in gennaio e arrivando a -2,40% in agosto (durante il mese di
agosto del 2006 il valore aveva raggiunto +12,61%). Nel mese di marzo si è registrato il valore
più basso del -5,36%.
Investimenti
In Messico gli investimenti nazionali incidono per circa il 22% del PIL.
Contrariamente a molte previsioni che ponevano in luce come la scadenza elettorale avrebbe
inciso negativamente sulle decisioni di investimento da parte degli operatori nazionali, gli
investimenti hanno denotato una sostenuta crescita pari a circa il 10% nel 2006.
Nel primo semestre del 2007 l’attività economia del Messico ha presentato una crescita
sostanzialmente minore rispetto a quella osservata nell’anno precedente, risultato di un minor
dinamismo della domanda esterna e del rallentamento della spesa interna in consumo e
investimento.
Produzione industriale
Nei primi sette mesi del 2007, l’attivitá industriale ha registrato un incremento dello 0,9%
rispetto allo stesso periodo del 2006. A livello settoriale le costruzioni sono cresciute dell’1,6%;
energia, gas e acqua del 3,8%; il settore manifatturiero dello 0,5% e il settore minerario dello
0,9%. Nel luglio del 2007 la produzione industriale è crescuta del 2,4%, in relazione allo stesso
mese del 2006, e dello 0,43 in relazione al giugno 2007
Occupazione e Disoccupazione
L’andamento dell’occupazione ha registrato segnali di ripresa nel 2006, anno nel quale sono
stati creati 879.533 nuovi posti di lavoro, di cui il 54% temporanei ed il 46% stabili. Da
dicembre 2006 ad agosto 2007 sono stati creati 618.473 nuovi posti di lavoro, di cui il 55,95%
temporanei e il 44,05 % stabili. Il totale della popolazione occupata ammonta a quasi 43 milioni
di persone (+2,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno). Degli occupati, il 14,1%
lavora nel settore primario, il 25,9% nel secondario e il 59,2% nel terziario, mentre ben 11,4
milioni di persone (pari al 26,8% della popolazione occupata) lavorano nel settore informale
dell’economia, cifra che comunque ha visto una lieve diminuzione rispetto allo stesso periodo
del 2005 (207.000 persone in meno). Il settore terziario resta quello capace di incorporare la
maggior parte dei nuovi assunti e di generare impiego (25,2 milioni di persone occupate nel
settore nel periodo giugno-settembre 2006). Segue il settore industriale, soprattutto grazie al
comparto delle costruzioni, con 11 milioni di lavoratori (contro i 10,5 milioni dello scorso
anno), cala invece il numero degli occupati nel settore primario (-6%).
Il nuovo Esecutivo ha lanciato il Programma Nazionale del Primo Impiego, mediante il quale
si impegna a pagare integralmente al posto del datore di lavoro i contributi pensionistici dei neo
laureati o diplomati negli istituti professionali assunti per la prima volta da un’azienda
nazionale. Secondo le intenzioni del Governo, questo programma consentirebbe di creare 12
milioni di posti di lavoro nei prossimi tre anni.
Nei primi otto mesi del 2007, il tasso di disoccupazione è oscillato tra il +3,96% di gennaio ed il
+3,92% di agosto, registrando il livello più alto di disoccupazione in febbraio (+4,02%) e quello
più basso in maggio (+3,23%). Nel mese di agosto 2007 il tasso di disoccupazione per le donne
ha raggiunto il 4,59% contro un tasso di disoccupazione maschile del 3,53%.
Finanza pubblica
Il 2006 si è chiuso con un surplus di bilancio di 309.646,5 milioni di pesos, pari allo 0,23%
del PIL. Era dal 1996 che il Bilancio Pubblico non chiudeva in attivo.
Le entrate sono state: petrolifere per 108.362,4 milioni di pesos (+14,3%) e non petrolifere per
201.284,1 milioni di pesos (+10,8%); a loro volta, le entrate non petrolifere sono state composte
da: tributarie per 115.640,6 milioni di pesos (con un incremento della riscossione dell’IVA del
15,1% e dell’ISR del 12,4%), non tributarie per 51.820,7 milioni di pesos, e derivanti dagli Enti
pubblici diversi dalla Pemex per 33.822,9 milioni di pesos.
Le uscite sono aumentate complessivamente dell’11,1%, con una spesa considerevole (+10%)
per i programmi di assistenza sociale.
A giugno del 2006, il debito pubblico era leggermente superiore al 22% del PIL, composto
per il 15% circa dal debito interno e per il 7% circa dal debito estero; il deficit di bilancio si
manteneva stabilmente al 2,8% del PIL.
Alla fine di luglio del 2007, il settore pubblico ha registrato un surplus di bilancio di 127.032,2
milioni di pesos, una somma superiore a quella stimata per i primi sette mesi dell’anno
(17.928,7 milioni di pesos).
Molto significativo il recente sforzo del Governo di convertire il debito estero in debito
espresso in valuta nazionale. In tale ambito, da rilevare l’operazione dell’agosto 2006 con la
quale il Governo ha venduto con successo obbligazioni denominate in pesos per un valore di
135 miliardi, pari a 12,4 miliardi di US$. I fondi derivanti dall’operazione hanno permesso al
Governo di pagare con anticipo rispetto alla scadenza 9 miliardi di US$ di debito
precedentemente contratti con la Banca Mondiale e con la Banca Interamericana di Sviluppo.
Per effetto di questa specifica misura, benché il debito pubblico totale sia rimasto inalterato, il
debito esterno pubblico si è ridotto da 64,3 a 52,0 miliardi di US$, passando dal 9,3% all’8% del
PIL pubblico. L’obiettivo dell’attuale Esecutivo è condurre il debito estero al valore del 6% del
PIL pubblico entro il 2010.
Settore finanziario: inflazione e tassi d’interesse, valuta, borsa valori
Inflazione e Tassi d’interesse
Dopo l’aumento dei tassi a breve per quasi tutto il 2005, la Banca Centrale ha invertito la
politica monetaria dal novembre 2005, riducendo gradualmente il tasso di riferimento, fino al
7% dell’aprile 2006, valore mantenutosi costante per tutto l’anno. Nella riunione del 28 gennaio
2007, il Banco de México ha mantenuto inalterato il valore del tasso ufficiale, nonostante molti
analisti attendessero un inasprimento della politica monetaria a seguito delle pressioni
inflazionistiche e del deprezzamento del peso nei confronti del dollaro sperimentati tra la fine
del 2006 e l’inizio del 2007.
Dopo il trend ribassista osservato nel primo semestre dell’anno, gli aumenti dei prezzi di alcuni
prodotti di base (benzina Premium, diesel, latte sussidiato, mais – con conseguente aumento del
prezzo di farine e tortillas –, birra, sigarette, cipolla, uova, pomodori e pacchetti turistici) decisi
dal Governo Fox nel novembre e dicembre del 2006 o imposti dal mercato – anche a seguito
degli uragani occorsi nella Costa dell’Atlantico nel 2005– si sono tradotti in una maggiore
pressione inflazionistica nella parte finale del 2006.
L’inflazione è cresciuta del 4,05% nel 2006, un aumento lievemente superiore al 4% stimato
dalla Banca Centrale. Nel secondo trimestre del 2007 l’inflazione si è situata a livelli
generalmente inferiori al 4%, situandosi al 3,98% alla fine di giugno. Nel mese di settembre è
stata registrata un’inflazione del 3,99%.
Valuta
Il peso nella prima parte del 2006 si è leggermente indebolito nei confronti del dollaro
americano, mantenendosi intorno ad un valore di 11 Mexps per 1 US$. La valuta messicana ha
recuperato sul dollaro nel secondo semestre del 2006, chiudendo al valore di 10,76.
La tendenza osservata ad inizio 2007, peraltro, mostra un marcato indebolimento del pesos
rispetto al dollaro (11,1765 al 5 marzo), specialmente a seguito della riduzione del prezzo del
petrolio.
Alla fine di agosto la valuta messicana ha chiuso al valore di 11,0455.
Borsa Valori
La Borsa Valori messicana è in crescita costante dal 10 settembre 2001, con una crescita del
43,5% nel 2003, del 15% nel 2004, del 38% nel 2005 e del 48,5% nel 2006: l’indice di borsa
ha chiuso il 2006 al valore di oltre 26.600 punti, registrando 61 record storici di rialzo.
L’indice ha mostrato una crescita sostenuta ad inizio anno, raggiungendo 27.842 punti il 1º
febbraio per poi risentire della crisi del mercato borsistico mondiale e scendere fino a 25.788
punti il 5 marzo 2007.
Alla fine di giugno del 2006 è entrata in vigore la nuova Legge del Mercato dei Valori (in
luogo della precedente che risaliva a 30 anni orsono) in base alla quale, secondo la Banca
Mondiale, il Paese passerà dalla 125ª alla 45ª posizione a livello mondiale (4º Paese
latinoamericano, dopo Perù, Colombia e Cile) nella classifica inerente l’indice di protezione
degli investimenti.
Nel corso della riunione annuale internazionale tenutasi a San Paolo, in Brasile, nell’ottobre
2006, la Borsa Messicana ha concluso con la Borsa italiana un accordo di intesa e cooperazione.
Settore esterno: rimesse degli emigranti, riserve, rischio Paese
Rimesse degli emigranti
Il Messico riceve dai suoi emigrati negli Stati Uniti (stimati in 11 milioni tra legali ed illegali)
circa il 16% del totale mondiale delle rimesse, collocandosi di gran lunga al primo posto
sempre a livello mondiale. Le rimesse costituiscono ormai la seconda fonte di divisa (dietro al
petrolio, e davanti agli investimenti esteri ed al turismo) per il Paese. Secondo le stime, ogni
dollaro ricevuto da un parente messicano di un emigrato negli Stati Uniti viene utilizzato al 50%
per comprare beni di consumo ed al 50% per migliorare ed ampliare la propria abitazione.
Gli Stati di Michoacán, Guanajuato, Jalisco, Estado de México, Puebla e Distrito Federal
captano oltre il 50% delle rimesse, che provengono, quasi esclusivamente per via elettronica,
dagli emigranti localizzati prevalentemente negli Stati americani di California, Texas, New
York e Florida.
Durante il primo trimestre del 2007 le rimesse hanno raggiunto i 5.360 milioni di US$
(incremento annuale del 3,4%). Bisogna segnalare che il ritmo di crescita delle rimesse è
rallentato, considerando che il suo aumento era stato del 23,1% e dell’8,1% nel primo e nel
secondo semestre 2006. Nel secondo trimestre del 2007 le rimesse hanno raggiunto i 6.138
milioni di US$, determinando una leggera diminuzione annauale dell’1,6%. Per la prima metà
del 2007, quindi, le rimesse complessive ammontano a 11.498 milioni di US$, comportando un
lieve aumento annuale dello 0,6%.
Riserve valutarie
Le riserve internazionali del Messico derivano soprattutto da vendite di petrolio (32,5 miliardi
di US$ a novembre 2006), rimesse degli emigranti (21,2 miliardi di US$ a novembre 2006),
turismo e investimenti esteri. Grazie alla sua abbondanza di riserve internazionali, il Paese
intende mostrare la sua capacitá di fare fronte ad eventuali shocks esterni.
Al 14 di settembre le riserve internazionali hanno registrato un totale di 72,280 miliardi di US$,
cifra di 4,6 miliardi di US$ superiore rispetto alle riserve detenute alla fine del 2006.
Rischio Paese
Il Messico è generalmente considerato un Paese altamente affidabile, soprattutto per la
stabilità macro-economica, la capacità di controllo dell’inflazione, la solidità del sistema
finanziario e le ingenti fonti di valuta. Maggiori tassi di risparmio e più elevati livelli
d’investimenti esteri costituiscono i fattori determinanti che consentono al Messico di
migliorare ulteriormente la propria classificazione creditizia. Collocato dalle 3 principali
agenzie internazionali di rating nella categoria “investment grade” – unico, insieme al Cile, fra
i Paesi latinoamericani – il Messico ha raggiunto nel 2006 un livello estremamente basso di
rischio Paese, con 99 punti base di differenziale rispetto ai Buoni del Tesoro degli Stati Uniti.
A settembre del 2007 i punti base di rischio paese sono stati 101.
Da rammentare che nel giugno 2005 il Messico è stato promosso dall’OCSE (e quindi dalla
SACE) dalla terza alla seconda categoria di rischio.
1.b) Grado di Apertura del Paese al Commercio
Internazionale ed agli Investimenti Esteri
1.b.1) Commercio internazionale
Introduzione
Il Messico si presenta sulla scena economica internazionale con un notevole interesse a
commerciare e ad attrarre investimenti esteri. Detiene infatti, con 506 milioni di US$ alla fine
del 2006, la quattordicesima posizione al Mondo e la prima in America Latina quale attore
commerciale. Negli ultimi due decenni il Messico ha adottato una politica di pieno inserimento
nell’economia globale (membro del GATT-OMC dal 1986, dell’APEC dal 1993, dell’OCSE dal
1994) e di liberalizzazione degli scambi: attualmente è l’unico Paese al mondo a vantare accordi
preferenziali con le tre principali economie mondiali (NAFTA dal 1994, UE dal 2000, Giappone
dal 2005).
Il Messico ha continuato recentemente la tendenza degli anni precedenti che lo vede accumulare
(dati al 31 agosto del 2006) un crescente attivo commerciale nei confronti degli Stati Uniti
(56 miliardi di US$), ma anche un crescente disavanzo commerciale verso l’Unione
Europea (10,3 miliardi di US$, di cui 4 miliardi con la Germania e 2,5 miliardi con l’Italia), la
Cina (14,7 miliardi di US$, e in rapidissimo aumento) ed il Giappone (9,2 miliardi di US$).
Lo sviluppo delle cosiddette maquiladoras e l’implementazione del Programma PITEX
(importazioni temporanee destinate a produzioni che vengono successivamente esportate) hanno
contribuito enormemente alla crescita delle esportazioni di beni. Il regime tariffario varia a
seconda degli accordi di libero scambio esistenti e, in linea generale, è maggiormente
favorevole per le società basate nell’area NAFTA e nell’UE. Il Messico ha introdotto l’attuale
regime di Free Trade Zones nel 2002, con la creazione di due zone senza tassazione nello Stato
di San Luis Potosí, alla quale seguiranno altre in molte aree del Paese. Permane tuttavia il
problema dovuto al fatto che delle 500.000 imprese che esistono nel Paese, solo 37.000
partecipano al mercato estero ed in appena 375 si concentra il 60% dell’export, che peraltro
avviene per il 73% con gli Stati Uniti.
Andamento Congiunturale
Nel 2006 la bilancia commerciale messicana ha chiuso con un deficit di 5,8 miliardi di US$,
inferiore rispetto ai 7,59 miliardi di US$ del 2005.
Le esportazioni – costituite essenzialmente da: manufatti (81%, specialmente macchinari,
prodotti siderurgici, tessili e chimici), petrolio e derivati (15,6%) agro-alimentari (2,8%),
prodotti estrattivi diversi dal petrolio (0,5%) – sono aumentate del 16,8% su base annua,
raggiungendo i 250 miliardi di US$.
Le importazioni (di cui i beni intermedi compongono il 71% del totale) sono aumentate del
15,5% su base annua, raggiungendo i 256 miliardi di US$.
Ad agosto del 2007 la bilancia commerciale ha mostrato un deficit di 1.172 milioni di US$.
Secondo l’INEGI, le esportazioni di merce nel mese di agosto hanno chiuso segnando un dato
di 24,194 miliardi di US$, cifra che ha determinato un aumento del 6,0% su base annua. Questo
tasso deriva dalla combinazione di un aumento dell’8,5% delle esportazioni non petrolifere e
una riduzione del 6,5% di quelle petrolifere. Nei primi otto mesi del 2007 il valore totale delle
esportazioni di merci è arrivato a 174,747 miliardi di US$, determinando un incremento
annuale del 5,7%. In questo periodo le esportazioni non petrolifere sono aumentare del 7,9%,
mentre quelle non petrolifere sono diminuite del 5,5% in relazione al loro livello nello stesso
periodo del 2006. Le esportazioni di prodotti manufatturieri sono cresciute in agosto dell’8,1%
su base annuale. In questo mese sono da sottolineare gli aumenti che hanno registrato le vendite
all’estero dei prodotti siderurgici, di apparecchi e apparecchiature elettriche ed elettroniche e
dell’industria automobilistica. In particolare, le esportazioni del settore automobilistico sono
aumentate del 20,9% su base annuale. In agosto il valore delle esportazioni petrolifere ha
toccato i 3.550 milioni di US$, valore che si è aggiunto alle vendite all’estero di greggio per
3.130 milioni di US$ e di altri prodotti petroliferi per 420 milioni di US$.
Il valore delle esportazioni del settore agricolo e di allevamento in agosto 2007 è stato di 371
milioni di US$, determinando un progresso annuale del 21,5%. Il settore estrttivo ha raggiunto i
152 milioni di US%, con un tasso annuale del 26,3%.
Per altro verso, le importazioni di merci in agosto hanno raggiunto i 25,366 miliardi di US$,
segnando un aumento annuale del 7,4%. Il valore accumulato delle importazioni per il periodo
gennaio-agosto è stato di 181,705 miliardi di US$, determinando una variazione del 9,5% in
relazione al valore osservato nello stesso periodo del 2006.
In agosto il valore delle importazioni di beni intermedi è stato di 18.774 milioni di US$ (+7,7%
rispetto all’agosto del 2006), il valore delle importazioni di beni di consumo è stato di 3.680
milioni di US$ (+6,4%), mentre si sono importati beni capitali per 2.912 milioni di US$
(+7,1%)
(INEGI - settembre 2007; milioni US$)
Commercio
2001
2002
Export Totale
Senza Maquila
Senza Petrolio
Senza
Maquila&Petrolio
Import Totale
Senza Maquila
Bilancia
Commerciale
Senza Maquila
Senza Petrolio
2003
2004
2005
2006
158,4
81,5
145,6
68,7
160,7
82,6
146,2
68,1
165,3
87,6
146,7
68,9
189,2
101,0
164,3
77,3
213,9
250,3
2007
2007
genn-lugli previsio
150,5
268
168,3
110,7
-9,9
168,6
109,3
-7,9
170,9
111,9
-5,6
197,3
129,0
-8,1
221,4
256,1
156,3
276,4
-7,6
-5,8
-5,8
-8,4
-29,2
-22,7
-26,7
-22,4
-24,2
-24,2
-28,0
-32,4
Politica Commerciale Bilaterale e Multi-bilaterale
Il Messico vanta 15 trattati di libero scambio con un totale di 43 Paesi (tra cui i 25 membri
dell’Unione Europea, cui si sono aggiunti nel corso del 2007 Romania e Bulgaria) che
equivalgono a quasi il 60% del PIL mondiale, tutti siglati dal 1994 in poi. In quest’ambito, il
problema principale del Messico è quello di sfruttare maggiormente i numerosi trattati
commerciali siglati, ad eccezione del NAFTA con Stati Uniti e Canada che, benché non abbia
ancora arrecato rilevanti benefici al Sud del Paese, ha comunque consentito al Messico di
accrescere enormemente il potenziale della propria economia.
America del Nord. Accordo NAFTA.
L’America del Nord è di gran lunga l’area prioritaria per il commercio estero messicano.
In ambito NAFTA, è soprattutto il commercio con gli Stati Uniti ad essere particolarmente
rilevante: il Messico è il 2º partner commerciale degli Stati Uniti (dopo il Canada) ed il terzo
esportatore (dopo il Canada e la Cina). A fine 2006, le esportazioni messicane verso gli Stati
Uniti hanno totalizzato 211 miliardi di US$ e le importazioni 130 miliardi di US$. Sempre a
fine anno le esportazioni verso il Canada hanno totalizzato 5,1 miliardi di US$ e le importazioni
7,3 miliardi di US$. Da gennaio a luglio 2007 le esportazioni messicane verso gli Stati Uniti
hanno totalizzato 117 miliardi di US$ e le importazioni 78 miliardi di US$.
Le relazioni commerciali tra i tre Paesi dell’America del Nord sono enormemente facilitate dal
NAFTA, che risale al 1° gennaio del 1994, rafforzato nel marzo 2005 con la conclusione
dell’ASPAN (Alleanza per la Sicurezza e la Prosperità nell’America del Nord). Con il NAFTA i
Paesi partecipanti si sono impegnati a eliminare completamente le barriere commerciali entro il
1° gennaio 2009. Nel 2007, con un mercato di 434 milioni di consumatori ed una produzione
complessiva di 13 trilioni di US$, il NAFTA è la principale area economica mondiale.
Inoltre il NAFTA ha consentito al Messico di accrescere enormemente il proprio
commercio, di diversificare le esportazioni al fine di essere meno dipendente dalle vendite
di petrolio, di attrarre considerevoli flussi di investimenti esteri. Inoltre le
Amministrazioni federali e statali sono state incentivate ad adottare regole e procedure
che hanno creato un ambiente economico più favorevole agli investimenti. Come risultato
complessivo dal 1994 al 2005, il commercio estero messicano è passato da 117 miliardi di US$
a 435 miliardi di US$ ed è rivolto per il 73% circa agli altri due partners del NAFTA; in
particolare, il commercio con gli Stati Uniti è aumentato del 260%, quello con il Canada è quasi
quintuplicato; il PIL messicano è aumentato del 40%.
Il NAFTA copre le seguenti aree:
a) eliminazione delle barriere tariffarie e non tariffarie al commercio e facilitazione dei
movimenti di beni e servizi (il Messico ha liberalizzato completamente il commercio
industriale, mentre quello agricolo sarà liberalizzato del tutto entro il 2009);
b) creazione di regole di origine comuni (North-American made);
c) apertura del mercato dei servizi messicano, compreso il settore finanziario, alle società
statunitensi e canadesi ed alle società di altri Paesi ma basate in Nord America;
d) riduzione delle restrizioni agli investimenti esteri: il Messico deve trattare gli
investimenti e gli investitori statunitensi e canadesi nello stesso modo in cui trattano i
propri investimenti ed investitori nazionali (clausola del trattamento nazionale) o quelli
di terze parti che abbiano trattamenti preferenziali (clausola della nazione più favorita);
tuttavia, il Messico ha preservato il diritto di rivedere l’acquisizione da parte di una
società statunitense o canadese di oltre il 49% di una proprietà messicana se
l’acquisizione eccede un certo limite (attualmente fissato a 183 milioni di US$);
e) rafforzamento della tutela di brevetti e marchi;
f) creazione di un sistema di risoluzione delle controversie basato su un panel di esperti.
Europa. Accordo di Libero Scambio con l’UE (e con l’EFTA).
Pur senza avvicinare neanche lontanamente l’importanza dell’America del Nord, l’Europa sta
destando una crescente attenzione nella politica commerciale messicana. I Paesi dell’Unione
Europea figurano al secondo posto quali partners commerciali del Messico, con una quota ad
agosto del 2006 dell’8%. Per l’insieme dei Paesi dell’UE l’interscambio ammonta, alla fine del
2006, a 42,3 miliardi di US$. Le importazioni messicane dall’UE hanno fatto registrare un
valore di 29 miliardi di US$ a fine 2006 (11,3% delle importazioni messicane). I settori che più
hanno contribuito all’accrescimento in termini di valore delle importazioni messicane dall’UE
nel periodo 1999-2006 sono stati il settore chimico (19,1%), l’automobilistico (13,0%) e quello
dei macchinari non elettrici (10,9%). Le esportazioni messicane verso l’UE, nel 2006, sono state
pari a 13,3 miliardi di US$ (con un ragguardevole incremento del 49,3% rispetto ad agosto
2005). Il Messico ha destinato il 5,4% delle sue esportazioni all’UE in comparazione con il
3,9% del 1999. Le esportazioni messicane verso l’UE sono cresciute di quasi il doppio rispetto a
quelle verso il resto del mondo: 165,5 e 80,9%, rispettivamente, tra il 1999 e il 2006. In
quest’anno, infatti, il Messico si è situato alla ventottesima posizione nelle importazione
dell’UE.
Commercio totale del Messico con l’UE e con l’EFTA) – Banco del Messico, giugno 2007 –
milioni di US$
Gennaio-Gennaio
2006
2007
%
Esportazioni all’UE
755,48
823,24
9,0
Importazioni dall’UE
2.199,78
2.599,46
18,2
Esportazioni all’EFTA
5,27
14,61
177,5
Importazioni
114,97
143,49
24,8
dall’EFTA
All’intensificarsi dell’interscambio commerciale con l’Europa ha contribuito l’Accordo
Commerciale con l’UE in vigore dal 1° luglio del 2001, anche se fino ad oggi sono stati quasi
esclusivamente i Paesi europei ad approfittare della liberalizzazione graduale degli scambi.
Gli obiettivi del Trattato sono i seguenti:
a) liberalizzazione del commercio di beni e dei servizi: il Trattato prevede la
liberalizzazione del 95% degli scambi tra le due parti in un periodo di dieci anni; i
prodotti industriali, che equivalgono al 90% del commercio bilaterale, sono stati
completamente liberalizzati nel gennaio 2007; dal 2010, invece, verranno azzerate le
tariffe sull’80% delle importazioni europee e sul 42% delle importazioni messicane di
prodotti agricoli e sul 100% delle importazioni europee e sull’89% delle importazioni
messicane di prodotti ittici; le parti non hanno ancora concluso il negoziato sulla
liberalizzazione dei servizi che, a norma del Trattato, deve essere completa (fra gli altri,
telecomunicazioni, finanziari, distribuzione, energia, turismo ed ambiente) a partire dal
2011;
b) rimozione delle barriere agli investimenti e garanzia dell’applicazione della clausola del
trattamento nazionale;
c) tutela della proprietà intellettuale;
d) riconoscimento dei certificati d’origine mediante l’introduzione del modello EUR.1;
e) partecipazione alle gare pubbliche;
f) cooperazione nelle materie inerenti la concorrenza;
g) creazione di un meccanismo di risoluzione delle controversie.
Inoltre, il Messico dal 1° luglio del 2001 vanta, unico tra i Paesi latino-americani, un Accordo
Commerciale con l’EFTA (Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein).
Asia. Accordo di Libero Scambio con il Giappone.
Il Messico, tuttavia, più che all’Europa si rivolge recentemente sempre più ai mercati asiatici.
Con il Giappone è in vigore dal 1º aprile 2005 un Trattato di libero scambio i cui obiettivi sono
i seguenti:
a) liberalizzazione e facilitazione del commercio di beni e servizi;
b) aumento delle opportunità di investimenti e rafforzamento della protezione degli stessi;
c) aumento delle opportunità di partecipazione alle gare pubbliche;
d) cooperazione in materia di concorrenza;
e) creazione di un meccanismo di risoluzione delle controversie;
f) facilitazione della cooperazione bilaterale in campo ambientale..
Da settembre 2004 a marzo 2007 gli investimenti effetuati da imprese giapponesi hanno
raggiunto i 2,851 milioni di US$. In questo momento in Messico lavorano circa quattrocento
compagnie giapponesi, la maggior parte delle quali nei settori automobilistico ed elettronico. Il
Messico occupa la ventiduesima posizione tra i partner commerciali del Giappone e il primo tra
quelli dell’America Latina. Nei primi cinque mesi del 2007 si sono contati 3,9 miliardi di US$
di importazioni dal Giappone e 1,1 miliardi di US% per le esportazioni verso il Giappone.
Con la Cina non esiste un trattato di libero commercio, ma vigono alcune intese settoriali dal
2004 (in particolare per quanto concerne il turismo) e sono in corso di negoziazione accordi per
la promozione e la protezione degli investimenti, per l’eliminazione della doppia imposizione
fiscale, per il controllo del contrabbando e per la regolamentazione delle misure sanitarie e fitosanitarie. Dal 2000, il commercio con la Cina cresce ad un elevatissimo ritmo del 50% annuo.
Ad agosto 2006, dalla Cina sono state importate merci per un totale di 15 miliardi di US$ ed
esportate merci per un totale di 335 milioni di US$. A fine anno le importazioni hanno
raggiunto i 24,4 miliardi di US$ e le esportazioni.
America Latina. Associazione al Mercosur.
Quest’area non figura come una priorità commerciale per il Messico, nonostante alcuni accordi
bilaterali siglati dal Messico con Paesi latinoamericani. Le esportazioni messicane verso
l’insieme dei Paesi latino-americani hanno totalizzato 5,9 miliardi di US$ ad agosto 2006 (783
milioni di US$ verso il Venezuela, 746 milioni di US$ verso la Colombia), mentre le
importazioni messicane dall’area sono ammontate a 9 miliardi di US$ (3,6 miliardi di US$ dal
Brasile).
Il Messico ha concluso, fra gli altri, accordi commerciali con El Salvador, Guatemala,
Honduras, Colombia e Venezuela.
In ambito MERCOSUR, il Messico vanta dal 2004 lo status di membro associato (oltre ad
avere sul piano bilaterale anche Accordi di Cooperazione Economica o Strategica con
Argentina, Brasile e Cile ed un Accordo di Libero Scambio con l’Uruguay) e sta conducendo i
negoziati per divenirne membro effettivo.
Politica Commerciale Multilaterale
Per quanto concerne il profilo multilaterale, il Messico – detenendo già numerosi accordi
bilaterali e regionali – vede nei negoziati in ambito OMC sia un’opportunità (lo strumento per
ridurre a livello mondiale i sussidi interni e le sovvenzioni alle esportazioni di prodotti agricoli,
soprattutto da parte di Stati Uniti ed Unione Europea) che un rischio (l’apertura del proprio
mercato interno ai prodotti non agricoli delle economie avanzate). Peraltro, i risultati
complessivamente positivi derivanti dalla lunga esperienza NAFTA fungono da innegabile
stimolo per questo sistema produttivo, affinché si persegua la strada bilaterale (Accordi di
Libero Scambio) e regionale (negoziati per divenire membro a pieno titolo del MERCOSUR)
quantomeno parallelamente a quella multilaterale. Negli ultimi anni anche per
l’Amministrazione messicana ha perso slancio l’iniziativa ALCA nonostante una forte presa di
posizione in suo favore da parte dell’allora Presidente Fox in occasione del Vertice delle
Americhe di Mar del Plata dell’autunno 2005.
Partner commerciali
I primi dieci partners commerciali del Messico ad agosto 2006 sono stati: Stati Uniti, Cina,
Giappone, Germania, Canada, Corea del Sud, Spagna, Brasile, Taiwan e Italia.
I primi dieci acquirenti dal Messico nel periodo gennaio-agosto 2006 sono stati: Stati Uniti,
Canada, Germania, Spagna, Finlandia, Svizzera, Singapore, Venezuela, Colombia, Regno
Unito.
I primi dieci fornitori del Messico nel periodo gennaio-agosto 2006 sono stati: Stati Uniti,
Cina, Giappone, Corea del Sud, Germania, Canada, Brasile, Taiwan, Italia e Spagna.
1.b.2) Investimenti Esteri
Esportazione Investimenti
Il Messico non spicca per capacità di realizzare investimenti diretti all’estero. In
quest’ambito, le imprese messicane si concentrano principalmente nell’area dell’America
Latina e negli Stati Uniti, realizzando soprattutto investimenti nei settori dell’industria
alimentare (Gruppo Modelo, Bimbo), del materiale per la costruzione (Cemex) e nelle
telecomunicazioni (America Movil). La scarsa capacità del Messico di realizzare investimenti
all’estero contrasta in un certo senso con la sua recente spiccata attitudine ad esportare
capitali: secondo l’OCSE il Messico dal 2002 al 2005 ha incrementato le proprie esportazioni
di capitali di ben il 700% (da 900 milioni di US$ a 6.200 milioni di US$), benché abbia
mantenuta sostanzialmente inalterata la propria speculare capacità di attrarre capitali esteri.
Attrazione Investimenti Esteri
D’altro canto, il Messico si situa al 9º posto (Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Cina sono i
principali ricettori di investimenti esteri) al mondo ed al 1º posto in America Latina (davanti
al Brasile – 16 miliardi di US$ – ed al Cile – 10 miliardi US$) per attrazione degli investimenti
esteri con quasi 19 miliardi di US$ nel 2006.
Gli Stati messicani che hanno attratto maggiori investimenti esteri diretti nei primi sei mesi del
2007 sono stati: Distretto Federale (60,11%), Nuevo León (11,84%), Chihuahua (5,58%),
Morelos (4,96%), Baja California (4,59%).Gli investimenti stranieri diretti hanno visto, nei
primi nove mesi del 2006, una crescita del 9,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Secondo il Ministero delle Finanze gli IDE sono stati pari a 14.114,2 miliardi di US$. Questi
investimenti si sono concentrati principalmente nel settore manifatturiero (65,3%), nel settore
dei servizi (28,5%), dei trasporti e delle comunicazioni (3,4%), del commercio (1,9%) e altri
settori (0,9%). Gli Stati Uniti continuano a essere il Paese che investe di più in Messico
(61,5%), seguono poi Olanda (9%), Regno Unito (5,6%), Spagna (5,6%), Svizzera (3,1%),
Canada (2,9%), Belgio (2,6%) e altri Paesi per un restante 9,7%.
Durante il periodo gennaio-giugno del 2007, il Registro Nazionale di Investimenti Stranieri ha
ricevuto notificazioni di IDE realizzati nel primo semestre dell’anno per un ammontare di
9.444,2 milioni di US$. Si stima che durante lo stesso periodo siano stati eseguiti altri IDE, per
un valore di 3.800 milioni di US$, senza che questi venissero notificati al RNIE. Al 30 giugno
del 2007, il valore totale di IDE nel primo semestre dell’anno raggiunge 13.244,2 milioni di
US$, quantitá che supera del 39,22% % lo stesso dato riportato nello stesso periodo dell’anno
precedente. Inoltre, rappresenta storicamente l’ammontare più alto mai riportato in un primo
semestre.
Si stima che si totalizzeranno IDE per un valore di 18.172 milioni di US$ alla fine del 2007 e
per un valore di 18.323 milioni di US$ nel 2008.
Andamento Storico Attrazione IDE – UNCTAD e Banco del Messico, settembre 2007 –
miliardi di US$ (dati al netto delle acquisizioni bancarie)
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
17,7
14,9
19,3
15,3
18,0
18,9
18,9
Distribuzione Settoriale IDE riportata in gennaio-giugno, comparativo 2006-2007 –
Secretaría de Economía, settembre 2007 – milioni di US$
Settori
% 2007 Valori 2007 % 2006 Valori 2006
Industria manifatturiera
44,2
4.170,1
72,5
5.032,7
Servizi
5,7
538,8
17,4
1.209,5
Servizi finanziari
29,0
2.736,3
5,3
370,8
Trasporti e comunicazioni
3,9
364,3
5,4
373,6
Commercio
8,9
837,6
-1,9
-134,2
Costruzioni
1,7
158,8
1,4
96,1
Estrattivo
7,2
675,5
0,8
53,8
Agricolo
-0,1
-9,6
0,0
1,3
Elettricità e acqua
-0,3
-27,6
-0,8
-61,4
Totale
100,0
9.444,2
100,0
6.942,2
Distribuzione Geografica IDE 1999-2007 – Secretaría de Economía, giugno 2007 – milioni
di US$
Stato
Distretto Federale
Nuevo León
Stato del Messico
Baja California
Chihuahua
Totale IDE
95.633,4
17.474,1
9.752,9
7.971,7
7.920,1
Percentuale sul Totale IDE
57,9%
10,6%
5,9%
4,8%
4,8%
Paese d’Origine IDE gennaio-giugno 2007 –
milioni di US$
Paese
Totale IDE 2007
Stati Uniti
5.729,7
Spagna
1.311,4
Bermuda
688,5
Isole Vergini
374,7
Olanda
356,5
Francia
279,4
Belgio
144,9
Canada
78,2
Danimarca
70,6
Lussemburgo
66,5
Regno Unito
41,7
...
...
Italia
9,9
Secretaría de Economía, giugno 2007 –
% sul Totale IDE
60,7%
13,9%
7.3%
4,0%
3,8%
3,0%
1,5%
0,8
0,7%
0,7%
0,4%
...
0,1%
Acc. 1999-2007
98.745,4
20.525,6
824,1
2.980,5
17.533,5
544,4
943,4
4.171,6
1.365,0
653,6
4.471,8
% su tot. acc.
59,8%
12,4%
0,5%
1,8%
10,6%
0,3%
0,6%
2,5%
0,8%
0,4%
2,7%
356,0
0,2%
1.c) Andamento Interscambio Commerciale con l’Italia e
Investimenti Esteri Bilaterali
1.c.1) Interscambio
L’Italia è stato nel 2006 il 10º partner commerciale del Messico ed il 3º in Europa, dopo
Germania e Spagna. L’Italia è inoltre il 2º fornitore europeo del Messico, dopo la Germania e
davanti a Spagna, Francia e Gran Bretagna.
A fine anno l’export italiano verso il Messico è stato pari a 4,108 miliardi di US$. Il 2006 si è
chiuso con un totale di importazioni italiane dal Messico di 266 milioni di US$.
Il saldo attivo per l’Italia a fine 2006 è stato di 3,8 miliardi di US$.
Circa l’80% dell’export italiano in Messico è costituito da beni intermedi e strumentali
(macchinari vari, prodotti metallurgici, chimici, plastici, apparati elettrici), e per il 20% circa da
beni di consumo (moda e tessile, pellame, calzature, gioielleria, arredo casa, agroalimentare,
medicinali).
Per altro verso, il Messico esporta verso l’Italia prevalentemente prodotti chimici, macchine
automatiche ed elettriche, motori per autoveicoli, turbo-reattori e turbo-propulsori, pesce
congelato e legumi.
Commercio Italia – Messico – Secretaría de Economía, settembre 2007.
INTERSCAMBIO (in
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
1.581,10
1.649,30
1.849,40
2.100,30
2.171,10
2.474,20
2.830,80
3.500
4.108
milioni di US$)
EXPORT italiano in
Messico
IMPORT italiano
dal Messico
182,01
170,30
222,00
240,80
175,20
267,20
220,00
300
266
INTERSCAMBIO
totale.
1.763,00
1.820,00
2.071,00
2.341,10
2.346,30
2.741,40
3.050,80
3.800
4.374
SALDO attivo per
l'Italia
1.399,00
1.478,50
1.627,00
1.859,50
1.995,90
2.207,00
2.610,80
3.200
3.842
1.c.2) Investimenti
A settembre 2006 risultano registrate in Messico 905 imprese con investimenti italiani (pari al
2,6% del totale delle imprese straniere presenti in Messico). L’80% circa di queste società è a
capitale italiano maggioritario.
Tra il gennaio 1999 ed il settembre 2007 le imprese con capitale italiano hanno realizzato
investimenti in Messico per 339,7 milioni di US$ pari allo 0,3% degli IDE affluiti nel Paese nel
periodo considerato e pari allo all’1,0% degli IDE realizzati dai paesi dell’UE (l’Italia figura al
nono posto tra gli investitori europei). Va tuttavia osservato che una parte non trascurabile degli
investimenti italiani viene usualmente effettuata da filiali all’estero, risultando così dal punto di
vista statistico come investimenti provenienti da altri Paesi.
Da un punto di vista geografico, gli Stati che presentano una maggiore concentrazione di
investimenti italiani sono: il Distrito Federal (60,9% degli investimenti e 25% delle imprese),
Chihuahua (6,5% degli investimenti), San Luis Potosí (4,7% degli investimenti), Nuevo León
(4,5% degli investimenti), Stato del Messico (4,2% degli investimenti), Puebla (4,2% degli
investimenti); da rilevare, infine, la cospicua presenza di imprese italiane nello Stato del
Quintana Roo (27% delle aziende italiane investitrici in Messico).
Per quanto riguarda i settori di investimento, gli investimenti di capitale italiano si concentrano
nel settore dei servizi, nella produzione di macchinari e prodotti metalliferi ed elettronici
(16,8%), nei servizi professionali e tecnici (9,3%), nelle altre industrie manifatturiere (7,0%).
Le imprese principali che hanno realizzato investimenti produttivi in Messico sono il gruppo
Techint-Tenaris, Zoppas, Barilla, Brembo, La Perla ed Ermenegildo Zegna. Olivetti e
Parmalat hanno recentemente dismesso le attività produttive, vendendo a controparti locali.
Altre grandi aziende italiane presenti a vario titolo in Messico sono: Armani, Assicurazioni
Generali, Finmeccanica-Agusta-Westland, Calzedonia, Danieli, ENI, Fata, Ferragamo, Ferrero,
Fiat (con un impianto della Magneti Marelli, con joint-ventures della New Holland e della
Teksid), Luxottica, Max Mara, Maccaferri, Metecno, Merloni, Pirelli, Saipem, Snam Progetti,
Zoppas.
Anche importanti medie imprese, come Cartigliano (macchine per conceria), Gruppo Minerali
(che ha realizzato nel 2005 a Tlaxcala un impianto di 5,5 milioni di euro per la lavorazione di
minerali destinati alla produzione di sanitari e ceramica per il mercato messicano e
Nordamericano), Arposs (strumenti di controllo elettrici), Ravagnan (impianti trattamento
acque), Lovato (elettromeccanica), Lupini Targhe (che ha realizzato nel 2005 un impianto di 12
milioni di US$ per la produzione di componentistica auto per il Messico e il Nordamerica),
Nassetti e Siti (macchine per industria ceramica), Tenax (reti e griglie plastiche), Sit
Manufacturing (valvole per le caldaie a gas), detengono attività ben avviate in questo Paese.
Chemiplastica, Saiag, Pagnossin, Beghelli, Mossi & Ghisolfi, Gruppo Formula, SIT
Manufacturing, Gruppo Minerali e Lupini Targhe, Gruppo Stevanato, sono le società con più
recenti installazioni in questo Paese.
È presente in Messico solo l’Ufficio di Rappresentanza di Intesa-San Paolo, oltre alla Banca
HVB recentemente acquisita dall’Unicredito e pienamente operativa. La Banca di RomaCapitalia ha chiuso il proprio ufficio di rappresentanza nel giugno 2006, seguendo 2 anni dopo
la decisione a suo tempo presa dalla Banca Commerciale Italiana. La circostanza che il Messico
non ospiti una banca effettivamente italiana che sia operativamente presente sul territorio
pregiudica enormemente una più efficace penetrazione economica e commerciale da parte delle
imprese italiane. Ad ogni modo, le aziende italiane possono riferirsi alla BEI (Banca Europea
degli Investimenti) che ha per il Messico linee di credito generalmente considerate vantaggiose
dagli imprenditori europei.
Andamento Storico Investimenti Italiani in Messico – Secretaría de Economía, giugno
2007
IDE Italiani
(milioni di US$)
1999
2000
35,45
36,48
2001
2002
2003
17,82 37,62 9,36
2004
2005
2006
2007
Gennaio-Giugno
166,43
30,94
12,13
9,91