IL VIGNETO PER LA PRODUZIONE DI UVA DA VINO Lavori Nei

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IL VIGNETO PER LA PRODUZIONE DI UVA DA VINO Lavori Nei
IL VIGNETO
PER LA PRODUZIONE
DI UVA DA VINO
Lavori
Nei mesi di gennaio e febbraio
le potature e le manutenzioni delle
strutture assorbono completamente il
viticoltore. Le operazioni di potatura,
siano esse di allevamento o di produzione, sono fondamentali nella carriera del
vigneto e rappresentano uno strumento
fondamentale per determinare la futura
produzione o la futura forma della pianta nonché la sua vigoria.
La potatura secca rappresenta una
delle voci principali di utilizzo di manodopera nell’azienda viticola ed è destinata, mediante tagli selettivi, a regolare la
chioma per ottenere e mantenere nel
tempo una determinata forma della pianta e per ottenere una produzione di qualità costante nel tempo. In base all’età del
vigneto essa viene suddivisa in potatura
di allevamento e potatura di produzione.
Potatura di allevamento. Comprende
quelle operazioni di taglio effettuate nei
primi 2-3 anni di vita del vigneto allo
scopo di formare l’impalcatura delle
piante, cioè il legno permanente dal
quale si origineranno i tralci produttivi.
Sono interventi determinanti per il
futuro assetto della pianta, pertanto dovete effettuarli sapendo bene quale sarà
la forma di allevamento da ottenere.
Alla fine del primo anno di vegeta-
zione in tutte le forme di allevamento
eseguite un taglio di ritorno a 2-3 gemme, per consentire alla pianta di rafforzarsi senza entrare in produzione.
Gli eventuali grappoli che dovessero
formarsi dallo sperone nel corso della
stagione successiva devono essere eliminati; per contro, nei vigneti molto vigorosi potete lasciare 4-5 gemme sul
tralcio principale e ottenere così qualche grappolo che ridurrà l’eccesso di rigoglio vegetativo.
Il taglio di ritorno può essere ripetuto anche al secondo inverno se la bassa
vigoria della pianta lo richiede o se avversità di varia natura (grandinate in
particolar modo) hanno danneggiato in
maniera significativa il tralcio.
Alla fine del secondo anno di vegetazione il comportamento da tenere nei
confronti delle piante varia in funzione
della forma di allevamento.
Nelle viti allevate a Guyot, «capovolto» e «doppio capovolto», legate
strettamente il tralcio principale al tutore e cimatelo 10-15 cm sotto il filo di
ferro principale. Da esso si svilupperanno 2-3 tralci che utilizzerete nel corso
della successiva campagna per ottenere
la prima produzione e per ottenere gli
archetti per l’inverno successivo.
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febbraio 2004
Potatura di allevamento della vite in una delle forme a cordone permanente (Sylvoz, Casarsa, cordone speronato, cortina semplice.
1-Al termine della prima stagione vegetativa
accorciate il tralcio migliore a due-tre gemme
ed eliminate gli altri con un taglio raso (questa
operazione è comune a tutte le forme di allevamento). 2-A primavera avanzata favorite l’accrescimento del tralcio più adatto tagliando gli
altri. 3-Alla fine del secondo anno la pianta è
pronta per assumere la forma definitiva
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giugno 2004
3
febbraio 2005
Nelle viti allevate a cordone
speronato, cortina semplice, Casarsa e Sylvoz legate il tralcio principale lungo il filo di ferro facendo
in modo che le gemme siano posizionate verso l’alto; i legacci devono assicurare la perfetta aderenza
del tralcio al tutore e la disposizione rettilinea del cordone sul filo di ferro. La
curvatura deve essere morbida per non
strozzare il tralcio. Dal cordone orizzontale si svilupperanno i tralci destinati alla produzione dell’anno successivo.
Nelle pergole e nei tendoni il tralcio
viene prolungato e legato ai sostegni in
funzione della vigoria.
Con l’entrata in produzione (terzo o
quarto anno) si considera conclusa la
fase di allevamento.
Potatura di produzione. La potatura di
produzione comprende tutte le operazioni di taglio e regolazione della chioma che si effettuano ogni inverno per
equilibrare il rapporto tra produzione e
vegetazione. Con i tagli invernali:
– si determina direttamente la qualità e
la quantità della produzione, mediante
la scelta del numero di gemme da lasciare per ogni pianta e quindi il numero dei grappoli prodotti;
– si determina la vigoria della pianta,
regolando la lunghezza dei tralci e
quindi il numero di gemme su cui la
pianta può concentrare le sue risorse;
– si influenza la sanità delle piante, poiché tagli di potatura sul legno più vecchio possono causare l’insorgere di varie
malattie (mal dell’esca in particolare);
– si influenza la sanità della produzione
mediante la disposizione dei tralci, e
quindi dei grappoli, nello spazio assegnato alla pianta lungo il filare (grappoli
ben arieggiati e ben disposti sono meno
attaccati dalle malattie fungine e sono
raggiunti più facilmente dai trattamenti);
– si influenza anche il livello qualitativo
delle uve mediante la stessa disposizione dei tralci e quindi dei grappoli, poiché grappoli più esposti sono in grado
di aumentare l’accumulo di polifenoli e
antociani (uve rosse).
Il taglio a 1-2 gemme, con la creazione di uno sperone, identifica la potatura corta; questa è applicabile esclusivamente a quelle varietà che possiedono buona fertilità basale, cioè la capacità di produrre grappoli sui tralci dell’annata sviluppatisi dalle prime gemme (quelle più vicine al punto di innesto del tralcio sul legno vecchio). Nel
conto delle gemme non dovete considerare quelle del cercine basale (ingrossamento anulare alla base del tralcio), che
servono unicamente per il rinnovo dello
sperone nell’anno successivo e non porSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004
Due esempi di vigneto familiare di 1.500 metri quadrati
per la produzione di uva da vino
a cura di Silvio Caltran
Nord, Centro e Sud Italia
in ambiente temperato su terreno inerbito e con irrigazione
I lavori da eseguire in febbraio
m 30
I lavori da eseguire in gennaio
m 50
I due grafici riportano la situazione mensile di un vigneto inerbito che si trova in condizioni «normali» di coltivazione e
che è dotato di irrigazione di soccorso
Sud Italia, Nord Africa e altri Paesi del Mediterraneo
in ambiente caldo-arido su terreno lavorato e senza irrigazione
I lavori da eseguire in gennaio
I lavori da eseguire in febbraio
I due grafici riportano la situazione mensile di un vigneto allevato ad alberello basso che si trova in condizioni di clima
caldo-arido, su terreno lavorato e senza irrigazione (zone del Sud Italia, Nord Africa e altri Paesi situati nel bacino del
Mediterraneo)
Principali operazioni colturali
potatura
= secca
invernale
concimazione con
= fosforo e potassio
= concimazione
con azoto
= trattamenti
antiparassitari
= lavorazioni superficiali
del terreno
= falciatura dell’erba
= potatura
verde
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004
= vendemmia
= impianto
= concimazione
fogliare
= irrigazione
vendita e trasporto
= dell’uva alla cantina
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tano produzione.
La formazione di uno sperone con più
di due gemme, però, impedisce lo sviluppo delle gemme basali (si sviluppano solo le 2-3 apicali) e conseguentemente
rende impossibile mantenere il rinnovo
inserito direttamente sul legno vecchio.
Per le varietà a bassa fertilità basale,
invece, è necessario utilizzare una potatura lunga (oltre le 4-5 gemme) e adeguate forme di allevamento, ma anche in
questi casi è preferibile lasciare i tralci i
più corti possibile, aumentandone eventualmente il numero, poiché la potatura
corta produce uve di migliore qualità. In
quasi tutte le forme di allevamento che
prevedono tralci lunghi, questi devono
essere legati in posizione adeguata; nelle controspalliere spesso questi tralci si
piegano verso il basso per limitarne la
vigoria e incrementare la produzione e
si definiscono «archetti».
La forma di allevamento è legata indissolubilmente al tipo di potatura e cercare di creare «ibridi» tra le due comporta regolarmente problemi di gestione
della chioma e un peggiore livello qualitativo della produzione (posizionare un
archetto in un cordone speronato comporta lo squilibrio di tutta la chioma).
Le forme espanse (tendone, pergola
e Bellussi) richiedono tagli lunghi, legatura dei germogli e consentono alti livelli quantitativi.
Nelle controspalliere:
– il Sylvoz e il Casarsa prevedono la
presenza di tralci lunghi (legati nel
Sylvoz, liberi nel Casarsa), richiedono
sesti di impianto mediamente larghi (oltre i 100-120 cm tra le piante) e consentono alti livelli quantitativi; l’altezza del
cordone deve consentire la discesa dei
tralci perciò deve essere posizionato a
120-150 cm da terra;
– il cordone speronato e il Guyot sono
più efficienti con sesti di impianto ridotti (distanza delle piante anche inferiore al metro) e con altezze del cordone ridotte (fino ad 1 metro da terra),
poiché la vegetazione è esclusivamente
ascendente; alla speronatura del cordone è contrapposto il lungo tralcio del
Guyot in funzione della fertilità basale
della varietà. Entrambe queste forme di
In questo periodo va eseguita la potatura di produzione. Con questa potatura si determinano direttamente la qualità e la quantità della produzione, mediante la scelta del numero di gemme
da lasciare per ogni pianta
Una volta terminata la potatura, si può
procedere alla manutenzione delle
strutture di sostegno del vigneto
allevamento consentono produzioni di
alta qualità e rese contenute. Il cordone
speronato, attualmente, è la forma di allevamento più flessibile (consente cioè
di passare facilmente ad altre forme di
allevamento) ed è in grado di garantire
una migliore qualità della produzione
(per la ottima disposizione dei tralci e
delle uve); inoltre, se opportunamente
strutturato, è in grado di assicurare un
ottimo rapporto tra superficie fogliare e
quantità di grappoli.
Indicativamente, per uve di alta qua-
Capacità di sopportare la potatura corta di alcune varietà di vite
Varietà a buona fertilità basale
in cui è possibile speronare
Varietà a scarsa fertilità basale
in cui non è consigliato speronare
Aglianico, Cabernet sauvignon, Chardonnay, Malvasia nera di Lecce, Merlot,
Montepulciano, Moscato Bianco, Negroamaro, Pinot Bianco, Pinot Grigio, Pinot Nero, Primitivo, Riesling Italico, Riesling Renano, Sangiovese
Albana, Barbera, Cabernet Franc, Cannonau (Tocai Rosso), Corvina, Garganega,
Lambruschi, Malvasie bianche, Marzemino, Molinara, Nebbiolo, Prosecco, Raboso, Refosco, Rondinella, Sauvignon, Tocai, Trebbiani, Verdicchio, Verduzzo
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lità, si tende a rispettare il seguente rapporto: 1-1,5 kg di uva per metro quadrato di superficie fogliare.
In ogni caso la speronatura male si
adatta a vigneti non in equilibrio per eccesso di vigoria, di qualsiasi varietà,
poiché la potatura corta aumenta la vigoria e l’uva viene spesso coperta dalla
vegetazione;
– la cortina semplice unisce la potatura
corta del cordone speronato e la vegetazione discendente del Casarsa.
Il GDC è una doppia cortina semplice che mantiene dunque la potatura a
sperone e un’altezza sufficiente a lasciar ricadere la vegetazione; il doppio
cordone, però, costringe a mantenere la
vegetazione verso l’esterno del doppio
filare. Permette di ottenere un buon livello qualitativo ad una discreta quantità di prodotto.
La scelta delle diverse forme di allevamento, e quindi della lunghezza di
potatura, è condizionato dalla fertilità
basale della varietà, cioè dalla capacita
di produrre germogli fertili dalle gemme più vicine al legno permanente: varietà a buona fertilità basale sopportano
la potatura corta e quella lunga indifferentemente, ma varietà a bassa fertilità
basale sono in grado di produrre solo
dopo la quarta gemma e non potranno
mai dare produzione con potature corte.
Nel riquadro in basso a sinistra sono
riportate alcune varietà e la loro capacità di sopportare la potatura corta.
La carica di gemme, cioè il numero
di gemme da lasciare per ogni pianta, è
fortemente correlata alla forma di allevamento e al sesto di impianto, pertanto
le indicazioni vengono espresse normalmente in numero di gemme per
pianta per le pergole e i tendoni e in numero di gemme per metro lineare di filare per le forme di allevamento a Guyot, ad alberello o a cordone permanente (cordone speronato, cortina semplice, Sylvoz, Casarsa, ecc.).
Una carica media indicativa è di 2535 gemme per pianta nelle pergole semplici, 40-60 gemme per pianta nelle
pergole doppie e nei tendoni, e 12-15
gemme per metro lineare di filare nelle
altre forme di allevamento (ma nelle
produzioni di alta qualità si arriva a 4-5
gemme per metro nelle varietà a grappolo più grosso). Ovviamente potete
variare il numero di gemme a seconda
del peso medio dei grappoli delle vostre
varietà e in funzione della quantità e
della qualità che volete ottenere: indicativamente, per vigneti a media densità
(5.000 ceppi per ettaro) e per ottenere
uve di alta qualità non si devono superare 1,5-2 kg di uva per ceppo.
Poiché la produzione di uva riduce
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004
in maniera proporzionale il numero e la
dimensione dei tralci, lasciate meno
gemme nelle piante più deboli e, viceversa, utilizzate una potatura più ricca
in quelle più vigorose.
In alcuni vigneti la lunga siccità dell’estate 2003 ha causato una precoce e
talvolta intensa defogliazione ed ha probabilmente compromesso l’accumulo di
sostanze di riserva inducendo un possibile fattore di debolezza nel superamento dell’inverno e alla ripresa vegetativa.
In questi casi posticipate l’avvio delle
operazioni di taglio all’inverno avanzato, per garantire una maggior resistenza
al freddo delle piante e per controllare la
vitalità dei tralci al momento delle potature. Sempre nei vigneti che hanno sofferto per la scarsità d’acqua conviene ridurre il numero di gemme da lasciare su
ogni ceppo per garantire una maggiore
vigoria dei germogli che si svilupperanno nella primavera successiva.
Poiché la vite differenzia le gemme a
fiore, da cui si svilupperanno i grappoli,
sui tralci dell’anno inseriti su quelli sviluppatisi l’anno precedente, i tralci che
hanno già prodotto vanno eliminati del
tutto o in parte mentre i tralci sviluppatisi nel corso dell’annata trascorsa, opportunamente regolati, sono destinati
alla successiva produzione.
Il posizionamento dei tralci o degli
speroni lungo il cordone deve consentire l’armonico sviluppo dei tralci nello
spazio assegnato, senza affastellamenti
e sovrapposizioni, inoltre deve essere
attentamente controllato se utilizzate la
vendemmia meccanica: evitate di lasciare tralci o speroni in prossimità dei
pali, poiché questi ultimi impediscono
lo scuotimento della pianta da parte dei
battitori della vendemmiatrice e l’uva a
ridosso dei pali resta sulla pianta, costringendovi ad un ripasso manuale.
Dopo le operazioni di taglio i residui
di potatura vanno lasciati in loco e triturati con un trinciasarmenti, poiché contribuiscono a mantenere alto il tenore di
sostanza organica nel terreno; solo nel
caso ci sia notevole presenza di
malattie del legno, quali eutipiosi
o mal dell’esca, i tralci vanno allontanati e bruciati.
Una volta terminato il taglio della vegetazione procederete alla manutenzione delle strutture del vigneto, curando la
stabilità dei pali e la tensione dei fili di
ferro, che potrebbero aver ceduto sotto il
peso della vegetazione e della produzione nella stagione appena trascorsa.
Terminate le operazioni di potatura,
nelle forme di allevamento che richiedono il posizionamento obbligato dei
tralci (Guyot, Sylvoz, pergole, tendoni,
ecc.), potete iniziare la legatura degli
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004
Superato il periodo più freddo dell’inverno, potete iniziare la messa a dimora delle nuove piante di vite
archetti o dei tralci; se l’archetto ha la
curva molto accentuata attendete di
procedere nelle giornate più umide o a ridosso del germogliamento, quando il legno è più flessibile e non
rischia di spezzarsi al momento della
piegatura.
Come ultimo intervento invernale
controllate le legature del legno vecchio, curando che non si creino strozzature di quello in accrescimento e che il
cordone non si fletta per il peso della
produzione. I materiali che si possono
utilizzare per le legature sono numerosi; i tradizionali legacci di vimini sono
sempre più frequentemente sostituiti da
tubetto plastico di diverso diametro, da
nastro sempre di materie plastiche o da
appositi ganci e cambrette metalliche.
Sono disponibili sul mercato anche delle piccole legatrici portatili a batteria.
Nuovi impianti. Superato il periodo
più freddo dell’inverno, in genere inizia la messa a dimora delle nuove piante di vite. Completata la preparazione
del terreno, potete iniziare il tracciamento del nuovo vigneto posizionando
i picchetti di riferimento per la dislocazione dei pali e delle viti; il miglior
orientamento dei filari è quello nordsud che assicura la maggior insolazione, ma molte volte si è condizionati dalla forma e dalla disposizione dell’appezzamento; in quasi tutti i casi, infatti,
si preferisce l’orientamento che permette di ottenere la massima lunghezza
dei filari e la migliore meccanizzazione
delle operazioni colturali.
Se intendete procedere con l’impianto meccanizzato, le operazioni di
tracciamento vengono notevolmente
semplificate, poiché l’allineamento dei
filari viene ottenuto tramite un proiettore laser.
In ogni caso assicurate una adeguata
larghezza delle capezzagne e dei filari,
per consentire il passaggio delle macchine e delle attrezzature, soprattutto
nei vigneti in collina e tenete presente
che tanto più stretto è lo spazio tra i filari, tanto più ampia deve risultare la capezzagna, poiché le macchine operatrici che percorrono i filari devono uscire
completamente dal vigneto per effettuare le operazioni di svoltata.
Fatevi consegnare le barbatelle, che
avete ordinato per tempo, solo quando
avrete definito la data di avvio dei lavori, poiché il vivaista è in grado di assicurarne la conservazione alla giusta temperatura e al giusto grado di umidità.
La preparazione delle barbatelle è
semplice e veloce, poiché basta accorciare le radici a circa 10-15 centimetri.
Al momento dell’impianto, che può
essere manuale o meccanico, verificate
che il terreno sia sufficientemente umido
da assicurare un adeguato rifornimento
idrico alle barbatelle; in caso contrario
immergete le barbatelle in acqua per circa mezz’ora per una prima reidratazione
e successivamente intervenite con una
leggera irrigazione localizzata.
Evitate accuratamente di porre a
contatto delle radici i fertilizzanti
chimici o organici che avete previsto di
utilizzare, poiché potrebbero compromettere la vitalità delle piantine.
In genere l’installazione delle strutture di sostegno si effettua successivamente all’impianto, ma si deve completare il lavoro prima della ripresa vegetativa delle piante, per evitare di danneggiare i fragili germogli. La scelta del tipo di pali da utilizzare (di legno, di cemento, di plastica riciclata o di ferro) è
legata a diversi fattori, quali la durata,
l’elasticità, la reperibilità e soprattutto
il prezzo; bisogna verificare l’utilizzo
di ciascun materiale in relazione alla tipologia di vigneto prescelta e ad eventuali vincoli paesaggistici.
Per le barbatelle poste nell’intervallo
Per impianti di alcune migliaia di viti
conviene ricorrere alle macchine trapiantatrici con allineamento laser, gestite da contoterzisti
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tra i pali di sostegno dovete posizionare
un tutore che consenta di sostenere la
giovane piantina nei primi anni di sviluppo. Attualmente si sta diffondendo
l’uso di tondini di ferro per l’edilizia
(diametro 6, 8, 10 mm a seconda dell’altezza necessaria) in sostituzione dei
tutori in legno; essi sono praticamente
indistruttibili e possono essere facilmente riciclati una volta finito il loro
compito, hanno il vantaggio del basso
costo e resistono molto bene alle sollecitazioni dei tastatori delle macchine
operatrici. Anche per i fili di ferro il
mercato offre una ampia gamma di prodotti; prima dell’acquisto verificate le
varie soluzioni confrontandovi magari
con altri viticoltori.
Attualmente sono in commercio
quattro tipologie di «filo di ferro»:
– filo di ferro zincato, in fase di abbandono, perché ha un’alta dilatazione termica, che costringe il viticoltore a rimetterlo in tensione frequentemente, e
una breve durata, sebbene abbia un costo minore al chilogrammo;
– filo di ferro a tripla zincatura, di maggiore durata e minore dilatabilità;
– filo di ferro a tripla zincatura con alluminio, di durata ancora maggiore, ancora minore dilatabilità e maggiore resistenza;
– filo di acciaio, di minima dilatabilità e
massima durata e resistenza, ma con un
costo più alto al chilogrammo.
Man mano che aumenta la resistenza
del prodotto è possibile diminuire il diametro dei fili utilizzati, pertanto si riduce il costo al metro, ma ogni soluzione
deve tener conto delle caratteristiche del
vigneto e delle resistenze necessarie.
Nei vigneti moderni, con densità di
impianto medio-alte e basse rese, che
dovrebbero avere maggiore durata nel
tempo, si preferisce utilizzare i fili a
maggiore resistenza, anche se quelli di
acciaio possono causare inconvenienti
nei vigneti meccanizzati a causa della
loro rigidità.
Se avete in progetto l’impianto di un
nuovo vigneto nell’inverno del prossimo anno, può essere vantaggioso prenotare già ora le barbatelle presso i vivaisti, soprattutto se utilizzerete varietà
e/o portainnesti poco diffusi; in questo
caso il vivaista potrà procedere subito
all’innesto da voi indicato e avrete la
certezza della disponibilità del materiale al momento dell’impianto.
Interventi fitosanitari
In questa epoca possono essere
asportati i tralci colpiti da escoriosi (vedi foto a pag. 61 in basso de «i Lavori»
di gennaio-febbraio 2003); questa ma-
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lattia del legno è riconoscibile dalla
presenza di screpolature longitudinali
nei primi internodi dei tralci.
Sempre in questa fase si procede al
risanamento dei ceppi colpiti dal mal
dell’esca che erano stati contrassegnati
in precedenza nel periodo di fine estateinizio autunno. Capitozzateli sopra il
punto di innesto per allevare un paio di
germogli allo scopo di ricostituire una
nuova pianta sana.
Il materiale infetto deve essere ovvia-
mente asportato e bruciato e gli attrezzi
utilizzati (forbici, sega, ecc.) devono essere disinfettati con ipoclorito di sodio
(la comune varechina). Anche il taglio,
realizzato 5-6 centimetri sopra il punto
di innesto, deve essere coperto con apposite paste cicatrizzanti (ad esempio
Bayleton SK, Cicatrin, Baumbalsamo).
Le colonie di cocciniglie eventualmente presenti si possono eliminare manualmente attraverso la scortecciatura e
la successiva spazzolatura dei ceppi.
LA VITICOLTURA
IN AMBIENTE CALDO-ARIDO
Lavori
L’installazione delle strutture di sostegno si effettua successivamente all’impianto e si deve completare il lavoro
prima della ripresa vegetativa
Sopra. Tronco di vite attaccato dal mal
dell’esca. Sotto. Cocciniglia farinosa
(Planococcus citri), lunga 3 mm
Le scelte per l’impianto di un nuovo
vigneto. Ottenuta l’autorizzazione al
reimpianto da parte degli uffici regionali o provinciali preposti, potete dare il
via alla progettazione e alle realizzazione del nuovo impianto viticolo.
Solitamente, queste scelte vengono
attuate sin dall’estate precedente o al
massimo dopo la vendemmia; tuttavia,
se non è stato possibile prima, dopo
aver scelto un appezzamento il più possibile regolare e ben posizionato, verificate la sua sistemazione superficiale, al
fine di facilitare il successivo passaggio
delle macchine operatrici.
Con pendenze di un certo rilievo e
con terreni non facilmente soggetti all’erosione, al posto delle costose sistemazioni a terrazzi o a ciglioni, preferite
la sistemazione dei terreni a rittochino,
cioè nel senso della massima pendenza.
Si tratta di una soluzione che facilita il
passaggio delle macchine operatrici, in
particolare delle trattrici a quattro ruote
motrici o cingolate, senza rischi di ribaltamento laterale.
Subito dopo, se il terreno si presenta
in tempera, cioè con giusta umidità,
procedete all’aratura di fondo o scasso. Con essa, potete interrare anche una
buona quantità di fertilizzanti organici
(almeno 700-800 quintali per ettaro di
buon letame, oppure almeno 40-50
quintali per ettaro di ammendanti organici essiccati). Lavorando il terreno ad
una profondità di almeno 50-60 centimetri per mezzo di un buon aratro o anche fino a 90 centimetri grazie ad un robusto ripuntatore, creerete i presupposti
per immagazzinare una maggior quantità di pioggia, consentendo alle piante
di resistere il più possibile alla siccità.
Nello stesso tempo (ma sarebbe meglio almeno un anno prima dell’impianto) richiedete al vivaista o al rivenditore
di fiducia la migliore combinazione
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004
d’innesto, cioè portinnesto e vitigno, in
grado di fornirvi buoni risultati qualitativi e, nello stesso tempo, una buona resistenza alla siccità, alla salinità e alla
scarsa fertilità del terreno.
La scelta del vitigno dipende, come
sapete, da precise norme legislative che
indicano varietà consigliate, varietà ammesse e varietà in osservazione per la
vostra provincia, oppure, per la Sicilia,
varietà di uva da vino idonee alla coltivazione per l’intera regione; inoltre, la
scelta dipende dai disciplinari di produzione per vini Doc e dagli obiettivi enologici che intendete raggiungere.
La scelta del portinnesto è legata ai
requisiti di resistenza alla siccità (per
questo vanno bene il 140 Ruggeri, il
1103 Paulsen, il 110 Richter), alla salinità (ottimo il 1103 Paulsen) e alla scarsa fertilità del terreno (bene il 140 Ruggeri, il 1103 Paulsen e il 779 Paulsen).
In alcuni ambienti viene richiesta anche
una buona resistenza al calcare attivo
del terreno e a questo scopo, oltre al 140
Ruggeri e al 1103 Paulsen, si presta bene anche il 41 B.
In tutti i casi, scegliete materiale vivaistico garantito, con mazzetto di barbatelle dotato di etichetta gialla (materiale
standard) o meglio di etichetta blu (materiale certificato o clonale) a garanzia della sanità del materiale e del buon grado
di selezione sia per quanto riguarda il
portinnesto che per la varietà europea.
La messa a dimora delle barbatelle.
Se il vostro terreno è pronto, razionalmente concimato (preferibilmente dopo
un’analisi fisico-chimica), arato a giusta profondità, ripulito dai sassi, affinato con estirpatori o erpici e tracciato
(cioè se avete indicato correttamente i
punti dove vanno collocate le barbatelle
ed eventualmente i pali nel caso di adozione di sistema di allevamento a spalliera), cade da fine gennaio a tutto febbraio il momento più adatto per mettere
a dimora le barbatelle, siano esse innestate o selvatiche.
Con piantine già potate e paraffinate
potete passare subito alla fase operativa; viceversa, sulle piantine appena
sterrate o tolte dal mucchio di sabbia
sotto il quale erano state conservate, dovete effettuare la cosiddetta potatura di
trapianto, accorciando le radici e tagliando il tralcio migliore a 2-3 gemme.
In alternativa alla tradizionale copertura con terra della testa della vite messa
a dimora, potete ricorre alla paraffinatura sino a 10 centimetri sotto il punto
d’innesto. In questo caso, ponete la massima attenzione al tipo di paraffina che
usate, perché essa dovrà resistere il più
possibile alle alte temperature primaveSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004
rili, pena il rischio di forti danni da tossicità alle piantine, fino alla loro morte.
Nell’ambiente caldo arido le distanze
d’impianto assumono un ruolo fondamentale in quanto, per resistere bene alla siccità, ogni vite non dovrà produrre
più di 2-3 kg di uva e nello stesso tempo
non dovrà vegetare eccessivamente, al
fine di limitare le perdite di acqua per
traspirazione fogliare. Occorre quindi
optare per impianti abbastanza fitti (almeno 4.000-5.000 viti per ettaro, in funzione della combinazione d’innesto) e
adottare forme di allevamento alquanto
contenute (alberelli e spalliere basse).
In ogni caso, messe a dimora le piantine, per favorire l’accostamento del
terreno alle radici, in particolare con
barbatelle paraffinate, se non pioverà
entro pochi giorni, dovete apportare 4-5
litri di acqua per pianta, avvalendovi di
contenitori vari o della stessa botte impiegata per i trattamenti antiparassitari.
A proposito di sistemi di allevamento, anche in questi ambienti si assiste ad
una progressiva rarefazione della manodopera disponibile sia per le potature
sia, soprattutto, per la vendemmia; ragion per cui, la scelta della forma di allevamento deve tenere conto anche dell’eventuale possibilità di meccanizzazione, quindi deve cadere sui sistemi
più adatti. Per questo le forme obbligate quali Guyot e cordone speronato basso sono nettamente preferibili rispetto
al tradizionale alberello.
Le strutture di sostegno anche per le
spallierine basse dovranno comunque
essere robuste, funzionali e durature.
Riguardo ai pali, per i nuovi impianti, oltre ai tradizionali ed economici pali in cemento armato, meglio se precompressi e di dimensioni ridotte (cm 6
x 6 o al massimo 7 x 7), ben si adattano
Se non vi è stato possibile prima, intensificate i tempi per la preparazione del
nuovo impianto tramite l’asportazione
di eventuali sassi, l’aratura e le successive operazioni di rifinitura, avendo naturalmente cura di intervenire solo con
terreno in tempera
Con l’arrivo del nuovo anno in ambiente caldo-arido si entra nel vivo della
nuova campagna viticola, sia con i
nuovi impianti viticoli, sia con la potatura e la concimazione dei vigneti in
produzione
anche i pali in ferro zincato e, pur con i
limiti di durata, i pali in legno di pino
trattato o di castagno; tutti vanno posti
alla distanza di circa 5-6 metri sulla fila,
alla profondità di almeno 60 cm e devono caratterizzarsi per un’altezza di circa
130-140 cm fuori terra. Il filo portante,
in acciaio o in ferro protetto da zinco o
alluminio, andrà steso e fissato ai pali
all’altezza di 50-60 cm da terra. Sopra
andranno collocate due coppie di fili
metallici rispettivamente a cm 30-35 e a
cm 75-80 dal filo portante.
La potatura di allevamento. Questa
operazione, da effettuarsi nei giovani
vigneti di uno-due anni di vita, è soprattutto finalizzata alla formazione della
pianta, in funzione della forma di allevamento.
Con piante messe a dimora già innestate, ad un anno dall’impianto, conviene normalmente potare il tralcio meglio
posizionato a 2 gemme, al fine di ottenere in primavera 3-4 germogli, dei
quali solo 1-2 verranno lasciati e legati
alla struttura di sostegno. Eccezionalmente, se nel corso dell’anno precedente i tralci sono cresciuti parecchio, ad
esempio grazie a piogge più abbondanti e in terreni fertili, potete lasciare con
la potatura secca un tralcio di 6-7 gemme di lunghezza, il quale nella prossima primavera potrà fornirvi una discreta produzione sui 3-4 germogli per
pianta che lascerete nel prossimo aprile.
Con la potatura alla fine del secondo
anno d’impianto, la scelta sarà quasi
obbligata e strettamente collegata alle
caratteristiche della forma di allevamento adottata. In particolare, se avete
adottato la forma ad alberello, potate il
tralcio principale alla lunghezza di 5-6
gemme (quindi a circa 45-50 cm da ter-
63
ra), mentre, se avete adottato il sistema
a Guyot basso, stendete il tralcio migliore sul filo portante e potatelo alla
lunghezza di circa 10-12 gemme, delle
quali 5-6 devono essere presenti sul
tratto orizzontale addossato al filo di
sostegno.
I lavori nei vigneti in produzione. Negli ambienti caldo-aridi, i lavori dei mesi di gennaio-febbraio interessano la
potatura secca, le operazioni ad essa
connesse, le concimazioni e le prime lavorazioni del terreno per il controllo
delle infestanti.
Riguardo alla potatura, come già
detto nei lavori di novembre-dicembre
2003, pag. 52, è fondamentale contenere la carica di gemme per ceppo entro
un numero variabile mediamente tra le
5 e le 10 gemme a seconda della varietà
e degli obiettivi enologici.
In questi ambienti, nei quali la fertilità delle gemme è ovunque buona, va
preferita la potatura a speroni (alberello, cordone speronato basso), ma può
essere adottata anche la potatura a Guyot semplice, con tralcio di 4-8 gemme
di lunghezza e con relativo speroncino
basale di due gemme per il rinnovo.
Per l’esecuzione dei tagli di potatura,
alle tradizionali forbici manuali potete
oggi preferire le forbici pneumatiche,
collegate ad un compressore azionato
dalla trattrice o ad un motorino autonomo, oppure, più semplicemente, potete
avvalervi di comode forbici elettroniche,
azionate da una batteria ricaricabile portata a mo’ di zainetto e in grado di funzionare per almeno otto ore di lavoro.
Alla potatura seguirà la legatura dei
tralci per le forme a spalliera potate a
Guyot (ci si può avvalere anche per
questa operazione delle legatrici elettroniche oggi in commercio), previo
controllo delle strutture di sostegno;
seguirà la distruzione dei tralci di potatura per mezzo della trinciatura o, nel
caso del piccolo vigneto familiare, con
l’asportazione dei tralci dal vigneto e la
successiva bruciatura.
Le concimazioni. Le concimazioni negli ambienti caldo-aridi si basano sui
principi già riportati ne «i Lavori» dei
mesi scorsi. Rispetto alla viticoltura in
ambiente temperato, le dosi devono essere ridotte, dati gli obiettivi produttivi
necessariamente inferiori. Diversa è anche l’epoca di distribuzione.
Le concimazioni azotate in particolare, alla dose media di 1-1,5 quintali
per ettaro di nitrato ammonico-26, devono infatti essere effettuate in questo
periodo (febbraio); in tal modo saranno
rapidamente interrate con le lavorazioni
64
IL VIGNETO
PER LA PRODUZIONE
DI UVA DA TAVOLA
Lavori
Per la potatura secca nei vigneti in produzione utilizzate forbici maneggevoli e
sicure; con vigneti di alcuni ettari di
superficie conviene ricorrere all’uso di
forbici elettroniche o pneumatiche
Trinciate e lasciate nel vigneto i tralci di
potatura in mancanza di sintomi di malattie del legno, quali mal dell’esca ed
eutipiosi. Viceversa, portate i tralci fuori
dal vigneto e bruciateli in luoghi adatti,
cioè distanti da strade e fabbricati
o con le ultime piogge di fine inverno e
saranno, quindi, a disposizione delle
piante sin dalla fase di germogliamento.
Per gli altri elementi (potassio, fosforo, magnesio, ferro), per i quali non
esiste il rischio di perdite per volatilizzazione, e per gli eventuali ammendanti organici vale quanto riportato ne «i
Lavori» di novembre-dicembre 2003, a
pag. 52.
Le lavorazioni del terreno. Per quanto
riguarda le lavorazioni del terreno, ricordiamo che anche negli ambienti mediterranei queste devono essere contenute,
sia per quanto riguarda la frequenza,
che, soprattutto, la profondità e sono da
effettuarsi preferibilmente solo in presenza di erbe infestanti ben sviluppate.
Lungo la fila, se avete effettuato il
controllo a fine autunno con un erbicida
ad azione sistemica, avrete ora la superficie ancora pulita; pertanto non serve
alcun intervento.
Per l’uva da tavola valgono, in linea di
massima, le regole descritte per l’uva da
vino sia per il controllo delle erbe infestanti sviluppatesi a fine autunno-inizio
inverno, sia per il ritiro e la conservazione delle barbatelle per il nuovo vigneto.
Diverse sono invece le indicazioni
per quanto riguarda la scelta dei pali e
dei fili per i nuovi vigneti e la loro messa a dimora, date le differenze produttive e la scelta della forma di allevamento a tendone quale soluzione generalizzata per la produzione di uva da tavola.
Anche per la potatura secca e per le
concimazioni vi sono differenze, che
vedremo successivamente.
La struttura portante di un vigneto di
uva da tavola allevato a tendone deve
essere molto robusta. Da decenni si usano i pali di cemento armato, alternati o
non con pali di castagno, assicurati con
una fitta rete di fili di ferro zincato e con
robuste corde d’acciaio le quali, fissate
lungo il perimetro dell’appezzamento,
ne formano lo scheletro portante. Ai
quattro angoli, ci si avvale poi del sostegno di altrettante robustissime colonne metalliche o di pali di cemento armato ben ancorati.
Più semplice sarebbe la soluzione
con forme di allevamento a spalliera,
quali Guyot e cordone speronato (da
scegliere solo per le varietà con buona
fertilità basale), per le quali valgono le
indicazioni tecniche descritte per la viticoltura da vino. Con queste non si raggiungono di certo le forti produzioni del
tendone o delle pergole, ma la qualità
dell’uva e soprattutto la maggiore semplicità di gestione le fanno preferire in
tutti i piccoli vigneti familiari.
La potatura secca. Le regole operative
della potatura secca sono simili a quelle
adottate per la viticoltura da vino, con
l’eccezione della lunghezza dei tralci,
che è standardizzata secondo le esigenze della forma di allevamento, a tendone o a pergola. In ogni caso anche l’uva
da tavola richiede che i grappoli, e soprattutto le foglie ad essi vicine, siano
ben esposti al sole e arieggiati.
Per le forme a tendone e a pergola,
sin da ora dovete pertanto ricercare la
creazione di spazi vuoti nell’interfilare,
allo scopo di permettere l’entrata primaverile ed estiva di aria e di luce, fattori fondamentali per la migliore maturazione dell’uva e per la prevenzione
degli attacchi parassitari.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004
Per la legatura dei tralci potete avvalervi dei tradizionali vimini o, più utilmente, dei moderni legacci sintetici
quali i tubetti in gomma, interessanti
per la resistenza e per la buona elasticità, o ancora dei fili in plastica con anima metallica.
Se disponete di elevate superfici, per
la legatura potete anche avvalervi di
macchinette legatrici sia manuali che
elettroniche, in grado di stendere e di
avvolgere rapidamente il filo di plastica, quindi di ridurre notevolmente il
tempo di legatura.
Terminata la potatura, cade il momento per la trinciatura dei tralci con
apposita macchina trinciasarmenti, oppure si provvede all’asportazione e alla
successiva bruciatura degli stessi,
nel caso siano presenti gravi malattie del legno, quali mal dell’esca ed
eutipiosi.
Le concimazioni. Le concimazioni, anche per i vigneti di uva da tavola, si basano sui principi già riportati ne «i Lavori» dei mesi scorsi.
Riguardo alle dosi, ponete la massima attenzione alla quota azotata, la
quale deve essere finalizzata alla ricerca
di uve sane e di buona qualità.
Per quanto riguarda l’epoca di distribuzione, si ricorda che le concimazioni
azotate in particolare, alla dose media
di 50-60 unità per ettaro (pari a 2-2,3
quintali per ettaro di nitrato ammonico26), devono essere anticipate alla fine di
questo periodo (febbraio); in tal modo
saranno rapidamente interrate con le lavorazioni o con le ultime piogge di fine
inverno e saranno a disposizione delle
piante sin dalla fase di germogliamento.
Se necessario, una seconda dose di concimi azotati potrà essere distribuita a
metà primavera, ma di questo parleremo più avanti.
Per gli altri elementi (potassio, fosforo, magnesio, ferro), per i quali non
esiste il rischio di perdite per volatilizzazione, e per gli ammendanti organici
vale quanto riportato ne «i Lavori» di
novembre-dicembre 2003, a pag. 54.
Effettuate il taglio delle parti infette
sui tralci dell’annata, i capi a frutto e
talvolta le stesse branche. Gli organi risultano spesso interessati fin nelle zone
inferiori con la cecità delle gemme più
basse: in questi casi preferite una potatura cosiddetta «lunga». È possibile intervenire anche attraverso il recupero di
altri capi a frutto ancora sani, oppure
grazie ai polloni, ma con una potatura
così drastica si riduce di molto la produttività, soprattutto nel caso dell’uva
da tavola, e risulta spesso preferibile
estirpare le piante fortemente colpite.
Programmate i nuovi vigneti con
piante sane obbligatoriamente accompagnate dal passaporto delle piante. Ricordate che i reimpianti immediati sono
assolutamente sconsigliati soprattutto
per le infestazioni di pericolosi nematodi, tra l’altro vettori di virosi. È possibi-
Nei vigneti di uva da tavola coltivati
sotto tunnel in ambienti mediterranei
da fine gennaio-inizio febbraio prende
avvio il germogliamento
le reimpiantare solo dopo aver effettuato ampie rotazioni con colture erbacee
per far riposare il terreno.
L’UVA FRAGOLA
Lavori
Per quanto riguarda l’operazione di
potatura secca vale quanto indicato per
l’uva da vino e da tavola. Tenete presente, però, che le piante di uva fragola
bianca e nera presentano normalmente
un vigore elevato e, pertanto, esse richiedono l’adozione di forme di allevamento a sviluppo orizzontale, tipo pergola semplice o doppia, tendone, Guyot
bilaterale, ecc.
Se avete previsto la moltiplicazione
di alcune piante, in febbraio, possibilmente in fase di luna calante, potete tagliare i tralci da cui ricavare eventuali
talee per la produzione di barbatelle radicate (per le varietà di uva fragola
bianca e nera non è infatti indispensabile l’innesto e si possono moltiplicare
per semplice talea). Si devono scegliere
dei tralci ben lignificati i quali, ripuliti
dai viticci, si tagliano alla lunghezza di
un metro circa, si legano in fasci e si
conservano, fino al periodo della preparazione delle talee (nel mese di marzo),
all’aperto sotto 40-50 cm di sabbia fresca, oppure in cella frigorifera a 3-5° C
con umidità compresa tra l’80 e il 90%.
Mancando una cella frigo in grado di
garantire detta umidità, conviene immergere totalmente i tralci appena raccolti in acqua per 2-3 giorni; dopo di che
si avvolgeranno con teli di pvc o si porranno in sacchi di plastica, sempre a tenuta perfetta, e si immetteranno in cella
frigo, alla solita temperatura di 3-5° C.
Allo scopo di ricercare un miglior equilibrio vegetativo e, soprattutto, di disporre di materiale sano e selezionato
potrete utilizzare anche barbatelle di
Isabella nera e bianca innestate, sempre
più diffuse in commercio, in particolare
presso i vivaisti più organizzati.
Interventi fitosanitari
Interventi fitosanitari
Seguite per l’uva da tavola la stessa
prassi fitosanitaria già specificata nel
capitolo dedicato agli interventi per l’uva da vino (vedi pag. 62). Vogliamo solo ricordarvi che la famosa varietà di
uva da tavola Cardinal è suscettibile alle infezioni di escoriosi (vedi foto a
pag. 61 in basso de «i Lavori» di gennaio-febbraio 2003), quindi è davvero
essenziale una buona potatura invernale
con finalità fitosanitarie.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004
Per l’uva fragola non sono necessari trattamenti antiparassitari.
Nella potatura invernale nei vigneti di
uva da tavola allevati a tendone ponete la massima attenzione alla carica di
gemme per ceppo, quindi al numero e
alla lunghezza dei tralci che lascerete
A cura di: Filippo Giannone (Lavori: Il
vigneto per la produzione di uva da vino); Enzo Corazzina (Lavori: La viticoltura per la produzione di uva da vino in
ambiente caldo-arido - Il vigneto per la
produzione di uva da tavola - L’uva fragola); Floriano Mazzini (Interventi fitosanitari: Uva da vino); Salvo Manzella
(Interventi fitosanitari: Uva da tavola).
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