Gennaio - Lidu Onlus
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SESSIONE DI GENNAIO 2015 LA SITUAZIONE DEI DIRITTI UMANI IN MESSICO Riprendendo un'immagine già usata dal Bonanate, si può dire che la frontiera tra Stati Uniti e Messico segni il confine tra l'Occidente e il Terzo Mondo. I governanti messicani ne sono stati sempre consapevoli, ed a varie riprese hanno tentato di attenuare il divario; uno degli esempi più noti fu quello del Presidente Echeverrìa, che all'inizio degli anni Settanta riuscì a far approvare dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite un documento da lui battezzato “Carta dei Diritti e Doveri Economici degli Stati”. Tralasciando altri settori (politico, giuridico, sociale) Echeverrìa metteva l'accento sulle disparità di carattere economico, ed enunciava il dovere degli Stati più prosperi di aiutare quelli meno favoriti. Ma il divario tra i due mondi non è solo economico, come risulta esaminando il settore dei diritti umani. Sia Amnesty International, sia Human Rights Watch hanno evidenziato nei loro rapporti le preoccupanti violazioni dei diritti umani che si registrano in Messico. La situazione in quel Paese mostra come sia difficile conciliare la lotta alla criminalità organizzata col rispetto dei diritti umani. Il Presidente Calderòn (2006-2012) aveva dichiarata guerra al traffico di droga che aveva raggiunto preoccupanti livelli; orbene, questa lotta è all’origine del fenomeno delle sparizioni forzate, che purtroppo stanno continuando anche sotto la presidenza di Peña Nieto. Nel giugno del 2013 la Commissione Nazionale dei Diritti Umani segnalava ben 2443 casi di sparizioni forzate, la responsabilità di molte delle quali si faceva risalire alla polizia e alle forze armate. Numerosi, poi, i casi lamentati di detenzioni arbitrarie e di torture. Non viene quasi mai applicato il Protocollo di Istanbul, contenente una serie di indicazioni che permettono di determinare quando una persona sia stata sottoposta a tortura. Tra il gennaio e il settembre 2013 la predetta Commissione ha ricevuto 860 denunce di casi di tortura. Nei centri di detenzione si lamentano numerosi casi di aggressioni e violenze; è stato calcolato che il 65% delle carceri sia controllato dalla delinquenza organizzata. Durante il 2013, 108 detenuti morirono durante la detenzione. Preoccupato di un cosiffatto stata di cose, il Parlamento Europeo ha approvato una Risoluzione nell'ottobre 2014 (2014/2905/RSP). In essa viene sottolineata la “estrema criticità” della situazione dei diritti umani in Messico, in particolare negli Stati di Chiapas, Oaxaca e Atencoles. Viene altresì denunciato “un clima persecutorio nei confronti delle organizzazioni sociali e la carcerazione di numerosi militanti politici e attori economici e sociali”, come pure che il Messico è il Paese con il maggior numero di giornalisti assassinati al mondo. Nel par. 3 del dispositivo, la Risoluzione “esprime sgomento per il continuo deteriorarsi della situazione dei diritti umani in Messico”.