Debora giudice e profetessa. La forza delle donne dall`A.T. a oggi.

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Debora giudice e profetessa. La forza delle donne dall`A.T. a oggi.
ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE
“RUFINO DI CONCORDIA” IN PORTOGRUARO
Debora giudice e profetessa.
La forza delle donne dall’A.T. a oggi.
L’uso della Bibbia nella didattica dell’IRC a scuola.
Studente: DEBORAH SARI
Relatore: STEFANO VIDUS ROSIN
Portogruaro, 2012-2013
INTRODUZIONE
Il progetto che ho costruito parte dalla figura di Debora, giudice e profeta. La
motivazione più immediata è quella legata al nome di questa valorosa donna, che è lo
stesso che è stato scelto per me. Leggendo la Sacra scrittura impariamo quanto è
importante per il Signore «chiamarci per nome», così da esprimerci la sua vicinanza e il
suo amore. In molti anni di scuola e di IRC spesso ho affrontato il tema dei nomi e dei loro
significati, e mai nessuno mi aveva raccontato la storia di questo personaggio: hanno
sempre tutti liquidato la spiegazione, con la traduzione dall’arabo “ape”, sminuendo i suoi
contenuti. Per cultura personale, durante questo percorso di studi, ho letto e approfondito la
storia di Debora per colmare le lacune lasciarmi coinvolgere dalle sue gesta.
Per questo motivo nell’ipotizzare un’unita di apprendimento sul tema della “Donna”,
ho preferito lei a figure quali Ester o Giuditta con cui condivide la grande determinazione
nel prodigarsi per la liberazione del popolo eletto.
Ho scelto di proporre questo lavoro a studenti della scuola secondaria di secondo grado,
in particolare una classe II liceo classico, perché permette il confronto con altre figure
femminili della letteratura di ogni tempo.
Il percorso è suddiviso in tre lezioni di cui nella prima saranno introdotte le
testimonianze di due donne protagoniste di storie di giustizia degli oppressi, la seconda si
occuperà di presentare la figura di Debora operatrice della liberazione del suo popolo, e la
terza si presenterà come un excursus attraverso il ruolo della donna nelle grandi religioni.
1
CAPITOLO PRIMO
Prima lezione: due testimonianze al femminile
di «lotta per la giustizia e la pace»
1. PRIMA FASE
Per introdurre il tema della «donna» ho scelto di partire non dal testo biblico ma da
alcune testimonianze contemporanee. La prima è il filmato di un’intervista al Premio
Nobel per la Pace 2003, Shrin Ebadi. Lo presento alla classe senza dare informazioni
riguardo al personaggio: chiedo loro di prestare attenzione alle sue affermazioni e di
provare a intuire chi potrebbe essere e in che contesto viva. Qui un brevissimo estratto.
«Pace non vuol dire assenza di guerre. Questo è un concetto che valeva nei secoli scorsi, ma non
permette di capire quello che sta accadendo oggi. Dobbiamo trovare una definizione più adeguata,
altrimenti sbagliamo strada.1».
Al termine del video i ragazzi formulano delle ipotesi motivando la scelta ed
evidenziando ciò che li ha colpiti; l’elenco viene scritto sulla lavagna insieme alle
osservazioni più rilevanti. A questo punto svelo chi è la protagonista e racconto i fatti
salienti della sua storia, sottolineando la forza della sua opera.
1
Estratto dall’«Intervento al convegno mondiale “Science for Peace”» organizzato dalla Fondazione
Umberto Veronesi, Milano 2009.
2
2. SECONDA FASE
In seguito consegno loro una scheda con citazioni dalla riflessione di un’altra donna
Premio Nobel nel 1992, Rigoberta Menchù. Leggiamo e commentiamo insieme. Le riporto
in seguito poiché le ritengo molto interessanti.
«Mai come oggi ci troviamo dinanzi alla necessità di stabilire nuove relazioni tra i popoli e di
inventare con una grande dose di creatività i meccanismi atti a scuotere la comunità internazionale per
raggiungere il rispetto effettivo dei diritti umani e garantire uno sviluppo integrale, senza
discriminazioni, al fine di porre le basi per la costruzione di una nuova società».
«Sono convinta, e non solo per fede, ma perché vedo dei chiari indizi, che nel prossimo secolo le
culture indigene, lungi dallo scomparire, saranno degli interlocutori validi nel dialogo sociale».
«Non sono padrona della mia vita, e ho deciso di offrirla per una causa. Mi possono ammazzare in
qualsiasi momento, purché sia a causa di qualcosa per cui so che il mio sangue non sarà inutile, ma
sarà anzi di esempio per gli altri. La mia causa ha le radici nella miseria in cui vive il mio popolo».
«Credo che, per una donna, in tutte le parti del mondo sia difficile che ci sia rispetto per i suoi
diritti, anche in quei Paesi in cui la donna ha raggiunto un miglior status economico e una maggior
partecipazione politica. Le donne hanno sempre avuto più difficoltà ed hanno più riforme da esigere.
Per noi donne indigene è stato più difficile. In me ho una parte di memoria dei miei morti, ma c’è
un’altra parte che è la memoria della vita che dobbiamo difendere. Molto di quello che a me è toccato
fare non è un lavoro isolato, ma è un lavoro che coinvolge molte persone e che è la speranza di molte
persone».2
Per concludere riassumo i punti cruciali rilevando come ci siano donne che operano per
ottenere giustizia a favore del loro popolo indipendentemente dalle loro origini culturali o
religiose. Lascio i ragazzi con una domanda aperta su cosa abbia a che fare questo con la
religione cattolica.
2
Elisabeth Burgos, Mi chiamo Rigoberta Menchù, Giunti 2006.
3
CAPITOLO SECONDO
Seconda lezione: la figura di Debora
Riprendendo la riflessione della lezione precedente sottolineo come anche nella Bibbia
siano presenti figure femminili protagoniste di grandi imprese; così racconto loro, in modo
sintetico ma avvincente, la storia del giudice Debora. Spiego loro il contesto nel quale si
svolge l’episodio, chi siano i giudici, leggendo anche alcuni brevi passi più interessanti. A
questa fase dedicherò circa venti minuti.
1. PRESENTAZIONE DELL’EPISODIO
Il personaggio di Debora, che in ebraico significa «ape», è presentato nel libro dei
Giudici ai capitoli IV e V. Questo libro fa parte dei libri storici dell’Antico Testamento si
può attribuire la sua redazione alla scuola deuteronomistica, anche se l’autore è anonimo. È
composto di ventuno capitoli e narra la storia dei giudici, i maggiori e i minori. I giudici
sono capi del popolo che guidano Israele dall’insediamento in Palestina fino alla
monarchia di re Saul. Il termine in ebraico a valore di governo, infatti si possono
considerare vere e proprie guide militari che accompagnavano il popolo nella difesa dai
nemici. In particolare Debora liberò gli ebrei dall'oppressione dei Cananei, mentre
Gedeone (Gdc 6-8) e Sansone (Gdc 13-16) dai Filistei. Il loro compito era inoltre di
assicurare la giustizia, valutare i problemi giudiziari e dirimere le controversie. Anche
Samuele, considerato anche il primo vero profeta di Israele, fu giudice (1Sam 7,15) e
Sommo Sacerdote. Per essere giudici in Israele occorre essere istruiti e conoscere
4
perfettamente la Torà, la legge di Dio. La Torà insegna anche ai giudici i criteri
fondamentali cui devono sottostare: «Ascoltate le cause dei vostri fratelli e giudicate con
giustizia le questioni che uno può avere con il fratello o con lo straniero che sta presso di
lui» (Dt 1,16). Il giudice deve essere equo e imparziale, senza avvantaggiare il debole o
favorire il potente: «Nei vostri giudizi non avrete riguardi personali, darete ascolto al
piccolo come al grande; non temerete alcun uomo, poiché il giudizio appartiene a Dio; le
cause troppo difficili per voi le presenterete a me e io le ascolterò» (Dt 1,17).
L’episodio di Debora si colloca tra il XII e l’XI secolo a.C. in terra di Cannan. Dopo la
morte di Giosuè che aveva guidato gli Israeliti fino nella terra promessa, il popolo di
Israele fu meno fedele alla legge del Signore. A causa del comportamento del popolo
disobbediente che andava contro la volontà del Signore ogni volta che venisse a mancare
un giudice, erano tempi cupi per gli israeliti, segnati da guerra, violenza e sopraffazione tra
popoli vicini. L’oppressione nelle terre del nord da parte dei cananei dura quasi da
vent’anni e la presenza del nemico Iabin, re cananeo presso la città-stato di Asor, terrorizza
il popolo. Inoltre in quel tempo la Parola di Dio era ormai rara, dominava l’autarchia e il
popolo aveva tendenze idolatriche, attratto dai culti dei Cananei (Gdc 5,8). Non appena il
popolo si ravvedeva e tornava a invocare il Suo aiuto. Il Signore sceglieva un giudice per
liberare il popolo dall'oppressione e fargli da guida, quando il popolo si ravvedeva e
ricominciava a pregarlo e chiedere il suo aiuto. Si può dire quindi che al pentimento
d'Israele succede la liberazione offerta da Dio attraverso l'opera dei Giudici. Debora,
moglie di Lappidot, fu il quarto giudice, unica donna a rivestire questo incarico, ricordata
anche come profetessa, bocca di Dio per il suo popolo; gli israeliti andavano numerosi a
consultarla, salendo sulle montagne di Efraim tra Rama e Betel. Ella gli accoglieva
5
all’aperto, seduta sotto una palma che portava il suo nome. È donna audace e non teme il
confronto con i profeti: lei convoca Barak per comunicargli l’oracolo di quel Dio che sta
per liberare il popolo dall’oppressione. Egli accetta di partire per la battaglia con diecimila
uomini, solo a condizione che sia la stessa Debora ad accompagnarlo. Debora accoglie la
sfida seguendo l’esercito gli annuncia però l’oracolo che annuncerà che “la vittoria sarà
non per mano sua ma di una donna” (Gdc 4,9). L’esito della battaglia sarà totalmente a
favore dell’esercito di Israele: i carri, armi da temere si rivelano strumenti di morte per i
Cananei quando si alza la bufera. Così i soldati cananei si diedero alla fuga e anche Sisara,
il comandante fuggì a piedi abbandonando il suo carro da guerra. Sisarà s’imbattè
nell'accampamento della tribù dei Keniti. La moglie di Eber, capo della tribù si chiamava
Giaele. Vedendolo, lei lo invitò a rifugiarsi nella sua tenda: «Fermati! Fermati qui da me!
Non avere paura». Lui entrò e le chiese dell'acqua, lei gli offri latte. Poi, siccome era molto
stanco, si addormentò. Allora Giaele tolse un picchetto dalla tenda, prese in mano un
martello e si avvicinò a Sisara senza fare rumore. Gli conficcò il picchetto nella tempia
piantandolo così forte che rimase piantato per terra. Barak, che inseguiva Sisara, potè solo
constatare la morte del nemico, proprio come aveva annunciato Debora.
Nel capitolo quinto non viene narrato lo scontro ma viene presentato il suo esito
mediante l’inno che celebra la vittoria sul nemico. Debora è chiamata Madre di Israele
(Gdc 5,7) perché si è impegnata con coraggio a difendere il suo popolo, che si trovava in
una difficile situazione. Il linguaggio di questo cantico per le immagini e le parole usate.
Esso esalta la figura di una donna che ha saputo gestire persone e avvenimenti, e invita con
entusiasmo a benedire in Signore che libera il popolo dai nemici ad essere fedele alle
proprie responsabilità e al Signore.
6
2. LETTURA DEL TESTO
Al termine consegno ai ragazzi una fotocopia: a fronte uno spezzone dell’inno del
quinto capitolo (Gdc 5, 2-7) da leggere tutti insieme, sul retro uno schema riassuntivo delle
principali informazioni.
«Ci furono capi in Israele per assumere il comando; ci furono volontari per arruolarsi in massa:
Benedite il Signore!
Ascoltate, re, porgete gli orecchi, o principi; io voglio cantare al Signore, voglio cantare al
Signore, voglio cantare inni al Signore, Dio d'Israele! Signore, quando uscivi dal Seir, quando
avanzavi dalla steppa di Edom, la terra tremò, i cieli si scossero, le nubi si sciolsero in acqua. Si
stemperarono i monti davanti al Signore, Signore del Sinai, davanti al Signore, Dio d'Israele. Ai giorni
di Samgar, figlio di Anat, ai giorni di Giaele, erano deserte le strade e i viandanti deviavano su sentieri
tortuosi. Era cessata ogni autorità di governo, era cessata in Israele, fin quando sorsi io, Debora, fin
quando sorsi come Madre in Israele.
Si preferivano divinità straniere e allora la guerra fu alle porte, ma scudo non si vedeva né
lancia né quarantamila in Israele. Il mio cuore si volge ai comandanti d'Israele, ai volontari tra il
popolo; benedite il Signore!».
A questo punto con i ragazzi apro un confronto su quali elementi li hanno più colpiti,
sono abbastanza grandi da poter riuscire a coglierli autonomamente; io cerco di guidarli
portando in evidenza alcuni concetti che ritengo importanti per il percorso.
3. CONFRONTO E RIFLESSIONE
Dio sceglie una donna come giudice alla guida del popolo eletto, comunemente
considerate una categoria debole, questo entra nella logica di Dio di che sceglie i più deboli
per confondere i forti, come ritorna nel messaggio evangelico che presenta Gesù nel Nuovo
Testamento (Cfr. Mt 20,16; Mc 10,31; Lc 13,30). Le donne sono chiamate a non tirarsi
indietro: Debora, profetessa e giudice, non esita ad accompagnare Barak sul campo di
7
battaglia, ergendosi anche a condottiera militare. Giaele uccide il comandante nemico
trasformandosi anch'essa in soldato per un giorno.3 Ciò che conta per ricoprire ruoli di
responsabilità sono le qualità personali, non il fatto di essere uomo o donna. Ciascuno,
anche una donna che vive nella normalità della sua casa e famiglia, può farsi garante
attraverso azioni civili e politiche e a compiere scelte decisive. Altri personaggi femminili
esemplari, che sarebbe interessante confrontare, potrebbero essere Ester (Est 2-10), donna
coraggiosa e fedele a Dio come Debora, e Giuditta (Gdt 8-16), particolarmente vicina alla
figura di Gioele.
Concludo la lezione ponendo l’accento su come la giustizia e la pace siano una
responsabilità di ogni individuo che è chiamato a farsi carico nel suo piccolo dello sviluppo
della società per il bene comune. Questo è un dovere ma deve essere anche un diritto per
ogni essere umano, sia esso uomo o donna.
3
Lidia Maggi, Le donne di Dio, Claudiana, Torino 2009, pp. 54-56.
8
CAPITOLO TERZO
Terza lezione: la donna nelle grandi religioni
1.
Riprendo il punto d’arrivo della lezione precedente verificando così se hanno
compreso e interiorizzato il valore della donna nella società. Introduco il passaggio alla
concezione della stessa nelle grandi religioni.
2.
Per lavorare migliore ho preparato un PowerPoint salvato su più supporti USB, che
presenta alcuni spunti, provocazioni e curiosità sulla donna in ognuna delle grandi
religioni, sia a partire dai Testi Sacri che da realtà sociali.

EBRAISMO4: Confronto Es 20,17 e Dt 5,21
Concezione matriarcale della famiglia

ISLAM5: Sura 24,31 precetto del velo 6
Tipi di velo in uso, secondo l'area geografica

INDUISMO7: Nella tradizione le divinità più venerate erano femminili.
Nell’integralismo per la donna c’è solo obbedienza.

BUDDISMO8: Buddha esitò a concedere il monachesimo femminile.
La storia di Tara
È necessario portare i ragazzi in aula informatica; dovranno dividersi in gruppi da tre e
osservare il materiale, si confronteranno e sceglieranno uno dei contributi da esporre.
Lascerò loro circa dieci minuti di tempo.
3.
Ogni gruppo presenta quello che l’ha colpito di più spiegando il perché. Se qualche
contributo è rimasto escluso, lo presento io rapidamente, poi faccio una sintesi a partire
4
«La donna», in Dizionario delle religioni. Ebraismo, a cura di Sonia Brunetti Luzzati e Roberto Della
Rocca, Electa, Milano 2007.
5
«La donna», in Dizionario delle religioni. Islam, a cura di Gabriele Mandel Khan, Electa, Milano 2006.
6
Corano, traduzione a cura di Hamza Roberto Piccardo, Newton & Compton, Roma 20095.
7
«La donna», in Dizionario delle religioni. Induismo, a cura di Giuliano Boccali e Cinzia Pieruccini, Electa,
Milano 2008.
8
«La donna», in Dizionario delle religioni. Buddismo, a cura di Nicoletta Celli, Electa, Milano 2006.
9
dalle loro osservazioni, sottolineando la differenza che emerge fra il Testo Sacro e la
cultura religiosa.
4.
Consegno ai ragazzi una fotocopia e leggo loro l’inizio della lettera di Giovanni
Paolo II alle donne.
«Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell'essere umano nella gioia e nel travaglio
di un'esperienza unica, […] ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di
riferimento nel successivo cammino della vita.
Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in
un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita.
Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel
complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua
generosità e della tua costanza.
Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica,
culturale, artistica, politica, per l'indispensabile contributo che dai all'elaborazione di una
cultura capace di coniugare ragione e sentimento, a una concezione della vita sempre aperta al
senso del «mistero», all’edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di
umanità[…].
Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della
tua femminilità, tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei
rapporti umani.9».
5.
Lascio spazio ai ragazzi per ipotizzare liberamente chi possa essere l’autore della
citazione; dopo aver raccolto alcune idee, rivelo chi sia il personaggio. Utilizzo spesso
questa tecnica perché stimola l’attenzione.
6.
Chiedo ai ragazzi di individuare e scrivere quali possano essere i modi per restituire
dignità e ruolo alla donna oggi. «Grazie donna perché…» lo scrivono su un post-it. Se
facciamo in tempo, leggiamo insieme i loro pensieri, altrimenti li raccolgo, poi preparo un
elenco da restituire a loro con l’insieme di tutti i contributi.
9
Giovanni Paolo II, Lettera alle Donne, 29 Giugno 1995, in EnchVat 14/2245.
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CAPITOLO QUARTO
Altri spunti da poter utilizzare in classe
a partire dalla figura di Debora
1. LA PROFETESSA
Oltre al ruolo di giudice, viene riconosciuto a Debora il ruolo di profetessa, donna
saggia che indica agli israeliti la via della fedeltà al Signore. In questo senso si può dire che
Debora anticipi Salomone: è la sapienza che stabilisce la giustizia (cfr. 1Re 3,16-28). Sotto
la palma manifesta la Gloria di Dio che illumina la vita degli uomini.
Molto interessante il significato della Palma. Nell’antico oriente era un albero sacro
indicante la Gloria di Dio, anche le pareti e i battenti del Santo dei santi, nel tempio di
Salomone, erano ornati da palme (1 Re 6,29-35). Debora, con i suoi consigli saggi e le sue
azioni responsabili, rende Gloria a Dio. Debora non esprime timore poiché è guidata dagli
oracoli divini, infatti sarà lei a indicare il giorno della battaglia. Inoltre, attraverso l’azione
coraggiosa di Giaele, si compie la profezia di Debora, dunque quest’ultima è veramente
profetessa perché la parola annunciata si è rivelata vera. Nella storia di Israele sono
numerose le profezie poi avverate, in particolare quelle di natura messianica che saranno
confermate dalla venuta di Cristo (Isaia 7,14 e Luca 1,26-35).
Come profetessa viene investita del ruolo di mediatrice fra Dio e gli uomini: ascolta ciò
che il Signore ha da dire e lo comunica ai suoi uomini. In questo senso il suo nome, riflette
la Parola di Dio che può essere dolce come il miele ma anche pungente. Si può inserire
Debora all’interno del profetismo sporadico dell’antichità, caratterizzato da esperienze
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singole, dopo di lei sarà Samuele ad aprire la strada ai grandi profeti del periodo prima
durante e dopo l’esilio.
I profeti non erano scrittori di professione come gli scribi, ma uomini dalla parola viva e
diretta. I loro discepoli ne conservarono le parole e le trasmisero oralmente e, a volte,
anche per iscritto (Is 8,16). Emerge la storia concreta dei profeti ma in particolare i loro
oracoli e i discorsi pronunciati.
2. CONFRONTO CON MARIA
Debora canta: «Sia benedetta fra le donne, Giaele» (Gdc 5,24); espressione che ritorna
sulle labbra di Elisabetta nel suo saluto a Maria: «Benedetta tu fra le donne» (Lc 1,42).
3. CURIOSITÀ
Dopo la battaglia guidata da Debora, la pace regnò per quaranta anni in Israele. Questo
numero racchiude un valore simbolico, di prova, isolamento o purificazione. Possiamo
ritrovare questo numero in altri momenti della storia del popolo eletto:
-
Il diluvio universale che è durato 40 giorni e 40 notti (Gn 7,4)
-
40 anni di esodo per il popolo Israelita (Es 16,35)
-
Mosè è rimasto sul monte Sinai per 40 giorni e 40 notti (Es 24,18-34)
-
Gesù si è ritirato per 40 giorni nel deserto prima di iniziare la sua vita
pubblica (Lc 4,1-2.)
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CONCLUSIONI:
Percorsi interdisciplinari possibili
Questo lavoro di ricerca e riflessione mi ha dato diversi spunti per pensare percorsi
possibili nella secondaria di secondo grado.
GRECO:
Confronto con figure femminili che “cooperano per giustizia e pace”, nei testi teatrali
dell’antichità come Medea o Lisistrata. È possibile, verificando il calendario stagionale del
teatro locale, prevedere di assistere a uno spettacolo teatrale inerente al tema, articolando
una proposta di approfondimento per gli studenti. In particolare esiste per i ragazzi delle
scuole superiori il progetto “ADOTTA UNO SPETTACOLO” cui aderiscono le stagioni
del Teatro Comunale di Pordenone, di San Vito al Tagliamento, di Maniago, di Cordenons
e di Sacile.
LINGUA STRANIERA:
Ricerca da parte dei ragazzi divisi in gruppi, nei testi del teatro Shakespeariano di
personaggi femminili che richiamino alle caratteristiche del giudice Debora o della sua
impresa. Raccolta del materiale in una lettura animata dei brani scelti, con possibile
creazione di un video.
STORIA:
«Dai conflitti del passato a quelli odierni» Interessante potrebbe essere studiare la
situazione socio-politica dei territori nei quali si svolge l’episodio di Debora.
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FILOSOFIA:
Percorso sui diritti delle donne attraverso documenti costituzionali (nazionali e
internazionali) e sulla storia dei movimenti femminili e femministi.
ARTE:
Sono possibili diversi percorsi tematici che possano evidenziare aspetti dell’episodio.
Dalla ricerca di opere d’arte che esaltino le figure femminili, attraverso l’importanza dei
simboli nell’arte (a partire dal valore simbolico della palma), fino alle rappresentazioni
delle guerre nell’arte.
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BIBLIOGRAFIA:
A. Testi Sacri
La Bibbia di Gerusalemme, Dehoniane, Bologna 2000.
Corano, traduzione a cura di Hamza Roberto Piccardo, Newton &Compton, Roma 20095.
B. Fonti del Magistero
Giovanni Paolo II, Lettera alle Donne, 29 Giugno 1995, in EnchVat 14/2245.
C. Studi
«La donna», in Dizionario delle religioni. Islam, a cura di Gabriele Mandel Khan, Electa,
Milano 2006.
«La donna», in Dizionario delle religioni. Buddismo, a cura di Nicoletta Celli, Electa,
Milano 2006.
«La donna», in Dizionario delle religioni. Ebraismo, a cura di Sonia Brunetti Luzzati e
Roberto Della Rocca, Electa, Milano 2007.
«La donna», in Dizionario delle religioni. Induismo, a cura di Giuliano Boccali e Cinzia
Pieruccini, Electa, Milano 2008.
Lidia Maggi, Le donne di Dio, Claudiana, Torino 2009.
Elisabeth Burgos, Mi chiamo Rigoberta Menchù, Giunti 2006.
D. Altri strumenti
«Intervento al convegno mondiale “Science for Peace”» organizzato dalla Fondazione
Umberto Veronesi, Milano 2009.
Il video è stato recuperato dal portale www.youtube.com.
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