Arrivederci Marione
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Arrivederci Marione
casa • residenza • politiche sociali • economie informali • diritti • intercultura sociale • cultura • teatro • laboratori • corsi Anno IX tiratura 6.000 copie Offerta libera Giornale di strada di Bologna fondato dai senza fissa dimora Pubblicazione periodica mensile Agosto 2002 Arrivederci Marione W NOI!!! Dove vanno le anime dei poveri, di quelli che per tutta la vita si sono sentiti all’inferno e hanno reagito contro tutto e tutti, contro i pregiudizi, contro le tristezze e le infelicità? Ci piace pensare che, dopo la morte, per queste persone ci siano oasi di serenità dove tutto scorre lento e dove gli occhi possano spalancarsi verso luci lontane. Ci piacerebbe pensarlo ma non ci speriamo. Anche Marione, dopo Stefano, ci ha lasciato ucciso da una trombosi, in casa, da solo, la prima sera che aveva occupato quella casa desiderata da anni. Stava fra l’altro aspettando una grossa liquidazione che gli avrebbe permesso di campare serenamente. Lascia tanti amici e tanti ricordi, lui che ha visto nascere Piazza Grande che ancora sentiva come una cosa sua da proteggere e da aiutare. Siamo tristi e incazzati! Incazzati perchè sentiamo che forse si poteva fare di più, ma è sempre così. Il tempo passa, le cose cambiano, si evolvono ma certi dolori rimangono impressi in una foto, in un’articolo, in tanti ricordi fatti di risate, di scazzi, di pianti e grida, di parole dolci sussurate al momento giusto. Ricordi impressi in una vita vissuta insieme senza ipocrisie e per questo difficile, ma che non cambieremmo con nessun’altra vita. Arrivederci Marione, se passi da qui guarda in basso e ritroverai tutti i tuoi amici. scrittura creativa Il nemico perfetto Cittadini pro/contro La pagina dei giochi Sebbene i partecipanti fossero pochi, siamo stati capaci di farli abbandonare al mondo di fantasia, liberandoli da quella paralisi creativa che è propria di chi ha cose da dire ma non sa come farlo Individuare nel tossicodipendente un elemento socialmente pericoloso è un comodo mezzo per giustificare controllo sociale e dispositivi repressivi. Un viaggio nel mondo dei comitati cittadini a Bologna, per provare a capire le loro ragioni su micricriminalità, degrado, inquinamento, traffico. Uno sguardo sulla città tra disagio e pregiudizio. Vi vogliamo tenere compagnia anche sulla sdraio al fresco di una veranda. La redazione di Piazza Grande va in vacanza, torniamo a settembre più determinati che mai! pag 3 pag 5 pag 6 e 7 pag 8 e 9 PRODURRE QUESTO GIORNALE CI COSTA 0,52 EURO • QUELLO CHE DATE IN PIU’ E’ IL GUADAGNO DEL DIFFUSORE qualsiasi richiesta di soldi al di là dell’ Offerta libera non è autorizzato agosto duemiladue 1 se c o n d a CIAO RINO Nel numero precedente abbiamo fatto un brevissimo saluto al nostro amico Rino che ci ha lasciato, quasi due mesi fa, in un tragico incidente automobilistico. Ora vogliamo ricordarlo soprattutto per quello che, nella sua vita, Rino ci ha dato: lavorando in prima linea nel sociale, nel difficile mondo della tossicodipendenza. Dopo gli studi Rino incominciò a lavorare in psichiatria, per poi iniziare un percorso che lo ha portato ad essere uno dei primi a collaborare per l’Unità Mobile: un furgone al quale possono accedere tutti coloro che hanno bisogno di Metadone, di un sostegno farmacologico o di un semplice aiuto morale. Il tutto senza dover esibire alcun documento. Ci sono tanti modi di lavorare nel sociale: per alcuni è un posto di lavoro come tanti altri, per Rino era qualcosa di più: il suo lavoro all’Unità Mobile non è stato un caso, ma una sua scelta precisa. Rino, pur non essendo di ruolo a tempo pieno, ricavava dal suo tempo libero tantissime ore ed energie per l’Unità Mobile: rinunciando alle ferie, aggiustando personalmente il furgone , la sua vita girava attorno a questa attività e il suo modo di fare con gli utenti, con i colleghi rispecchiava questa sua voglia di vivere. Sul furgone, durante le ore di lavoro, ad esempio, quando c’era Rino non c’era bisogno di accendere il computer con l’archivio: perché lui ricordava a memoria ogni nome, ogni faccia di chiunque fosse passato anche solo per un giorno. Nel suo lavoro quotidiano Rino dava qualcosa di più di un semplice servizio: con quel suo modo di fare riusciva a essere sempre di aiuto, soprattutto per chi veniva dal sud era un punto di riferimento visto che Rino non ha mai perso l’impronta della sua terra , la Puglia . Rino non meno di tre mesi fa era riuscito a vincere un concorso , che lo avrebbe fatto lavorare a tempo pieno sull’unita mobile, dandosi pienamente in un lavoro che non viene mai riconosciuto , questo e quello che Rino ci a lasciato e per non dimenticare chi ha sempre cercato vivere al meglio quello che si fa . ciao Rino Antonio B. Alla redazione di Piazza Grande. Alla Caritas Diocesana Cari amici di Piazza Grande, non siamo d’accordo e pensiamo sia giusto dirvelo su quel vostro giornale che abbiamo sempre sostenuto e che rappresenta una esperienza preziosa nella battaglia contro l’emarginazione e l’esclusione. Non siamo d’accordo con il tono e i contenuti che, nel numero di maggio, avete usato per raccontare la chiusura della mensa di Santa Caterina, una vicenda certo delicata e dolorosa per molti, ma che non può rappresentare il pretesto per un attacco così diretto e ingiusto nei confronti della Caritas bolognese..Conosciamo troppo bene il ruolo essenziale che la Caritas svolge in città per contrastare meccanismi e logiche che incentivano l’esclusione sociale, per condividere il tentativo di giudizi sommari su una vicenda che ha una storia lunga e responsabilità non univoche. Santa Caterina è stata ripetutamente oggetto di polemiche da parte di cittadini residenti della zona e non ha avuto certo sostegni particolari né da parte della città, né da parte dell’Istituzione locale: a un certo punto si è pensato di sostituirla con una distribuzione limitata di buoni pasto da parte del Comune, del tutto insufficiente a rispondere al bisogno. La Caritas ha retto finchè ha potuto; oggi la decisione di chiudere ci propone un problema sostanziale: come affrontare il tema del pasto per i tanti senza fissa dimora che utilizzavano la struttura. Non ci pare vada in questo senso il contenuto dell’articolo a firma A.M. apparso sul numero di maggio 2002 del vostro giornale, che critica l’operato del servizio di S.Caterina avanzando una ipotesi che fa ricadere le responsabilità per la chiusura della mensa su singoli operatori e comunque tutte sulla Caritas e adducendo una serie di affermazioni ed insinuazioni personalistiche all’interno di un attacco generalizzato all’organizzazione del servizio e a sue ipotetiche disfunzioni. Un attacco a testa bassa e al soggetto sbagliato; occorrerebbero piuttosto idee e proposte e battaglie per concretizzarle. Ha ragione Don Nicolini in questo senso, quando dice (per quello che si riesce a capire dal resoconto di una intervista telefonica pubblicata sempre sul numero di maggio e riportata in modo decisamente improprio, senza alcuna virgolettatura e con una confusa miscela di opinioni dell’intervistato e dell’intervistatore) che occorrerà un vero coordinamento sul territorio e l’assunzione di responsabilità diretta da parte di tutti quelli che ce l’hanno, Comune in primis. Forse sarà utile che la Consulta contro l’esclusione sociale affronti il tema “pasti” e definisca una proposta di soluzione da portare al tavolo con l’Assessore Pannuti: per farlo e per sostenere una proposta credibile occorre che tutti i soggetti coinvolti lavorino in modo strettamente legato e, soprattutto, in un clima di rispetto e riconoscimento reciproco. E’ stato questo, a ben vedere, la condizione e, allo stesso tempo, il valore aggiunto che la Consulta ha saputo e voluto far valere. Un merito questo, non dimenticatelo, che in molti hanno attribuito proprio a voi, a Piazza Grande per la capacità di far superare le separatezze e le rigide posizioni ideologiche che questa città era abituata a mantenere in tema di assistenza alla povertà. Anche grazie a voi è stato possibile, attraverso la vostra capacità di sensibilizzare la città al tema della condizione di chi vive in prima persona la strada e l’esclusione sociale, trovare obiettivi comuni su cui lavorare in tanti, nel rispetto delle differenze. L’esatto contrario dell’operazione costruita nel numero di maggio di Piazza Grande che, d’un colpo, ha ritenuto di cancellare anni e anni di lavoro comune la cui caratteristica di maggior forza è stata propria quella di basarsi su un riconoscimento tra forze diverse che sarebbe un errore imperdonabile mettere in mora e che si è retto su uno sforzo, coraggioso e per nulla scontato, che in particolare la Caritas ha saputo sostenere. Un errore grave anche perché scaricato su una organizzazione essenziale, con la quale abbiamo avuto (tutti, a partire dalla Cgil e da Piazza Grande, che, non a caso, gestisce progetti importanti proprio con la Caritas) rapporti di grande correttezza e che non esitiamo a definire punto fondamentale di equilibrio della discussione sull’argomento e delle “opere” in cui la discussione si traduce. Discutiamo dunque del tema Santa Caterina e del problema più generale dei pasti per i “senza fissa dimora” che va peraltro collegato alla definizione di un ruolo attivo dei servizi e di percorsi di reinserimento; facciamolo apertamente e francamente ma senza smarrire il senso e l’impegno di un lavoro comune, che postula innanzitutto rispetto e considerazione reciproca. Bruno Pizzica (Cgil Bologna) Assunta Serenari (C.I.L.E.-Cgil Bologna) 2 agosto duemiladue LETTERA APERTA ALLA CARITAS NEL NUMERO DI GIUGNO, SU QUESTO GIORNALE, SONO USCITI ALCUNI ARTICOLI AVENTI AD OGGETTO LA CHIUSURA DELLA MENSA DI SANTA CATERINA, MENSA GESTITA DALLA CARITAS. USUFRUIVANO DI QUESTA MENSA LE PERSONE SENZA FISSA DIMORA E PER QUESTO MOTIVO CE NE SIAMO OCCUPATI. ABBIAMO CERCATO DI RAPPRESENTARE I DIVERSI PUNTI DI VISTA IN RELAZIONE ALLA CHIUSURA DELLA MENSA, DANDO VOCE AI NOSTRI UTENTI ED ALLA CARITAS. SE NELL’ESPORRE I FATTI O LE CONSIDERAZIONI ABBIAMO IN QUALSIASI MANIERA OFFESO LA CARITAS O I SUOI RAPPRESENTANTI CE NE SCUSIAMO VERAMENTE E NON SOLO FORMALMENTE. ABBIAMO COLLABORATO CON LA CARITAS DA SEMPRE E DA SEMPRE LAVORIAMO INSIEME SUI TEMI DELL’ESCLUSIONE SOCIALE E PER L’AUSILIO E LA TUTELA DELLE PERSONE SENZA FISSA DIMORA. NON AVEVAMO CERTAMENTE L’INTENZIONE DI OFFENDERE NESSUNO E TANTOMENO UNA ASSOCIAZIONE CHE SI OCCUPA DEI PROBLEMI DELLA POVERA GENTE SE LA CARITAS RITIENE OPPORTUNO TORNARE SULL’ARGOMENTO, OFFRIAMO DUE PAGINE DEL NOSTRO GIORNALE PER UN CONFRONTO SERENO SUL PROBLEMA DELLA POVERTA’ E DELLA FAME A BOLOGNA. LO FACCIAMO ANCHE PERCHE’ NON VOGLIAMO DISPERDERE IL COMUNE PATRIMONIO FATTO DI PRINCIPI DI SOLIDARIETA’ E DI AZIONI CONCRETE IN FAVORE DELLE PERSONE SENZA FISSA DIMORA IL DIRETTIVO DELL’ASSOCIAZIONE AMICI DI PIAZZA GRANDE t e rza Si è concluso il corso di Scrittura creativa Ho sempre pensato che il ruolo di un buon insegnante fosse quello di saper incoraggiare i propri studenti, anche necessariamente allontanarsi dagli schemi didattici classici. Pochi sono stati nella mia vita quelli capaci di trasmettermi la loro passione per la materia che sarebbero andati ad approfondire. In fondo è sempre una sfida, una battaglia che il docente sa di dover affrontare, perché è facilissimo annoiare le persone. A quanti stimoli siamo sottoposti ogni giorno da tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione? La televisione ci trasferisce informazioni ad una velocità supersonica e il computer ci può far incontrare tutti con una rapidità disarmante. Poter avvicinare la gente alla letteratura è forse una delle sfide più ardue in assoluto da sostenere. Durante il corso, uno dei partecipanti ci ha confidato di sentirsi un po’ “sfigato” nell’ascoltare le letture che io e Massimo abbiamo proposto per dare esempi concreti di quello che avremmo affrontato. Ovviamente lo ha detto in tono bonario, soprattutto pensando a quello che i suoi amici avrebbero pensato di lui nell’immaginarlo a sognare davanti ad un incipit di Dostoyevsky. I preconcetti uccidono spesso la nostra volontà, ed è bello che ci si spinga comunque a tentare, perché noi tutti abbiamo, con successo, stimolato la nostra immaginazione, assopita da tempo dagli stessi strumenti mediatici di cui parlavo prima. Io e massimo abbiamo vinto, perché sebbene i partecipanti fossero pochi, siamo stati capaci di stimolarli e farli abbandonare al mondo di fantasia, liberandoli da quella paralisi creativa che è propria di chi ha cose da dire ma non sa come farlo. A distanza di settimane avevamo tutti un approccio più consapevole alla scrittura. Questo era visibile nei loro scritti, dando loro da subito le nozioni tecniche per essere più critici con i loro testi, insegnandogli la sensibilità dell’orecchio letterario”, capace di sentire le stonature e le incoerenze. Ancora ci sarà molto su cui lavorare, ma possiamo ritenerci soddisfatti di ciò che abbiamo compiuto in pochissimo tempo. Mi era stato chiesto di scrivere un resoconto su questo breve laboratorio: più di tutto ricordo la gioia di aver visto negli studenti il cambiamento. Storia di una goccia di pioggia che raggiunse la luna di Davide Molinini E dalla finestra della mia stanza guardo, povera anima col corpo stanco, molte stelle, nulla, il nulla, ma molte stelle… Fernando Pessoa Quell’uomo era veramente qualcosa di più di un semplice soprannome, era egli stesso finzione, una poesia di cui nessuno era mai riuscito a cogliere fino in fondo il senso. Nelle giornate di pioggia amava uscire sotto l’acqua e fumare la sua sugaretta lì, in completa tranquillità mentre i vestiti gli si attaccavano al corpo. Avreste dovuto vederlo: scalzo sul cemento, barba non tagliata da anni e capelli lunghi che gli accarezzavano la schiena; a fissarlo ricordava uno di quei santoni indiani in meditazione. Magari era per questo aspetto propriamente ascetico che qualcuno al Bar aveva pesato di affibbiargli il nome Baba. Sono una grossa goccia di pioggia che non cade mai a terra, ecco cosa rispondeva c chi gli chiedeva perché gli piacesse inzupparsi fino all’osso. Baba amava tutto ciò che per gli altri era totalmente banale e scontato, le schegge di normalità che quotidianamente accompagnano un’esistenza. Ricordo che un giorno camminavo al suo fianco lungo un marciapiede di questa città e improvvisamente lo persi di vista. Arretrai di qualche passo, trovandolo che seguiva con le dita il segno lasciato sul muro dall’ambra di un palazzo. Con gli occhi di un bambino curioso indicava la traccia scura e sorrideva, quasi quel confine tra luce ed oscurità svelasse ai suoi occhi segreti prima impenetrabili. Grand’uomo Baba, gli volevamo tutti bene. Forse il nostro sentimento era dovuto anche al senso di tenerezza che provocava in noi quel gigante buono senza famiglia, ma in fondo credo che lo avremmo amato in ogni caso. Ricordo tutto di Lui, e ricordo anche lo sguardo di Luna quel giorno in cui trovammo Baba rannicchiato in un angolo della strada, sanguinate e piegato in due dal dolore. Aveva preso le botte di un gruppo di vigliacchi, in silenzio, incassando ogni colpo senza reagire. Fu proprio in quel momento che gli occhi di Luna si sciolsero per la prima volta, posandosi su quel barbone malato e sporco che soffriva davanti a Lei per non staccarsene più. Luna l’amò per quello che era e non sarebbe mai stato, per i luoghi che non aveva mai visto e le parole dolci che disegnava nell’aria nel fumo delle su sigarette. Per le emozioni che non seppe mai buttare su un pezzo di carta ma che custodiva nel cuore. Quell’unione fu pura poesia, e noi ne fummo testimoni. Un giorno poi Luna decise di salutarci per sempre. Scelse la stagione più bella, quel mattino di Maggio in cui le nuvole volavano via portandosi dietro i colori grigi dell’inverno. Lasciò che il suo crpo di ragazza diventasse sempre più leggero, fino a svuotarsi e galleggiare nell’aria insieme alle foglie trasportate dal caldo vento di primavera. Allora, nessuno di Noi capì. Nessuno di Noi aveva capito. Mi chiedo se l’azzurro del cielo ascoltò il suo respiro, se le stelle ammirarono la sua bellezza o ne furono invidiose. Certo Luna era speciale, ed ogni volta che il mio sguardo passeggia tra gli infiniti diamanti che popolano la volta celeste, mi sembra di vederla lassù, stupenda e irraggiungibile per chiunque, finalmente libera da quel male a cui non aveva permesso di stabilire il giorno in cui ci avrebbe abbandonato. Preferì decidere Lei stessa, e questa è l’ultima immagine che voglio avere di Lei: Luna che guarda per l’ultima volta il braccio ormai lacerato da troppi buchi, Luna che prova un misto di paura ed odio per quei due mesi che l’HIV le avrebbe lasciato come ultimo regalo, Luna che pensa a Baba e si avvicina alla finestra, Luna che guarda se stessa nel cielo e sceglie di essere padrona del proprio destino. La sua voce che taglia il cielo come una stella cadente. Rividi Baba dopo molto tempo; quella sera in cui Oscar; il padron del Bar, lo aveva trovato per caso in strada, buttato a terra con accanto una bottiglia di vino spaccata a metà. Oscar mi chiamò e lo raggiunsi in pochi minuti, dopo un breve giro di telefonate agli amici. Lo sguardo di Baba si perdeva nel nulla, completamente alla deriva, in un punto indefinito che sfumava in un orizzonte senza più importanza. Nella soffice pioggia di quella serata, fissava una pozzanghera dove la luna si specchiava creando una palla gialla punzecchiata dai sottili spilli d’acqua che venivano giù dal cielo. Luna, la sua Luna, mentre un gigante buono avrebbe voluto afferrare qual mare di luce e chiuderlo nel profondo del cuore. Ricordai le sue parole, il suo sorriso, e tutto mi fu chiaro. Luna ra tornata a tuffarsi nell’immensità del cielo e Lui, Baba, il nostro eroe, restava quello che era sempre stato: una dolce goccia di pioggia perennemente sospeso fra cielo e terra. agosto duemiladue 3 q u a rt a DAL BASSO VERSO L’ALTO... W Noi! segue dalla prima Un saluto al nostro Marione da: I d e e d i s tr ada Un bastimento carico di… scrittura, poesia, grafica pittura, fotografia, prodotti artigianali. Con questo slogan l’EnAip (Ente Acli istruzione professionale), in collaborazione con Piazza Grande, ha indetto un concorso a premi riservato a persone che vivono in condizioni di svantaggio. L’idea è identificare, attraverso i lavori presentati al concorso, i veri bisogni, di chi non ha casa, lavoro e/o vive in strada. Le opere, arrivate entro il 26 /7 a Piazza Grande, saranno premiate (300 euro alla prima 200 alla seconda) in una manifestazione pubblica il 27/9. Il progetto bolognese ha un suo doppio a Cesena, dove si concentrerà sul disagio giovanile. In questo caso si realizzerà un programma televisivo, girato in strada e in studio, dove i ragazzi e la loro controparte (genitori e adulti in generale) potranno comunicarsi le loro ragioni. Sono state individuate zone di maggiore conflittualità, il quartiere Oltresavio e i gazebo sul mare, dove si proverà a mutare in incontro l’abituale scontro generazionale. Il fine ultimo di queste iniziative è la raccolta di indicazioni per delineare la figura del “mediatore pedagogico comunitario”: un operatore che promuova processi di integrazione socio-culturale per consentire agli esclusi di “re-inventarsi” nella comunità di appartenenza. Un’idea fondata su una partecipazione dal basso “abbiamo voluto che fossero i diretti interessati – dice Assunta Serenari di Piazza Grande – a comunicare i loro bisogni, superando gli studi teorici di specialisti.” Per Info: 051 342328 Un viaggio con la fantasia sulle ali della realtà Percorsi di mediazione pedagogica Il progetto Mediazione pedagogica comunitaria “Un mondo che possa essere spiegato, sia pure con cattive ragioni, è un mondo famigliare” Albert Camus La Comunità Locale mezzo e fine dell’intervento Il progetto Percorsi di mediazione pedagogica comunitaria (denominato MPC) intende sperimentare un modello di intervento sociale che abbia il proprio fulcro nella centralità e nel ruolo attivo della comunità locale intesa come: spazio di interazione dei diversi soggetti sociali, in relazione tra loro e aperti ad un rapporto che tende ad incontrare o ricercare la complementarità delle risposte. La comunità locale rappresenta pertanto sia il mezzo dell’intervento, in quanto principale strumento di azione per produrre cambiamento, sia il fine dell’intervento stesso, nel momento in cui si intendono raggiungere livelli sempre più elevati di solidarietà comunitaria. La mediazione per costruire integrazione socio-culturale Lo scopo del progetto MPC è quello di promuovere dei processi di integrazione socio – culturale che consentano: • alle persone che versano in situazione di disagio ed emarginazione di re inventarsi all’interno del proprio contesto sociale; • alle situazioni di conflittualità sociale di defluire in una gestione positiva del conflitto stesso. Lo strumento strategico che si intende utilizzare è da individuarsi nel mediatore pedagogico di comunità come figura impegnata nell’attivazione di interventi che sappiano tramutarsi in processi virtuosi di relazione e networking tra i diversi soggetti attivi nel contesto comunitario. Sperimentare l’innovazione nell’ambito del welfare Gli strumenti del mediatore afferiscono a diverse metodologie di azione e di intervento - sociale e non - che vanno, ad esempio, dallo sviluppo di comunità, che trova la sua peculiarità nella partecipazione dei cittadini, al management, che vede l’applicazione al welfare di strumenti di gestione dei processi utilizzati in altri ambiti. Tali strumenti vengono impiegati all’interno di un modello che si dipana nella realizzazione di quattro momenti che sono: 1. La gestione informativa strategica per pervenire alla conoscenza delle dinamiche e dei dati del problema al fine di porre le basi per la produzione di possibili cambiamenti; 2. la programmazione democratica per ottenere la condivisione delle attività e delle azioni valorizzando i contributi di tutti i soggetti coinvolti; 3. L’implementazione innovativa per mettere in atto strategie ed azioni consapevoli nonché strumenti comunicativi specifici, tali da attivare cambiamenti positivi e percorsi educativi di inserimento e di inclusione sociale a partire dalle risorse e dalle opportunità presenti nella comunità locale; 4. il monitoraggio comparato per formalizzare e rendere fruibile, anche in altri contesti, le modalità dell’intervento di mediazione pedagogica comunitaria sperimentate nei due territori del progetto con gli attori individuati. I luoghi della sperimentazione Il progetto Percorsi di mediazione pedagogica comunitaria viene sperimentato in due microcontesti sociali rispettivamente nelle città di Bologna e Cesena. A Bologna il progetto si rivolge ad adulti (persone senza dimora) che vivono in condizione di esclusione sociale nella città di Bologna. L’intervento può essere identificato, tra le altre, con le seguenti parole chiave: analisi delle dinamiche comunitarie; concorso a premi; forum. 4 agosto duemiladue Franco, Mauro,Paolo e Chiara, Silvano, Salvatore, Cinzia, Davide, Luigi C., Luigi B., Luigi M., Anna, Massimo M.,Antonio B. Massimo Z., Lidia, Martina, Alessandra, Danilo, Al.Mo. Massimiliano, Maria Grazia, Francesca, Leonardo, Valerio, Fabian, Giancarlo, Felix, Mamma Enza, Enzo, Avv. Mumolo, Avv Cerritelli, Marco, Gli Avvocati di Strada, le Officine e tutti gli Amici di Piazza Grande, Coop la Strada, Lega Coop, Cgil, i Servizi che lo hanno seguito, e tutti quelli che non abbiamo citato e sopratutto chi fino all’ultimo gli è stato vicino: Tonino. Lo scorso anni di questi tempi ci lasciava anche Stefano Girardi,un caro ricordo anche per lui. Marione era molto conosciuto chiunque volesse mandarci un pensiero per lui lo vedrà pubblicato sul numero di settembre quinta L’affare degli esclusi La scala della vergogna di Leonardo Tancredi e Gianluca Ricciato di Leonardo Tancredi Le società globalizzate dal neoliberismo hanno prodotto un individuo modello, sano, efficiente e produttivo, rispetto al quale si discrimina: chi non è conforme sta fuori. Su questo stato, nazistoide, delle cose si sono trovati d’accordo i partecipanti al convegno “Il nemico perfetto. Carceri, sistemi penali, sicurezza e controllo sociale”, nella tre giorni antiproibizionista, 27-29 giugno, a Bologna. Individuare nel tossicodipendente un elemento socialmente pericoloso è un comodo mezzo per giustificare controllo sociale e dispositivi repressivi. Il 50% dei detenuti in Italia è stato condannato per reati relativi alle leggi sulla droga, dice Gianni De Giuli del Mdma (Movimento di massa antiproibizionista): si vuole far passare per devianza un fenomeno di massa, come testimonia la stima di 4.000.000 di fumatori di cannabis. La delega ai privati della “cura” dei dipendenti, in strutture troppo simili al carcere (in Emilia il caso della riconversione della casa circondariale di Castelfranco, in carcere per tossicodipendenti appaltato a San Patrignano), è il punto di forza della politica sulle droghe auspicata da Gianfranco Fini. Il drogato, come altri soggetti ad esclusione, vedi i migranti, diventa una vera manna per i governi e per l’economia neoliberista: se da un lato, legittima repressione e campagne terrorifiche sulla sicurezza, dall’altro favorisce nuovi business, come le comunità terapeutiche private, e fornisce mano d’opera a basso costo. Sul tema fa chiarezza Salvatore Palidda (Università di Genova): “ È evidente che tale sistema economico prevede un’erosione dei diritti e la creazione di non-cittadini.” Tali sono i lavoratori in nero (8.000.000 secondo Palidda), privati di ogni tutela. Concetto ribadito da Renato Curcio che parla di “rifunzionalizzazione dell’escluso nel sistema”, riferendosi a coloro i quali pur espulsi dal ciclo produttivo vengono riorganizzati per rispondere a determinate esigenze del mercato del lavoro (lavori agricoli, assistenza ad anziani). Non solo, Curcio spiega che la reclusione travalica le carceri e assume la forma di un dispositivo totalizzante: “Disporre le persone in un certo modo significa produrre meccanismi di controllo. Questo vale tanto a scuola, separazione alunni-professori, che sui posti di lavoro.” La carcerazione che tendeva a reprimere l’errore sociale, è stata superata da dispositivi che si rifanno alla matematica attuariale: dalle probabilità che una persona, in date condizioni, commetta un reato, si deducono categorie di potenziali criminali preventivamente rinchiusi in nuovi lager. Se i Cpt sono un esempio perfetto, lo stesso accade per la reclusione terapeutica dei tossicodipendenti. Una risposta viene dalla campagna “Just say no”, lanciata da Susanna Ronconi (Rete “La libertà e terapeutica) che invita tutti gli operatori a negare cure imposte con la forza. Il consumo di droga è un fenomeno sociale, culturale, antropologico, da sottrarre alle speculazioni. Nella più importante biblioteca di Bologna una scala mobile condurrà dritto a…un centro commerciale. È un progetto del Comune che destina 3.500 m² della Sala Borsa, locali storici che dal dicembre 2001 ospitano il più ampio spazio culturale cittadino, a caffè, wine bar, punti vendita e librerie, posti nel ballatoio. Il tutto appaltato, per 12 milioni 140mila euro, alla cordata Sala Borsa Spa, cioè Touring e la libreria fiorentina Edison. Come se non bastasse l’insana commistione di pubblico e privato, culturale e commerciale, arriva la scala mobile. Per agevolare i “clienti” della biblioteca ai piani alti del consumo, il Comune, appoggiato dalla Sovrintendenza ai beni culturali, ha pensato bene di smantellare una parte della sezione ragazzi della biblioteca riducendola nell’ex-guardaroba, uno spazio di 43m senza abitabilità. Il progetto è tutt’altro che condiviso da bibliotecari/e (già in lotta per la disparità di salario tra dipendenti pubblici e quelli delle cooperative esterne) che, sostenuti dalla Sinistra giovanile e dal Tpo (Teatro polivalente occupato), hanno lanciato la campagna “Non sfrattate pinocchio”. Secondo Antonio Amorosi (Verdi Disobbedienti) un intervento dal basso è necessario “per spezzare il processo di privatizzazione partito con le Farmacie comunali.” Molti hanno suggerito un ricorso al Tar, ma intanto occorre visibilità: un’idea è sedersi nella sala sgomberata a leggere “così non si starebbe occupando, ma usando” – dice una delle bibliotecarie – “Si potrebbe tappezzarne i muri con le copertine dei nostri libri preferiti” – è un’altra delle proposte. La Sala Borsa è stata costruita con fondi pubblici e alla città deve fornire servizi. Se è il tempio della cultura a Bologna, fuori i mercanti. [email protected] www.ecn.org/mdma2000 L’arte dopo le bombe di L.T Essere un giovane artista a Belgrado. Un’occasione per saperne di più l’ha fornita la Beofest all’Ex-mercato 24 di Bologna. Due giorni, 27 e 28 giugno con un anteprima il 15, di video, musica, fumetti, cucina, esclusivamente serbi. Lo spazio mostre ospita i lavori di due fumettisti già noti agli esperti del settore: Aleksandar Zograf autore della striscia “Alias” che ha fatto rapidamente il giro del mondo raccontando le quotidiane angosce della guerra e Sasha Mihajlovic, ventitreenne già pubblicato in Francia (Comix2000), Usa (Expo2000) e Italia (Fandango). Con uno stile per l’infanzia le sue tavole, frutto di collaborazione con Wostok&Grabowsky affermata coppia di disegnatori serbi, raccontano le avventure di Popshak and Flower (Popošak i evece, in serbo), un bimba e il suo brillante cane. Solo roba per bambini? Sasha, giunto a Bologna con la carovana belgradese, racconta volentieri il suo lavoro “L’impronta è sicuramente quella dei children book americani dei primi anni del novecento, il mio modello è il celebre Krazy Kat di George Herriman, ma lì si trovano le radici del fumetto alternativo non solo degli States. Nelle mie storie si mescola la tradizione fiabesca con un pizzico di psichedelia e surrealismo. Un effetto più autogenerato che cercato.” La piccola Popshak in compagnia del cane Flowers, attraversa scenari “lisergici” alla ricerca del padre, seguendo la pista della sua lunga barba. “Il tema fiabesco contiene un messaggio più profondo: la ricerca non è solo fisica, ma anche mentale. È l’ideale richiesta di una vera comunicazione fra figli e genitori.” Questioni universali, niente di riconducibile alla situazione serba pre o post Milosevic. Non per questo Sasha non ha niente da dire a proposito: “Mi fa sentire meglio l’idea di non averlo più in Serbia, ci sentiamo tutti più liberi, ma lo Stato è ancora nelle mani di una classe politica corrotta. Non vedo forze d’opposizione in grado di cambiare veramente le cose.” Ciò che resta della federazione jugoslava sembra essere immune ai fermenti planetari anti-neoliberismo. “Prima di parlare di globalizzazione, dovremmo raggiungere la civilizzazione. La serbia è un paese molto povero sia di mezzi di sussistenza sia di stimoli culturali. Certo questo ha anche lati positivi: l’arrivo di musicisti occidentali a Begrado è un evento che scatena entusiasmi impensabili in Italia. Inoltre, la povertà non cancella la voglia di divertirsi, anzi stimola la creatività. Viaggiando nell’occidente ho visto l’apatia e il distacco di chi ha già visto tutto, da noi è una continua novità.” Uno stato di “verginità culturale” e di grande recettività, i cui frutti sono ben visibili alla Beofest, soprattutto nelle due ottime band, E-play e Vroom, che infiammano il pubblico nelle serate bolognesi. “I giovani serbi hanno fame di cultura, ogni concerto è un successo e chiunque mostri del talento nell’arte, riceve l’attenzione dei media e del pubblico, certo di soldi se ne vedono pochi, ma non ci fermiamo per questo.” agosto duemiladue 5 se st a Cittadini pro/cittadini contro Inchiesta sui comitati a Bologna Nati verso la fine degli anni 90, sui problemi della sicurezza, dopo un iniziale fase di scambio con le istituzioni, molti comitati cittadini sembrano scomparire, relegati al ruolo, che Ł di molti, di fastidiosi guastafeste. La nuova giunta sembra poco disposta al dialogo, ma il rilancio viene con la creazione di un coordinamento dei comitati cittadini contro il traffico e l inquinamento urbano. Un libro li racconta. Contro il nemico invisibile, Ł il titolo del quaderno di NuovaMente che descrive il lavoro dei comitati antismog. Un libro puntuale e completo che affianca un analisi scientifica e medica delle sostanze inquinanti e dei loro effetti sulla salute al resoconto della causa intentata contro il Comune di Bologna. Il libro contiene, infine, 25 schede che raccontano la storia di altrettanti comitati cittadini. numerose iniziative... I soldi li abbiamo. Non Ł che tutto stia in piedi solo per la birra. Noi volevano soltanto che la presenza di giovani non soffocasse quella dei bambini. In un primo momento c erano 400 persone al giorno, dalle sei in l , era difficile che le famiglie portassero i bambini e li lasciassero correre tranquillamente. Qual Ł il rapporto con quello che c era prima, con quello che Ł definito degrado? Ma i comitati hanno risolto i problemi legati al degrado sociale? Lo chiediamo a loro. Graziella Giovannini, associazione Il Giardino del Guasto Come Ł partito il vostro progetto? Abbiamo alzato le prime cancellate in modo da chiudere il giardino di notte. I cancelli non risolvono, per se non ribonifichi il territorio, non fai ripartire la fiducia. Abbiamo pensato che il giardino dovesse essere custodito e abbiamo partecipato a un bando del comune. Il nostro Ł un progetto di welfare mix: un p di soldi del pubblico, l attivit di volontariato e poi un piccolo bar per recuperare dei soldi. In realt , il grosso dei finanziamenti sono andati in guardiania. Abbiamo incontrato l associazione interculturale Universo che ha una grossa pratica di custodia. Siamo partiti cercando di fare del giardino un luogo di plurirelazione. Chi compra una birra contribuisce al pagamento della vigilanza e, quindi, a sostenere le vostre Per il momento siamo abbastanza contenti ma i problemi ci sono. Qui hanno trovato delle persone borderline , devono essere piano piano messe dentro, ma non si pu sperare che tutte le famiglie siano disponibili. Le regole sono fondamentali: non si buca, non si spaccia, i cani al guinzaglio. I punk a bestia piø duri non vengono perchŁ non riescono a sottostare neanche a queste minime regole. Quindi la vostra finalit Ł unicamente quella di riappropriarvi di questo posto. Si, per la citt . E questo Mobili vecchi e nuovi, quadri, lampadari, Ł un momento rilevante. Provi a vedere se riesci posate,sopramobili, televisori,e indumenti tutto a vincere una sfida per quello che cerchi allargare il modello. tutto quello che ti può servire Sgomberi cantine traslochi - trasporti 051 342 328 USATO RICAMBI E RESTAURO OCCASIONI & RISPARMIO RIPARAZIONI IN GIORNATA ingresso ingresso sotto il Ponte di via Libia di fronte fronte al N° 68 - 70 Telefono 051 342 328 Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Orario di apertura: 9.00 - 13.00 14.00 9.00 - 13.00 14.00 9.00 - 13.00 14.00 9.00 - 13.00 14.00 9.00 - 13.00 14.00 chiuso 6 agosto duemiladue - 18.00 18.00 18.00 18.00 18.00 Rudy Lewanski , comitato La Lunetta Gamberini Molti comitati, nati per combattere il degrado sociale, si stanno impegnando sulla questione ambientale. Si, Ł vero. Si sono resi conto che anche il traffico Ł degrado. Adesso Ł venuta l idea che se metti le macchine scompare il degrado. Ma perchŁ mai? Cos Ł, lo spacciatore ha paura che passa una macchina? Non ha paura del poliziotto che gli passa davanti! I paradigmi culturali di questa giunta sono bizzarri. Con quali rivendicazioni nasce il Lunetta Gamberini? Nel parco c Ł stato qualche problema di frequentazione di tossicodipendenti ma anche di bambini investiti dai motorini. Degrado Ł anche una certa tipologia considerata normale. Abbiamo anche introdotto il discorso dei percorsi sicuri perchŁ riteniamo che i nostri ragazzi dovrebbero poter andare a scuola e al parco in autonomia. Vigilanza come soluzione ai problemi di sicurezza nel parco. Un p piø di presenza degli agenti della polizia municipale. Noi abbiamo proposto i nonni civici . I pensionati hanno del tempo e poi Ł bello anche dal punto di vista del sistema di relazioni. I problemi legati al degrado sono accomunati dalla perdita del senso di appartenenza. Come si crea il senso di appartenenza ? Il discorso sull appartenenza Ł una battaglia da cominciare. Non c Ł un clima culturale particolarmente propizio. La societ civile, non solo a Bologna, si sta usurando e non Ł facile immaginare una risposta perchŁ creare cultura Ł difficile. Inoltre a Bologna il comitatismo Ł segnato in maniera profonda dal particolarismo. Nonostante tutto, ultimamente si sta tentando di superare questa logica. Adesso si Ł creato un coordinamento dei comitati antismog che ha un obiettivo cittadino. Otello Ciavatti, comitato Piazza VerdiZona universitaria-Centro storico Come lavora il comitato? Il comitato opera per il risanamento della zona universitaria, attivando tutta una serie di misure di comunicazione, recupero e intervento. Noi abbiamo sempre chiesto un intervento della polizia per affrontare la questione dello spaccio. In contemporanea, un intervento di recupero per evitare che il tossicodipendente fosse trattato come un problema di ripulitura. Ci siamo rivolti al Comune, poi come gruppo abbiamo cercato un colloquio. possibile che il decentramento dell universit abbia contribuito a trasformare la piazza? Mah, la cosa non ha avuto grandi effetti. Il problema Ł che Ł scomparsa la vita politica degli studenti. Inoltre, la chiusura dell universit e delle attivit commerciali fa s che questi spazi vengano occupati da altri: i tossicodipendenti, i punk a bestia , i senza tetto. Una composizione che, in alcuni casi, genera conflitto. Il nostro obiettivo Ł quello di favorire la convivenza pur sapendo che certe persone vogliono semplicemente forze di polizia. Quindi si apre anche uno scontro fra cittadini, fra le diverse modalit di intervento. Quali modalit di intervento suggerite? Abbiamo proposto di creare mediatori culturali. Comunque la nostra idea era questa: il sistema del volontariato faccia quello che pu , la Seabo pulisca al meglio dalla mattina alla sera con un progetto speciale. Una presenza investigativa per cercare di rompere le reti criminali. L universit aperta anche di sera, a disposizione di studenti e cittadini. DopodichŁ abbiamo chiesto cultura, iniziative. Ma l unica risposta che ci ha dato il comune Ł una specie di discoteca in piazza Verdi, che Ł una cosa orrenda francamente. Con un recinto... Si, il recinto. Noi avevamo un idea di una gestione sociale della piazza ma questa idea della privatizzazione degli spazi sembra prevalere. Quando ci sono delle iniziative c Ł il rischio che possano partecipare anche le persone che fanno piø paura. Inizialmente pensavamo , sbagliando, che qualunque iniziativa potesse avere un effetto di risanamento. Quindi abbiamo puntato su iniziative legate ai giovani, alle famiglie. C Ł il Settembre in piazza Verdi . L anno scorso Ł stato un successo notevole, per ragioni evidenti: con le famiglie arrivano gli amici, i ragazzini e tutti rispettano, anche i punk a bestia piø accesi. Ma perchŁ il comune non vi ascolta? Dovrebbero rovesciare l atteggiamento che hanno tenuto in fase elettorale e, successivamente, dovrebbero ammettere che c Ł una legittimit da parte di queste associazioni. se t t i ma Cittadini pro/cittadini contro Associazione per la rinascita dell’area di via Garibaldi 2 Com’è nata la vostra associazione e quali sono stati i vostri primi passi? La nostra attività parte il 4 maggio del 1998, sulla base delle attività dei comitati spontanei che negli anni precedenti avevano operato all’interno dello stabile di via Garibaldi 2 (ex residence Bologna 2). Il nostro lavoro si è sviluppato su due livelli: il primo, che definiamo interno, riguarda l’insieme delle attività rivolte a migliorare la vivibilità dello stabile. Il secondo, esterno, comprende invece l’impegno per sollecitare il trecupero sociale e urbanistico dell’area. Come si è concretizzata la vostra battaglia contro il degrado? Consapevoli che i problemi dello stabile, diventato un vero e proprio bunker della malavita, riguarda non solo il territorio di Calderara di Reno, ma tocca questioni che vanno affrontate in sedi istituzionali, abbiamo realizzato un’ampia campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle istituzioni: petizioni, comunicati stampa, esposti, assemblee pubbliche, gestione di un sito internet, contatti a vari livelli con la posta elettronica. Fondamentale è stato il coordinamento con le altre associazioni del territorio e le istituzioni locali. Negli ultimi tre anni sono state realizzate decine di iniziative culturali, che hanno avuto un ruolo fondamentale nel rompere l’isolamento di via Garibaldi. Davanti alle vostre richieste come hanno reagito le istituzioni? Magistratura e forze dell’ordine con interventi mirati hanno inferto duri colpi alla malavita, che aveva fatto dello stabile una base che sembrava inattaccabile. Il risultato più importante è il finanziamento regionale del Piano di riqualificazione urbana, presentato dall’amministrazione comunale di Calderara. Dobbiamo però rilevare che da alcuni mesi a questa parte i rapporti con il Comune si sono molto deteriorati. Potresti spiegare meglio quest’ultimo punto? Il primo segnale c’è stato all’inizio di gennaio 2002 con la cancellazione della festa della befana al Garibaldi 2, che ormai era diventata una tradizione per le famiglie del palazzo e del resto del territorio. Il progressivo disimpegno dell’amministrazione si è concretizzato nella riduzione concentrazione degli spettacoli teatrali all’interno della sagra della settimana calderarese con lo scopo di tappare i buchi della stessa. Lo scontro più duro c’è stato con l’annullamento della rassegna musicale Grand Hotel, che da anni portava da noi gruppi musicali di base del territorio e creava un movimento di opinione pubblica a supporto della riqualificazione dell’area. Come si è sviluppato il Piano di riqualificazione dell’area? Sta degenerando in modo non condivisibile. Il progetto è molto vago, non sono previsti tempi e costi. È tutto rimandato a futuri accordi incerti e azzardati. L’unica proposta su cui il Comune sta puntando tutto in questi mesi è l’installazione di cancelli e telecamere. Rimedi inutili per la sicurezza di chi ci abita, in quanto i nuclei malavitosi sono già residenti qua e ben noti alle forze dell’ordine. Per cui avrebbero tutti le chiavi dei cancelli e non si preoccuperebbero certo delle telecamere. Il Piano prevede un intervento specifico per i numerosi immigrati residenti? A proposito il Comune ha delle iniziative in cantiere, in particolare per le donne, che noi non approviamo. Ad esempio il medico e del corso di italiano organizzato all’interno del Garibaldi 2, sanciscono la ghettizzazione degli immigrati e delle immigrate, in quanto tra le poche occasioni che hanno le donne migranti per avere contatti col resto del territorio, ci sono proprio le visite all’ambulatorio e i corsi di formazione professionale. Invece di favorire i contatti e le interazioni tra lo stabile e la città, il Comune sembra voler favorire la crescita di un’enclave di immigrati, autosufficienti come servizi, con gli stessi problemi che ci sono adesso, ma separata dal resto del paese. Come dire: “Vi offriamo tutto quello che volete, basta che state lì dentro.” Quali saranno le vostre prossime mosse? Continueremo sulla strada intrapresa: la promozione di iniziative culturali, le denunce contro la malavita, la realizzazione di momenti di aggregazione e sensibilizzazione sui temi dello sfruttamento della prostituzione, lo spaccio di droga e il recupero delle aree degradate. Ci faremo sentire nelle sedi in cui le forze politi- SEDE DELLA COOPERATIVA VIA ANTONIO DI VINCENZO 26/F (BO) TELEFONO E FAX 051 372 223 OPPURE 051 4158 361 SITO INTERNET: www.cooplastrada.it E - MAIL: [email protected] che e istituzionali dibattono tali questioni. Non riusciranno a far credere di aver avviato il Piano solo perché hanno installato dei cancelli, mentre la vera realizzazione è rimandata a data destinarsi. via Garibaldi 2 - 40012 Calderara di Reno (Bo) – c/o Angelo Rizzi 051 720468 e-mail: [email protected] , sito web: www.bolognadue.it by SEDE REDAZIONALE della testata e dell’Associazione Amici di Piazza G rande Via Libia, 69 tel. 051/342328 SITO SITO INTERNET: INTERNET: www.piazzagrande.it www.piazzagrande.it E - MAIL: [email protected] Stefano Ricci TUFO agosto duemiladue 7 An ge lo S. L. ottava la pagina dei giochi di pg a cura di ALMO PAROLE CROCIATE ORIZZONTALI 1.Una……Montecarlo statunitense. – 8. La Littizzetto attrice comica – 14. Ebbero tombe grandiose – 15. Un profilo dei monti –17. Dramma pastorale di Tasso – 18. La scienza di Natta – 19. L’inizio dello sbarco-20. Soddisfatti, contenti – 21. Emettono sentenze – 22. Il tempo vissuto – 23. Una stoffa pregiata – 24. Le Forche imposte ai Romani – 25. Una……setta di amici – 26. Uno più di due – 27. Impiantare una ditta – 28. Crescono……sotto il naso –29. La Argento attrice (iniziali) – 30. Ad essi Manzoni rimise una ardua sentenza – 31. Una stanza poetica – 32 Le sacerdotesse che vigilavano sul fuoco sacro – 33. Alberi di alto fusto – 35. Lo sono i gesti dei suicidi – 37. Permesse dalla legge – 38. Il sì dei Moscoviti – 39. Egregi, insigni – 40. Il titolo di Sean Connery – 41. Un locale qualsiasi –42. Prova attitudinale – 43. I ganci del pescatore – 44. Scoppi di petardi – 45. Nella fronte e nelle guance – 46. Un Cole della musica leggera – 47. Succinto riepilogo – 48. Verso della metrica italiana. VERTICALI 1. Foglio d’acciaio – 2. Dà testate nel gregge – 3. Può esserlo la pazienza! – 4. Si contano con i seggi chiusi – 5. Fu regina della Spagna – 6. Mezzo giro – 7. Mobili per archivi – 8. L’agrume per il tè – 9. Mettere insieme, collegare – 10. Formaggi in genere – 11. Una raganella arborea – 12. Le vocali in fase – 13. Tirana ne è la capitale – 14. L’ultima opera di G. Verdi – 16. Si verificano durante la corsa – 18. Non hanno pietà – 19. L’insieme dei dirigenti – 21. Luoghi acquitrinosi – 22. Il folletto della mitologia tedesca – 24. Nella verzata alla milanese si cuociono quelle di maiale – 25. L’auto ……degli yankee – 27. Le……cinture d’acqua dei castelli – 28. Buoni del Tesoro – 30. Più che cattivo – 32. Un Florestano regista34. Analisi più approfondita – 36. Lo subirono i primi Cristiani – 37. Località balneare vicino a La Spezia – 38. Sdraiati – 40. Un cane da caccia – 42 Un dolce di forma rotonda – 44. La città natale di Beethoven – 46. Il xii fu l’ultimo – 47. Il centro di Boston. A DI REBUS 5-2 6-6 8 agosto duemiladue nona AL.MO. incontra tante persone sulla sua strada ...alcune decidono di aprire il proprio cuore e raccontare la loro storia MESCOLARE ADAGIO GLI INGREDIENTI : LA FELICITA’ che si dona quando si nasce (anche se non sempre si rende felici). LA GIOIA di diventare bambini nel comunicare con i neonati in fasce (ma siamo noi o loro gli infanti ?). LE GELOSIE E LE CRITICHE fra i genitori, i nonni, i fratelli, le sorelle, i cugini e parenti tutti (… e tu stai ad ascoltare, come se la colpa fosse tua). L’ANGOSCIA che ti opprime per la troppa apprensione di chi ti custodisce (soffocante ! , desidereresti dargli qualche pugno in testa). LE RACCOMANDAZIONI per le negatività : non far que- Gente di strada R I C E T TA . . . suicidato/a…., è andato/a “giù di testa…ecc.) LA VECCHIAIA : limite oltre il quale nessuno può, anche se non si conoscono i termini precisi. Se vissuta in armonia con la famiglia può essere simpatica perché ancora nella considerazione di essere ; se vissuta in un’ospizio risaltano le amarezze dell’aver fatto contro lo stato d’abbandono del momento ; se vissuta in autonomia ed indipendenza crea gelosie, invidie, dicerie a non finire. …vedi quello, ha ottant’anni : è svelto, vive solo, va’ a fare la spesa, è bravo a cucinare….frequenta quella signora di 50 anni che abita nell’altro isolato … che sporcaccione! sto, non far quello, stai attento a… (reagisci facendo proprio quello che ti viene negato). I PRIMI BATTICUORE : sbaviamo e sbrodoliamo tremando dalla punta dei capelli ai piedi, vivendo in trepidazione ed ansia fino all’incontro tanto desiderato…poi… come polli lessi ! L’AMORE : gioia, dolori, vicissitudini, movimenti, incazzature, godurie, orgasmi, delusioni, sensibilità, trepidazioni, indifferenze , egoismi… LE SOLITUDINI : fin da quando entriamo nel lume della ragione, per quel senso di ego, ci sentiamo abbandonati a noi stessi fino a che qualcuno, più solo di noi, formi coppia fissa. Che bella coppia ! Passano gli anni e nessuno sa dell’altro fino a quando… : impossibile, non l’ha mai fatto prima ! ( è scappato/a con un’altra persona…., si è MESCOLA E RIMESCOLA, GIRA E RIGIRA , IL RISULTATO E’ SEMPRE UGUALE : la vita è un gran minestrone ! UN METODO PER SENTIRSI VICINI di Silvia Martelli Bizzarro Giardino di Caterina Bizzarro giardino dall’erba così alta da impedire che lo sguardo possa estendersi al di là e più di quanto si possa pensare: è un muro di invidia! A volte, qualcuno prova a tagliare gli “sterpi alti”, quelli che neppure la mano più sapiente saprebbe abbattere, ma invano, perché la crescita risulta spesso smisurata e indefessa come se non si potesse interromperla in alcuna maniera. Inutile dispersione di energie che a volte si sprecano nell’inutile investimento di tagli da attuare o di sistemazioni da fare, ma… Quale più strano mondo di quello nel quale siamo costretti a vivere con tutte le sue esplosioni anche di “erba alta” che non consentono di guardare più in là del proprio giardino. Forse, a volte, tagliare quanto si può, almeno nella propria vita, sarebbe già cosa meravigliosa ed unica. Quel panorama intorno al giardino che, per quanto meraviglioso, ha spesso bisogno di essere potato, riuscirebbe ad essere intravisto. Quel paradiso intorno, rimasto inesorabilmente nascosto, che non ha mai avuto interesse alcuno e che, invece, potrebbe divenire prato o giardino pieno di attrattive da contemplare e ammirare, senza “sporcarsi” con quegli “sterpi alti” che risultano così difficili da abbattere. Vivo in un piccolissimo paese e soffro di solitudine. Ogni incontro che faccio per me è una festa. Mi piace conoscere persone che vengono da lontano perché mi aiuta a capire mondi e culture diverse . Comincia, spesso ,dalla strada : alla fermata degli autobus. E’ uno straniero con l’aria un po’ sperduta. Lo saluto con un semplice “ciao, come ti chiami” ? e lui con entusiasmo mi risponde iniziando un rapporto tra due esseri umani. La mia amicizia con due pakistani, un senegalese ed un serbo è cominciata con queste quattro parole. Mi hanno fatto subito capire che avrebbero voluto parlare con me, ma non potevano farlo perché non conoscevano l’italiano . Allora ho provato ad aiutarli e ho avuto una grande collaborazione e un buon successo. Non sono una insegnante, ho dovuto ingegnarmi partendo dal punto in cui ognuno di loro si trovava : tre su quattro erano completamente analfabeti. Il mio metodo è molto semplice : faccio lezione nella mia casa o in un bar, prendo spunto da tutto ciò che si può vedere per insegnare le parole . I mobili, gli oggetti, le stanze mi offrono l’opportunità per costruire delle frasi con senso compiuto basate sulla vita quotidiana. Introduco i verbi di uso comune ed il loro opposto. Fin dall’inizio, poi, incomincio a far loro leggere le “ mie lezioni “ che preparo battute a macchina. L’inizio è duro per tutti ma, con tanta buona volontà e pazienza ,chi ha voluto imparare è riuscito nell’intento. Ritenendo che sia fondamentale ,per il loro futuro, imparare anche la lingua scritta, insegno a leggere e a parlare contemporaneamente. Preparo, scritte, delle piccole scene di vita comune : al lavoro, in un giorno di festa, un viaggio, un incontro fra amici , ecc. cercando di mettere in rilievo i verbi. E’ lo scoglio più duro da superare ! Senza la conoscenza della coniugazione precisa , non riescono a comprendere correttamente e restano come isolati nelle conversazioni. Per facilitare l’apprendimento sono soprattutto io che parlo chiedendo loro se esistono similitudini con il loro paese di provenienza negli usi , nelle tradizioni e nelle consuetudini . Si approfondiscono quindi conoscenze reciproche che permettono di arrivare, anche, a manifestare emozioni e sentimenti come l’amore, l’odio, la rabbia, il dolore e la serenità. Si spazia , infine, a parlare di politica, di religione, di società diverse. Grazie al senegalese ho scoperto cos’è l’Islam moderato : quella della gente buona e semplice; ai pakistani , perché mi hanno descritto la triste condizione delle donne; al serbo che mi ha trasmesso la tragedia di una terra sconvolta dalla guerra . E’ sempre un rapporto alla pari che arricchisce entrambi. E’ una amicizia profonda che nasce così e che lascia un senso indelebile di fiducia nei confronti di chi è diverso. agosto duemiladue 9 d e c i ma Kathleen di Simona Arsani “Ti adoro Kathleen, stanne certa” disse lui. ADORARE: onorare di un culto religioso, d’illimitata dedizione e obbedienza-amare appassionatamente. ADORATORE: chi adora, ovvero chi ammira con entusiasmo e dedizione-corteggiatore costante e appassionato. ADORAZIONE: riverenza grandissima, associata ad un senso di spontanea e illimitata dedizione. Era forse lei l’incarnazione di un dio, icona kitch coperta di velo e veste verginale, soffocata da un’espressione inebetita e desiderosa di donare la propria tolleranza come simbolo di arrendevolezza? Kathleen sognava. Le parole, pregne del loro reale significato, sfilavano sotto forma di grasse definizioni contorte, e non poteva liberarsi della loro vera natura. La dedizione è totale. La dedizione lei crede sia espressa tramite timide genuflessioni di un amante devoto. Guardava l’uomo che produceva ogni morfema come se liberasse dalla sua bocca stupidi animali impazziti che per una qualche strana ragione si trovavano nel posto sbagliato nel momento sbagliato. La spontaneità non riusciva ad afferrarla. Il suo corteggiatore aveva costruito con ingenua razionalità la frase in discussione e perseguiva determinato il suo scopo di ripossederla. Tutte queste consapevolezze uccidevano la semplicità di un delicato assemblaggio di parole. Presto l’immagine dell’icona scomparve. Kathleen tolse il velo blu cielo e ripose l’espressione beatificato per sostituirla con un teso ghigno malvagio, quasi fosse pronta ad indossare le vesti del demonio. Sei un bastardo. Di nulla sono certa.” Disse lei. BASTARDO: ibrido fra due razze d’animali o piante –Di regola, spregiativo di persone, da unione illegittima – Di arnesi che si discostano dalla forma e dalla grandezza comune. Era forse lui mezzo porco e mezzo agnello, simbiosi assolutamente improbabile, visto la rozzezza del primo e la dolcezza di atteggiamento del secondo? La metamorfosi era avvenuta. In passato la bellezza del suo corteggiatore aveva circuito i sensi di Kathleen, quando ancora l’esperimento da laboratorio non era stato compiuto. La trasformazione non l’aveva turbata, ma era decisa ad accettarlo in tutta la sua stravaganza d’aspetto, corpo d’agnello, faccia da porco. Lei incarnava le vesti del fattore, pronto ad ingrassare il maiale e mangiarselo appena fosse stato pronto. Forse la stravaganza era degna di contenere grande bontà di sapore. Tiepidi organi succulenti intrisi di genialità e stupidità insieme. Come il tacchino ripieno nel giorno del ringraziamento, fumante ed invitante, capace di nutrire e risanare l’umanità. Kathleen inseguiva il torbido ritratto dell’amante fabbricando inaspettatamente la soluzione al suo caso. Alimentava a gran velocità il suo disgusto, fissando lo sguardo e il ricordo sui suoi difetti sproporzionati: il grande naso aquilino incassato nel suo viso magro ed insignificante, le sue mani lunghe e tentacolari come rami prominenti su un tronco di piccole dimensioni. Lui, colpito dalla frase nella sua superficialità, inglobava il tutto come un grande semplice insulto. Replico: “Sei una gran puttana. Mai mi sono permesso di ferire i tuoi sentimenti. “ PUTTANA: meretrice, sia in senso proprio, sia come epiteto ingiurioso contro una donna. PUTTANEGGIARE: far la puttana, comportarsi in modo equivoco, ambiguo. Kathleen batteva le strade della superbia del corteggiatore sfoggiando lunghissime gambe ben depilate e facendo roteare una borsetta color oro. La santa e la meretrice passeggiavo a braccetto nell’idea che si era fatto lui di Kathleen. Era una binomio perfetto per un uomo del suo genere, e lei , divertita, annusava gli odori fumosi delle auto che si fermavano nel 10 agosto duemiladue tentativo di sedurla. Vendeva il suo corpo per recuperare la sua anima. L’avrebbe riacquistata pian piano, insulto dopo insulto, crescendo la consapevolezza di detestare l’uso che il corteggiatore faceva delle sue parole. Guardandosi allo specchio Kathleen poteva percepire l’ambiguità. Vedeva il suo corpo inequivocabilmente sferrare note di mascolinità, che ora rifletteva negli occhi del bastardo seduttore, per irrompere in loro con fare da uomo. Sentiva la tristezza da prostituta che batteva per necessità. Era quello il sentimento che trapelava dalla sua espressione. Mendicava denaro per allontanarsi dal nemico del passato, e trasformare tutto in misera materia da mercanteggiare. Ostentava il suo seno perfetto, le labbra ben riuscite, i folti capelli che nascondevano a volte un timido sorriso di compiacimento. Voleva vendersi come le suggeriva lui, per sentirsi semplicemente gratificata, e risultare agli occhi degli uomini come un facile oggetto di lussuria. Lui fu il suo primo acquirente. Kathleen aveva mostrato la sua anima bella come dono per un cliente assolutamente speciale. “E tu sei uno stronzo. Usi le parole proprio come uno stronzo” disse lei. STRONZO: cilindro fecale- come ingiuria, di persona stupida o inetta: dal longobardo strunz “sterco”. L’aveva calpestato con i suoi tacchi altissimi. Ne aveva sentito l’odore pungente capace di trapassare il suo amor proprio e la sua dignità. Giacque su quella oscenità fino al momento in cui si senti svenire dal senso di disgusto. Vomitò sudore di rabbia. Defecò attimi di indecisione, e la visione di lui come valido inetto la sollevò dall’idea di voler trascorrere con quell’uomo la sua breve eternità. Volle raccogliere senza inibizioni l’escremento, per riporlo con attenzione nel giusto posto di appartenenza. Ripercorse anni, luoghi ed esperienze con il mucchietto maleodorante tra le mani, senza provare orrore, ma carica di una forza mai conosciuta prima. Correva tra attimi di felicità incommensurabile, e girava la testa frettolosamente per paura di perdere anche un solo istante di tutto ciò che di bello era stata quella storia. Arrivo al capolinea, al momento subito prima il loro primo incontro. La sorgeva la collina dell’immondizia , e proprio là ripose con cautela il suo piccolo carico di infelicità. “Io……..” Disse lui “Shhh….”lo interruppe Kathleen” meglio stare in silenzio” SILENZIO: condizione ambientale definita dall’assenza di perturbazione sonore- astensione o cessazione del parlare. Questo fu l’unico momento di verità. L’omissione di un reale suono ricondotto poi a parole venne sentito come l’unico atteggiamento sincero. Si osservarono a lungo e poi lui la colpi. IL corpo nella sua espressione diretta inveì contro l’altro corpo con violenza. Kathleen cadde a terra. Gli occhi erano volontariamente chiusi, la bocca aperta in una spontanea smorfia di odio. Con piena consapevolezza di significato Kathleen disse: “ Fine” u n d i c e si ma IL NAUFRAGIO DELLA DIGNITA’ “Taipei. Spettacolare salvataggio fra le altissime onde del Mar cinese meridionale: i vigili del fuoco di Taiwan, aiutati da elicotteri e da guardie costiere, sono riusciti a trarre in salvo 128 cinesi intrappolati su un peschereccio dormitorio in fiamme al largo del porto di Kaohsiung, nel Sud di Taiwan. Il fuoco era scoppiato all’alba sulla Yuansheng, una nave ancorata al largo di Kaohsiung e usata come ostello dei pescatori. Il recupero dei naufraghi è durato oltre tre ore, anche per le pessime condizioni del tempo: i soccorritori hanno dovuto combattere contro un vento di 65 chilometri orari e onde alte alcuni metri, avanguardia dell’incalzante uragano “ Nakri”. Sette uomini sono stati ricoverati in ospedali con principi di asfissia. Le società di pesca taiwanesi impiegano sovente operai cinesi, sfruttando il minor costo del lavoro. Ma, a causa degli inesistenti rapporti diplomatici esistenti tra i due paesi, per i pescatori è quasi impossibile ottenere un visto d’ingresso sull’isola. L’imbarcazione andata a fuoco ieri è uno dei tanti dormitori galleggianti per pescatori cinesi che circondano le coste di Taiwan”. Così recitava un’agenzia dell’ANSA APBISCOM del 10 luglio scorso. Messa così sembra una bella notizia: le operazioni di salvataggio sono state eroiche, un solo disperso in quell’inferno di acqua e fuoco, ma chi ci aveva mai raccontato di queste imbarcazioni dor- mitorio per lavoratori? Nessuno. Che vita può mai essere quella che ti spinge a lavorare duramente tutto il giorno per poi tornare in un fatiscente ostello ormeggiato in mare, insieme a centinaia di persone? Una vita da fantasmi che lavorano, sudano e soffrono. LIBERA UNIVERSITA' DI ALCATRAZ loc.S. Cristina, Gubbio - 06020 Perugia / Tel. 0759229911/9229938 Fax 0759228714 [email protected] L'universo non è un raffinato sistema per romperti le scatole. Il disagio di vivere nasce da una serie di qui pro quo. L'universo ti ama ma si sono dimenticati di darti il foglietto con le istruzioni. TUTTI I GIORNI AD ALCATRAZ lezioni collettive per chi soggiorna in più possibilità (extra) di andare in piscina di acqua calda, tiro con l'arco, letture di tarocchi, massaggi shatsu e tanto altro Giornale di strada di Bologna fondato dalle persone senza fissa dimora Registrato presso il Tribunale di Bologna il 15/09/1995 n°6474 Proprietà: Associazione Amici di Piazza Grande Direttore responsabile: Antonino Palaia AGOSTO 2002 Dal 3 al 10 seminario di - IRONIA NELLA SCRITTURA Dal 10 al 17 corso di - YOGA DEMENZIALE Dal 17 al 24 corso di - YOGA DEMENZIALE Dal 24 al 31 corso di - YOGA DEMENZIALE Luglio e agosto alla fattoria scuola Ma cos'è questoYoga demenziale? E' una disciplina che ha scelto, come maestri spirituali, la gioia e il piacere. Via i sensi di colpa che ci bloccano, via le paure che ci paralizzano e ci avvelenano la vita: dentro di noi abbiamo tante energie belle, lucide e sane. Impariamo a liberarle e a godere a fondo dei piaceri spirituali come di quelli fisici: il cibo, la meditazione, il sesso, l'amore. Lo Yoga demenziale, messo a punto da Sua Stupidità Jacopo Fo, accoppia il meglio della civiltà occidentale (un sano laicismo, il rigore della sperimentazione, il training autogeno) con quello delle civiltà orientali (la meditazione trascendentale, le arti marziali, le tecniche yoga). Perchè tutta la saggezza dei due mondi può essere riassunta in una gigantesca risata. Che si fa al corso? Al corso di Yoga demenziale scoprirete tecniche buffe e divertenti. Se vi va bene scoprirete come migliorarvi la vita, il lavoro e anche l'amore. Mal che vada avrete passato un weekend o una settimana molto, ma molto divertente. Siete mai stati sollevati su un tappeto di mani come le rockstar? Siete mai stati massaggiati da cinque persone contemporaneamente, come gli imperatori? Avete mai scoperto l'incredibile forza dei vostri muscoli quando siete perfettamente rilassati? E quanto tempo è che non fate le capriole come quando eravate bambini? Bene è questo il momento! Inoltre si parlerà di tecniche di tantra-yoga conosciute da millenni per rilassarsi totalmente e godere a fondo il sesso e l'amore. E spariscono anche quei noiosi mal di testa Spesso i nostri dolori fisici sono dovuti alle contratture muscolari causate dallo stress e dalle ammaccature che ci fa la vita. La meditazione profonda, i massaggi e le coccole funzionano anche sotto l'aspetto strettamente fisiologico, perchè producono endorfine naturali e i cosiddetti "ormoni del benessere" (la serotonina, la melatonina). Il mondo ha bisogno di coccole, non di guru! Il mondo è ammalato di cinismo. Lo Yoga demenziale invita allo scambio di emozioni, a diventare più leggeri e più liberi. Naturalmente, in stile assolutamente laico, senza guru, cerimonie o santoni. Direttore Editoriale: Massimo Macchiavelli Caporedattore: Massimiliano Salvatori Redazione: via Libia, 69 Tel. 051 342 328 Fax 051 372 223 Distribuzione: Antonino Palaia Abbonamenti: Silvia Martini e Leonardo Tancredi Impaginazione: Massimo Macchiavelli, Massimiliano Salvatori e Angelo Di Lella Idea Grafica: Ass. Amici di Piazza Grande Immagini: Le fotografie sono dell’archivio di Piazza Grande e quelle alle pagine 3, 5 sono di Leonardo Tancredi, Massimiliano Salvatori. I disegni a pagina 5 sono di Zap e Sasha Mihaylowich, quelli a pagina 11 sono di Daniel Zezelj. In Redazione: Massimo Macchiavelli, Massimiliano Salvatori, Tonino, Leonardo Tancredi, Al.Mo. Hanno collaborato a questo numero: Eleonora Cavaliere, Silvia Martelli, Mariella Libergoli, Antonio B., David, Gianluca Ricciato, Caterina, Antonio Mumolo, Davide Molinini, Simona Arsani. Chiuso in redazione il: 26-07-2002 Stampa: Nuova Cesat Firenze agosto duemiladue 11 u l t i ma NUMERI E INDIRIZZI UTILI ASCOLTO MANGIARE Servizio Sociale Adulti Via Sabatucci, 2 ricevimento Assistenti Sociali ed Educatori Professionali. Lunedì, Mercoledì, Venerdì, Sabato dalle 9:00 alle 13:00 Martedì e Giovedì dalle 14: alle 17:00 Bus 20 – 37 tel. 051/245156 Punto d’ascolto e indirizzo 1° binario stazione centrale dal Lunedì al Sabato 9:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 18:30 tel. 051/244044 Centro ascolto italiani Via S. Caterina, 8 Lunedì, Martedì, Giovedì, Venerdì dalle 9:00 alle 11:30 Giovedì 14:00/16:00 Bus 20-32-3337 tel. 051/6448186 Primo Aiuto Dimissioni Carcere Centro G. Venezian Via Solforino, 7 Venerdì mattina tel. 051/582443 L.I.L.A. in caso di esito positivo Via Agucchi, 290/a Lunedì dalle 16:30 alle 20:00 Martedì al Venerdì dalle 10:30 alle 14:00 Bus 13-18-92 tel. 051/6347644 Casa Delle Donne per non subire violenza Vicolo Borchetta, 10 (traversa di Strada Maggiore) dal Lunedì al Venerdì dalle 9:00 alle 18:00 Bus 14-19-25-2. Tel. 051/265700 Centro di Aiuto per la Libertà dalla Violenza Via dei Poeti, 4 Lunedì al Venerdì dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00 tel. 051/2960721 Reperibilità notturna e festivi 333-4721541 Per Donne. Centro d’ascolto immigrati Via Rialto, 7/2 Lunedì Giovedì Venerdì dalle 9:00 alle 11:00 Martedì dalle 15:00 alle 17:00 Navetta 50 tel. 051/235358 Stranieri Sportello Sociale e delle Opportunità Via del Porto, 15/b dal Lunedì al Sabato dalle 9:30 alle 16:30. Tel. 051/523494 Telefono Viola (abusi in campo Psichiatrico) tutti i giorni feriali dalle 19:00 alle 21:00 tel. 051/342000 Servizio Immigrati, profughi e nomadi Solo extracomunitari con permesso di soggiorno Via Drapperie, 6 Lunedì dalle 9:00 alle 13:00 Martedì e Giovedì dalle 15:00 alle 18:00 Sabato dalle 9:00 alle 13:00 tel. 051/6564611 Associazione amici di piazza grande Via Antonio di Vincenzo, 26/f tel. 051/372223 Avvocati di Strada, un gruppo appartamento, inserimento lavorativo (Coop La Strada, Lab. Via Libia) lavoro di sostegno (distribuzione giornale) LAVARSI Opera dei poveri delle Suore di S. Elisabetta, Via Nosadella 32 lun. - sab. dalle 8:30 alle 9:00 (colazione). Chiesa dei poveri, via Zamboni (colazione), solo dom. ore 9:00 Antoniano, Via Guinizzelli, 3 ore 11:30 pranzo, bus 33, tel. 051/346756 Aperto a tutti Parrocchia Cuore Immacolato, Via Mameli 5, dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 18:00 (sportina cibo) tutti i giorni. Bus 13, tel. 051/400201 Mensa della Fraternità Via S. Caterina 8 Tutti i giorni alle 18:00 tel. 051/6448015 (si accede attraverso il centro d’ascolto italiani e il centro d’ascolto stranieri). Parrocchia San Girolamo dell’Arcoveggio Via Fioravanti 137 tutti i giorni sportina cibo Bus 11/c tel. 051/356477 Parrocchia San Giuseppe Cottolengo Via Marzabotto, 12 Giovedì dalle 16:00 alle 18:00 Bus 19-35-38 tel. 051/435119 (sportina cibo) Parrocchia Santa Maria della Misericordia Piazza Porta di Castiglione, 4 Sabato alle 8:00 distribuzione numero per sportina genere alimentari dalle 9:30 alle 11:00, Bus 30-32-33 tel. 051/332755 Parrocchia Santa Maria Maddalena Via Zamboni, 47 Tutti i giorni dalle 9:00 alle 12:00 e dalle 17:00 alle 19:00 alimenti da cucinare tel. 051/244060 Parrocchia Sacro Cuore Via Matteotti, 25 da Lunedì a Venerdì dalle 9:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 17:30 sportina Bus 10-11-25-27-35 tel. 051/364801 Parrocchia San Giuseppe lavoratore Via Marziale, 7 Giovedì dalle 14:30 alle 17:30 sportina cibo Bus 27 a b c 95-97-98 tel. 051/322288 Centro Diurno Via del Porto, 15/c Tutti i giorni dell’anno dalle 12:30 alle 18:00 (si accede attraverso il Servizio Sociale Adulti). Emergenza Freddo dalle 18:30 alle 19:15 Link, dalle 19:30 alle 20:15 Montagnola. DORMIRE Centro San Petronio Via Santa Caterina, 8 Max 25 persone. UOMINI STRANIERI Mercoledì dalle 15:00 alle 16:00 Martedì mattina prenotazione UOMINI ITALIANI Venerdì dalle 15:00 alle 16:00 Venerdì mattina prenotazione DONNE Martedì dalle 15:00 alle 16:00 Venerdì mattina prenotazione. tel 051/6448015 (distribuzione cambio intimo nuovo) Antoniano Via Guinizzelli, 3 dal Lunedì al Sabato alle 12:30 Autobus 33 tel. 051/346756 LAVANDERIA Rifugio notturno della Solidarietà Via del Gomito, 22/2 lun. – ven. 15:00 – 18:30 tel. 051/324285 Bus 25 (capolinea) Lavanderie a gettoni Via S. Donato 4b/c; Via Saragozza 34°/b; Viale Oriani, 12; Via Petroni, 38; Via Corticella, 90; Via Saragozza, 41 UNITA’ D’AIUTO Casa del riposo notturno Madre Teresa di Calcutta Viale Lenin, 20 aperto dalle 19:00 alle 24:00 Bus 14-34-37 tel. 051/531742 Si accede dai servizi e dalla strada 19:00 – 20:00 Casa del riposo notturno Via Lombardia, 36 aperto dalle 19:00 alle 24:00 Bus 27-36 tel. 051/493923 Si accede dalla strada 19:00 – 20:00 Centro Beltrame (Servizio Sociale Adulti) Via Sabatucci, 2 aperto 24h/24h Bus 20-37 tel. 051/245156 Si accede dai servizi Casa del riposo notturno Via Carracci 69/2 aperto dalle 20:00 alle 24:00 Si accede tramite lo Sportello sociale e delle opportunità. Opera Padre Marella Via del Lavoro, 13 dalle 9:00 alle 12:00 tel. 051/234345 L’isola che non c’è Via Dell’industria aperta 24h/24h Bus 14 Si accede dalla strada pankabestia e senza fissa dimora. Rifugio Notturno della Solidarietà Via del Gomito, 22/2 aperto dal Lunedì al Venerdì dalle 15:00 alle 23:00 Sabato dalle 17:00 alle 23:00 Domenica dalle 19:00 alle 23:00 Bus 25 (capolinea) tel. 051/324285 Si accede dalla strad Distribuzione caffè, succhi, biscotti, scambio siringhe, preservativi, relazione e aggancio dalle 16:00 alle 17:45zona universitaria dalle 18:00 alle 19:00 zona stazione (inps) dalle 19:15 alle 20:15 Carracci. 12 agosto duemiladue CURARSI Poliambulatorio Biavati Strada Maggiore, 13 (ingresso da vicolo Alemagna 21) Tutti i giorni dalle 17:30 alle 19:00 Bus 14-27 tel. 051/226310, 051/226310 assistenza medica gratuita per i Senza Fissa Dimora. Pronto Soccorso Sociale Quadrifoglio Via Cabaletta, 5 aperta 24h/24h Struttura domiciliare a bassa soglia d’accesso per tossicodipendenti. Si accede tramite l’unità mobile. Pronto Soccorso Sociale Pettirosso Via de Matuiani, 1 aperta 24h/24h Struttura domiciliare a bassa soglia d’accesso per tossicodipendenti. Si accede tramite l’unità mobile. Sokos presso poliambulatorio Montebello Via Montebello, 6 tel. 051/2869294 1° piano scala A Mercoledì dalle 17:00 alle 19:00 Sabato dalle 9:00 alle 11:00 (assistenza medica gratuita per SFD e tossicodipendenti) Alcolisti Anonimi tel. 0335/820228 Gruppi auto-aiuto Narcotici Anonimi tel. 051/6344342 Gruppi auto-aiuto Croce Rossa Italiana Via del Cane, 9 tel. 051/581858 dal Lunedì al Venerdì dalle 9:00 alle 11:00 Servizio Infermieristico su presentazione di ricetta medica. VESTIRSI Parrocchia S. Egidio Via S. Donato, 38 da lun. a sab. dalle 9:00 alle 10:00 e dalle 16:00 alle 17:00 (è richiesto un piccolo contributo economico per i vestiti) Bus 18-20-37-93 tel. 051/244090 Opera San Domenico Piazza San Domenico 5/2 Lunedì e Giovedì dalle 8:30 alle 11:00 Bus 13-11-86 tel. 051/226170 Parrocchia San Giuseppe lavoratore Via Marziale, 7 Giovedì dalle 14:30 alle 17:30 Bus 27 a b c 95-97-98 tel. 051/322288 Parrocchia Santa Maria Assunta Via Emilio Lepido, 58 Martedì dalle 14:30 alle 17:30 Bus 13-86 tel. 051/405741 Parrocchia Cuore Immacolato di Maria Via Mameli, 5 Mercoledì dalle 9:00 alle 11:00 (è richiesto un piccolo contributo economico) Bus 13 tel. 051/400201 Parrocchia San Giuseppe Cottolengo Via Marzabotto, 12 tel. 051/435119 Giovedì dalle 16:00 alle 18:00 Bus 19-35-38 Chiesa San Girolamo dell’Arcoveggio Via Fioravanti, 137 Sabato dalle 16:00 alle 17:00 Bus 11/c tel. 051/356477 Antoniano Via Guinizelli, 3 Escluso il Martedì dalle 9:00 alle 17:00 (è richiesto un piccolo contributo economico) Bus 33 tel. 051/346756 Parrocchia San Bartolomeo Via Beverara, 88 Mercoledì dalle 14:00 alle 18:00 Bus 11 tel. 051/6345431 A S S O C I A R S I Associarsi a Piazza Grande è una condizione di incontro tra la società, le sue culture e le sue necessità. Con sole £ 10.000 potete aderire all’Associazione e diventare soci. Basta telefonare allo 051 342328, e lasciare i propri dati o fare un versamento sul c/c postale n. 25736406,intestato all’Associazione Amici di Piazza Grande, specificando: “Adesione associazione” A B B O N A R S I Per abbonarvi fate un versamento sul c/c postale n. 25736406, intestato all'Associazione Amici di Piazza Grande, specificando: "Abbonamento giornale". Potete anche telefonare allo 051 342328 dalle 9.00 alle 12.00 alla Redazione del giornale. Per i privati la quota di abbonamento è di 31€ (60.000£) annue. Per enti, biblioteche e associazioni 51€ (100.000£) Per l'estero 103€ (200.000£) Le testate che aderiscono alla Federazione Giornali di Strada: Fuori Binario: via Giano della Bella 22 - Firenze Telefono e Fax: 055 220 903 Noi sulla Strada: via Cremonio 38 - Padova Telefono e Fax: 049 687 068 Strada Viva: via Chisari 12 - Catania Telefono e Fax: 095 437 429 ASSISTENZA LEGALE Associazione amici di piazza grande Via Antonio di Vincenzo 26/f Mercoledì e Venerdì dalle 15:00 alle 17:00 Bus 25 tel. 051/372223 Rifugio Notturno della Solidarietà Via del Gomito, 22/2 1° e 3° Lunedì del mese dalle 18:00 alle 19:30 tel. 051/324285 Piazza Grande via Libia 69 - Bologna Telefono 051 342 328 Fax 051 372 223