I della Rovere da Piero della Francesca a Galileo

Transcript

I della Rovere da Piero della Francesca a Galileo
n° 316 - luglio 2004
© Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie
Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it
I della Rovere da Piero della Francesca
a Galileo
La rassegna dedicata a I della
Rovere: Piero della Francesca,
Raffaello, Tiziano, porta alla
ribalta una tra le signorie
che fecero dell’Italia cinquecentesca il cuore artistico e culturale d’Europa.
Dal 4 aprile al 3 ottobre, i
quattro palazzi ducali delle
città che in tempi diversi
rappresentarono i centri
principali del ducato - Senigallia, Pesaro, Urbino e
Urbania - ospitano le varie
sezioni del percorso espositivo, offrendo al visitatore
una panoramica globale del
ruolo significativo che il
territorio marchigiano rivestì durante il XVI secolo
per l’arte e la cultura italiana. I Della Rovere, signori di Senigallia succeduti nel 1508 ai Montefeltro come Duchi di Urbino,
governarono il ducato fino
al 1631, facendone un centro di cultura e di potere le
cui fortune ebbero inizio
con l’ascesa al soglio pontificio di Giuliano della Rovere, che regnò fra il 1503
e il 1513 col nome di Giulio II.
L’illuminata signoria dei
Della Rovere attraversa una
lunga stagione di arte e di
bellezza ed ha una connotazione nuova e diversa rispetto alla precedente: alle
soglie del Cinquecento,
l’evoluzione politica europea (che vedeva le conquiste di francesi e spagnoli sul
suolo italiano) imponeva
una nuova figura di “principe” e una aggiornata versione del ruolo del “cortegiano”. Furono proprio i
Della Rovere a comprendere per primi i limiti e le
prospettive di una signoria
che doveva rinunciare ad
ambizioni di conquiste territoriali, mirando piuttosto ad assicurarsi una fama
internazionale grazie allo
splendore della produzione
artistica e delle residenze,
unito ad un generoso mecenatismo.
In occasione della rassegna
in corso torna nella sua destinazione originaria una
celebre pala di Piero della
Francesca - la cosiddetta
Madonna di Senigallia, oggi
custodita presso la Galleria
Nazionale di Urbino. L’opera
fu dipinta su commissione
di Federico da Montefeltro
in occasione delle nozze della
figlia Giovanna con Giovanni Della Rovere, signore
di Senigallia: l’arrivo della
duchessa Giovanna portò
nella città marchigiana la
raffinata cultura della corte
urbinate, facendo di Senigallia un polo di attrazione
per alcuni tra gli artisti più
famosi che avevano operato
per i Montefeltro.
Il palazzo ducale di Senigallia ospita la sezione della
rassegna dedicata a Le origini della dinastia: la provenienza savonese dei Della
Rovere è testimoniata da
un nutrito corpus di opere,
alcune delle quali poco note,
provenienti dalla città ligure che diede i natali a Sisto IV, il papa committente
della Cappella Sistina. La
sezione della mostra intitolata a Giovanna Feltria e
alla cultura artistica della
Corte di Urbino di cui essa
fu latrice a Senigallia, ha
come nucleo centrale la pala
di Piero della Francesca,
Tiziano: Ritratto di Giulia da Varano Della Rovere
Firenze, Palazzo Pitti, Appartamenti
mentre nelle sezioni successive figurano opere di
Perugino, Luca Signorelli,
Raffaello, insieme con oggetti di oreficeria sacra
e miniature, realizzati
tra la fine del Quattrocento e gli inizi del
Cinquecento.
Ad Urbino Duchi, iconografie e committenze, si
dispiegano nel grandioso
Salone del Trono, cuore
del Palazzo Ducale. Vi spiccano i ritratti ufficiali di
Francesco Maria I, e della
consorte Eleonora Gonzaga:
in essi il pennello di Tiziano
Alfonso Patanazzi: Piatto con allegoria
della fama - Pesaro, Musei Civici
pag. 2
ha saputo mettere a nudo ben oltre l’ufficialità dell’immagine - la psicologia
profonda dei personaggi ritratti. Fanno contorno alle
immagini dei signori alcune opere degli artisti ai
quali più frequentemente
essi si rivolsero per le loro
committenze: tra queste
spicca un’inedita statua di
Marte seduto, realizzata in
terracotta da Bartolommeo
Ammannati. La figura di
Guidobaldo II è celebrata
nella tavola del Bronzino,
proveniente dalla Galleria
Palatina di Firenze, che lo
ritrae potente in armatura;
al suo fianco, la consorte
Giulia Varano ritratta da
Tiziano, figura da protagonista nella galleria delle
spose dei duchi, donne che
provenivano dalle maggiori
casate italiane - Gonzaga,
Varano, Farnese, Este, Sforza
- e che dimostrarono grandi
capacità di governo, energiche, colte, preparate a gestire la politica interna ed
estera, a fare leggi, a nominare magistrati, a ricevere
ambasciatori, a mantenere
vivo e vivace il clima culturale. Oltre a circondarsi
di poeti, esse tra l’altro amarono e potenziarono l’oreficeria e in genere tutte le
arti cosiddette “minori”
come la tarsia lignea, che
nel ducato raggiunse livelli
straordinari e che è presente
in mostra con alcuni pezzi
di grande qualità.
A Pesaro è collocata la sezione riservata a La ceramica,
che nel XVI secolo, su impulso dei Della Rovere, rappresentò una produzione
importantissima per vari
centri del ducato, da Pesaro
a Urbino e Gubbio, molto
apprezzata dai contemporanei e celebre in tutta Italia per l’alto livello qualitativo, testimoniato dalla
raffinatezza di forme e dalle
preziose decorazioni che ornano gli oltre cento pezzi
esposti. Le maioliche si distinguono per l’invenzione
di decorazioni caratteristiche con fiori, stemmi, festoni, foglie di quercia (in
omaggio ai Della Rovere)
o decorazioni geometriche
o a spirale, nei colori tipici
(verde, giallo, arancione e
blu) sapientemente accostati nel gioco delle mezze
tinte e dei toni. Ma soprattutto eccelle per raffinatezza
il genere “istoriato”, il cui
stile fu influenzato dai grandi
artisti urbinati.
La mostra pesarese è ospitata nella sede prestigiosa
del Salone Metaurense al
piano nobile dell’elegante
Palazzo Ducale, oggi sede
della Prefettura, ristrutturato da Girolamo e Bartolomeo Genga dopo il rovinoso incendio del precedente edificio sforzesco. Fu
Guidobaldo II ad ordinare
questi lavori per la residenza
invernale della corte che, in
estate, si trasferiva nella
Villa Imperiale, una spettacolare oasi-fortezza arroccata su di un poggio, ricca
di raccolti cortili, di giardini all’italiana e di sale dipinte da Raffaellino del
Colle, dal Genga, dal Dossi
e dal Bronzino al tempo di
Francesco Maria I, insediato
a Pesaro dal 1513: il complesso, di proprietà privata,
è stato aperto in occasione
della mostra e rappresenta
forse la tappa più affascinante del percorso roveresco sul territorio.
Ad Urbania (l’antica Casteldurante, famosa in tutta
Europa nel Cinquecento per
le sue ceramiche dai riflessi
oro e rubino) la rassegna
Francesco Maria II a Casteldurante: la grafica e la scienza,
si apre con una raccolta di
disegni dei maggiori artisti che lavorarono per i Della
Rovere, mentre nelle sezioni successive è esplorato
il rapporto dei Duchi con
le scienze. Come rivelano
gli strumenti intarsiati alle
pareti dello Studiolo di Federico di Montefeltro, Urbino già dal Quattrocento
coltivava una grande apertura verso il pensiero scientifico in un fruttuoso dialogo con l’arte: per il duca
Federico, Piero della Francesca aveva scritto il suo
trattato sulla prospettiva.
Anche sotto i Della Rovere
- in particolare con Francesco Maria II - continuò questa intesa privilegiata con
gli scienziati, come rivelano compassi, orologi solari e astrolabi decorati.
Nume tutelare del nuovo
metodo sperimentale fu Galileo Galilei, che intrattenne
un rapporto diretto con l’ultimo Duca: è proprio il più
famoso ritratto di Galileo, provenieniente dalla
Galleria degli Uffizi e dipinto da Justus Sustermans
per i Medici, a chiudere il
ricco e articolato percorso
attraverso la storia e la straordinaria epopea di una
grande casata.
Il territorio del Ducato di
Urbino passò a far parte
dello Stato Pontificio nel
1631 alla scomparsa di Francesco Maria II - il cui figlio,
Federico Ubaldo, sposo di
Claudia de’ Medici, era
morto giovanissimo - mentre i beni mobili (dipinti,
sculture, gioielli, opere
d’arte), in quanto patrimonio personale dei duchi, vennero trasferiti a Firenze in
dote alla nipote Vittoria
Della Rovere, promessa
sposa a Ferdinando de’ Medici, che sarebbe divenuto
Granduca di Toscana.
donata brugioni
Tiziano: Ritratto di Eleonora Gonzaga Della
Rovere - Firenze Uffizi
Federico Barocci: Annunciazione
Città del Vaticano, Pinacoteca
Dosso Dossi: Psiche scoperta da Venere Roma, Galleria Borghese