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SCIENZE UMANE E SCIENZE ECONOMICHE E SOCIALI
1. Titolo provvisorio: Neocolonialismo e globalizzazione in Africa: il caso del Rwanda.
2. Giustificazione della ricerca.
Ancora oggi quasi tutti i paesi africani subiscono le conseguenze del colonialismo, non solo
con i gravi conflitti sociali interni e le conseguenti guerre civili, ma anche con la grande difficoltà e,
talvolta, impossibilità, di inserirsi a pieno titolo nei mercati dell’economia globalizzata.
Alla fine del XIX secolo ci fu la corsa alla spartizione dell’Africa, lo scramble for Africa, in
seguito alla quale tutto il territorio africano fu spartito tra le diverse potenze europee (READER
JOHN, 2001; CALCHI NOVATI G.-VALSECCHI P, 2005). Bisognò arrivare agli anni sessanta del
secolo appena trascorso, perché gli africani potessero scrollarsi di dosso questa odiosa forma di
oppressione da parte degli europei, ma, pur avendo ottenuto la libertà politica formale, quasi tutti gli
Stati africani rimasero vincolati a vario titolo ai paesi loro colonizzatori.
Il processo di emancipazione dei popoli e delle nazioni variò da paese a paese e la reazione
delle potenze coloniali fu diversa, caso per caso: possiamo infatti distinguere una decolonizzazione
che seguì procedure essenzialmente politiche, negoziali, e all'opposto una decolonizzazione che
ricorse all'azione diretta e alla lotta armata (IVALDI R., 2000). La decolonizzazione di ogni popolo
fu diversa, legata alla storia del popolo colonizzante e alla propria storia interna; vi furono quindi
processi di decolonizzazione facili o difficili, rapide o laboriose, pacifiche o cruente (PAVANATI
CARLA, 1997). L'ideologia alla base del movimento fu il nazionalismo, che si autolegittimava con il
riferimento a una nazione o a un popolo che reclamava la propria emancipazione in un territorio.
Il Rwanda è un piccolo paese, situato nel cuore dell’Africa, salito alla ribalta della cronaca
internazionale nella primavera del 1994, quando l’etnia Hutu, maggioritaria, si scagliò contro quella
minoritaria, Tutsi, provocando un milione di morti circa, un vero genocidio.
Il problema più importante oggi in Rwanda è quello della riconciliazione nazionale, dopo il
genocidio del 1994, infatti, si continua ad avere difficoltà a raggiungere una pacificazione interna e
chiudere definitivamente con i conflitti tra le due etnie. A tal fine il governo attuale ha lanciato un
progetto di demobilitazione e reintegrazione degli ex-soldati e sta svolgendo una politica di
democratizzazione decentralizzata (LARSON C. C., 2009).
Il 1994 è stato un anno terribile per le uccisioni di massa e per le distruzioni generalizzate di
campi ed edifici: si calcola che è stato distrutto il 50% del PIL. Subito dopo la guerra, grazie al
contributo delle numerose ONG straniere, accorse da tutto il mondo per risollevare la popolazione
rimasta, nonché grazie agli organismi umanitari internazionali e agli aiuti nordamericani, il paese ha
potuto riprendere la sua vita normale. Nonostante tutto, il PIL nel 2005 era di 2,3 miliardi di dollari,
ancora al disotto dei 2,5 miliardi di dollari del 1990; solo negli ultimi anni è salito velocemente, fino
ad arrivare a 6,3 miliardi di dollari nel 2011 .
Ogni anno il Rwanda riceve aiuti esteri bilaterali e multilaterali per un totale di circa 300
milioni di dollari USA, il 60% dei quali vengono destinati alla spesa pubblica.
Metà di questi aiuti sono destinati a sostenere il Bilancio e provengono dalla Banca Africana di
Sviluppo (BAD), la Banca Mondiale, la Commissione Europea, il ministero britannico dello Sviluppo
Internazionale (DFID), e la Svezia; l’altra metà sostengono progetti ben definiti e provengono dalla
Germania, la BAD, la Banca Mondiale, il Belgio, la Commissione Europea, gli Stati Uniti, i Paesi
Bassi, il Regno Unito e da diversi programmi delle Nazioni Unite e Fondi Mondiali.
Nel 2007 il paese è passato dalla sfera francofona a quella anglofona ed il governo di Paul
Kagame ha dichiarato la sostituzione del francese con l’inglese come lingua ufficiale nella pubblica
amministrazione nelle scuole e all’università.
Dal 28 novembre 2009 il Rwanda è diventato il cinquantaquattresimo membro del
Commonwealth; l'ammissione della terra delle mille colline è stata definita in occasione della
riunione dei capi di governo del Commonwealth a Port of Spain, capitale di Trinidad e Tobago. Il
Rwanda, dopo il Mozambico è, così, il secondo paese membro che non è mai stata né colonia, né un
protettorato britannico. Nel luglio scorso l'organizzazione per i diritti umani del Commonwealth
(CHRI) aveva riconosciuto che il Rwanda ha compiuto progressi nella lotta contro la corruzione,
anche se la situazione in questo settore è tutt'altro che perfetta. L’ingresso nel Commonwealth offre
al Rwanda ulteriori opportunità di sviluppo.
Kigali ha inoltre aderito alla zona di libero scambio del Mercato Comune dell'Africa orientale
ed australe (Comesa), il più grande blocco regionale in Africa e nel giugno 2007 alla Comunità
d’Africa dell’Est (EAC), alleanze che l’allontanano sempre di più dalla comunità francofona per
integrarla, invece, con quella anglofona. Per quasi dieci anni, inoltre, la pratica della lingua inglese ha
conosciuto una rapida crescita, tanto che la lingua di Shakespeare è diventata la terza lingua parlata,
dopo il francese e il Kinyarwanda, la lingua locale. Nel 2007 il governo di Paul Kagame ha dichiarato
la sostituzione del francese con l’inglese come lingua ufficiale nella pubblica amministrazione nelle
scuole e all’università.
Sulla decisione hanno sicuramente influito i cattivi rapporti con la Francia, in seguito alle
reciproche accuse sulle responsabilità riguardo al Genocidio del 1994; queste tensioni avevano
raggiunto il culmine a fine novembre 2006, quando Kigali decise di rompere le relazioni
diplomatiche con Parigi. La Francia ha emesso mandati d'arresto per i parenti di Paul Kagame, che
avrebbero partecipato al genocidio, il Rwanda, a sua volta ha accusato la Francia di aver avuto una
parte attiva in questo crimine di massa. Dopo numerosi chiarimenti e pazienti interventi della
diplomazia internazionale, il 29 novembre 2009 sono state ristabilite le relazioni diplomatiche tra i
due paesi e nominati i rispettivi ambasciatori.
3. Oggetto della ricerca.
Il programma di ricerca proposto riguarda un'analisi delle cause storiche e geografiche,
nonché delle dinamiche politiche, sociali ed economiche che hanno interessato e interessano l’Africa
e in particolar modo il Rwanda in questi ultimi anni, nel contesto dell’attuale fenomeno della
globalizzazione e nell’ottica di uno sviluppo sociale ed economico sostenibile. Oggetto della ricerca
sarà anche quello di definire il ruolo svolto dalla cooperazione internazionale nel processo di
sviluppo sostenibile avviato sia nelle aree urbane che in quelle rurali. La lotta alla povertà ed il
sostegno a tali processi di sviluppo implicano la realizzazione di attività complesse, alle quali devono
partecipare tutte le singole realtà del paese: ONG, associazionismo, imprese, enti locali, università e
le stesse comunità religiose.
4. Ipotesi di ricerca.
La maggior parte dei popoli africani non sono ancora veramente liberi, in quanto la
globalizzazione dei mercati ha creato nuove forme di neocolonialismo, che limitano la sovranità delle
popolazioni africane, le quali non sono riuscite a formare all’interno delle loro società delle vere
democrazie. In Africa, e in particolar modo in Rwanda, non si vedono ancora in atto processi di
democratizzazione, che favoriscano la partecipazione politica e la rappresentanza di tutte le
componenti sociali, anzi gli oppositori al governo di Kagame vengono perseguitati e imprigionati.
Victoire Ingabire, leader del partito politico di opposizione FDU-INKINGI, che coraggiosamente era
rientrata in Rwanda nel 2010 per correre alle elezioni presidenziali, è stata condannata il 30 ottobre
scorso a otto anni di carcere, riconosciuta colpevole di terrorismo e di cospirazione contro le autorità
dello Stato (MUSONI E., 2012 ).
Nel contesto internazionale il Rwanda subisce più volte le conseguenze della globalizzazione
e delle forme di neocolonialismo presenti oggi nel mondo: la sua popolazione non può aspirare ad
una vita dignitosa in quanto vive nel continente africano, in un paese di piccole dimensioni, privo di
materie prime accattivanti, continua a sopportare ancora le conseguenze della colonizzazione belga,
ha subito fino al 1994 i processi tipici della neocolonizzazione da parte della Francia, è oggi
diventato subalterno all’economia statunitense, passando dalla sfera francofona a quella anglofona,
non vuole distribuire equamente tra tutta la popolazione le pochissime ricchezze in suo possesso, non
riesce a costruire un sistema politico democratico, continua a destabilizzare tutta l’area dei Grandi
Laghi, per sfruttare le ricchezze minerarie della regione.
Sarà interessante individuare se e quanto sia importante nei processi di democratizzazione del
paese il ruolo della cooperazione decentrata ed orizzontale, quando, soprattutto, si riesce a
trasmettere alle popolazioni i valori della solidarietà, coinvolgendole direttamente e portandole a
contatto con comunità lontane; si realizza così quella crescita umana e culturale, indispensabile per
cogliere i legami che legano e accomunano i destini dei popoli, tutti abitanti di un unico villaggio
globale
5. Obiettivi della ricerca.
Il progetto di ricerca proposto riguarda un'analisi delle dinamiche storiche, sociali,
economiche e politiche che hanno interessato e interessano l’Africa e in particolar modo il Rwanda
dal dopoguerra ad oggi. Obiettivi della ricerca sono:
 Individuare il ruolo del Rwanda nella società globale e nella globalizzazione
economica.
 Studiare il nesso tra colonialismo, neocolonialismo e genocidio in Rwanda.
 Individuare i processi politici che contribuiscono alla costruzione della democrazia in
Rwanda.
 Analizzare il processo di riconciliazione tra etnie provando a stabilire la connessione
tra questo e lo sviluppo della democrazia in Rwanda.
 Osservare la nascita di partiti politici ed esaminare l’efficacia di questi sulla crescita
sociale e culturale del Paese e considerare se vi è un loro contributo alla realizzazione
delle libertà.
 Capire se gli aiuti portati dai progetti delle ONG siano strettamente collegati con la
ripresa economica reale e se i processi di democratizzazione, di capitale importanza
per il futuro del popolo ruandese, siano aiutati e stimolati dalla presenza delle ONG
con i vari progetti di cooperazione internazionale.
6. Stato dell'arte della letteratura
Molto è stato scritto sul Rwanda, specialmente dopo i gravissimi fatti del 1994, in particolare
sulle grandi difficoltà a raggiungere una pacificazione interna e chiudere definitivamente con i
conflitti tra le due etnie hanno scritto HATZFELD J., 2011 e ARBIA S., 2011.
Sul progetto di demobilitazione e reintegrazione degli ex-soldati lanciato dal governo e sulla
politica di democratizzazione decentralizzata ha scritto LARSON C. C., 2009.
Sulla capitale Kigali in continua espansione, sempre più omologata al modello della “città
globale”, dove arrivano anche i flussi finanziari più rilevanti si è soffermata FUSASCHI M.,
2009.
Sui paesi africani, che subiscono ancora oggi le conseguenze del colonialismo, non solo con i
gravi conflitti sociali interni e le conseguenti guerre civili, ma anche con l’impossibilità, di inserirsi
a pieno titolo nei mercati dell’economia globalizzata, ha scritto MASTO RAFFAELE, 2004 .
Sul ruolo della cooperazione decentrata ed orizzontale ha scritto CAR ITAS ITALIANA,
2005.
Sui problemi della decolonizzazione e lo sviluppo hanno scritto CALCHI NOVATI G., 1983;
CLARK IAN, 2002; LATOUCHE S., 2005; UCSEI, 2005.
7. Metodologia.
Saranno utilizzate come fonti dirette e indirette i documenti giudicati idonei alla ricerca come
manuali di storia, di geografia, sociologia, documenti e tabelle ministeriali riportanti dati economici e
statistici, siti internet governativi e non governativi, testimonianze dirette di chi ha vissuto il
genocidio del 1994 in prima persona e di chi sta vivendo oggi il processo di sviluppo economico del
paese ed i processi di democratizzazione, promossi dall’attuale governo di Kagame. Si userà il
metodo di ricerca quantitativo per la raccolta dei dati economici e di sviluppo umano, che saranno
quantificati in modo preciso ed oggettivo, producendo dei dati misurabili e paragonabili con altri
Stati. Si userà, inoltre, il metodo qualitativo per la raccolta delle fonti primarie, interviste e immagini
(fotografie e filmati). I dati raccolti saranno successivamente rielaborati e saranno poi incrociati tra
loro, creando una correlazione tra variabili diverse; la loro codifica consentirà di avvalorare o meno
le ipotesi di partenza.
8. Tempi della ricerca.
Prima fase: partecipazione alle iniziative formative e rideterminazione dell’oggetto della
ricerca e dell’ipotesi. ( 1° anno )
Seconda fase: permanenza all’estero presso centri studi di Storia, Geografia, Sociologia e
Scienza politica, che si occupano preminentemente dei fenomeni riguardanti il neocolonialismo e la
globalizzazione, come l’Università di Reading dipartimento di Politics and International Relation; la
Libera Università di Berlino, Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche; la Libera Università di
Bruxelles, Facoltà di Scienze Sociali e Politiche; l’Università di Parigi “Panteon Sorbona”,
Dipartimento di Scienze Politiche; l’Università di Boston Facoltà di Scienze Politiche; l’Università
Nazionale del Rwanda, Facoltà di Arti, Media e Scienze Sociali. ( 2° anno ).
Terza fase: interpretazione ed elaborazione del materiale empirico (3° anno).
Quarta fase: elaborazione e stesura della ricerca (3° anno).
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