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Edizioni L’Informatore Agrario
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Le forme di allevamento della vite adatte
per un vigneto di limitate dimensioni
C
on la scelta della forma di allevamento si deve puntare a realizzare
un investimento ottimale (numero
di piante per ettaro) in funzione del terreno, del clima e della combinazione
d’innesto. Si cercherà di ottimizzare la
qualità produttiva, di esporre al sole il
maggior numero di foglie, in particolare
quelle adiacenti ai grappoli e di creare
un buon arieggiamento dei grappoli in
via di maturazione, ma anche di facilitare il passaggio di macchine e attrezzi e,
in ultima analisi, di risparmiare al massimo la manodopera.
Le tendenze attuali delle moderne
forme di allevamento mirano a:
– sostituire il rinnovo annuale del tralcio
di potatura con un cordone permanente;
– lasciare ricadere liberamente la vegetazione, eliminando le legature, sia
invernali che estive e contenendo lo sviluppo dei germogli;
– infittire gli impianti, in particolare
rispetto alle vecchie soluzioni a tendone
o a pergola;
– alzare la fascia produttiva dal terreno,
per facilitare le operazioni colturali;
– disporre di sistemi di allevamento
facilmente meccanizzabili.
Le forme consigliabili
per i piccoli vigneti
Sono il Guyot e il cordone speronato,
per la loro semplicità, il buon rapporto
tra qualità e quantità prodotta, la buona
esposizione dei grappoli con minore
sensibilità alle malattie
Le forme di allevamento che consigliamo nelle piccole aziende per viti
destinate alla produzione di uva da vino
sono il Guyot per le aree del nord e il
cordone speronato per il centro e il sud.
Il sistema di allevamento va scelto
40-90
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Il Guyot è una
forma di
allevamento
diffusa in tutte le
aree viticole.
Chiamato anche
comunemente
«sistema a
spalliera», è
caratterizzato
dalla semplicità
della struttura e
dalla facilità con
cui si possono
effettuare le
potature
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Allevamento a Guyot. Questo sistema prevede la stesura del tralcio di
potatura (rinnovato annualmente) all’altezza di 70-120 cm dal suolo. La
struttura di sostegno si avvale
di pali posti a 4-5 metri di
distanza l’uno dall’altro e
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con un’altezza fuori terra di
metri 1,4-2,2. 1-Tralcio di
4
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potatura rinnovato
annualmente. 2-Germogli
5
dell’anno portanti
i grappoli. 3-Filo zincato del
n. 16. 4-Fili zincati binati del
n. 16; la disposizione binata
consente di inserire tra i fili
1
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la nuova vegetazione.
5-Filo portante di acciaio
del diametro di 2 mm.
6-Tubazione dell’impianto
irriguo a microjet posto
su filo zincato del n. 16
nel momento in cui si progetta l’impianto del vigneto, poiché da esso dipendono
le distanze delle viti sulla fila e tra i filari
e la scelta delle combinazioni d’innesto.
Anche pali e fili sa-ranno scelti di conseguenza.
I migliori risultati produttivi si raggiungono con fittezze d’impianto che
variano da 3.000 a 6.000 viti per ettaro,
a seconda delle combinazioni d’innesto,
del terreno, del clima, delle tecniche colturali e delle finalità enologiche.
Inoltre vanno considerate le dimensioni delle macchine operatrici e le prospettive di meccanizzazione della potatura e della vendemmia.
Per le forme di allevamento a Guyot
e a cordone speronato le distanze consigliabili variano da 180 a 300 cm tra le
file e da 80 a 140 cm sulla fila.
Guyot
È una forma di allevamento della vite
diffusa un po’ ovunque. Al Sud si ottiene
anche dalla trasformazione del tradizionale sistema ad alberello, in vista della
meccanizzazione.
Lo si chiama comunemente «sistema
a spalliera» ed è caratterizzato dalla
semplicità della struttura e dalla facilità
delle potature. Sono necessari pali in
cemento o in legno posti a 4-5 metri di
distanza sulla fila, e i fili, in numero di 2
o 3, di solito binati quelli superiori, sono
distanti tra loro circa 40 centimetri. Il
filo portante è teso a circa 70-120 cm da
terra; un ulteriore filo teso a 40-90 cm
dal suolo sarà necessario per sorreggere
la tubazione dell’impianto di microirrigazione.
I pregi del Guyot sono:
– la semplicità delle strutture di sostegno;
– la facilità di reperimento di manodopera esperta;
– la giusta fittezza dell’impianto;
– la buona esposizione fogliare;
– l’ottimale qualità della produzione;
– la sufficiente stimolazione vegetativa
per i vitigni più deboli;
– la possibilità di meccanizzazione delle
potature verdi e della vendemmia.
I difetti sono:
– l’eccessiva esposizione dei grappoli al
sole negli ambienti caldo-aridi;
– la necessità di rinnovare e legare ogni
anno il tralcio di potatura;
– l’elevata stimolazione dell’attività
vegetativa per le varietà più vigorose;
– l’impossibilità di meccanizzazione
della potatura invernale;
– una prevalenza del legno giovane sul
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/97
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Allevamento a cordone
speronato.
Le distanze e la
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struttura di sostegno sono
praticamente uguali a quelle
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del sistema a Guyot. La
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differenza riguarda il tipo di
potatura invernale che
prevede il mantenimento di un
5
cordone permanente (che se
correttamente potato non ha
bisogno di rinnovo) posto
all’altezza di 70-120 cm dal
suolo sul quale vengono
1
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lasciati 6-12 corti tralci
(speroni) di 1-3 gemme.
1-Cordone permanente.
2-Germogli dell’anno portanti
i grappoli. 3-Filo zincato del
n. 16. 4-Fili zincati binati del n. 16; la disposizione binata consente di inserire
tra i fili la nuova vegetazione; 5-Filo portante di acciaio del diametro di 2 mm.
6-Tubazione dell’impianto a goccia posta su filo zincato del n. 16.
Il cordone speronato ha una struttura
di sostegno simile a quella del Guyot;
rispetto a quest’ultimo non sono necessarie le legature invernali
Due sistemi di allevamento ancora molto diffusi:
la pergola e il tendone
La pergola è un’antica forma di allevamento diffusa nelle regioni settentrionali, ad esempio in Trentino-Alto Adige, nel Veneto occidentale e in Emilia
Romagna. La pergola trentina ha il tetto leggermente inclinato verso l’alto.
Questo sistema di allevamento richiede una complessa e costosa palificazione con pali verticali e obliqui.
La pergoletta emiliano-romagnola è a tetto orizzontale, con una o due ali
(pergola semplice o doppia), e rappresenta una forma di transizione tra le
alberature etrusche (in molte zone vi è ancora il tutore vivo) e le pergole vere
e proprie.
Le pergole del veronese e del vicentino hanno subito l’influenza del Trentino.
Le distanze d’impianto variano da 50 a 120 cm sulla fila e da 3 a 5 m tra le
file, rispettivamente per pergole semplici e pergole doppie. Nel Veneto queste
forme molto espanse si sono diffuse soprattutto tra gli anni Cinquanta e i
primi anni Sessanta. Oggi, con la necessità di produrre meno ma a costi contenuti e con la rarefazione della manodopera, l’adozione della pergola va
limitandosi solo alle piccole aziende viticole.
Il tendone è una forma di allevamento che prende origine dalle alberate e
dalle raggiere ed è ampiamente diffusa nell’Italia centro-meridionale.
Nella fase di produzione della vite a tendone i tralci a frutto partono da
un’altezza di 140-160 cm dal suolo e sono stesi sui fili all’altezza di 180 a
220 cm. Da ogni vite partono quattro capi a frutto. In questo modo si costituisce una copertura continua su tutto il terreno, che poggia su un’impalcatura
di pali e fili di ferro zincato. I tralci vengono disposti a raggiera per una lunghezza di 80-150 cm, ma in certi casi viene adottato un cordone permanente,
rinnovabile ogni 6-7 anni.
A sinistra. Pergola veronese potata con cordone permanente. A destra. Il
tendone è ancora ampiamente diffuso nell’Italia centro-meridionale
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/97
legno vecchio (importante sede delle
riserve di zuccheri per i grappoli in
maturazione); considerando anche il
germogliamento di solito irregolare si
ottengono perciò uve meno pregiate;
– il rischio di danni da vento.
Cordone speronato
Questo sistema si sta rapidamente
diffondendo. Rispetto al Guyot, col cordone speronato si eliminano le legature
e si favoriscono una vegetazione e una
produzione più regolari. La struttura di
sostegno è praticamente uguale a quella
del Guyot.
I pregi sono:
– la semplicità della struttura portante;
– la buona fittezza d’impianto;
– l’eliminazione delle legature dopo
l’entrata in produzione del vigneto;
– la stimolazione dell’attività vegetativa
sui vitigni deboli;
– il buon equilibrio vegeto-produttivo;
– la possibilità di meccanizzazione della
potatura e della vendemmia;
– la resistenza al vento;
– la buona esposizione al sole delle
foglie;
– il discreto arieggiamento dei grappoli;
– una prevalenza del legno vecchio sul
legno giovane, con conseguente mi-gliore maturazione delle uve.
I difetti sono:
– l’eccessiva stimolazione della nuova
vegetazione;
– il pericolo di esagerare con la carica di
gemme in potatura;
– qualche rischio in più di marciumi del
grappolo rispetto al Guyot;
– la necessità di disporre di personale
preparato per la potatura invernale;
– la difficoltà produttiva per vitigni con
bassa fertilità delle gemme basali quali
Corvina, Marzemino, Croatina, eccetera.
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