NUOVE QUALITÀ DEL VIVERE IN PERIFERIA

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NUOVE QUALITÀ DEL VIVERE IN PERIFERIA
a cura di MILENA DE MATTEIS, ALESSANDRA MARIN
NUOVE QUALITÀ DEL
VIVERE IN PERIFERIA
PERCORSI DI RIGENERAZIONE NEI QUARTIERI RESIDENZIALI PUBBLICI
prefazione di Bruno Dolcetta
/ ambiente e territorio / quaderni di R.U.S.P.A. /
R.U.S.P.A.
NUOVE QUALITÀ
DEL VIVERE IN PERIFERIA
PERCORSI DI RIGENERAZIONE
NEI QUARTIERI RESIDENZIALI PUBBLICI
EdicomEdizioni
/ ambiente e territorio / quaderni di R.U.S.P.A. /
Collana
/ ambiente e territorio / quaderni di R.U.S.P.A. /
R.U.S.P.A.
Questo volume è realizzato nell’ambito della ricerca FIRB 2008
finanziata dal MIUR
Living Urban Scape – Abitare lo spazio urbano
(Università Iuav di Venezia e Università Roma Tre)
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In copertina: quartiere di Valmaura, Trieste, foto di Gianna Omenetto.
I testi e le foto sono stati forniti dagli autori.
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Vietata la riproduzione anche parziale di testi, disegni e foto se non espressamente autorizzata.
Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e delle convenzioni internazionali.
ISBN 978-88-96386-30-9
Questo libro è stampato interamente su carta riciclata
Stampa Laser CC
Milano
Prima edizione novembre 2013
a cura di MILENA DE MATTEIS, ALESSANDRA MARIN
NUOVE QUALITÀ
DEL VIVERE
IN PERIFERIA
PERCORSI DI RIGENERAZIONE
NEI QUARTIERI RESIDENZIALI PUBBLICI
PREFAZIONE DI
BRUNO DOLCETTA
CONTRIBUTI DI
Daniele Carfagna, Roberto D’Agostino, Elisa Dainese, Barbara Del Brocco,
Milena De Matteis, Giorgia De Pasquale, Paola Di Biagi, Claudia Faraone, Laura Fregolent,
Anna Lambertini, Valeria Leoni, Giuseppe Longhi, Carlo Magnani, Marcello Mamoli,
Claudia Marcon, Alessandra Marin, Sara Marini, Gianluca Mazzon, Annalisa Metta,
Ezio Micelli, Stefano Munarin, Maria Livia Olivetti, Anna Laura Palazzo,
Paolo Rosato, Andrea Sardena, Stefano Stanghellini, Ianira Vassallo
EdicomEdizioni
/ ambiente e territorio / quaderni di R.U.S.P.A. /
La valutazione dei lavori da pubblicare nella collana R.U.S.P.A. – Rigenerazione Urbana, dello Spazio
Pubblico e dell’Abitare è affidata ad un comitato scientifico, che si propone di promuovere
un confronto tra approcci disciplinari complementari.
Ne fanno parte
Alessandra Casu, ricercatrice in Urbanistica, Università degli Studi di Sassari
Marina Dragotto, ricercatrice, segretaria nazionale di AUDIS – Associazione Aree Urbane Dismesse
Gianfranco Franz, professore di Politiche Urbane e Territoriali, Università degli Studi di Ferrara
Alessandra Marin, ricercatrice in Urbanistica, Università degli Studi di Trieste
Sara Marini, ricercatrice in Composizione Architettonica e Urbana, Università IUAV di Venezia
Oriol Nel-lo i Colom, professore di Geografia Urbana, Universitat Autònoma de Barcelona
Rosalia Vittorini, professore di Architettura Tecnica, Università di Roma Tor Vergata
Parte Seconda – Paradigmi possibili per la rigenerazione
PARADIGMI POSSIBILI PER LA RIGENERAZIONE
Milena De Matteis, Claudia Faraone*
Per concludere questa prima riflessione sui temi della ricerca LUS Living
Urban Scape, è opportuno fare il punto su quali tendenze, principi, strategie di riferimento per la rigenerazione dei quartieri residenziali pubblici
periferici siano state finora riscontrate nell’indagine. Gli esempi di riqualificazioni e rigenerazioni attuati per tutto lo scorso trentennio sono infatti
spesso esperienze mature, sedimentate, con esiti verificabili e capaci di
offrire lezioni sempre nuove e in evoluzione, e ci consentono di strutturare un primo quadro concettuale cui riferirsi.
* Architetto, è dottore
di Ricerca in Politiche
territoriale e progetto
locale e specializzata
in Urbanistica nel Joint
Program europeo EMU.
Assegnista di ricerca
all’interno del progetto
LUS presso l’Università
Iuav di Venezia.
Come già osservato in questo volume e altrove (LaboratorioCittàPub���������������������
blica, 2009)����������������������������������������������������������������
, il primo passo necessario per agire con efficacia su tali contesti residenziali è un cambio di prospettiva che consenta di considerarli
non tanto come delle gravi problematiche urbane e sociali, ma come
potenziali in grado di esprimerne nuove qualità. Si tratta di immaginarli,
e quindi condurli ad essere, “nodi urbani strutturanti” che facciano città, e che siano città, portatori di welfare a una scala più ampia (Officina
Welfare Space, 2011), attori nella riconnessione dei sistemi di paesaggio
(Lanzani and Granata, 2011), luoghi riconoscibili ed espressione della vita
quotidiana “comunitaria” (Aprile, 2010), puntando con ottica positiva alle
loro potenzialità intrinseche, ai loro nuovi possibili ruoli e alle modalità di
svilupparli appieno.
Ci si concentra quindi sulle trasformazioni dello spazio aperto (Carr et al.,
1992)�����������������������������������������������������������������
con l’ottica della rigenerazione sostenibile, ma secondo un concetto di sostenibilità più esteso che nel passato, che oggi punta a creare
quartieri attraenti e nello stesso tempo sostenibili fisicamente, economicamente, socialmente e a livello ambientale1. Sono ormai ben note
le questioni legate alla sostenibilità ambientale e fisica, come la progettazione basata su principi, forme, materiali e componenti sostenibili ed
eco-compatibili, l’uso di energie alternative e dei sistemi naturali per il
risparmio energetico (Owen Lewis, 1999); mentre è più recente, seppur
assodata, l’osservazione che la “reale sostenibilità” degli interventi di rigenerazione si possa raggiungere quando se ne considerino anche gli
aspetti di natura socio-economica.
Sembra quindi plausibile fare un passo oltre il concetto di sostenibilità –
1. Come nel modello Ecopolis Strategy
introdotto da Duijvestein
che identifica quattro
prospettive principali per
uno sviluppo sostenibile olistico: il pianeta
(qualità dell’ambiente),
persone (qualità sociale),
prosperità (qualità
economica) e progetto
(qualità spaziale).
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Nuove qualità del vivere in periferia
termine che deliberatamente non viene incluso nelle strategie proposte
poiché considerato intrinseco – verso quella di “prosperità”, termine che
negli ultimi documenti di indirizzo strategico per le città, così come in
letteratura è diventato di grande rilevanza e direttamente collegato alle
suddette questioni socioeconomiche.2
2. Definizione di prosperità dall’UN-habitat
State of the world’s cities
2012/2013: Prosperity
of cities (UN-HABITAT,
2012): «Prosperità fa
riferimento a sentimento
di sicurezza socioeconomica individuale e collettiva rispetto a un futuro
prossimo e prevedibile,
che viene da altri tipi di
soddisfazione: di bisogni
e aspirazioni immateriali
connotate da un cambio
di passo, profilo e attività
urbane e fornisce le
condizioni sociali, politiche ed economiche di
prosperità – una città che
è inclusiva e accessibile
a tutti».
3. La strutturazione
“frattale” nell’elencazione
delle strategie riscontrate
fa riferimento alla strutturazione dei pattern nel
linguaggio elaborato da
Christopher Alexander
(Alexander et al., 1977).
4. Ad esempio nelle “8
R” della decrescita di S.
Latouche – Rivalutare,
Riconcettualizzare,
Ristrutturare, Ridistribuire, Rilocalizzare, Ridurre,
Riusare, Riciclare –
(Latouche, 2008) o nelle
strategie individuate
dalla ricerca Prin 2005
del Laboratorio Città
Pubblica coordinata da P.
Di Biagi (LaboratorioCittàPubblica, 2009).
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Lo spazio urbano torna quindi a essere oggetto di attenzione e di “misurazione” di una delle retoriche più usate alla base delle politiche urbane,
– la coesione sociale – e lo fa sotto la cornice della prosperità quindi con
un diretto rimando alla componente economica. Cosa sono stati del resto
i quartieri di edilizia residenziale pubblica se non l’espediente, il motore
della crescita economica nel secondo dopoguerra (Di Biagi, 2001)? Oggi
assistiamo invece a uno slittamento di una cornice di senso più generale
che li considera luoghi “marginali” e “degradati”: in questo periodo di crisi
economica molto profonda, è necessario cambiare il senso dell’azione
sui quartieri residenziali pubblici, che da strumento di crescita prima e di
marginalità poi, possono diventare, e già in parte lo sono, luoghi di sperimentazione creativa, condivisa, low-budget (De Matteis, 2012).
L’osservazione delle pratiche rigenerative oggi in atto nei diversi paesi e
nelle situazioni indagate dalla ricerca LUS, insieme alla sperimentazione
applicativa in corso su alcuni casi studio italiani, ha quindi consentito al
gruppo di lavoro Iuav, di individuare alcuni principi e strategie di progetto-processo, che contemplano l’utilizzo e la valorizzazione di risorse fisiche (edifici, spazi, ambiente naturale) e socio-politiche (abitanti, soggetti
politici ed economici).
Il seguente elenco di possibili strategie, che non ha l’ambizione di essere onnicomprensivo né un quadro di riferimento definitivo, ma che
si pone come un ragionato esito intermedio di lavoro, è un tentativo di
inquadramento del paradigma generale della “rigenerazione” nelle sue
principali traiettorie possibili, riferendosi all’ambito del progetto urbano
partecipato applicato alle periferie pubbliche ed in particolar modo ai
suoi spazi aperti.
Ogni strategia tra quelle individuate, strettamente relazionate tra loro e
suddivise nei due gruppi sui caratteri fisico-ambientali e socio-economici
(nonché in alcuni sottogruppi) è interpretabile con ottica “frattale”3: ossia è per semplificazione un riferimento accorpante altre strategie, più di
dettaglio oppure a essa fortemente legate a livello concettuale, come si
cercherà di esemplificare.
La scelta di indicarle con dei semplici verbi, come già fatto da altri autori4
si motiva infine perché nel verbo vi è un intrinseco riferimento all’azione,
al cambiamento, alla trasformazione migliorativa.
Parte Seconda – Paradigmi possibili per la rigenerazione
A. Strategie e principi fisico-ambientali
B. Strategie e principi socio-economici
1. Stratificare
sull’insediamento
sullo spazio aperto
sui legami
2. Diversificare
1. Cooperare
sulla governance
2. Crederci
3. Rimodellare
3. Partecipare
4. Significare
4. Comunicare
5. Localizzare al centro
sulla coesione
5. Appartenere
6. Valorizzare paesaggi
6. Curare
7. Connettere
7. Gestire risorse
8. Riorganizzare
sulla fattibilità
9. Riferirsi al contesto
A. Strategie e principi fisico-ambientali
Le prime famiglie di strategie individuate appartengono al macro-gruppo fisico-ambientale per il progetto dello spazio urbano e dei suoi elementi. Sono descritte nei loro caratteri essenziali, con alcuni riferimenti
progettuali e teorici, e suddivise nei tre sottogruppi: insediamento, spazi
aperti, legami.
8. Essere pragmatici
9. Creare valore
Tabella 1. Quadro sinottico
delle strategie per la rigenerazione individuate dalla
ricerca.
Sull’insediamento
A.1 Stratificare (Densificare, Accrescere)
Nuovi parametri di “densità” degli edifici, dello spazio aperto e delle funzioni si pongono come necessari per quartieri residenziali spesso incompleti, in contesti molto rarefatti, poco densi di “cose” ossia della vitalità
che contraddistingue l’ambito urbano (Reale, 2008).
La strategia dello stratificare può declinarsi nel densificare gli edifici, con
modelli che indirizzano verso una giusta compattezza dell’insediamento,
che è tra i principali fattori di qualità e urbanità oggi riconosciuti. Gli insediamenti trattati non vengono considerati “conclusi” (anche per la frequente
mancata edificazione di attrezzature e servizi previsti) bensì “trasformabili”:
si interviene quindi layer su layer, densificando con operazioni di riempimento ed infill su spazi aperti, interstizi, piani pilotis, terrazze (Mozas, 2004).
Stratificare può anche consistere nell’accrescere: la trasformazione di
luoghi abitati ha una chiara dimensione spazio-temporale, in cui rientra
il concetto d’incrementalità. Una continuità e successione di trasforma-
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Nuove qualità del vivere in periferia
zioni parziali, programmate, è spesso preferibile a operazioni incisive e
stravolgenti, che alterano del tutto la percezione e la vitalità dei luoghi.
L’ottica evolutiva e di possibile accrescimento di spazi urbani e architetture consente anche di avere ambienti più flessibili per una società in continua mutazione nelle sue composizioni ed esigenze.
La densificazione dell’edificato esistente attraverso un’operazione di stratificazione –
con il riempimento dei piani terra con alloggi e servizi e l’addizione di un piano con
alloggi in copertura – è stata proposta nel 2010 con il concorso internazionale di idee
PASS “Progetto per abitazioni sociali e sostenibili” nel quartiere Tiburtino 3 a Roma (Annese, Del Brocco, 2012), la cui esperienza progettuale è descritta nel presente volume
(Del Brocco).
Le proposte dello studio cileno Elemental SA (Aravena and Iacobelli, 2012) sono i casi
esemplari più recenti nei termini del progetto di accrescimento, per i quali l’oggetto architettonico e il suo impianto urbano evolvono e cambiano nel tempo con l’uso degli
abitanti. Esse si attestano su un filone riconoscibile di sperimentazione che trova riferimenti fondamentali nell’opera di A. Siza ad Evora o nel progetto di C. Alexander per
Lima (Valli, 1980).
A.2 Diversificare (Articolare, Funzionalizzare)
Nati come quartieri prevalentemente monofunzionali e con un’unica tipologia
edilizia, le strategie di rinnovo dell’ERP puntano alla diversità e all’articolazione,
a differenti livelli di proprietà per gli spazi aperti e alla mixitè tipologica oltre
che funzionale, realizzando i servizi incompiuti e le opportune dotazioni di
welfare. In alcuni contesti, periferici e/o poco caratterizzati, viene definita una
vocazione specialistica di livello locale o sovra-locale, con funzioni che ne possono rivalutare il ruolo nei confronti della più ampia città, generalmente con
un’attenzione particolare verso attività sportive, culturali, di servizio pubblico.
Nell’articolare una nuova funzionalità e vivibilità del quartiere, è notevole l’importanza dei piani terra, spesso caratterizzati da spazi residuali o
di servizio e sottoutilizzati, valorizzabili in diversi modi per nuovi legami
dentro-fuori, messi in discussione dalla progettualità modernista con l’invenzione del piano pilotis (Giambartolomei, 1998).
Il quartiere Zukunftswerkstad a Leinefelde, nella Germania dell’Est, è stato ri-funzionalizzato con attività a prevalente destinazione sportiva e per il tempo libero.
Nel quartiere Poptahof a Delft, la diversificazione è stata attuata anche sulle tipologie edilizie, in risposta alle preferenze espresse dagli abitanti, attraverso un intervento di densificazione tramite addizione, con l’aggiunta di edifici di media dimensione ai piedi delle torri
esistenti (Riccardo and De Matteis, 2011).
Un’altra modalità di diversificazione può avvenire attraverso l’offerta di servizi e aree
pubbliche di svago, come è stato fatto nella rigenerazione urbana del Brunswick Centre: la costruzione di un complesso commerciale integrato alla riqualificazione delle
residenze pubbliche ha rappresentato un’operazione pubblico-privata di notevole successo. Il progetto ha ripreso la strategia “LOTS-Living over the shop” (vivere sopra il negozio) che l’Urban Task Force (1999) propone nel documento programmatico “Towards
a Stronger Urban Reinassance” e nello stesso tempo ha rinnovato l’ambizione iniziale
del progetto urbano originario degli anni ‘60.
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Parte Seconda – Paradigmi possibili per la rigenerazione
A.3 Rimodellare (Demolire, Ricostruire)
La trasformabilità degli insediamenti va intesa anche nel senso di un forte
rimodellamento e della possibile demolizione e ricostruzione parziale degli edifici. Si tratta di un tipo di strategia piuttosto incisivo, definito spesso
poco “sostenibile” (Gruis
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et al., 2006)�����������������������������������
e non sempre affrontabile economicamente come soluzione standard, ma che ha avuto a oggi diversi casi di
successo. Il ridimensionamento degli edifici, avvenuto con varie operazioni
di riduzione del numero di piani – aperture nelle lunghe e impenetrabili
stecche, demolizioni e sostituzioni con tipologie edilizie più piccole, ecc...
– oltre a riconfigurare positivamente l’aspetto e l’attrattività dell’insediamento, spesso ha risolto situazioni critiche di grande degrado, sia fisico che
sociale, che non avrebbero potuto trovare altra soluzione in tempi brevi.
Demolizioni intensive e ricostruzioni di edifici sono state ampiamente adottate nei quartieri di Bijlmermeer ad Amsterdam, Ballymun a Dublino, Angell Town a Londra e Attwood
Green a Birmingham, tra i casi più esemplari. La rimodellazione del quartiere olandese
ha lavorato sul progetto di suolo e contemporaneamente sull’edificato in maniera molto
incisiva. L’opera di riqualificazione in alcuni casi è consistita nella totale demolizione di alcuni degli edifici esagonali, in altri casi invece la demolizione è stata parziale, affiancata
alla rimodellazione dei bordi degli edifici, con l’introduzione di attività al piano terra, la
riformulazione del rapporto con gli spazi aperti di prossimità e le connessioni.
Sullo spazio aperto
A.4 Significare (Intensificare, Valorizzare)
L’idea è quella di restituire significato allo spazio pubblico come luogo di aggregazione e di interazione sociale, dove si svolge la vita urbana: massimizzare l’intensità di usi e le relazioni nell’attribuire una vocazione ludica – ma non solo – agli
spazi, nell’ottica di poter “abitare” anche fuori dal proprio alloggio, puntando ad
una chiara caratterizzazione degli spazi aperti come leganti urbani (Caudo, 2007).
Negli ultimi anni molte proposte progettuali hanno lavorato sulla densità urbana e in particolare sulla densità orizzontale (Faraone, Sarti, 2008), dove per
densità si intende “intensità relazionale” e di uso collettivo degli spazi aperti.
Ben oltre il concetto di zoning, si tratta di creare occasioni per attività collettive, considerando lo spazio aperto come supporto che integra diverse attività,
realizzando servizi diversi da quelli necessari alla sola residenza, con spazi capaci di offrire semplici occasioni di incontro informale; si tratta quindi di creare
le condizioni per nuove attività portatrici di urbanità, vitalità e relazioni.
Negli ultimi 20 anni a Lione è stato condotto un programma di riqualificazione della città
incentrato sui suoi spazi pubblici, come una delle 4 linee di intervento per migliorare la
qualità della vita urbana di tutta la città. Importanti le riqualificazioni di tutte le piazze, a
formare un sistema con i boulevard di connessioni dolci e la costruzione di parcheggi interrati sotto ogni piazza. Un interessante esempio è la Place des Célestins, con giochi d’acqua
in superficie e un telescopio che permette la vista del parcheggio interrato organizzato su
una cavea cilindrica. La cittadinanza è stata coinvolta durante l’avanzamento dei lavori
con l’organizzazione del Cantiere-Evento.
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Nuove qualità del vivere in periferia
Nel concorso di idee per la riqualificazione dei quartieri Borgo San Sergio e Rozzol Melara a Trieste (2002), bandito in occasione del centenario dall’Ater di Trieste, i progettisti
hanno rivisitato in modi spesso innovativi il senso, la forma e la funzione degli spazi
aperti, collettivi e di relazione, nella convinzione che i processi di riqualificazione urbana debbano prioritariamente concentrarsi proprio sul ridisegno e la risignificazione di
questi luoghi, consentendone una migliore fruizione.
A.5 Localizzare al centro (Focalizzare, Diffondere)
Uno dei principali caratteri, e nello stesso tempo criticità, dei quartieri di
edilizia residenziale pubblica consiste nella loro non attrattività: queste
porzioni di città sono spesso dei quartieri “dormitorio” in cui lo spazio aperto è uno spazio neutro, sia fisicamente sia nell’immaginario, che per divenire vitale richiede oggi uno sforzo di gerarchizzazione degli spazi pubblici.
Creare o enfatizzare la centralità di un quartiere, costituire un luogo
d’incontro distintivo attraverso gli spazi aperti può stimolare coesione
sociale e stimolare senso di appartenenza al luogo. La definizione o il
rafforzamento di un chiaro centro della vita pubblica locale, dove dislocare le principali attività, in molti casi è risultata una strategia efficace per
aumentare la riconoscibilità di un quartiere: un luogo cardine centrale,
puntuale o lineare all’interno del sistema più articolato degli spazi aperti,
che svolga quindi anche una funzione simbolica d’identificazione e appartenenza (Gehl, 1987).
A Lobeda, nella Jena dell’Ovest (Germania), quartiere anni ‘70 con stecche isolate a 7
km dal centro della città, il processo di rigenerazione finanziato dal programma statale “Soziale Stadt”, ha puntato a creare una nuova centralità. La vecchia stazione degli
autobus è stata sostituita da una piazza, nuovo punto di riferimento del quartiere conspazi aperti scalati a una dimensione più gestibile; è stata introdotta una connessione
del tram ed infine un percorso ambientale/paesaggistico.
In Belgio invece, nel quartiere Europark di Anversa, riqualificato col progetto IGLO, la
centralità si sviluppa lungo un asse che attraversa il quartiere da Est a Ovest, calamitando i servizi sociali e commerciali e gli spazi verdi, generando un riferimento fisico,
chiaro dal punto di vista formale ed esplicito per gli abitanti. L’asse, il cui accesso
è riservato esclusivamente a macchine leggere e autobus, è un viale con un’ampia
pista ciclabile.
A.6 Valorizzare paesaggi (Naturalizzare, Equilibrare)
La congiunzione tra residenze e spazi verdi è una reale esigenza dell’abitare contemporaneo, per questo è importante riconoscere e valorizzare l’importanza dei sistemi naturali, del paesaggio – nelle sue nuove
e diverse accezioni (Convenzione europea del paesaggio, 2000) – e del
verde come strategia di rigenerazione e di qualità della vita. La presenza, l’estensione, la forma, la connessione delle aree verdi non edificate
condiziona ampiamente la qualità ambientale e climatica della città e
dei quartieri. Questo richiede la ridefinizione di un equilibrio ambiente
naturale/ambiente costruito che deve saper mediare tra la “densificazio-
240
Parte Seconda – Paradigmi possibili per la rigenerazione
ne” e il “vuoto”, valorizzando paesaggi e connessioni naturali. Le periferie
residenziali, con i loro spazi aperti “vuoti” distinguibili in nuove categorie
di lettura (Corrado, Lambertini, 2011), rappresentano per l’abitante contemporaneo una valida alternativa al vivere “in città”, dove spesso la dimensione naturale è carente o soffocata, in una direzione di “ritorno alla
natura” sempre più sentita.
Nel suo manifesto Gilles Clément propone l’ormai noto concetto di terzo paesaggio
(Clement, 2005), dove sottolinea l’importanza della distinzione, nei territori contemporanei, tra ciò che è residuo (una sorta di brownfields) e ciò che è riserva (una sorta di piccoli residuali greenfields). A partire da questo importante riferimento, si stanno sviluppando diverse tendenze alla valorizzazione della wilderness, dell’incolto naturale, della
rinaturalizzazione (Metta, 2008), come accade nel caso del quartiere di Silberhöhe a
Halle, Germania, con nuove interpretazioni del paesaggio urbano dei quartieri residenziali, descritto nel presente volume (Olivetti).
Sui legami
A.7 Connettere (Relazionare, Sistematizzare)
A dispetto dell’anelata autosufficienza dei “quartieri autonomi”, nei quartieri pubblici edificati in posizioni molto marginali rispetto al centro urbano, quasi fossero delle “isole”, le connessioni esterne con la “vera” città
sono un elemento chiave della questione. Connessioni da interpretare attraverso legami bi-direzionali – non univoci – mentre nella maggioranza
dei casi attuali si esplicitano in una dipendenza del quartiere dal centro
urbano. Non si tratta quindi di lavorare solo sulle connessioni fisiche, infrastrutturali, ma di sviluppare connessioni di contenuto, immateriali, che
puntino a mettere in evidenza le possibili relazioni tra le “parti di città”, i
loro ruoli specifici, le attrattività.
La rigenerazione urbana dei quartieri periferici passa quindi attraverso
un approccio transcalare, che lavori anche alla grande scala per quanto
riguarda le connessioni, le relazioni d’uso e di movimento che ne conseguono, puntando agli obiettivi dell’accessibilità, del superamento della
marginalità, della continuità urbana/ecosistemica.
Il GrünGürtel di Francoforte è la strategia tedesca anni ’90 che disegna una cintura
verde capace di contenere e far comunicare la città con ciò che si trova oltre i suoi
“limiti”, attraverso la visione sistemica di tutti gli spazi verdi a disposizione (terreni
agricoli, boschi, aree militari dismesse). Questa fascia mette in connessione trasversale le diverse parti urbane e periurbane assolvendo a tutti gli effetti la sua funzione
di infrastruttura.
Sviluppare connessioni più “ecologiche” puntando al mezzo piuttosto che al supporto
è stato motivo di rigenerazione di molte delle città dell’America latina. Il ricorso a mezzi pubblici e spostamenti lenti in un atto di democratizzazione spaziale dell’uso della
città è stato l’obiettivo del caso esemplare di agopuntura urbana ad opera del sindaco
Jaime Lerner, che ha potenziato l’infrastruttura e la rete degli autobus a Curitiba, agendo su tutto il sistema di spazi della rete infrastrutturale (Lerner, 2003).
241
Nuove qualità del vivere in periferia
A.8 Riorganizzare (Ricucire, Ridimensionare)
La diluizione dello spazio pubblico dei quartieri indagati e la loro manifesta inadeguatezza sono causa di disorientamento e scollamento degli
abitanti dai loro “luoghi di vita”: lo spazio non riconosciuto come realmente “abitabile”.
Attraverso una ridefinizione delle relazioni interne tra gli spazi, la riorganizzazione può avvenire secondo una serie di variabili ben note: orientamento, ridimensionamento, riconoscibilità, qualità, fruibilità, percorsi e
reti (di mobilità dolce), gerarchie di luoghi diversamente “utili” e vissuti
(Chermayeff, Alexander, 1979). Spesso è proprio attraverso una semplice
riduzione delle quantità degli spazi pubblici, con la proposta di forme più
contenute e identificabili, o attraverso un aumento dei livelli di controllo
e “profondità territoriale” (Habraken, 1998), ossia di gradualità pubblico/
privato, che si riescono a risolvere diversi mal funzionamenti dei quartieri
in discussione.
Il caso francese del quartiere della Caravelle a Villeneuve-la-Garenne che è stato riorganizzato nei suoi spazi aperti tra il 1998-2007 dall’Agency Hyl. La rigenerazione
del quartiere si lega in prima istanza alla rete per una sua migliore connessione col
centro della città. Mentre la ri-articolazione degli spazi pubblici aperti, riorganizzati
secondo una gradualità di usi e attività, permette una “ricucitura” funzionale e di
senso che parte dall’alloggio, passando per gli spazi di prossimità, fino ad arrivare alla strada ed agli spazi collettivi (LaboratorioCittàPubblica, 2009; Riccardo, De
Matteis, 2011).
A.9 Riferirsi al contesto (Riconoscere, Infiltrarsi)
La strategia punta a riconoscere e valorizzare i legami con le “tracce esistenti”, con il contesto locale: fare quindi riferimento ai caratteri endogeni
(morfologici, culturali, sociali) come valido principio per gli interventi di
rigenerazione (Magnaghi, 1990). Non scardinare valori, simboli, pattern,
tessuti tipo, riferimenti locali di qualsiasi genere, bensì “infiltrarsi” nella
realtà locale e valorizzarne gli elementi che già danno carattere: dai più
evidenti e importanti (riferimenti storico-culturali), a quelli meno evidenti
o più recenti (legami instaurati dagli abitanti con gli spazi del loro quotidiano in contesti di scarsa qualità ma di alto valore funzionale). In questo
caso è il lavoro sull’immateriale depositato sullo spazio che aiuta a produrre un cambiamento, attraverso il riconoscimento di un valore territoriale,
che mette in evidenza quel che (di positivo) “c’è già”, storico o recente.
Il processo di riqualificazione di Tor Bella Monaca a Roma è un esempio che sviluppa
le potenzialità del quartiere senza stravolgerlo nelle sue specificità (Panebianco, 2002).
Con i programmi complessi di riqualificazione avviati (PRU, Urban), si è mantenuta
un’azione più “sensibile” alle potenzialità locali esistenti. Gli abitanti si sono opposti del
resto ad un progetto che prevedeva la demolizione delle torri proposto dall’ex-sindaco
Alemanno su progetto di L. Krier. Gli interventi realizzati con la riqualificazione stanno gradualmente aggiungendo potenzialità al latente contesto residenziale, come ad
esempio il teatro di Tor Bella Monaca, nuovo punto di riferimento culturale.
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Parte Seconda – Paradigmi possibili per la rigenerazione
Molto attenta al valore del contesto è la proposta per il Parco fluviale dell’Oreto a Palermo (Università di Palermo, coord. prof. M. Carta). Esito di workshop didattici, i progetti
cercano di ricucire e implementare le potenzialità del parco per una ricaduta anche
sulla qualità urbana dell’intorno, coordinando la spinta del Contratto di Quartiere per
Borgo Ulivia, la riqualificazione della foce del fiume contenuta nel PRP del waterfront, il
riassetto della mobilità urbana (Lino, 2009).
B. Strategie e principi socioeconomici
Il secondo macro-gruppo di strategie per la rigenerazione dei quartieri
pubblici attraverso le potenzialità ancora inespresse dei loro spazi aperti,
attiene specificamente al lato processuale della questione della rigenerazione urbana. Nel presentare brevemente le varie strategie individuate,
vengono indicati dei possibili riferimenti in una suddivisione nei tre sottogruppi: governance, coesione, fattibilità.
Sulla governance
B.1 Cooperare (Costruire reti, Creare partnership)
È risaputo che “l’unione fa la forza” e in tempi di crisi sembra davvero l’unica strada perseguibile. Il ruolo vincente di una governance più aperta,
che consideri imprescindibili negoziazioni e partnership pubblico-privato
di tipo virtuoso insieme al costante coinvolgimento degli abitanti, è dichiarato apertamente in diversi programmi e strumenti recenti, come la
Carta di Lipsia.
In quest’ottica risulta però essenziale superare le difficoltà dal punto di
vista dell’organizzazione e degli strumenti utilizzati, questi ultimi spesso
inadeguati, troppo complessi e rigidi per gestire le specificità locali.
Del resto la questione urbana è necessariamente interdisciplinare e richiede una “cooperazione” tra diverse competenze e settori, in un chiaro
passaggio concettuale da piano conformativo a programma d’azione trasformativa (Oddi, 2003).
Nella cooperazione interdisciplinare, si individua un particolare ruolo
anche per le Università che, non avendo specifici interessi economicoterritoriali, possono divenire mediatori di interessi oltre che portatori di
conoscenze esperte (Marin, De Matteis, 2013).
Nel 1997, con il PIC Urban “Progetto Tergeste”, la città di Trieste ha avviato la riqualificazione di Città Vecchia, un’area fortemente degradata e in parte abbandonata del
centro storico, approntando un ampio programma di recupero urbano, architettonico,
economico e sociale che, attraverso la cooperazione di molti attori diversi, si proponeva di modificare totalmente la percezione e il vissuto dell’intero centro città e del capoluogo giuliano. Gli obiettivi erano individuare e sviluppare nuovi spazi e dare occasione
di insediamento a nuovi abitanti per dare (o ridare) riconoscibilità e qualità alle aree
centrali della città consolidata.
243
Nuove qualità del vivere in periferia
Un caso di forte cooperazione e buon coordinamento tra diversi soggetti per la rigenerazione urbana è il progetto “Barriera C’Entro” a Torino, per la trasformazione dell’area
urbana nord, diviso in diversi programmi d’intervento fisico-ambientale, economico,
socio-culturale. In particolare è interessante il progetto dei Giardini di Barriera, che
ha trasformato alcuni spazi verdi sconnessi in nuovi giardini e orti urbani “condivisi”,
progettati e realizzati dagli abitanti. Per la buona riuscita del progetto è stata fondamentale la cooperazione economica, progettuale ed organizzativa di tre soggetti in
partnership, l’Urban Center metropolitano, Stilema e PAV – Parco arte vivente.
B.2 Crederci (Chiarirsi, Garantire trasparenza)
La presenza di una visione condivisa del futuro cui tendere, con scenari
e obiettivi chiari, unita a una forte leadership e una buona programmazione da parte del soggetto pubblico si rivela determinante nel raggiungimento di esiti positivi nelle trasformazioni urbane, soprattutto nei
quartieri pubblici. Risultano altresì vincenti situazioni in cui l’iniziativa
di miglioramento urbano, economico e sociale, non parta dal soggetto
pubblico ma piuttosto “dal basso”, quando ben strutturata. In molti casi i
soggetti in questione – cittadini, associazioni, collettivi – sono portatori
di un sapere più di dettaglio, che si affianca e ibrida con quello esperto e
dispongono di motivazioni e determinazione ben più forti, non derivanti solo da convenienze economiche.
Ne sono un esempio virtuoso a livello italiano le politiche di rigenerazione urbana di
Torino, con il Progetto Speciale Periferie iniziato a metà degli anni ’90, che da progetto
pilota si è trasformato in Settore Rigenerazione Urbana del Comune di Torino (Lingua,
2007). Mentre a livello europeo, in Francia, troviamo le politiche e i programmi rigenerazione urbana coordinate dall’Agence nationale pour la Rénovation Urbaine – ANRU.
(Palazzo and Giecillo, 2010).
Per quanto riguarda le iniziative nate dal basso, un esempio interessante è rappresentato dalle azioni condotte sin dal 1996 dal gruppo City-Repair a Portland, negli Stati
Uniti, nelle intersezioni stradali o nelle carreggiate dei quartieri residenziali. Questi
sono diventati coloratissimi luoghi di ritrovo che non ostacolano il traffico veicolare,
ma edivenziano la determinazione di riappropriarsi dello spazio urbano inutilizzato
da parte della popolazione.
B.3 Partecipare (Includere, Condividere)
La progettazione urbana partecipata è una componente basilare della
“ricetta” per la rigenerazione. Viene infatti dichiarata come essenziale in
tutti i più recenti strumenti di governo italiani ed europei: garantire processi inclusivi di apertura, ascolto e impegno attivo – con il coinvolgimento anche delle categorie più deboli – ha rappresentato un elemento di
successo in molti processi di rigenerazione dove la partecipazione è stata
intrapresa con convinzione e le più opportune tecniche.
Il “principio” della partecipazione deve infatti seguire le giuste modalità di attuazione, caso per caso, per evitare esiti negativi, generalmente
collegati all’inadeguatezza di alcune scelte: perseguirla senza una reale
convinzione, solo per “applicare la legge” (Cellamare,
��������������������������������
2007)���������������
; non utilizza-
244
Parte Seconda – Paradigmi possibili per la rigenerazione
re le giuste tecniche, o avviarla in momenti e contesti poco opportuni
(Bobbio, 2004); fermarsi al “primo gradino” della scala di Arnstein, ossia
considerarla solo un mero strumento consultivo, informativo o, peggio,
demagogico (Cottino and Zeppetella, 2009).
Non occorre in questa sede sottolineare ulteriormente gli specifici vantaggi e i rischi di un tale approccio, elementi già ampiamente testimoniati altrove (Sclavi, 2002).
Tra gli esiti di riqualificazione partecipata, molto significativi sulle periferie italiane ci
sono il caso già menzionato di Torino, quelli del Lazio, in particolare Roma con il progetto “Periferia partecipata” (Fioretti, 2009), e della Puglia con i PIRP – programmi integrati
di riqualificazione delle periferie. Molti strumenti recenti hanno sviluppato percorsi partecipati, come i contratti di Quartiere che hanno avuto esiti molto diversificati, positivi
e negativi. Esemplare la normativa dell’Emilia Romagna, tra le più avanzate in Italia: la
Regione investe concretamente nei processi partecipativi per garantire reale qualità ed
efficacia delle trasformazioni.
Sulla coesione
B.4 Comunicare (Comprendere, Sensibilizzare)
L’obiettivo generale della coesione sociale nei quartieri studiati viene spesso
raggiunto attraverso dei sistemi che garantiscono una continua comunicazione tra i soggetti coinvolti nella trasformazione e i residenti stessi, con la finalità di sensibilizzare, risolvere conflitti, affidare responsabilità (Sen, 1997).
Nell’epoca dell’individualismo e delle relazioni “virtuali”, in diverse occasioni
la comunicazione e la sensibilizzazione si sono rivelate strategie di rigenerazione vincenti. Esse favoriscono un cambiamento di mentalità e di comportamento, singolo e collettivo, che può far tornare a riflettere sul senso della
cosa “pubblica”, sui legami di vicinato, su una diversa gestione delle criticità,
consentendo un miglioramento della vita di residenti e utenti dei quartieri,
non solo prestazionale ma anche relazionale.
La rigenerazione del quartiere Ekostaden Augustenborg a Malmö prima di qualsiasi
intervento fisico ha puntato alla “comunicazione” tra i residenti. Nel quartiere, pieno di
problematiche sociali, stigmatizzato e progressivamente abbandonato, è stato attuato
e mantenuto nel tempo un ampio processo partecipativo. Questo è consistito nel coinvolgimento dei residenti nella condivisione delle scelte, nella pianificazione del sistema
di gestione dei rifiuti, nell’organizzazione degli spazi aperti per la raccolta dell’acqua
piovana ed in workshop, incontri, iniziative informali e formali che hanno creato nuove
relazioni sociali e un netto miglioramento della qualità dell’abitare nel quartiere.
B.5 Appartenere (Accogliere, Integrare)
I “gruppi” sociali riscontrabili nelle periferie residenziali sono di diversa
origine e composizione. Il fenomeno dell’immigrazione, come d’altra
parte l’alienazione degli appartamenti, il naturale rinnovo demografico e
gli specifici interventi finalizzati ad “alzare” il ceto sociale presente, hanno
dato vita alla presenza di una variegata mixitè sociale: l’abitante odierno
245
Nuove qualità del vivere in periferia
delle periferie pubbliche, non più appartenente ad un gruppo sociale
omogeneo, può “scontrarsi” o “incontrarsi” con i suoi vicini. Sono differenti i modi in cui vengono intese e gestite questioni riguardanti l’identità, i
simboli condivisi, la riconoscibilità, l’integrazione, la valorizzazione delle
diversità, la solidarietà sociale, la convivenza; ovvero le questioni socioantropologiche (Hylland Eriksen, 2001) che hanno nello spazio collettivo
e pubblico uno dei riscontri più significativi (Wood and Landry, 2008).
Un esempio molto interessante è il progetto di ricerca sulla casa di vicinato Collingwood Neighbourhood House di Vancouver (Attili and Sandercock, 2009) che si basa sullo
story turn nella pianificazione urbanistica (Friedmann, 1987). Nello spazio comune di
Collingwood House, esito di una negoziazione con l’amministrazione pubblica, la ricerca audiovisiva racconta le storie di vita che si intrecciano in questo spazio e l’interazione della comunità multietnica e multiculturale che lo ha accolto.
B.6 Curare (Controllare, Autogestire)
La cura e la manutenzione dell’ambiente urbano sono direttamente relazionate alla sua capacità di essere, un luogo sicuro anche solo a livello percettivo. Una strategia riconoscibile riguarda i frequenti fenomeni di appropriazione e autogestione spontanea degli spazi urbani abbandonati, che
può farsi risalire al fenomeno dei community gardens americani (Pasquali,
2008). Si tratta di processi di “collettivizzazione” (talvolta privatizzazione)
che danno vita a pratiche d’uso innovative e insolite, illegali/legali, che
vanno riorganizzate adeguatamente, per non risultare frammentarie ed
autoreferenziali, e che valorizzano così gli spazi urbani. Elementi che rivelano un potenziale sociale latente, carico di valori, che cerca opportunità
di espressione nella personalizzazione di spazi marginali; nell’opportunità
di controllo locale e di legame identitario; nella capacità di autoproduzione e di nuove microeconomie.
Significativi i Jardin Partages parigini (Uttaro, 2012), organizzati nella rete municipale
della “Charte Main Verte” che regola la trasformazione di aree comunali generalmente
abbandonate in giardini collettivi gestiti dalla popolazione che si propone di curarli.
Un altro esempio parigino, il caso del progetto 56/Eco-Interstice in cui l’AAA-Atelier
d’Architecture Autogérée ha aiutato un gruppo di cittadini a trasformare uno spazio
interstiziale in un luogo collettivo, con orti e giardini.
Sulla fattibilità
B.7 Gestire risorse (Finanziare, Economizzare)
Dopo intere stagioni di finanziamenti per la costruzione di nuovi quartieri pubblici e dopo la stagione dei programmi complessi con cui se ne
sono avviati i processi di riqualificazione, oggi non ci sono più in Italia
specifici strumenti di grande portata finalizzati a intensificare e/o rigenerare la città pubblica. Gli episodici interventi in merito sono per lo più a
dimensione locale o di tipo manutentivo, “frammentari” quindi, sia per le
246
Parte Seconda – Paradigmi possibili per la rigenerazione
diverse modalità dell’azione pubblica locale, che per una questione legata alla proprietà, che non è più univoca.
C’è più difficoltà a intervenire, economicamente e spesso politicamente,
ma anche più possibilità di coinvolgere soggetti altri e risorse diversificate nelle possibili azioni (cooperare): in un’ipotesi di valorizzazione del
capitale sociale, economizzare può significare “affidare” spazi e servizi alla
comunità locale, gestendo la risorsa fisica attraverso quella sociale.
Il naturale e progressivo deterioramento dell’ambiente urbano impone
inoltre la continua ricerca di nuovi “motori economici”, con strumenti in
evoluzione e modalità attuative spesso basate su partnership pubblicoprivato e project financing. Le diverse piccole azioni discontinue oggi attuate in tal senso, dovrebbero muoversi verso una prospettiva nazionale
per realizzare e rigenerare – virtuosamente – la parte “pubblica” della città (Stanghellini, 2012).
Nel caso del quartiere Peep “Raibosola” a Comacchio (FE) l’edificazione di Social Housing cofinanziato dalla Regione è stata integrata dal Comune in un PRU
per la riqualificazione urbana dell’intero quartiere. La “convenienza” economica
dell’operazione, che ne consente la buona riuscita, è data dalla cooperazione dei
soggetti pubblici e privati in gioco e dalla flessibile gestione delle risorse, basata
su alcune leve (socio)economiche: il finanziamento regionale, la disponibilità del
Comune di cedere le aree a titolo gratuito per l’edificazione, gli affitti calmierati del
Social Housing.
Gestire risorse sociali per accompagnare la riqualificazione urbana è ciò che è avvenuto
a Ferrara, dove gli interventi di edilizia residenziale pubblica e di riqualificazione urbana
del quartiere Barco hanno sollecitato la strutturazione di progetti per la coesione sociale. Sono stati promossi progetti che hanno guardato all’uso dello spazio da parte degli
abitanti e che hanno promosso reti di sostegno e integrazione. Diversi soggetti provenienti dal territorio sono stati coinvolti: la Circoscrizione, l’Acer, la Scuola Media Statale
Cosmè Tura, la Biblioteca Bassani, l’Associazione “Comitato Insieme per la qualità della
Vita” e il Centro Giovanile “l’Urlo”.
B.8 Essere pragmatici (Dare riscontro, Consentire usi temporanei)
Spesso è sottostimato il valore della credibilità politico-amministrativa
dato dalla semplice “realizzazione” di ciò che si progetta, soprattutto nei
percorsi partecipati. Una reale concretezza d’interventi, fattibili e temporalmente accettabili nella loro esecuzione, si accompagna a una programmazione che include interventi a breve, medio e lungo termine, con
specifici “punti informativi” di cosa accade nel frattempo: importante in
tal senso il ruolo degli Urban Center come strutture che informano la popolazione sulle trasformazioni urbane, ponendosi come elementi “pubblicitari” e di riscontro dell’operare sulla città.
La necessità-opportunità d’interventi migliorativi low-cost, impone un’interpretazione del “progetto” diversa, più flessibile e basata sulla temporaneità, elemento troppo poco considerato nella progettualità soprattutto
italiana, ma pur sempre garante di trasformazioni significative (Bruzze-
247
Nuove qualità del vivere in periferia
se, De Michelis, 2011). Lo stesso “progetto” di riqualificazione degli spazi
aperti può talvolta essere sostituito da un più semplice e accorto “programma di gestione”, che possa coinvolgere la popolazione locale, per
sottolineare un cambiamento di paradigma concettuale-operativo.
Il caso del quartiere Sant’Elia a Cagliari, nell’ambito della proposta di Contratto di
Quartiere del 2004 (De Eccher et al, 2005), si rivela un progetto “contraddittorio” nei
termini del pragmatismo qui descritto: durante il percorso partecipato sono stati attivati subito dei riscontri immediati e concreti, coinvolgendo la popolazione in diverse attività trasformative incentrate sui modi di vita e le relazioni. Nonostante queste
accortezze, però, non si è realizzato l’intervento d’insieme, il progetto partecipato più
ampio rivolto alla trasformazione fisica del quartiere, oggi affidato ad altro progetto
(Pusceddu et al., 2013).
La temporaneità nel processo di rigenerazione è interessante per il caso dell’area portuale a Fredericia, in Danimarca, dove il porto ha ospitato l’industria pesante fino al
2004. Da allora una fondazione in partnership con la municipalità ha avviato un programma di rigenerazione e parte del porto è stato aperta al pubblico nel 2009. Lo studio
Urbanity Strategy Landscape ha proposto un progetto di parco temporaneo, che sarà
rimosso quando il progetto della nuova aerea urbana sarà realizzato. Il progetto di riuso di questo enorme spazio di 14 ha si basa su un’infrastruttura robusta che nel tempo
verrà riempita di “contenuti”: spazi per il gioco, lo stare insieme, lo sport e il benessere.
B.9 Creare valore (Stimolare creatività, Innovare)
In un periodo di crisi e low budget, la tendenza più efficace è quella di valorizzare le risorse già esistenti a livello locale, come strategia per “rigenerare” piuttosto che semplicemente “riqualificare”, in termini fisici (con un
focus sugli spazi aperti) e socioeconomici. Creare opportunità di lavoro e
di sviluppo locale diventano occasioni di crescita collettiva, rivalutando il
ruolo del terzo settore, delle cooperative locali, delle associazioni informali. Importante è promuovere opportunità di autoproduzione, consentendo un’interpretazione più flessibile dello spazio urbano, dei suoi usi e
delle dinamiche connesse, valorizzando la creatività singola o di gruppo
e l’innovazione in un’idea di città che sappia essere “smart”, al di là degli
apparati e delle tecnologie.
Il caso del concorso internazionale di progettazione di Housing Sociale del 2009 “Abitare Milano”, promosso dal Fondo immobiliare etico per l’edilizia sociale “Abitare Sociale
1” ha proposto, come stimolo all’economia locale, al lavoro e all’autoproduzione, alla
creazione di comunità e di legami di vicinato, il servizio “mamme di giorno”, per il quale
una famiglia con bambini stanziata nei nuovi alloggi in Social Housing, può offrire un
asilo di vicinato in casa, in accordo con il gestore sociale locale.
Creare valore attraverso la cultura è ciò che si cerca di fare a Palermo col progetto Cantieri Culturali della Zisa per il riuso delle ex-officine Ducrot, situate dietro il castello della
Zisa. Nonostante la ristrutturazione completa voluta dall’amministrazione Orlando, il
loro uso è stato temporaneo e sporadico: dei 23 capannoni solo alcuni sono utilizzati
come sedi di istituti di lingue straniere, della scuola di cinema, come teatri. Dal 2012 un
gruppo di 78 soggetti aderenti, tra cui associazioni, cittadini, operatori, artisti si è riunito nell’associazione “Cantieri che Vogliamo” per reclamarne l’uso e proporre la cultura
come bene comune.
248
Parte Seconda – Paradigmi possibili per la rigenerazione
Scenari di utilità
In quest’articolato quadro di sintesi, alcuni tra le strategie e i principi proposti divengono la base per gli approfondimenti sui casi studio applicativi della ricerca LUS (che saranno oggetto delle prossime pubblicazioni
della ricerca), una verifica sul campo che consente di individuare e precisare percorsi definibili solo con un approccio locale e induttivo, affacciandosi “in punta di piedi” alle diverse situazioni affrontate nello studio.
Le strategie di progetto fisico proposte nella prima parte del contributo fanno chiaramente emergere come, sia a livello di ricerca sia a livello applicativo,
in Europa ci sia una forte consapevolezza riguardo l’importanza della scala
umana e della componente temporale nelle città. Durante diverse stagioni
di rigenerazione urbana infatti, l’Unione Europea5 e i singoli paesi Europei,
tra cui l’Italia6, hanno mostrato un interesse crescente nella rigenerazione di
quartieri pubblici, con fondi stanziati per la promozione di strategie integrate
(Avarello and M., 2000)�����������������������������������������������������������
, la realizzazione di progetti di spazi pubblici, il finanziamento di ricerche accademiche (LaboratorioCittàPubblica, 2009).
Il tutto attraverso azioni e strategie volte non solo allo spazio fisico, ma anche alla sua componente sociale e percettiva, attraverso laboratori progettuali partecipati, azioni di place-making, uso delle politiche urbane per la
rigenerazione fisica e sociale degli spazi. Nella prospettiva di rinnovamento
rimangono infatti determinanti le strategie legate alla governance e al coinvolgimento degli abitanti (partecipazione, sensibilizzazione, partnership,
ecc…) che indirizzano verso una sostenibilità socio-economica e che servono agli amministratori per orientare le trasformazioni urbane secondo i
desiderata degli abitanti. Viceversa servono anche agli abitanti per capire
ed essere parte (attiva e positiva) di un sistema di governance che si scontra
oggi con numerose difficoltà economiche, culturali e sociali (Quilici, 2012);
relazionandosi in linea diretta quindi con l’attuale situazione di carenza di
risorse e iper-tecnicismo normativo, per cui spesso è necessario avere un atteggiamento inclusivo e creativo, ma pur sempre minimale sugli interventi.
La proposta della ricerca LUS, con il contributo di queste strategie riunite in
un quadro di sintesi e i vari casi di ricerca applicata – in cui sono le strategie
stesse a essere testate – diventa elemento di conoscenza “utile” alla pratica,
progettuale e processuale. L’obiettivo della ricerca risiede nel favorire, attraverso la diffusione degli esiti, un ulteriore grado di conoscenza riguardo i processi di rigenerazione della città pubblica che fronteggino le istanze oggi più
urgenti: la mancanza di risorse economiche e la crisi delle rappresentanze.
Da un lato uno sforzo di sintesi, dall’altro la volontà di “sporcarsi le mani”
con dei casi studio reali, per portare degli esempi alle amministrazioni, ai
professionisti e ai cittadini, che abbiano un valore aggiunto – quello dell’esperienza riflessiva della ricerca e delle best practices – per indirizzare le iniziative future di rigenerazione con maggior consapevolezza ed efficacia.
5. Con la Carta di
Lipsia sulle città europee
sostenibili (2007) e i
finanziamenti alla riqualificazione di parti di città
europee, come nel caso
degli URBAN, l’attenzione dell’Unione Europea è
rivolta ai quartieri degradati. La loro implementazione mira ad avere
una maggiore coesione
sociale, coinvolgendo
i cittadini nel processo
di cambiamento, per
generare nuove forme di
economia locale, ristrutturando e rendendo più
attraenti edifici e spazi
aperti, per una migliore
qualità della vita.
6. Con gli strumenti
urbanistici dei programmi complessi come i
PRU – Piani di recupero
urbano (1993) e i CdQ –
Contratti di quartiere (I
e II). Come nei già citati
casi esemplari di Torino
col “Progetto speciale
periferie”, Roma con il
progetto “Periferia Partecipata” e le iniziative per
la rigenerazione urbana
della Regione Puglia.
249
Nuove qualità del vivere in periferia
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251
Indice
Indice
PREFAZIONE
Bruno Dolcetta
INTRODUZIONE
Milena De Matteis, Alessandra Marin
5
13
PARTE PRIMA
UN TERRENO FERTILE
Alessandra Marin
21
INDIRIZZI E STRATEGIE PER LA RIQUALIFICAZIONE URBANA
STRATIFICARE, RIGENERARE, INNOVARE
Carlo Magnani
RIQUALIFICARE I QUARTIERI DELLA CITTÀ PUBBLICA: SPAZI, PROGETTI,
STRATEGIE
Paola Di Biagi
RIPARTIRE DALLE PERIFERIE
Laura Fregolent
IL CONCORSO PASS “PROGETTO PER ABITAZIONI SOCIALI E SOSTENIBILI”
PER TIBURTINO III A ROMA
Barbara Del Brocco
NUOVI REALISMI
Sara Marini
29
35
41
47
53
IL PROGETTO IN EQUILIBRIO: SOSTENIBILITÀ NEL PAESAGGIO URBANO
IL PROGETTO DELLA FRICHE PER LE PERIFERIE RESIDENZIALI
Annalisa Metta
59
BERLINO: RELAZIONI RICONOSCIUTE TRA SPAZI APERTI E COSTRUITO
Marcello Mamoli
67
253
Nuove qualità del vivere in periferia
PRINCIPI INSEDIATIVI ACCRESCITIVI E “ARCHITETTURA SENZA
ARCHITETTI”: ESEMPI AFRICANI
Elisa Dainese
DAL VIVERE IN PERIFERIA ALL’ALVEARE DELL’ACCOGLIENZA
Giuseppe Longhi
79
87
STRUMENTI, ECONOMIE E SCENARI DI FATTIBILITÀ
LA POLITIQUE DE LA VILLE NELL’ESPERIENZA DI LIONE
Anna Laura Palazzo
93
LA RIGENERAZIONE IN CARENZA DI RISORSE
Roberto D’Agostino
99
QUALITÀ E DENSITÀ: I TEMI DELLA CITTÀ SOSTENIBILE ALLA LUCE DELLA
LORO FATTIBILITÀ ECONOMICA
Ezio Micelli
103
STRATEGIE PER INCENTIVARE LA RIGENERAZIONE URBANA E
CONTRASTARE IL CONSUMO DI SUOLO
Stefano Stanghellini
109
IL VALORE DEI SUOLI EDIFICABILI IN ITALIA
Paolo Rosato e Gianluca Mazzon
119
PARTE SECONDA
LIVING URBAN SCAPE E LA RIGENERAZIONE URBANA NEI QUARTIERI
PUBBLICI Milena De Matteis
135
TERRITORI E PECULIARITÀ LOCALI
LA MISURA DELLO SPAZIO PUBBLICO
Daniele Carfagna
147
PAESAGGI DELL’ABITARE PUBBLICO A ROMA
Maria Livia Olivetti
157
ROMA. SGUARDI SUGLI SPAZI APERTI DELLA CITTÀ PUBBLICA
Giorgia De Pasquale
165
254
Indice
CITTÀ PUBBLICA DIFFUSA E PROGETTO URBANO PARTECIPATO
Milena De Matteis
171
I QUARTIERI PUBBLICI COME “SEMI DI URBANITÀ”
Stefano Munarin
181
MATERIALI PER LA RIGENERAZIONE
POLITICHE COMUNITARIE IN VENETO: I CONTRATTI DI QUARTIERE COME
STRUMENTO DI RIGENERAZIONE URBANA
Ianira Vassallo
PROGETTI DI RINNOVO URBANO IN GERMANIA: IL CASO DI HALLE
Maria Livia Olivetti
PROGETTO DEGLI SPAZI APERTI E CITTÀ PUBBLICA. RIPENSARE I VUOTI DI
PAESAGGI ENTROPICI
Anna Lambertini
187
195
203
DENSITÀ DI SPAZI E QUALITÀ URBANA
Andrea Sardena
209
USI INSTABILI DELLA STRADA
Claudia Marcon
219
GIARDINI CONDIVISI E PRATICHE SPONTANEE NELLO SPAZIO PUBBLICO
CONTEMPORANEO
Valeria Leoni
227
PARADIGMI POSSIBILI PER LA RIGENERAZIONE
Milena De Matteis, Claudia Faraone*
235
INDICE
253
255
La collana R.U.S.P.A. – Rigenerazione Urbana, dello Spazio Pubblico e dell’Abitare – si propone di documentare attività
di ricerca, esperienze operative, strumenti di lavoro e percorsi di riflessione relativi a differenti aspetti, questioni e scale
di intervento della rigenerazione urbana.
Aprendo lo spazio del confronto, si intende porre all’attenzione di tutti gli attori – enti, istituzioni, ricercatori, tecnici,
progettisti – che a diverso titolo intervengono su questi temi, una forma d’azione integrata ormai imprescindibile
per chi sviluppa percorsi di ricerca e progetto nella città e nel territorio contemporanei, mettendone in luce le plurime
possibilità e declinazioni.
Milena De Matteis
(Lecce, 1977), architetto e PhD in Progetto Urbano Sostenibile presso l’Università degli Studi Roma Tre, è ricercatore
in Urbanistica presso l’Università IUAV di Venezia, Dipartimento Culture del Progetto. È coordinatore nazionale della ricerca Firb
“Living Urban Scape”, che tratta la rigenerazione urbana delle periferie pubbliche attraverso la valorizzazione degli spazi aperti
e la partecipazione degli abitanti.
Alessandra Marin
(Venezia, 1965), architetto e PhD in Pianificazione territoriale e sviluppo locale, è ricercatrice confermata in Urbanistica presso
l’Università degli Studi di Trieste, dove insegna Progettazione urbanistica. La sua attività di ricerca tratta i temi della storia
urbana e dell’urbanistica, degli strumenti e progetti per la riqualificazione e la rigenerazione urbana – con particolare attenzione
all’approccio negoziale e partecipativo – e della promozione dei patrimoni ambientali, storici e culturali come volano
dello sviluppo locale.
ISBN 978-88-96386-30-9
Euro 25,00