LA CREAZIONE DELL`UOMO E DELLA DONNA GEN 1 E 2

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LA CREAZIONE DELL`UOMO E DELLA DONNA GEN 1 E 2
LA CREAZIONE DELL’UOMO E DELLA DONNA GEN 1 E 2
Nei primi due capitoli della Bibbia troviamo 2 racconti diversi della creazione del mondo e
dell’uomo e della donna. I racconti sono indipendenti, appartengono a due periodi diversi.
I due autori ispirati da Dio quando scrissero questi testi, usarono la propria idea del
mondo per esprimere la rivelazione divina sull’evento della creazione. Il redattore
finale non ha amalgamato le due tradizioni lasciando sussistere le differenze e i contrasti
dei due scritti che, sia nei particolari, come nella struttura di fondo, costituiscono due
modi diversi di descrivere la creazione.
Egli si è accorto delle differenze, che non rappresentavano però un problema. Ha
rilevato l’accordo di fondo, sui punti essenziali che interessavano la fede, cioè: Dio
creatore di tutti gli esseri esistenti; l’uomo come l’ essere più eccelso, dominatore
dell’universo, al quale corrisponde solo la donna; Dio ha fatto bene tutto il creato; il
male e il dolore derivano dalla libera volontà dell’ uomo.
Le due narrazione non intendono presentarci una visione scientifica delle origini: ci
presentano solo dei fatti teologici della creazione e della caduta del primo uomo come
inizio della storia della salvezza, senza la pretesa del come di questi avvenimenti.
Creazione dell’uomo racconto sacerdotale Genesi 1 (detta così per l’attenzione agli aspetti
del sacerdozio e del culto, risalente al VI sec. a.C.)
Qui il racconto assume un andamento solenne, “facciamo l’uomo”. L’uomo creato a
immagine e somiglianza divina, immagine indica per lo più la riproduzione, la copia
concreta, costruita perché riproduca un’altra realtà es. il calco. Somiglianza indica
invece la non identità. La somiglianza permette un confronto ed un avvicinamento fra le
due realtà ma non le identifica. L’uomo sembra essere rappresentazione di Dio sulla
terra, reggente di Dio sulla natura, dominatore sul creato, come una “statua” divina:
l’uomo è creato come maschio e femmina, come coppia e come tale è a immagine e
somiglianza di Dio. In questo racconto solo in apparenza primitivo e semplice, viene
espressa una ricchezza dottrinale e sapienziale: dignità dell’uomo e sua funzione nel
creato.
Creazione dell’uomo racconto jahvista Genesi 2 (risale al XI-X sec. a.C. e deriva il suo nome
da YHWH)
Il racconto presenta Dio in forma e in atteggiamenti umani e Dio è presentato come un
vasaio, che modella l’uomo con la polvere della terra, infondendogli lo spirito vitale.
Adam vuol dire tratto dall’ adamah, terra: quindi essere terreno. L’immagine di un Dio
che plasma con le sue mani adam è assai poetica e non va certo intesa in senso
materiale, ma piuttosto esprime la grande cura e il grande amore di Dio per questa sua
creatura. Si ricordi inoltre che nella cultura egiziana solo il faraone veniva plasmato dal
dio. Ecco allora la grandezza del nostro brano: adam, ogni persona, ha una dignità
regale, come quella che il faraone aveva in Egitto. Per esprimere ulteriormente la
grandezza di adam il nostro testo parla di un soffio di Dio, inspirato nelle narici di
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adam. Anche se non è corretto vedere in questo brano una specie di insufflazione
dell’anima, riconosciamo l’intenzione profonda dell’autore che vuole esprimere un
rapporto particolare del creatore con questa sua creatura. Per gli altri esseri viventi
non si parla di questo soffio divino.
L’uomo è posto in un giardino, ad oriente, quindi in un’oasi nel deserto orientale di cui
viene data una descrizione accurata e abbondanza di particolari con il divieto di
mangiare dell’albero. L’uomo quindi possiede libertà di scelta. Questa libertà viene
espressa in un duplice modo: come responsabilità riguardo al mondo (…. Perché lo
coltivasse e lo custodisse) e come capacità di accogliere o rifiutare la volontà di
Dio su di lui. L’albero non è una trappola per l’uomo, ma anzi è una proclamazione della
grandezza della persona, l’albero e il divieto manifestano che adam è una creatura
libera, infatti un comando suppone la libertà di eseguirlo, mentre non si danno ordini,
precetti a cose prive di libertà.
La solitudine non è un bene per l’uomo Dio si mette “al lavoro” e crea gli animali che
condurrà all’uomo affinchè l’uomo dia loro un nome. Il dare un nome era segno di potere
e di autorità. Tutte le cose furono create per l’uomo ed egli ne è responsabile: per
questo devono essere usate con rispetto e amore. Su questa verità si fonda l’ecologia
(scienza che cura l’equilibrio della creazione).
Segue la formazione della donna. Alla solitudine psicologica dell’uomo, Dio provvede con
una compagna e un aiuto. Il testo poi passa a raccontare la creazione della donna. A una
lettura superficiale, può sembrare che se ne parli ricorrendo all’immagine di
un’operazione chirurgica con anestesia, invece non è nulla di tutto questo. La prima
affermazione è che Dio ha preso parte anche alla formazione della donna e che quindi
la diversità sessuale umana è buona per la sua origine nel progetto del Creatore. Anche
il sonno è un’espressione particolarmente intensa, in questo sonno Dio interviene e gli
prepara una persona proporzionata a lui, che lo completi e gli piaccia.
L’idea della costola, di origine mitica, sta ad affermare che la donna è parte dell’uomo.
La creazione della donna dalla costola dell’uomo simbolizza che tutti abbiamo uguale
dignità senza distinzione di sesso, età razza o grado di studio. Dio conduce la donna
all’uomo. L’uomo riconosce nella donna colei che è partecipe come lui della corporeità
(carne) e della interiorità (ossa), della forza e della debolezza, si ha quindi
corrispondenza tra i due e ne consegue l’attrazione dell’uno e dell’altra, da superare
l’amore del figlio verso i genitori fino a raggiungere un’unione stretta non solo fisica ma
totale, quasi una nuova entità, una sola carne.
Ish (uomo) e ishsha (donna) uomo e donna in ebraico hanno la medesima radice,
traducendo alla lettera in italiano suonerebbe così: “ uomo - uoma” a sottolineare la
medesima dignità!
Gennaio 2012
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