L`ecosostenibilità va in orbita: D-Orbit

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L`ecosostenibilità va in orbita: D-Orbit
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IL PROGETTO
L'ecosostenibilità va in orbita: D-Orbit riorganizza lo Spazio
È fra le 100 aziende più innovative al mondo la creatura fondata a Milano nel 2011 da Luca
Rossettini e Renato Panesi. Lavora sui detriti spaziali per evitare che i satelliti non più attivi
vaghino senza meta con ricadute che possono anche essere disastrose
di Concetta Desando
PRODOTTI
Il retail spinge la domanda dei grandi display
"Non chiamateci spazzini dello spazio. Il nostro obiettivo
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non è solo fare pulizia in cielo, ma lanciare in orbita il
G DATA aggiorna le sue soluzioni di sicurezza per il
mondo business
concetto di sostenibilità". Renato Panesi, co-founder di DOrbit, ci ride su pensando al nomignolo che la stampa ha
attribuito a quella che è considerata una tra le 100 aziende
più innovative al mondo. E ci tiene a precisare: “Proprio
l’idea di sostenibilità ci ha permesso di essere selezionati
da Regione Lombardia e Unioncamere per partecipare a
Expo 2015 nell’area startup del Padiglione Italia”. Il
progetto, infatti, è lavorare sui detriti spaziali: un dispositivo di decommissioning viene installato a
bordo dei satelliti prima del lancio in orbita così da rimuoverli in modo sicuro e controllato a fine
vita. L’obiettivo è evitare che i satelliti non più attivi vaghino nello spazio senza meta.
“Lo spazio deve essere gestito in modo coscienzioso e sostenibile per evitare che le ricadute
dell’innovazione tecnologica spaziale, anche se profittevoli oggi, abbiano poi impatti disastrosi per la
società” spiega Panesi. Origini toscane, 39 anni, dopo una laurea e un dottorato in ingegneria
aerospaziale all’Università di Pisa e un’esperienza pluriennale di ricerca e sviluppo nel gruppo
Finmeccanica, nel 2009 vince una borsa di studio Fulbright per seguire un programma di Technology
Entrepreneurship in Silicon Valley. E lì incontra Luca Rossettini, il vero ideatore del progetto di DOrbit e attuale Ad della società. Veneto, 39 anni, laurea e dottorato in ingegneria aerospaziale al
Politecnico di Milano, Rossettini è un appassionato di sistemi a razzo e un esperto di sostenibilità,
già ideatore di una startup attiva nel campo dei filmati slow motion e co-founder di The Natural Step
Italia, azienda a sfondo green.
In Silicon Valley D-Orbit diventa un vero e proprio progetto di business: “Oltre a un’internship presso
il centro ricerche Nasa Ames, abbiamo seguito corsi su business planning, development, pitching.
Siamo tornati in Italia pronti per trasformare l’idea di Luca in una startup”.
D-Orbit viene fondata il 7 marzo 2011 a Milano grazie a un primo investimento di 300mila euro da
parte di Quadrivio Capital Sgr. “Il nome deriva dalla mission della startup: deorbitare i satelliti. Inoltre
è il nome che abbiamo dato alla targa della macchina che io e Luca abbiamo preso in California,
dove è possibile personalizzare il nome delle targhe. La conserviamo ancora nel nostro ufficio”
racconta il giovane imprenditore. Ai due co-founder si uniscono poi Thomas Panozzo, program
director presso il consorzio europeo Arianespace, e Giuseppe Tussiwand, progettista di sistemi di
propulsione a razzo. Dopo una prima sede a Sesto Fiorentino, presso l’Incubatore Iuf (attuale sede
amministrativa), la startup, che conta 18 persone, ha sede legale a Milano e sede produttiva a
Lomazzo nel Parco Scientifico Tecnologico ComoNext.
L’idea imprenditoriale non passa inosservata nell’ecosistema: D-Orbit ottiene riconoscimenti (da
Mind The Bridge a Talento delle Idee, da Rice Business Plan Competition a Boston MassChallenge)
e il sostegno delle Agenzie Spaziali di tutto il mondo. E nella comunità italiana del capitale di rischio
non mancano investitori disposti a finanziare il progetto: alla fine del 2014 raccoglie un
investimento di 2,2 milioni da parte del fondo TTVenture di Quadrivio Capital Sgr (1,95 milioni) e
Como Venture (250mila euro).
“Gli investimenti ottenuti ci hanno permesso di realizzare il prototipo, iniziare i primi esperimenti in
orbita, aprire una sussidiaria portoghese e una in California. Il prossimo obiettivo sono gli Usa.
Insomma, siamo una startup multinazionale, con sedi oltreconfine” ironizza. Del resto D-Orbit si
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inserisce in un’industria, quella satellitare, che ha un giro d’affari di circa 200 miliardi di dollari
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l’anno, cifra che fa gola a molti. “Per realizzare il progetto e lanciare nel 2016 un satellite su cui sarà
installato il dispositivo di decommissioning, abbiamo bisogno di qualche altro milione. Il mercato
potenziale nella prima fase di go-to-market, infatti, ammonta a 2,1 miliardi di dollari per il solo
prodotto da installare su satelliti prima del lancio. Oltre agli investitori istituzionali, ci piacerebbe
avviare una campagna di crowdfunding: Expo potrebbe essere l’occasione giusta per farci conoscere
anche dalla gente comune”.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
12 Giugno 2015
TAG: Renato Panesi, d-Orbit, Finmeccanica, Luca Rossettini, Thomas Panozzo, Arianespace, Giuseppe
Tussiwand
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Data pubblicazione: 12/06/2015