di - Azienda Ospedaliero

Transcript

di - Azienda Ospedaliero
.
INDICE RASSEGNA STAMPA
.
3. Sanità nazionale
Tirreno
04/05/2014
p. 3
La mia "piccola peste" che non sarebbe mai nata
Cristiana Grasso
1
Corriere Della Sera
04/05/2014
p. 24
Tv a buon mercato, cure più costose Il mondo raccontato dai
prezzi
Massimo Gaggi
2
Corriere Della Sera
04/05/2014
p. 27
Caso Avastin-Lucentis, Roche va al Tar contro la maxi-multa
dell'Antitrust
Rita Querzè
4
Corriere Della Sera
04/05/2014
p. 47
Trapianti, primi dati da record Ma restano alte le opposizioni
Corriere Della Sera
04/05/2014
p. 47
La seconda opinione è un diritto
Corriere Della Sera
04/05/2014
p. 48
Nel diario dei «momenti più belli» le leve per superare il
malessere
Corriere Della Sera
04/05/2014
p. 48
Gli ingredienti fondamentali del benessere psicologico
Corriere Della Sera
04/05/2014
p. 49
L'impatto delle emozioni positive sulla salute fisica
Corriere Della Sera
04/05/2014
p. 50
Miglioralo smaltimento dei farmaci
Ruggiero
Corcella
12
Corriere Della Sera
04/05/2014
p. 50
La saggezza «in pillole» che fa stare davvero meglio
Elena Meli
14
Corriere Della Sera
04/05/2014
p. 51
Mi spieghi dottore Come si interviene sulla frattura del
femore?
Antonella
Sparvoli
16
Corriere Della Sera
04/05/2014
p. 51
Future mamme, attente alla vitamina D
Daniela Natali
19
Corriere Della Sera
04/05/2014
p. 55
Con la guida elle epilessie stop a paure e pregiudizi
Maria Giovanna
Faiella
20
Corriere Della Sera
04/05/2014
p. 55
La app che chiede aiuto se sta per arrivare la crisi
Cesare Peccarisi
22
Giornale
04/05/2014
p. 33
Le numerose malattie del cervello sono poco conosciute agli
italiani
Giornale
04/05/2014
p. 33
Ecco i segreti del Parkinson
Giornale
04/05/2014
p. 33
La cataratta si manifesta in venti milioni di europei
Giornale
04/05/2014
p. 33
Come reagire al morso velenoso delle vipere
Giornale
04/05/2014
p. 33
Sono 12mila gli italiani sopra i 65 anni colpiti da gravi
malattie ematologiche
28
Libero
04/05/2014
p. 39
Esperti a confronto sui tumori testa - collo
29
Libero
04/05/2014
p. 39
Aritmie. Meno complicanze negli interventi
Libero
04/05/2014
p. 39
C'è una proteina che tiene giovane il cuore
Lara Luciano
31
Libero
04/05/2014
p. 39
La 'Giornata Mondiale per l'igiene delle mani'
Renata
Francavilla
32
Libero
04/05/2014
p. 39
Roma. XXXV congresso SIME Medici estetici imprenditori
Isabella
Sermonti
33
Libero
04/05/2014
p. 39
Come proteggere gli occhi con lenti che cambiano luce
Gioia Tagliente
34
Messaggero
04/05/2014
p. 14
Gli ospedali chiudono i farmaci nei bunker dopo il boom dei
furti
Carla Massi
35
Repubblica
04/05/2014
p. 8
Statali, valanga di mail "L'orario salga a 40 ore e premi solo
in base ai giudizi dei cittadini"
Luisa Grion
37
Repubblica Affari
Finanza
05/05/2014
p. 40
Assistiti a casa, non più in ospedale così migliora la vita di
tanti malati
Stefania Aoi
39
Repubblica Affari
Finanza
05/05/2014
p. 40
"I dirigenti pubblici siano sanzionati se non si adeguano"
41
Repubblica Affari
Finanza
05/05/2014
p. 41
"Più collaborazione fra Asl e terzo settore è utile ai pazienti e
alla spesa pubblica"
43
Secolo D` Italia
04/05/2014
p. 5
In lotta contro l'aborto: a Roma la "marcia per la vita" fino a
piazza San Pietro
46
Indice Rassegna Stampa
5
Riccardo Renzi
6
7
8
10
23
Luigi Cucchi
24
26
Luisa Romagnoni
27
30
Pagina I
INDICE RASSEGNA STAMPA
.
Secolo D` Italia
04/05/2014
p. 6
Il cibo-spazzatura continua a fare vittime: si stringe l'alleanza
tra medici e ambientalisti
47
Sole 24 Ore
05/05/2014
p. 14
Medici a vocazione sociale
48
Sole 24 Ore Domenica
04/05/2014
p. 27
Allarme tecnezio in corsia
Patrizia Caraveo
49
8. La Ricerca
Repubblica Affari
Finanza
05/05/2014
p. 21
El.En: medicale in Usa, industria in Asia così i laser
raddoppiano i loro mercati
Gloria Riva
50
Repubblica Affari
Finanza
05/05/2014
p. 21
Comecer ha portato il nucleare dalle centrali alla diagnostica
Enrico Miele
52
Secolo D` Italia
04/05/2014
p. 5
Scoprire le proprie origini: si fa strada uno strumento nuovo
grazie alla ricerca britannica
53
Sole 24 Ore Domenica
04/05/2014
p. 27
Staminali: fatti, promesse e rischi
54
Indice Rassegna Stampa
Pagina II
Lamia "piccola peste"
che non sarebbe mai nata
Una delle tante "mamme con la valigia" si racconta: «Ci ho pensato molto,
con l'ovulo di una sconosciuta nella pancia non mi ci vedevo. Ma ora sono felice»
Ho speso 5mila
euro escluso
di Cristiana Grasso
1 PISA
C'è il sole e tanta luce in giardino, brillano i capelli biondi di
Letizia e quelli ancora più biondi della "piccola peste", diciotto mesi, la salopette di una misura più grande, mamma-babbo-bubù-tato, parla e ride, il
cocker dorme beato. Piccola
peste è una bambina bella e
simpatica, come milioni di altre sue coetanee, rna è anche a
suo modo speciale. Perché se
sua madre non avesse combattuto e aggirato la legge organizzando una spedizione in un paese dell'Est, lei non sarebbe
mai nata. Piccola peste infatti è
stata concepita in "provetta",
in quel tipo di provetta che
l'Italia ha messo al bando con
la famigerata legge 40 anche se
l'ultima sentenza della Corte
Costituzionale "vieta il divieto" e ributta tutto all'aria. Fecondazione eterologa si chiama, in questo caso seme del
babbo ma ovocita di una donatrice anonima (ma poteva anche essere l'inverso), madre
biologica sconosciuta, probabilmente per sempre.
Ogni tanto Letizia, che ha 44
anni ed è una libera professionista piuttosto nota tra Pisa e
provincia, si toglie gli occhiali
scuri per guardarti meglio e
mentre parla, con quegli occhioni azzurri, fa splendere la
sua radiosa storia senza però
ignorare le poche ombre, perché alle altre, alle altre donne
che si troveranno ad affrontare
il suo percorso, non vuole nascondere niente. «La cosa più
difficile? Mantenere il segreto.
Con tutti. Persino con i nostri
genitori. Perché non si sa mai,
una parola che sfugge, anche
in buona fede. La nostra scelta
è questa. Viviamo in Italia, per
di più in provincia, ci sono ancora troppi pregiudizi. Nostra
figlia deve crescere senza traumi. Per ora abbiamo deciso
che non le diremo mai come è
stata concepita... Poi chissà,
3. Sanità nazionale
il volo
e il soggiorno
di una settimana. Certo,
in Italia con i dottori bravi
che abbiamo, sarebbe
stato più semplice
nella vita accadono tante cose...».
Un segreto che ornai non
pesa neppure più tanto e a volte fa anche sorridere Letizia e il
suo compagno: «Mi inteneriscono e mi fanno sorridere le
zie, le nonne, le amiche, che si
ostinano a trovare somiglianze
tra me e la bambina... Io invece
lo vedo che a me non assomiglia mentre somiglia moltissimo a suo padre... Speriamo
che non sia agitata come lui!».
Racconta, Letizia, che ogni
giorno che passa è sempre più
felice di non essersi arresa. Eppure un figlio lo aveva già, avuto dall'ex marito, ora è un adolescente e venera la sorellina.
«Ma il mio nuovo compagno
ed io volevano coronare la nostra storia di separati con un figlio nostro. Dopo vari tentativi
e una gravidanza andata male
abbiamo pensato di lasciar perdere questo sogno, anche perché il tempo che passava non
lasciava davanti a noi troppe
speranze. Per noi l'adozione
non era praticabile perché non
eravamo sposati e non eravamo ancora divorziati. Vedevo
che il mio compagno amava
molto i bambini, si intratteneva spesso con i piccoli dei nostri amici e quando giocava
con loro gli occhi gli si illuminavano. Ho sempre pensato
che sarebbe stato un ottimo
padre...».
Un giorno il suo ginecologo
le parla dell'ovodon azione, da
fare fuori dell'Italia perché qui
non era permesso. «Io a quella
parola inorridii, mi sembrava
una forzatura della natura, un
accanimento del figlio a tutti i
costi , e poi io cori dentro la
pancia l'ovulo di una sconosciuta non mi ci vedevo
proprio... e se avesse avuto
malattie strane? quale donna
poteva donare gli ovuli, qualche disperata o sicuramente
dietro pagamento, senza contare poi quanto sarebbe costata tutta l'operazione...».
Poi però, piano piano, Letizia ci ripensa. «Cominciai a informarmi su Internet, navigai
su tutti i forum di procreazione
assistita, lessi tante storie e capii che non era poi una cosa cosa fuori dal mondo come mi ero
immaginata, anzi per certi
aspetti nell'ovodonazione dovevi imbottirti anche meno di
ormoni rispetto a una normale
fecondazione assistita». Letizia
trova la sua strada su un sito
che raccoglie storie di esperienze molto positive avute in una
località dell'Est Europa. Approfondisce, si iscrive e parla con
le altre mamme, poi decide.
«Contattai l'interprete, feci gli
esami per vedere se ero esente
da malattie gravi e se potevo
procedere con l'ovodonazione
e per poter scegliere la donatrice, ho dovuto fare una cura,
ma niente d particolarmente
peso. Il tutto è costato circa cinquemila euro, escluso il volo e
il pernottamento di una settimana laggiù».
Non è stato tutto rose e fiori,
le paure sono diverse e ti assalgono in ogni momento: «Ma
tutto sommato anche la gravidanza è filata liscia, forse per
certi aspetti, essendo più matura e consapevole, più liscia della prima, quella "normale".
Tante volte ho pensato che in
Italia con i bravi dottori e professionisti che abbiamo sarebbe stato tutto più semplice, ed
invece per una legge assurda
migliaia di coppie spendono
soldi, si indebitano, prendono
l'aereo, insomma si stressano
per avere un figlio in un paese
straniero». Però Letizia e il suo
compagno ripensano con piacere a quella settimana nell'Est
Europa da dove tutto è partito:
«Ricordiamo tutte le chiese ortodosse dove abbiamo acceso i
piccoli ceri e pregato per la
buona riuscita del nostro sogno. Ci piace pensare che un
Dio ci abbia aiutato. Sappiamo
che una parte di nostra figlia
appartiene a quei posti e che
appena potremo ce la porteremo».
k.,,.; ;,iaA,,-W
-,.,
cóc non -M-,i l
Pagina 1
Dalle tecnologie all`abbigliamento, sul mercato Usa a valori dimezzati rispetto a dieci anni fa
Tv a buon mercato, cure più costose
Il mondo raccontato dai prezzi
Cibo, bambini, istruzione : i( s .d.u so per pagare serviz i essenziali
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK - L'homeless che
dorme sotto i ponti in un giaciglio di stracci con un pezzo di
cartone come tetto, ma che non
rinuncia al telefonino. Famiglie
che non riescono ad arrivare a
fine mese pur lavorando a tempo pieno, ospitate in shelter comunali dove i loro bimbi vivono
in povertà, mangiano cibi scadenti, ma non rinunciano alla tv
con maxischermo e alla playstation. Negli Stati Uniti - ma il
discorso vale, almeno in parte,
anche per il resto del mondo industrializzato, e per l'Italia combattere l'indigenza sta diventando sempre più difficile
non sono perché la globalizza-
quali cercano di dimostrare che,
anche quando sono alle prese
con un calo del loro reddito da
lavoro, i proletari del XXI secolo
possono ancora migliorare il loro tenore di vita acquistando un
maggior volume di alimenti e di
beni di consumo grazie ai prodotti importati a basso costo
(soprattutto dalla Cina) e all'efficienza delle reti della grande
distribuzione che sono riuscite
a garantire prezzi in diminuzione non solo per tv, computer,
giocattoli e telefonini, ma anche
per abbigliamento, veicoli, trasporto, cibi prodotti industrialmente. Che povertà è - si chiede uno studio della Heritage quella di famiglie che hanno a
casa l'aria condizionata?
Per cento
Oltre 1'80 per cento
delle famiglie statunitensi a basso reddito
possiede il frigorifero,
il televisore
e il forno
a microonde
zione e l'automazione dei processi produttivi accentuano le
diseguaglianze sociali, ma anche perché la rivoluzione dei
prezzi di beni e servizi rende più
complicato stabilire quali sono
le condizioni di bisogno per le
quali è più necessario l'intervento delle politiche sociali di
sostegno.
La compassione verso gli ultimi del mondo spesso si appanna quando tra le loro mani
compaiono oggetti, soprattutto
prodotti elettronici, che siamo
abituati a considerare simboli
del moderno benessere. E alcuni
centri di ricerca della destra
conservatrice Usa come la Heritage Foundation di Washington,
hanno prodotto analisi con le
3. Sanità nazionale
Un'analisi assai
discutibile come
sappiano ormai da
tempo perché al calo
dei prezzi dei prodotti industriali corrisponde l'aumento,
spesso molto superiore, del costo di
servizi essenziali per
la società e soprattutto per le sue fasce
più vulnerabili: vale
per la sanità, l'istruzione, l'assistenza
accedere alle cure mediche grazie alla disponibilità di polizze
assicurative più a buon mercato
e al contributo finanziario offerto dallo Stato alle famiglie più
bisognose.
Il presidente è stato considerato per questo un «socialista»
dai conservatori, mentre il nuovo sindaco di New York, Bill de
Blasio, ha subito non poche critiche per il suo tentativo di garantire a tutti almeno due anni
di asilo a carico del Comune (e
quindi del contribuente). E stato accusato di populismo, ma
non c'è dubbio che anche lui,
come Obama, abbia individuato
un problema cruciale, se si vuole davvero evitare che la parte
più povera della società perda
ulteriormente terreno. Un'esigenza che vari studi e analisi
giornalistiche stanno cercando
di dimostrare sulla base di quadri statistici convincenti sulla
reale evoluzione del costo della
vita.
L'analisi visivamente migliore è, forse, quella condotta dal
Bureau of Labor Statistics e sintetizzata nel grafico, ripreso nei
La battaglia del sindaco
di New York Bili De Blasio
per garantire a tutti
almeno due anni di asilo
I
giorni dal New York Times da
The Atlantic e da altri media
americani . Ne viene fuori che
negli ultimi dieci anni i prezzi
dei televisori sono più che dimezzati mentre è crollato anche
il prezzo di computer, telefoni e
giocattoli. Più contenuto (-18%)
il calo del costo di vestiario e autoveicoli . A fronte di questi risparmi, però , si è registrata
l'esplosione del costo dei servizi
a più alta intensità di lavoro:
scuole e università (+40%0), sanità, asili nido e assistenza all'infanzia (+15%). Le imprese digitali sostengono che basta un
tablet per far emergere il figlio
di una famiglia povera che ha
un'intelligenza brillante. Eccezioni: la verità è che è difficile
uscire dalla povertà senza cure
mediche, sevizi sociali e scuole
decenti.
Massimo Gaggi
'J RIPRODUZIONE RISERVATA
all'infanzia. Un condizionatore
cinese negli Usa può costare 99
dollari e l'energia può costare
poco se nei dintorni ci sono miniere e centrali elettriche che
bruciano carbone. Sono i limiti
di uno sviluppo sociale squilibrato (oltre che inquinante), del
progressivo schiacciamento dei
ceti medi.
É stato anche per far fronte a
questa situazione che, fin dall'inizio della sua presidenza nel
2009, Barack Obama ha tentato
(con poco successo) di imporre
una strategia di riduzione delle
disparità sociali basata da un lato su una maggiore tassazione
dei ricchi, dall'altro su una riforma del sistema sanitario che
consentisse anche ai poveri di
Pagina 2
Landa mento
I beni essenziali stanno diventando sempre più cari,
mentre i giocattoli costano meno
La variazione di prezzo nel periodo 2005-2014 negli Stati Uniti
+40
........ punti
percentuali
.......................
+20
....................................................................
........................................................................
Casa
Cura
personale
-20
Abbigliamento
Veicoli nuovi
-40
e usati
Servizi
per il cellulare
-60
Giocattoli
Telefoni
e accessori
(; iilettono
?r°ZiÍ o( Ci`i
-80
_là uïr ir.: i
rlr-i .eïv izil
-100
.....................................
Pc e dotazioni
elettroniche
Televisori
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3. Sanità nazionale
Pagina 3
S
L'Autorità ha contestato accordi sottobanco per favorire l'acquisto del farmaco più costoso
Caso Avastin-Lucentis, Roche va a1 Tar
contro la maxi-multa dell'Anti
Non sarà l'Antitrust a dire l'ultima parola sulla vicenda Avastin-Lucentis, i due farmaci usati
contro la maculopatia senile,
principale causa di cecità tra gli
over6o. Nella contesa entra in
gioco il Tar. Lo scorso marzo
l'Autorità garante della concorrenza ha sanzionato le due case
produttrici dei medicinali, Roche
e Novartis, con una multa da go
milioni di euro per la prima e di
92 per la seconda. L'Antitrust
contestava accordi sottobanco
per obbligare pazienti e ospedali
all'acquisto del farmaco più costoso, il Lucentis (goo euro, contro i5-4o euro per la stessa fiala
di Avastin). Oggi Roche risponde
alle contestazioni dell'Antitrust.
E annuncia di aver depositato venerdì scorso un ricorso al Tar del
Lazio. La "difesa" dell'azienda
farmaceutica si basa sulla rivendicazione di una differenza non
trascurabile tra i due farmaci.
«Avastin è un farmaco nato per la
cura dei tumori - spiega Fausto
Massimino, responsabile degli
affari legali della Roche Il suo
principio attivo resta in circolo
per una ventina di giorni - E
questo è bene perle terapie oncologiche, che cosi aggrediscono
meglio il tumore. Ma non per le
maculopatie. Di più: le controindicazioni sono tutte a carico dell'apparato cardiovascolare. Aumentano i rischi di ictus, infarto.
Elemento difficilmente trascurabile se il farmaco viene somministrato a un anziano».
E un dato di fatto che ospedali
e oculisti abbiano usato Avastin
per le maculopatie. E con buoni
risultati. Com'è possibile, viste le
controindicazioni? «Quando
Avastin è stato messo sul mercato
per l'oncologia non esisteva ancora Lucentis. Quindi - aggiunge
Massimino - si cominciò a usare
un farmaco che aveva indicazioni
terapeutiche diverse (il tumore
appunto) ma si rivelava efficace
anche in oculistica, pur non essendo mai stato autorizzato dalle
autorità sanitarie per tale uso.
Certo poi abbiamo segnalato, come ci impongono gli obblighi di
farmacovigilanza, all'EMA,
l'agenzia europea del farmaco, i
cosiddetti "eventi avversi". I casi
cioè in cui si sono evidenziati effetti collaterali gravi. Lo stesso
hanno fatto medici e Asl. Così
l'EMA ha deciso di inserire tra le
avvertenze il rischio di ictus, infarto e trombosi». A questo punto
l'Alfa, agenzia italiana del farma-
co, ha cancellato la rimborsabilità di Avastin per l'uso oculistico
non autorizzato. Conseguenza
immediata: la sanità pubblica ha
visto aumentare drasticamente i
costi per la terapia delle maculopatie. Stesso discorso per cliniche e oculisti privati dove molto
spesso viene curata questa malattia. Oggi associazioni come Altroconsumo chiedono che l'Aifa
ripristini la rimborsabilità di
Avastin per le maculopatie.
Roche commercializza Lucentis per conto di Novartis e riceve
royalties per questo. Inoltre Novartis detiene il 33% delle azioni
al portatore di Roche. «La partecipazione di Novartis esiste. Ma
di fatto Novartis detiene solo il 6
per cento del capitale di Roche e
non esprime alcun membro nel
cda».
Ora la parola del Tar interessa
le aziende coinvolte. Ma anche i
malati che aspettano chiarezza
rispetto alle cure da adottare.
Rita Querzè
,vastin Luce t's, i, (lue
ta r aCi _asat'Ccï tro
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';al C!ì'Osïl Í'!ì
3. Sanità nazionale
li_ 1. iVi',Val tl ;
Pagina 4
Se il buongiorno si vede dal mattino, i
dati dei primi due mesi di attività del
2014 forniti dal Centro nazionale trapianti (Cnt) potrebbero preludere a un
2014 come migliore anno in assoluto
nell'attività di donazione/trapianto dal
1992 ad oggi in Italia. Al 28 febbraio
2014 sono stati infatti 1.169 i donatori
utilizzati, il numero più alto
0
mai registrato.
In crescita pure il
in M
numero di decesSono i donatori utilizzati,
si con accertaal 28 febbraio 2014,
mento neurologisecondo il Centro
co: 2.363 contro i
nazionale trapianti.
2.270 dello scorSi tratta dei numero più
so anno, battenalto mai registrato
do anche il record
negli ultimi 22 anni
di 2.322 raggiun-
3. Sanità nazionale
to nel 2009. Non tutte le donazioni, però, sono state utili agli interventi e, così,
il numero di trapianti (inclusi i combinati) si ferma a 3.186, inferiore a quelli
del 2004 (3.217) e a quelli del 2006
(3.190), ma si tratta comunque del terzo
migliore risultato negli ultimi 22 anni.
Un dato in controtendenza deve invece
fare riflettere: quello delle opposizioni
alle donazioni, in leggero aumento (dal
29,6% del 2013 al 31,7io del 2014). Può
significare che, se da una parte migliora
l'impegno delle equipe trapiantologiche,
dall'altra occorre aiutare ancora di più i
cittadini a superare alcuni pregiudizi.
R71715rr11rr 71 1,11 FF 1
Centro nazionale trapianti
www.trapianti . salute . gov.it
Pagina 5
LA SECONDA OPINIONE
È UN DIRITTO
di RICCARDO RENZI
normale che i giornali , di carta e online, che si
occupano di salute ricevano spesso lettere di pazienti
che si lamentano dei loro medici , di cui denunciano
vere o presunte malefatte. L'esperienza ci ha
insegnato a gestire queste situazioni, attenti a non
criminalizzare nessuno e a non gridare subito allo scandalo di
malasanità. Ma ci sono lamentele per le quali ci sentiamo di
prendere immediatamente le parti del paziente : sono i casi in
cui i cittadini riferiscono di essere stati letteralmente
maltrattati da un medico perché si sono rivolti anche a un
altro specialista per avere conferma di una diagnosi o di una
prescrizione, per aver richiesto in pratica la famosa second
opinion. Pensavamo che questa giusta prassi fosse ormai
accettata e «digerita » anche dai medici italiani, ma
evidentemente non è così, vista la maggior frequenza di
queste segnalazioni. Ora, fermo restando che di questi tempi
sta diventando un lusso ottenere anche la prima opinione, è
bene ricordare che quelli che
possono o riescono con il
Servizio sanitario nazionale a
ottenerne anche una
seconda, non fanno che
esercitare un loro diritto, che
Troppi medici
deve essere rispettato dal
vivono come
medico. A fronte di una
«lesa maestà»
diagnosi importante, la
seconda opinione, fornita da
il parere chiesto
uno specialista e non da
altro dottore
a
medici improvvisati o
santoni, non solo è una
possibilità in difesa del
paziente (e infatti è citata nella Carta dei diritti del malato
proposta da Umberto Veronesi), ma è anche una buona regola
sanitaria. Non a caso si tratta di una prassi riconosciuta e
promossa (per alcune diagnosi, obbligatoria) da diversi
sistemi sanitari e dalle assicurazioni private americane, se non
altro perché una diagnosi sbagliata è anche uno spreco di
risorse. È inoltre accertato che il paziente confortato e
rassicurato da una seconda opinione è un paziente migliore,
perché accetta e aderisce meglio alle cure. Aldilà poi delle
regole razionali, etiche o economiche , sarebbe bene che
venisse semplicemente riconosciuto un «diritto all'ansia» del
malato, negli studi medici dove la seconda opinione è vista
come un insulto alla professione (o all'ego ipertrofico del
titolare) e anche nei Pronto soccorso , dove si fa pagare
il ticket a quelli che si sentono male, ma che non dimostrano
di avere qualcosa di grave. Perché il medico che non sa
valutare e accettare le paure dei malati non è un buon medico.
© RIPRODUZIONE RI SERVATA
3. Sanità nazionale
Pagina 6
i chiama Well-Being
Therapy, psicoterapia
che punta al benessere: 8-1o sedute per individuare ciò che impedisce lo sviluppo del benessere psicologico e a rimuoverlo. «L'abbiamo
sviluppata sulla base del modello multidimensionale di
benessere psicologico di Carol Ryff» dice il professor
Giovanni Fava, coautore, insieme a Nicoletta Sonino e
Thomas N. Wise, del libro "Il
metodo psicosomatico" (Giovanni Fioriti Editore).
«Ci occupavamo delle ricadute e della cronicità della
depressione - spiega il professor Fava -. Spesso medici
e ricercatori confondevano la
risposta positiva a un trattamento, ad esempio con farmaci antidepressivi, con la
guarigione. In realtà, diversi
studi indicavano la persistenza di sintomatologia residua:
ansia, irritabilità, problemi
interpersonali, presenti anche quando i criteri diagnostici indicavano una guarigione. Il nostro sforzo è stato
incorporare il benessere psicologico nella definizione di
guarigione».
L'ipotesi era che la mancanza di benessere psicologi-
3. Sanità nazionale
co potesse creare una vulnerabilità verso eventi stressan ti, aprendo le porte alle ricadute. Attraverso studi su
piccoli gruppi di persone in
remissione da disturbi ansiosi o depressivi, i ricercatori
guidati da Giovanni Fava
hanno scoperto che il loro livello di benessere psicologico
era inferiore rispetto a quello
dei soggetti sani del gruppo
di controllo, e da lì si è partiti
per sviluppare la Well-Being
Therapy.
«Si tratta di una strategia
psicoterapica a breve termine
che si articola in 8-12 sedute,
talvolta 16 sedute, della durata di 30-35 minuti ciascuna,
una volta ogni 15 giorni dice Fava -. All'inizio del
trattamento viene chiesto di
riportare in un diario strutturato le circostanze nelle quali
si sono verificati episodi di
benessere, che vengono valutati con un punteggio. Cerchiamo quindi di individuare
i punti di forza di ognuno, e
di rimuovere gli ostacoli che
ne impediscono l'espressione, come pensieri che portano a interruzione prematura
del benessere. Usiamo in tal
senso le sei dimensioni proposte da Carol Ryff (vedi articolo sopra, ndr), e a partire da
lì costruiamo il cambiamento
nel comportamento e nello
stile di vita».
La Well-Being Therapy riduce la vulnerabilità agli
stress quotidiani, interrompendo il circolo vizioso tra
malessere, disagio e sviluppo
di ulteriore malessere, condizione frequente quando restano sintomi residui dopo
una fase depressiva.
«Diversi studi clinici controllati indicano che la WellBeing Therapy è efficace in
più campi di applicazione dice ancora il professor Fava
-. Abbiamo dimostrato che
pazienti con episodi ripetuti
di depressione potevano liberarsene».
«Sono arrivate conferme
da studi indipendenti effettuati in Germania e negli Stati
Uniti - prosegue lo psicologo - e il nostro approccio è
alla base di una riforma nel
trattamento della depressione in Gran Bretagna, che prevede la disponibilità della
psicoterapia nel servizio sanitario nazionale. Altri studi
hanno riguardato l'ansia generalizzata e la ciclotimia
(sbalzi di umore frequenti) e
hanno dimostrato come il
nostro approccio possa condurre a una maggiore stabilità dell'umore».
«Inoltre, - continua
l'esperto - la dottoressa Elena Tomba, ricercatore di psi-
cologia clinica dell'Università
di Bologna, ha dimostrato in
uno studio appena pubblicato sulla rivista International
Journal of Eating Disorders,
che le pazienti affette da disturbi alimentari hanno carenze di benessere psicologico. Lo studio è stato realizzato
su 245 soggetti con diversi
disturbi alimentari , bulimia,
anoressia e binge eating disorder, che sono stati confrontati con 6o soggetti sani
coinvolti come gruppo di
controllo. Questa scoperta
può portare a studiare l'applicazione della Well-Being
Therapy anche in questo
campo».
Di grande interesse anche
la possibile applicazione della Well-Being Therapy nell'ambito preventivo per bambini e adolescenti . L'idea è
che aumentando il livello di
benessere si potrebbe influenzare lo sviluppo della
personalità , contrastando
l'insorgenza di comportamenti a rischio frequenti durante l'età evolutiva, come
l'abuso di alcol, droghe e fumo. Studi esplorativi indicano che lavorando sulla ricerca
del benessere , piuttosto che
sui sintomi, è possibile aiutare i ragazzi a individuare i migliori percorsi evolutivi della
vita.
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Pagina 7
Ieri, campo speculativo per filosofi e pensatori. Oggi, materia di vera e propria indagine scientifica
Espressione dell a
®
ome sia più giusto
0 spendere la propria
vita è una domanda
che pensatori e filosofi si pongono da
millenni. E continuano a farlo oggi, affiancati dagli psicologi che studiano il misterioso concetto di benessere
psicologico attraverso l'impiego di metodologie scientifiche.
Una delle maggiori esperte
internazionali del settore è la
professoressa Carol Ryff, dell'University of WisconsinMadison americana, che ha
pubblicato una revisione sul
benessere psicologico, sulla
rivista Psychotherapy and
Psychosomatics.
La prima distinzione da fare è tra un approccio alla vita
finalizzato alla ricerca del
piacere, edonistico , e uno finalizzato invece alla ricerca
dell'espressione completa
mento che riconoscono al
benessere psicologico una
natura molto articolata, fatta
da tanti diversi aspetti.
«Sono almeno sei i componenti del benessere psicologico, così come sono stati
individuati dalla ricerca psicologica contemporanea spiega Giovanni Fava, professore ordinario di Psicologia clinica dell'Università di
Bologna e direttore della rivista Psychotherapy and
Psychosomatics -. Questi
del meglio che c'è in ciascuno, approccio definito eudemonico. Quest'ultimo, proposto già da Aristotele nell'Etica Nicomachea, impone
innanzitutto di diventare capaci di conoscere se stessi,
poi di spendere la propria vita tentando di diventare pienamente ciò che si è, di dare
piena voce al proprio talento.
In qualche modo le teorie
scientifiche attuali danno
credito all'approccio eudemonico alla vita, dal mo-
sei componenti sono: autonomia, padronanza ambientale, crescita personale, relazioni positive con gli altri,
scopo nella vita, auto-accettazione».
«Essere autonomi - spiega il professor Fava - vuol
dire regolare il proprio comportamento dall'interno e
sentirsi in grado di essere indipendenti, resistendo alle
pressioni sociali che spingono a pensare e ad agire in
maniera conforme».
«Un buon controllo sul
proprio ambiente - prosegue - comporta l'abilità nel
gestire le opportunità che si
presentano e nell'affrontare
le avversità, creando un contesto nel quale possano trovare espressione i propri valori».
«Avere un buon senso di
crescita personale - aggiunge Fava - significa, invece, sentirsi all'interno di
3. Sanità nazionale
se stessi' gli
un processo di continuo miglioramento di se stessi, essere aperti a nuove esperienze, avere la sensazione di realizzare il proprio potenziale»
«Le buone relazioni con gli
altri - continua l'esperto si manifestano attraverso la
capacità di sviluppare empatia, affetti e vicinanza con le
persone che ci circondano».
«E ancora, avere un chiaro
scopo nella vita - dice lo
psicologo - vuol dire sentire di muoversi all'interno di
una qualche direzione identificabile, con una continuità
tra il passato e il presente, alla luce di obiettivi che diano
significato alla vita. Infine,
per il benessere personale è
comunque molto importante
avere un buon livello di autoaccettazione: accogliere tutti
gli aspetti di sé, anche quelli
meno positivi, senza voler a
tutti i costi essere diversi dalla propria natura».
Sulla base di questi elementi, da diversi anni sono
state costruite scale di valutazione del benessere personale, che hanno consentito
agli psicologi di studiare sul
campo l'elusivo concetto di
benessere psicologico, soprattutto quello relativo all'approccio eudemonico, più
complesso e sfaccettato.
Un aspetto che ha attratto
l'attenzione dei ricercatori è
come cambia il benessere
psicologico con il trascorrere
dell'età. Se i giovani hanno
l'impressione di migliorare
con il tempo e di vedere definirsi il proprio scopo nella
vita, gli adulti e ancor più gli
anziani fanno fatica a mantenere alto il livello di questi
elementi, vedendo prospettarsi piuttosto l'inevitabile
declino.
'
1ente
«T risultati degli studi indicano che un più alto livello di
benessere può essere predetto dal sentirsi più giovani,
ma non dal voler essere più
giovani - dice Carol Ryf -.
Secondo uno studio, gli
adulti che si percepiscono
più giovani di quanto realmente sono, tendono ad avere un benessere maggiore.
L'età soggettivamente percepita è stata comparata con
l'età reale, il che ha consentito di effettuare una valutazione del realismo e dell'illusione nell'autovalutazione.
Questo studio ha mostrato
che a tutte le età un maggior
realismo e minori illusioni
predicono un funzionamento migliore, compreso un più
alto livello di benessere».
Molto importanti per il benessere psicologico sono comunque le caratteristiche
psicologiche di base di ciascuno. Le ricerche hanno dimostrato che le persone più
aperte alle nuove esperienze
danno impulso alla propria
crescita personale , e l'essere
ben disposti verso gli altri facilita le relazioni.
L'ottimismo ha effetti positivi attraverso la sensazione di controllo sull'ambiente
circostante, mentre uno sta-
Pagina 8
bile livello di autostima favorisce l'autonomia personale
e l'individuazione di una direzione per la propria vita.
Essere capaci di regolare le
proprie emozioni, e di rimetterle in discussione, è un
predittore positivo del benessere personale , mentre
sopprimerle è un predittore
negativo, così come lo è un
intenso desiderio di avere
una vita diversa da quella
che si ha. In quest'ultimo caso la situazione si inverte
quando si è effettivamente in
grado di capovolgere la vita
secondo le proprie aspirazioni.
Poi c'è la vita familiare,
con i suoi molteplici ruoli di
genitori, figli, marito o moglie, fratello o sorella, spesso
vissuti in contemporanea. La
ricerca indica che più questi
ruoli sono vissuti con investimento personale , più tendono a generare benessere
psicologico . Ad esempio,
donne istruite che vivono
ruoli familiari molteplici
mostrano maggiori livelli di
autonomia personale. Chi
sente di essere utile alla propria famiglia delinea più
chiaramente uno scopo nella
vita, elemento particolarmente significativo per gli
uomini.
Importanti anche i rituali
familiari, come il ritrovarsi
durante le feste, la cui funzione positiva è stata rilevata
da ricerche effettuate sia tra
gli adolescenti sia tra gli
adulti.
Sull'altro versante ci sono
gli aspetti negativi del divorzio oppure della morte del
coniuge, specie per le donne,
anche se dopo il divorzio elemento cruciale per l'equilibrio psicologico è trovare rapidamente un nuovo senso
alla vita.
Molte ricerche hanno correlato la condizione lavorativa e il
benessere psicologico, sia per gli effetti positivi sia per
quelli negativi. Di sicuro si sa che il lavoro non
adeguatamente pagato genera bassa autostima e
sensazione di non avere il controllo sul proprio ambiente.
Le ricerche indicano che donne adulte e uomini giovani
hanno più alti livelli di auto-accettazione se riescono ad
aggiustare gli orari di lavoro in modo da avere tempo
anche perla famiglia; al contrario uomini adulti e donne
più giovani vedono diminuire la propria auto-accettazione
se devono ridurre la disponibilità lavorativa per andare
incontro ai bisogni familiari. Ha un chiaro effetto positivo
sul benessere personale l'impegnarsi nel lavoro di
volontariato. Il volontariato ha anche una specifica
funzione di rafforzamento dell'identità personale in chi si
avvia verso il periodo del pensionamento.
3. Sanità nazionale
Pagina 9
Le ricerche più recenti hanno evidenziato l'esistenza di correlazioni precise tra mente e corpo
Ma la felicità personale non si può misurare in tutte le culture allo stesso modo
siste una relazione tra
benessere psicologico
e indicatori biologici
associati al buon funzionamento dell'organismo. «Si tratta di ricerche
ancora in corso, tuttavia oggi si
sa che persone che presentano
punteggi alti nella dimensione
delle relazioni positive con gli
altri tendono ad avere un peso
corporeo più basso, a sua volta
associato a migliori condizioni
di salute - dicono Chiara Rafanelli, professore straordinario di Psicologia clinica dell'Università di Bologna e Chiara Ruini, ricercatore di Psicologia clinica dell'Università di
Bologna -. La relazione esiste
anche per un basso rapporto
circonferenza vita-fianchi, che
significa minor rischio cardiovascolare : oltre alle relazioni
positive con gli altri risulta
correlato a buona padronanza
ambientale e a un preciso scopo nella vita. Sappiamo inoltre
che le persone con alti punteggi nelle dimensioni dell'accettazione di se stessi e nella padronanza ambientale hanno
più bassi livelli di emoglobina
glicosilata, che vuol dire minor
rischio di diabete e quindi anche di disturbi cardiovascolari.
Anche più bassi livelli di cortisolo salivare, indice di buona
regolazione neuroendocrina,
sono correlati a buona crescita
personale e a un chiaro scopo
nella vita, mentre una riduzione del biomarker infiammatorio Interleukina-6 è presente
nelle persone che hanno un
buon senso di padronanza ambientale, uno scopo nella vita e
anche un coinvolgimento in
pratiche religiose . Un recente
studio italiano ha poi confermato un'associazione tra la
presenza di alti livelli di stress,
sintomi di ansia e depressione
3. Sanità nazionale
ed elevata concentrazione di
piastrine nel sangue; concentrazione che invece si correla
negativamente con la dimensione della padronanza ambientale, a conferma degli effetti potenzialmente protettivi
del benessere psicologico».
Le emozioni positive hanno
un ruolo anche nell'affrontare
condizioni patologiche già instaurate : ad esempio, in chi ha
una diagnosi di positività al virus dell'Hiv, ottimismo e speranza sono associati a una più
lunga aspettativa di vita.
Oltre a poter essere rilevato
attraverso indici biologici, il
benessere può essere valutato
anche nel suo differente manifestarsi attraverso le culture di
vari Paesi. Di recente l'Organization for Economic Cooperation and Development ha pubblicato un report, intitolato
How's Life, basato sulla ricerca
di undici diversi aspetti della
vita che maggiormente contri-
buirebbero al benessere in maniera trasversale rispetto alle
varie nazioni e culture. Ne parlano due ricercatori giapponesi, Yukiko Uchida e Yuji Ogihara, dell'Università di Kyoto, in
un recente articolo pubblicato
sull'International Journal of
Wellbeing. Ma il concetto di
benessere psicologico solo con
difficoltà può essere semplicemente spalmato su culture diverse. In particolare va tenuto
presente che esistono differenze sostanziali tra Occidente e
Oriente. «Sono emersi approc-
ci che tengono maggiormente
conto di fattori locali - spiegano i due ricercatori -. Il
GNH, Gross National Happines Index del Bhutan (una sorta di indice del prodotto interno lordo di felicità) ha attratto
l'attenzione dei Paesi sviluppati e di quelli in via di sviluppo, dal momento che la felicità
degli abitanti del Bhutan è alquanto elevata rispetto alla loro situazione economica. Il
GNH Index comprende misurazioni multidimensionali che
riflettono anche idee e orientamenti spirituali e culturali del
Bhutan. Tali misurazioni sono
correlate a un concetto ampio
di benessere e felicità, comprendente fattori sociali collettivi, come vitalità della comunità, capacità di recupero ecologico e buon governo».
Dunque ogni cultura ha una
sua specifica costruzione del
benessere , e non avrebbe senso chiedersi quale sia in assoluto la nazione più felice del
mondo. Secondo Uchida e
Ogihara, bisognerebbe sempre
prendere in considerazione gli
aspetti culturali del benessere,
per evitare semplificazioni. Ad
esempio, il Giappone sembra
avere livelli di soddisfazione e
felicità inferiori a quelli degli
altri Paesi, ma si tratterebbe di
una artefatto dovuto all'uso di
scale di valutazione costruite
per l'Occidente. Infatti, in
Giappone il benessere personale tiene conto del confronto
sociale e una persona sproporzionatamente felice si sentirebbe in disarmonia all'interno delle sue relazioni. E poi,
nelle culture asiatiche in generale, il livello di felicità personale viene valutato tenendo
conto non solo del benessere
attuale, ma anche del livello di
benessere che potrebbe essere
raggiunto in futuro . «Di conseguenza, se le persone riconoscono che il loro stato corrente
può non essere sufficientemente apprezzabile , ma hanno
l'aspettativa che possa migliorare, la loro `infelicità' non è
poi da considerarsi così negativa» dicono i ricercatori giapponesi. Dunque, per valutare
adeguatamente questi parametri nelle società asiatiche
bisognerebbe introdurre nelle
scale di rilevazione aspetti trascurati in Occidente, come il livello previsto di benessere e
anche una sorta di benessere
sociale trasversale che supera i
limiti dello stato emotivo del
singolo individuo.
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Pagina 10
i
L'ottimismo ha effetti positivi
attraverso la sensazione del
controllo su ciò che ci circonda;
un buon livello di autostima
favorisce l'autonomia
Più i ruoli di genitore, partner,
figlio, fratello sono vissuti
con investimento personale,
più ci si sente utili e si tende ad
avere uno scopo esistenziale
Hanno un ruolo anche i rituali
-'--* familiari, come il ritrovarsi
durante le feste, la cuifunzione
è stata rilevata sia tra gli
adolescenti, sia tra gli adulti
3. Sanità nazionale
Pagina 11
Sei famiglie italiane su dieci seguono correttamente le regole della raccolta differenziata
egli ultimi quindici
anni, la sensibilità
degli italiani rispetto
alle tematiche ambientaliste non ha
fatto molta strada: poco meno
della metà della popolazione
(45%), infatti, dichiara di essere
interessata al tema.
Nell'ambito di questo gruppo, 85 cittadini su Zoo si informano sui problemi ambientali
seguendo programmi televisivi
e radiofonici, 54 su Zoo leggendo i giornali. E sono poco frequenti le modalità di partecipazione attiva: tra i cittadini che si
interessano , assistono a conferenze su temi ambientali cinque
su Zoo; aderiscono a iniziative
delle associazioni ambientaliste
tre su 10o e si iscrivono alle associazioni due su 100.
Cresce, però, la quota di famiglia italiane che effettua la raccolta differenziata. Anche quella
dei farmaci. Se le famiglie che
smaltivano correttamente le
medicine (utilizzando cioè gli
appositi raccoglitori per farmaci
scaduti che si trovano all'interno o davanti alle farmacie) erano il 37,3% nel 1998, la quota è
infatti cresciuta fino a raggiungere il6o, 8% nel 2012.
A indicarlo è l'ultimo rapporto Istat su "Popolazione e ambiente: comportamenti, valutazioni e opinioni" relativa a dati
del 2012. Le differenze regionali
sono notevoli: si va dal 77,3%
delle famiglie del Nord Est che
3. Sanità nazionale
smaltiscono correttamente i farmaci
(erano il 54,8% nel
1998) e dal 75,2%
del Nord Ovest
(56,5% nel 1998), al
48,5% del Centro
(28,7% nel 1998), fino al 45,6% del Sud e
delle Isole (15,9%
nel 1998).
In particolare, al
primo posto per
smaltimento dei
farmaci ci sono le
famiglie della provincia di Trento
(l'89,4% delle quali
lo effettua correttamente), seguite da
quelle venete
(87,8%) e da quelle
della provincia di
Bolzano (84,4%). I
peggiori risultati sono quelli
delle famiglie siciliane (solo il
26,7% smaltisce i farmaci separatamente) e calabresi (29,2%).
«Sicuramente c'è una grande
attenzione, perché i cittadini sono ormai abituati a gestire la
raccolta differenziata anche dei
farmaci - conferma Annarosa
Racca, presidente di Federfarma
-. Inoltre, i farmaci vengono
sprecati sempre meno. Certo
non tutto viene conferito in mo do corretto, perché di solito
fuori dai contenitori si trovano
sia i blister che le scatole». Il farmacista non può farci nulla,
perché la gestione spetta direttamente all'azienda che si occupa della raccolta differenziata
sul territorio.
«Quello che stiamo facendo
anche in farmacia - rammenta
Annarosa Racca - è la raccolta
dei farmaci non ancora scaduti,
ma non utilizzati in seguito magari al cambiamento della terapia. Abbiamo altri contenitori
dove questi farmaci vengono
depositati, dopo avere controllato l'integrità della confezione
e la data di scadenza, e poi consegnati al Banco Farmaceutico
che li distribuisce agli enti assistenziali».
L'iniziativa è per ora sperimentale a Roma, a Milano e hinterland e a Varese e provincia
(l'elenco delle farmacie è sul sito
www.bancofarmaceutico.org).
Vale la pena di ricordare che i
farmaci scaduti sono rifiuti urbani non recuperatili , essendo
composti da principi attivi che
possono alterare gli equilibri
naturali dell'ambiente . Possono
infatti danneggiare il sottosuolo, inquinare i pozzi di acqua
potabile o compromettere il funzionamento dei depuratori delle reti fognarie. In Italia i farmaci
scaduti non vengono riciclati, ma a
causa della loro potenziale tossicità sono raccolti e trattati
separatamente da
altri rifiuti.
Le modalità di
raccolta sono affidate all'organizzazione
delle singole Regioni e possono variare
a seconda dei Comuni.
«Nessuno, però,
ha mai insegnato al
cittadino - sottolinea Rossella Miracapillo, responsabile dell'Osservatorio farmaci &
salute di Movimento consumatori - che il blister va separato
dalla scatola di cartone, o che il
flaconcino di vetro e il foglietto
illustrativo possono essere separati dal resto. In questo settore, campagne educazionali su
larga scala non ne sono mai state fatte».
E, tuttavia, occorre anche richiamare tutti a un maggiore
"senso civico": «Vale la pena ricordare ai cittadini - aggiunge
Miracapillo - che questi presidi, i farmaci, oltre a essere pericolosi per l'ambiente, non vanno sprecati, perché sono per lo
Pagina 12
più pagati dal Servizio sanitario,
sostenuto dalle tasse versate da
tutti noi».
Allora cerchiamo di ricordare
alcune semplici regole: la raccolta differenziata dei medicinali va preparata a casa. Le confezioni dei farmaci, che spesso
sono di carta, vanno smaltite insieme a carta e cartone. I blister
in plastica-metallo, invece, con
la plastica. Se si tratta di medicinali liquidi, meglio conferire
l'intero contenitore di vetro nel
bidone davanti alle farmacie.
Sfigmomanometri, siringhe e
altri dispositivi sanitari taglienti
o pungenti - come ad esempio
lamette, cannule per flebo, bisturi monouso (muniti del loro
cappuccio e della custodia di
cons i g l i
protezione) - non sono farmaci e vanno smaltiti secondo le
regole specifiche.
Alcuni di questi rifiuti potranno andare nella raccolta indifferenziata, altri, come termometri e sfigmomanometri, potranno essere portati alla stazione ecologica attrezzata. Anche
gli integratori non vanno insieme alla raccolta dei farmaci scaduti, trattandosi di alimenti e
non appunto di farmaci.
Che fine fanno i medicinali?
Le confezioni sono raccolte e
portate agli inceneritori, dove
vengono bruciati in linee separate dagli altri rifiuti e ad altissime temperature.
Ruggiero Corcella
i Le confezioni dei farmaci, che spesso sono di carta,
vanno smaltite insieme a carta e cartone
QUANTE FAMIGLIE FANNO
LA RACCOLTA DIFFERENZIATA
Nord Est
Blister delle compresse , tubi delle pomate , bustine
e altri farmaci se scaduti devono essere buttati
negli appositi contenitori installati presso le farmacie,
o portati presso le Stazioni ecologiche
Disinfettanti, sfigmomanometri, siringhe
e altri dispositivi sanitari taglienti/ pungenti
(cannule per flebo, bisturi monouso, muniti delle custodie
di protezione) vanno smaltiti secondo regole specifiche.
Le regole sono diverse da Comune a Comune:
alcuni di questi rifiuti potranno andare nella raccolta
indifferenziata, altri, come termometri
e sfigmomanometri, potranno essere portati
alla Stazione ecologica attrezzata
77,300
Centro
Norcl Ovest
75 ,2%
48s5%
Sud e isole
45,6°
Gli integratori non vanno nella raccolta dei farmaci
scaduti, in quanto non sono farmaci
3. Sanità nazionale
nJhAlFA, Rapporto Osmed 2013
Pagina 13
Dalla Food and Drug Administration le raccomandazioni per garantirsi efficacia e sicurezza
&.A t:l 0.,
utti a casa ne abbiamo in
quantità e vi ricorriamo al
primo disturbo, decidendo spesso da soli quali
prendere. I farmaci, però,
non sono caramelle , bensì strumenti di salute che dovremmo usare con cautela, ad esempio facendo
attenzione alla data di scadenza, come ricorda un recente documento
della Food and Drug Administration
statunitense: oltre tale data, infatti,
il farmaco potrebbe essere inutile o
perfino pericoloso, perché potrebbe
essersi modificata la sua composizione chimica.
Inoltre un medicinale può cambiare le sue proprietà perché è stato
conservato male: i farmaci vanno
tenuti in un luogo fresco e asciutto,
non nell'armadietto in bagno dove
temperatura e umidità sono spesso
eccessive.
Sono principi -base, ma ignorati
da molti, che si trovano anche in "Fa
bene fa male " ( Ed. Sperling &
Kupfer) l'ultimo libro del farmacologo Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Mario Negri di Milano. Un
intero capitolo del libro è stato dedicato proprio alle venti regole per
assumere i farmaci senza rischi.
«Prima di tutto dovremmo finalmente diventare consapevoli che
qualsiasi medicinale con un'efficacia può avere anche effetti collaterali - esordisce Garattini -. Prendere un farmaco, perciò, è un atto che
non porta solo benefici, ma espone
a rischi che peraltro essendo personali, ovvero diversi per ciascuno di
noi, non sono neppure prevedibili
con certezza. Da qui la prima regola,
ovvero quando si va dal medico non
pretendere a tutti i costi la prescrizione di un farmaco. Purtroppo la
medicalizzazione della società e i
progressi in campo sanitario hanno
fatto sì che per qualsiasi problema
di salute, piccolo o grande, ci aspettiamo ormai una soluzione "in pillole"; a questo poi si aggiunge la
pressione economica dell'industria
farmaceutica per ampliare il merca-
3. Sanità nazionale
to dei loro prodotti. Il risultato è che
siamo spinti a consumare farmaci
ben più del necessario. Al primo doloretto tanti si imbottiscono di antinfiammatori per giorni , oppure
molte mamme si aspettano dai pe-
diatri un prescrizione di antibiotico
al primo accenno di tosse».
Appurato che meno farmaci si
prendono inutilmente meglio è,
l'altra regola base è chiedere sempre
consiglio al medico o al farmacista
quando si ritiene di non poterne fare a meno.
«Seguire il consiglio di familiari o
amici, oppure fare di testa propria
sulla base delle esperienze precedenti può essere perfino pericoloso,
perché uno stesso sintomo può avere cause diverse - dice il farmacologo -. Oggi tutti credono di potersi curare da soli dopo aver letto un
po' di informazioni online ma non è
affatto un buon modo di procedere
così, perché ciò che si trova sul web
può essere complesso da interpretare correttamente senza una formazione medica o può essere addirittura scorretto, se il sito non è affidabile. L'automedicazione, inoltre, deve essere sempre di breve durata: se
si usa un prodotto da banco per un
piccolo disturbo, ma il sintomo non
passa entro due o tre giorni, bisogna rivolgersi al medico».
A cui, inoltre, è bene fornire sempre la lista dei farmaci che si stanno
assumendo, compresi quelli da
banco e i prodotti "naturali" usati
(da tisane a estratti di erbe in tutte le
forme), così da evitare interazioni
pericolose. Prima di prendere un
nuovo farmaco, quindi, è opportuna una lettura approfondita del foglietto illustrativo (il cosiddetto
"bugiardino"), senza però farsi impressionare dagli effetti collaterali
possibili che, spiega Garattini: «Servono soprattutto a difendere gli interessi industriali dell'azienda farmaceutica» (che in sostanza poi può
dire "io vi avevo avvertito"). Leggere
il foglietto illustrativo serve a capire
se ci sono istruzioni particolari da
seguire, ad esempio se il farmaco va
preso a stomaco pieno o vuoto. Altrettanto importante è limitare gli
alcolici, soprattutto se la terapia è a
lungo termine, perché, spiega Garattini: «L'alcol può modificare l'efficacia e i rischi di molti farmaci, accentuando inoltre gli effetti sedativi
di medicinali come gli ansiolitici,
gli antistaminici, gli antidepressivi.
E quando si prende un farmaco per
bocca, no a bevande diverse dall'ac-
Pagina 14
qua che potrebbero interferire con
l'assorbimento del principio attivo». Attenzione poi a modifiche
nelle dosi, negli orari o nella durata
della terapia non concordate con il
medico e, se si manifestano effetti
collaterali, parlarne sempre con il
curante. «Infine, mai acquistare
medicinali su Internet: non sono
controllati e non sono sicuri, per cui
non sappiamo che cosa contengono
davvero e possono essere molto pericolosi», chiosa Garattini.
Altro capitolo importante da tenere presente quando si parla di farmaci riguarda ciò che si mangia. I
cibi possono essere utili per aiutare i
medicinali a essere più efficaci, oppure al contrario possono ridurne
l'effetto. Se ad esempio si prendono
antibiotici come le tetracicline o la
penicillamina o un farmaco come la
tiroxina per la tiroide, è opportuno
ridurre per un po' l'introito di calcio
e ferro (limitando i latticini e il consumo di integratori di ferro), perché
i due elementi a livello gastrointestinale "legano" questi farmaci, riducendone la disponibilità in circolo. Per non sbagliare, quando si comincia una nuova terapia meglio
chiedere al medico quali alimenti
scegliere per non interferire con la
cura e ottimizzarne i benefici.
Elena Meli
3. Sanità nazionale
«In Italia non ha attecchito
la cultura del farmaco
equivalente - osserva
Silvio Garattini -. Per
l'errata convinzione che un
prodotto più caro sia
migliore». In tanti
diffidano dai generici per
diversi motivi: sarebbero
meno efficaci, per
esempio, perché assorbiti
in misura differente,
o perché diversi negli
eccipienti rispetto
all'analogo di marca.
«Gli eccipienti spesso sono
uguali e se non lo sono le
differenze non devono
incidere sull'assorbimento,
che va dimostrato simile a
quello dell'originale spiega Garattini -. Per
l'equivalente, infatti, non si
ripetono gli studi eseguiti
per portare il principio
attivo sul mercato, ma si
devono fare ricerche per
stabilirne il grado di
assorbimento e purezza. Le
concentrazioni di principio
attivo nel sangue del
paziente sono dirimenti: il
generico si può discostare
di circa il 20% rispetto al
farmaco capostipite, ma è
una variazione accettabile
perché ogni paziente è un
caso a sé e anche con il
prodotto di marca si
osservano differenze fra
individui».
Pagina 15
eme si interviene sulla
sono molto pericolosi i tappeti o altri ostacoli , nonché le ore
notturne, quando i pazienti , alzandosi da letto, hanno minor
lucidità. Un altro segno caratteristico è l'eccessiva rotazione
dell'arto con impossibilità a muoverlo in modo attivo».
Come si interviene?
di ANTONELLA SPARVOLI
i è alzato di notte per andare in
bagno ed è inciampato in un tgppeto.
Risultato: frattura del femore. E così
che molti anziani si procurano
questa lesione ossea che rende conto
di quasi la metà delle fratture tra le
persone che hanno superato i 65 anni.
Si calcola che in Italia si verifichino ogni
Aldo Toni
anno quasi 300 fratture di femore ogni ioo
Direttore Reparto
mila abitanti, più frequentemente nelle
chirurgia
donne a causa della maggiore presenza di
protesica di anca
osteoporosi. «L'area del femore più
e ginocchio,
Ist. ortopedico
soggetta a fratture è quella prossimale,
Rizzoli, Bologna
cioè la parte femorale dell'articolazione
dell'anca - dice Aldo Toni, direttore del
Reparto di chirurgia protesici di anca e ginocchio
dell'Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna-. Le fratture
vengono distinte in mediali e laterali. Le prime interessano
il collo del femore fino alla sua base, le seconde il massiccio
trocanterico. Sono lesioni che nell'anziano, magari già
debilitato, possono avere serie conseguenze».
Come si riconosce la frattura del femore?
«Di solito il dolore è il sintomo principale e, quasi sempre,
insorge dopo una caduta, un trauma non necessariamente
importante, anche una banale caduta in casa. In questo senso
3. Sanità nazionale
«Le fratture mediali vengono quasi subito trattate con una
protesi d'anca, competa o parziale , a seconda dei casi. Le
fratture laterali si trattano , invece, con osteosintesi (si veda
il disegno). Nel giovane, anche per le fratture mediali, si
deve tentare l'osteosintesi. In generale è importante operare
entro le prime 48 ore dal trauma, per migliorare la prognosi.
Questo è un obiettivo che viene controllato dall'Agenzia
nazionale per i servizi sanitari in tutti gli ospedali italiani: la
media nazionale è bassa (4o%o dei casi), con ospedali che
raggiungono valori superiori all'8o% (Rizzoli 87%), mentre
altri vanno dallo zero al 3%».
Che cosa si può fare sul piano della prevenzione?
«Oltre a fare prevenzione sul fronte dell'osteoporosi e su
quello delle cadute, si stanno studiano modelli di predizione
del rischio di frattura. Più della metà dei soggetti che
incorrono in una frattura osteoporotica non è infatti
classificato come osteoporotico dalla densitometria ossea
(Dxa). Questo errore è facilmente comprensibile poiché la
Dxa riesce a cogliere solo un aspetto della resistenza
meccanica dell'osso: il suo contenuto minerale. Presso il
nostro Laboratorio di tecnologia medica abbiamo sviluppato
tecnologie, assistite da calcolatore , che permettono la
generazione di modelli tridimensionali personalizzati
dell'osso del paziente , da dati diagnostici di Tomografia
computerizzata, con i quali valutare la resistenza meccanica
ai carichi fisiologici e accidentali, quali la caduta su un
fianco. I risultati di un recente studio clinico hanno
dimostrato come questo approccio sia in grado
di individuare i soggetti a rischio di frattura meglio della
Dxa, in particolare nelle donne in età post-menopausale
non francamente osteoporotiche, che rappresentano
il gruppo più difficile da classificare».
@ RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 16
C rätura di femore si verifica
soprattutto nego anziani e in genere-;...
44riguarda il femore prossimale, ovéf
area del collo f e morale
2M
li esiti delle cure sono variabili
,purtroppo per alcuni la frattura co fl
na perdita della mobilità
italyAltá[ IIgtonomìa
3 ï
3. Sanità nazionale
Pagina 17
II trattamento delle fratture di femore è chirurgico Usteosintesi e protesi d anca sono i r_lue approcci
utilizzati nelle fratture rli femore prossimale. In entrambi i casi risulta particolarmente importane operare
il paziente entro le prime 48 ore dal trauma. per aumentare sopravvivenza e migliorare
la capacita di recupero funzionale
I r rrrl `fP p7 r"fii?,
Le fratture mediali nell anziano possano provocare la necrosi della testa del femore.
Per, questo motivo il trattamento (i elezione e la grotesl d'anca che può essere completa.
cioè con protesi di femore e acetabolo o parziale. solo con protesi di femore in relazione
alla aspettativa di vita del paziente e al suo grado eli attività residua . NeII anziano infatti
sl da prioritá alla necessita di mettere in p iedi il paziente nel più breve tempo possibile
per evitare i problemi del prolungato allettamento (piaghe da decubito. infezioni]
rrr ifllru12,1
Si tratta rll uninteivento chiiurgicc rii contenzione effettuato con appositi chiodi
e placche che mira a mantenere in contatto i segmenti ossei interrotti nella loro
continuità fino al momento della formazione e della consolidazione del callo osseo
Ouesto approccio viene in genere utilizzato nelle fratture laterali lsia nei giovane
sia nell'anzianoi perchèln questi casi il rischio di necrosi è quasi nullo Nevtempo
sono stati sviluppati raffinati sistemi di sintesi ossea. che permettono il rapido
recupero del paziente a funzioni di base quali alzarsi e sedersi in poltrona
Nel giovane anche per le fratture mediali. sl deve tentare la osteosintesi.
visto che il rischio di necrosi a minore
3. Sanità nazionale
Gli interventi chirurgici devono essere
seguria protoca li riabilitativi mirati.
coordinando il piu possibile
le competenze rii ortopedico;
eriatra e fisiatra . Lo scopo e quello
3 ridurre il rischio di complicanze
e deficit funzionali
Nel paziente di età superiore ai 65 anni
(soprattutto se di sesso fenrmnile)
e importante prevenire l'osteoporosi
Per ridurre il rischio di cadute bisogna porre
attenzion? ail anp {n rii a dAli'änziano
" _,
(specie
, per evitare
ostacoli <rl u
he Bassano
.zi
facilitare inlampi (tappeti o altri ostacoli)
Utile anche mettere manici a muro
nel bagno per facilitare e rendere più sicure
le manovre igieniche
Pagina 18
Carenze nella donna causano carie al bebè
e la futura mamma ha
bassi livelli di vitaminaD
aumentano le possibilità
che il suo bambino sia
destinato alla carie. Lo
dimostra una ricerca pubblicata
su Pediatrics, condotta dall'Università di Manitoba, in Canada,
su 207 donne incinte. I ricercatori
hanno monitorato i livelli di vitamina D nel sangue delle donne
mentre erano in attesa e controllato la salute orale dei bambini fino a un anno di età. Risultato: il
33% delle donne aveva livelli bassi di vitamina D, il 22 % dei bambini aveva problemi di demineralizzazione dello smalto e il 36%
addirittura dentini cariati. E le
mamme dei bimbi con problemi
di salute orale erano proprio
quelle con carenza di vitamina D.
Vitamina che per altro protegge la salute delle nostre ossa e dei
denti in tutte le età della vita, perché stimola l'assorbimento del
calcio e la mineralizzazione dell'apparato scheletrico . Inoltre,
mettendo in moto un meccanismo antinfiammatorio , dovrebbe
difenderci da malattie come
asma, dermatite atopica, ma anche rialzi pressori - spesso frequenti proprio in gravidanza nonché diabete e malattie cardiovascolari.
Ma quale quantitativo di vitamina D si può considerare nella
norma? «Ne servono 1 5 mcg al
giorno e questo vale in tutti i periodi e le età della vita, tranne doPo i 75 anni quando si sale a 20
mcg», risponde Andrea Ghiselli,
ricercatore del Cra, Consiglio per
la ricerca e la sperimentazione in
agricoltura.
Come ci si garantisce una giusta dose di vitamina D? «Questa
vitamina è in larghissima parte
3. Sanità nazionale
prodotta dalla pelle grazie all'esposizione alla luce solare e solo in una parte minore viene ricavata dagli alimenti. Ma anche in
Paesi soleggiati come il nostro
questa vitamina non abbonda
nell'organismo».
Come mai? «Quattro cause:
l'inquinamento che fa passare i
raggi solari cancerogeni ma ferma quelli "buoni" che servono a
produrre vitamina D, l'abitudine
a stare poco all'aria aperta, quella
di coprirsi molto e l'eccesso ponderale»
Allora il ruolo degli alimenti
ricchi di vitamina D è diventato
più importante? «In teoria sì, ma
gli italiani con la dieta coprono in
media solo un quinto del fabbisogno giornaliero: 2,6 mcg gli uomini e 2,3 mcg le donne».
In quali alimenti si trova questa vitamina? «Poiché è liposolubile, la si trova nei grassi, quindi
in pesci "grassi" come salmone,
aringhe, pesce azzurro, nella carme specie conservata in cui il
grasso si "concentra", oppure nei
formaggi e anche nelle uova. Ma
il principale "fornitore" è l'olio di
fegato di merluzzo».
Per coprire con la sola dieta i
15 mcg di vitamina D, quanto salmone o quante uova bisognerebbe mangiare? «Basterebbero poco
più di mezzo cucchiaio di olio di
fegato di merluzzo o 5o grammi
di halibut fresco, o xoo grammi di
sgombro fresco o di salmone affumicato o ancora 220 grammi di
tonno sott'olio, ma ben tre etti di
tuorlo d'uovo o sei etti di prosciutto. Comunque se le carenze
sono serie si può ricorrere agli integrátori».
«E giusto invitare le donne in
attesa a fare attenzione alla vitamina D - aggiunge Gianni Bona,
direttore del Dipartimento salute
donna e bambino, Azienda ospedaliero universitaria Maggiore
della Carità di Novara-, ma questa vitamina è fondamentale anche per i neonati in "prima persona". Il latte materno ne contiene
pochissima e quindi se il bambino viene nutrito esclusivamente
al seno è necessario dargli una
supplementazione».
Altri consigli contro la carie
dei piccoli? «Proibiti succhiotti
coperti di miele o di zucchero. E
niente biberon notturni di latte
dopo i due, tre mesi - risponde
Bona -. Di notte la produzione
di saliva, che è un antibatterico, si
riduce e lo zucchero del latte può
"lavorare" tranquillamente a danno dei denti. E le mamme convinte che siano meglio i succhi di
frutta, si ricordino che il fruttosio
è altrettanto dannoso per i denti e
per di più, in eccesso, danneggia
il fegato». Cioccolato, caramelle,
gomme da masticare vanno vietati? «No, - conclude Bona purché ci si lavi i denti dopo averli mangiati. Comunque, meglio
cioccolato fondente con molto
cacao che è un potente antiossidante. Via libera alle gomme allo
xilitolo che proteggono i denti».
Daniela Natali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 19
Oggi volontari nelle piazze per fornire informazioni corrette
volte fanno soffrire, più
della stessa malattia, i
pregiudizi e le discriminazioni di cui sono ancora vittime le persone
con epilessia. "L'arma" più efficace
per combatterli rimane la corretta
informazione. Ed è questo l'obiettivo della Giornata nazionale per
l'epilessia, che si celebra oggi, 4
maggio, come ogni prima domenica di questo mese, dal 2002, secondo una direttiva del Consiglio dei
ministri. Quest'anno negli stand allestiti in diverse città italiane viene
distribuita gratuitamente la nuova
«Guida alle epilessie», curata dalla
"Commissione promozione" della
Lice, la Lega italiana contro l'epilessia. La Guida è disponibile anche
online sul sito della Società scientifica. Punti informativi sono organizzati da associazioni di pazienti,
come Fie (Federazione italiana epilessie) e Aice (Associazione italiana
contro l'epilessia).
«Nonostante le campagne di sensibilizzazione l'epilessia è ancora
poco conosciuta. Per questo bisogna continuare a parlarne, perché
esca dall'ombra - afferma il coordinatore della Commissione, Oriano Mecarelli, responsabile dell'ambulatorio per le sindromi epiletti-
che al Policlinico Umberto Idi Roma
-. Nell'opuscolo parliamo di epilessie al plurale perché esistono diverse forme: la maggior parte di esse, grazie ai trattamenti terapeutici,
consente una qualità di vita pressoché normale; altre, purtroppo, ancora no. Da qui l'importanza della
ricerca (si veda il box a sinistra)».
«L'epilessia è tra le patologie
neurologiche più diffuse al mondo,
tanto che è stata riconosciuta come
malattia sociale dall'Organizzazione mondiale della Sanità, eppure fa
ancora paura - sottolinea Tarcisio
Levorato, segretario della Fie -. C'è
ancora chi crede, erroneamente, che
le persone con epilessia abbiano disturbi mentali. E il paziente vive la
malattia come un "marchio", se ne
vergogna e tende a nasconderla per
non essere discriminato a scuola,
nella vita affettiva, nel lavoro, nello
sport». L'opuscolo della Lice, 4o pagine, affronta una ventina di temi,
dalle cause della malattia (dai fattori
genetici alle lesioni cerebrali in seguito a traumi cranici, tumori o ictus) alle terapie disponibili che permettono la remissione delle crisi
epilettiche e una migliore qualità
della vita. La guida contiene anche
indicazioni pratiche su che cosa fare
a scuola se il bambino ha una crisi
epilettica (una delle principali preoccupazioni dei genitori, insieme
con la somministrazione dei farmaci in orario scolastico). Alcuni capitoli, poi, sono dedicati ai diritti dei
pazienti: dall'esenzione dei ticket
all'inserimento nel mondo del lavoro, al riconoscimento dell'invalidità
civile e dell'idoneità alla guida. E
ancora: consigli per viaggiare o sulle attività sportive che richiedono
particolari precauzioni.
Maria Giovanna Faiella
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«L'epilessia coglie di sorpresa!
Gioca d'anticipo, sostieni la
ricerca». Lo slogan scelto
quest'anno perla Giornata
nazionale dell'epilessia rimarca
la caratteristica di questa
malattia, ovvero l'esordio
di una crisi in modo improvviso.
Per sostenere la ricerca
è possibile acquistare presso
gli stand della lega italiana
contro l'epilessia (Lice) il libro
«A volte non abito più qui», che
raccoglie racconti e poesie dei
pazienti. II ricavato finanzierà
progetti innovativi in ambito
epilettologico.
3. Sanità nazionale
Pagina 20
Chi può dirsi «guarito»
Rimuovere le cause di discriminazione delle persone con epilessia. Lo prevede una proposta di legge (n.1498) in
attesa di essere discussa in Commissione Affari sociali della Camera dei deputati. «Con le nuove norme sull'idoneità
alla guida, entrate in vigore nel 2011, per la prima volta è stata riconosciuta la guarigione alle persone che, senza
assumere farmaci, non hanno crisi epilettiche da 10 anni - ricorda Giovanni Pesce, presidente della Associazione
italiana contro l'epilessia -. Ma in alcuni casi, per esempio nei ragazzi in cui con lo sviluppo la malattia recede
da sola, il riconoscimento della guarigione certificata dallo specialista potrebbe evitare inutili restrizioni».
3. Sanità nazionale
Pagina 21
II dispositivo dice anche dove si trova il malato
ivere con l'epilessia
non significa soltanto dover superare gli attacchi, ma
soprattutto riuscire
a riconquistare il controllo della propria vita. Chiunque soffra
di questa malattia sa che da un
momento all'altro può arrivare
una crisi che gli farà perdere il
controllo del suo corpo e il
contatto con la realtà. Ora
un'app Android, da portare come un orologio, potrebbe liberare i malati dalla paura di trovarsi da soli senza più il controllo di se stessi e incapaci di
chiedere aiuto: in quei momenti infatti anche recuperare
sulla tastiera del cellulare un
numero telefonico familiare
diventa impossibile.
Da mezz'ora fino a un giorno
prima dell'attacco in quasi un
terzo dei pazienti (29%) si presentano i cosiddetti «prodromi» e più spesso, appena prima
della crisi, quella che si chiama
«aura». Sono strane sensazioni, a volte un vago senso di malessere, ciò che li circonda
sembra distaccato, ovattato.
Possono anche verificarsi percezioni particolari: stelline luminose o riflessi colorati che si
muovono nel campo visivo, o
strani odori che non trovano
spiegazione nell'ambiente circostante. Vari studi hanno evidenziato l'oggettività di queste
sensazioni: all'elettroencefalogramma già in questa fase cominciano a presentarsi alterazioni dell'attività elettrica cerebrale che poi si fanno eclatanti
nell'attacco: la dimostrazione
più recente sarà presentata dai
neurologi diretti da Amy Crepeau della Mayo Clinic al 68°
congresso dell'American Epilepsy Society («Lavoriamo per
un mondo senza epilessia», Seattle, 5-9 dicembre). Questi fenomeni non sono incomprensibili se si pensa che l'attacco
epilettico altro non è che una
tempesta elettrica che investe
un gruppo di neuroni cerebrali,
il cosiddetto focus epilettico e i
prodromi sono causati dalla
"deriva elettrica" periferica di
questa tempesta originaria.
Ma come avvertire una persona di fiducia che si sta cadendo colpiti dall'attacco epilettico, e comunicare dove ci si
trovi? La risposta arriva da un
device creato negli Stati Uniti
originariamente per valutare il
cammino dei pazienti reduci
da un ictus e poi di quelli con
morbo di Parkinson: un dispositivo elettronico che, applicato
su una gamba, rileva il tipo di
passo, la velocità, la forza muscolare e il rischio di cadute, inviando tutto al computer del
medico. Aggiungendo altre
funzioni il device è diventato
adesso un braccialetto per i pazienti affetti da epilessia, da
utilizzare insieme a un collettore dati tenuto in tasca, grande come un telefonino. Questa
versione è stata chiamata
«DIALOG» perché consente al
paziente di dialogare via web
con le sue figure di riferimento:
il dispositivo, percependo l'attacco grazie a sensori di equilibrio per la caduta e di contrazione muscolare per le scosse
tonico-cloniche, invia subito le
coordinate del luogo in cui si
trova il malato. Se poi il paziente riesce a stringersi il polso,
parte un allarme anche per il
numero delle emergenze (come il nostro 118).
Ma prima ancora c'è un'altra
funzione utile a medici e parenti: un tasto, contrassegnato
con la parola «AURA», può essere premuto dal malato quando percepisce le sensazioni
prodromiche che spesso preannunciano l'attacco. Una funzione che, oltre a mettere in allerta le persone fidate, consente al medico curante di sapere
quante volte e quanto tempo
prima questi fenomeni precedono l'attacco, e se l'attacco poi
si è presentato o no. Quest'ultima informazione gli indica se il
farmaco prescritto ha impedito
che la crisi esplodesse in tutta
la sua intensità: se ferma la
tempesta elettrica ai soli segni
prodromici il trattamento è efficace.
La terapia antiepilettica,
inoltre, è cronica e ogni giorno
occorre prendere una pastiglia
a una certa ora: quando quell'ora arriva, il device si mette a
suonare e sullo schermo compare il nome del farmaco da
prendere. Si evita così al malato una dimenticanza che spesso è alla base dello scatenarsi
della crisi.
Cesare Peccarisi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Airi11U
3. Sanità nazionale
Pagina 22
Le numerose malate del cervello sono poco conosciute agli italiani
i è svolta recentemente la Settimana mondiale del cervello, la campagna di informapromossa dalla Società italiana di
%
neurologia (Sin), nata conl' obiettivo di diffonderela conoscenza delnostro organo più complesso. «Da un'indagine condotta alivello nazionale
-ha dichiarato ilprofessorAldo Quattrone, presidente Sin - è emerso che ben 1 italiano su 3 ritiene di conoscere le principali patologie neurologiche, purnon sapendo indicarne i disturbi correttamente. Infatti solo il 13% degli intervistati conosce tutti i sintomi dell'Ictus, il 12% quelli dell'Alzheimer, il 5% quelli relativi all'epilessia, mentre
la percentuale scende al 2% quando si parla di
Malattia di Parkinson (MP) e Sclerosi Multipla
(SM). Aumentare la conoscenza - prosegue
Quattrone - è dunque un imperativo della Settimana mondiale del cervello che quest'anno ha
avuto come tema «Il Cervello e la Memoria» . Oggi, sappiamo chei disturbi dellamemoriarappresentan o un sintomo sempre più comune che colpisce circa il 7% della popolazione generale con
più di 65 anni fino araggiungerei130% deisoggetticon età superiore a 80 anni. Purtroppo però idisturbi della memoria non sono caratteristici solo dellamalattia diAlzheimer, ma possono esserepresenti in molte malattieneurologiche e, pertanto, devono essere ricercati e correttamente
diagnosticati. «La malattia di Alzheimer e la demenza senile per esempio sono quelle patologie
che comportano alterazioni progressive della
memoria, del pensiero e del comportamento e,
inoltre, impediscono ai soggetti che ne sono affetti (solo in Italia 1 milione e 200mila) di svolgere le normali attività quotidiane della vita. Ma si
stima che la prevalenza delle forme presenili di
demenza sia di circa 250 casi ogni 100mila abitanti nella fascia di età 30-65 anni. Anche la malattia diAlzheimerpuò esordire siain etàpresenile, che senile ed i relativi fattori di rischio, chepossono essere modificabili (obesità, fumo e alcol)
ed immodificabili (forme ereditarie), agiscono
spesso sinergicamente. Dato curioso l'importanza del regolare esercizio fisico che, se praticato
fin dall'età giovanile, agisce da fattore protettivo.
gloriasjcaunipr.it
3. Sanità nazionale
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UROLOGIA Nuove scoperte dei ricercatori della Hopkins university
Ecco i segreti dei Parkinson
Il 34% dei pazienti colpiti supera 85 anni, ma vi sono anche i quarantenni
Luigi Cucchi
Negli Stati Uniti, uno studio della
JohnsHopkinssuneuroni umani coltivati in laboratorio ha portato all'identificazione di un processo che concorre
ad una particolare condizione della
malattia di Parkinson. La possibilità di
intervenire sutale processo può aprire
le porte ad una nuova speranza di trattamento. Fino ad oggi alcuni farmaci,
comelaL-dopa, consentono aipazienti una più facile gestione dei sintomi,
mail disturbo non può essere arrestato
eilpeggioramento dellamalattiaporta
ad un aumento dei tremori fino all'immobilità e, a volte, alla demenza.
Il progetto di ricerca coordinato da
Ted Dawson, professore di neurologia
e direttore del dipartimento diingegneria cellulare del Johns Hopkins, hapreso avvio dalle scoperte sull'origine della malattia di Parkinson, i cui sintomi
sono legati alla degenerazione delle
cellule nervose responsabili della produzione di dopamina. L'implicazione
di fattori genetici nell'origine del disturbo sono apparse una decina di anni fa, quando è stata identificata una
mutazione chiave in un enzima. È stato Dawson a riconoscere che si trattava
di una chinasi, cioè un tipo di enzima
che trasporta gruppi fosfato alleproteine, modulandone la loro attivazione.
I1Parkinson èunamalattianeurodegenerativa, ad evoluzione lentamaprogressiva, che coinvolge, principalmente, alcune funzioni quali il controllo
3. Sanità nazionale
dei movimenti e dell'equilibrio. La
maggior p arte dei pazienti (ma non tutti) presenta un tremore che interessala
mano o anche i piedi o la mandibola.
La malattia fa parte di un grupp o dipatologie definite Disordini del Movimento e tra queste è la più frequente. I
sintomi del Parkinson sono noti da migliaia di anni: una prima descrizione è
stata trovata in uno scritto di medicina
indiana risalente a15.000A. C. ed uri altrainun documento cinese di2.500 anni fa. Il nome è legato a James Parkinson, un farmacista chirurgo londinese
delXIX secolo, deceduto nel 1824, che
per primo descrisse gran parte dei sintomi dellamalattiainunfamoso libretto, il «Trattato sulla paralisi agitante».
Questa patologia è presente in tutto il
mondo ed in tutti i gruppi etnici. L'età
media di esordio è intorno ai 58-60 anni, ma circa il5 % dei pazienti può pre-
sentare un esordio giovanile trai 21 ed i
40 anni. Prima dei 20 anni è estremamente rara. Sopra i 60 anni colpisce
1-2% della popolazione, mentre lapercentuale sale al 3-5% quando l'età è superiore agli 85. Le strutture coinvolte
nella malattia di Parkinson si trovano
in aree profonde del cervello, note come gangli della base, che partecipano
alla corretta esecuzione dei movimenti. La malattia di Parkinson si manifesta quando la produzione di dopamina nel cervello diminuisce. I livelli ridotti di dopamina sono dovuti alla degenerazione di neuroni, in un'area
chiamata Sostanza Nera(laperditacellulare è di oltreil60% all'esordio dei sintomi). Dal midollo al cervello cominciano a comparire anche accumuli di
una proteina chiamata alfa-sinucleina. Forse è proprio questa proteina
che diffonde la malattia in tutto il cervello. Il tremore non è presente in tutti i
pazienti. All'esordio della malattia,
spesso i sintomi non vengono riconosciuti immediatamente, perché si manifestano in modo subdolo, incostante. Talvolta sono i familiari o i conoscenti che incoraggiano il paziente arivolgersi al medico quando si accorgono che qualcoa non va.
Vi sono evidenze scientifiche pubblicate che documentano come il ricovero riabilitativo per 4 settimane permettedi conseguire unrecupero funzionale fino al 50%. Occorre scegliere centri
altamente specializzati perlariabilitazione che risulta fondamentale.
Pagina 24
Le cellule
nervose
degenerano
ed alterano
la quantità
di dopamina
prodotta
che agisce
sui centri del
movimento.
L'equilibrio è
danneggiato
3. Sanità nazionale
Pagina 25
La cataratta si manifesta
in venti milioni di europei
La cataratta colpisce 20 milioni di persone in tutta Europa. Una cifra che nei prossimi anni potrebbe aumentare, a
causa dell'aumento dell' etàmedia della popolazione. I sintomi più comuni della cataratta sono l'annebbiamento della vista, problemi con i fari delle macchine che ci vengono
incontro, l'alterazione dei colori. Questi sintomi possono
essere indicativi anche di altre patologie oculari, per questo
è necessario fare una visita da un oculista per accertarne la
causa. Nella fase iniziale, lacataratta potrebbenonprovo care alcun sintomo. Si può sviluppare lentamente, così la perdita della vista avviene in modo graduale. Ci sono diversi tipi di cataratta. La più diffusa è quella senile, cioè legata all'invecchiamento. C'è poi un tipo di cataratta definita secondaria che si sviluppa soprattutto tra i pazienti che hanno altritipi di problemi, come il diabete o che affrontano terapie prolungate usando il cortisone. Perle cataratte iniziali può essere sufficiente cambiare frequentemente gli occhiali o semplicemente aumentare l'illuminazione. Nell'intervento chirurgico viene rimosso il cristallino opaco, che
sarà sostituito con uno trasparente dimateriale plastico. Subito dopo l'intervento bisogna fare dei controlli.
3. Sanità nazionale
Pagina 26
TOSS ICOLOGIA
Come reagire
al morso
velenoso
delle vipere
Luisa Roma2noni
Primavera, torna il tempo delle
uscite fuori porta. In montagna o
in collinache sia. Escursioniinluoghi incantevoli, che rilassano e invogliano a intraprendere camminate rigeneranti fra boschi, parchi
o lungo sentieri. Un contatto straordinario con lanatura, cheva affrontato con prudenza. I pericoli perla
nostra salute, sono in agguato. Come quello di imbattersi in animaletti insoliti, specie di vipere, presenti nel nostro territorio. Gli unici
serpentivelenosi esistenti in Italia,
utilissimi all'ecosistema, darispettare nelloro ambiente, ma da evitare, senza ombra di dubbio. Nel caso, se dovesse succedere di essere
morsicati: prima regola niente panico. «Fortunatamente- rassicuranoi tossicologi del Centro Antiveleni dell'IRCCS Fondazione Maugeri di Pavia (struttura che quest'anno ha già gestito, in anticipo di mesi rispetto agli anni passati, numerosi casi di morsi di vipere) - non
3. Sanità nazionale
tutte le serpi che incontriamo sono
velenose, ma in caso di morso di
serpente, bisogna adottare i corretti comportamenti per non peggiorare la situazione. Occorre mantenere la calma e chiamare i soccorsi
(118). S e si escludono i rarissimi casi direazione anafilattica al veleno
divipera, normalmente laprogressione del quadro clinico è molto
lenta e vi è tutto il tempo per attendere i soccorsi o raggiungere un
ospedale. Prima dell'arrivo in ospedale è molto importante non posizionare lacci, non utilizzare strumentiper cercare di aspirare ilveleno e soprattutto non incidere lazona, nella speranza di farlo uscire.
Qualora ci si debba muovere dal
luogo dell'evento, l'arto colpito deve essere mobilizzato il meno possibile. Comunque, è sempre indicatalavalutazione presso un servizio ospedaliero dove, anche grazie
alla consulenzatossicologicadiun
Centro Antiveleni, verrà impostato il monitoraggio clinico adeguato e praticata la terapia antidotica
specifica, quando indicato. La
maggior parte degli avvelenamenti si risolve con un trattamento sintomatico: lasomministrazione dell'antidoto, infatti, viene indicata
solo nel 20 per cento dei casi, tra
quelli seguiti dalnostro Centro Antiveleni. Si tratta di un farmaco che
può essere somministrato solo in
ospedale e da un medico». É sempre meglio essere prudenti.
Pagina 27
.
Sono 1
colpiti
i - JOVO CENTRO DI ECCELLENZA
i
i
iitaliani sopra i 65
gravi
malattie ematologiche
Ogni anno in Italia si contano circa 3mila nuovi casi di leucemia linfatica cronica nelle
persone con più di 65 anni. Altrettanti casi siverificano per diverse altre malattie del sangue,
come il mieloma multiplo o la
leucemia mieloide acuta. Le
prime quattro malattie del sangue più frequenti arrivano a
contare circa 12milanuovi casi
ogni anno: èunaveraemergenza, soprattutto perché nei pazienti anziani, spesso a causa di
altre patologie concomitanti, si
arriva tardi alla diagnosi.
Per questo alla Fondazione
Cá GrandaPoliclinicodiMilano è stato creato il Centro perla
diagnosi ematologica dell'anziano (DemA).Il Centro si integracon l'Unità operativa di On-
3. Sanità nazionale
coematologia della FondazioneCa' Granda, edifatto costituisceunpercorso privilegiato per
i pazienti anziani, garantendo
oltre che all'accesso lapossibilità di consulenza da parte dei
medici ematologi ai medici di
Spesso la diagnosi
viene effettuata
con rischiosi ritardi
I
i
altre specialità. I temi chiave di
questa collaborazione, quindi,
sono la diagnosi il più possibile
tempestiva, ma anche lagaranzia delle migliori cure disponibili e l'impegno nella ricerca
scientifica per le malattie ema-
tologiche dell'anziano. Responsabile del Centro DemA è Agostino Cortelezzi, direttore dell'
Oncoematologia del Policlinico. Al Centro, rivolto ai pazienti
dai 65 anni in su, si accede con
un'impegnativa del medico di
medicina generale o di un altro
specialista che prescrivaunavisita ematologica.
Si può prenotare sia telefonicamente
(chiamando
lo
02-5503-4034, sia a voce sia lasciando un messaggio in segreteria telefonica) sia via email
(all'indirizzo [email protected]). É previsto ilpagamento del ticket per i pazienti che
non sono esenti. Il tempo di attesaperlavisitaè stimato in dieci giorni.
lc
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Consensus conference domani all'Istituto Nazíonale del Tumori di Milano
Esperti a confronto su i tumori testa - collo
"Consensus conference sulle
terapie di supporto nei trattamenti
integrati chemio radianti per neoplasie testa- collo" è il titolo dell'iniziativa scientifica promossa da
AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), AIRO (Associazione
italiana radioterapia oncologica) e
AIOCC (Associazione Italiana di Oncologia Cervico Cefalica) con il patrocinio LILT (Lega Italiana
per la Lotta Contro i Tumori) e dall'EORTC (European Organisation far Research and Treatment
of Cancer) che si terrà domani , lunedì 5 maggio
alle ore 10, 00, presso l'aula Magna dell'Istituto
dei Tumori in Via Venezian 1 a Milano . Si tratta
del risultato di un lavoro congiunto durato oltre
un anno e curato da oltre 50 esperti tra oncologi,
medici, radioncologi, dentisti, nutrizionisti e dietologi. Come noto i
tumori maligni della testa e del collo
rappresentano solo in Italia il 5% di
tutti i tumori maligni e si collocano
al 5° posto per frequenza. Ogni anno
si diagnosticano 12 mila nuovi casi
e si registrano 16 casi ogni 100.000
italianil. Nella cura delle patologie cervico-facciali i trattamenti radioterapici integrati con la
chemioterapia hanno dimostrato la loro efficacia
in aggiunta o in sostituzione alla chirurgia. Sulla
qualità di vita dei pazienti e sulla stessa sopravvivenza incide però anche la possibilità di curarsi
in centri specializzati e di beneficiare di un approccio multidisciplinare e di adeguate terapie
che accompagnano i trattamenti.
LiberoSalute
3. Sanità nazionale
Pagina 29
Una nuova speri entazione del Policlinico '
Aritmie. Meno complicanze
Ideata una strategia potenzialmente in
grado di ridurre alcuni effetti avversi di delicati
interventi per curare le aritmie cardiache: l'ingegnoso metodo consiste nell'usare il manicotto
dell'apparecchio per misurare la pressione per
bloccare transitoriamente la circolazione del braccio del paziente (gonfiando e sgonfiando alcune
volte il manicotto) prima di procedere all'intervento di ablazione per danneggiare le aree cardiache responsabili dell'aritmia. Questo metodo
è in grado di ridurre l'attivazione delle piastrine
che si verifica durante la procedura di ablazione,
e potrebbe quindi ridurre le complicanze ischemiche cerebrali a essa legate. Si tratta della scoperta del gruppo del professor Gaetano Lanza del
Dipartimento di Scienze Cardiovascolari del Gemelli, diretto dal professor Filippo Crea, in uno
e elli' di Roma
li interventi
studio che ha come primo autore la dottoressa
Alessandra Stazi . Pubblicata su "Circulation", la
sperimentazione si è aggiudicata anche il premio
di migliore lavoro scientifico pubblicato sulla rivista internazionale nel 2013 nella sezione 'Clinical Science'. «Nello studio - spiega Lanza - dimostriamo che, applicando il precondizionamento
ischemico remoto (3 episodi di ischemia dell'avambraccio di 5 minuti a distanza di 5 minuti,
ottenuti gonfiando il bracciale dello sfigmomanometro in modo da impedire il flusso arterioso),
possiamo ridurre significativamente l'attivazione
e l'incremento della reattività delle piastrine che
si verificano durante l ' intervento e che contribuiscono verosimilmente a causare un aumento del
rischio di episodi ischemici (in particolare cerebrali - ictus) legati alla procedura».
iiberoSalffte
3. Sanità nazionale
Pagina 30
Scoperta del` niversità di Padova grazie ad un finanziamento di Telethon
C
1®
prote na
i
t ene g ovane l cuore
i
os LARA LUCIANO
Si chiama Atrogin - 1 ed è
una proteina che svolge una funzione importante per la salute del cuore: il suo compito, come evidenziato
dallo studio finanziato da Telethon
e condotto dai ricercatori dell'Università di Padova e del Venetian Institute of Molecular Medicine
(VIMM), è individuare e smaltire le
sostanze di scarto prodotte dall'attività cellulare, che sarebbero dannose per il cuore se si accumulassero
all'interno delle sue cellule. I ricercatori, nello studio pubblicato sulla rivista scientifica Journal of
3. Sanità nazionale
i
i
Clinical Investigation, hanno dimostrato nei modelli animali che
quando la proteina Atrogin -1 è
assente, il meccanismo di smaltimento non funziona e le sostanze tossiche si accumulano nelle
cellule del cuore, provocando una
malattia che presenta le stesse caratteristiche di una forma rara e
grave di cardiomiopatia ipertrofica, ovvero quella restrittiva. Quest'ultima è caratterizzata dall'ispessimento delle pareti del
ventricolo sinistro, che può ostacolare il deflusso del sangue e causare anche aritmie cardiache fatali.
Pagina 31
Al Policlinico A, Gemelli di Roma prende il via una Campagna informativa
'Giornata Mond iale
e.. RENATA FRANCAVILLA
IN IN IN In occasione della Giornata Mondiale per
l'igiene delle mani istituita dall'Organizzazione
Mondiale della Sanità, si terrà domani, lunedì 5
maggio, alle ore 11.00 (Aula Brasca) presso il Policlinico universitario A. Gemelli il convegno "Verso un ospedale senza infezioni - Un obiettivo strategico per il Policlinico". Nel corso dell'evento
scientifico verranno illustrate alcune delle iniziative più importanti intraprese dal Policlinico A.
Gemelli per contrastare il fenomeno
delle infezioni nosocomiali e quello
della diffusione dei microrganismi con
resistenze multiple agli antibiotici, tema sui cui si focalizza quest'anno il
consueto appuntamento promosso
dall'OMS. Nel corso del convegno sarà
l'igíene de lle
i'
presentata la'Campagná di comunicazione dedicata all'igiene delle mani nell'ospedale. Apre i
lavori il Direttore del Policlinico Gemelli dottor
Maurizio Guizzardi. Il convegno sarà introdotto
dal Direttore Sanitario dottor Andrea Cambieri,
mentre la il presentazione dell'evento scientifico
è affidata al Direttore del Rischio e Igiene del Policlinico dottor Fabrizio Celani. Nell'ambito del
convegno sarà lanciata la campagna di comunicazione "Ti sei lavato le mani?" per la promozione
dell'igiene delle mani nell'ospedale,
ideata dal professor Gabriele Sganga,
direttore del Master "Sepsi in chirurgiá'
dell'Università Cattolica e docente
presso il Dipartimento di Chirurgia del
Gemelli, promossa dalla Direzione del
Policlinico universitario.
Redazione: [email protected]
iiberoSalute
3. Sanità nazionale
Pagina 32
I ntervis a con l'ammínístratore della Salus, organizzatrice dei congresso
Roma. XXXV congresso SIME
Medici estetici 1imprenditori '
Focus sulle `Opportunità di sviluppo in Medicina estetica'
--- ISABELLA SERMONTI
.. . Il Congresso SIME è
giunto alla sua XXXV edizione.
Cosa significa organizzare un
evento istituzionale di tale portata?
Significa avere una forte capacità di project management e pianificare con attenzione ogni singolo dettaglio. È una grossa sfida, ma anche un enorme motivo
di orgoglio per la Salus, azienda
che ho il piacere di dirigere dallo
scorso giugno e che lavora a
questo Congresso con grande
serietà e competenza da 35 anni.
Inoltre proprio in questi giorni
stiamo festeggiando l'accreditamento a Provider ECM Standard
per la Formazione Continua in
Medicina, importante riconoscimento ad oggi conseguito da
poco più di 150 aziende in Italia... quindi il prossimo Congresso nasce davvero sotto i migliori auspici.
Come vede presente e futuro
del medico estetico in termini
di opportunità?
È innegabile che le dinamiche
che caratterizzano la società di
oggi incidono anche sul profilo
professionale del medico esteti-
co. Mi riferisco all'accresciuta
possibilità di scelta da parte dei
pazienti, alla competizione manifestata dalle nuove figure professionali sanitarie e agli sviluppi
delle tecnologie. Come essere
quindi competitivi in uno scenario che muta? La risposta è
semplice: reinventare la
propria professione,
diventando anche , i
un poco più `imprenditori' in
un contesto in j
cui la competitività aumen-
Come in tutti i settori medicoscientifici, anche nella medicina
estetica la parola d'ordine è 'innovazione'. Per questo, oltre a
rappresentare un momento di
confronto tra medici, il congresso vuole essere un punto di incontro tra la dimensione scientifica e quella aziendale, in
ragione del fatto che
chi si occupa di medicina estetica
debba conoscere
quali siano le caratteristiche da
ricercare nella
strumentazione,
ta giorno dopo
giorno: questo
nei prodotti e nei
significa guadatrattamenti , per ga/////i,
''
/
/
%mmmmms . °mmmmv -,
gnare la fiducia e la
rantire ai pazienti un
Giac,mo G , i
fedeltà dei propri parisultato ottimale. Oggi
zienti, aumentare il passaparola si assiste ad una evoluzione conpositivo ed ottenere di conse- tinua delle tecniche e dei trattaguenza migliori risultati. Questo menti, pertanto è necessario un
argomento sarà al centro della aggiornamento continuo sulle
sessione congressuale "Oppor- apparecchiature e sui prodotti
tunità di sviluppo in Medicina che interessano il professionista
estetica".
sanitario. E il congresso rappreIl Congresso SIME vede la par- senta un palcoscenico d'ecceltecipazione di un gran numero lenza per le novità del settore oldi aziende espositrici. Come si tre ad un'occasione divalidazioinserisce la presenza di aziende ne delle metodiche proposte alla
nell'ambito di un evento pret- luce della provata e condivisa sitamente scientifico?
curezza ed efficacia.
iiberoSalffte
i;M .
3. Sanità nazionale
, _.'da
Pagina 33
In caso d i poll i ne,
agent i atmosferícì
Come proteggere gli occhi
con lenti che cambiano luce
Grazie alla tecnologia PhotoFusion esclusiva di ZEISS
___ GIOIA TAGLIENTE
L'arrivo della primavera e la prolungata
esposizione ai raggi UVpuò causare agli occhi problemi come secchezza, lacrimazione eccessiva o
riverberi luminosi. La secchezza oculare è un problema legato alla naturale umidità degli occhi perché il corpo non produce liquido lacrimale in misura sufficiente. Questo può essere causato anche
da fattori ambientali quali luce del sole molto intensa, gas di scarico irritanti, polline trasportato
dal vento o polvere. I ciclisti e chi guida automobili
scoperte sono soggetti spesso a questo disturbo a
causa del soffio divento in senso contrario. Per proteggere i nostri occhi è necessario evitare luci accecanti quando si legge e si utilizza il computer e,
quando si è esposti al vento o alla piena luce del
sole come avviene in questo periodo dell'anno, assicurarsi di indossare occhiali da sole di alta qualità
per proteggere i propri occhi. Una delle cause più
comuni per la lacrimazione eccessiva è la congiuntivite, un'irritazione o infezione della congiuntiva
(l'area bianca dell'occhio). La congiuntivite non infettiva (non causata da virus o batteri) è dovuta ad
allergie, irritazioni provocate da luce molto intensa,
particelle estranee o sostanze chimiche. Ma anche
un'eccessiva esposizione ai raggi UV può avere effetti indesiderati sugli occhi, provocando la `scottatura della cornea che può portare alla cosiddetta
`cecità da neve o `bruciatura da flash' a causa della
lunga esposizione al sole delle terminazione nervose. Inoltre, nel lungo termine, l'esposizione ai
raggi UV può provocare l'ispessimento della congiuntiva e delle cataratte, ed è correlata a un maggior rischio di degenerazione maculare. Per evitare
di andare incontro a problematiche simili è necessario indossare sempre occhiali da sole con lenti di
qualità che proteggano gli occhi e che filtrino ottimamente i raggi UVin modo da bloccare i raggi ultravioletti dannosi. Le lenti PhotoFusion® di ZEISS
reagiscono con una velocità del 20% superiore alle
tradizionali lenti fotocromatiche, consentendo una
visione confortevole in tutte le condizioni di luce.
Risultano particolarmente chiare in ambienti interni (92% di trasparenza con trattamento antiriflesso), diventano molto scure alla luce del sole
(11% di trasparenza con trattamento antiriflesso)
e offrono un' eccellente stabilità cromatica per una
visione naturale. Le lenti scuriscono in pochi secondi e tornano chiare in qualche minuto.
,ì/
LiberoSalffte
3. Sanità nazionale
Pagina 34
Gli ospedali chiudono
i farmaci nei bunker
dopo il boom dei furti
Le farmacie diventano stanze blindate con accessi limitati
e i frigoriferi si trasformano in casseforti per gli anticancro
ROMA L 'ospedale diventa un fortino, la farmacia un bunker, il frigorifero una cassaforte. Allarmi, porte blindate, inferriate, serrature
con il codice segreto, una guardia
giurata all'ingresso. Ecco come si
è trasformata la farmacia tipo dei
nostri ospedali.
LE BANDE
Colpa dei furti a raffica di medicinali: il nuovo business, sulla pelle
dei malati, che sta gonfiando le tasche della malavita organizzata.
Quella italiana ed europea. Un
ospedale su dieci è ormai stato
preso di mira come si legge in uno
studio dell'Università Cattolica di
Milano che ha analizzato i dati tra
il 2006 e il 2013. I più bersagliati
sono quelli che hanno reparti per
pazienti oncologici o con artrite
reumatoide. Quei farmaci, infatti,
sono i più appetiti e i meglio rici-
clabili in altri paesi. Soprattutto
Ungheria, Romania, Albania, Polonia e Grecia. Proprio la crisi di
questo paese, secondo gli inquirenti, avrebbe dato un nuovo e florido impulso al mercato nero delle
fiale.
All'inizio erano soprattutto Campania, Puglia e le zone del Nordest
i bersagli privilegiati. Ora, i camion muniti di frigo che sfondano
le porte delle farmacie ospedaliere, si stanno dirigendo vero Ovest.
Pavia, Milano, Vigevano. Dai furti
notturni nei magazzini (sono stati
sfondati i portoni con i tir) ora si è
passati alle rapine lungo le autostrade. Come è accaduto vicino Bitonto, in Puglia, dove i camion sono stati assaltati e svuotati. Autisti
sequestrati.
GLI ALLARMI
Da qui l'urgenza, per i carabinieri
dei Nas e i farmacisti degli ospedali, di attrezzarsi in modo diverso
per difendere il bottino. Che, mediamente, ammonta a 300mila euro. Con punto che sfiorano il milione di euro. I militari e la Sifo (Società italiana di farmacie ospedaliere e servizi farmaceutici delle
aziende ospedaliere) hanno stilato un decalogo diviso in cinque
azioni correttive e cinque preventive.
«Dobbiamo organizzare in modo
diverso il nostro posto di lavoro
per assicurare una fornitura quotidiana di medicinali ai pazienti spiega la presidente della Sifo Laura Fabrizio -. Dobbiamo avere tutti allarmi, telecamere a circuito
chiuso, porte blindate, inferriate.
Anche la guardia giurata per il
controllo specifico dell'accesso alla farmacia. D'ora in poi dovremo
fare acquisti limitati e frequenti
per i farmaci costosi».
I PAZIENTI
Parliamo di fiale che non si trovano nelle farmacie comuni (Cetuximab, Mabthera, Infliximab, Efalizumab, Herceptin) destinati a pazienti con cancro al seno, alla prostata o gastrico. Nel business anche i biologici di ultima generazione per chi soffre di malattie reumatiche come l'artrite reumatoide. Tutti prodotti che devono essere tenuti in frigo. Per questo anche
le celle frigorifere presto verranno
blindate e chiuse con serrature da
cassaforte. «L'area - si legge nel decalogo dei Nas - dovrà essere ben
protetta e ad accesso limitato. Dovranno essere responsabilizzate
le figure interne per la gestione, il
controllo e la vigilanza».
Super attenzione anche su chi porta i farmaci. Non si potrà più entrare oltre una certa soglia. Per
evitare perlustrazioni nelle stanze. «Si dovrà destinare al ricevimento dei farmaci una zona sepa-
,mpvubd- : ,
i, °,J,
3. Sanità nazionale
Pagina 35
rata da quella di immagazzinamento - aggiunge Laura Fabrizio Così eviteremo al personale esterno di poter avere una panoramica
della quantità e del valore dei farmaci che sono giacenti». Nell'elenco vengono consigliate diverse
strategie per non favorire, per
esempio, il ritorno dai ladri ormai
sicuri di poter agire indisturbati.
In alcune farmacie il furto si è ripetuto dopo alcune settimane. I
carabinieri consigliano: attenzione a riempire di nuovo gli scaffali
in tempi brevi, «potrebbe essere
considerata dai malviventi un'ulteriore opportunità per reiterare il
furto».
Carla Massi
Cc) RIPRODUZIONE RISERVATA
LE RAPINE Casse di medicinali rubate dai tir sull'autostrada
3. Sanità nazionale
Pagina 36
EUI S̀RGRION
C' è chi se la c ava in poche righe- «eliminate i segretari comunali perché non
hanno voglia di lavorare» - e chi invia mail
chilometriche analizzando punto per punto le 44 proposte lanciate dal premier Renzo e dal ministro Madia. Gli insulti, al momento, sembrano contenuti («sono meno
di quanti si possono leggere in una qualsiasi pagina Facebook», dicono al ministero). Il massimo dell' approvazione loottiene senza ombra di dubbio l'eliminazione del Pra, il pubblico registro
automobilistico. Ma piace molto anche l'idea di pagare i dirigenti in base
al merito, e ancor di più la possibilità di dire la propria sulla valutazione di quel merito.
É un'ondata di mail quella
che sta travolgendo l'indirizzo
di posta elettronica [email protected], aperto da Palazzo Chigi cinque giorni fa
per dare la possibilità a chiunque lo voglia di commentare
le proposte di riforma sulla
pubblica amministrazione o
lanciare idee nuove. Il refe-
3. Sanità nazionale
rendum online piace: le mail arrivate hanno superato quota 5.000 e il ministero della Funzione Pubblica calcola che alla fine
del periodo di consultazione (30 maggio)
sarà raggiunto il tetto dei 30 mila messaggi.
Nella maggior parte dei casi scrivono dipendenti pubblici, ma le proposte più drastiche arrivano da chi statale non sembrerebbe. Come Luca, per esempio, che va giù
duro sul capitolo retribuzioni («tutti di contratti dei dipendenti, dirigenti e non, devono essere ridotti allo stesso livello della pensione minima, 800 euro, fino a quando
non sarà stato eliminato il debito pubblico») e sulle semplificazioni. «Bisogna creare 3 macro-regioni, Nord,
Cento e Sud - scrive - e licenziare i dirigenti, i presidenti e i consiglieri delle ex-20 regioni». Primiano è una
partita Iva, porta il nome di un
, santo martire e nelle prime dieci
righe della sua mail ne approfitta per lamentarsi delle tasse. Poi
però passa all'attacco dei dirigenti pubblici: «la cosa più urgente è legare retribuzioni e
carriere a meccanismi di premialità» conviene, però «non
serve a nulla che le valutazioni
se le facciano internamente:
devono essere fatte dai citta-
Pagina 37
divi». E le «eccellenze» dovranno essere «in
percentuale adeguata», penalacredibilità.
Sempreintemadi semplificazioni, un'altra
mail chiede di introdurre rapporti «standard» fra numero di abitanti del bacino di
riferimento e numero di dipendenti pubblici, e per chi sfoca il tetto si applichi «un
turnover anti spreconi».
La staffetta generazionale raccoglie
molti consensi, anche perché a scrivere online sono probabilmente i più giovani. Roberto chiede di applicarla anche nel suo settore, la sanità, per dare respiro ai tanti medici e infermieri che hanno «35 anni di servizio o più: collocarli a riposo darebbe nuove opportunità ai giovani ed eviterebbe di
sentir parlare spesso di malasanità». Un
garbato funzionario dell'Agenzia delle Entrate «entusiasta e orgoglioso» del suo lavoro, interviene sull'efficienza e orario di
servizio. «Le 36 ore settimanali sono anacronistiche-scriverivolgendosi aRenzi-entro in ufficio alle 8, esco alle 15.42: lei mi capisce, a quell'ora sono nel pieno della mia
energia lavorativa e molti nostri interlocutori sono nel pieno della loro attività. Por-
Già arrivate 5 mila proposte inviate
a [email protected] dopo
l'invito a esprimersi sulle 44
idee della riforma della Pa
tiamo l'orario ad almeno 40 ore, come nel
privato e, chiaramente, riconosciamo un
aumento di stipendio». Divide molto la proposta di abolire la figura dei segretari comunali: per Alessio «sono antistorici nei comuni con meno di 5 mila abitanti», ma per
l'avvocato amministrativista Cesidio la loro scomparsa avrebbe effetti «nefasti» proprio nei paesi più piccoli, dove rappresentano spesso l'unica figura «di spiccata professionalità». Sul tema, e su molti altri, interviene anche la lunga missiva di Chiara,
dirigente del ministero dell'Economia che
avverteMadiaeRenzi: attenti, «si solleverà
una casta». Nunzia, segretario comunale,
conclude: «Eliminati noi chi svolgerà le nostre funzioni? Un dirigente compiacente?»
Anacronistiche le
Restino solo tre
36 ore settimanali,
di fronte alle 4045
ore dei privati
macro-regioni, via
tutti i presidenti e
i consiglieri
MARIO
LUCA
La sanità ha
bisogno di giovani,
bisogna estendere i
prepensionamenti
Stipendi legati alle
performances
valutate dai
cittadini
ROBERTO
PRIMIANO
Bisognerebbe
mettere un tetto
al numero di
incarichi
Non ha senso
cancellare la figura
del segretario
comunale
CHIARA
NUNZIA
0 RIPRODUZIONE RISERVATA
3. Sanità nazionale
Pagina 38
Assistiti a casa, non più in ospedale
così migliora lavita cli tanti malati
LA RIVOLUZIONE COPERNICANA
AWIATA DALLA LEGGE 38/2010.
PRIMA ERANO SOLTANTO 3.000
GLI AFFETTI DA PATOLOGIE GRAVI
SEGUITI NELLA LORO ABITAZIONE.
NEL 2011 SALITIA 40.000 . IN 270.000
GODONO DEI NUOVI SERVIZI.
RIMANE PERO DA COLMARE
IL DIVARIO TRA SUD E NORD
StefaniaAoi
Milano
e cure palliative e le terapie del
dolore non sono più una chimera in Italia. Oggi almeno 270 mila
pazienti ricevono questo tipo di assistenza, grazie alla legge 38 del 2010,
una piccola rivoluzione copemicana
della sanità, che ha riportato in primo
piano nel nostro paese la curadel malato terminale e di chi soffre di dolore
cronico (mal di schiena, dolori all'anca per oltre tre mesi). In sostanza la
norma introdotta quattro ann i fa, obbligai medicieleAsl afare tuttoilpossibile per alleviare il dolore dei pazienti, preoccupandosi della nutrizione artificiale, dell'antivomito, fino
alla somministrazioni di farmaci oppiacei nei casi più gravi. Una grande
novitàvisto cheinpassatononeracosì. In strutture troppo affollate concarenza di personale, in assenza di un
obbligo di legge, le priorità erano curare chi poteva guarire.
Ma dal 2010 tutto è cambiato. Nessuno, inteoria, dev'esserepiùabbandonato a se stesso e alle proprie sofferenze. È cresciuta per esempio l'assistenza domiciliare (preferita dai pazienti): se prima dellalegge gli assistiti in casa erano 3mila, nel 2011 se ne
contavano già40mila. Purtroppo non
tutti i problemi sono stati risolti. La
nonna è ancora in fase di attuazione.
Enon sempreleAsl egliospedali si sono adeguati: nel2012 per esempio solo metà dei medici di base misurava il
dolore deipazienti. E oggi restano ancora grandi differenze tra l' as sistema
di cui beneficiano i pazienti del sud
Italia e a quelli del nord.
Ma che cosa stabilisce nel dettaglio
la legge 38? Prima di tutto obbliga le
istituzioni a mettere in piedi reti di as-
L
3. Sanità nazionale
sistenza per le cure palliative e per la
terapia del dolore . Ad adeguare ospedali, strutture residenziali (hospice) e
a garantire soprattutto un servizio di
assistenza domiciliare anche attraverso i privati convenzionati . Alle Regioni poi tocca il compito di avviare
corsi di formazione per medici e infennieri su queste terapie. Il medico è
obbligato a registrare i livelli di sofferenza del paziente nelle cartelle cliniche. Allo stesso tempo le istituzioni
devono informare i cittadini sul diritto di ricevere assistenza . Terzo: lalegge chiedeva che fosse reso più semplice l' accesso a medicinali come gli
oppiacei . Inoltre obbligava il ministero della Sanità a monitorare l'attuazione della legge. E per renderla efficace, vincolava il fondo sanitario nazionaleper 100 milioni di curo l'anno.
Che cosa sia davvero cambiato dal
2010 a oggi lo spiega il rapporto del
ministero della Sanità, inviato al Parlamento (l'ultimo disponibile è di fine 2012). Il documento mostra come
inltalialalegge38 abbiamigliorato la
condizione di vita di migliaia di persone. Consentendo una maggiore assistenza domiciliare . Il numero degli
assistiti in casa è passato dai3mila del
2010 ai 40mila nel 2011 . E di conseguenza è diminuito il numero dei decessi di pazienti terminali negli ospedali. Con una flessione dell'8,1% nello stesso periodo, perché, nel frattempo scrivevano i funzionari ministeriali, « si sono sviluppate le reti regionali che forse sono riuscite aintercettare pazienti che nel passato mori vano inreparto ». Lalegge 38 hapoi lavorato sulla formazione dei medici di
base, figure centrali per indirizzare i
malatiterminali o cronici verso le cure palliative e sono stati promossi
progetti come Teseo (ch e ha coinvolto oltre 400 medici generici).
Nonostante i progressi , tanto resta
da fare. Secondo il ministero della Salute, il sistema sanitario non è ancora
in grado di garantire a tutti un trattamento sempre adeguato . Eingenerale, secondo Cittadinanzattiva, a due
anni dall'approvazione della legge
38, ancora quasi la metà dei medici
generici (il 46%) non misurava il dolore del paziente, poco più di unquarto (28 %) non gli prestava troppa importanza, eun altro quarto (25%) Ierilevava solo se acuto . La situazione
non era migliore nelle strutture residenziali:«Trapiaghedadecubito ein-
fezioni -sileggenelrapporto delministero - ipazienti sitrovano a soffrire molto, ma alleviare il loro dolore
non è un obiettivo della maggior parte dei questi luoghi di cura». In almeno un caso su quattro la somministrazione di oppiacei non veniva effettuata. E in ospedale, dove la rilevazione del dolore è obbligatoria , solo il
7,1% delle volte era registrata.
Nel Belpaese del resto l ' attuazione
delle norme richiede spesso tempi
lunghi. Già prima della legge 38 del
2010 , unalegge del 1999, prevedeva la
costruzione di strutture residenziali
(hospice) perle cure palliative in tutte le regioni. A disposizione c'erano
206 milioni. Ma dopo 15 anni dell'entrata in vigore della norma, le risorse
non sono state utilizzate tutte: restano ancora20 milioni . Dovevano essere costruite 188 strutture e ne sono
state realizzate solo 120 . Non c' è dunque da stupirsi se dopo quattro anni
dalla legge 38, ancora le reti di assistenza ai malati terminali e sofferenti
cronici non funzionino per il meglio.
Secondo un'indagine Agenas di due
anni fa, su 177 strutture domiciliari,
70 non avevano i criteri minimi per
poter esercitare le cure. Mentre 74
avevano i requisiti indispensabili e
appena 33 erano del tutto all ' altezza.
Un'indagine di Cittadinanzattiva
mostra poi come in appena 24 ospedali su 33 venga lasciato uno spazio
per rilevare il dolore nella cartella clinica. Mentre in soli 10 su 33 siano stati attivati i corsi di formazione del personale . E anche dal punto di vista della comunicazione sulle cure palliative, forse sipotevafare dipiù : nel 2012
ancora il 35% degli italiani non conosceva l ' esistenza di centri di cura del
dolore.
Pagina 39
POSTI LETTO ATTIVI IN HOSPICE
ASSISTENZA DO MICILIARE A PAZIENTI TERMINALI
In °1® sul totale deceduti per tumore, 2011
Casi trattati per 100.000 abitanti, 2011
200
4.,,,.
160
3.,_,
120
2 ___.
80
____________________________________ adia_ Italia
1
0----------------------
________________________________
40
--------------------
;
pr;s'
Q
Foma:Miaiatam della Saba
La legge obbliga le istituzioni a
mettere in piedi reti di assistenza
per cure palliative e terapia dei
dolore. Alle Regioni tocca avviare
corsi di formazione per il personale
3. Sanità nazionale
adie 1 lia
,Pya ec.
Fome:llieiutem della Salum
Nelle fasi di
attuazione
della legge
38 del 2010
c'è ancora
molto da fare:
nel 2012,
per esempio,
solo metà dei
medici di
base
misurava il
dolore dei
pazienti
Pagina 40
"I dirigenti pubblici
siano sanzionati
se nonsiadecuano"
GUIDO FANELLI, PROFESSORE A PARMA,
PRESIEDE IA COMMISSIONE CHE VIGILA
SULL'ATTUAZIONE DELLA NORMATIVA
CHE IMPONE LA TERAPIA DOMICILIARE:
"OCCORRONO AZIONI PER OBBLIGARE
I DIRETTORI GENERALI DELLEASL
AD APPLICARE LE NUOVE REGOLE" DICE
Milano
obbiamo aumentare l'assistenza do«
miciliare per i malati terminali che
hanno bisogno di cure palliative come l'alimentazione artificiale, l'antivomito, la curadelNella foto
la debolezza. A casa questi pazienti possono esGuido
sere curati meglio e i costi per il sistema sanitaFanelli,
rio sono più bassi di quelli in ospedale». Questa
professore
all'università
una delle priorità sulle quali bisogna ancora ladi Parma
vorare, secondo
Guido Fanelli professore ordinario
in Anestesia, rianimazione e terapia
Ripartizione per macroarea
del dolore all'uniNORD
CENTRO
versità di Parma,
140
54
ma soprattutto
22%
57%
presidente della
commissione mi-SUD
I-12 nisteriale che conZ
°3
trolla l'attuazione
16%
della legge 38 del
-ISOLE
2010, che stabilisce
13
il diritto alla cura
5%
ONP= Organizzazioni Non Profit
della sofferenza.
Fuste: Yirisku della Saluti
Qual è il bilancio di questi 4 anni?
«È positivo, non solo la nostra legge è all'avanguardia eviene copi ata da altri Paesi, ma soprattutto sta diventando un concreto aiuto per
i malati terminali e i pazienti con dolore cronico. Pian piano le regioni si sono adeguate e adesso dovranno farlo leAsl e gli ospedali che inmolti casi sono in ritardo».
I soldi per l'assistenza domiciliare e la piena
attuazione della legge ci sono?
«Circa 140 mil ionivengono destinati ogni anno alle cure palliative grazie ai cosiddetti obi ettivi di piano. Quello che manca, in alcuni casi, è
la formazione e l'infonnazione di medici e dirigenti. Per esempio perché l'assistenza domiciliare non viene rafforzata? Troppi pazienti sono
in ospedale o in hospice, mentre è ormai accer-
LE ONP IN ITALIA
3. Sanità nazionale
tato che a casa i malati, soprattutto quelliterm
minali, possono essere curati meglio. Inoltre un
paziente in un ospedale costa circa 500 curo al
giorno, mentre l'assistenza domiciliare in alcune regioni, almeno il 40 per cento in meno».
Dopo la legge 38 però il numero di pazienti
assistiti a casa è aumentato?
«Sì, questa legge ha già dato un importante
contributo. Se prima della nonna morivano in
ospedale circa70mila pazienti con tumore, nella rilevazione del 2012 si parlava di 45mila decessi. Eppure si tratta ancora di un numero importante. Questi pazienti non devono essere tenuti in ospedale ma a casa dove vivono meglio
gli ultimi mesi o anni di vita».
Quali gli altri problemi ancora non risolti?
«Almenotre iprincipali.Innanzitutto le differenze di assistenza tra nord, dove grosso modo
la rete funziona, e il sud Italia dove c'è ancora da
fare. In secondo luogo c'è da risolvere il problema delle tariffe e per questo esiste già un tavolo
di lavoro formato da 3 membri della Commissione damepresieduta, da5rappresentantidelle regioni e da uno del ministero delle finanze.
Soprattutto le tariffe per le cure palliative sono
da uniformare, perché oggi variano da regione
aregione. Terzo punto, sarebbe auspicabil e che
gli enti locali adottassero delle sanzioni peri direttorigenerali delleAsI che non si adeguano alla legge. Un metodo che mi pare efficace è quello adottato da regioni come Emilia Romagna,
Toscana, Lombardia: se il manager non rispetta la normativa, non deve essere riconfermato».
Quanti sono oggi i pazienti in carico al siste-
Pagina 41
ma sanitario?
«Quelli che entrano nel circuito delle cure
palliative sono 270mila, di cui 1Imila bambini.
Nel 96% dei casi si tratta di pazienti che hanno
anche necessità di terapia del dolore. Deve contarecheprima dellalegge38, non si offriva aipazienti quasi nulla. La normativa ha affrontato il
problema in modo sistematico. Imponendo
obblighi a carico delle regioni e dando risposta
ai pazienti cronici, la cui sofferenza dura da oltre tre mesi (per esempio, chi patisce il mal di
schiena). Questi sono i più numerosi, soffre di
dolore cronico il 26% degli italiani. I malati di
cancro sono molti meno e tra i pazienti sottoposti a cure palliative e a terapia del dolore rappresentan ounapiccolapercentuale, i15% di coloro che hanno bisogno di cure».
Le Asl sono in grado da sole di garantire l'assistenza a tutti?
«Se da sole non hanno le forze si dovrebbe integrare l'assistenza pubblica con quella privata».
L'assistenza domiciliare per questo tipo di
pazienti è sempre gratuita?
«Assolutamente sì. Nessuno deve pagare. Ma
ancora pochi sono informati sulle novità introdotte dalla legge e su cosa comportano. Ancora
buona parte dei cittadini e persino dei medici
non sa nemmeno che la legge 38 esiste. E necessario continuare a fare informazione e formazione».
(st.a.)
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3. Sanità nazionale
Pagina 42
IL PUNTO
N VISTA 1
"Più collaborazione
fra Asi eterno settore
èutileaipazienti
e alla spesa pubblica"
RAFFAELLA PANNUTTI, PRESIDENTE ANT:
"L'ASSISTENZA DOMICILIARE COSTA
MENO DELIA DEGENZA OSPEDALIERA
MA ALCUNE AZIENDE SANITARIE,
PENSANDO DI POTER FARE DA SOLE,
NEGANO Al, NO PROFIT LE CONVENZIONI.
POI PERÒ I MALATI CHIAMANO
NOI PER RICEVERE LE CURE PALLIATIVE"
Milano
lcune Asl non vogliono convenionare i privati, dicono che cela
fanno da sole, ma poi riceviamo tante telefonate di persone che non sanno a chi
rivolgersi per ottenere l'assistenza ai parenti, magari malati terminali». È questa
la denuncia di Raffaella Pannutti, presidente di Ant, una fondazione bolognese
no profit che si occupa di cure palliativo e
che opera in nove regioni, grazie ai suoi
250 medici, infermieri, fisioterapisti e
psicologi e i 1600 volontari.
«La legge 38 ha fatto tanto per i malati
terminali e per chi soffre di dolore cronico - spiega Pannutti- Obbliga i medici
e le Asl a preoccuparsi della cura del dolore e ha messo in primo piano i loro problemi, rendendo i medici e gli infermieri
più consapevoli e in genere più preparati
sul tema delle cure palliative». Eppure
sottolineala presidente della fondazione
Ant, enti locali e aziende sanitarie non
sempre si sono deltutto adeguati allanorma. Questo nonostante l'assistenza domiciliare costi molto meno rispetto alle
cure ospedaliere: «II nostro costo per assistereil paziente è di2.156 euro ognicento giorni (esclusi i farmaci che sono a carico del servizio sanitario). Mentre secondo una elaborazioneAgeing Society il
costo medio diuna giornata di degenzain
ospedale è di 780 giuro, comprensivo dei
farmaci». Non si tratterebbe dunque di
una questione di soldi, «ma della volontà
di alcuni dirigenti locali che interpretano
la collaborazione con il "no profit" come
il fallimento del sistema pubblico». Sarebbe questo, insomma, un ostacolo importante allo sviluppo della collaborazione tra il sistema pubblico della sanità
e la rete del non profit che può contare su
tante associazioni e fondazioni in tutta
Italia.
ti con la sanità pubblica a livello locale. «A
partire dal rinnovo annuale delle convenzioni, una sorta di spada di Damocle
che pende sulla nostre teste», spiegano
da Ant. La fondazione bolognese è solo
una delle 250 organizzazioni "no profit"
contate in Italia dalla Federazione Cure
Palliative. Ma si tratta solo di una stima, i
numeri forse sono maggiori. Queste
realtà forniscono i servizi più disparati:
dalla vera e propria assistenza domiciliare o in hospice, alla formazione dei volontari e dei professionisti. «Non vogliamo sostituirci al pubblico o tanto meno
non desideriamo che la sanità diventipri vata - prosegue Raffaella Pannutti chiediamo solo che davanti ad alcune carenze, fondazioni come la nostra, con
un'esperienza trentennale in questo
campo, vengano coinvolte. Chiediamo
una maggiore integrazione».
Oggi il fatturato della fondazione bolognese Ant è di circa 20 milioni e beneficia
solo al 15 per cento delle convenzioni con
il sistema sanitario pubblico. Tutto il resto è ottenuto soprattutto grazie alle donazioni e ai contributi dei cittadini, tramite lo strumento fiscale del 5 per mille.
Il nostro servizio - assicura il presidente Ant- è del tutto gratuito per il paziente». Dell'operato di questa fondazione,
nata nel 1978 per iniziativa dell'oncologo
Franco Pannuti, padre di Raffaella, così
come di altre realtà, si parla anche nel
rapporto sulle cure palliative che il ministero della Salute ha presentato al Parlamento afine 2012.Ant, è un operatoreimportante e nel 2013 ha assistito circa
l Omila sofferenti di tumore in fase avanzata. Un numero in crescita del 4,2 per
cento rispetto al 2012. «Tra i nostri pazienti otto su dieci (80 per cento) scelgono di morire a casa dove si trovano più a
loro agio - spiega la presidente - quasi
un venti per cento in più rispetto alla media nazionale (58 per cento)». Basso anche il numero di ricoveri durante la presa
in carico domiciliare. «Non perché siamo
ogni giorno a casa del paziente. - racconta Pannutti - Fare assistenza domiciliare non significa questo, ma essere
presenti quando è necessario. Soprattutto per evitare che in caso di crisi respiratoria, vomito o altro, i parenti si spaventino e portino il malato in ospedale».
La fondazione ha 21 équipe mediche (i
cosiddetti ospedali domiciliari) sparse in
nove regioni. In genere ogni medico del
team, riesce a occuparsi in genere di una
ventina di pazienti. «Siamo in grado di fare tutto ciò che serve per garantire l'Eubiosia, che in greco significa la buona vita, al paziente: si va dalla nutrizione artificiale, alla somministrazione di medicine, fino agli oppiacei» rac-
Gli operatori del terzo settore incontrano ancora numerosi ostacoli nei rappor-
3. Sanità nazionale
Pagina 43
contanodaAnt. Unaltroimportante servizio offerto ai
pazienti, soprattutto in caso
Sofferenti assistiti a domicilio dal 1985 al 31 dic.13
di malati tumorali, è l'assistenza alla famiglia. Se nella
IN LINEA
a
i€,ß45
á
al 31 dic . 2013
metà dei casi (57 per cento)
queste attenzioni sono forASSISTITI
.9b2
nel 2013
nite dal pubblico, le altre
NUOVI INGRESSI I
volte intervengono le asso6.470
nel 2013
ciazioni e le fondazioni che
i
DECEDUTI
operano nel settore. «Siamo
d.331*
nel 2013
in grado di affiancare i famiTOTALE
liari del paziente terminale
ASSISTITI
- afferma Pannutti - e
(*) 78% a domicilio
questo non è un compito
meno importante».
La fondazione Ant conta su
Se l'assistenza ai malati
250 medici, infermieri,
terminali
e che necessitano
fisioterapisti e psicologi, oltre
di cure palliative e terapia
a 1.600 volontari
del dolore, in genere è migliore a nord, Ant lavora parecchio anche
nel sud Italia: «La Puglia - conclude la
presidente di Ant- si conferma la regione con il più alto numero di assistiti, con
4mila pazienti in cura a fine 2013 assistiti
dalle nostre sei équipe locali. Segue l'Emilia-Romagna con 3.150 sofferenti».
(st.a.)
IL PROG
O EUBIOSIA ANT
0 RIPRODUZIONE RISERVATA
IL PERSONALE ANT IN ITALIA
Al 31 dicembre 2013
DIPENDENTI
Nella foto
Raffaella
Pannutti,
presidente di
Ant, una
fondazione
bolognese no
profit che si
occupa di cure
palliative
MEDICI
INFERMIERI
PSICOLOGI
COLLABORATORI'
FARMACISTI
FISIOTERAPISTI
NUTRIZIONISTI
ASSISTENTE
SOCIALE
I
a
"Alcuni
dirigenti locali
interpretano la
collaborazione
con il no
profit come il
fallimento del
sistema
pubblico" dice
Raffaella
Pannutti
3. Sanità nazionale
Pagina 44
i: f. I
DI
La fondazione bolognese segue 10mila persone in nove regioni
Sono quasi 10mila i malati terminali di
tumore assistiti in casa dalla
Fondazione Ant Italia Onlus . Realtà del
non profit che si occupa di cure
palliatine e terapia dei dolore, nata a
Bologna nel 1978 per iniziativa
dell'oncologo Franco Pannuti. Ant
opera in nove regioni grazie a 120
delegazioni che coordinano la raccolta
fondi a livello locale e l'attività di
assistenza domiciliare offerta dalle 21
équipe di specialisti attive 24 ore su
24. Si avvale di 400 professionisti (250
tra medici, fisioterapisti , psicologi) e di
1.600 volontari. In questo modo dal
1985 a oggi è riuscita ad assistere in
modo gratuito 100mila pazienti. Oltre
all'assistenza ai malati terminali Ant
lavora perla prevenzione dei tumori. Ha
offerto 75mila visite gratuite,
consigliando l'intervento chirurgico al
10% delle persone visitate. Realizza
campagne di informazione e si occupa
di formazione e ricerca.
Nella foto
Raffaella
Pannutti,
presidente di
Ant, una
fondazione
bolognese no
profit che si
occupa di cure
palliative
3. Sanità nazionale
Pagina 45
In lotta contro l 'aborto: a Roma la "marcia
per vita" fi
piazza
Pietro
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milogiomm
Redazione
I rappresentanti di oltre cinquanta organizzazioni pro-vita attive in una ventina
di Paesi, tra i quali - oltre agli Stati Uniti
- Russia, Canada, Francia, Spagna,
Polonia, Belgio, Malta, Croazia, Nuova
Zelanda, parteciperanno oggi, alla IV
Marcia Nazionale perla Vita. La grande
mobilitazione pro-life partirà alle ore 9
da Piazza della Repubblica, per poi
concludersi a Piazza San Pietro, in
tempo per il Regina Coeli di Papa Francesco, che già nella passata edizione
ha salutato calorosamente i parteci-
panti, invitando «a mantenere viva l'attenzione di tutti sul tema così importante del rispetto della vita umana sin
dal momento del suo concepimento». A
partire da quest'anno , la Marcia per la
Vita sarà identificata con lo slogan "Per
la vita, senza compromessi". In tal
modo, il Comitato organizzatore dell'evento ha voluto chiarire che « la Marcia per la Vita contrasta fermamente
ogni forma di legalizzazione dell'aborto
e pertanto si prefigge non solo la sensibilizzazione dell'opinione pubblica sui
temi inerenti la difesa della vita , dal con-
cepimento alla morte naturale, ma
anche la completa abrogazione della
legge 194». «Con la manifestazione di
Roma - dichiara Virginia Coda Nunziante, portavoce della Marcia - vogliamo fare in modo che la realtà pro life
italiana cresca e manifesti pubblicamente, ma riesca anche a cambiare le
leggi attualmente vigenti ». Tra i cardinali e vescovi che hanno inviato lettere
di adesione alla Marcia - che resta comunque « un'iniziativa non ecclesiale»
- ci sono il card . Agostino Vallini (Vicario dei Papa per la diocesi di Roma), il
card . Raymond Leo Burke (prefetto del
Supremo Tribunale della Segnatura
Apostolica), il card . Angelo Scola (arcivescovo di Milano ), e ancora i cardinali
Velasio De Paolis . Francesco Coccopalmerio , Giovanni Lajolo , Renato Raffaele Martino, Andrea Cordero di
Montezemolo e Antonio Maria Vegliò.
Poi i vescovi Adriano Bernardini (Nunzio in Italia), Ignacio Carrasco de Paula
(Accademia per la Vita), Luigi Negri
(Ferrara), Simone Giusti (Livorno), Edoardo Menichelli (Ancona), e altri.
II Totocalcio compie 68 anni
e mostra tutti i suoi acciacchi
3. Sanità nazionale
Pagina 46
cíbo-spazzatura continua fare vittime:
si stringe l'alleanza tra medici e ambientalisti
Redazione
Le crociate contro il cibo spazzatura potrebbero vedere una "alleanza" tra medici e ambientalisti.
Oltre ad essere deleteri per la salute, contribuendo alle epidemie di
malattie croniche che fanno 30 milioni di morti l'anno nel mondo di cui
molti evitabili, gli alimenti scarsi dal
punto di vista nutrizionale sono
anche quelli che hanno la maggiore "impronta ecologica", come
ha dimostrato uno studio pubblicato dal Journal of the Academy of
Nutrition and Dietetics. I ricercatori
francesi della Aix-Marseille Université di Marsiglia hanno individuato
una lista di 391 cibi industriali e
non, calcolando per ognuno l'impronta ecologica basata su tre fattori, le emissioni di CO2, quelle di
sostanze che causano piogge
acide e quelle di ioni che inquinano
mari e fiumi. La qualità dal punto di
vista nutrizionale è stata invece calcolata tramite il rapporto tra sostanze nutritive 'buone', come fibre,
proteine e ferro, e quelle cattive,
come sodio e zuccheri aggiunti.
«Tutti i cibi con le maggiori emissioni - scrivono gli autori - hanno
mostrato anche il punteggio minore
per la qualità». Dei 56 cibi a base
di carne, pesce e uova, ad esempio nessuno ha ottenuto un punteggio sufficiente in termini di
sostenibilità ambientale, mentre dei
70 alimenti industriali con un alto
tasso di grassi, sale e zuccheri solo
due, i dessert a base di soia e la
torta di semolino, sono risultati
'amici' dell'ambiente. "Bocciati"
anche quasi tutti i piatti pronti, mentre tra i latticini un buon rapporto tra
apporto nutrizionale e sostenibilità
è raggiunto solo da latte e yogurt.
Proprio la nutrizione errata, rileva
l'Oms, è una delle cause principali
di morte per malattie croniche non
trasmissibili principali, cancro, diabete, malattie polmonari e cardiovascolari, la cui incidenza è in forte
aumento in tutto il mondo. Nel
2010, ha calcolato l'agenzia, sono
stati 28 milioni i decessi per i quattro "big killer", mentre in assenza di
correttivi, che potrebbero essere
molto efficaci nel diminuire questo
peso, nel 2025 la cifra crescerà fino
a 39 milioni.
L'infusore di insulina scambiato per un cellulare,
Mc Donald's sanziona il dipendente diabe"co
3. Sanità nazionale
Pagina 47
°_
. L'esperimento di una start up innovativa
Medici a vocazione soci* ale
Offrire prestazioni sanitarie di qualità a condizioni accessibili per tutti e completamente
gratuite per le fasce più deboli
della popolazione. Questo
l'obiettivo di molte iniziative
dell'associazionismo non profit
e del privato sociale, che si stanno sviluppando soprattutto nelle regioni del Nord. Ai nastri di
partenza si presenta ora, nella
città di Milano, anche il progetto
Medici in famiglia (www.medicinfamiglia.it), una start up innovativa a vocazione sociale che
opera in ambito medico e psicologico.
«Vogliamo coprire uno spa-
3. Sanità nazionale
zio di assistenza - sottolinea Paolo Colonna, socio fondatore
dell'iniziativa - ponendoci tra il
sistema pubblico, che rimane tra
i migliori d'Europa per le emergenze e le gravi patologie, anche
se con seri problemi per i tempi
d'attesa, e la sanità privata, sempre meno accessibile nei costi».
VISITE
Tariffe agevolate
al pubblico
e completa gratuità
per le fasce più deboli
della popolazione
Così, dallo scorso mese di febbraio, ha aperto i battenti un ambulatorio (in via Papi 20) che offre prestazioni di qualità in tutte
le specializzazioni mediche,
mentre una seconda parte del
progetto prevede il coinvolgimento di una rete di sanitari, disponibili nei propri studi per un
certo numero di ore settimanali
e, per finire, come terzo punto di
forza è stato attivato un set di servizi domiciliari, che riguardano
la sfera educativa, psico-educativa, riabilitativa, fisioterapica e
l'ostetricia.
Le prestazioni vengono rese a
tariffe ridotte (per esempio, 5o
euro per una visita medica) grazie alla disponibilità di un buon
numero di sanitari (oltre 5o quelli a oggi aderenti) e a sistemi di
gestione innovativi. Vengono offerte, inoltre, visite mediche gratuite ai soggetti svantaggiati, rese possibili grazie alle donazioni
e all'integrale reinvestimento degli utili derivanti dall'attività.
«La formula della start up innovativa a vocazione sociale ci è
sembrata la più aderente al modello che avevamo in testa - spiega Colonna -. E se il poliambulatorio rimane l'investimento inizialmente più importante, gli sviluppi maggiori possono derivare proprio dalla rete dei professionisti, che contiamo di espandere al più presto anche al di fuori della città di Milano, in ambito
provinciale».
E. Si.
V7 AIPAOOUZIONEAISEAVATP
Pagina 48
MED ICI NA NUCLEARE
Allarme
tecnezio
in corsia
di Patrizia Caraveo
dispetto del nome, il Tecnezio
non è un elemento creato dall'uomo. È stato scoperto nel
A 1937 da Carlo Perrier ed Emilio
Segré a Palermo e ha trovato buona accoglienza perché andava a colmare un buco
nella tabella degli elementi in corrispondenza del numero atomico 43. Si pensò
fosse il primo elemento prodotto artificialmente e, in effetti, il campione della
scoperta era stato creato in laboratorio,
bombardando molibdeno con nuclei di
deuterio. Solo più tardi si capì che il tecnezio esiste in natura anche se è piuttosto
raro poiché deriva dalla fissione spontanea di Uranio, ma poi decade e perde la
sua identità. A scanso di equivoci, nel
1952 la sua presenza venne rivelata nello
spettro della stella R Geminorum, a riprova che madre natura è perfettamente in
grado di produrre l'elemento 43, anche
senza passare dal molto più pesante Uranio. Il tecnezio è così raro perché è uno
dei pochi elementi che non ha configurazioni stabili, tutti i suoi isotopi decadono
e si trasformano in un altro elemento con
tempi di dimezzamento che vanno da
quattro milioni di anni a sei ore.
È proprio il tecnezio dalla vita più breve,
per essere precisi il tecnezio 99m, il protagonista delle 7omila scintigrafie che vengono eseguite ogni giorno in tutti gli ospedali del mondo. È uno straordinario ausilio diagnostico perché le tracce di Tecnezio, che vengono usate per gli esami, si legano a farmaci scelti ad hoc per depositarsi nell'organo da mappare. Aquesto punto
la natura fa il suo corso e il tecnezio rapidamente decade liberando un raggio gamma che viene visto dai rivelatori che circondano il paziente. Immagini prese da angolazioni diverse permettono di creare la
mappa 3D dell'organo, dell'osso, dei vasi
sanguigni in esame. La popolarità del tec-
É chiamato elemento 43, e
raro, non ha configurazioni
stabili, tutti i suoi isotopi
decadono e si trasformano
in un altro elemento
3. Sanità nazionale
nezio sta proprio nel suo rapido decadimento, che fa sì che venga eliminato senza
lasciare traccia. Peccato che dipendere da
un elemento che svanisce in poche ore sia
un incubo gestionale. Se a mezzanotte abbiamo loo unità di tecnezio 99m, alle sei
delmattino ce ne saranno So, amezzogiorno 25, e alla mezzanotte successiva sei.
La tecnica di produzione classica richiede l'esposizione di Uranio ad un robusto
flusso di neutroni per causare la fissione
che produce, tra l'altro, molibdeno 99 radioattivo che poi decade nel tecnezio 99.
In effetti è il molibdeno che viene impacchettato e spedito agli ospedali per l'ottimo motivo che il suo tempo di decadimento è di 66 ore e questo facilita il trasporto in
contenitori chevengono chiamati scherzosamente moly cow (mucca di molibdeno),
un nome che ricorda l'esclamazione irriverente holy cow. Dalle moly cow nei laboratori degli ospedali viene munto, a intervalli
regolari, il tecnezio prodotto dal decadimento del molibdeno. Una catena complessa che parte dagli Usa, che forniscono
l'Uranio, ma che poi si dirama in Europa,
in Canada, in Sud Africa ed in Australia
dove ci sono i centri di produzione. Per
quanto possa sembrare incredibile, tutto
il tecnezio usato nel mondo viene prodotto da una manciata di reattori nucleari e
ogni volta che uno di questi chiude per
manutenzione, oppure si verifica un guasto, il panico serpeggia nei reparti di medicina nucleare che si devono attrezzare
per affrontare crisi di approvvigionamento. Bisogna notare che gli Usa, che utilizzano un quarto del tecnezio mondiale, non
hanno nessun impianto di produzione. È
una situazione delicata che non sembra
destinata a migliorare dal momento che i
reattori sono vecchiotti e i due più grossi
chiuderanno tra il 2o16 e il 2o22. A questo
punto, si inseriscono serie considerazioni economiche: essendo prodotto in reattori destinati alla ricerca, il tecnezio ha goduto di finanziamenti pubblici che hanno
calmierato i prezzi. Una produzione puramente commerciale farà lievitare i costi
in modo molto consistente, le stime sono
incerte, ma i prezzi potrebbero decuplicarsi. La crisi ha fatto nascere delle startup del tecnezio che vogliono utilizzate
metodi alternativi senza uranio oppure
senza reattori nucleari. Speriamo che ce
la facciano, altrimenti il 2016 sarà un anno di crisi per la medicina nucleare. Niente tecnezio, niente scintigrafie e i danni
alla salute sarebbero ingenti.
Pagina 49
E1.En: mediŒileinUsa,industriainAsia
così i laser raddoppiano i loro mercati
LE STRATEGIE DEL GRUPPO
FONDATO E GUIDATO DA
LEONARDO MASOTTI: FINO AL
14% DEI RICAVI (CRESCUTI
L'ANNO SCORSO DEL 4,1%)
INVESTITI IN R&S. LA NUOVA
FRONTIERA SONO LA
MEDICINA ANTI-AGING E I
RESTAURI. L'IMPEGNO SUGLI
AFFRESCHI DI POMPEI
Gloria Riva
Milano
Italiaèilpaesedellacultura e allora sfido gli imprenditori: che state aspettando?», diceva a marzo il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ri ferendosi all'ennesimo crollo di
Pompei, ignaro di aver perso in
partenza la sfida appena lanciata. Già, perché un imprenditore
che su Pompei ha deciso diinvestirec'è. Si chiamaLeonardoMasotti, romagnolo di Faenza, professore universitario dielettronica all'Università di Firenze e fondatore nel 1981 di una fra le più
dinamiche aziende d'Italia, la
E1.En, società quotata in Borsa
che produce laser utilizzati in
medicina, industria e restauro.
«A giugno dell'anno scorso abbiamo messo a punto un laser
per pulire gli affreschi della Villa
deiMisteri, aPompei».Illaser costa decine di migliaia di euro, ma
Masotti, inguaribile sostenitore
dell'arte italiana, ha deciso di affittarne 5 esemplari al sito archeologico a un prezzo di favore:
«Ammortizziamo i costivendendo la stessa macchina all'estero.
Contribuire alla riqualificazione
di Pompei per noi comporta anche un ritorno d'immagine importante. Il nostro esempio dovrebbe convincere la politica a
favorire questo tipo di connubio», spiega Masotti.
Le raffigurazioni femminili
della Villa dei Misteri stanno ri prendendo forma e colore,
strappate all'incuria che le ha sepolte per decenni, al materiale
depositato dall'eruzione del Vesuvio e ai pasticci di chi ha tentato di proteggere gli affreschi con
sostanze chimiche corrosive. La
potente macchina progettata da
Masotti, al contrario, è statapensata appositamente per colpire
con la luce gli affreschi e rimetterli a nuovo. Con un certo orgo-
8. La Ricerca
glio Masotti definisce il laser un
bene dell'umanità, affermazione che si sposa bene con quell'immagine di imprenditore-ricercatore illuminato che lo contraddistingue. Quando giovanissimo inventò il primo cardiotocografo, un'apparecchiatura
che monitora il livello di ossigeno del feto durante il travaglio
per preservare lafunzional ità del
cervello del nascituro, non pose
alcunbrevetto sullasuacreatura:
«Molte aziende lo copiarono e
grazie a questo apparecchio sono nati milioni di bambini sani»,
dice il professore, che con la sua
E1.En è riuscito ad arrivare dove
molti hanno fallito.
Il merito di Masotti, infatti, è
quello di aver compiuto quel trasferimento tecnologico che
manca a molte aziende italiane,
incapaci di applicare le innovazioni della ricerca scientifica all'industria. Masotti oggi mantiene la sua cattedra in università e
la poltrona di presidente del comitato scientifico della società,
mentre il presidente del consiglio di amministrazione è Gabriele Clementi, ex allievo del
professore. Per entrambi lapriorità è investire in ricerca e sviluppo, in cui la società spende fra l'8
e il 14% del fatturato, ma anche
sapere come va il mondo. Ad
esempio, in Asia E1.En propone
soprattutto laser industriali che
rivanno per la maggiore, mentre
negli Stati Uniti sono i laser applicati allamedicina afare laparte del leone. La strategia sta funzionando benissimo: la società
ha chiuso il 2013 con un fattura-
to di 157,4 milioni di euro (più
4,1%) e prevede di crescere altrettanto quest'anno. Addirittural'ebit, a 9,6 milioni, è migliorato del 28,2%. L'obiettivo è continuare di questo passo almeno fino al 2016, dal momento che gli
investimenti mondiali nel settore del laser sono costantemente
in crescita: erano 2,6 miliardi di
dollari nel2010 e saranno 6,7 miliardi fra due anni.
Già nel 2014 la società potrebbe anche mettere apunto acquisizioni di società strategiche in
paesi esteri che stanno dimostrando sempre maggior interesse perla tecnologia dellaluce.
Poco più di un anno fa E1.En, attraverso la sua società collegata
negli StatiUniti, Cynosure, ha siglato un accordo definitivo con
Palomar Medicai Technologies,
colosso nel settore dei laser, per
rafforzare una partnership iniziata molto tempo prima. Il fatturato combinato delle due
aziende nel2012 è stato superiore ai 234 milioni di dollari con il
70% del realizzato in Nord America e il 30% nei mercati internazionali.
E1.En, leader indiscusso nel
settore, è a capo diungruppo che
conta trentadue controllate, con
960 dipendenti, distribuiti per
metàinltalia, lasede principale è
a Calenzano (vicino Firenze), ma
ce n'è una anche a Varese e una
terza a Napoli, e gli altri si trovano nelle controllate estere, sparse in tutto il mondo, dal Giappone agli Stati Uniti, passando per
Cina, Francia e Germania.
Lasocietàsièlasciataallespalle la crisi e per dare un segnale di
ottimismo e fiducia ha deciso
poco meno di due settimane fa di
concedere unamensilitàinpiù ai
200 dipendenti di Firenze. Qui
lavorano 55 ingegneri, ricercatori e una parte di addetti alla produzione che creai particolari più
hi-tech dei laser E1.En, mentre i
componenti meno sofisticati
vengono realizzati in outsourcing.
Il punto di forza della società,
restala ricerca in campo medico
e chirurgico: «E' partendo da qui
che si possono ottenere i risultati migliori anche in tutti gli altri
settori - spiega Masotti - L'asticellain campo medico è così alta,
che ci permette di accumulare
competenze e conoscenze uniche, successivamente sfruttabili
anche in altri ambiti». Oggi la luce dei laser fiorentini interviene
addirittura sulle corde vocali,
che sono composte da veli delicatissimi che vibrano al passaggio dell'ari a.
Pagina 50
ELEN
Dati di bilancio in milioni di euro
FATTURATO
157,4
151,2
137,4
132,6
Qui sopra,
Leonardo
Masotti
fondatore e
numero uno
di EI.En
EBITDA
9,6
7,5
5,1
0
'11
'12
'13
I
Acciai convenzionali, inox,
leghe di alluminio e ottone
nonché il titanio. La maggior
parte dei materiali metallici
ha delle buone caratteristiche
per il taglio laser
Tagli e incisioni di altissima
precisione, meno scarti,
meno polvere e bordi senza
sfrangiature, sono solo alcuni
dei vantaggi della tecnologia
laser applicata ai tessuti
Dagli oggetti in vetro di
uso quotidiano, come i
bicchieri, fino alle lenti. La
tecnologia laser permette di
incidere scritte senza
modificare le proprietà
I. ANTI l'
I
, 101
L'ultima innovazione è il Tocco di Monna Lisa
L'ultima innovazione si chiama Monna Lisa Touch e riduce i
disturbi post menopausa rigenerando i tessuti vaginali: «La
macchina è stata testata nel 2013 in numerosi ospedali
italiani su oltre 500 pazienti e i risultati sono " esplosivi" per
quanto riguarda la qualità della vita delle donne , che possono
finalmente tornare a una vita normale , anche nel rapporto di
coppia . I medici che arrivano dall'estero per valutare questo
laser non credono ai loro occhi , la mucosa e il tessuto
vaginale sono simili a quelli di una ragazza ». Più passano gli
anni, più la tecnologia laser risolve problemi legati
all'invecchiamento: «Forse è la luce la fonte dell'eterna
giovinezza », scherza , ma non troppo, il professore.
8. La Ricerca
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Comeœrhaportato il nucleare
dalle centrali alla diagnostica
DOPO LA FINE DEI PROGRAMMI
ENERGETICI IL GRUPPO
ROMAGNOLO È RIPARTITO
DAZERO E OGGI È UNO DEI PRIMI
AL MONDO NEGLI IMPIANTI PER
L'USO DI RADIOFARMACI. ORA CHE
HA CHIUSO DUE ACQUISIZIONI
ALL'ESTERO PENSA ALLA BORSA
Enrico Miele
Bologna
na "sartoria della meccanica" abituata a maneggiare
nontessutima atomi. Facendo affari d'oro con impianti all'avanguardia nel campo della medicina nucleare. Settore di nicchia, in cui la
ravennate Comecerproduce da decenni sistemi per la gestione dei radiofarmaci. E dopo aver superato i
43 milioni di fatturato, grazie all'acquisito due concorrenti stranieri,
l'azienda-sotto la guida della famiglia Zanelli - ora sogna lo sbarco a
PiazzaAffari.
La "scintilla" scatta negli anni Ottanta, quando il referendum sancisce la fine del nucleare in Italia. Per
Comecer, fino a quel momento fornitore di tecnologie per l'Agenzia
Nucleare Italiana, è un trauma: «In
poco tempo passammo da un giro
d'affari di quattro miliardi di lire a
zero» racconta l'ad Alessia Zanelli,
38 anni, figlia del fondatore Carlo
(oggi presidente). Con l'addio alle
centrali, la Comecer decide di trasferire subito know how e tecnologie nel campo medicale. Nicchia allora inesplorata. Arruolati chimici e
ingegneri, la ditta si lancia nella
messa a punto di impianti high tech
legati all'uso dei radiofarmaci.
Macchinari all'avanguardia anche
per la loro sicurezza, oggi usati nei
laboratori di tutto il mondo, dalle
multinazionali farmaceutiche agli
ospedali, fino ai centri di ricerca di
Harvard e Stanford. «Proteggiamo
gli operatori dalle radiazioni e i farmaci dalle contaminazioni esterne.
In questo siamo leader nel mondo»
raccontaconorgoglio laZanelli, che
ha iniziato, poco più che ventenne,
la carriera nell'azienda di famiglia
(che controlla il 70% di Comecer).
Nella medicina nucleare, spiega, la
concorrenza con gli Usa si gioca a
parti invertite («la qualità dei loro
prodotti è un po' più bassa»).
Per Comecer il salto definitivo è
arrivato pochi anni fa, quando il
Fondo Italiano d'Investimento
stacca un assegno da 7,5 milioni in
cambio del 33% del capitale (altri finanziamenti per 3,5 milioni sono
poi arrivati da Sace). «Così abbiamo
U
8. La Ricerca
concluso due decisive acquisizioni
che da soli non avremmo mai avuto
laforzadifare». Soldifreschi, chenel
2012, inbarba alla crisi, permettono
di avviare lo shopping di concorrenti in Olanda (Veenstra Instruments) e Repubblica Ceca (Vitrae
Czech). Aggiungendo col tempo al
portafoglio nuove produzioni, dagliisolatoriperiltrattamento dimateriali tossici alle attrezzature per lo
smaltimento di sostanze radioattive in impianti nucleari dismessi.
La sede storica è a Castel Bolognese, nel ravennate. Poi ci sono le
filiali, sparse tra Miami e Mumbai,
passando per la Cina (con 280 dipendenti e un tasso di export al
90%). L'innovazione e la ricerca sono un chiodo fisso per cui si spendono quasi quattro milioni all'anno. «Stiamo realizzando negli Usala
prima linea al mondo per la produzione di un farmaco per la diagnosi
precoce del Parkinson». E in Russia
«impianti di isolamento dove ven-
gono trattate cellule staminali». Il
tutto "made in Italy": «Siamo orgogliosi. Quando molti andavano all'estero, noi abbiamo rischiato tutto investendo in nuovo sito produttivo in Italia. Restare qui era decisivo e ci ha ripagato». Visti i risultati, e
la necessità di nuovi finanziamenti
per sostenere lo sviluppo, la Zanelli
ora sta studiando l'entrata in Borsa:
«Sogno tra due anni la quotazione.
Nell'attesa, ci aspettiamo un 2014
brillante. Lo scorso anno abbiamo
chiuso in utile ma possiamo dare di
più».
Il budget prevede un fatturato di
56 milioni. «Non sentiamo la crisi e
per fortuna continuiamo a crescere, soprattutto all'estero dove
l'health care non soffre». L'unica
nota dolente è il mercato italiano,
dove «gli investimenti sulla ricerca
sono pochi e lavorare con gli enti
pubblici è un disastro perché le Asl
non pagano».
O RIPRODUZIONE RISERVATA
COMECER
Fatturato in milioni di euro
48,7
43,2
F
Qui sopra,
Alessia
Zanelli,
ad di Comecer
e figlia del
presidente
Carlo,
fondatore
della società
34,6
32,2
31,8
'09
'10
'11
'12
Qui a destra,
una macchina
utilizzata nella
medicina
nucleare: sono
tecnologie
adottate nei
laboratori
e nei centri
di ricerca più
avanzati
'13
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Scoprire le proprie origini
si fa strada uno strumento
nuovo grazie alla ricerca britannica
Redazione
Un gruppo di scienziati britannici ha trovato un modo per rispondere al quesito di sempre:
da dove veniamo? Questo sarebbe possibile con un test del
dna che permette di scoprire le
proprie origini tornando indietro
di mille anni nella discendenza
familiare e di localizzare, in certi
casi risalendo perfino al villaggio di provenienza, dove vivevano i propri antenati. Il test,
descritto sulla rivista "Nature
Communications", si chiama
Geographic Population Strutture (Gps) ed è stato messo a
punto da Eran Elhaik, dell'università di Sheffield. Il metodo,
basato su un algoritmo, consente di legare le caratteristiche
genetiche al territorio di appartenenza, "seguendo" anche i
possibili spostamenti compiuti
da una etnia o un gruppo
umano nei secoli, per esempio
dopo migrazioni o guerre.
Come hanno spiegato gli scienziati di Sheffield, che hanno
realizzato lo studio in collaborazione coi colleghi dell'University
of Southern California e con alcuni ricercatori italiani, l'innovativo sistema lavora come una
sorta di navigatore satellitare,
perché permette di trovare la
strada verso "casa", o meglio la
casa dei propri avi. Secondo Elhaik, il suo "Gps" può essere
usato da chiunque in ogni parte
del mondo, sebbene ci possano essere margini di errore
quando i nonni arrivano da due
zone completamente diverse.
II Totocalcio compie 68 anni
e mostra tutti i suoi acciacchi
8. La Ricerca
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Staminali: fatti, promesse e rischi
venerdì 9 maggio, alle ore 17.00, presso l'Aula Magna di Ateneo, Monte Dago,
Ancona si terrà l'incontro su «Staminali: fatti, promesse e rischi» con Gilberto
Corbellini, Ordinario di Storia della Medicina, Sapienza Università di Roma
e Elena Cattaneo (Ordinario di Farmacologia, Università di Milano e senatrice a vita),
coordinati da Gonzalo Miranda (Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, Roma)
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