pdf - Fondazione Internazionale Menarini
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n° 366 - agosto 2014 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lorenzo Gualtieri - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Edificio L - Strada 6 - Centro Direzionale Milanofiori I-20089 Rozzano (Milan, Italy) www.fondazione-menarini.it Il ventaglio, un battito d’ali Dalle cerimonie dell’antico Egitto all’arte della seduzione nei salotti, un accessorio che col suo fascino effimero ha attraversato i millenni e ispirato molti artisti Utile per rinfrescare, scacciare gli insetti, accendere il fuoco, la sua origine si perde nella storia dell’uomo, da quando per una qualsiasi di queste azioni istintivamente ha agitato la mano: è il ventaglio. Compare già in raffigurazioni egizie, assiro-babilonesi e persiane, anche se il tipo oggi più familiare nasce in estremo Oriente. Il ventaglio egizio, il flabello, era di grandi dimensioni e veniva utilizzato per proteggere il faraone dalla calura e dagli insetti. Giunto in Grecia intorno al V secolo a.C., il ventaglio diventa simbolo di Afrodite; il suo utilizzo per scopi civili e religiosi si estende agli etruschi e ai romani e continua anche nel Medioevo. Frattanto, oltre al flabello realizzato con foglie, piume, paglia intrecciata o pezzi di stoffa, fa la sua comparsa anche il modello più piccolo, a banderuola: un rettangolo di stoffa, spesso decorato con figure o pietre preziose, sorretto da un manico. In questa foggia, il ventaglio diventa un oggetto che, usato ad arte, attira l’attenzione, dona fascino e comunica una posizione sociale. Grazie alle relazioni commerciali portoghesi e veneziane con l’Oriente, nel Rinascimento si conosce anche la versione pieghevole in uso in Giappone e Cina, probabilmente ispirata alle ali di pipistrello. La comodità di questi nuovi modelli richiudibili, fatti con stecche e pagine pieghettate, è il motivo del loro enorme successo. Tuttavia, mentre in Oriente il ventaglio appartiene indifferentemente alla nobiltà e ai contadini ed è usato sia dagli uomini sia dalle donne, in Occidente, pur con qualche eccezione, rappresenta un accessorio tipicamente femminile nell’ambiente ristretto dell’alta società. sopra Martin Schongauer: Giovane donna che attizza il fuoco con l’ala di un uccello a lato Ignoto: Regina Elisabetta I Londra, National Gallery sotto Tiziano: Ragazza col ventaglio Dresda, Gemäldegalerie Il nuovo ventaglio amplia anche la ritualità gestuale: un lieve movimento della mano e si apre o si chiude al momento opportuno per nascondere o mostrare il viso e, a sorpresa, la ricca e magari significativa decorazione celata. La grande diffusione lo rende frequente nella ritrattistica, il ventaglio diviene anche un buon supporto per diffondere immagini e messaggi. Dal Seicento assume il carattere di una vera e propria opera d’arte, riproponendo in scala i lavori celebri dei maestri, Carracci, Guido Reni o Rubens, con i temi in voga, dalla mitologia alle Metamorfosi di Ovidio, da Omero agli episodi biblici, e nel Secolo dei lumi arriva a conoscere il suo pag. 2 a sinitra Antoine Watteau: I Campi Elisi Londra, The Wallace Collection in alto Ventaglio con riproduzione del dipinto di Watteau sotto Berthe Morisot: Giovane fanciulla al ballo Parigi, Musée Marmottan Monet massimo splendore. Accessorio indispensabile e preziosissimo, è un piccolo capolavoro che abili artigiani creano intorno ai disegni di artisti come Watteau, Boucher, Greuze, Lagrenée; un gioiello che le dame stringono abilmente tra le dita e col quale sapientemente giocano. Un’abilità così raffinata, la loro, che sembra sia stata addirittura codificata in un lessico utile alla trasmissione di messaggi, che direttamente non avrebbero mai potuto scambiare con l’altro sesso: la cosiddetta lingua del ventaglio. Aperto o chiuso, in movimento o fermo è un assoluto strumento di seduzione e più che all’abito sembra doversi collegare alla personalità di chi lo porta. Le sue molteplici funzioni gli richiedono prima di tutto d’esser bello e desiderabile, “alla moda”, giustificando così la varietà di forme e materiali conosciute nella sua storia: taffetà, pergamena, piume, avorio, pizzo, argento, oro, pietre preziose… Si usa in ogni momento della giornata con versioni e decorazioni ad hoc per ogni circostanza. Ve ne sono per presenziare a corte, per andare in chiesa, da pomeriggio e da sera, per il teatro e per il corredo di nozze. È nel XIX secolo, però, che accade qualcosa di interessante dal punto di vista artistico: i ventagli non si limitano più a riprodurre le opere o essere solo dei soggetti, ma vengono presi direttamente in considerazione dall’arte. Accade quando alcuni pittori, spinti dalla voglia di uscire dagli accademismi, intuiscono nel formato a semicerchio della pagina del ventaglio un’opportunità espressiva. Si tratta degli impressionisti. Il 10 aprile 1879 il gruppo di pittori apre la quarta esposizione, presentando insieme alle tele anche numerosi acquerelli e gouaches a forma di semicerchio, riportati nel catalogo proprio come Ventagli. Anche in quell’occasione la rassegna suscita, tra pubblico e critica, animati dissensi e commenti ironici; proteste che però, fanno riferimento soltanto al trattamento delle immagini e non sfiorano la scelta del formato: nessuno stupore, infatti, per le forme a ventaglio, forse talmente familiari e diffuse da passare inosservate. Raramente i ventagli erano firmati, e il passaggio a una produzione industriale ha favorito quest’uso, Renoir stesso da ragazzo ne decora diversi per il proprio sostentamento. Tuttavia, la tentazione di realizzare qualche pezzo unico di particolare pregio, spinge i produttori a cercare pagine dipinte dai grandi maestri. Così, nel momento in cui il pittore-artigiano si libera dell’impegno di dover rispondere a una committenza e, diventando “artista”, può esprimere il proprio sentire interiore, il ventaglio vince l’anonimato riven- pag. 3 dall’alto in senso orario Henri De Toulouse-Lautrec: Eventail Collezione privata Camille Pissarro: le raccoglitrici di cavolo New York, The Metropolitan Museum of Art Paul Gauguin: Le jardin sous la neige Cambridge, The Fitzwilliam Museum, dicando lo stato di opera d’arte. È un manufatto talmente radicato nella realtà del tempo che non si può non riprodurlo, e infatti compare in molte opere anche degli impressionisti, ma alcuni di loro, in particolare Pissarro, Forain, Morisot, Gauguin, Degas, Toulouse-Lautrec, adottano direttamente questa forma. Si tratta di circa trecento opere firmate, quasi mai esposte e disperse in collezioni private, poco conosciute perciò al grande pubblico. Certamente il Giapponismo, così in voga nella seconda metà dell’Ottocento, ha concorso ad avvicinare gli artisti al ventaglio, ma è così evidente la stretta connessione con lo stile di ognuno, da spazzare via l’idea di una semplice e interessata decorazione. Nonostante l’accostamento alle soluzioni giapponesi, questi pittori stabiliscono subito una continuità col resto della propria opera, sia nelle composizioni, sia nei temi, col vantaggio che la tanto cercata rottura con la tradizione è facilitata da una forma così inusuale. La pagina diventa un’apertura dalla quale si scorge uno scorcio di realtà; la simmetria, la com- posizione centrale, l’equilibrio, vengono abbandonati per dinamizzare le forme, per mettere le forze in tensione. A tale scopo è necessaria una completa rivisitazione della suddivisione della superficie. Così, i tagli diventano brutali, i personaggi sembrano irrompere nella scena, le vedute, spesso colte dall’alto in basso, vengono impostate in modo inconsueto. Gli spazi, sulla falsariga orientale, sono ripartiti mediante una successione di piani e diagonali che conferiscono profondità senza l’ausilio della prospettiva. Gli impressionisti sembrano aver colto in quest’oggetto la sintesi degli elementi della loro ricerca: la fugacità dei fenomeni nella forma e nel tempo. Il ventaglio dispiegandosi si mostra all’improvviso e altrettanto repentinamente scompare, c’è e non c’è, è immobile o in movimento: in un secondo concede tutta la sua bellezza e in un secondo la ritira. Oggi il ventaglio non gode più della fortuna di un tempo, ma osservando la sua evoluzione, nell’arco dei secoli in cui furoreggiava in Europa, si dimostra, oltre che un utile quanto vezzoso strumento, anche uno specchio del tempo. A suo modo ci offre uno scorcio della storia della società così come della pittura occidentale: le sue “pagine”, esattamente come quelle di un libro, ci raccontano dell’arte e del costume, testimoniandone le mode, le nostalgie e perfino gli eccessi. francesca bardi