Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana
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Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana
Paola Ruminelli Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana 1. La Resistenza in Italia. Le vittime italiane della seconda guerra mondiale trovano voce nelle Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, a cui si vuol qui fare riferimento in quanto toccante espressione di ciò che animava molti dei caduti nell’immane conflitto. Si tratta di un numero ridotto di testimonianze a fronte di tutti coloro che morirono nella guerra di liberazione dai nazifascisti senza poter lasciare un segno del loro sacrificio. Queste lettere,documenti preziosi, selezionati con rigore ai quali si accompagnano note biografiche essenziali,testimoniano come la resistenza al Fascismo e al Nazismo sia stata vissuta quale spinta ideale ai fini della costruzione di un mondo migliore che avrebbe dovuto garantire una autentica civiltà. Come nota Enzo Enriques Agnoletti nella Prefazione del testo qui citato, bisogna sottolineare il carattere proprio della Resistenza italiana che, a differenza di quella europea vissuta, come nel caso della Francia,quale una lotta contro lo straniero invasore , non è stata una lotta per la difesa di un patrimonio ideale, ma “è stato un attacco , una iniziativa una innovazione ideale, non un tentativo di conservar qualcosa”1 I giovanissimi, i meno giovano e gli uomini maturi, che hanno affrontato consapevolmente la morte, appartenenti ad ogni ceto sociale dal contadino, 1 Lettere di condannati a morte della resistenza italiana,a cura di P. Malvezzi e G. Pirelli, ,Arnoldo Mondadori , Verona 1969, p.8 ..Il testo qui citato è stato pubblicato su licenza della Giulio Einaudi Editore a cui risale la raccolta delle lettere del 1955 all’operaio, al commerciante al professore universitario, esprimono un profondo desiderio di libertà e di ideali. La lotta non è contro i tedeschi, ma contro il regime fascista di Salò con le sue efferatezze, non per il recupero di un passato di libertà, che l’Italia non aveva conosciuto, ma per la spinta a trovare nel vivo del cuore quei valori, che sono alla base di ogni ordinamento civile , valori nei quali l’egoismo primario si trasforma in una relazione di pace .Ecco perché a noi sembra che il modo migliore di celebrare la Resistenza italiana sia quello di metterci in ascolto di quelle voci che i documenti ci trasmettono, riaccendendo in noi le motivazioni profonde che hanno fatto dei caduti per la libertà dall’oppressione dell’ingiustizia e del potere i nobili cavalieri dell’ideale. E questo tanto più ai giorni nostri così poveri di istanze ideali, così abbarbicati ad un materialismo, che scambia la licenza per libertà, così incapaci di risalire a quei valori che danno senso all’esistenza. 2. I valori della Resistenza italiana Nelle ultime parole di questi martiri della libertà ci è parso di poter cogliere l’emergere di tre principali valori, tra loro spesso intrecciati, ma comunque ben ravvisabili: la religione, la famiglia e la patria. Nell’ambito di tale linea interpretativa riportiamo qualche passo dalle lettere inviate poco prima della morte, che può servire ad evidenziare come tali valori avessero animato la vita dei condannati. -La religione Nelle lettere si trovano frequenti richiami a Dio e attestazioni di fede nella sopravvivenza in una vita migliore. Poco ricorrenti i riferimenti a coloro che sono stati causa del sacrificio personale, comunque mai espressi in maniera insistente. Quello che colpisce è l’atteggiamento di molti dei condannati che chiedono perdono per i loro peccati e per il dolore che recheranno ai propri cari, ai quali dedicano i loro ultimi pensieri. Una religiosità questa priva di risentimento, una tensione all’assoluto e al bene quale dovrebbe essere quella del vero credente in Dio,che ha molto da insegnare al fanatismo religioso del nostro tempo, in cui la fede viene ridotta a strumento di sopraffazione e di violenza. Il sentimento religioso, condiviso non solo da credenti praticanti ma anche da gente operante in campi diversi, è qui espressione di chi si avvicina al momento supremo con la coscienza di aver bene agito, con la sensazione di avviarsi ad una condizione nuova di vita in cui l’amore e la pace agognata si facciano realtà. Frementi di amore mistico sono le parole del sacerdote ALDO MEI di anni 32, che aveva aiutato renitenti alla leva , perseguitati politici e partigiani , arrestato per aver nascosto nella propria abitazione un giovane ebreo. Fucilato il 4 agosto 1944 da un plotone tedesco così scriveva prima di morire: ” Viva Cristo,re di giustizia e di bontà e di pace! Ad Amerigo e agli altri carissimi tutti di casa non ho in questo momento solenne - nulla da lasciare- all’infuori di un immenso amore fatto sublime nella solenne aspettazione della morte. Non piangete cara mamma, non piangete o amatissimo babbo- presto ci rivedremo e godremo il gaudio ineffabile del cielo fuori dagli spaventi di questa lacrimosissima terra”.2 La speranza di una eternità, che compensi le imperfezioni della vita, frequentemente ricorre in questi ultimi messaggi. Così scrive alla moglie FRANCESCO RIGOLDI raccomandandole di aver cura dei loro bambini: “Abbi per essi tutte le cure che so che tu ne hai perché sei buona. Muoio col vostro nome sulle labbra sperando in una eternità migliore di quella che non ho trovato in questa vita”3 Molti pensano di poter ricongiungersi in cielo con i loro cari che li hanno preceduti. Così scrive PAOLO LOMASTO di anni 17 arrestato e fucilato dalle SS italiane il 26 giugno 1944 :” cara mamma mi perdonerai per i dispiaceri che ti ho dato perché se ascoltavo le tue parole restavo vicino a te, ma Gesù ha voluto così, forse chi sa se il mio fratellino vuole che lo raggiunga lassù”4. DOMENICO MORIANI di anni 18 impiegato alla camera di Commercio di Imperia, che era riuscito a fuggire dai militari tedeschi e a nascondersi con il compagno Giovanni Garibaldi, ma era stato ricatturato dai tedeschi insieme all’amico e finito con un colpo alla nuca il 17 ottobre del 1944, così scrive: “ cara nonna, non piangere sono condannato a morte,tu non devi farci caso, fatti coraggio. Io vado a trovare mia madre che è tanto tempo che non vedo.” 5 La serena accettazione del proprio destino di morte come voluto da Dio unitamente a parole di perdono ricorrono frequenti in questi messaggi .Così scrive alla fidanzata RENATO PEYROT consegnato dai militi di una Brigata nera ai tedeschi e fucilato il 6 marzo 1945 dai tedeschi e dai fascisti con Riccardo Gatto e Guido Ricca “non avrei voluto mai scrivere una lettera come questa, ma dobbiamo rassegnarci alla volontà di Dio e lo ringrazio di darmi il conforto di scriverti in questi supremi istanti”. Fucilato dalle Brigate nere il 13 marzo 1945 presso il cimitero di Asti insieme ai compagni Anselmo Torchio e Pietro Vignale, ERMETE VOGLINO, commerciante di anni 30, manda ai suoi cari l’estremo saluto: “Miei cari, prima di morire vi mando questo mio ultimo saluto. E’ l’ultimo e per questo credo sia forse il migliore. 2 Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, cit. pp.194-195 Ivi p.261 4 Ivi pp.166-67. 5 Ivi p.213 3 Perdono a chi mi ha portato fino a questo punto e che il Signore lo perdoni. Anche voi scordate i dolori che vi ho dato e perdonatemi.”6 Altrettanto nelle ultime parole di ARNOLDO AVANZI, di anni 22, fucilato da un plotone delle brigate nere il 17 ’aprile 1945 in cui si ravvisa la speranza del cielo: “ non piangetemi sono morto per la mia idea, senza però far nulla di male alle cose e agli uomini. Non odio nessuno e non serbo rancore per nessuno, ci rivedremo in cielo”7 . Intense anche le parole indirizzate ai genitori, sorelle, fratello, nonna ,zii e cugini di MARIO BETTINZOLI di anni 32, perito industriale. Processato quale organizzatore di bande armate è fucilato il 24 febbraio 1944 presso la Caserma del 30˚ Reggimento Artiglieria di Brescia : “Il Signore ha deciso con i suoi imperscrutabili disegni che mi staccassi da voi tutti quando avrei potuto essere di aiuto alla famiglia Sia fatta la sua volontà santa…Ora carissimi vi saluto per l’ultima volta tutti, vi abbraccio con affetto filiale e fraterno, questo abbraccio spirituale è superiore alla morte e ci unisce tutti nel Signore. Pregate!”8 La consapevolezza che il bene sarà premiato è nelle ultime parole di GIULIO BIGLIERI di anni 32, bibliotecario a Novara , che aveva fatto parte del Comitato Militare Regionale Piemontese, fucilato il 5 aprile1944 al poligono Nazionale del Martinetto in Torino e proposto per la Medaglia d’Argento. Scrive ad un amico di aver preso i sacramenti e di essersi confessato per la comunione “ Lo faccio non tanto perché sia giunta finalmente la fede che tu hai. No, purtroppo, ma dal profondo dell’anima il gesto di umiltà e di pace ha riguadagnato le sfere della coscienza. Ne sono lieto e tranquillo: se Dio c’è, Esso non potrà tenermi lontano “9 Nel supremo istante del passaggio dalla vita alla morte, questi condannati sentono in maniera pienamente consapevole la presenza dell’eterno inscritto nelle nostre coscienze, aprendosi a una nuova vita di giustizia e di bene. -La famiglia Ai loro cari i condannati a morte scrivono non solo per confermare il loro affetto, ma anche per il desiderio di essere ricordati .I loro messaggi testimoniano quanto valga la famiglia per questi eroi della libertà, libertà che è sempre anche relazione profonda con gli altri ed in particolare con i familiari, ai quali va, sia pure in maniera diversa ma con similarità di accenti, il loro inestinguibile affetto. GIUSEPPE SPORCHIA di anni 36 ,fucilato il 23 marzo 1944 presso Bergamo , scrive ai genitori raccomandando loro la moglie e nominando i fratelli e le sorelle. 6 Ivi pp.313-14 Ivip.35 8 Ivi p.5-587 9 Ivi 64 7 Alla adorata moglie Pierina lascia in un altro scritto il compito di ricordarlo alle figlie che dovranno essere orgogliose del loro papà. Infine In un ultimo messaggio si indirizza direttamente alla piccola Emilia perché conservi il ricordo del suo babbo: “un ultimo desiderio quando potrai , fa che possa essere riunito nella tomba con la tua povera mamma che uniti dall’alto potremo sempre vegliare su di te e sui tuoi ” 10 ARMANDO AMPRINO, meccanico di anni 20, fucilato il 22 dicembre del 1944 a Torino. “ Carissimi genitori,parenti e amici tutti devo comunicarvi una brutta notizia. Io e Candido,tutt’e due, siamo stati condannati a morte”….Io sono sempre vicino a voi. Dopo tante vitacce ,in montagna dover morire così…Ma in Paradiso,sarò vicino a mio fratello,con la nonna, e pregherò per tutti voi. Vi sarò sempre vicino,vicino a te ,caro papà,vicino a te,mammina.” Armando scrive ancora di andare tranquillo alla morte, assistito dal Cappellano delle carceri, e raccomanda ai suoi cari di far dire una Messa per lui e di dare la sua roba ai poveri.11 RAFFAELE ANDRENONI, meccanico di anni20,fucilato al poligono di tiro delle cascine a Firenze il 3 maggio 1944 sa di lasciare la vita così giovane “ Per la mia famiglia,per la mia patria, dico con serenità che ho amato l’una e l’altra con amore più di quelli uomini che oggi mi tolgono la vita”12 La promessa di non dimenticare i propri cari è ribadita nella lettera di MARIO BATA’ di anni 26, studente in ingegneria e fucilato a Macerata da un plotone tedesco il 20 dicembre 1943. “Non piangete non disperatevi io sarò sempre vicino a voi e vi verrò spesso a trovare…..Pensate che non sono morto, ma sono nel mondo della verità…Desidero che la mia stanza rimanga com’è..io verrò spesso.”13 Scrive alla moglie e ai figli PIETRO BENEDETTI di anni 42 militante del Partito Comunista italiano dal 1921. Processato e condannato dal Tribunale di Guerra tedesco è fucilato il 29 aprile 1944 dalla Polizia Africa Italiana presso Roma. Ai figli rivolge le sue ultime raccomandazioni “Amatevi l’un l’altro miei cari amate vostra madre e fate in modo che il vostro amore compensi la mia mancanza. Una vita onesta è il migliore ornamento di chi vive. Dell’amore per l’umanità fate una religione e siate sempre solleciti verso il bisogno e le sofferenze dei vostri simili.” Dal carcere di Regina Coeli svela alla moglie Enrichetta la sua convinzione “ di avere la consapevolezza che la causa da lui seguita altra non era che quella dei nostri figli e della nostra famiglia”14 10 Ivi pp.278-81 Ivi p.31-32 12 Ivi p.33 13 Ivi p.42 14 Iv i p p..44-54 11 NOVELLO BIANCHI operaio di Valdossola di anni 24, fucilato il 24 dicembre 1943 al poligono di tiro di Novara con Franco Balzani così scrive alla madre : . “negli ultimi istanti della mia vita il mio pensiero è a te e a tutti i miei cari….il mio ultimo pensiero è a te cara mamma , ricordati sempre che io ti voglio molto bene”.15 DOMRENICO CANE di anni 30 artigiano decoratore partigiano nelle formazioni Matteotti, fucilato il 12 aprile 1944 per rappresaglia all’uccisione di un giornalista insieme ad altri partigiani. Rivolgendosi alla mamma carissima la prega di essere forte per vivere con il fratello che le verrà restituito presto e la invita ad affidarsi alla fede “l’ultimo anelito sarà per te, nel tuo nome di mamma vi è tutta la mia vita” 16 ANSEMO TORCHIO autista di anni 22, fucilato ad Asti il 13 marzo1945 dalle Brigate Nere con Pietro Vignale e Ermete Voglino in rappresaglia alla tentata evasione dalle carceri di un gruppo di partigiani così scrive alla sua amata Natalina: “Perdonatemi. Portate sempre dei fiori sulla mia tomba e pregate per me, io dal cielo pregherò per voi”17 -La patria La patria riunisce qui uomini di fede diversa e li accomuna in nome di un ideale, che per mezzo di loro riacquista il suo originario valore di terra-madre, che va amata fino alla morte per la costruzione di un avvenire autenticamente civile. Come scrive nell’introduzione Agnoletti “ Eppure, se mai sarà necessario, l’esempio di questi italiani sarà presente,la via sarà più facile da trovare e non si dovrà dimenticare la semplicità con cui questi uomini, animati da fedi diverse, sono stati uniti in un sacrificio che non ha uguali nella storia italiana” 18 . Esempi di amor patrio che hanno molto da dire al nostro tempo, che, travolto dalla globalizzazione, guarda con distacco critico all’idea di patria. In queste lettere la lotta contro il nazi-fascismo appare come una lotta politica, ma nel senso più nobile della parola, Proprio perché non ispirata a costruzioni ideologiche, ma riportata al significato più autentico della idea di patria , la lotta è collegata alle istanze fondamentali delle coscienza che esigono giustizia e libertà. La religione, la famiglia e l’ideale politico sono qui profondamente connessi in unità inscindibile per la realizzazione dell’umano nella sua pienezza di esistenza individuale e di partecipazione sociale. 15 Ivi p.62 Ivi pp78-79 17 Ivi p.290 18 Ivi p.15 16 Così scrive un ignoto RENZO al padre che lo aveva allevato: “ Tu sei uomo di alti sentimenti sappi che tuo figlio muore per un alto ideale”19 . Così si esprime in uno dei suoi brevi messaggi scritti prima della fucilazione avvenuta l’11 maggio 1944 nei pressi di Frosinone GIUSEPPE TESTA : “Caro professore la mattina del giorno 11-5-44 il destino ha segnato per me la fine. Io, come tu sai, sono sempre forte come sono forti le mie idee. Spero che il mio sacrificio valga per coloro i quali hanno lottato per le stesse idee e che un giorno possa essere il vanto e la gloria della mia famiglia, del mio Paese e degli amici miei. Voi che mi conoscete potete ripeter che il mio carattere si spezza e non si piega. Abbiatemi sempre presente in tutti i Vostri lavori e specialmente in tutte le opere che compirete per il bene della Patria così martoriata. Muoia tutto - Viva la nostra Italia.” ACHILLE BARILATTI di anni 22 studente di scienze economiche,catturato il 22 marzo1944 nel corso di un rastrellamento, interrogato da un ufficiale tedesco e da uno fascista, viene fucilato senza processo il 23 marzo 1944 contro la cinta del cimitero di Muccia( Macerata) Medaglia d’oro al valor militare. Scrive alla mamma adorata di non piangere per il suo sangue versato per l’Italia, che sarà di nuovo grande :”Muoio per l’Italia…Ci rivedremo nella gloria celeste. . Viva l’Italia libera!”20 ALBINO ALBICO,operaio fonditore di anni 24 già comandante della brigata Garibaldi di Baggio.In seguito alla delazione di un collaborazionista viene torturato, processato e fucilato il 28 agosto 1944. Così scrive alla mamma , al papà , al fratello , alla sorella e a tutti i compagni: “ mi trovo a breve distanza dall’esecuzione. Mi sento però calmo e muoio sereno e con l’animo tranquillo. Contento di morire per la nostra causa. il comunismo e per la nostra cara e bella Italia”21 GIORDANO CAVESTRO di anni 18 studente di scuola media. Catturato nel corso di un rastrellamento e fucilato il 4 maggio 1944 con altri quattro ostaggi in rappresaglia all’uccisione di quattro militi : “Cari compagni,ora tocca a noi Andiamo a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e la gloria d’Italia.Voi sapete il compito che vi tocca .Io muoio,ma l’idea vivrà nel futuro…La mia giovinezza è spezzata, ma sono sicuro che servirà di esempio. Sui nostri corpi si farà il grande faro della Libertà”22 GOFFREDO VILLA studente di 21 anni , membro del Partito Comunista Italiano,processato dal Tribunale straordinario fascista di Genova è fucilato da un plotone delle Brigate nere al Forte San Giuliano di Genova il 29 luglio 1944. 19 Ivip.27 Ivi p.41 21 Ivi pp.29-30. 22 Ivi .p90 20 Medaglia d’argento al valor militare. Scrive a Milena di consolare la madre e aggiunge “sono felicissimo di morire per la mia causa di giustizia. I compagni mi vendicheranno. Salutateli. Baci infiniti. W Stalin”.23 VITO SALMI di anni 19,tornitore, partigiano. Sorpreso nel sonno insieme ad una cinquantina di partigiani viene tradotto nelle carceri di Parma con Giordano Cavestro e altri partigiani Scrive alle sorelle e zii “Ho fatto di mia spontanea volontà, perciò non dovete piangere. Un grande bacione alla nonna e fate il possibile che non sappia mai niente. Per lutto portate un garofano rosso. Ancora pochi minuti poi tutto è finito. Viva la libertà.”24 GIUSEPPE SALMOIRAGO di anni 41 commerciante. Sorpreso durante un rastrellamento effettuato da truppe tedesche e riconosciuto come padre di partigiano viene fucilato senza processo il 15 ottobre 1944 presso Vico Canavese con altri partigiani. Così scrive alla moglie e alle bambine “non piangete siate orgogliose del vostro caro marito e padre , a 18 anni feci diciotto mesi di carcere e ora a 41 do la vita mia per il mio ideale e per la libertà della nostra patria”25 FRANCO BALBIS. Ufficiale in Servizio Permanente Effettivo di anni 32 combattente a Ain El Gazala, El Alamein ed in Croazia,dopo l’8 settembre entrò nel movimento clandestino con compiti di organizzatore e di collegamento. Arrestato dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, fu fucilato con altri compagni in Torino da un plotone di militi della GNR il 3 aprile 1944. Medaglia d’Oro e Medaglia d’Argento al valore Militare.. Così scrive al Babbo adorato:” Prego i miei di non voler portare il lutto per la mia morte; quando si è dato un figlio alla Patria, comunque esso venga offerto, non lo si deve ricordare col segno della sventura … Possa il mio grido di Viva l’Italia libera sovrastare e smorzare il crepitio dei moschetti che mi daranno la morte; per il bene e per l’avvenire della nostra patria e della nostra Bandiera, per le quali muoio felice!”26 Dalle testimonianze riportate ( che sono solo alcune tratte dalle Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana) emerge che religione, famiglia, e patria hanno dato valore alla vita e alla morte dei condannati. Ricordare questi martiri perché hanno contribuito in maniera rilevante alla crescita civile del nostro paese è un dovere, ma è anche un atto di gratitudine perché essi hanno testimoniato quanto sia essenziale per ogni esistenza essere improntata a valori, che la rendano degna di essere vissuta. 23Ivi pp.311-12 24 Ivi pp.264-65 25 Ivi pp.265-67 26 Ivi 36-39