la sindrome compartimentale degli arti inferiori e del piede.

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la sindrome compartimentale degli arti inferiori e del piede.
n.° 10 – Luglio 2010
Newsletter mensile a cura del Comitato Scientifico A.I.S.Le.C
L’Update di A.I.S.Le.C. intende essere un invito all’approfondimento e alla discussione di
articoli segnalati dai componenti del Comitato Scientifico di A.I.S.Le.C. L’analisi critica
che ne viene fatta anche attraverso strumenti appositi fornisce all’infermiere ulteriori
elementi utili per la valutazione e l’eventuale applicazione degli interventi proposti.
"In questo numero dell'update sono stati selezionati abstract di argomenti
a bassa prevalenza, ma comunque riscontrabili nella pratica clinica del
wound care. Per la loro peculiarità sono studi con bassa numerosità e si è
soprasseduto all'esecuzione del commentary".
LA SINDROME COMPARTIMENTALE DEGLI ARTI INFERIORI E
DEL PIEDE.
Articolo originale:
Compartment syndrome of the lower leg and foot.
Clin Orthop Relat Res. 2010 Apr;468(4):940-50. Epub 2009 May 27.
Frink M, Hildebrand F, Krettek C, Brand J, Hankemeier S. Department of Traumatology, Hannover Medical
School, Hannover, Germany. [email protected]
Articolo segnalato da Rita Elena Zavattaro .
Abstract
La sindrome compartimentale degli arti inferiori o del piede, una severa complicanza con
una bassa incidenza, è per lo più causata da traumi da decelerazione ad alta energia. La
diagnosi si basa sull’esame obiettivo e sulla misurazione della pressione
intracompartimentale. Il sintomo clinico più sensibile della sindrome compartimentale è un
dolore severo. I riscontri clinici devono essere documentati con cura. Si potrebbe eseguire
una fasciotomia, qualora la differenza tra la pressione del comparto e la pressione
sanguigna diastolica sia inferiore a 30 mm Hg o qualora i sintomi clinici siano evidenti. Una
volta eseguita la diagnosi, è necessaria la fasciotomia di tutto il comparto. La fasciotomia
dell’arto inferiore può essere eseguita sia con singola incisione laterale sia con incisioni
mediale e laterale. La sindrome compartimentale del piede richiede un esame
approfondito di tutti i comparti focalizzata in modo particolare sul comparto calcaneare.
A seconda del trauma, dell’esame obiettivo e della pressione di comparto, la fasciotomia
è raccomandata tramite un approccio dorsale e/o mediale plantare. La gestione
chirurgica non elimina il rischio di sviluppare disfunzioni nervose e muscolari. Se non
trattata, ci si possono aspettare risultati scadenti con contratture, deformità delle dita,
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paralisi e neuropatia sensitiva. Nei casi più severi può essere necessaria l’amputazione.
Livello di Evidenza: Livello III. Vedi Guidelines for Authors con una descrizione completa dei
livelli di evidenza.
EFFICACIA DI UN INTERVENTO BASATO SULLA DIFFUSIONE DI
CONOSCENZE SUL MELANOMA NELLA POPOLAZIONE DI
COLORE.
Articolo originale:
J Am Acad Dermatol. 2010 May;62(5):777-84. Epub 2010 Mar 9.
Effectiveness of a knowledge-based intervention for melanoma among those with ethnic skin.
Kundu RV, Kamaria M, Ortiz S, West DP, Rademaker AW, Robinson JK.
Department of Dermatology, Northwestern University Feinberg School of Medicine, Chicago, IL, USA.
[email protected]
Articolo segnalato da Laura Losa.
Abstract
BACKGROUND: Fra i pazienti con melanoma, le minoranze etniche hanno da 1,96 a 3,01
volte la probabilità di morire di melanoma rispetto ai Caucasici di stessa età e sesso.
OBIETTIVO: Abbiamo cercato di valutare l’efficacia di un intervento educativo per una
identificazione precoce del melanoma fra la popolazione di colore.
METODO: un piccolo campione sequenziale di pazienti è stato istruito sull’ ABC del
melanoma e sull’auto-esame della cute. Questionari auto-compilati per la valutazione
delle conoscenze, dell’approccio e dei comportamenti, sono stati somministrati
anticipatamente, all’inizio del trattamento e dopo 3 mesi.
RISULTATI: fra i 71 partecipanti, il 21% ha riferito un fenotipo cutaneo con bruciori almeno
occasionali. La conoscenza che il melanoma è un cancro della pelle e dei sintomi di
allarme del melanoma è aumentata in modo significativo dopo l’intervento e si è
mantenuta dopo i tre mesi. La percezione di essere a rischio di sviluppare un melanoma è
aumentata in modo significativo dopo l’intervento ed è stata mantenuta dopo i tre mesi
(P<:001). Il controllo mensile della cute, specialmente delle sedi acrali (palmi, piante,
periungueale), è aumentato in modo significativo subito dopo l’intervento.
LIMITI: un limite è dato dalla competenza dei pazienti seguiti in dermatologia, che
possono essere più inclini a compiere un auto-esame della cute rispetto alla popolazione
generale delle minoranze etniche.
CONCLUSIONI: La popolazione di colore trae giovamento dalle raccomandazioni
specifiche del medico che spieghino il rischio di sviluppare un melanoma e indichino le
sedi anatomiche da controllare. Il melanoma acrale lentigginoso tra le minoranze etniche
tende a presentarsi nelle aree non esposte al sole ma visibili, particolarmente le sedi volari
e subungueali; quindi i materiali educativi per l’auto-esame cutaneo destinato alla
popolazione delle minoranze dovrebbero comprendere queste sedi anatomiche.
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LE ULCERE DEGLI ARTI INFERIORI NELLA SINDROME DA
ANTICORPI
ANTIFOSFOLIPIDI
POSSONO
ESSERE
CONSIDERATE COME UNA FORMA DI PIODERMA
GANGRENOSO E RISPONDONO POSITIVAMENTE AL
TRATTAMENTO
CON
IMMUNOSOPPRESSORI
ED
ANTICOAGULANTI.
Articolo originale:
Leg ulcers in the antiphospholipid syndrome may be considered as a form of pyoderma gangrenosum and
they respond favorably to treatment with immunosuppression and anticoagulation.
Cañas CA, Durán CE, Bravo JC, Castaño DE, Tobón GJ.
Rheumatol Int. 2010 Mar 28. [Epub ahead of print]PMID: 20349240 [PubMed - as supplied by publisher]
Articolo segnalato da Angelo Nardella
Abstract
Le ulcere agli arti inferiori sono una manifestazione clinica della sindrome da anticorpi
antifosfolipidi (APS) e di solito rispondono scarsamente al trattamento. Per via delle
caratteristiche, cliniche e istologiche, simili al pioderma gangrenoso (PG), abbiamo
trattato i pazienti di questo report con una combinazione di immunosoppressori (steroidi,
azatioprina, ciclosporina), acido acetilsalicilico ed anticoagulanti. Abbiamo quindi
valutato la risposta al trattamento combinato con steroidi, immunosoppressori, acido
acetilsalicilico, anticoagulanti e trattamento locale in pazienti con APS e ulcere agli arti
inferiori simili a quelle del PG. Abbiamo studiato 8 donne con ulcere agli arti inferiori
appartenenti ad una coorte di 53 pazienti con APS (15%). Le caratteristiche istologiche del
PG erano presenti in tutte le pazienti. 7 pazienti (87,5%) hanno ricevuto ciclosprina come
trattamento usuale del PG, inoltre tutte hanno ricevuto steroidi e trattamento
anticoagulante con warfarin. La cicatrizzazione delle lesioni è avvenuta in tutte le pazienti
entro 7 mesi. Le ulcere agli arti inferiori nei pazienti con APS possono somigliare a quelle in
corso di PG, e il loro trattamento con immunosoppressori, acido acetilsalicilico ed
anticoagulanti è efficace per questa condizione severa e scarsamente responsiva ai
trattamenti.
I TRAUMI CUTANEI DA USTIONE CON ACIDO NITRICO.
Articolo originale:
J Plast Reconstr Aesthet Surg. 2010 Apr;63(4):e358-63. Epub 2009 Oct 28.
The nitric acid burn trauma of the skin.
Kolios L, Striepling E, Kolios G, Rudolf KD, Dresing K, Dörges J, Stürmer KM, Stürmer EK.
Department of Trauma, Plastic and Reconstructive Surgery, Georg-August University of Goettingen, RobertKoch-Str. 40, 37075 Goettingen, Germany. [email protected]
Articolo segnalato da AnnaLisa Viola.
Abstract
Nell’industria chimica avvengono spesso traumi da ustione con acido nitrico. Alcune
pubblicazioni che danno un’idea di questo argomento possono essere trovate nei
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database medici, e non esistono reports su questo genere di traumi nei bambini. Si sono
trattati un totale di 24 pazienti, di età media di 16.6 anni, che avevano subito un trauma
da acido nitrico. Le lesioni con ustioni di grado I sono state trattate con terapia a base di
creme a contenuto di pantenolo, lasciate scoperte. Le lesioni di grado II o maggiore sono
state inizialmente trattate con irrigazione con soluzione fisiologica e quindi con una
medicazione chiusa a base di sulfadiazina argentica. Il trattamento veniva cambiato in
seconda giornata a favore di medicazioni in schiuma assorbente per lesioni superficiali
(fino a una profondità di II grado) e di medicazioni antisettiche, occlusive in
combinazione con sostanze enzimatiche per le ustioni di grado IIb – III. Dopo la
demarcazione, si è eseguita un’escarectomia e un trapianto di tessuto da innesto. Tutte le
lesioni sono guarite in modo adeguato. I traumi da ustione chimica con acido nitrico
portano a particolari ferite macchiate di giallo/marrone con una formazione più lenta
della cicatrice e una più lenta demarcazione rispetto alle ustioni termiche. La cicatrice
risultante sulla ferita non induce alcuna reazione infiammatoria sistemica. Dopo la
demarcazione, si può procedere a un trapianto cutaneo sulla lesione, come si fa
d’abitudine. La caratteristica distintiva delle ustioni chimiche con acido nitrico è la
difficoltà di differenziazione e classificazione della profondità dell’ustione. Una detersione
immediata dovrebbe essere seguita da un trattamento con sulfadiazina argentica. In
seguito si dovrebbero utilizzare medicazionI di schiuma assorbente o medicazioni
antisettiche occlusive, secondo la profondità dell’ustione. Una demarcazione lenta
provoca un ritardo nel trattamento chirurgico.
IALURONIDASI PER IL TRATTAMENTO DELLO STRAVASO DA
DESTROSIO.
Articolo originale:
Am J Emerg Med. 2010 Feb;28(2):257.e1-2.
Hyaluronidase for the management of dextrose extravasation.
Wiegand R, Brown J.
Department of Emergency Medicine, Wright State University, Boonshoft School of Medicine, Dayton, OH 45429,
USA.
Articolo segnalato da Cristiano Dadda.
Abstract
Il malfunzionamento del catetere periferico che causa uno stravaso è un evento comune
nei dipartimenti di emergenza. Ad una ragazza di 17 anni che presentava un episodio
sincopale, da parte del servizio medico di emergenza è stata iniettata una fiala di
destrosio al 50% nella regione volare del braccio. Durante il periodo di osservazione in
Pronto Soccorso ha sviluppato un’eritema e una tumefazione nella zona volare del
braccio, dove era stato somministrato il destrosio, cosa che ha fatto pensare ad uno
stravaso. Gli stravasi hanno sintomatologia relativamente minore, ma il danno può
progredire per mesi fino a coinvolgere nervi, tendini ed articolazioni. Se il trattamento
viene dilazionato, in letteratura sono stati segnalati casi di sbrigliamento chirurgico, innesti
cutanei e perfino amputazioni. La ialorunidasi è una proteina enzimatica parenterale
derivata solitamente da tessuto di testicolo di bovino. La ialuronidasi viene usata come
terapia aggiuntiva per aumentare l’assorbimento e la dispersione di altri farmaci iniettati. Il
farmaco è stato utilizzato anche come supporto alla gestione non farmacologica di
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stravaso di particolari agenti antineoplastici e di altri irritanti. Anche se la ialuronidasi non
ha ancora un’indicazione della Food and Drug Administration per stravaso da destrosio,
la letteratura ha mostrato un miglioramento dei risultati per le altre sostanze iperosmolari.
La ialuronidasi iniettata con un ago da 25 gauge, alla dose di 0,2 ml (150 U.I./1 ml), in 5
diverse sedi lungo il bordo anteriore dell’eritema, ha migliorato la sintomatologia della
paziente, senza alcuna complicanza ad un follow-up di 48 ore e sei mesi. L’uso di
ialuronidasi dovrebbe essere preso in considerazione per la gestione dello stravaso di
destrosio e di altri farmaci.
LA NECROSI CUTANEA INDOTTA DA WARFARIN.
Articolo originale:
J Am Acad Dermatol. 2009 Aug;61(2):325-32.
Warfarin-induced skin necrosis. PMID: 19615543 [PubMed - indexed for MEDLINE]
Nazarian RM, Van Cott EM, Zembowicz A, Duncan LM.
Department of Pathology and Dermatopathology Unit, Harvard
Medical School and Massachusetts General Hospital, Boston, Massachusetts 02114, USA.
Articolo segnalato da Cristiano Dadda.
Abstract
La necrosi cutanea è una rara complicanza della terapia anticoagulante con warfarin,
associata ad un’elevata morbilità e mortalità, che richiede un’immediata sospensione
della terapia. Le manifestazioni cutanee comprendono petecchie cutanee che si
trasformano in ecchimosi e bolle emorragiche.
A livello del derma si sviluppano microtrombi estesi con danno delle cellule endoteliali e
stravaso di globuli rossi con progressione verso la necrosi coagulativa. Le lesioni cutanee
necrotiche indotte da warfarin sono difficili da differenziare da altre patologie
dermatologiche simili al quadro bioptico; un’accurata anamnesi del paziente, facendo
attenzione al momento dell’esordio, alla distribuzione delle lesioni cutanee e agli esami di
laboratorio, è essenziale per una pronta diagnosi e il conseguente trattamento del
paziente. In questo articolo sono state revisionate le caratteristiche cliniche ed istologiche
di sostegno per differenziare la necrosi cutanea indotta da warfarin ed è descritto un
caso a dimostrazione della difficoltà diagnostica che si potrebbe incontrare nella pratica
clinica.
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NEW !!!
Tra le traduzioni richiedibili dai Soci AISLeC,
in regola con il tesseramento dell’anno in corso, si segnala:
GESTIONE DELLA CUTE PERISTOMALE: CIÒ CHE OGNI INFERMIERE DOVREBBE SAPERE.
Articolo originale:
Caring for peristomal skin: what every nurse should know.
Authors: Burch J Source: British Journal of Nursing (BJN) (BR J NURS), 2010 Feb 11; 19(3):16672 (20 ref)
Questo numero è stato curato dalla redazione del Comitato Scientifico AISLeC:
AMENDOLARA ROCCO, BONALUMI SILVIA, CASTELLI VALERIA, DADDA CRISTIANO, GABRIELLI BARBARA, GUERINI
ONDINA, LIBARDI ANGELA, LIBERALE FEDERICA, LO PALO EMILIA, LOSA LAURA,
NARDELLA ANGELO, RIVOLO MASSIMO,VIOLA ANNALISA, ZAVATTARO RITA ELENA.
Comunicazione
di servizio
Si comunica agli Utenti Registrati al sito AISLeC
che il prossimo numero di
Aislec UpDate uscirà a settembre
dopo la pausa estiva.
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