P. Signac, Il Palazzo dei Papi ad Avignone, 1900
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P. Signac, Il Palazzo dei Papi ad Avignone, 1900
P. Signac, Il Palazzo dei Papi ad Avignone, 1900 SIMBOLISMO Il movimento ebbe, infatti, sfaccettature diverse e coinvolse non solo le arti visive, ma anche la letteratura e la musica degli ultimi due decenni del XIX secolo. Gustave Courbet, il grande realista, diceva che non avrebbe potuto dipingere gli angeli perché non Ii aveva mai visti. Gustave Moreau esclamava intanto: “ Credo solo a ciò che non vedo e unicamente a ciò che sento".In queste poche citazioni si riassume il conflitto fra Realismo e Simbolismo. Il movimento ebbe profondi nessi con il pensiero di filosofi come Schopenauer, Nietzsche, Bergson. In particolare per la teoria dell'intuizione come strumento di raggiungimento della verità, ossia per una conoscenza che passi attraverso la comprensione delle cose istantanea e non mediata dalla logica in relazione alla crisi del Positivismo. In contrapposizione alla corrente realista che, da Courbet a Cézanne, sviluppa una ricerca conoscitiva, si contrappone la corrente spiritualistica del Simbolismo. Discende, attraverso Théodore Chassérieau e Gustave Moreau; Corrente elitaria ricerca un "bello" che si rivela soltanto alla sensibilità estremamente raffinata degli artisti. “Si ricollega così alla poetica del "sublime", al deliberato arbitrio fantastico di Blake e di Fussli, alla trasfigurazione del paesaggio di Tumer; e si raffina attraverso la sensitività allarmata, tra estasi e incubo, della poesia di Baudelaire e, per suo tramite, della prosa poetica di Poe. Ma non si vuole defigurare o smaterializzare l'arte, il processo è opposto: si vuole portare nella realtà, rendere presente e visibile qualcosa che si pensa appartenere soltanto allo spirito”. L'arte della visione interiore si oppone alla ricerca realista-impressionista a cui si sostituisce quella di una continua aspirazione alla trascendenza il cui termine di riferimento non è Dio ma il moto spirituale un rimando di echi o "corrispondenze" tra i sensi. Alla rivoluzione del linguaggio pittorico (impressionismo) si contrappone la tecnica spesso accademica raffinata, la forma estenuata. Il Simbolismo persegue la continuità e l'indistinzione fra le arti: la pittura dev'essere poetica e musicale, la poesia e la musica debbono essere pittoriche. Più che alla sostituzione di simboli certi alle forme apparenti si mira all'interpretazione delle sembianze come simboliche, risonanti in senso molteplice. Superamento dell'Impressionismo esplorazione di un mondo che è al di là del sensibile, lo presuppone. Le immagini ha carattere di estasi, di visioni di sogno, di fantasia, di rivelazioni di una realtà infinitamente più vasta di quella che si dà ai sensi e sulla quale la ragione costruisce il suo sistema. “Dal punto di vista sociologico il fenomeno del Simbolismo si spiega facilmente: se l'Impressionismo tende a inserire la pittura, come attività di specialisti, in un sistema di attività altamente specializzate e a instaurare così una vera e propria tecnologia pittorica (parallelo alla nuova tecnologia costruttiva instaurata dagli "ingegneri"), il Simbolismo pone l'arte come un'attività di élite e di compenso: contrasta il pragmatismo industriale e, nello stesso tempo, costituisce una delle riserve intellettuali su cui la borghesia capitalistica fonda la pretesa alla direzione culturale”. Il Simbolismo aprirà la strada ad esperienze successive; l'Espressionismo del Blaue Reiter, specialmente con Kandinskij e con Klee, le varie correnti dell'avanguardia europea, il Surrealismo, che pone a fondamento dell'arte l'esperienza onirica; dopo la seconda Guerra Mondiale, con le tendenze "informali" collegate con le filosofie dell'esistenza, che respingono la distinzione tra conscio e inconscio. DIVISIONISMO Il divisionismo coincide con una tendenza artistica sorta in Italia nel corso del penultimo decennio dell'Ottocento e operante fino ai primi anni del Novecento. I pittori divisionisti, che si imposero all'attenzione del pubblico e della critica in particolare a partire dalla Prima Triennale milanese del 1891, adottarono un procedimento che, secondo G. Previati, «riproduce le addizioni di luce mediante una separazione metodicamente minuta delle tinte complementari» (Principi scientifici del divisionismo, 1906). Il divisionismo era stato preceduto in Francia dal pointillisme di i cui esponenti avevano adottato il principio della scomposizione del colore con un rigore sconosciuto agli italiani: Questi utilizzavano una tecnica basata sulle leggi dell'ottica in funzione di un’arte intesa come espressione del pensiero e delle emozioni ed inerente a temi di carattere sociale o simbolista. G. Segantini, Previati, A. Morbelli e altri associarono a un'immagine naturalistica di paesaggio o di interni una componente sentimentale che si fondava su di una pennellata filamentosa o lineare. La tecnica divisionista fu impiegata sia come strumento per approfondire l'indagine sulla realtà (con espliciti risvolti di interesse sociale in G. Pellizza da Volpedo, Morbelli, E. Longoni) sia, al contrario, per elaborare tematiche letterarie e allegoriche, in rapporto con gli sviluppi del simbolismo europeo. Autori come Balla e Boccioni attraversarono una fase divisionista (La città che sale) dove la tecnica di scomposizione del colore determinante un acceso cromatismo era volta a sottolineare il dinamismo e la vitalità del paesaggio artificiale urbano anticipando la sensibilità del futurismo. G. Segantini, Trittico della Natura, 1896-1899, La Vita G. Segantini, Trittico della Natura, 1896-1899, La Natura G. Segantini, Trittico della Natura, 1896-1899, La Morte G. Segantini, Mezzogiorno sulle Alpi, 1899 Angelo Morbelli, In risaia, 1901 Giuseppe pelizza da Volpedo, Il Quarto Stato, 1896-1901, 283x550 Gustave Moreau, Giovane tracia recante la testa di Orfeo, 1866 Goustave Moreau, L'apparizione, 1876 Odilon Redon, Beatrice, 1855 Odilon Redon, Il Ciclope, 1888-1890 Odilon Redon, Occhio pallone, 1895 Odilon Redon, Ophelia, ca. 1900-1905 John Everett Millais, Ofelia, -1851-1852 Aubrey Beardsley, La ricompensa